Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |      
Autore: hinata 92    23/08/2020    0 recensioni
Cinnamon, giovanissimo aspirante Professore Pokémon, intraprende un giro delle isole in incognito, accompagnato dal suo inseparabile Vulpix, per scoprire la cura per uno strano fenomeno che ha sconvolto l'intera Alola... è convinto di aver trovato sia la causa che la soluzione, ma sa anche che nessuno gli crederà e che la sua unica speranza si trova all'Albero Lotta. Riuscirà a improvvisarsi allenatore pur di dimostrare la sua tesi?
La storia contiene dei riferimenti a una mia vecchia fanfiction, Red Nightmare World, ma si può godere tranquillamente anche senza l'antefatto. Buona lettura.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Infermiera Joy, Nuovo personaggio, Prof. Kukui, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Glitch: il mondo corrotto di Red'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pokémon Cinnamon Version

 

Cinnamon non era molto entusiasta di rinunciare al suo adorato camice bianco, ma non aveva molta scelta. Con cura, lo ripiegò e lo mise in un cassetto, pronto ad essere nuovamente indossato alla prima occasione utile. Con un sospiro rassegnato si rivolse al suo adorato Vulpix.

«Lo so, non piace neanche a me, ma è necessario. Hai seguito tutte le mie ricerche in biblioteca e sono sicuro che questa è l’unica soluzione possibile.»

Vulpix annuì con un verso che Cinnamon trovò adorabile e il ragazzo aprì l’armadio con decisione.

«Dunque… ho qualcosa per farmi passare per un allenatore o dovrò andare al negozio?»

Il ragazzo ripensò per un momento ai vari allenatori che aveva incontrato fino a quel momento e optò per una semplice maglietta bianca, che un po’ gli ricordava il suo camice, un paio di bermuda di jeans e dei sandali rossi, che con un sospiro abbinò a un cappellino dello stesso colore. Si guardò allo specchio: i suoi capelli neri spiccavano a ciuffi da sotto la visiera e gli occhi quasi arancioni erano coperti da un grosso paio di occhiali da sole scuri dalla spessa montatura verde che faceva un po’ a pugni con il resto, ma era l’unico paio che avesse trovato in casa. Fece una smorfia. Non era il massimo del travestimento, ma la verità era che una sola persona avrebbe potuto riconoscerlo e fermarlo: il professor Kukui si sarebbe accorto immediatamente che sotto quel cappellino si celava uno dei suoi allievi, ma Cinnamon era pronto a correre il rischio di essere espulso dall’Accademia per professori Pokémon. Ne aveva letto e riletto il regolamento da cima a fondo, nulla vietava a un aspirante professore Pokémon di fare il giro delle isole, dopotutto, e se avere quei maledetti cristalli Z era l’unico modo per incontrare lui, bene, era pronto.

Si chinò verso il suo adorato Pokémon dal pelo bianco: «Che te ne pare?»

«Piiix

Cinnamon prese il suo zainetto e se lo mise a spalla: «Bene, un salto al negozio e siamo pronti a partire!»

Il Pokémon però si rannicchiò in un angolo dietro al letto e guardava il suo amico con degli occhioni lacrimevoli. Il ragazzo sospirò, intristendosi di colpo, ma si chinò ugualmente di fronte al suo Vulpix.

«Andrà tutto bene. Ricordi perché lo facciamo?»

La volpina annuì appena.

«Se la nostra ricerca avrà successo avremo la cura e tutto tornerà come prima. Ma dobbiamo trovarlo, e questo è l’unico modo. Nessuno ascolterà mai la ricerca di un aspirante professore e se aspetto di avere la qualifica potrebbe essere troppo tardi. Per questo dobbiamo partire ora

Vulpix era molto combattuto e Cinnamon lo abbracciò forte, rabbrividendo per il contatto con il Pokémon Ghiaccio.

«Non mi farai del male. Te lo prometto. Vieni con me per proteggermi, non per ferirmi.»

«Vulpiiiix…»

Il Pokémon, seppure ancora un po’ titubante, si fece coraggio e uscì dal suo rifugio.

«Bravo, così mi piaci! Andiamo, abbiamo un giro delle isole da finire il più in fretta possibile!»

Cinnamon si chiuse la porta di casa alle spalle e, calcandosi ben bene il cappello in testa, attraversò Malie per entrare nel Centro Pokémon, ormai quasi deserto. Prima di entrare si assicurò che Vulpix fosse ben al sicuro nella sua sfera, poi si diresse senza esitazione verso il bancone del negozio.

«Dieci Pokéball e cinque pozioni, per favore.»

Il negoziante lo guardò sorpreso: «Ne… ne sei sicuro?»

Cinnamon, cercando di non far vedere il suo volto, ripeté con sicurezza: «Sì, grazie. Dieci Pokéball e cinque pozioni.»

Il negoziante prese quanto gli veniva chiesto, ma prima di consegnarle al cliente chiese ancora: «Ti stai preparando per un lungo viaggio, vero?»

Cinnamon non rispose e il signore insistette: «Ti prego, ripensaci, sei giovane! Non è un buon momento con la Pokézione che c’è in giro!»

«So badare a me stesso, non si preoccupi.»

«Non è questione di saper badare a se stesso, non si può fare nulla per difendersi!»

Cinnamon sospirò, girando i tacchi: «Va bene, grazie lo stesso.»

Il negoziante lo fermò: «Aspetta! E va bene, prendi la merce. Se non riesco a convincerti a fermarti sarà meglio che tu non parta impreparato.»

Il ragazzo sorrise: «Ero certo che avrebbe capito. Quanto le devo?»

«Solo 1000. Le Pokéball te le regalo io.»

«Oh, grazie mille!»

Il negoziante alzò le spalle, prendendo i soldi e consegnando la merce: «Tanto non è che ho speranze di venderle.»

Cinnamon sospirò prendendo la merce e dirigendosi verso l’uscita della città. Fino a non troppo tempo prima delle Pokéball regalate per un allenatore alle prime armi sarebbero state un sogno proibito, ma ormai il prezzo era calato così tanto che chi un tempo le vendeva quasi ci guadagnava di più a offrirle in omaggio con altri acquisti. Nessuno si avventurava più nell’erba alta, catturare o peggio ancora allenare i propri Pokémon era diventato un rischio troppo alto da quando il Pokérus, il virus tanto agognato dagli allenatori che faceva crescere i Pokémon più velocemente, era mutato. Rimaneva ancora estremamente raro, certo, ma ora poteva passare dal Pokémon al suo Allenatore, e sugli umani l’effetto era terribile. I più recenti studi analizzati da Cinnamon riportavano che il virus, di per sé innocuo nelle persone, cercando di replicarsi dall’interno delle cellule umane, portava per errore alla trascrizione di alcune parti di DNA dell’ultimo Pokémon che lo aveva ospitato. Il risultato era una Poké-mutazione, o Pokézione, come molti lo accorciavano, ovvero alla trasformazione di alcune parti del corpo dell’allenatore: c’era chi otteneva orecchie da Pikachu, chi cambiava il colore della propria pelle, chi la forma delle mani o dei piedi. Particolare il caso degli abitanti di Monteluna a Kanto, che pur non presentando grosse mutazioni fisiche non potevano fare a meno di unirsi ai Clefairy nella loro danza alla luna piena. Le buone notizie erano però che non si riscontravano infezioni da uomo a uomo, che i contagiati non sviluppavano, per esempio, code o arti extra ma si limitavano a modificare parti già esistenti del loro corpo e che nessuno aveva sviluppato capacità o attacchi strani; tuttavia il mondo, giustamente, era terrorizzato. Vietati per legge gli scambi, sconsigliati i viaggi per entrare alla Lega Pokémon di qualsiasi regione, il mondo sembrava quasi condannato a una lenta disaffezione degli umani dai loro amici Pokémon. Cinnamon temeva che potesse iniziare una crisi di rilascio dei propri compagni o una vera e propria guerra, e questo non poteva permetterlo. Aveva studiato da cima a fondo tutti i libri della biblioteca di Melie, aveva persino rubato le credenziali del professor Kukui per poter accedere a degli studi più approfonditi e aggiornati sul tema ed era sicuro di aver trovato la chiave di svolta di tutta quella faccenda. La sua salvezza, però, si trovava all’Albero Lotta, e solo gli allenatori accreditati potevano accedervi. Lui non era un allenatore, ma aveva studiato tanto ed era sicuro di potercela fare. Altri professori Pokémon erano stati grandi allenatori, come il mitico Professor Oak, quindi non c’era nulla di male a tentare.

