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Autore: Lady I H V E Byron    22/08/2020    0 recensioni
(DescendantsXKingdom Hearts crossover)
Auradon è stata distrutta da creature oscure chiamate Heartless: i sopravvissuti decidono di divenire custodi dell'arma chiamata Keyblade per difendere ciò che è rimasto loro. Ma dovranno superare una prova...
(Un AU in cui gli eventi ed i personaggi di "Descendants" si incrociano con quelli di Kingdom Hearts. Un AU dove i personaggi di Descendants hanno vissuto nei mondi dei loro genitori fino ad essere condotti o abbandonati da essi su Auradon o nell'Isola degli Sperduti. Un AU dove Auradon non è un regno, ma un mondo. Un AU in cui, ad ogni capitolo, verrà raccontata la storia di ognuno dei personaggi principali di Descendants.)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Organizzazione XIII, Riku, Sora, Terra, Yen Sid
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Note dell'autrice: vi chiedo scusa se questa storia è scritta male, ci sono errori di battitura e noterete, forse, degli apostrofi al posto degli accenti, ma ho problemi con il computer e questa storia l'ho scritta sul tablet; e, a volte, la tastiera del tablet fa le bizze e non mi riconosce le vocali accentate.
Detto questo, buona lettura.


Audrey's Dive Into The Heart


 https://www.youtube.com/watch?v=yq_9-uJOCGs

Audrey teneva gli occhi chiusi.
Sentiva solo qualcosa attirarla verso il basso.
Cadeva lentamente. I capelli rosa ed azzurri fluttuavano, come se fosse in acqua.
E lei era come addormentata.
Era nel Tuffo Nel Cuore. La prova che doveva superare per ottenere il Keyblade.
Yen Sid non aveva detto nulla al riguardo: era confidenziale. I profughi di Auradon dovevano essere preparati per ogni situazione.
Anche saper gestire gli imprevisti era parte del loro addestramento.
Audrey lo sapeva bene: era una principessa, e Regina di Auradon. Faceva parte della sua educazione, essere in grado di gestire qualsiasi situazione.
Si era congedato da loro con una frase.
-Possa il vostro cuore essere la vostra chiave guida.-
Audrey non sapeva come, ma sentiva che era legato alla loro prova. Doveva solo proseguire per scoprirlo.
Qualcosa la mise in posizione verticale. Atterrò in piedi.
Lì aprì gli occhi.
Non vedeva nulla.
Solo il buio.
-Ma… cosa…?-
Le bastò fare un passo che delle colombe si levarono in volo. Erano partite dal centro, il punto in cui Audrey aveva poggiato il piede, poi estendendosi fino al bordo, rivelando qualcosa di luminoso.
Audrey guardò in alto, seguendo quelle colombe con lo sguardo.
Era confusa, quasi spaventata. Avrebbe voluto essere in mezzo a loro e volare via da quella Oscurità.
Svanirono in essa.
Audrey guardò in basso: era su una piattaforma di vetro colorato rosa. Sembrava uno dei rosoni della cattedrale di Auradon. Su quella piattaforma, però, c’era lei. Con gli occhi chiusi.
Con i suoi genitori, le tre fate buone, e Ben e Chad.
-È bellissima…- commentò, sorridendo e provando una sensazione di pace, nel suo cuore –È forse… il mio cuore?-
Serenella le aveva donato l’acutezza di mente, il giorno del suo battesimo. Era diventata una ragazza perspicace, con gli anni. Le bastava vedere un particolare, per comprendere il totale.
Quella piattaforma era l’unica fonte di luce. Il resto era circondato di Oscurità.
Audrey si morse il labbro: percepì una sensazione familiare. Se quella piattaforma lucente era la luce dentro il suo cuore, l’Oscurità che la stava circondando, forse, era la stessa che si era insediata dentro di lei con la proposta di Xemnas.
Mai si era sentita più in imbarazzo al pensiero di quell’esperienza. Non avrebbe dovuto accettare. Non doveva farsi tentare e corrompere dall’invidia e dalla vendetta.
Non era solo Ben ad aver fallito come re: anche lei aveva fallito, come regina.
Quel ricordo, di quando era divenuta la Regina del Male, gravava nel suo cuore.
Doveva essere per quel motivo per cui la sua piattaforma era apparsa dal buio.
Notò qualcuno comparire di fronte a sé.
-Mamma?-
Aurora. Sua madre. Esattamente come la ricordava. Bionda, bella. Era il suo esempio, fin da bambina.
Non sapeva perché. Ma era lì, di fronte a lei. Forse come guida, forse come incentivo. Forse per darle forza.
-Di cosa hai più paura?-
-Cadere di nuovo nell’Oscurità.-
Non si era fatta domande. Sapeva già di dover rispondere.
Lo sentiva dentro: era come se si fossero manifestati i suoi recenti pensieri, sulla sua caduta nell’Oscurità. Il suo sbaglio era divenuto la sua paura più grande.
E sapeva che la persona di fronte a sé non era la sua vera madre: infatti, alla sua risposta, Aurora svanì.
Yen Sid aveva parlato di una prova. Non aveva spiegato i dettagli, ma Audrey aveva intuito che non sarebbe stata una semplice prova di forza, per essere degni di brandire il Keyblade. Ogni cosa che avrebbe visto o affrontato nel Tuffo nel Cuore doveva, quindi, rappresentare una prova. Doveva essere pronta a tutto.
Per brandire un’arma come il Keyblade, infatti, non era importante la forza fisica, ma quella del cuore. E il cuore sapeva essere imprevedibile. Ed il futuro custode doveva mostrarsi degno, affrontando e superando ogni ostacolo che si presentava di fronte, e non arretrare mai.
Era, però, rimasta lievemente allibita alla vista della madre ed alla domanda a lei posta. Inizialmente, non ne aveva compreso il significato.
Ma sentiva che per andare avanti doveva rispondere.
Improvvisamente, sotto di lei, sulla parte della piattaforma dove era raffigurato il suo volto, comparve una macchia oscura che lo coprì completamente. Poi anche da un lato del bordo. E in vari altre parti.
