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Autore: Martina_Morittu    20/08/2020    1 recensioni
Una libreria sull'acqua di un canale londinese e la sua proprietaria, Mrs Austen, sconvolgeranno la vita ad Olivia, una giovane ragazza intrappolata in una città che non ama.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella non fu l’ultima volta che vidi Nate. Iniziammo a incontrarci sempre più spesso da Mrs Austen, finché tutti e tre non decidemmo di darci un appuntamento fisso. Tutti i martedì pomeriggio, che ci fosse o no la pioggia, portavo una nuova canzone e l’ascoltavamo mentre bevevamo un tè offerto da Mrs Austen. Iniziai a stringere una grande amicizia con Nate sopratutto durante la piccola passeggiata che facevamo insieme per tornare a casa.
Nel frattempo non stavo ricevendo nessuna risposta dalle agenzie a cui avevo inviato le musiche che avevo composto. Ma il clima familiare che si era creato tra me, Nate e Mrs Austen mi stava trasmettendo una tale calma da sopportare il lavoro che volevo abbandonare fino a qualche giorno prima. 
Mi stavo dimenticando dell’obiettivo che mi ero ripromessa di raggiungere e la cosa non mi pesava, o almeno così credevo.

Un martedì, mentre percorrevamo la solita strada, Nate mi propose di andare a bere qualcosa in un pub vicino al canale: “Domani non lavori ed è ancora presto per tornare a casa. Una birra veloce e ce ne andiamo.”  Era molto che non uscivo, così accettai.
Il pub era a pochi metri dal parco. Era uno di quei pub di quartieri frequentati da poche persone. Andammo al bancone, appiccicoso e sporco, a ordinare due birre chiare.
Ne chiesi una piccola e il signore al bancone, che immaginai dovesse essere il proprietario, mi rispose brusco: “Nel mio pub solo birre normali!” Presi la mia birra “normale” e Nate pagò per entrambi. Quando il signore ebbe finito di servirci fece il giro del bancone e si sedette su uno sgabello a fumare un sigaro.
“Pensavo fosse vietato fumare nei locali.” Dissi sottovoce a Nate per paura che il padrone potesse sentirmi e continuai “Ti va di sederci fuori?” I tavoli all’interno del pub non era molto invitanti ma per fortuna ce n’erano un paio fuori vicino alla porta d’ingresso.
Ci sedemmo ad un tavolino vecchio e traballante. “Un consiglio, a meno che non sia troppo tardi, quando avrai un appuntamento con una ragazza non portarla qui.” 
Nate si mise a ridere: “Non dirmi che non ti piace? E’ il mio pub preferito, ci vengo sempre da quando l’ho scoperto con dei miei amici. Abbiamo visto cose in questo posto che non puoi neanche immaginare.”
“Ah ho capito!” Gli dissi ammiccando “Questo è un rito d’iniziazione, se riesco a bere una birra qua e sopravvivo allora diventeremo ufficialmente amici.”
“E non molti ne escono vivi.” Mi disse indicando l’uomo che era uscito traballando e si dirigeva pericolosamente verso la strada.
Parlammo tranquilli per un po’ poi Nate fece uno scatto improvviso che mi fece saltare pensando fosse passato un topo o qualche altro essere che viveva probabilmente nel pub. 
“Ti ha risposto qualcuno?” Sul mio viso si dipinse un punto di domanda, non capendo a cosa si stesse riferendo, così continuò “Parlo del nuovo lavoro. Quelli a cui hai inviato le basi ti hanno risposto? Non ne abbiamo più parlato.”
Non avevo voglia di parlarne. Il fatto di non essere stata chiamata lo consideravo una sconfitta enorme. Non mi piacevano le sconfitte, preferivo andare avanti con una vita normale ma non troppo emozionante piuttosto che rivangare sui miei insuccessi. Così risposi con un secco “No” e ripresi a bere la birra sperando che cambiasse discorso.
A quanto pare non aveva percepito il mio tono distaccato perché continuò: “Ne hai inviate altre? Magari anche in altre città! L’altro giorno stavi dicendo che non ti piace Londra, potrebbe essere la tua occasione per cambiare finalmente città. A chi altro potresti inviare le basi?”
“Non voglio inviare le mie basi ad altri!” Sbottai posando con forza il bicchiere sul tavolo. “Non ne ho bisogno, sto bene così: lavoro per pagarmi l’affitto, passo il tempo libero a comporre musica da far ascoltare ai miei amici e basta.”
Nate abbassò lo sguardo: “Perdonami. Non volevo che ti arrabbiassi, però non penso che tu debba accontentarti. ”
Avrei voluto rispondergli che non poteva sapere cosa volessi, ci conoscevamo da neanche due settimane, ma ebbi un po’ di buon senso ed evitai di tirar fuori parole dettate dalla rabbia del momento. Invece mi alzai e gli dissi: “Si sta facendo tardi, ti va se iniziamo ad andare verso casa?”
Nate si alzò in silenzio.
Facemmo tutto il tragitto senza rivolgerci neanche uno sguardo.
Quando arrivammo alla sua fermata lo salutai , continuando per la mia strada, senza aspettare una sua risposta. 

Una volta a casa, ripensai a come avevo reagito alle parole di Nate e mi resi conto di aver esagerato. Ero stata stra emozionata per giorni riguardo al cambiare lavoro, non poteva sapere che era un argomento di cui preferivo non parlare.
Avrei voluto scrivergli o chiamarlo per scusarmi, ma non c’eravamo mai scambiati il numero di telefono. Non ce n’era mai stato bisogno, ogni volta sapevamo che ci saremmo visti il martedì dopo sempre da Mrs Austen. 
Questa volta non ne ero sicura.
   
 
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