Cinnamon prese un respiro, poi tirò fuori Vulpix dalla Pokéball. Cominciare il suo viaggio con uno starter non ufficiale e già di livello 15 era un po’ barare, ma non aveva il tempo di fare le cose come si deve.

«Forza, Vulpix, cominciamo! Prenderemo pochi compagni, solo quelli che ci servono per compensare i nostri svantaggi di tipo, e ci alleneremo il giusto, quel tanto che basta per arrivare all’Albero Lotta.»

Vulpix annuì, più convinto: «Pix

«Così mi piaci! Dai, prima cominciamo, prima finiamo!»

 

Cominciare il giro delle isole sull’osservatorio Hokulani da Chrys, il Capitano di tipo Elettro non fu una passeggiata. Il Pokémon dominante aveva quasi 15 livelli di differenza rispetto a quello di Vulpix e quindi volente o nolente Cinnamon dovette allenare il suo Pokémon allo stremo, pregando ogni volta che tornava al Centro Pokémon di non sentirsi dire dall’infermiera Joy che il suo Vulpix avesse contratto il Pokérus. Chrys rimase un po’ confuso dal fatto che il ragazzo non avesse altri cristalli Z prima del suo, ma visto il grave momento di crisi sembrò chiudere un occhio.

Conclusa la sua prova si diresse verso l’abbandonato Supermercato Affaroni, dove incontrò Malpi, la Capitana di tipo Spettro. Cinnamon aveva un debole per lei, a cui indirettamente doveva molto, dato che gran parte dei libri della biblioteca di Malie su cui si era preparato erano frutto di una sua generosa donazione. Il vero problema fu quello di trovare un modo per affrontare la sua prova, visto che in teoria era richiesto un Pokédex Rotom per scattare fotografie ai Pokémon Spettro, e certamente non poteva andare a chiederne uno al professor Kukui. Per fortuna riuscirono a trovare un punto d’accordo, Cinnamon svolse la prova con un semplice smartphone e riuscì ad ottenere il suo secondo cristallo Z, che diede presto a un Mimikyu che si affezionò a lui così tanto da volerlo seguire insieme a Vulpix.

La prova di Augusto non fu una passeggiata, dovette riprovarla due volte prima di riuscire a superarla. Il Kahuna criticò un po’ la sua scelta di tenere con sé solo due Pokémon, ma alla fine gli diede il cristallo e il timbro dell’isola Ula Ula, seppur su un taccuino non regolare.

A quel punto Cinnamon prese il traghetto e, facendo il giro contrario a quello che gli allenatori svolgono di solito, si diresse verso Akala, dove superò senza problemi la prova di Suiren e ottenne il cristallo Z dell’Acqua.

La prova di Kawe, il Capitano di tipo Fuoco, fu più problematica, in quanto il suo Vulpix Alola, pur di livello molto più alto, pativa tremendamente le temperature elevate, e Cinnamon dovette affrontarla esclusivamente con Mimikyu. Anche qua si guadagnò la fiducia di un Salandit femmina che a livello 33 si evolvette in una splendida Salazzle.

I Pokémon Erba di Ibis furono tranquillamente travolti dal ghiaccio di Vulpix e dal fuoco di Salazzle e Cinnamon arrivò senza difficoltà da Alyxia, la Kahuna di Akala, la quale venne sconfitta donandogli sia il cristallo Z di Pietra che il secondo timbro.

Indubbiamente le prove più semplici furono quelle a Mele Mele, dove né Liam, il capitano di tipo Normale, né Hala, il Kahuna specializzato nel tipo Lotta, non poterono colpire neanche una volta Mimikyu. Riuscì anche a portarsi via un Munchlax, ma la vera difficoltà per Cinnamon fu dileguarsi dall’isola prima che il Professor Kukui venisse a indagare su questo nuovo travolgente sfidante che stava facendo il giro delle isole al contrario e senza un Pokédex.

L’ultima isola, quella di Poni, dove si trovava effettivamente il famoso Albero della Lotta, fu più devastante del previsto. Se sconfiggere un Kommo-o selvatico gigante non fu troppo complicato grazie agli attacchi ghiaccio di Vulpix, quando Rika gli chiese di tornare da ogni singolo Capitano che aveva affrontato fino a quel momento, risfidarlo e poi tornare lì, a Cinnamon venne da piangere.

 

«No, è impossibile…»

Kawe alzò le spalle: «Non avrai davvero pensato che ti riaffrontassimo con gli stessi Pokémon di prima? Allenati ancora un po’ e poi sarai pronto per sconfiggere Rika

Cinnamon portò la sua squadra al Centro Pokémon con la morte nel cuore. Dopo essersi assicurato che stessero bene, tirò fuori Vulpix dalla ball e si lasciò andare su una panca, desolato.

«Sono stato uno sciocco a pensare di farcela. Mimikyu mi ha aiutato a Mele Mele, certo, ma per tutte le altre isole siamo spacciati. Io non sono un Allenatore, dopotutto, come faccio a riallenarvi tutti a sufficienza? E dire che eravamo così vicini, mancavano solo due cristalli e un timbro!»

Vulpix lo guardò desolato, cercando di tirare su di morale il suo amico, poi, vedendo che non otteneva risultati, lasciò perdere e iniziò a gironzolare in giro. Qualcosa, in particolare, attirò la sua attenzione e corse indietro dal suo padroncino, mordendogli i pantaloni e iniziando a tirare con tutte le sue forze.

«Uh? Vulpix, che c’è?»

«Pix! Vulpix! Vul

Cinnamon provò a calmarlo, ma non riuscendoci si arrese: «Va bene, va bene, vengo con te! Dove vuoi portarmi?»

Il Pokémon si fece seguire fino ad arrivare alle spalle di due persone, un’anziana che, al contrario delle aspettative, sorreggeva una giovane ragazza, forse la nipote, che aveva evidenti difficoltà a camminare. Il motivo, guardando con attenzione, era piuttosto ovvio: i suoi piedi, nudi, erano identici a quelli di un Oricorio giallo Cheerdance. Vulpix mugolò ancora, cercando di spingere Cinnamon verso la coppia, ma il ragazzo era indeciso se rivolgere loro la parola. Come poteva rivolgersi a delle persone che stavano soffrendo per la Pokézione dopo aver fallito la sua missione?

Anche gli altri Pokémon, all’interno delle loro sfere, iniziarono ad agitarsi, come a spingerlo ad avvicinarsi. Vulpix, con un balzo, saltò sullo zaino, con i denti aprì la zip e cercò di porgergli taccuino e penna.

Cinnamon sospirò: «E va bene, va bene…»

Quasi controvoglia, il ragazzo si avvicinò alla coppia, ancora indeciso su come approcciarsi con educazione e senza essere invadente. Vulpix intervenne ancora, sbarrando il passo alle signore. La ragazza si ritrasse spaventata, ma la nonna si chinò ad accarezzare il tenero volpino di ghiaccio.

«Oh, un piccolo Ke'oke'o

«Nonna, ti prego, stai lontana. Ci manca solo che ti ammali anche tu!»

Cinnamon a quel punto fu costretto a intervenire: «Scusatelo, è mio. Assicuro che è sano, siamo appena stati al Centro Pokémon.»

La ragazza tirò un sospiro di sollievo, mentre la nonna continuava ad accarezzare Vulpix: «È un cuccioletto molto tenero… e ti dev’essere molto affezionato.»