Si stavano estendendo, raggiungendo gradualmente il punto in cui si trovava Audrey.
Lei era paralizzata. Spaventata. Confusa. Non poteva fuggire. Non vedeva altre vie, al di fuori della piattaforma.
Sentì qualcosa risucchiarla verso il basso: quella macchia oscura era nientemeno che l’Oscurità stessa. La stava di nuovo attirando a sé. Era come affondare nelle sabbie mobili.
Audrey non poteva scappare. Le sue gambe erano bloccate. Anche dimenarsi si era rivelato inutile.
-Aiuto!- urlò, prima che anche il suo volto venisse coperto di Oscurità.
Sapeva di essere sola.
Nessuno sarebbe accorso per aiutarla.
L’Oscurità la avvolse completamente. Di nuovo.
Era stata esattamente quella la sensazione che aveva provato, quando Xemnas l’aveva tentata e fatta cadere nell’Oscurità: sentiva il suo cuore macchiarsi di nero, di sensazioni orribili, quali rabbia e vendetta.
Sentimenti che, come discendente di una Principessa del Cuore, non avrebbe mai dovuto provare.
Una sensazione di soffocamento che stava provando tutt’ora.
Respirava affannosamente. E continuava a dimenarsi, come per togliersi dai vestiti quell’Oscurità che la stava circondando.
Sentì il suo respiro stabilizzarsi e una superficie rigida dietro la schiena: un’altra piattaforma, uguale alla prima.
Ma la sensazione che aveva provato poco prima… era la stessa di quando era divenuta la Regina del Male.
Quelle emozioni le provocarono un profondo disagio.
Si rialzò, quasi tremando dalla paura provata poco prima.
Un’altra persona era apparsa vicino a lei. Un uomo, con una corona sulla testa. Sembrava attenderla.
-Cosa è più importante per te?-
Filippo. Suo padre. Fiero, ma dal volto gentile. Audrey venerava anche lui, da piccola. Il principe che aveva sconfitto Malefica e salvato la Bella Addormentata. Con l’aiuto delle tre fate buone e della forestiera di nome Aqua.
-Non deludere le persone intorno a me.-
Da quando era stata liberata dall’Oscurità insediatole da Xemnas, Audrey era pervasa dal dubbio. Sentiva di aver deluso tutta Auradon, Ben, Chad, la Fata Smemorina, Flora, Fauna, Serenella, persino i suoi genitori, se solo l’avessero vista.
Fra tutti i profughi di Auradon, lei era quella più scettica sul divenire custode del Keyblade. Non perché lo reputasse inutile ed uno spreco di tempo, ma per paura. Paura di non esserne degna, a causa della sua caduta nell’Oscurità.
Yen Sid aveva cercato di rassicurarla, dicendo che, dal momento in cui aveva riconosciuto i suoi errori e si era pentita, aveva la stessa possibilità di tutti i suoi amici di brandire un Keyblade.
Ma quello che aveva fatto aveva macchiato il suo cuore di Oscurità: la pozza oscura in cui era affondata poco prima ne era la prova.
La sua risposta fece svanire il padre, proprio come era successo con la madre. Un’altra pozza oscura inghiottì la ragazza, cogliendola di sorpresa.
Quando si risvegliò, si trovò sulla terza piattaforma. Ad attenderla vi era Ben.
-Cosa ti aspetti dalla vita?-
Audrey si avvicinò a lui. Lo fissò negli occhi: lui sembrava aspettare qualcosa. La sua risposta.
Lei sospirò.
Le tornarono in mente i progetti che la Fata Smemorina aveva avuto per entrambi: far nascere una prole completamente pura, con l’unione di un Principe e Principessa della Luce.
Ma i sentimenti erano prevalsi sul dovere: Audrey non se l’era presa, quando Ben aveva dichiarato il suo amore per Mal. Le sue successive reazioni erano solo dovute al timore di aver deluso le aspettative di coloro che avevano riposto fiducia in lei e Ben.
Sentiva di aver deluso tutti.
Ma dentro di sé sapeva che il matrimonio non sarebbe stato comunque una buona idea.
-Io non ho mai amato Ben.- ammise, per la prima volta, a se stessa. -Gli voglio bene, ma come un fratello.-
Ed era la verità. Era sempre stata la verità.
Audrey era ancora troppo piccola, quando le era stato proposto il matrimonio con Ben.
Aveva semplicemente confuso l’ammirazione con l’amore. Ma non era mai stato amore, quello che provava per Ben: lo ammirava per la sua determinazione, lo rispettava per il suo giudizio e provava molto affetto per lui.
Ma non amore.
Ma era comunque una persona importante per lei, per questi motivi. Era diventato la sua nuova guida, il suo nuovo punto di riferimento.
-Ho acconsentito al matrimonio combinato solo per compiacere la mia famiglia e non deludere le aspettative di nessuno. Sono onorata di regnare al suo fianco, ma non come sua consorte. Quindi, ciò che mi aspetto è diventare una degna Regina di Auradon, con Ben e Chad pronti a sostenermi ed io a sostenere loro. Insieme siamo una squadra.-
Alla dissolvenza di Ben, Audrey si aspettava di precipitare nell’Oscurità un’altra volta.
Ma qualcosa era apparso di fronte a lei, due oggetti eterei, quasi trasparenti: avevano la forma di due ventagli con le lame, uno rosa, l’altro azzurro.
-Ma cosa…? Cosa sono…?-
Provò a toccarli: la sua mano passò attraverso.
Sei a metà del tuo viaggio, Audrey.” sentì, nella sua mente; quella voce la fece quasi sobbalzare “Il tuo viaggio per liberarti dell’unico ricordo che ti tormenta.”
