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Autore: Ilsognodiunascrittrice    23/08/2020    0 recensioni
Audrey è una ragazza di 18 anni, abita a Notting Hill, un quartiere di Londra insieme ai suoi genitori. La sua vita non è stata semplice sin dal primo giorno della sua nascita. La sua unica colpa è stata nascere con gli occhi rossi e i capelli neri.
È sempre stata la pecora nera della famiglia, a scuola le hanno sempre affidato il nome “figlia del diavolo”, ma alle superiori è riuscita a farsi un’unica amica, che è diventata la sua migliore amica, ovvero Connie. È stata l’unica persona ad andare oltre le apparenze, volendo conoscere Audrey.
La sua vita procede bene nonostante le difficoltà, finché in una sera fredda di Londra, Audrey è costretta a uccidere suo padre, per legittima difesa.
Da quel momento è costretta a cambiare identità. Scappando da una città all’altra quando viene scoperta, con l’aiuta di Connie.
Si stabilisce ad Astoria un quartiere di Mahnattan, decisa a provare ad avere una vita normale mentre costruisce la sua innocenza. Inizierà a frequentare la scuola, conoscerà nuove persone, stringerà nuove amicizie che la porteranno ad essere più determinata nel dimostrare di essersi solo difesa, e quando inizierà a riaprire il suo cuore all’amore, la sua permanenza ad Astoria sarà messa a
Genere: Drammatico, Generale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Yato
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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CONNIE

Chiudo la porta del bagno e vado in camera mia. Dopo una giornata stressante tra scuola e lavoro avevo proprio bisogno di una doccia calda.
Abito da sola. I miei genitori mi hanno comprato questa casa qui a Nothing Hills, ma a patto che mi trovassi un lavoro e che mi mantenessi da sola.
Mi hanno dato dei soldi con cui partire, ma per il resto dovevo cavarmela da sola. Lavoro come segretaria, e questo è un vantaggio da una parte.
Non è molto tranquillo, visto che appena esco da scuola devo recarmi subito in ufficio, ma in accordo con il capo, mi fa fare quattro ore e il week-end mi fa andare solo il sabato mattina, il vantaggio sta nel fatto che posso lavorare da casa.
Mi hanno fornito un cellulare, hanno la mie e-mail e il capo mi invia ciò che devo concludere a casa.
Ovviamente cerco di fare tutto in ufficio, ma in 4 ore non fai molte cose. Lascio la porta della camera aperta, non essendoci nessuno non ho paura che qualcuno possa invadere la mia privacy.
Mi lego in una cosa alta i capelli ancora umidi e apro l’armadio. Prendo sempre i vestiti la sera prima, in modo che la mattina posso fare tutto con più calma.
Prendo una camicia rosa con le maniche che arrivano fino a metà gomito, dei jeans grigi, e degli stivaletti neri con un po’ di tacco. Sopra metterò una giacca bianca. Cerco di essere il più professionale possibile, visto che poi devo recarmi a lavoro.
Accendo la televisione e mi metto Netflix. Faccio partire un film e mi metto sotto le coperte. Dopo neanche cinque minuti, i miei occhi mi comunicano che non guarderò ancora per molto il film.
Spengo la tv e appoggio il telecomando sul comodino. Prendo il telefono, sono le due del mattino, è meglio dormire. Metto la sveglia alle sette e blocco lo schermo.
Metto il telefono in carica e mi lascio andare nella morbidezza del cuscino e nel calore della coperta.
Vengo svegliata da dei colpi sulla mia porta di casa.
Magari è un sogno, ma realizzo che non è così quando i colpi si fanno più insistenti. A malavoglia mi alzo dal letto e controllo l’ora. Manca un quarto d’ora per le tre. Chi è che quasi alle tre del mattino bussa alla mia porta. Ho un po’ di ansia, ma cerco di stare tranquilla, al massimo chiamo la polizia.
Mi metto le ciabatte e scendo di sotto.

<< Arrivo! >> Urlo alla persona che sta maltrattando la mia porta di casa.

