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Autore: ToraStrife    26/08/2020    0 recensioni
Storia vecchissima.
La primissima di tutto il mio repertorio.
Storia ambientata nei primissimi anni duemila, quando Internet era ancora legato alla linea telefonica, e Wi Fi e telefonini non esistevano.
Le disavventure di una classe che deve salvare il mondo dall'avvento di un Semidio malvagio.
Genere: Azione, Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Multimedia Troubles
Multimedia Troubles


Quella mattina Monica si alzò di malavoglia.
La luce che fuoriusciva dalla tenda la sorprese agli occhi.
Ripresasi dal momento di cecità, riprese a pensare al giorno che aveva dato inizio ai guai.

Maria, la sua cara amica, le aveva fatto dono di quello strano CD-Rom, la cui copertina artigianale era zeppa di scansioni di graffiti rupestri, come piacevano a lei.

- Tieni, in allegato c'è un viaggio premio per il Messico, per visitare le piste di Nazca.
- Nazca? Ma è uno che si droga?

Colpevole dell'inopportuno intervento, Daniela venne subito ammutolita a colpi di spranga (di gommapiuma).

- Scusate, non avevo capito bene.

Maria proseguì.

- Te lo regalo, io non posso andare per via di mio marito, gli ho promesso che l'avrei accompagnato alla fiera "Fiori galattici negli universi di Star Trek."

Era passata una settimana, da allora.
Si congratulò con sé stessa per aver colto la palla al balzo, e chiedere al Ministero dell'Archeologia i fondi che ripetutamente le erano stati promessi, come ricompensa delle sue precedenti imprese, quali la riemersione del Continente di Mu e la scoperta in un tempio Inca di antiche pergamene piccole e lunghissime, arrotolate in cilindri di cartone ("dieci piani di morbidezza", aveva commentato uno degli esperti.)
Il viaggio premio si era dunque trasformato in un viaggio di studio.

L'obiettivo della spedizione era di cercare una ragazza chiamata Tamara, scomparsa da alcune settimane.
L'ultima volta che fu vista, si trovava intrappolata dietro uno schermo a cristalli liquidi, fissato su un dispositivo portatile, a sua volta intascato da un motociclista (tale Fabio), sparito anch'esso, non in uno schermo, ma in una galleria scavata in una piramide Azteca.

Distogliendo il pensiero da queste menate, Monica uscì dalla tenda.
Dovette fare di nuovo i conti con la falciante luce del sole.
Con una mano sugli occhi,  non si avvide del bivacco con la caffettiera bollente, e inciampò ruzzolando per terra.

- Chi ha avuto l'idea di abbandonare la colazione proprio davanti alla mia tenda? - Urlò, accompagnando la frase con improperi più o meno ripetibili.
- Scusa, me n'ero dimenticata.
Tiziana, una bella ragazza dai capelli biondi, accorse, schivando le posate, soprattutto coltelli, che Monica aveva avuto la gentile idea di tirarle contro.
Si trattava di una famosa cantante, che stava partecipando al "Cocise and Tiziana Musical Tour", Si era data appuntamento col collega a Città del Messico, e quindi, essendo il tragitto sullo stesso percorso, aveva deciso di aggregarsi alla spedizione.

- Uffa, Titty, sempre distratta!

La stangona dai capelli ricci e neri che la stava riprendendo era la sua irriducibile amica Sara, una illustratrice che non aveva avuto molto successo in Italia, quindi era un po' in bolletta.
Alla richiesta di Tiziana di accompagnarla, quindi, aveva accettato al volo, con motivazioni disinteressate, nel senso che non faceva pagare gli interessi sulla sua parcella.
- Peccato che Stefano non sia potuto venire con noi! - Commentò, riferito a un loro amico. - Ma aveva da consegnare i giornali.
Tiziana non l'ascoltò, impegnata com'era a provare il suo numero musicale mattutino.

Ad un certo punto, un rumore s'impose all'attenzione generale.