-Vuoi dire di quando ho ceduto all’Oscurità ed ho terrorizzato Auradon? Ti prego, dimmi cosa devo fare! Non passa giorno o notte senza che io ci pensi! Vorrei tanto cancellare quel ricordo! Vorrei tanto non aver detto sì a quello Xemnas! Vorrei fargliela pagare, per quello che mi ha fatto!-
Non è con la vendetta che solleverai il tuo fardello. Ma non temere. Hai riconosciuto i tuoi errori e ti sei pentita. Trasforma la tua brama di vendetta in determinazione e i tuoi tormenti finiranno.”
-Come posso farlo? È colpa mia se Auradon è stata distrutta! Come posso sistemare tutto?-
La voce tacque e Audrey si sentì più a disagio di prima.
Cadde sulle sue ginocchia. Singhiozzò.
Non era così che doveva andare, pensò lei.
Doveva essere forte. Non doveva lasciarsi prendere dalla vendetta e dall’inadeguatezza.
E in quel momento era sola. Non c’erano né Ben né Chad con lei, a darle forza.
Non sapeva neppure, effettivamente, in che punto fosse della sua prova: era finita? Era iniziata? Cosa intendeva la voce con “Sei a metà del tuo viaggio”? Si riferiva alla Prova? O alla sua esperienza come custode del Keyblade?
Notò una porta accanto a lei: era già mezza aperta. Uno spiraglio di luce colpì uno dei suoi occhi, facendola quasi accecare.
-Devo forse entrare lì, per proseguire…?- mormorò.
Non vedeva altre vie. Poteva essere effettivamente il proseguimento della sua Prova. O una trappola.
Si alzò ed entrò ugualmente. Doveva affrontare qualsiasi ostacolo, nel Tuffo Nel Cuore.
La luce svanì in pochi secondi; Audrey si trovò in un luogo scuro, semplice. Tutto era in legno.
L’odore del legno le provocò un sentimento di nostalgia che quasi la fece commuovere.
-La casetta delle zie! Quella del bosco! Sono tornata a casa!- esultò, guardandosi intorno, felice.
Corse verso la porta, cercando di aprirla: era bloccata. Dall’esterno.
Questo fece inquietare la ragazza: il blocco era sempre all’interno della casa. Lo ricordava bene.
Spinse di nuovo, senza successo. Voleva solo uscire e correre nel bosco, come faceva da bambina.
Poi si fermò, guardando per terra.
-Oh, giusto. Sono ancora nel Tuffo Nel Cuore…- realizzò; l’euforia le aveva provocato un lieve momento di amnesia. Aveva nostalgia del suo mondo, dei particolari della sua infanzia, prima fra tutte la casetta nel bosco, dove sia lei che sua madre avevano passato l’infanzia.
Non era chiaro per quanto ancora dovesse stare lontana dal suo mondo: secondo Yen Sid, il suo mondo era stato ricostruito insieme a quello di Chad in seguito alla battaglia di Sora contro Ansem.
Ma ancora non poteva tornare a casa: aveva altre priorità, al momento, tra cui la ricostruzione di Auradon.
E le serviva il Keyblade.
Non poteva fallire, come regina di Auradon. Aveva già fallito una volta e ancora non se lo era perdonato.
Una volta superato il Tuffo nel Cuore, avrebbe dedicato ogni giorno a potenziare la sua luce.
Ma non era ancora finito: non aveva ancora superato il suo più grande ostacolo, la sfida finale.
Era ancora bloccata nella casetta. Non poteva uscire.
Anche le finestre sembravano bloccate.
Tuttavia, qualcosa catturò l’attenzione della ragazza: una luce verde. Proveniente dal piano superiore. La sua camera da letto.
La curiosità la spinse a salire le scale.
I suoi passi erano lenti. I tacchi incrinavano leggermente il legno.
Si accorse che più saliva, più le scale aumentavano.
-Che succede? Questa non è la casetta.-
Gli scalini che portavano alla camera da letto erano solo mezza dozzina ed erano in legno.
Al sesto scalino, tuttavia, qualcosa era cambiato: il settimo era di pietra. E anche tutti quelli che seguivano.
Persino le pareti erano in pietra.
E mentre saliva, aveva l’impressione di girare in tondo. Stava salendo su una scala a chiocciola.
Buia.
Solo con quella misteriosa luce verde a guidare la ragazza.
Arrivò in cima: era una stanza completamente di pietra, con una finestra sull’esterno. Fuori, il sole era vicino al tramonto.
Audrey ricordava quella stanza: era una delle torri del castello dei suoi genitori.
Al centro della stanza, la fonte da cui proveniva la luce verde: un arcolaio.
Di legno nero. E la ruota era illuminata di verde.
Come l’arcolaio di cui le avevano parlato Flora, Fauna e Serenella, quello che aveva condannato sua madre Aurora ad un sonno profondo.
Sembrava un arcolaio come altri, innocuo, ma incuteva inquietudine.
Lo sguardo di Audrey, però, era incentrato sul fuso: anch’esso, come la ruota, era illuminato di verde.
-Che sensazione strana…- mormorò; non stava sbattendo le palpebre.
Qualcosa la stava attirando a quell’arcolaio. Non di sua volontà.
-Qualcosa mi sta attirando… È così magnetico… Il mio corpo si muove… e non è sicuro dove andare…-
Parlava in modo strano: era stata ipnotizzata. Dall’arcolaio. Era stato lanciato un incantesimo, su di esso.
Audrey non riusciva a controllare il suo corpo: il suo sguardo era fisso sull’arcolaio. La sua mano era tesa in avanti, verso la punta del fuso.
-Cosa sto facendo…? Perché non mi fermo?- domandò, cercando di fermarsi.
Non voleva toccare la punta. Ma lo stava facendo. E il suo dito venne ferito da essa.
Audrey si risvegliò da quella trance.
-Aspetta! Cosa è successo?!- era sbigottita dal sangue che stava cadendo dal suo dito –E cosa mi sta succedendo? Io… io… mi gira la testa…-
Stava cominciando a vedere sfocato. E tutto si muoveva come se fosse stata sopra una nave in tempesta.
Le sue palpebre si stavano facendo sempre più pesanti. E le sue gambe non reggevano più il suo peso.
Resistere era inutile.
