Film > Re Leone
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Autore: lion_blackandwhite    20/08/2020    1 recensioni
Tanto tempo fa, la savana non era un posto sicuro.
Le Terre del Branco rappresentavano l'unico luogo dove la pace regnava in quella regione della savana. Gli animali, sotto la guida e protezione di un giovane leone buono e magnanimo che verrà ricordato dai suoi discendenti come 'La stella più luminosa', vivevano in armonia grazie al suo saggio operato.
Egli aveva però anche un fratello egoista e indisponente, il quale discuteva la sua volontà ad ogni occasione, cercando di sminuire la sua grandezza; malgrado il Re cercasse di comprendere le motivazioni nascoste dietro quell'astio, ogni tentativo di ragionare con lui non sortiva mai alcun effetto.
Un brutto giorno, alcuni membri del branco finirono uccisi durante un conflitto con altri leoni provenienti da terre confinanti: uno dei sopravvissuti giunse fino al suo cospetto, nella tana in cui viveva, avvertendoli che il capobranco aveva dichiarato loro guerra e che nulla poteva fermarlo fino al compimento del suo obiettivo.
Temendo quindi per la sorte dei sudditi e della sua famiglia, il Re fu costretto a mobilitare immediatamente il branco per fronteggiare quella minaccia incombente.
Non voleva combattere ma doveva farlo per sopravvivere. Chissà se il suo avversario la pensava come lui.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ahadi, Nuovo personaggio, Rafiki, Uru
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Kifo non pronunciò una sola parola per tutto il viaggio di ritorno, ma la frustrazione era più che evidente ai suoi compagni; sapeva che sarebbe stato difficile convincere il Re ad accogliere le sue richieste, ma non credeva che sarebbe stato così insensibile persino davanti alle ‘suppliche’.

«Su, Kifo… In fondo, non è andata così tanto male, eheh…» esordì una delle iene che la seguivano; la leader non rispose, ma ringhiò rumorosamente in segno di avvertimento, infastidita da quelle parole.

Da lontano, illuminato spettralmente dalla luna piena presente nel cielo, si poteva scorgere il passaggio che delimitava il confine Nord con le Terre del Branco. In mezzo, nascosto tra la vegetazione, uno stretto cunicolo appena visibile conduceva alla tana del clan.

«Oh andiamo, non fare così» continuò imperterrita l’altra con un ghigno, «cosa pensavi, che con le tue parole avresti davvero fatto breccia sul suo grande e glorioso animo nobile? Di certo avrà capito che il tuo era un pessimo tentativo di leccargli il c…» ma prima che potesse concludere quell’ingiuriosa affermazione, Kifo si voltò di scatto e gli affondò le zanne nel collo, prima che quest’ultimo potesse rendersi conto dell’agguato improvviso.

Le altre iene si irrigidirono sul posto, sorprese e spaventate da quella violentissima reazione. La vittima tentò debolmente di divincolarsi dalla morsa mentre il sangue cominciava a schizzare dalla ferita che il suo simile gli aveva inferto.

«No… ti prego… Kifo…» rantolò con gli occhi dilatati dalla paura: la matriarca per tutta risposta lasciò la presa, leccandosi il rivolo di sangue che le colava sul muso.

«Cosa c’è… Hai ancora voglia di insultarmi?» domandò con un sussurro inquietante. La povera iena ferita provò a scuotere la testa ma il sangue cominciò a fuoriuscire ancora più rapido dalla gola ormai recisa: cadde a terra, inerme e in preda al panico, mentre le forze cominciavano ad abbandonarla. Kifo sputò il sangue che aveva leccato e si avvicinò alla sua vittima, in preda agli ultimi spasmi vitali.

«Questa è la fine che fanno i ficcanaso come te e Rashid che non sanno quando tenere a freno la lingua, mio piccolo, schifoso amico. Ora dormi… Dormi e raggiungilo…» e infine affondò gli artigli delle sue zampe sul dorso del canide morente, il quale ebbe un ultimo sussulto silenzioso.