Quando l’apro, mi vedo davanti l’ultima persona che mi sarei aspettata di trovare. Audrey, la mia migliore amica. Di solito quando vuole venirmi a trovare, mi manda un messaggio, non si presenta così di punto in bianco, e soprattutto mai a quest’ora. Mi stringe in un abbraccio lasciando cadere il borsone. Ricambio l’abbraccio.

<< Santo Dio, sono quasi le tre del mattino. Che ti salta in mente? >> Ricambio l’abbraccio. << Entra. >> Una volta sciolto l’abbraccio, prendo le sue cose e la faccio entrare.

<< Connie. Mi dispiace di disturbarti a quest’ora. >> Chiude la porta e accende la luce.

I miei occhi si sgranano davanti alla vista della maglietta di Audrey ricoperta di sangue. Per quanto indossi la giacca, non nasconde alla perfezione le macchie di sangue.
Il mio istinto diceva che fosse qualcosa di grave, e ora ne ho la conferma. Guardo gli occhi di Audrey. Sono rossi, gonfi, avrà pianto per tutto il tragitto.
Nel momento in cui mi riprendo, senza dire nulla, vado in cucina a prenderle un bicchiere d’acqua. Mentre prendo il bicchiere e la caraffa dell’acqua da dentro il frigo, le mani iniziano a tremarmi. Ripeto a me stessa di stare calma, non posso farmi vedere spaventata da Audrey. In questo momento ha bisogno di me, e non l’aiuterebbe vedermi spaventata, nervosa e ansiosa. Questo la porterebbe a pensare che voglio andare contro di lei, che la voglio abbandonare, o persino che voglia chiamare la polizia.
Quando riesco a rilassarmi, metto l’acqua nel bicchiere e poso la caraffa nel frigo. Ritorno in salotto e vedo seduta sul braccio del divano. È spaventata. Le porgo il bicchiere d’acqua che appoggia sul tavolino di fronte al divano.

<< Mi spieghi che cosa cazzo succede? Perché sei coperta di sangue? >> Inizio a fare avanti e indietro per la stanza. << Audrey, che cos’hai fatto? >> La guardo dritto negli occhi, cercando di nascondere il nervosismo nella mia voce.

Dopo aver preso un respiro, Audrey mi racconta ciò che è successo. Mentre lo racconta faccio fatica a crederci. Non ha mai passato una bella vita. La sua rovina è stata il fatto di essere nata con occhi rossi e capelli neri. Ciò le ha causato di venir associata alla figlia del diavolo. I suoi genitori non sono mai stati molto amorevoli con lei, non tanto sua madre, ma suo padre l’ha sempre odiata.
Sapevo che non provava molta simpatia nei confronti di Audrey, ma non mi sarei mai aspettata che avesse organizzato il suo omicidio.
I genitori di Audrey non hanno avuto più vita sociale dopo che le persone sono venute a scoprire del colore dei capelli e degli occhi di Audrey.
Nemmeno io ho avuto molti amici dopo che sono diventata la migliore amica di Audrey. Non mi dispiace, perché Audrey si è sempre rivelata l’amica che ho sempre desiderato.
Per quanto le persone si sono definite sempre mie amiche o miei amici, alla prima occasione mi hanno sempre abbandonata per frequentare persone che somigliassero a loro.
Non ho mai amato le persone che pur di farsi accettare nascondono loro se stessi. Audrey non è così. Lei è sempre stata se stessa.
Mi sono affezionata a lei perché è diversa dagli altri. Agli inizi non è stato facile stringere un legame con lei, molte volte si è incolpata per il fatto che non avessi degli amici.
La considero sangue del mio sangue anche se non abbiamo nessun legame di parentela. Vedo quanto è difficile per lei raccontarmi tutto. Alla fine del racconto cerca di non far scendere le lacrime.

<< Audrey...non so cosa dirti. Ti sei difesa, ma scappando, dimostri altro. Voglio aiutarti, ora vai a farti una doccia, io mi occuperò dei tuoi documenti. Conosco qualcuno che può aiutarmi, ma non adesso. Spero solo che tu non abbia lasciato tracce che possano portare a me. >> Nella mia voce sento un tono di paura, ma non riesco a controllarla questa volta. << Se venissero a cercarmi per il legame che ho con te, sarà difficile organizzare la fuga. >> Non voglio andare contro di lei, ma è importante che non ci siano tracce di me, sennò non riesco ad aiutarla come vorrei.