Audrey cadde, apparentemente addormentata.
Ma non atterrò sul pavimento di pietra: cadde in un abisso senza fondo.
E non lentamente, come prima, all’inizio del Tuffo Nel Cuore. Stava precipitando nel vuoto, a volte girando su se stessa.
Urlò.
I capelli rosa e azzurri le stavano coprendo la faccia, quasi impedendole la visuale; non riusciva a vedere cosa la stesse circondando.
Non cadde nel buio. Ma in un vortice temporale: le pareti stavano trasmettendo la sua vita. Attraverso i suoi occhi.
Rivide volti familiari: sua madre, suo padre, le tre fate buone, i suo nonni, le pareti del suo castello, la Fata Smemorina, Ben, Chad, ogni abitante di Auradon. E Xemnas.
Non avrebbe mai scordato l’uomo che l’aveva costretta a cedere all’Oscurità. Quegli occhi freddi, ma ambiziosi. Quel sorriso malefico, ma orgoglioso, quando si era trasformata nella Regina del Male.
Vide di nuovo, con un altro sguardo, tutto ciò che per lei era sembrato un sogno. Ma era stato tutto reale.
Gli abitanti di Auradon la stavano osservando spaventati, terrorizzati dalla sua magia, cadendo facilmente vittime dei suoi incantesimi, con quello del sonno e quello della pietra. Vide soprattutto il volto spaventato e confuso di Chad, l’unico da lei risparmiato per opportunismo.
Non si riconosceva: era un’altra Audrey, quella che aveva vissuto quell’esperienza. Una Audrey che aveva permesso alle sue paure e timori di prevalere nel suo cuore, occultando tutto il resto.
-Questa non sono io! Non avrei mai fatto queste cattiverie agli abitanti di Auradon!-
Odiava quella Audrey. Con tutta se stessa.
Ma questo equivaleva a dire che odiava se stessa e ancora non era riuscita a perdonarsi.
Sarebbe stata una sfida più ardua del Tuffo nel Cuore.
La voragine si stava restringendo. Audrey sentiva qualcosa sfiorarle i capelli, le spalle. Sembravano tante mani. Apparse dalla parete.
-Traditrice!-
-Auradon è stata distrutta per colpa tua!-
-Se fossi stata più forte, saremmo ancora vivi!-
-Strega!-
-Non sei degna di essere la nostra regina!-
-Tua madre non avrebbe mai fatto quello che hai fatto tu!-
-Non meriti di essere la discendente di una Principessa del Cuore!-
-Sei una vergogna!-
Riconosceva quelle voci: erano gli abitanti di Auradon. I non sopravvissuti all’attacco degli Heartless.
Le voci dei suoi sensi di colpa: nonostante le parole di Ben e di Chad per confortarla, Audrey si sentiva ancora responsabile della distruzione di Auradon.
Poteva biasimare Xemnas, per averla tentata. Ma il suo cuore le diceva che era tutto partito da lei.
-No! Lasciatemi!- esclamò, coprendosi il volto e cercando di scacciare quelle mani che volevano afferrarla -Non ero io! Non avrei mai fatto niente del genere! Io non volevo!-
-Bugiarda!-
-Bugiarda!-
-Bugiarda!-
Quelle voci, le loro parole, manifestavano i suoi sensi di colpa, che la stavano ancora tormentando dentro.
-Mi dispiace! Mi dispiace!- urlò, quasi in lacrime.
Uno strattone la liberò dalla presa di una delle mani.
Audrey precipitò di nuovo.
Vide una luce sotto di lei. Non era una piattaforma di vetro colorato. Sembrava un’uscita.
Atterrò in piedi, inginocchiandosi, dopo una caduta infinita.
Era su un pavimento di pietra lucida rossa, che lei conosceva molto bene.
Udì una risata, dall’altra parte della sala. Una risata femminile molto familiare.
-Bentornata a casa, Audrey!-
Alzò lo sguardo, non appena tornò in piedi: notò due troni.
Impallidì, quasi smise di respirare, quando vide le due persone sedute sui due troni: Xemnas, in un’armatura bianca, grigia e blu ed una corona sulla testa, e lei, se stessa, come la Regina del Male. Capelli blu e fucsia, abito rosa sfumato con il nero, mantello di piume nere. E lo scettro che Xemnas le aveva donato quel giorno. E gli occhi gialli, come quell di Xemnas.
Stavano entrambi sorridendo, soddisfatti ed orgogliosi.
Uno spettacolo orribile.
-Che c’è? Non ricordi nemmeno casa tua, adesso?- disse l’altra, alzandosi dal trono ed avvicinandosi a quella vera -Che delusione che sei. Potevo a malapena chiudere un occhio sulla tua recente ossessione di volerti dimenticare di quando eravamo potenti e temute, ma addirittura casa nostra, Audrey!-
Audrey, invece, ricordava molto bene il suo castello, i suoi colori, i suoi profumi: era solo impensabile la presenza della Regina del Male e dell’uomo che l’aveva resa tale.
Ma poi osservò bene gli arazzi che decoravano la sala del trono: non c’erano più le effigi di famiglia, ma un simbolo strano, un cuore rovesciato, ma con due frecce, una verticale, l’altra orizzontale.
Persino le pareti ed il pavimento stavano cambiando, divenendo tutto in marmo bianco. Persino i troni.
Non era più il castello dei suoi genitori.
L’altra Audrey guardò in alto, con aria da falsa innocente.
-Oh, scusa. Era necessario tentare un approccio graduale, o potevamo rischiare che tu avessi uno shok e non ti risvegliassi più. E sì, abbiamo dovuto cambiare un po’ l’interno del castello. Sai, il vecchio arredamento non piaceva al mio caro consorte. Non esprimeva il nostro potere! E devo dire che questo mi piace molto di più!-
Solo una parola di quelle frasi sconvolse ulteriormente la vera Audrey.
