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Autore: Shireith    26/08/2020    6 recensioni
E in effetti non hanno fatto altro, loro due: fuggire, fuggire, fuggire, senza mai voltare lo sguardo. Sono fuggiti dal Maestro Fu, che ora – è passato quasi un anno – ricordano come un sogno lontano; fuggono da Papillon, che mai s’arrende; e fuggono da loro stessi.
‣ Storia candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum "Ferisce più la penna".
‣ Lovesquare ambientata durante lo speciale di New York ma scritta e pubblicata prima dell'uscita dello stesso, quando si conoscevano solo vaghi spoiler a riguardo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il linguaggio delle statue



«Puoi tenere la rosa:
si abbina al tuo costume.»
(Gelatone, 2x03)
 
 Rosso – è la prima volta.
 Nell’aria scura e pungente della notte, un terrazzo illuminato da piccole fiamme di candele è il palcoscenico di un ricordo lieto e al contempo doloroso.
 «Amo un altro, Chat Noir.»
 Ladybug pronuncia parole vere, parole che portano con sé un dolore che ancora nessuno dei due comprende, che nessuno dei due prevede; è la prima volta che Chat Noir viene respinto e va bene.
 La rosa, però, quella Ladybug – Ladybug, solo Ladybug – può tenerla.
 Lei accetta: è solo una rosa, ed è bella – rossa o bianca o blu non fa differenza, giusto?
 Rosso però è un colore caldo, intenso; rosso è l’amore acceso e passionale di innamorati le cui menti si rincorrono, le cui anime si cercano, i cui cuori sentono e vivono l’altra persona. Rosso è l’amore di due spiriti che hanno giocato con la vita abbastanza da sapere come funziona – e Ladybug e Chat Noir non l’hanno giocata, quella vita, non sanno come funziona.
 Rosso è il colore dell’amore e Ladybug lo accetta perché non sa; arrossisce, accetta la rosa, la stessa che poi custodirà – eppure non sa.
 
 Rosso – è la seconda volta.
 Sono lontani, ora, i loro sguardi, dispersi tra i meandri della metropoli americana i cui grattacieli sembrano fluttuare nell’inchiostro notturno; ancora più lontani, poi, i loro cuori: giovani, inesperti, che tanto hanno sbagliato e tanto sbaglieranno.
 Chat Noir respira per Ladybug e Ladybug respira per Adrien. Marinette e Chat Noir sono altro, gli amici lontani e cari relegati in una piccola stanza del cuore e lì dimenticati; Ladybug e Adrien sono a New York, nel cuore della persona che li ama, Marinette e Chat Noir sono a Parigi.
 Rosso. Ora lo sa, Ladybug – giovane, e forse però un po’ più esperta – che è il colore dell’amore che pensa di provare solo e soltanto per lui, per quell’Adrien di New York che non l’abbandona mai. Lo stesso Adrien di New York che non respira per lei, Marinette, ma per un’altra; e fa male, sì, eppur deve accettarlo.
 Non può, non ci riesce: non sembra esservi modo d’allontanare l’Adrien di New York. Ed ecco allora che torna a scrutare lo Chat Noir di Parigi, gli occhi brillanti di una speranza che lei uccide nel pronunciare un secco no a quella rosa che lui gli sta porgendo.
 Una sola sillaba che ferisce lui e indispettisce lei; perché non può, né Marinette né Ladybug, lasciar andare l’Adrien di New York – ci ha provato, eppur non può.
 
 Bianco – è la terza volta.
 Gli sguardi ancora una volta lontani, dispersi in quell’angolo di mondo, si cercano e si trovano; quello di Ladybug è indispettito, lo ammonisce in silenzio, perché lei sa – lui no.
 Bianco – quel che Chat Noir ignora – è un colore candido e immacolato, privo del peccato di cui ci si macchia con la perdita dell’ingenuità. Bianco è un amore anch’esso puro, complice di quegl’innamorati che la passione non la bramano perché non la necessitano; bianco è un amore che si esprime nel silenzio ed è vissuto con parsimonia.
 Il silenzio c’è, scandisce il tempo per parecchi secondi, ma non è silenzio dell’amore bianco – è il silenzio di un amore giovane, immaturo, imperfetto, di un amore che c’è e non c’è al tempo stesso. L’Adrien di New York è ancora nel cuore di Ladybug – la Marinette di Parigi è ancora nella stanza che Chat Noir si scorda di aprire – ed è colpa di quell’Adrien se di nuovo la risposta è no.
 Fa ancora più male.
 Quando però Ladybug gli spiega quel no, raccontandogli dell’amore bianco, Chat Noir comprende: annuisce e abbassa il braccio. Non può forzare il cuore di Ladybug ad aprire la stanza a Chat Noir perché è occupata dal ragazzo che ama – l’Adrien di New York, sempre e solo lui, che la insegue dovunque.
 È un gioco maligno fatto di fraintendimenti e segreti, il loro innamoramento che pare più lo scherzo di un destino avverso e infantile – loro non lo sanno e continuano a giocare.
 Ci gioca Ladybug, che non fa entrare Chat Noir, e ci gioca Chat Noir, perché fuori alla porta del suo cuore c’è Marinette e lui nemmeno si è reso conto che lei sta bussando.
 Se fossero meno sfortunati, se le maschere che indossano fossero meno burlone, le porte sarebbero già spalancate e nessuna rosa servirebbe.
 