Non risponde, ma so che il suo silenzio non vuol dire che si sia offesa. Il silenzio di Audrey, a meno che non le hai fatto un torto, è un segno che ha bisogno di tranquillità, di prendersi un momento da sola, ma che dopo ritornerà a parlare.
Non posso biasimarla, non è facile essere forti in un momento del genere, chi ci riuscirebbe? Non ci riuscirei nemmeno io.
Prende le sue cose e sale. Ormai questa casa la conosce, è sempre stato il suo rifugio nei momenti in cui stava per cedere per la situazione in casa.
Non sempre rimaneva a dormire qui, per il semplice fatto che voleva stare con sua madre, purtroppo succube di suo padre.
Una volta salita, mi siedo un attimo sul divano per metabolizzare ciò che mi ha detto. Ho bisogno di studiarmi un piano perfetto per scappare.
Prima di tutto deve cambiare colore capelli e anche taglio. Ha bisogno delle lenti a contatto, e qualche modifica al corpo. Non intendo interventi sia chiaro.
Sospiro e salgo su in camera mia. Apro il cassetto dove tengo gli asciugamani per la doccia. Ne prendo due e vado verso il bagno.
Busso e una volta ottenuto il permesso, entro.

<< Ti ho portato degli asciugamani pulite. Erano in camera mia, mi sono dimenticata di dirtelo. >> Le appoggio sulla lavatrice. << Questi vestiti è meglio se li butto. Anche se non ti ha visto nessuno, non si sa mai che possano contenere tracce del tuo DNA una volta lavate. >> Prendo i vestiti. << O preferisci che li brucio? >> So che Audrey pensa che non sia da me, ed è vero, ma voglio aiutarla, non merita di finire dietro le sbarre.

Esco dal bagno e scendo giù in cucina. Avrei bruciato domani i vestiti. Prendo un sacco dell’immondizia e ci butto dentro i vestiti. Chiudo la busta e la nascondo nel mobile dove tengo le cose per pulire casa.
Vado a sedermi sul divano. Ho un camper che i miei genitori mi hanno regalato per i miei 18 anni. Sì, sono venuti fin qui per festeggiare con me il mio compleanno. Il camper se lo sono procurato tramite un amico di mio padre che abita qui. Ovviamente io non ne ero a conoscenza, né del fatto che mio padre avesse un amico che vivesse qui e nemmeno che mi regalassero un camper.
Oltre che per il mio compleanno, è stato un premio per essere riuscita a mantenere la promessa che ho fatto a loro.
Sospiro e ritorno in camera per prendere il cellulare. Scendo di sotto e vado a sedermi di nuovo sul divano.
Apro la rubrica e la scorro finché non trovo il numero del mio amico che si occupa di documenti d’identità e tutte queste cose qui, ma oltre ciò fa anche l’avvocato.
Per quanto mi dispiaccia, dovrò mentirgli su per la persona a cui serve il documento d’identità. Gli mando un messaggio, sapendo che domani mattina lo leggerà.

C: Scusa se ti scrivo a quest’ora. Ho bisogno di un favore, ci possiamo vedere domani sul tardo pomeriggio presso il tuo ufficio?

Blocco lo schermo e metto il telefono sul tavolino davanti a me. Sento scendere le scale, mi giro, è Audrey in pigiama. Mi chiedo se non abbia freddo con un pigiama così leggero. Mi sorride e si siede vicino a me.

<< Connie. Ho pensato alla mia fuga. Non voglio che tu mi aiuti, non voglio rovinarti la vita. Hai faticato tanto per poter ottenere la vita che hai ora. Hai un lavoro, vivi da sola, riesci a mantenerti e a combaciare scuola e lavoro. >> Distoglie lo sguardo. Per quanto capisca le sue motivazioni, non la lascerò sola e inizierò anche io una vita da fuggiasca.