- Silenzio, ascoltate. - Disse Monica. Poi, rivolgendosi a Tiziana: - Ho detto silenzio!

Un brontolio diffuso proveniva dalla piramide, e poi esplose in un gran fragore, annunciando un qualcosa che fece rimanere di sasso tutta l'equipe.

Un essere strano, una figura umanoide tutta vestita di nero, che montava a cavalcioni un marchingegno futuristico, eppure familiare: una sorta di motore montato su due ruote, l'una davanti all'altra, e sopra di esso una poltroncina senza braccioli nè schienale accompagnava due leve di comando, poste sopra una delle due ruote.
Dall'agglomerato meccanico fuoriuscivano sbuffi di fumo.

- Che apparizione stupenda! - Commentò Monica. - Potrebbe essere un manufatto atlantideo, oppure un generatore di portali interdimensionali, risalente all'età della pirite, o ancora potrebbe essere un'aeronave del popolo dell'Isola di Pasqua, se fosse così potrei dimostrare che  i Rapa Nui  erano tecnologicamente avanti  rispetto agli alieni che tuttora dimorano nell'Area 51, gemellata a sua volta con "Area 61" di Torino, oppure...
- Ehm, Monica... - Tentò di intromettersi Tiziana.
- Non mi vorrei sbagliare ma potrebbe essere...
- Monica... - Ritentò.
- Oppure può darsi che...
- Monica! - Esplose, infine.
- Sì? - Domandò candidamente Monica, come se nulla fosse successo.
Tiziana sentì crescere in lei un anomalo istinto omicida, ma si trattenne.
- Non vorrei contraddire tutte le tue teorie, ma non ti pare che assomigli ad una semplice moto?
- Somiglianza interessante... potrebbe rivoluzionare le teorie Copernicane a proposito del flusso e riflusso delle invenzioni nel corso dei secoli. Queste teorie consistevano nel fatto che...
- Basta! - Intervenne Sara, esasperata. - E anche tu, Tiziana! Dov'é il dubbio? Quella è proprio una moto!

Una voce interruppe le loro farnetic... le loro questioni.

- Sono contento che non abbiate notato che non c'è solo la moto.

Tiziana sussultò.
- La moto ha parlato!.
Monica alzò le mani, come se fosse un miracolo.
- Incredibile! Un caso di interazione tra diverse civiltà!
- Chi sei? - Domandò infine Sarà.
La voce specificò.
- Di certo, non sono la moto.
Tiziana squadrò il mezzo di trasporto, e poi concluse.
- Un momento: c'è qualcosa sulla moto!
- Un robot? Un alieno?
- E basta con queste teorie, Monica! Ehy, ma sta secernendo uno strano liquido!
- Niente di grave:  - Rispose la figura nera. - Sto solo piangendo. Sono commosso... dal fatto che nessuno mi abbia riconosciuto.
- Perché, chi sei?
- Nessuno in particolare: sono solo Fabio.
Un coro incredulo si levò dal trio.
- Fabio?
- Sei irriconoscibile! - Puntualizzò Sara.
Fabio ci pensò sù, e poi realizzò.
- Ah, ora capisco!
Ebbe la brillante idea di togliersi il casco.
Ora era veramente riconoscibile.
- Sapete? Non sono solo!
- Ah sì? - Intonò Tiziana. - E chi c'è con te?
- Nessuna di voi si è accorta di me. - Piagnucolò una voce.
Era Tamara, in forma umana, aggrappata alla schiena del centauro corvino.

Inaspettamente Monica si incacchiò come un Mandrillo Californiano.

- Ma insomma! Ho speso miliardi di fondi non miei per venire a cercare Tamara, e tu mi rovini tutto trovandola te?

Fabio ribattè, piccato.

- Senti! Sono venuto dall'Italia viaggiando in moto, perché Tamara era stata rinchiusa in un Tamagotchi. Sono entrato in un tempio azteco, ho affrontato zombie, scheletri, stregoni, frecce avvelenate, palle giganti e persino una piovra di otto metri per due. Oltretutto, ho perduto due denti nello sbattere contro una parete irta di punte. Adesso esco e incontro una che mi dice che non dovevo farlo? Mi prendi per i fondelli?