Cinnamon arrossì leggermente: «Già…»

L’anziana signora lo guardò dritto negli occhi: «Tu non osavi rivolgerci la parola e lui ha deciso di fare da intermediario, vero?»

Cinnamon e la nipote la guardarono sorpresa, mentre Vulpix si limitò ad annuire. La donna rise di gusto.

«Sediamoci, che la mia nipotina non regge le lunghe camminate, ultimamente. Tu vuoi chiederci qualcosa, vero?»

Cinnamon si fece coraggio: «Ehm… per la verità sì. Vedete, io…»

Fece un profondo respiro e continuò: «Sono un professore Pokémon in incognito e sto studiando la Pokézione per cercare una cura.»

La ragazza lo guardò con occhi sbarrati, mentre la signora sorrise: «Hai visto, mia cara? Un giovanotto che vuole aiutarti!»

La ragazzina gli chiese spaventata: «Vuoi farmi qualche esperimento strano?»

«Che? No, no, no, assolutamente! Vorrei solo chiederti di raccontarmi la tua esperienza, i primi sintomi, qualsiasi cosa ti venga in mente potrebbe essermi d’aiuto!»

La nonna incoraggiò la nipotina che iniziò leggermente a rilassarsi. Appena cominciò a raccontare, Cinnamon prese il taccuino e cominciò a prendere appunti concentratissimo, mentre Vulpix, finalmente riconoscendo il suo amico, si accucciò rassicurato ai suoi piedi.

«Fino a qualche settimana fa era tutto normale. Andavo in giro con il mio Oricorio e qualche volta facevamo qualche lotta, ma non sono un’Allenatrice professionista, non volevo fare il giro delle Isole. Poi però ho iniziato ad avere degli strani capogiri.»

Anche se Cinnamon poteva immaginare la risposta, per scrupolo chiese: «In che senso “strani”?»

«C’erano momenti in cui facevo qualche passo e poi la vista mi si appannava, a scatti, quasi come se prendessi la scossa. Per un secondo vedevo tutto strano, i colori si mischiavano, quasi come se quello che mi circondasse diventasse per un attimo squadrato… poi tornava a posto. Qualche passo e di nuovo, per un dieci minuti accadde così. La sera mi tiravano le gambe da impazzire, poi sono diventati crampi, urlavo, faceva malissimo, è continuato per delle ore. Mi hanno anestetizzata e quando mi sono svegliata le mie gambe erano… bè, come le puoi vedere ora. Mi hanno preso Oricorio, l’hanno depositato a forza nel PC e ora mi tocca imparare di nuovo a camminare, perché non posso più mettere le scarpe con questi piedini da uccellino e anche appoggiare le zampe a terra e non perdere l’equilibrio è piuttosto complicato.»

Cinnamon annuì, finendo di scrivere. I capogiri a scatti erano un sintomo riportato da tutti gli affetti da Poké-mutazione, così come l’appannamento della vista. I sintomi successivi variavano a seconda della parte del corpo colpita, ma l’incipit era lo stesso per tutti ed era quello ad aver suggerito all’aspirante Professore la possibile soluzione al mistero.

Aveva seriamente pensato di gettare la spugna, ma dopo aver visto quella ragazza come poteva farlo?

«Ti ringrazio, davvero. Tornerò presto al lavoro cercando di trovare l’antidoto.»

La nonna sorrise: «Te ne saremo grate per sempre.»

Rosso come un peperone, Cinnamon si allontanò da loro, tirò fuori tutti i suoi Pokémon e, con un sospiro, fece loro una domanda.

«Siete pronti a sottoporvi a un lungo allenamento? Ammetto di aver preso la cosa sottogamba, ma devo assolutamente andare avanti o molte persone continueranno a soffrire. Se vorrete continuare a seguirmi ci sarà molto da lavorare e io non voglio obbligare nessuno.»

Vulpix, Salazzle, Mimikyu e Munchlax annuirono convinti. Cinnamon sorrise.

«Grazie, amici, per non lasciarmi da solo.»

 

L’allenamento fu piuttosto duro, ma diede i suoi risultati. Munchlax, ormai molto legato a Cinnamon, si era evoluto per affetto in Snorlax e perfino Vulpix aveva fatto capire al suo amico che per aiutarlo era disposto a tutto, anche ad evolversi. Cinnamon, con un po’ di magone, aveva preso una pietragelo e lo aveva accontentato, trasformandolo in uno stupendo Ninetales Alola. Da quel punto in poi la strada era stata in discesa, riuscirono senza problemi a sconfiggere nuovamente i Capitani, a tornare da Rika, battere il Pokémon Dominante e, dopo una sosta al Centro Pokémon, affrontare Hapi e ottenere da lei gli ultimi, sospiratissimi, cristallo Z della Terra e timbro dell’isola Poni.

Riconsegnando a Cinnamon il quadernino dove aveva appena apposto il timbro, la ragazzina dalle lunghe trecce castane gli sorrise: «Con questo avrai accesso alla Lega Pokémon sul Monte Lanakila

Cinnamon la guardò pieno di speranze: «E anche all’Albero Lotta, vero?»

Hapi lo guardò confusa: «Bè, sì, certo, ma di solito si punta prima alla Lega…»

Il ragazzo saltò di gioia sul posto: «Chi se ne frega della Lega! Albero Lotta, arriviamo!»

Hapi lo vide correre verso la zona est dell’isola e cercò di fermarlo: «Ehi! Aspetta! Vai almeno prima al Centro Pokémon!»

Ma Cinnamon, preso dall’entusiasmo, non l’ascoltò, preferendo curare i suoi Pokémon con gli strumenti che aveva con sé. Il percorso era ancora lungo e lui non voleva più perdere neanche un secondo.

Nonostante la presenza di Pokémon selvatici davvero forti nell’erba alta, Cinnamon attraversò senza problemi la Foresta e la Prateria di Poni, ma proprio all’ingresso della Caverna Climax qualcosa cambiò.

Ninetales, sempre al suo fianco, si accorse che il suo amico, di colpo, era sbiancato e stava per perdere l’equilibrio. Con un balzo fu subito al suo fianco a sorreggerlo, con espressione preoccupata. Cinnamon strizzò forte gli occhi tremando leggermente.

«No… no, dai, no… è solo stanchezza…»

Riprese a camminare, ma dopo qualche passo, accadde di nuovo. La vista gli si annebbiò, e per un terribile istante il mondo sembrò diventare a grossi quadrettoni colorati. Cinnamon si sedette a terra a riprendere fiato. Gli veniva quasi voglia di piangere. Ninetales, comprendendo finalmente cosa stesse accadendo, si allontanò da lui mugolando.

«Dove vai, amico mio?»

«Nine…»

«Ormai è fatta. Sapevamo che poteva succedere ed è meglio che sia successo ora, che siamo così vicini alla soluzione. Vorrà dire che sarò io stesso la prima cavia dell’antidoto.»

«Ninetales…»

Cinnamon, seppur a fatica, si rialzò in piedi e abbracciò con tutte le sue forze il suo adorato Pokémon: «Abbi ancora fiducia in me per un pochino. Mi serve ancora il vostro aiuto per giungere alla meta e non so quale mutazione avrò. Magari non ci saranno problemi, e magari invece sì, ma devo arrivare all’Albero Lotta. Non mollerò così vicino all’obiettivo!»

Ninetales annuì e Cinnamon tirò fuori dalle Pokéball tutta la sua squadra. Purtroppo già prima di arrivare al fondo della grotta, il ragazzo fu preda di un insopportabile dolore agli occhi che gli impediva anche solo di tenerli aperti e lo faceva urlare di dolore. I suoi amici non si persero d’animo: Snorlax se lo caricò sulle spalle per gran parte del tempo, Mimikyu andò in avanscoperta e Salazzle e Ninetales tennero a bada da soli, senza indicazioni, i Pokémon Selvatici. All’inizio dell’Erta di Poni finalmente gli occhi di Cinnamon smisero di bruciare e il ragazzo poté riaprirli. Anche se dietro i grossi occhiali da sole, notò che non c’erano poi così grandi differenze rispetto a prima, se non che intorno ai suoi Pokémon vedeva una sorta di aura colorata, più bluastra vicino a Ninetales, più rossiccia vicino a Salazzle. Si disse che poteva andargli molto peggio e, facendosi coraggio, riprese il percorso con le sue gambe verso l’obiettivo che ormai si vedeva in fondo al pianoro, l’Albero Lotta.