-Consorte?!-
-Sì, esatto.- il sorriso della falsa Audrey era strano, come se ogni cosa che dicesse fosse ovvio -Vedi, sorella, da un certo punto di vista dovremo ringraziare la peste di Malefica.- stava parlando di Mal; mentre parlava, camminava verso il trono; precisamente, verso Xemnas -Non ci saremo mai rese conto che Ben è solo un debole, patetico, che si ostina a vedere il bene anche nei sassi. Quella notte, noi abbiamo trovato di meglio…- prese Xemnas per i capelli, ma non per tirarglieli; bensì per fare ciò che la vera Audrey non gli avrebbe mai fatto -Un uomo forte, risoluto, deciso, e con tanto potere nelle sue mani.- si voltò indietro, notando lo sguardo sgomento e disgustato della vera; si inquietò -Che c’è?! Non crederai mica ancora all’assurda storia della prole pura e perfetta che potevo avere da Ben! Guardati, Audrey! Guarda me! Guarda te stessa! Ecco cosa ti ha fatto la Luce! La sua ipocrisia, la sua ostinazione ad esigere la perfezione e l’incorruttibilità! Hai avuto così paura di deludere le aspettative di gente ipocrita che hai tentato un gesto disperato! Cosa avremmo avuto da Ben? Altra ipocrisia ed illusione della perfezione! Un altro essere che avrebbe seguito delle leggi idiote e che avrebbe vissuto nella paura di trasgredire quelle regole!- si toccò il ventre, con orgoglio -Ma con Xemnas al mio fianco, potrò dar vita al vero essere perfetto, potente, persino più di Yen Sid, di nostra madre, anche di Maestro Xehanort! Rivendicheremo il potere che ci spetta! Il potere che anche tu hai bramato, quando eri così!-
Un piano disgustoso, pensò Audrey. Come vedere l’altra se stessa accarezzare la testa dell’uomo che odiava più di chiunque altro.
C’era stato un tempo in cui gli era grata; ma solo in quel tempo, quando ella stessa era la Regina del Male.
Guidata dalla paura, dal dubbio, dal timore che Auradon preferisse addirittura Mal a lei, come regina di Auradon, in quanto fidanzata di Ben.
Questa era stata davvero la goccia che l’aveva spinta a cedere all’Oscurità, alle tentazioni di Xemnas.
La ragazza che aveva di fronte era la prova che quei giorni non erano stati un sogno, ma la realtà.
Xemnas l’aveva resa potente e temuta. Ma non era così che voleva governare Auradon. Non era così che voleva guadagnarsi il rispetto dei cittadini. Non era così che era stata educata.
Non poteva essere lei, quella ragazza. Non poteva davvero aver pensato di sposare un essere come Xemnas. Era un lato del suo cuore che ancora non aveva estirpato. Un errore al quale voleva
porre rimedio all’istante.
Strinse il pugno e si morse le labbra, scuotendo la testa.
-No… tutto questo è sbagliato.- mormorò, rivolgendo, poi, uno sguardo furioso verso l’altra se stessa e Xemnas -Voi siete sbagliati! Voi non siete neppure reali! Esistete solo nella mia testa! Siete solo delle illusioni! E posso eliminarvi!- fisso’ l’altra se stessa negli occhi gialli -A cominciare da te!-
Scattò verso di lei, quasi urlando.
Guidata dalla delusione verso se stessa e dalla frustrazione nel ricordare il suo sbaglio, aveva agito in maniera troppo avventata.
Se ne accorse, quando un laser la colpì in pieno petto, facendola scaraventare lontano, riuscendo, comunque, a cadere in piedi: Xemnas si era alzato dal suo trono, facendo da scudo all’altra Audrey.
-Stai lontana dalla mia consorte.- minacciò, nella sua voce profonda.
Mosse nuovamente la mano in modo circolare, facendo comparire altri tre laser, per aria.
Quei laser furono diretti verso la vera Audrey, che la colpirono al petto, uno alla volta.
Non vi furono conseguenze sul completo: era rimasto integro. Ma aveva comunque subito dei danni.
Cadde supina in mezzo al pavimento, con gli occhi ancora aperti. Singhiozzò, per il suo fallimento.
L’altra Audrey si mise a ridere in modo malefico, prendendo un braccio di Xemnas.
-Davvero, sorella?- disse, con tono derisorio -Credevi davvero di poterci affrontare... senza un Keyblade?-
Un Keyblade. Sarebbe stato provvidenziale, se fosse apparso in quel momento.
Ricordò le voci diffamatorie, prima di vedere l’altra se stessa. Che la davano della traditrice, dell’indegna di essere la regina di Auradon. Aveva negato, convinta che non fossero vere e solo riflessi dei suoi sensi di colpa che poteva scacciare.
Ma vedere l’altra se stessa, la Regina del Male, con l’uomo che l’aveva resa tale, aveva fatto nascere altri dubbi in se stessa.
Aveva fallito.
Non aveva superato la prova. Era stata incapace di fronteggiare se stessa.
Aveva sperato che sarebbe bastata la sua Luce per sconfiggere la sua macchia di Oscurità. Si sbagliava.
-Ho fallito….- mormorò; sentiva le sue palpebre pesanti, sempre più vicine a chiudere i suoi occhi -Non sono degna di essere la regina di Auradon…-
Uscì di nuovo sconfitta: chiuse gli occhi, tra le risa dell’altra se stessa e di Xemnas.
Qualcosa la trascinò verso il basso. Esattamente come all’inizio della prova.
Forse quella era la discesa definitiva verso l’Oscurità.
Audrey era incapace di muoversi. Nemmeno aprire gli occhi.
Intorno a lei vi era solo il buio più profondo.
Dal suo petto stava fuoriuscendo una macchia oscura, che si stava estendendo per tutto il suo corpo.
Era la sua Oscurità, che stava prendendo il sopravvento, stavolta in via definitiva.
Nessuno, stavolta, l’avrebbe salvata.
-Ehi, mi senti?-
Una voce. Nella sua testa. Non era la stessa di prima.
Esattamente come in un sogno, Audrey vide delle immagini, nonostante fosse ancora ad occhi chiusi.