Le altre iene assistettero impietriti a quella scena terrificante finché i rantoli del loro compagno non si estinsero del tutto.
Sfogata la frustrazione, Kifo si voltò a guardarli con aria disgustata.

«Quell’enorme e peloso sacco di pulci può fare il prepotente quanto vuole, ma potete star certi che non la passerà liscia dopo quest’affronto!» dichiarò con un ringhio, scuotendo nervosamente il terreno sotto le zampe. Riprese a camminare verso il cunicolo oscuro, superando il valico che segnava il confine, quando notò che i suoi sottoposti erano rimasti indietro, accanto al cadavere dilaniato di quello che era stato il loro compagno e rivolse loro un’occhiata interrogativa.

«Che fate, non venite?» chiese: le tre iene rimaste non dissero nulla, ma fissavano il corpo con un misto di disgusto e avidità.

«Avete intenzione di fare uno spuntino notturno, rivoltanti spazzini?» domandò la capoclan con una smorfia. Quelle non risposero inizialmente, ma poi una di loro prese coraggio e l’espressione nel muso cambiò, sorridendo follemente e con la bocca salivante.

«Beh, Kifo… dato che ce l’hai procurato sarebbe un vero peccato non approfittarne… E poi odiamo gli sprechi, lo sai».
Le altre iniziarono a ridere e a latrare disgustosamente mentre accerchiavano il corpo senza vita. La leader si voltò, glaciale.

«Fate come volete» sentenziò, lasciandosi alle spalle il macabro suono della carne che veniva strappata dalle ossa.


Choyo li osservò per tutta la consumazione del pasto. Acquattato nell’erba e accuratamente nascosto, il leone fissò le quattro iene smembrare con foga ciò che rimaneva del loro compagno, senza nascondere una smorfia di ribrezzo per quell’atto di cannibalismo.

«Bene, dopo questo spettacolino si può dedurre che la sparizione di Rashid non è solo una coincidenza» pensò il leone, ripensando alle parole che aveva udito dalla nuova leader stessa. Era riuscito ad avvicinarsi talmente tanto al luogo in cui si era consumato l’assassinio perché sottovento, cosicché le iene non riuscissero ad individuarne l’odore. Il fratello del Re era particolarmente portato nella caccia e la sua abilità nel pedinare le sue vittime senza farsi notare gli era parecchio utile in quelle situazioni.

In pochi minuti i canidi spolparono tutta la carcassa e si apprestarono a seguire Kifo nel cunicolo per rincasare, latrando soddisfatti e con lo stomaco pieno. Il sole, nel frattempo ormai sparito completamente dall’orizzonte, lasciò il posto al buio della notte nel paesaggio circostante.

«Devo trovare un modo per parlare con Kifo e accertarmi che Rashid sia veramente morto come immagino» rifletté il leone a voce alta, sicuro che nessuno fosse nei paraggi. L’unico modo per scoprirlo era intrufolarsi nel cunicolo e seguire le iene, ma se fosse stato scoperto si sarebbe cacciato in un guaio che non era particolarmente incline a correre. Indeciso sul da farsi, a un certo punto una voce lontana raggiunse le sue orecchie.

«Stai dicendo sul serio? Eheheh» la risata inconfondibile costrinse il leone ad appiattirsi, guardingo. Aguzzando la vista, Choyo scorse due iene di pattuglia riemergere da una strettoia laterale: probabilmente esisteva un’entrata secondaria per accedere alla conca in cui risiedeva il clan.

«Ti dico che è così» sentì dire da una seconda voce. «Sarà una femmina ma è davvero fuori di testa. Ha sgozzato quel tipo solo perché ha fatto una battuta un po’ spinta». Una risata ancora più forte seguì il racconto.

«Povero idiota, con Kifo non c’è da scherzare. Mi domando dov’era quando ha fatto il discorso d’insediamento al clan». Entrambi scoppiarono di nuovo a ridere ottusamente, finché la seconda iena riprese il discorso.