 

«Benvenuto all’Albero Lotta!»

«Grazie, ma non sono qui per lottare.»

L’addetta che stava ancora analizzando i timbri dei Kahuna lo guardò un po’ perplessa: «Ma allora perché…»

Cinnamon si guardò un po’ intorno: «Per… lui!»

Con un balzo, prima che potessero fermarlo, il ragazzo schivò l’addetta e corse verso la persona che stava cercando. La signorina cercò di fermarlo, ma Ninetales si mise in mezzo permettendo a Cinnamon di raggiungere i due ragazzi fermi in un angolo a chiacchierare.

«RED!!!»

Il giovane uomo si voltò sentendo chiamare il proprio nome, e con lui il Pikachu che aveva sulla spalla; al suo fianco l’inseparabile rivale Blue, che subito fermò il ragazzo: «Ehilà! Mi dispiace, ma in questo momento non siamo disponibili per autografi!»

Cinnamon fece una smorfia: «Non voglio un autografo! Ho bisogno di parlare con Red!»

Blue rise, abbassando gli occhiali da sole: «, auguri se ti risponde, io sono anni che gli parlo e non mi rivolge la parola! Se cerchi delle risposte ti conviene chiedere a me. Faccio anche da interprete dei suoi gesti.»

Il ragazzo si morse un labbro. Non era quello che si era aspettato, ma dopotutto aveva di fronte il nipote del celeberrimo Professor Oak, colui che aveva iniziato le ricerche sui Pokémon, ovviamente uno dei suoi miti. Forse poteva fidarsi? Forse no?

Red però aveva già quasi perso totalmente qualunque interesse nei suoi confronti, pensando di avere a che fare col solito fan. Blue lo richiamò: «E dai, Red! Ha fatto tanta strada per vederti, potresti accontentarlo un pochino!»

Cinnamon, disperato, decise di provare il tutto per tutto: «Red, ti stavo cercando perché che si sappia tu sei l’unico immune…»

Prese un profondo respiro.

«… ai glitch…»

Blue ridacchiò: «Ai che?»

Ma Red a quella parola si paralizzò sul posto, come se avesse preso la scossa. Pikachu sulla sua spalla si voltò verso Cinnamon, regalandogli un’occhiataccia che lo fece rabbrividire. Red si girò di scatto e, con aria ancora più seria di prima, senza preamboli, lo afferrò per il polso, facendogli segno con la testa di seguirlo.

Blue iniziò ad essere preoccupato e fece per seguirli anche lui: «Ehi, che succede?»

Ma Pikachu, balzando giù dalla spalla dell’allenatore e gli bloccò il passaggio, caricandosi di elettricità con un ghigno preoccupante: «Pika… pika chu chu pika pikachu…»

Blue, sbiancando, arretrò alzando le mani in segno di resa: «Ok, ok! Messaggio ricevuto Pikachu, è una questione fra loro!»

A quel punto Ninetales corse verso il suo amico e Pikachu fece per bloccare anche lui, ma Cinnamon urlò: «È con me! È il mio Pokémon!»

Pikachu, allora, con un sospiro rassegnato, lo lasciò passare: «Pika! Ka chu chu kaka chu…»

Poi rivolse un’ultima occhiataccia a Blue, facendogli segno con le dita delle zampine che lo teneva d’occhio: «Pika ka chu chu chu! Pika kaka pika…»

E finalmente seguì Red, che nel frattempo aveva trascinato un sempre più confuso Cinnamon nella sua stanza, della quale chiuse la porta a chiave non appena anche Pikachu li ebbe raggiunti. Con un sospiro posò il suo adorato cappello e si sedette, facendo segno al suo ospite di fare altrettanto.

«Pikachu, elettrizza la maniglia. Non vorrei mai che quel curiosone di Blue cercasse di guardare dallo spioncino, almeno così gli passa la voglia.»

Pikachu si strofinò le zampette, cominciando a caricarsi all’inverosimile: «Pika…»

Red ridacchiò divertito: «Senza esagerare…ci serve intero e lo sai.»

Il Pokémon borbottò qualcosa con aria estremamente delusa e, scaricando a terra l’energia superflua, si limitò a sfiorare la maniglia metallica con la punta della coda.

«Kaka chu…»

Cinnamon e Ninetales, invece, avevano gli occhi sbarrati dallo stupore: «Ma… ma tu parli???»

Red si voltò verso di loro e sorrise quasi intenerito: «Sì, certo.»

«Ma… ma tu sei il famoso Allenatore muto!»

L’uomo sospirò: «Ho imparato a mie spese che è meglio tenere la bocca chiusa il più possibile. Ma con te dovrò fare un’eccezione.»

Lo fissò dritto negli occhi: «Cosa sai su di me e sui glitch?»

Cinnamon scattò subito verso il suo zaino, recuperando dei fogli spiegazzati: «Sì! Ecco, nella biblioteca di Malie c’è un’ottima raccolta di vecchi giornali e riviste di Johto, dato che la città è stata fondata da alcune persone che provenivano da lì. In una di queste raccolte ho trovato questo.»

Porse a Red una fotocopia. Il ragazzo riconobbe all’istante l’articolo in questione, era un estratto di un’intervista che gli avevano fatto poco dopo essere stato nominato Campione della Lega Pokémon di Kanto e Johto.

Cinnamon continuò: «Lì continuavi a ripetere che non eri il vero Campione, che eri arrivato in Sala d’Onore solo grazie a una serie di errori… o di glitch, così li soprannomina il giornalista, che avevano colpito l’intera mappa della regione di Kanto ai tempi del tuo viaggio.»

L’aspirante Professore Pokémon si tolse gli occhiali e continuò a parlare: «So che all’epoca non venisti creduto, ma io credo che Alola sia vittima della stessa cosa e che la famosa Pokézione non sia altro che una variante dei glitch di Kanto. Anche tu parli, qui, tra i vari errori a cui hai assistito, di persone fuse con i Pokémon. Non so perché, ma ad Alola si è collegato al Pokérus, non ancora scoperto ai tuoi tempi, e da lì i contagiati vengono corrotti… tra l’altro, con lo stesso effetto dell’avvelenamento sui Pokémon tipico del tuo periodo, a cui avevamo posto rimedio migliorando le macchine dei Centri Pokémon e a cui ovviamente noi umani non possiamo sottoporci.»

Cinnamon, con i suoi occhi ormai identici a quelli di Ninetales, fissò Red con la stessa serietà con cui veniva osservato lui: «Ho bisogno di sapere tutto quello che ti è successo, per capire come creare una cura e un vaccino. Anche partendo dal tuo stesso sangue, se necessario, se mi concederai di prenderne un campione. È mio dovere di Professore Pokémon!»

Red, che fino a quel momento lo aveva fissato serissimo, si lasciò sfuggire un sorriso: «Professore Pokémon, eh? Non sei un po’ giovane per quel ruolo?»

Cinnamon arrossì appena e fece con la mano un gesto di stizza: «Lo sarò tra poco.»