<< Non pensarlo nemmeno per sogno, io ti aiuterò. Sei la mia migliore amica. Che me ne faccio di una vita possiamo dire perfetta senza la mia migliore amica. Tu sei stata l’unica ad accettarmi davvero, l’unica a non abbandonarmi mai, quindi, il minimo che possa fare è aiutarti. >> Audrey mi abbraccia e ricambio l’abbraccio. La tengo stretta per farle capire che non mancherà mai il mio supporto.

<< Ascolta. Adesso andiamo a dormire, domani organizzeremo tutto. È tardi, ed è meglio che abbiamo le menti lucide per organizzare la fuga. >> Sciolgo l’abbraccio e Audrey annuisce. << Guai a te se vai a dormire nella stanza degli ospiti. >> Conoscendola, so che l’avrebbe fatto per stare da sola o per paura che il nostro rapporto fosse cambiato solo per questa storia.

Audrey si alza e sale le scale. Per quanto si sia sinceri con lei, ha sempre una parte che la porta ad aver paura che quella persona sta mentendo, o che le dice ciò solo per darle il contentino.
Non sono una di quelle persone, e per quanto so che l’abbia capito, non posso di certo biasimarla se in questo momento ha dei dubbi.
Mi ha appena detto che ha ucciso il padre per legittima difesa, e per quanto io so del suo passato, è normale che possa pensare che possa abbandonarla. È una situazione pesante in cui nessuno vorrebbe farci parte.
Una volta che ci sei dentro, hai firmato la condanna a morte, hai rovinato la tua vita perché aiuti quella che per tutti è un’assassina.
Per quanto so i rischi che corro, non abbandonerò Audrey, e se questo vuol dire che ci rimetterò la vita, lo farò. Non posso abbandonare una persona così importante per me.
Sospiro, prendo il cellulare e controllo se ci sono notifiche. Il mio amico Mike mi ha risposto.

M: Tranquilla, ho appena finito di lavorare su un caso. Va bene, ti aspetto alle 9.30 A.M. nel mio ufficio.

Esco da Whatsapp dopo avergli mandato un ok. Guardo l’ora sono le cinque del mattino. Metto la sveglia per le otto del mattino. Il suo ufficio si trova a mezz’ora da dove abito io. Blocco il telefono e salgo su in camera. Entro e vedo che Audrey sta già dormendo. Ha accesso la luce della lampada che si trova sul mio comodino.
L’avrà accesa per permettermi di vedere qualcosa una volta in camera. Mi siedo sul letto e metto in carica il telefono.
Mi sdraio, mi metto sotto le coperte e spengo la luce. Mi giro verso Audrey e le accarezzo i capelli. Ne ha passate tante, voleva solo una vita normale, invece si ritrova a dover scappare e dimostrare la sua innocenza.
Purtroppo, non può farlo qui, è troppo ricercata, e per quanto la ricerca verrà estesa sul tutto il territorio dell’Inghilterra e su quello americano, restare qui è troppo pericoloso.
Piano piano i miei occhi si chiudono e sprofondo nel sonno. Vengo svegliata dal suono della sveglia.
Quando apro gli occhi, vedo Audrey dormire. Mi giro e spengo la sveglia. Mi siedo sul letto e mi stiracchio.
Prendo i vestiti che ho preparato ieri e vado in bagno per farmi una doccia veloce. Dovrò avvertire che oggi in ufficio non posso esserci.
Spero di trovare un altro lavoro come questo nella prossima città in cui stabiliremo. Ho abbastanza soldi da permettermi di affittare un appartamento, ma non molti da potermi comprare una casa.
Mi faccio la doccia e mi vesto. Mi faccio una coda alta ai capelli dopo averli asciugati. Mi trucco come mio solito e metto il pigiama nella lavatrice. C’è anche l’intimo di Audrey.
Le lascerò un bigliettino in cui le chiederò se può metterla avanti. Esco dal bagno ed entro in camera per mettermi le scarpe e il telefono.
Scendo di sotto e mi metto la giacca. Prendo la borsa che uso sempre per andare a scuola, le chiavi di casa e della macchina per poi uscire di casa.
Sospiro e mi dirigo verso la mia auto. La sblocco, entro, chiudo la portiera, mi metto la sveglia e parto verso la mia direzione.
Aiuterò Audrey ad ogni costo.

 


 

   
 
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