«Peccato, mi piaceva Rashid come leader… In fondo non si viveva male sotto la sua guid-» ma fu interrotto dal sibilo concitato dell’altro, ora tremendamente agitato.

«Ti sei bevuto il cervello, amico? Ripetilo più forte e ti ritroverai a fare da colazione per i nostri compagni» disse.

«Ma io non so cacciare bene, non posso sfamare un intero clan da solo» rispose l’altro, senza capire. Choyo alzò gli occhi al cielo e si udì un sonoro colpo, seguito da un gemito di dolore.

«Tonto, nel senso che tu farai da colazione, come il tipo che ha infastidito Kifo» esclamò la iena con sarcasmo marcato.

«È pericolosa. Le sue idee non sono niente male, ma bisogna farci attenzione. Non è tollerante come quel rammollito di Rashid, lei almeno sa che non bisogna fare alleanze con Mohatu se vogliamo espanderci».

«Ohi, che male… Il Re comunque ci permette di cacciare nelle Terre del Branco, e qui il cibo non manca mai. Non capisco perché dovremmo espandere il nostro territorio se fa già parte del Regno…»

«Sembra di risentire quell’idiota dell’ex leader» borbottò la prima iena, annoiata. «‘Dobbiamo essere grati con il Re, che amministra le Terre del Branco con saggezza e garantisce al nostro clan le basi per un prospero futuro’. Sono tutte stronzate».

Scoppiarono a ridere come se avessero fatto una battuta particolarmente divertente, infine cominciarono ad incamminarsi. Choyo, deluso dalle poche informazioni che aveva scoperto scosse il capo e fece per alzarsi, quando udì un’ultima frase.

«Ora siamo agli ordini di Kifo e quel traditore di Rashid non potrà metterci i bastoni tra le zampe, amico. È meglio che ti ficchi questo bel concetto in quella testolina».

Il fratello del Re rimase in ascolto finché uno scricchiolio alle sue spalle lo fece sobbalzare. Sguainò gli artigli, in allerta e pronto ad attaccare l’intruso per difendersi, con il cuore che iniziò a pompare sempre più velocemente; la voce delle iene in lontananza si spense del tutto, lasciando il posto a un vento leggero che scompigliava l’erba tutt’intorno. Choyo annusò l’aria e con una smorfia contrariata sputò un grumo di sangue sul terreno.

«Accidenti…» pensò il leone irritato, incamminandosi di malumore. Proseguì senza prestare troppa attenzione a ciò che gli stava intorno, ma capì di non essere stato l’unico ad aver fatto un giro notturno nelle Terre del Branco.

La leonessa l’aveva seguito furtivamente. Una volta arrivati ai piedi della Rupe, la giovane non aspettò oltre e con uno scatto sinuoso raggiunse in pochi metri il suo obiettivo, apparentemente ignaro dell’agguato.

Con uno strattone improvviso, Choyo si ritrovò a rotolare nell’erba soffice dei cespugli costeggianti il monolite, mentre il suo aggressore cercava di inchiodarlo sul terreno: al maschio, tuttavia, fu sufficiente una leggera pressione per riacquistare l’equilibrio perduto e prendere immediatamente il controllo della situazione, ribaltando la leonessa e sovrastandola col proprio peso. Quest’ultima, sorpresa, lo fissò con aria sottomessa.

«Sei proprio un’incosciente» le mormorò arrabbiato. «E anche poco furba se pensavi di cogliermi di sorpresa, suddita» aggiunse con astio. La leonessa parve dispiaciuta, ma sentendosi definire in quel modo la fece animare nuovamente.

«Ho un nome e lo sai benissimo. Questa freddezza non richiesta è parecchio scortese» replicò, risentita.
Il volto di Choyo fu percorso da un ghigno. «Decido io cosa è richiesto o meno. Dopotutto sono il principe, perciò rispetta il tuo posto, Onyo».