«Non è necessario che tu mi dia fiori.
Sai già che sei il miglior partner in
assoluto, Chat Noir.»
(Speciale di New York, estratto)
 
 Giallo – è la quarta volta.
 Ladybug è stanca, non sa perché Chat Noir s’ostini a non capire che nessuna rosa potrà mai aprire quella porta che da tanti mesi aspetta l’Adrien di New York – sempre e solo lui.
 Ma Chat Noir, che questa volta sa, le racconta del giallo.
 Giallo non è amore.
 Giallo è amicizia, fiducia.
 Giallo è ciò che li lega.
 E allora Ladybug – il cuore più leggero, ma chiuso, inaccessibile allo Chat Noir di Parigi – sorride. Gli chiede ironica se il giallo non rappresenti la gelosia e lui, preso alla sprovvista, balbetta. Non lo sa, in realtà: su internet si leggono tante cose.
 Giallo però va bene, decreta Ladybug: per Chat Noir il giallo è amicizia e le sue intenzioni sono tutto quel che conta. Accetta la rosa e nel suo gesto non c’è amore passionale e non c’è amore puro – l’amore non c’è. Solo amicizia.
 Ladybug però la sottovaluta, l’amicizia, e così fa anche Chat Noir: è speciale, potente; può spalancare porte che si credono chiuse.
 Giallo è amicizia, ma giallo è anche il primo passo.
 
 Blu – è la quinta volta.
 Accade per sbaglio, per scherzo.
 Terminata l’ennesima battaglia, Chat Noir adocchia per caso un mazzo di rose e ne accoglie una tra le dita con estrema delicatezza.
 «Non ti sei ancora arreso, chaton
 Blu è l’invidia che nasce dall’amore; è dunque un amore non corrisposto, l’amore di un animo che non si arrende e rincorre il desiderio senza mai essere stanco.
 Chat Noir, però, stanco – scoraggiato, cambiato – lo è eccome.
 «Blu è gelosia, Ladybug, ricordi?»
 Non milady, solo Ladybug – fa male.
 Le galanterie di Chat Noir sono scomparse su richiesta della stessa cui erano rivolte; e Ladybug all’inizio ne era felice, perché finalmente lui era andato avanti – e lei?
 Non lo sa. Perché quando c’era il giallo erano a New York e Chat Noir era con lei come partner, come amico; eppure era un po’ come se fosse a Parigi, perché all’epoca Parigi era lontana e lontano dal cuore era anche Chat Noir. L’Adrien di New York era con lei anche quella notte, quando era sgusciata silenziosa via dall’hotel in cui alloggiava la classe e aveva raggiunto Chat Noir – per dovere. Quell’Adrien era di New York perché lei era a New York e Adrien viaggiava con lei, nel suo cuore.
 
Toi et moi
Si nous pouvions nous voir
Au-delà du miroir
Bas les masques pour un soir
Brisons de part en part
Ce mur qui nous sépare
 
 Ora però sono di nuovo a Parigi – Ladybug, Marinette, Chat Noir, Adrien – e New York è lontana di mesi, sembra essere passata una vita.
 Ladybug – Marinette – non sa quando lo Chat Noir di Parigi è diventato lo Chat Noir che da Parigi la segue ovunque. Non sa – sempre Marinette – quando ha iniziato a perdere di vista la porta di Adrien e incuriosirsi sempre di più alla porta di Chat Noir. Non sa quando ha iniziato a sperare di poter bussare ad ambe le porte e che quelle si aprano e la lascino entrare allo stesso tempo. Non sa, soprattutto, se sia corretto maturare questo pensiero, se sia giusto bussare alla porta di Chat Noir, quando per mesi lui l’ha fatto e non ha ottenuto altro che rifiuti.
 E allora mente, Ladybug – non sa di star mentendo a se stessa da tanto, perché tanto è il tempo da quando Chat Noir ha smesso di essere lo Chat Noir di Parigi ed è diventato lo Chat Noir che la segue ovunque.
 «Non sono gelosa, chaton», mente. «Ricordi la rosa gialla? Amicizia.»
 Chat Noir ricorda. Ed è anche un po’ grato, in fondo, che Ladybug non abbia accettato il blu, perché se l’avesse fatto lui si sarebbe sentito in colpa – perché Chat Noir in realtà ha bussato alla porta di Marinette e Adrien non se ne pente.
 