L’allenatore più famoso del mondo si alzò dalla sedia e, con delicatezza, sollevò il volto di Cinnamon per guardarne bene gli occhi: «Uhm… decisamente più sofisticato di quello con cui ebbi a che fare all’epoca, ma i tempi sono anche cambiati…»

Poi incrociò le braccia e iniziò a raccontare: «Vuoi sapere cosa successe? Ecco la mia verità! Diamine, non racconto questa storia da dieci anni almeno…»

Cinnamon prese il suo immancabile taccuino e si preparò a prendere appunti, come da sua abitudine, mentre Red, con un sospiro, cominciò: «Ancora adesso non so spiegarmi cosa sia successo. La mia avventura iniziò in un modo strano, non c’era nulla al proprio posto e nessuno sembrava farci caso. Pensi che la Pokézione sia grave? Mia madre per gran parte del tempo divenne invisibile e iniziò a parlarmi ripetendomi solo “TMZ4! TMZ4!” peggio di un Pokémon!»

Rivolse uno sguardo a Pikachu e Ninetales e aggiunse: «Senza offesa.»

Poi riprese: «Il professor Oak aveva continue perdite di memoria, sia lui che Blue continuavano a cambiare modo di parlare o aspetto sotto i miei occhi. Fu un incubo, anche perché senza un Pokémon non mi permettevano di uscire da Biancavilla, e Arceus sa quanto solo volessi scappare da quel posto in quel momento! La mia consegna dello starter avvenne due volte, durante la prima presi un Charmander che però persi scappando dal laboratorio dopo che Blue iniziò a comportarsi come un’Infermiera Joy

Cinnamon si fece scappare una risatina e Pikachu lo guardò malissimo: «Pika…»

«Scusate, scusate, ma mi è quasi difficile immaginare il famoso allenatore Red dimenticarsi il proprio starter!»

Red lo guardò malinconico: «All’epoca non ero famoso per nulla, non ero neanche ancora un allenatore, ero un bambino di dieci anni che aveva appena visto il suo amico/rivale far volare Pokéball senza toccarle e suo nonno arrampicarsi su uno scaffale come un Mankey senza motivo apparente.»

Cinnamon sbiancò leggermente: «Ah…»

«Tentai di nuovo la fuga, ma il Professor Oak mi bloccò di nuovo. Non avevo Pokémon con me e sembrava non ricordare della consegna dello starter finita con una doppia possessione. Fu a quel punto che incontrai Pikachu

Il Pokémon si lasciò sfuggire un sospiro malinconico, a zampe incrociate: «Piiika…»

Red ridacchiò: «Se hai pensato finora che fosse una peste, avresti dovuto vederlo allora! Tanto per cominciare… era un allenatore.»

Cinnamon lo guardò confuso: «Come, scusa?»

«La prima volta che l’ho incontrato mi ha lanciato contro delle Pokéball tirando fuori degli esseri umani.»

Il ragazzo iniziò a sudare freddo, con grandissima soddisfazione di Pikachu, che si scrocchiò le zampine con un ghigno malvagio sul volto.

Red ridacchiò: «Puoi immaginarti la mia reazione quando, dopo averlo catturato, il Professor Oak me lo diede come nuovo starter!»

Cinnamon, ancora terrorizzato all’idea, si limitò ad annuire, e Ninetales con lui.

«Per mia fortuna Pikachu si rivelò non solo un potente alleato, ma l’unico che oltre a me si rendeva conto degli orrori che ci circondavano. Ti risparmio gran parte delle mie avventure, ma sappi che a un certo punto, ancora non so come, trovai dei punti del percorso in cui sembrava possibile teletrasportarsi in posti a caso. Fu così che mi ritrovai… direttamente nella sala di registrazione del Campione della Lega Pokémon.»

Cinnamon era sconvolto: «Così? Dal… nulla?»

Red annuì: «Esattamente. Al suo interno mi ritrovai il Professore che, dando per scontato che se mi trovavo lì dovevo aver sconfitto i Super Quattro, mi registrò come nuovo Campione della Lega Pokémon.»

Cinnamon, sconvolto, recitò a memoria dall’articolo che aveva letto e riletto più volte: «Con solo un Pikachu di livello 25 e un Charmander di livello 5 e senza che nessuno l’avesse visto comprare un singolo strumento in nessun Pokémarket dell’intera Kanto»

Red alzò gli occhi al cielo: «Non che non ci avessi provato, a un certo punto! Mi hanno anche rubato lo zaino!»

Pikachu lo scimmiottò: «Pika pipipika pipika…»

Il giovane uomo rispose: «Me lo rinfaccerai a vita, vero?»

Pikachu annuì: «Pika!»

Cinnamon li interruppe, riguardando freneticamente il taccuino: «No, aspetta un attimo! Tu mi hai detto che il Charmander l’avevi perso al Laboratorio all’inizio della tua avventura! Come hai fatto ad averlo di nuovo per la registrazione come Campione?»

Il ragazzo ridacchiò soddisfatto: «Ehi, hai visto Pikachu? È un vero Prof, è stato attento a tutti i dettagli!»

Il Pokémon annuì con aria soddisfatta e applaudì persino, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Ninetales, che non sopportava che prendessero in giro il suo amico.

«A un certo punto della mia avventura, il mio Charmander mi fu restituito, perfettamente integro, senza alcun glitch.»

«Da chi?»

Red ci pensò un attimo prima di rispondergli: «Uhm… anche se finora hai dato retta alla mia storia, questa potrebbe essere un po’ troppo anche per te. Forse faccio prima a fare così… JOY!!!»

A quell’urlo qualcosa sbucò da una parete e Cinnamon, preso alla sprovvista, si spaventò tanto da cadere dalla sedia, seguito dalle grasse risate di Pikachu. Una figura umana piccolissima, grigia, indefinita, che poteva distinguere essere femminile solo per i lunghi capelli, si era avvicinata a loro. Non era possibile distinguerne i lineamenti del volto, e neanche la sua espressione. Red le sorrise.

«Cinnamon, ti presento Joy

La fantasma s’inchinò: «Benvenuto al CENTRO POKÉMON!»

Cinnamon, ancora a terra, si guardò intorno perplesso: «Eh?»

Red gli sorrise: «Non so se Joy sia il suo vero nome, ma parla solo ed esclusivamente con le frasi delle infermiere dei Centri Pokémon, per cui l’ho soprannominata così. Ci vuole un po’ di allenamento per interpretarla.»

Poi si rivolse al fantasma: «Joy, potresti fare qualcosa per i suoi occhi?»

«Benissimo. Guariamo anche i tuoi.»

«Allora, per favore, aiutalo.»

«Benissimo. Allora dammeli.»

Cinnamon era sempre più confuso e terrorizzato. In che senso doveva darle i suoi occhi?

Ma dopo aver detto quello la fantasma si limitò ad avvicinarsi e ad appoggiare le sue mani sugli occhi del ragazzo. Cinnamon sentì una piacevole sensazione di calore attraversargli il corpo, a partire dai bulbi oculari. Ninetales, preoccupato, avvolse le sue code intorno alle gambe del suo amico, pronto a portarlo via se necessario. Pochi secondi Joy dopo tolse le mani e fece un altro inchino.

«I tuoi POKÉMON sono in perfetta forma!»

Red aggiunse: «Apri gli occhi, Cinnamon

Il ragazzo obbedì e dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte notò che non vedeva più quelle auree rosse o blu intorno a umani e Pokémon. Ninetales esultò nel rivedere i familiari occhi quasi arancioni del suo amico.

Red sorrise: «Come immaginavo, Joy riesce a sistemare anche questo.»

La fantasma si voltò verso di lui con una mano tesa: «Guariamo anche i tuoi.»

L’allenatore alzò le mani: «Mi dispiace, ti ringrazio ancora una volta per l’offerta, ma Pikachu me lo tengo così com’è.»

Di tutta risposta Pikachu le rivolse una linguaccia e le fece il gesto dell’ombrello, ma lei sembrò non prendersela.

Cinnamon si guardò intorno ancora stupefatto: «Wow! È… è fantastico! Ce l’ha fatta davvero!»

Poi si chinò ad abbracciare Ninetales: «È stato davvero interessante vedere dai tuoi occhi. A quanto pare hai la vista termica… dovrò farci uno studio quando questa storia sarà finita, sono sicuro che verrebbe fuori una fantastica pubblicazione!»

«Nine!»