Una sagoma in controluce. Notò che aveva fattezze femminili. Come anche la voce era femminile.
-Chi sei?-
Audrey parlava con il pensiero: sprofondare nell’Oscurità le stava privando persino della forza di parlare.
-Mi chiamo Aqua.-
-Aqua? Quella Aqua? Papà mi parlava spesso di te. Sei la forestiera armata di Keyblade che lo ha aiutato contro Malefica?-
-Malefica? Tu sei quindi la figlia di Filippo?!-
-E della principessa Aurora. Mi chiamo Audrey. E ti ringrazio a nome loro. Hanno rimpianto non averti ringraziata quando potevano.-
-Percepivo, infatti, della Luce, in te, Audrey. Dunque sei una discendente di una Principessa della Luce. Ma sento anche dell’Oscurità, nel tuo cuore. E tanta tristezza e delusione.-
Le stava leggendo il cuore. Yen Sid aveva parlato ai profughi di Auradon delle capacita’ che acquisivano i Maestri del Keyblade. E secondo quanto raccontato da lui stesso, Aqua era una Maestra del Keyblade.
-Ho fatto una cosa orribile, in passato. Ho ceduto all’Oscurità. Non avrei dovuto farlo, lo so. Ma avevo tanta paura.-
-Sì, percepisco anche questo. Vedo dei volti spaventati, degli incantesimi che hai scagliato.-
-E adesso, che sto affrontando il Tuffo nel Cuore, quella persona è apparsa di fronte a me, insieme all’uomo che mi ha manipolata e usato la mia delusione per me stessa per farmi cedere all’Oscurità. Speravo di affrontarli con la mia Luce. Ma ho fallito. Ho sempre pensato che l’unica arma contro l’Oscurità fosse la Luce. Ma mi hanno sconfitta. E ho fallito la mia prova. Sento l’Oscurità impadronirsi di me...-
La macchia si era estesa fino alla zona del petto, e stava quasi raggiungendo l’ombelico.
Audrey non riusciva a vedere il volto di Aqua, ma vide comunque la sagoma della testa scuotersi.
-Un tempo la pensavo come te.- rivelò, con tono dolce e rassicurante -Ma ho scoperto che più la luce è forte, più grande diventa l’ombra. Non puoi eliminare l’una con l’altra, perché non puoi eliminarle. L’una deve esistere grazie all’altra. Luce ed Oscurità devono coesistere. Forse la tua prova non è eliminare la tua parte malvagia.-
-Vuoi dire che dovrei accettarla?-
-Ti ha aperto gli occhi su molti fatti, non puoi negarlo.-
-Tutto quello che ho conosciuto, quando ero io la Regina del Male, è stato solo vendetta e solitudine! Il solo pensiero mi tormenta ancora!-
-Eri davvero sola, Audrey? Io vedo due Luci che ti hanno sostenuta, quando eri in difficoltà.-
Due Luci: Ben e Chad. Gli unici ad aver avuto il coraggio di affrontarla, ma non armati di lame, bensì di fiducia e speranza. Chad era rimasto con lei, apparentemente nella speranza di essere risparmiato dai suoi malefici, ma voleva, invece, trovare un modo per riportarla come prima. E Ben ancora vedeva del buono in lei.
Le sue Luci. I suoi sostegni. I suoi amici.
-Ben… Chad…- mormorò Audrey, quasi commossa.
Aqua, forse, stava sorridendo.
-Io stessa sto affrontando la tua situazione. Sono anni che sto vagando nel Regno Oscuro, senza ancora trovare un’uscita. L’unica cosa che mi sta impedendo di cedere allo sconforto ed alla tristezza è il ricordo dei miei migliori amici. Non so come, ma più di una volta sono accorsi in mio aiuto, quando ero vicina a farmi travolgere dall’Oscurità. Come Ben e Chad hanno fatto con te, quando credevi di essere ormai perduta. Erano i due frammenti di Luce rimasti nel tuo cuore, anche se credevi che fosse ormai macchiato di Oscurità. L’amicizia è la vera arma contro l’Oscurità. Se gli anelli che compongono la catena sono forti, niente può spezzarla, nemmeno l’Oscurità più potente.-
L’Oscurità aveva superato la zona inguinale e raggiunto le gambe.
Audrey stava ancora precipitando lentamente.
Ma nella sua mente, oltre alla sagoma di Aqua, erano apparse altre due figure, di due ragazzi. Nemmeno di loro riuscì a vederne il volto, ma riconosceva la forma dei loro capelli.
-Loro ti hanno sempre sostenuta. Tu non sei mai stata sola, Audrey. E non lo sarai mai.-
-Ben… Chad…-
I sovrani di Auradon. I figli di Belle e Cenerentola. Come lei, discendenti delle Principesse di Luce.
I suoi amici.
Vide le due figure allungare le mani verso di lei.
Finalmente, riuscì a muoversi: allungò le sue, prendendo le mani dei suoi amici.
-Possa il mio cuore essere la mia chiave guida…- mormorò, ricordando le parole di Yen Sid -La Luce non può sconfiggere l’Oscurità... I miei amici… sono il mio potere!-
Le due figure maschili si illuminarono una di rosa, l’altra di azzurro. Si trasformarono in due fasci di luce, che si posarono sulla sua mano.
L’Oscurità si arrestò. E gli occhi della ragazza si aprirono di scatto.
Era ancora nella sala del trono. Ancora sentiva le risate di Xemnas e dell’altra se stessa.
Sentiva il suo braccio formicolare e provare uno strano calore al suo interno.
Ebbe lo stimolo di alzarlo in alto ed aprire la mano. Apparve una luce, che prese forma.
Un Keyblade. Rosa ed azzurro. Era quasi diviso in due, con le aste quasi tra loro intrecciate, e come lama avevano un’ala ciascuna. L’unica cosa a tenerle unite erano un paio di ali messe tra l’elsa e l’asta.
Una forza invisibile sollevò la Regina di Auradon.