La giovane fissò con i propri occhi blu notte il leone di fronte a lei, incurvando il muso in un leggero sorriso. «Allora lo sai il mio nome» sussurrò cercando di avvicinarsi ma Choyo arretrò, ringhiando in segno di avvertimento.

«Come al solito sei venuta a ficcanasare in affari che non ti riguardano, rovinando il mio lavoro!» disse, scagliandosi verso di lei con fare minaccioso. «Hai la più pallida idea di quanto tempo ho perso a pedinare quei due idioti?» chiese, frustrato.

«Volevo solo assicurarmi che fossi al sicuro!» si giustificò Onyo, offesa. «Passeggiare nel territorio delle iene tutto solo dopo la discussione di oggi con il Re sarebbe poco saggio, perciò ho pensato…»

«Non ho chiesto il tuo supporto. Avrei potuto scoprire di più se non mi avessi distratto con il tuo baccano. Come diavolo fai a essere nella squadra di cacciatrici?» la schernì il leone con il solito ghigno.

«Di sicuro io sono in grado di dare il mio contributo al nostro branco procurandomi il cibo» rispose a tono Onyo, inarcando le sopracciglia. «Tu puoi dire lo stesso?»

«Spetta alle femmine il compito di cacciare. Noi maschi dobbiamo difendere il territorio e le vostre code ingrate» replicò il leone facendo qualche passo per allontanarsi.

«Re Mohatu, forse. Lui lo ha dimostrato combattendo per il suo branco».
Choyo si irrigidì sul posto e fu attraversato dall’impulso di colpirla, ma subito cercò di ricomporsi: lui non era come il suo caro ed emotivo fratellone.

«Stai andando troppo oltre, bada alle tue parole» scandì lentamente, voltandosi a fronteggiarla. Lo sguardo ora di ghiaccio del leone impaurì a tal punto Onyo da costringerla ad arretrare, attraversata da un doloroso ricordo.

«Io…Ci tengo a te. Per questo ti ho seguito» mormorò con aria afflitta, strascicando distrattamente una zampa. «Nonostante…tutto… Ricordo con nostalgia i nostri trascorsi e…» La leonessa provò a cercare gli occhi di Choyo, speranzosa. Quando i due incrociarono lo sguardo, tuttavia, ciò che vide fu soltanto un profondo disgusto negli occhi del maschio di fronte a lei.

«Hai avuto la tua occasione per questo, suddita» sibilò questi con disprezzo. «Potevi essere una principessa, entrare a far parte della famiglia reale, e hai deciso di buttare tutto al vento».

Onyo raggelò, addolorata. «Ho fatto solo un errore… Io ti amavo… Ti amo ancora, Choyo…»

Il leone però a quelle parole rise freddamente, senza mostrare alcuna gioia. «Menti. Le tue parole sono solo il frutto del rimorso. Non puoi cancellare il passato e sperare che anche gli altri dimentichino».

In assenza di una risposta, il fratello di Mohatu decise che aveva sprecato fin troppo del suo tempo per quella leonessa e si incamminò nuovamente verso il suo giaciglio preferito. Era quasi arrivato quando la voce della giovane lo raggiunse alle spalle, rotta dai singhiozzi.

«Come puoi essere così crudele!? Noi abbiamo ancora un legame, ricordatelo! Vuoi ignorare anche quello?» gridò, furiosa e disperata insieme.

Choyo non si voltò nemmeno. «Hai distrutto tu quel legame. Hai commesso tu il tradimento. Ti sei allontanata nel bel mezzo della notte, ti ho cercata ovunque». Il tono era calmo, ma un ringhio sinistro nascondeva a malapena la rabbia crescente al riaffiorare di quei ricordi.

«Se avessi saputo prima che mentre ero preoccupato da morire, tu ti dimenavi tra le zampe di uno sporco vagabondo appena fuori dai confini… Per i Re, quanto sono stato idiota» sogghignò amaramente.

