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Autore: Oceyan    23/08/2020    0 recensioni
Storia scritta per partecipare alla "Fast Challenge: Abbracci (Drabble & Flash)" indetta da Il Giardino di EFP.
Prompt scelto: stringere al petto un cuscino.
Un'anonima ragazza è alle prese con il suo malessere psicologico, accresciutosi durante gli anni trascorsi a combatterlo in solitudine. Proprio quando necessiterebbe di un caldo abbraccio, che nessuno le darà, si affida al soffice e accogliente cuscino che le è accanto
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia partecipa alla "Fast Challenge: Abbracci (Drabble & Flash)" indetta dal gruppo di Facebook Il Giardino di EFP.
Prompt scelto: 27. Stringere al petto un cuscino. -


Nella stanza regnava l'oscurità, accompagnata da un silenzio che non la raggiungeva. Stesa sul letto, cercando di soffocare un pianto disperato mentre, cuffiette alle orecchie, “My demons” degli Starset faceva da colonna sonora ai suoi pensieri e alla sua sofferenza, esplosa dopo anni e anni trascorsi a sopportare tutto con orgoglio, senza chiedere aiuto, cercando unicamente di distrarsi da quel groviglio di emozioni e malessere, per godersi quel poco di tranquillità che ogni tanto sembrava spettarle.
Il vaso era destinato a traboccare.
Era fragile. Prima o poi sarebbe finita in pezzi.
La bella giornata trascorsa era sfumata; lei nuovamente nell'oblio.
Lo aveva capito che non avrebbe potuto continuare da sola la sua lotta. Non avrebbe potuto ingannarsi in eterno: doveva sfogarsi e necessitava supporto, quella guerra era troppo grande per lei. Provò a immaginarsi con una delle sue amicizie più care. Provò a vedersi là, scoppiata in un pianto violento, profluvio di lacrime e singhiozzi mentre l'altra le era vicina, mentre la stringeva tra le sue braccia.
Affetto.
Abbracci.
Coccole.
Amore.
Erano tutto ciò di cui necessitava; ma la triste realtà e mille paranoie la riportarono al presente e all'impossibilità di vedere realizzato quel filmino mentale.
Come avrebbe potuto mostrare e spiegare quell'oblio senza rischiare di sembrare una che volesse attirare l'attenzione? Come avrebbe potuto andare avanti sapendo che un'altra persona fosse al corrente dei suoi repentini pianti silenti, delle sue paranoie e, se ne vergognava altamente, dei suoi scatti isterici?


“Nessuno capirebbe. Sembrerei solo una matta... chiunque mi allontanerebbe”.


Quel pensiero fu istantaneamente seguito da altre immagini: lei sola, lei disperata perché in un oblio più grande, lei che arriva a gettarsi più volte contro il muro per provare a sfogare tutta l'energia negativa che aveva dentro.
Le lacrime scesero più copiose.
Altre immagini. Più crude.
Il malessere si fece più intenso.
Lei, che fino a quel momento si era limitata a starsene raggomitolata in posizione fetale, sentì l'impulso di cercare affetto; ora più che mai necessitava un abbraccio che come un “power up” l'aiutasse con quei demoni.
Era senza energie. Non ce l'avrebbe fatta ad alzarsi per abbracciare il più vicino dei peluche.
Meno male che c'era lui: il cuscino in piuma d'oca.
Lo strinse forte e a lungo, la faccia affondata nella sua avvolgente sofficità, le lacrime che ne inondavano il tessuto.
Trascorsero minuti lunghi quanto ore. Lei continuava a piangere in silenzio, soffocando singhiozzi e controllando come possibile la respirazione... perché ricordava quel giorno, l'attacco d'ansia che le aveva strappato il respiro e sua zia che, dall'altra stanza, le aveva chiesto sbeffeggiandola se non fosse impazzita.
Abracciò il cuscino con maggiore forza.
Chissà quanto ancora sarebbe riuscita a non lasciarsi scivolare via, nell'oblio senza ritorno...
La scena iniziò a proiettarsi nella sua mente e le energie si esaurirono. Si addormentò così, avvinghiata al cuscino e avvolta dal suo dolce tepore, gli occhi gonfi e l'anima sfinita dalla sofferenza.




___________________Angolo autrice:
Dunque, mi rendo conto che essendo una tematica da "prendere con i guanti" non sarebbe molto saggio optare per una tematica del genere come oggetto di una storia dal numero di parole limitato, tuttavia non ho potuto fare a meno. Il malessere psicologico è un qualcosa che necessita di essere raccontato e spiegato, al giorno d'oggi troppe persone si ritrovano da sole a combattere, spesso vittime di violenze psicologiche anche di persone loro vicine come famigliari. Un giorno mi piacerebbe trattare meglio il tema, per il momento mi limito a questo testo qui... sperando non venga frainteso e classificato come la "classica storiella da tipe di Tumblr" o similmente.
Termino augurandomi vogliate condividere con me vostri pareri riguardo al mio scritto, così da poter riflettere su ciò che va o non va: ci tengo a migliorarmi
   
 
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