La luce fece voltare Xemnas e l’altra Audrey. Quasi si spaventarono alla vista del Keyblade.
Quella vera scattò velocemente verso di loro, con il Keyblade pronto per un affondo.
-Ti sbagli!- esclamò.
Xemnas era di nuovo pronto a fare da scudo alla sua Audrey, ma presto si accorse che il colpo era diretto a lui e non a lei. Preso alla sprovvista, infatti, venne colpito al petto. Fu praticamente inchiodato al trono.
L’altra Audrey urlò.
-Xemnaaaaaaaas! Nooooo!-
Lo sguardo di questi converse verso l’altra Audrey. Tentò persino di allungare una mano verso di lei.
-Audrey…-
Piegò la testa in avanti e il braccio cadde.
Stavolta fu l’altra Audrey a guardare quella vera con ira.
-Come hai osato?! La pagherai per questo!-
-Ti sbagli!- ripeté quella vera, riprendendo il suo Keyblade -La Luce non è patetica e l’Oscurità non ti rende più potente! Devono coesistere! E ti sbagli anche su Ben. Lo ammetto, non l’ho mai amato, ma non significa che debba degradarlo così! Lui, e anche Chad, sono stati gli unici ad essere rimasti con me, quando ero te, a non aver paura dei miei incantesimi, a sperare che fossi ancora io. Questo mi ha impedito di cedere completamente all’Oscurità. Non ho bisogno di uno come Xemnas per essere potente! I miei amici sono il mio potere!-
Una luce brillò sul suo petto.
L’altra Audrey digrignò i denti e strinse la presa sul suo scettro.
-Sciocchezze! Tutte sciocchezze!-
Una curiosa nube rosa era apparsa da sotto il suo mantello, facendola levitare a quasi tre metri di altezza.
Era una magia di gravità. E la pietra del suo scettro era illuminato.
Gli occhi gialli erano colmi di ira. Scagliò dei fulmini contro quella vera.
Audrey lo schivò con una semplice giravolta. Non fu il solo ad essere scagliato. Ma nessuno prese quella vera.
Tuttavia, non sapeva come contrattaccare. Provò a lanciare il suo Keyblade contro l’altra, ma anche lei era riuscita a spostarsi. Praticamente stava volando. E la sua magia proveniva dallo scettro. Per spostarsi, le bastava solo inclinare lo scettro.
Era impossibile colpirla. Audrey aveva persino provato a parare un fulmine, ma si era rivelato inutile: la colpì in pieno.
L’impatto l’aveva fatta cadere per terra.
L’altra rise, divertita.
“Così nessuna di noi ne uscirà vincitrice…” pensò quella vera, osservando l’altra con aria seria “Devo pensare ad un’altra strategia per sconfiggerla…”
Osservò di nuovo il suo Keyblade: aveva una forma strana, particolare. Non sembrava uniforme: il confine tra il lato rosa ed il lato azzurro sembrava diviso. Era come se fosse in grado di dividersi.
Le bastò esercitare due forze contrastanti sull’impugnatura, che il Keyblade, effettivamente, si divise, divenendo due mezzi Keyblade. Meno resistenti per parare agli attacchi, ma, forse, più rapidi per attaccare.
C’era, inoltre, qualcosa sull’elsa che colpì l’attenzione di Audrey: due ali. Dello stesso colore del Keyblade.
-Se solo fossi in grado di volare con queste ali…- mormorò, osservando l’altra, che stava ancora sorridendo malignamente.
A quelle parole, le due ali sulle due mezze else si illuminarono; poi si staccarono da esse, posandosi sulle scapole della ragazza. Erano persino mutate di dimensioni, divenendo grandi abbastanza per farla volare.
Erano due ali quasi trasparenti, leggere come la brezza, ma forti come ali di aquila.
Audrey sorrise, confusa.
-Cielo, il mio Keyblade è davvero un portento!- commentò, orgogliosa -Vediamo se ci riesco al primo tentativo.-
Erano una parte di sé: poteva muoverle secondo la sua volontà. Le bastò saltare e poi muovere le ali, per fare come aveva sempre visto fare gli uccellini del bosco dove era cresciuta.
Roteò i suoi due mezzi Keyblade e raggiunse l’altra sé, intanto sconvolta da quello che aveva appena visto.
Il mezzo Keyblade rosa le sfiorò i capelli: era riuscita a spostarsi in tempo. Ma la sua sicurezza, il suo orgoglio di poco prima era svanito, di fronte a quel Keyblade ed a quelle ali.
Ma non doveva mostrare esitazione.
-Forza, sorella, fatti avanti! Mostrami il tuo cosiddetto “potere”!- esclamò, con lo scopo di provocare quella vera.
Ma Audrey non si lasciò scomporre. Non doveva dimostrare niente all’altra. Lei voleva solo superare il Tuffo. Voleva solo eliminarla. Per superare le sue angosce.
Raggiungeva facilmente l’altra, grazie a quelle ali, e sfoderava un colpo. L’altra era sempre più sconvolta e terrorizzata.
“Dove trarrà questa energia?” pensava “Che ottenere quel Keyblade abbia risvegliato la sua sicurezza e la sua risolutezza?”
Lo sguardo di quella vera, infatti, era determinato e non più titubante, come prima.
Audrey sapeva di avere la vittoria in pugno.
Tentò un nuovo colpo: lanciò entrambi i mezzi Keyblade verso l’altra. Questi rotearono in orizzontale, facendo un “8” verso il loro obiettivo.
Si scontrarono insieme, colpendo la pietra dello scettro: essa si frantumò.
-NOOOO!!!- esclamò l’altra, più terrorizzata che mai. La nube rosa era svanita con la distruzione della pietra.
I mezzi Keyblade tornarono nelle mani della loro custode, che li riunì.
Poi scattò verso l’altra sé, che stava precipitando.
-E’ ora di farla finita, mio imperdonabile passato!- esclamò, preparando il Keyblade per il colpo finale -Possa il mio cuore essere la mia chiave guida!-
L’altra non poté opporre resistenza: subì il colpo in pieno ventre. Cadde sul pavimento, di schiena.