«Fu solo quella notte!» protestò Onyo con le lacrime copiose a rigarle il muso. «Ero confusa, nel bel mezzo della guerra[22]… Tu eri distante in quel periodo e… Avevo bisogno di conforto…»

«Sei solo una lurida sgualdrina, suddita» mormorò piano il leone, freddo. La leonessa gemette e pianse, chinando il capo.

«Aheri non merita il tuo odio!» disse infine, supplicandolo. «So che ho sbagliato ed è imperdonabile ciò che ho fatto! Non c’è giorno che passi senza che non me ne penta amaramente, ma ti prego, Choyo, permettimi di dire a nostro figlio chi è suo padre! Lui ha bisogno di te…»

Il leone la squadrò impassibile, rivolgendole un altro sguardo carico di disprezzo. Infine disse:
«Dì pure al tuo… prodotto[23], chi era suo padre. Dì che una notte un volgare vagabondo, passeggiando annoiato fuori dai confini, ha trovato in mezzo ai prati una leonessa confusa e in cerca di conforto, divertendosi fino alle prime luci dell'alba per poi sparire per sempre. Dì a tuo figlio che sei una sgualdrina che ha preferito una sveltina con uno sconosciuto al suo vero padre, un compagno che la amava e rispettava. Dì che suo padre ti ha risparmiato da esilio e morte certa nonostante quello che hai fatto, mettendo tutto a tacere, persino al Re. Digli... che se dovesse scoprire la vera identità di suo padre, tu andresti incontro a morte certa. Dì questo a tuo figlio» concluse in tono minaccioso.

Detto ciò si distese nel suo giaciglio e chiuse gli occhi, poggiando la testa sulle proprie zampe e pronto a riposarsi.
«Sparisci dalla mia vista adesso e non osare rivolgermi mai più la parola a meno che non ti interpelli, suddita. E stanne certa, non accadrà» concluse, voltandosi dall’altra parte.

Distrutta da quelle parole pesanti come macigni, Onyo si voltò indietro e molto lentamente si diresse, tra un leggero singhiozzo e l’altro, verso la grotta principale per raggiungere il resto del branco addormentato.

 
[22] Nel bel mezzo della guerra: un breve periodo imprecisato antecedente ai fatti del primo capitolo.
[23] prodotto: dall’inglese ‘spawn’. Ho usato questa traduzione del termine per dare un tono più dispregiativo possibile, in modo da marcare una volta di più il risentimento di Choyo nei confronti di Onyo e Aheri.


Angolo dell'autore:

"Ciao a tutti!
Ecco a voi il decimo capitolo!
Zan zan, primo colpo di scena. Questa idea mi è venuta durante la seconda stesura, quando ho iniziato a revisionare i primi capitoli per pubblicarli sul sito. All'inizio Choyo e Aheri non dovevano essere imparentati, ma ho deciso di renderli padre e figlio per uno scopo ben preciso che servirà più avanti nella storia. Inoltre nel mio immaginario si somigliano pure parecchio, manco a farlo apposta, e quindi dopo aver rielaborato la nuova idea ho pensato che nel complesso può funzionare.
Che ne pensate di Kifo e delle iene? E che fine avrà fatto il vecchio leader? Sarà davvero morto come Choyo sospetta?
Sentitevi liberi di lasciare una recensione, una critica o anche dei suggerimenti, sono sicuro che mi aiuteranno molto con il prosieguo della storia.

Numerosi feedback possono tornare molto utili!
Rimango inoltre a disposizione in caso di eventuali domande sui personaggi o su qualcosa che è risultato poco chiaro nella lettura. 
Al prossimo capitolo!

Un saluto da Lion"

P.S.: di nuovo, domando scusa per la prolungata assenza... Non posso garantire al momento una pubblicazione costante a causa dell'estate e del periodo abbastanza intenso che sta attraversando me e la mia famiglia, ma conto di poter pubblicare al più presto... Passeranno una, due, tre settimane ma continuerò la storia, non temete... Anche perché è già scritta da un po' ahahah

   
 
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