Red sorrise: «Joy, piano piano, sistemò anche tutta la mia Kanto. Un lavoretto come i tuoi occhi per lei è una bazzecola.»

Cinnamon riemerse dal pelo del suo Pokémon: «Davvero?»

L’allenatore annuì e riprese a raccontare: «Dopo la mia proclamazione a Campione, terrorizzato dalle follie a cui avevo assistito, mi chiusi nella mia camera per un bel po’, rifiutando persino di vedere mia madre… diamine, quei continui TMZ4, se all’inizio mi spaventavano, dopo un po’ erano solo noiosi. Finché, non so quante settimane dopo, sentii mamma chiamarmi per la cena in un linguaggio umano. Ricordo che corsi giù col cuore in gola, con Pikachu sulla mia testa pronto a fulminare qualsiasi cosa… ma improvvisamente mia madre era tornata come nei miei ricordi migliori. Mangiai quella cena incredulo e all’erta, pronto a scappare non appena avessi visto o sentito cose strane, ma sembrava davvero tutto a posto. Quando, ancora stupefatto, tornai in camera, trovai Joy fluttuante sopra il mio letto. Con quel linguaggio tutto suo mi fece capire che aveva aggiustato mia madre e con non poca insistenza mi convinse a uscire di casa. In quelle settimane aveva sistemato tutto, con mia grande meraviglia. Le mancava giusto solo il mio Pikachu, ma ormai mi ero affezionato a quella peste e decisi di tenerlo così. Joy rimase da allora in mia compagnia, seguendomi in maniera discreta, ma evitando sempre di farsi vedere dagli altri.»

Red, a quel punto, si lasciò sfuggire un sospiro: «Ma se inizialmente pensai che l’incubo fosse finito lì… scoprii presto che mi sbagliavo, e che in realtà era appena cominciato.»

«Eh?»

L’allenatore rivolse uno sguardo malinconico al fantasma: «Joy aveva aggiustato cose e persone, ma non aveva potuto eliminare gli eventi. Quella registrazione come Campione era rimasta, e il fatto che nessuno si ricordasse di avermi affrontato, né in Palestra né alla Lega, e che ci fossi riuscito con soli due Pokémon e di livello così basso, suscitò non poco scalpore. Vennero a cercarmi giornalisti sia di Kanto che di Johto, per chiedermi come avessi fatto… e per me fu il panico. Mi chiesero di mostrare medaglie che non avevo, di spiegare imprese che non avevo fatto, e rischiai denunce per colpe che non avevo commesso. All’inizio provai a spiegare la situazione, da cui quell’intervista che hai ritrovato, rarissima, tra l’altro, ma poi mi resi conto che nessuno mi credeva. Quando sentii mia madre parlare con il Professor Oak di mandarmi da un medico perché evidentemente durante il mio viaggio ero diventato pazzo, presi la mia decisione estrema. Scappai nuovamente da casa senza dire nulla a nessuno e, con Pikachu, Charmander e altri Pokémon che catturai strada facendo diventai l’Allenatore che tutti si aspettavano che io fossi. Rifiutai di rivolgere la parola a chiunque, guadagnando l’appellativo di Allenatore Muto, e mi allenai con severità a Johto, fino a trovare la giusta zona isolata e con Pokémon abbastanza potenti da affrontare.»

Cinnamon annuì, continuando a prendere appunti: «Il Monte Argento.»

«Per un paio d’anni nessuno mi disturbò, permettendomi di temprare i miei Pokémon e me stesso. Almeno finché non si presentò un giovanissimo allenatore, il nuovo Campione della Lega, con ben sedici medaglie e una voglia matta di sfidare “la leggenda”. Ero sinceramente intimorito da quello scontro, non avevo idea se il mio durissimo allenamento avesse dato i frutti sperati e se fossi all’altezza di un vero Allenatore, uno che aveva fatto davvero tutta la sua avventura, anzi, persino di più. Persi, ma in modo più che onorevole, e anzi, sperai che con quella sconfitta le attenzioni dei più si rivolgessero al mio giovane sfidante.»

Red ridacchiò: «Speranza vana. Intorno a me si era creata un’aura di mistero che mi rendeva ancora più leggendario agli occhi dei nuovi aspiranti Campioni. Ma quella lotta appassionante mi aveva sbloccato e ridato fiducia in me stesso. Ero pronto per scendere dal monte e affrontare la celebrità, con quel chiacchierone di Blue più che disposto a parlare per me a giornalisti e fan, e dedicarmi a tornei seri senza paura di sfigurare.»

A quella frase Cinnamon realizzò una cosa: «Aspetta… tu hai affrontato i tornei ufficiali con un Pikachu glitchato?»

Alla faccia perplessa dell’aspirante professore Pokémon sia Pikachu che Red scoppiarono in una sincera risata.

«No, no! Pikachu interviene solo in competizioni amichevoli, non voglio essere disonesto.»

Pikachu con le braccia incrociate, sospirò: «Pipika pika…»

«Anche se lui non vedrebbe l’ora di fare a scazzottate di continuo, nonostante gli anni gli è rimasto l’animo da teppista di strada.»

«Ma tu lotti sempre con Pikachu! Sei famoso anche per questo!»

A quel punto il diretto interessato balzò verso lo zaino di Red, aprì la zip esterna e tirò fuori una piccola Pokéball. Red sorrise.

«Eppure mi sembrava di avertelo detto… Pikachu, prima di essere un Pokémon, è un allenatore!»

Pikachu lanciò la sfera, facendo uscire un secondo Pikachu, praticamente identico a lui.

«Direttamente dal Bosco Smeraldo, ti presento Pichaku, il sosia di Pikachu. Allenato da lui stesso a comportarsi esattamente come farebbe lui, e con il preciso ordine di obbedire alle mie richieste in combattimento. Non sono il suo Allenatore Originario, ma ormai dopo anni abbiamo raggiunto un buon affiatamento. Pikachu non vuole rientrare nella sua Pokéball, così quando iniziamo un combattimento lui si rifugia nello zaino e tira fuori Pichaku. Nel dubbio che possano scoprirci non l’ho mai portato in un Centro Pokémon, ma l’ho curato sempre solo con strumenti o grazie all’aiuto della mia amica Joy

La fantasma fece un altro inchino: «Rimettiamo in sesto i tuoi POKÈMON!»

Cinnamon la guardò dubbioso: «Tutto questo è fantastico, ma sinceramente… come facciamo a far arrivare Joy dai malati senza spaventare tutti o svelare il tuo segreto?»

Red fece una smorfia e iniziò a pensare a una soluzione, ma una voce inaspettata fece trasalire tutti i presenti.

«A QUESTO POSSO PENSARCI IO!»

Se Red e Pikachu si spaventarono parecchio, il brivido di puro terrore che attraversò Cinnamon e Ninetales nel riconoscere quella voce non fu nulla al confronto.

«P-P-Professor Kukui

Una vocetta allegra rispose: «Ciao Cinnamon! È un piacere tornare a parlarti dopo tanto tempo. Per te no?»

Il ragazzo, preso in contropiede, non sapeva cosa rispondere, così Kukui continuò: «Se prendi il tuo telefono dallo zaino non mi costringi ad urlare per farmi sentire.»

Con un po’ di titubanza, Cinnamon obbedì, chiedendosi come avesse fatto il professore ad aver attivato una chiamata senza che lui intervenisse. Quando però prese in mano il suo smartphone, trovò qualcosa di molto familiare sullo schermo.

«Roto-to-tom

Dalla sorpresa il ragazzo lanciò il telefono in aria, che venne afferrato al volo da Ninetales.

«Roto-tom! Non è carino farmi cadere così, al primo saluto ufficiale!»

Cinnamon riprese con calma il cellulare in mano, imponendosi di calmarsi: «Un Rotom? Da quando c’è un Rotom nel mio telefono?»