- Ok, calma. - Intervenne Sara. - Non siamo qui per litigare. Il problema è risolto: andiamo a casa!

- Aspettate. - Ribattè Fabio. - Dobbiamo immediatamente avvertire i nostri compagni a Torino che sono in pericolo! Ora non ho tempo di spiegarvi.

Sara annuì.

- Gli manderò un'E-mail!

Non potevano sapere che nella sede locale, in quel momento il collegamento ad Internet era chiuso.



- Fermatelo!
Maria per un attimo si fermò a guardare i corpi esanimi di Alessandra e Valentina, ognuna con una copia di giornale sul corpo.
Daniela si apprestò a soccorrerle.
Paola intanto, dando retta alla supplica dell'amica, si mise all'inseguimento di quello che ormai era diventato un pazzo pericoloso.
- Fermatelo, - Ripeté di nuovo Maria. - Prima che sia troppo tardi!
- Se entro un'ora non lo liberiamo dalla possessione, Stefano...
Alle sue stesse parole, Federica rabbrividì.

Quello che poche ore prima era stato un loro amico, adesso vagava per la città stendendo malcapitati di passaggio e distribuendo poi loro, in comportamento rituale, la copia di un quotidiano, come in un macabro festival di sangue, solo senza quest'ultimo.

Paola inforcò la bici e si mise all'inseguimento.
O meglio, è ciò che tentò di fare.
Infatti il buon Stefano, che in quel momento non era lui, durante la sua furia distruttiva, aveva coinvolto anche la bicicletta dell'amica, e al momento di balzare sul sellino, fu solo troppo tardi che si accorse della mancanza di quest'ultimo.
Un urlo stratosferico, nel senso che lo avrebbero udito persino nella stratosfera, le si estinse in gola mentre rovinosamente andò a fissare un téte a téte con un lampione.

Intanto l'essere che un tempo era Stefano aveva percorso un lungo tragitto costellato di vecchiette, pensionati, operai della Fiat, vetturini e guidatori della Domenica, tutti sistematicamente stesi a mazzuolate sulle gengive e con la loro copia omaggio de "La Stampa."
Per la verità vi era uno che si era lamentato per la mancanza dell'inserto allegato solitamente il Venerdì, ma fu zittito in modo che il suo dentista avrebbe avuto molto da lavorare.
L'essere si fermò infine davanti ad un grande palazzo fatiscente.
Davanti alla facciata principale vi era scritto: "La Rinascente", e in più piccolo una scritta in pennarello: "Lasciate ogni quattrino, o voi ch'entrate".
La bocca de "l'essere che un tempo era Stefano ma che è esattamente uguale a Stefano, praticamente è Stefano solo che non è in lui" si spalancò ed emise uno spaventoso rutto di potenza inaudita, che andò a fracassare i vetri delle entrate principale (troppe bibite gassate, pensò), poi sollevò i lembi della bocca in un ghigno per sottolineare la sua prima battuta.

- La Rinascente. Lì si compierà la mia vendetta!

Infine arrancò il primo passo verso il palazzo.