 Rosso – è la sesta volta.
 Nessuna rosa viene regalata; non a Ladybug, non a Chat Noir. Ne vedono una per caso, in quella Parigi che ha dato loro i natali, e ne ridono. Ma le risa presto si spengono, come se il vento le avesse portate via, e le consapevolezze li schiacciano fino quasi a farli soffocare. Rincorrono le risa, provano a riprenderle, ma non ce la fanno – quelle fuggono.
 E in effetti non hanno fatto altro, loro due: fuggire, fuggire, fuggire, senza mai voltare lo sguardo. Sono fuggiti dal Maestro Fu, che ora – è passato quasi un anno – ricordano come un sogno lontano; fuggono da Papillon, che mai s’arrende; e fuggono da loro stessi.
 «Amore passionale…»
 «Mh?»
 «La rosa rossa. Stavo riflettendo sul suo significato. Amore passionale, ricordi? Me l’hai detto tu.»
 «Ah, sì.» Ladybug piega le labbra all’insù. «Vuoi regalarmene una anche stasera?»
 Chat Noir ricambia il gesto e il suo è un sorriso familiare, che sa di casa – è il sorriso dello Chat Noir che la segue ovunque, che capisce ogni sfumatura del suo animo quando lei gli parla e s’adegua di conseguenza. «Vuoi che lo faccia?» domanda ironico.
 Si aspetta un no come risposta, ma i secondi passano e il no non arriva.
 «Non ha importanza. Non possiamo.»
 Le parole di Ladybug sono schiette, non indorate: gli feriscono il cuore e cacciano via il suo sorriso, che si spegne senza protestare.
Non possiamo – già, non possono; lo sa lei e lo sa lui.
 Non possono perché è passato un anno da quando il Maestro Fu se n’è andato e da allora tutto sembra essere cambiato – loro sono cambiati.
 Non possono perché le loro identità devono rimanere un segreto, anche ora – soprattutto ora – che la Guardiana dei miraculous è Ladybug.
 «Non possiamo, lo so. Però lo vorresti.»
 Ladybug alza le ciglia su di lui e lo guarda, si guardano; come due statue, non si muovono, non fiatano. I loro respiri si condensano in piccole nuvolette tradite dal freddo e per un po’ è l’unica prova che testimonia che sono ancora vivi.
Però lo vorresti – già, lo vorrebbe; lo vuole lei e lo vuole lui.
 Vogliono qualcosa e quel qualcosa non è amore passionale, non è amore puro, è amore e basta – l’amore di chi sbaglia, di chi è giovane, di chi però ha vissuto quel tanto che basta da saper distinguere l’amore maturo dall’amore acerbo.
 
Je ne comprends pas ce que je veux
Je ne peux pas tomber amoureux
D'où vient ce sentiment mystérieux?

 Prima c’erano solo Ladybug e Adrien, quei Ladybug e Adrien che appartenevano a New York, a Parigi, al mondo; quei Ladybug e Adrien che seguivano Chat Noir e Marinette ovunque andassero e per mesi avevano offuscato loro la vista.
 Amore vero, eppure acerbo.
Amare è però un verbo potente, un verbo che può essere coniugato in qualsiasi forma ma va vissuto al presente – amare è un verbo potente e non serve nessuna rosa, solo dedizione, costanza, sentimento.
Amare è una lingua strana e imprevedibile, una lingua che Ladybug e Chat Noir (Marinette e Adrien) masticano da mesi e hanno imparato a conoscere lentamente, volta dopo volta, sbaglio dopo sbaglio.
Amare è un sentimento profondo e Ladybug e Chat Noir (Marinette e Adrien, loro, sempre loro) lo conoscono come un vecchio amico; un tempo certezza astratta, instabile, ora quella certezza è concreta, consolidata da gesti, parole, sguardi.
 Ed è uno sguardo, tutto quel che basta: azzurro e verde s’incontrano, giocano, si mescolano e non vogliono più lasciarsi andare.
Amare è un verbo e anche un atto, e allora le statue (Ladybug e Chat Noir, Marinette e Adrien, loro, sempre e solo loro) si muovono, si cercano e si trovano, anche se forse non dovrebbero.
 Ed è bello, bello trovarsi. Basta un tocco – un bacio rubato all’istinto e alla follia della gioventù, quand’ormai la ragione è stata messa a tacere. È solo un bacio, ma vale più d’ogni rosa – è solo un bacio, ma ad esso s’aggrappano mille parole non dette. Le parole sono tante, ma solo due non li abbandonano mai – Adrien, Marinette.
 Pensano al nome dell’altro all’unisono, lo sentono prudere sulle labbra e vorrebbero pronunciarlo tanto disperatamente che trattenerlo quasi fa male. Forse il dolore è troppo da sopportare, perché presto i due nomi spariscono: Ladybug e Chat Noir li ingoiano a fatica, convinti che sia tutta un’illusione, convinti di non aver capito nulla.
 
Malgré ce grand mur qui nous sépare
L'amour traverse de part en part
Nous sommes ensemble une force rare
 
 E invece hanno capito tutto.
   
 
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