Il faccione del Pokémon lasciò posto a quello del Professor Kukui: «Dalla tua sfida contro Hala a Mele Mele! Hai lasciato lo zaino incustodito e così ho potuto installarlo facilmente senza che tu te ne accorgessi. Gli ho chiesto di rendersi invisibile, di stare in silenzio finché non avesse sentito la mia voce, e di tenere sempre una chiamata attiva in background quando non avevi il telefono in mano.»

«Ma… ma…»

Kukui lo guardò divertito: «Mio giovane allievo, credevi davvero che nessuno mi avesse avvisato di uno strano sfidante del Giro delle Isole senza Pokédex né starter? Chrys mi ha chiamato subito, chiedendomi se fosse regolamentare, e dopo avermi descritto l’allenatore che aveva davanti, ho capito subito che si trattava di te. Ho chiamato a casa tua e mi hanno confermato che eri partito per una ricerca. Se però avevi organizzato qualcosa di così grosso senza avvisarmi la questione doveva essere seria… così ho chiesto a tutti i Capitani di affrontarti regolarmente, come un allenatore autorizzato, senza farti sconti, o ti saresti potuto insospettire. Volevo davvero vedere quali fossero le tue intenzioni.»

Il professore gli rivolse un sorriso a trentadue denti: «E devo dire che è stata una ricerca sotto copertura straordinaria! Hai mantenuto fede al tuo ruolo fino alla fine, portando avanti con convinzione le tue ipotesi, e sei arrivato a scoprire uno dei più grandi segreti che si cela dietro il nostro mondo!»

Poi si fermò, ripensando alla frase che aveva appena detto: «Mi riferivo all’esistenza dei glitch, non alla tua storia, Red, esattamente come Cinnamon sono molto più interessato a risolvere la Pokézione che al gossip. Prometto di mantenere il segreto, non ho assolutamente nulla da guadagnarci a diffondere una storia vecchia di vent’anni di cui ormai nessuno ricorda più i dettagli.»

Red, leggermente rosso in volto, annuì in un muto ringraziamento, e Kukui riprese: «Per quanto riguarda il passaggio in incognito della nostra signorina Joy, se ho capito bene dalla storia che ho sentito, può possedere le persone, giusto?»

Red annuì: «Sì, lo ha fatto più di una volta. La persona posseduta non ricorda nulla di quanto ha fatto in quel periodo.»

«Ma lei continua a parlare in quel modo, vero?»

«Sì, non sa dire altre frasi.»

Kukui esultò: «Perfetto! Mia moglie conosce la persona giusta! Ora la contatto e chiedo se si può prestare a questo ruolo, ma credo proprio che non avrà nulla in contrario. Cinnamon, raggiungimi appena puoi al mio laboratorio con Joy, mi occupo io di tutto il resto dell’organizzazione!»

E chiuse la chiamata così, senza neanche salutare. Cinnamon, ancora sconvolto da tutte quelle scoperte, rimase immobile per qualche secondo, senza neanche respirare. Red lo risollevò dai suoi pensieri.

«Il Professore Pokémon di Alola, deduco.»

Cinnamon sospirò: «Sì, ed è anche il mio maestro.»

«Immaginavo. Tipo esuberante, mi ricorda un po’ Blue.»

Red si voltò verso Joy: «Avresti voglia di separarti da me per un po’ e seguire questo ragazzo per sistemare un po’ di glitch?»

Joy fece un piccolo inchino: «Benissimo. Guariamo anche i tuoi.»

L’allenatore però non fu completamente soddisfatto della risposta. Scambiò un rapido sguardo d’intesa con Pikachu, il quale, dopo un momento di indecisione, sospirò, annuì e gli lanciò la Pokéball di Pichaku, facendo poi un balzo sulla spalla di Cinnamon.

Red guardò Cinnamon dritto negli occhi: «Non posso allontanarmi dall’Albero Lotta per troppo tempo, e non mi piace l’idea di lasciare Joy in un mondo che non conosce e con le sue grosse difficoltà di comunicazione, per cui Pikachu verrà con voi e le farà da bodyguard. Mi riporterai qui entrambi non appena l’emergenza sarà risolta.»

Pikachu guardò male Red: «Pika! Chu chu kaka pika chu ka! Pichaku chu ka ka pika

L’Allenatore rise: «So benissimo che sai tornare da solo e che vuoi assicurarti che io e Pichaku non facciamo disastri in tua assenza. Noi faremo i bravi, vero Pichaku

Il Pokémon annuì: «Piiiika

Pikachu non sembrava del tutto convinto e Red rise: «E dai, sarà un ritorno ai vecchi tempi, a quando mi facevi da guardia del corpo contro un mondo impazzito!»

Cinnamon, non visto, alzò gli occhi al cielo. L’idea di andare in giro con una guardia del corpo Pokémon psicopatica e glichata e un fantasma di infermiera Joy non lo faceva impazzire, ma in qualche modo quella crisi andava risolta.

«Joy, mi raccomando, non approfittare della mia assenza per aggiustare Pikachu. Lo rivoglio così com’è al vostro ritorno.»

La fantasma fece un inchino, mentre alle sue spalle Pikachu le rivolgeva l’ennesimo gesto dell’ombrello.

«Allora io vado. Ti ringrazio per tutto, Red.»

«Di nulla, io per primo farei qualsiasi cosa per non far vivere a nessuno quello che ho vissuto io. Riportameli entrambi sani e salvi.»

Pikachu alzò il pugno infuriato: «Pika pipipika

Red ridacchiò: «Ovviamente parlavo a te, Pikachu. Non picchiare il povero aspirante Professore, ha fatto tanto lavoro e questa terra ha bisogno di prof come lui.»

Pikachu fece una smorfia: «Piii… ka pika pi

L’allenatore rivolse a Cinnamon un occhiolino e il ragazzo, con un sospiro, aprì la porta, trovando a terra Blue, che si teneva una mano sull’occhio imprecando sottovoce. Sulle sue spalle, Pikachu scoppiò in una risata incontrollabile. Con un sospiro, l’aspirante professore Pokémon, assicurandosi di essere seguito sia da Ninetales che da Joy, corse via.

 

 

«Joy, ti presento… Joy

La professoressa Magnolia rise di cuore nel vedere arrossire la giovane infermiera tirocinante del Centro Pokémon nel percorso 2 mentre tentava di tendere la mano al fantasma, che ovviamente non la strinse, ma si limitò a fare un inchino.

«Benvenuto!»

Il professor Kukui le sorrise: «Allora, ti è tutto chiaro? Per qualche giorno ti faremo possedere in qualche momento da lei, giusto il tempo di guarire le persone infette dalla Pokézione. Nessuna conseguenza, solo non ricorderai nulla di quei momenti e passerai al massimo per un’infermiera un po’… ehm…»

Kukui guardò per un momento la fantasma, cercando un modo per non risultare offensivo: «… particolarmente dedita al tuo lavoro.»

L’aspirante infermiera annuì con un sorriso: «Sì, mi è tutto chiaro. Se serve davvero per rimettere tutto a posto mi presto volentieri a questa possessione. E poi è un’infermiera Joy, non può essere cattiva.»

Kukui era estremamente entusiasta: «Fantastico! Due tirocinanti salveranno Alola! Non è poetico tutto questo?»

Magnolia lo interruppe: «A proposito, Cinnamon dov’è?»

«Oh, sta giocando con i miei Rockruff e il Pikachu di Red, non sono adorabili?»

Di tutta risposta Cinnamon gridò: «Adorabili un corno! Qualcuno si decide a darmi una mano???»

Magnolia accorse nella stanza affianco del laboratorio del marito, trovando il ragazzo cercare inutilmente di sedare una rissa tra Pikachu e gli altri Pokémon del professore; una vera rissa da strada, combattuta non a suon di mosse regolamentari ma a pugni, calci, morsi e quant’altro.

La dottoressa si precipitò a soccorrere Cinnamon e Ninetales, che avevano già lividi ed escoriazioni provocate dai collari di roccia dei Rockruff, mentre il professore rimase sulla porta a guardarli: «Visto? Cosa dicevo? Adorabili!»