Maria era impegnata a digitare impazzita sul tastierino del telefono fisso, cercando di trovare una linea libera.
- Maledizione, vuoi vedere che la linea è staccata?
Arrabbiata, sbattè la cornetta sul telefono, quando quest'ultimo si mise a squillare.
Basita, riprese la cornetta e tese l'orecchio, al quale arrivò una domanda.
- Maria, sei tu?
Era la voce di Monica.
- Sì, sono io. Senti, qua stiamo inguaiati perché  Stefano è impazzito e adesso è in giro a far danni.
- Come temevo, è già successo.
La voce di Fabio si intromise.
- Maria, ascolta! Non abbiamo molto tempo. Dobbiamo fermare Stefano prima che...
La donna sospirò. - Lo so.
Ma Fabio insistette.
- Tu lo sai, ma il lettore no, quindi zitta e lasciamo finire.
Nella mente di Maria si materializzò una serie interminabile di pensieri in risposta, ma essendo tutti molto violenti, si trattenne dall'esporli.
Fabio, intanto, continuò.
- Dunque, ero andato in una piramide azteca a recuperate il corpo di Tamara, il cui spirito era stato rinchiuso in un Tamagotchi. Dopo mille avventure, che pubblicherò in un libro a parte, sono riuscito nell'impresa. Ma uno stregone malefico, il responsabile del maledicio, ha fatto in tempo a dirmi testuali parole: "Non ve la caverete così! Dall'altra parte del mondo un nostro emissario sta già controllando la mente di un vostro amico, il quale, quando avrà compiuto il rituale necessario, si trasformerà nel Semidio della distruzione Brutzilla, che getterà il mondo nel Caos e nell'oscurità. Il rituale si concluderà alle 19, ora di Torino. Hahaha! Aaargh!". In realtà, l'urlo finale è colpa di un contatto ravvicinato con le nocche della mia mano destra.
Maria guardò l'orologio, e trasalì.
- Mancano solo venti minuti!
Riattaccato il telefono, Maria s'incammino verso l'aula.
- Con tutto questo casino, quel coordinatore di Mario chissà dove è andato a cacciarsi.
Un'intuizione improvvisa la freddò.
- E se fosse...?
Iniziò a correre verso la Segreteria, dove il responsabile del Corso era solito risiedere.
La porta dell'ufficio, a cui nessuno, nella confusione, aveva fatto caso, era insolitamente chiusa.
- Qualcuno mi dia una mano ad aprirla! - Gridò febbrilmente, rivolta ai compagni nella classe adiacente.
Anna e Federica accorsero.
- Datemi una mano a sfondarla.
Provarono e riprovarono, a spallate, calci, testate, doppi calci volanti, figura quattro e cobra twist, invano.
Maria s'inginocchiò, stremata.
Quella porta era irremovibile, aprirla sembrava impossibile.
Non ebbe il tempo di rendersene conto, quando un grido di avvertimento la costrinse a rotolare di lato.
- Scansatevi!
Una figura in rincorsa apparve all'improvviso in direzione della porta, ed abbattendosi su di essa, la sbriciolò come fosse polistirolo.
Maria guardò tra la polvere sollevata, e riconobbe una figura familiare.
- Luciano!
- Ho sentito che eravate nei guai. - Cominciò in tono da figo. - E così sono venuto a darvi una... spalla.
Mestamente sorrise e poi dai suoi occhi comincarono scivolare lacrime.
Di gioia? Di commozione?
Nessuno lo sa.
Nessuno lo ha mai saputo e probabilmente nessuno lo saprà mai.
Ma si può intuire che fossero di dolore.
Un dolore celato nell'animo per il corso abbandonato mesi prima, o forse qualcosa di più inconfessabile.
O più semplicemente il dolore provocato dalla spalla lussata nello sforzo di abbattere la porta.
In tono sommesso, riprese.
- Mi dispiace, ragazze. Da qui in poi non vi posso più aiutare. Ho un appuntamente urgente con un  dottore. Ciao.
E scomparve così com'era venuto.

Anna intanto si era addentrata nella Segreteria.
La stanza era avvolta in una cappa di fumo grigiastro che si stava levando filiforme dal corpo di un figuro steso a terra.
Lo riconobbero come Mario.
- Ci penso io. - Disse Federica.

Mario si svegliò di soprassalto, con una prima impressione di bagnato.
Poi si accorse di esserlo davvero.
La prima cose che vide fu Federica con un secchio vuoto e gocciolante tra le mani.
- Che cosa mi è successo?
- Vorremmo saperlo noi. Qua sta succedendo un casino e tu te ne stai sdraiato a non fare nulla.
- Non so. - Mormorò il responsabile. - Mi devono aver fatto qualcosa di voodoo. E' stato come se per un certo tempo non fossi in meno. Almeno fino a quando non è entrato Stefano in Segreteria: da lì in poi non ricordo più niente.