Audrey, invece, atterrò sui suoi piedi, aiutata dalle sue ali; esse tornarono sulle due mezze else, come decorazioni.
Si avvicinò all’altra, ancora sdraiata sul pavimento. Sembrava quasi incapace di muoversi.
-Tu non ti libererai mai di me, lo sai?- disse, furiosa, ma anche tremande dal dolore; serrò le labbra, piena di delusione -Io sono te! Non puoi sbarazzarti di me!-
Audrey strinse la presa sul suo Keyblade. Era pronto ad alzarlo e scagliarlo contro la persona che odiava di più.
Liberarsi di quel ricordo. Del suo passato da persona malvagia. Ecco cosa voleva il suo cuore. O così credeva.
Ma vedere la Regina del Male in quello stato… non si sentiva appagata, soddisfatta. Avvertì un vuoto, nel suo petto. Come se fosse riuscita a rimuovere in un colpo solo un macigno che le stava gravando per anni.
Il suo cuore non le stava dicendo di eliminarla.
Si mise sulle sue ginocchia, con sguardo pieno di pietà per se stessa.
-Non ho mai pensato a me come cattiva.- mormorò -Ho sempre pensato che sarei stata Regina. Ma non avrei mai immaginato quello che avrei dovuto affrontare.- fece una breve pausa, fissata dallo sguardo incredulo dell’altra sé -Mi sono sempre seduta sugli allori, fantasticando sulla vita meravigliosa che avrei avuto da Regina, tra agi e favori, come mi veniva raccontato quando ero piccola. Ma mi sono resa conto che non è affatto così. Forse sì, da un certo punto di vista devo ringraziare Xemnas e l’esperienza come cattiva, perché mi hanno fatto capire che io non sono perfetta come ho sempre pensato di essere, o come gli altri dicevano che fossi. La Luce è perfetta e quindi anche io desideravo esserlo. Ho ceduto all’Oscurità, perché avevo paura di non essere all’altezza del mio compito. Ma ho capito che non basta discendere da una famiglia nobile per essere un degno sovrano. Bisogna avere a tesoro ogni esperienza vissuta, sia buona che malvagia.- rivolse nuovamente lo sguardo verso la Regina del Male; il passato che non era mai riuscita a perdonarsi -Non voglio liberarmi di te. Anzi, sono pronta ad accettarti. Dopotutto, lo hai detto, tu sei me. Avendo vissuto sia nella Luce che nell’Oscurità ho trovato l’equilibrio. Ho incontrato una persona, prima di ottenere il Keyblade. Mi ha detto che l’unica cosa che devo fare per sanare la mia angoscia è accettare anche te. Non posso vivere con la delusione verso me stessa per sempre. Non sarò mai una degna Regina, se continuo a tormentarmi così. Ho riconosciuto e ammesso il mio errore, ed ho avuto il coraggio di affrontarti. Ora sono pronta a perdonare me stessa.-
Le aveva persino porto una mano, sorridendole dolcemente.
L’altra Audrey non la respinse, neppure le rivolse parole minatorie. Sembrava rilassata: non aveva più lo sguardo carico di ira ed odio.
Un po’ confusa, forse, ma alzò una mano e toccò quella della vera Audrey, stringendola.
La usò per alzarsi almeno con il busto. Non si fermò: continuò a piegarsi in avanti, divenendo sempre più eterea. Attraversò il corpo di Audrey.
Era tornata nel suo luogo d’origine.
Finalmente, una sensazione di pace si manifestò in Audrey. Aveva perdonato se stessa, accettato quella parte della sua vita che voleva rinnegare.
-Possa il mio cuore essere la mia chiave guida.- recitò, mentre una lacrima le scendeva da un occhio.
La sua prova era conclusa. L’aveva superata.
La sala del trono cominciò a dissolversi, partendo proprio dal punto in cui Audrey era ancora in ginocchio.
Non cadde. Restò sospesa a mezz’aria.
Era di nuovo nel buio.
C’era solo un’unica fonte di luce, di fronte a sé: una ragazza bionda, bellissima, con una rosa in mano.
-Mamma...?-
Aurora. Una delle sette Principesse della Luce. Ruolo che un giorno sarebbe spettato ad Audrey. O forse quel giorno era già arrivato.
La ragazza si mise una mano sul cuore, con aria triste. Ma sorrise. Pensò alla madre Aurora ed al padre Filippo. Sentiva la loro mancanza.
-Mi dispiace avervi delusi.- ammise, ma senza provare colpa -Ma forse è stato meglio così. Una Regina deve essere preparata per qualsiasi evenienza, giusto? Non ero ancora pronta, quando
sono stata incoronata, e nemmeno adesso mi sento pronta, nonostante abbia affrontato il mio lato oscuro. Il mio errore è stato aggrapparmi a quello che persone esterne avevano deciso per me. D’ora in avanti, seguirò il mio cuore. Come hai fatto tu, papà, quando hai affrontato Malefica per salvare la mamma. E avevi ragione su Aqua. Come ha salvato te, ha salvato anche me. Ma l’importante, per me, adesso, è ricostruire Auradon con Ben e Chad.- si mise la mano sul cuore -Grazie, ragazzi. Senza di voi sarei persa.-
Aveva parlato di Aqua: Yen Sid aveva rivelato che, dopo la battaglia contro Xehanort, lei era scomparsa. Ma era ancora viva e le aveva parlato, salvandola dall’Oscurità.
-Ti troverò, Aqua.- disse, osservando il suo Keyblade -E ti salverò, come hai fatto con mio padre e con me…-
Lo alzò in alto: partì un raggio di luce che illuminò tutto il buio che aveva intorno.
Audrey si elevò a quella luce, chiudendo gli occhi…

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"I never thought of myself as mean
I always thought I'd be the Queen.
And there's "no" in between,
Cause if I can't have that
Then I will be the leader of the dark and the bad
Now there's a devil on the shoulder where the angels used to be
And it's calling me the Queen of Mean"
   
 
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