Quando fu sicuro che Pikachu non potesse sentirlo, il ragazzo borbottò a bassa voce: «Stupido Pokémon teppista in preda a una crisi di mezza età…»

Magnolia gli sorrise: «Su, dai, guarda il lato positivo… le due Joy sono d’accordo.»

«Almeno quello.»

«Dobbiamo solo capire da chi cominciare.»

Cinnamon e Ninetales si scambiarono un’occhiata complice: «Forse noi abbiamo un’idea…»

 

 

Kukui sorrise: «È bello rivederti con il tuo camice, Cinnamon

Il ragazzo, senza distogliere lo sguardo, rispose: «Mancava molto anche a me. Vestire i panni dell’Allenatore non è stato così male, ma alla fine questo è il mio ruolo.»

Il professore si sedette sulla sabbia affianco al suo alunno ad ammirare il tramonto sul mare. La spiaggia poco lontano dal suo laboratorio era sempre magnifica.

«Dove hai lasciato Ninetales

«A casa, a godersi un po’ di coccole di mia madre, insieme agli altri. Direi che anche lui si è meritato un po’ di riposo, no?»

Kukui sorrise, ma Cinnamon, dopo aver appoggiato sulla sabbia lo zaino da Allenatore che teneva sulle spalle, continuò serio: «Quindi è andato tutto a posto? Ho ricevuto una cartolina di ringraziamento da quella ragazza di Akala e ho sentito i tg, ma per il resto...»

«Uhm… direi di sì. Le due Joy hanno fatto un ottimo lavoro, la Pokézione è completamente arginata. I giornalisti mi chiederanno ancora per qualche mese come abbiamo fatto, ma conto che tra un po’ l’attenzione su questa storia cali a sufficienza e tornino tutti a interessarsi al Battle Royal. Purtroppo non abbiamo modo di agire sulle cause, ma ho raggiunto un accordo con Red per cui se dovessero esserci altri casi ci riporterà la nostra amica ectoplasmatica in un lampo.»

Cinnamon fece una smorfia: «Non mi parli di lampi, fulmini o qualsiasi cosa riguardi l’elettricità, la prego…»

Kukui sorrise: «Vedo che lo studio di un Pokémon glitch è stato piuttosto stancante.»

«Stancante??? Lei definisce solo stancante dover star dietro a uno psicopatico che prende a botte qualsiasi Pokémon incontri, che ti fulmina se provi a dire qualcosa a lui o a Joy e con il costante terrore che possa tirare fuori una Pokéball e catturare te o qualcuno che ti circonda??? Credo che Red soffra seriamente di una grave forma di Sindrome di Stoccolma, altrimenti non mi spiego perché continui a tirarselo dietro senza farlo sistemare da Joy! Lei tra l’altro non vede l’ora di farlo!»

Kukui sorrise di cuore: «Io credo solo che Pikachu abbia approfittato della prima occasione in tanti anni in cui si è potuto staccare da Red per divertirsi un po’.»

«Alle mie spalle, però!»

Cinnamon sospirò: «Penso che lei abbia ragione, se avesse avuto davvero cattive intenzioni avrebbe potuto fare quasi qualsiasi cosa e io non avrei avuto alcun mezzo per fermarlo.»

«Uhm… su questo punto non sono d’accordo.»

Cinnamon si voltò stupito verso il professore e lui gli sorrise: «Forse non te ne sei reso conto, ma attualmente sei il più grande studioso di un argomento così cruciale e così misterioso come i glitch. Se solo riuscissimo a far accettare l’argomento dalla comunità scientifica, con la super ricerca che hai fatto non solo saresti già Professore, ma avresti tutti i mezzi per continuare le tue ricerche.»

Cinnamon fece una smorfia: «Ma ci vorranno anni, se tutto andrà bene, e sicuramente non verrò nemmeno ascoltato se non avrò già la qualifica di Professore Pokémon. Per questa ragione…»

Il ragazzo aprì la zip dallo zaino e consegnò a Kukui un corposo plico di fogli: «… ecco la mia pubblicazione per l’Accademia. Con questa potrò ottenere la qualifica, no?»

«Ah, allora è per questo che hai chiesto di vedermi! Mi sembrava strano che avessi rinunciato a seguire tutte le fasi della cura per chiuderti in casa semplicemente a riposare…»

L’uomo prese il plico e lesse con estremo interesse il titolo sul primo foglio: «Analisi della visione termica negli esemplari di Vulpix e Ninetales Alola

Cinnamon, leggermente imbarazzato, distolse lo sguardo e continuò: «Mi servirebbe giusto un esemplare di Vulpix o Ninetales del continente per verificare con qualche test se anche gli esemplari di tipo fuoco possiedono questa caratteristica o se si è sviluppata solo grazie al regionalismo, ma conto sulle sue conoscenze. Ho già abbozzato un capitolo in proposito.»

Kukui sorrise intenerito: «Non male, non sarà una ricerca sui glitch, ma l’hai potuta compiere solo tramite questi… mi piace il tuo stile, Cinnamon

Il professore, per colpa della luce del tramonto, non poté capire la vera causa del volto rosso del ragazzo, ma decise di continuare: «Hai messo l’interesse degli abitanti di Alola, umani e Pokémon, prima dei tuoi obiettivi personali; hai intrapreso una ricerca che sapevi benissimo che non ti sarebbe stata utile per il diploma; hai affrontato difficoltà e problemi che non conoscevi solo per giungere al tuo obiettivo, senza mai arrenderti.»

Cinnamon, sempre più in imbarazzo, borbottò ancora: «Non è vero, mi sono arreso eccome.»

Kukui lo ignorò volutamente: «La tua aspirazione non sarà quella dell’Allenatore, ma il Giro delle Isole ha indubbiamente fatto crescere anche te. Non posso ancora darti il diploma che ti spetta, ma ho qualcosa per te.»

Il professore porse a Cinnamon un piccolo taccuino, che aprì incuriosito. Era un libretto ufficiale del Giro delle Isole con tutti i timbri e delle note affettuose scritte a mano da ogni Capitano.

Kukui, con tono solenne, annunciò: «I quattro Kahuna di Alola, all’unanimità, riconoscono il tuo valore e quello delle tue ricerche. Il tuo Giro delle Isole è stato convalidato e ti attendono fiduciosi come nuovo Professore Pokémon rappresentante di Alola quando andrò in pensione.»

Cinnamon sbarrò gli occhi, sconvolto, senza distogliere lo sguardo dai timbri: «Io… Professore Pokémon rappresentante di Alola?»

Kukui, ridendo, gli diede una forte pacca sulle spalle: «Quando andrò in pensione, ho detto! E ci vorrà ancora un bel po’, ho un sacco di ricerche sui cristalli Z da concludere! Ma potremmo dividerci il laboratorio per un po’, che ne pensi?»

Cinnamon era incredulo: «Io… io non so cosa dire…»

L’uomo divertito, gli sussurrò all’orecchio: «Io ti suggerire di dire di sì.»

«S-sì! Sì, certo! Io… non la deluderò! Né lei né i Kahuna

Kukui sorrise. Cinnamon, la giovane Joy che si era prestata alla possessione, la neo nominata Kahuna Hapi e i giovanissimi Capitani Chrys, Suiren, Ibis e Kawe… erano tutti delle fantastiche premesse di un futuro luminoso.

«Un periodo prospero attende Alola, ne sono sicuro.»

 

 

Non pensavo sarei tornata sui glitch, ma non posso negare che questo periodo difficile abbia ispirato questa storia. E poi sì, lo ammetto… volevo riprendere in mano il mio Pikachu, maleducato come sempre! Ovviamente questa volta non ho potuto mettere le immagini e i video dei glitch, ma spero che vi sia piaciuto.

Se qualcuno volesse leggere le avventure di Red, potrà trovarle qui, io per il momento vi saluto e vi auguro buone vacanze.

Alla prossima!

 

Hinata 92

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: hinata 92