Dopo quelle parole Mario si ritrovò improvvisamente solo, mentre si levò un'improvvisa ventata che dal corridoio finiva giù per le scale.

Quella ventata la sentì anche l'addetto alla Reception vicino all'entratà dell'Istituto, mentre, affacciandosi oltre la porta automatica, vide in lontananza un gigantesco polverone che seguiva tre misteriose figure in fuga.

- (Anf! Anf!) Fonti sicure mi hanno confermato (Puff! Puff!) che Stefano è entrato alla Rinascente! - Confermò Anna.
Maria, dopo aver schivato una vecchietta in bicicletta, ribattè.
- Ah, sì? (Pant! Pant!) E quali sarebbero le "fonti sicure"?
- Daniela ha fatto un salto là e mi ha telefonato.
- Allora dobbiamo sbrigarci! Potrebbe essere nei guai!


- Come sono felice di vederti, Stefano! - Esordì Daniela.
Peccato che il tono di allegria fosse esageratamente forzato e voce mostruosamente tremante.
Ella stessa aveva una mano appoggiata al cuore, e sentiva che se non fosse uscita presto da quella situazione, le sarebbe venuto un infarto.
Stefano, o meglio, ciò che lo possedeva, era lì, a pochi metri da lei, con un giornale appuntito stretto nel pugno destro.
Aveva la ferma intenzione di insierire un nuovo abbonato al giornale che distribuiva.
Avanzò di un passo.
Daniela si preparò a dire le sue ultime preghiere.
Un altro passo.
Cominciò con l'Ave Maria.
Un passo ancora.
Era il turno del Padre Nostro.
Di nuovo un passo.
Ah, il cuore.
Un ulteriore pass...
- Fermo!
La creatura-Stefano si voltò.
Daniela tirò un sospiro di sollievo che fece tremare i vetri di tutto il palazzo.
Il mostro intanto osservò chi aveva osato interrompere il delitto.
Era Paola.
- Lo scherzo della bici me lo pagherai caro! - Disse con odio profondo, accompagnato da una fitta sotto l'anca.
- Tu o qualsiasi cosa si sia impossessata di te! - Proseguì. - Adesso vengo a prenderti.
La creatura iniziò ad avantare verso quella strana ragazza che aveva osato sfidarla.
Trovatosi innanzi a lei, alzò il pugno sinistro e lo scaraventò in direzione del volto.
Paola si accucciò per evitare il colpo, ma non si avvide del calcio partito contemporamente al diretto.
Ci fu un schianto di vetri.
Maria, Anna, Federica, e tutta la gente che era in strada videro una ragazza precipitare insieme ai frantumi di una vetrina.
Quella sfortunata aveva tentato di fermare un mostro a costo della sua stessa vita.
- Non sono morta. - Corrosse la povera Paola, tendendo due pugni dai quali sporgevano indici e mignoli.
E' vero, era viva, ma non stava certo una bellezza.
Fortuna aveva voluto che atterrasse su una veranda.
Maria, con sangue freddo, incaricò Federica di occuparsi di Paola.
Eroicamente, scarrellando un fucile inesistente, con tanto di immaginario "ta-clack!", si rivolse ad Anna.
- Vieni, andiamo a farli il cu....
Anna entusiasticamente rispose.
- Ci penserò.
Insieme si addentrarono nel palazzo fatiscente.


Stefano era nuovamente a caccia di Daniela.
Iniziò a parlare, con voce non sua.
- Vieni! - Incitò, e dopo proruppe in una inquietante risata. - Ti ho scelta come vittima sacrificale, così Brutzilla tornerà per governare incontrastato il mondo!
Daniela, nonostante tutto, era ottimista: aveva appena pagato l'ultima quota della sua assicurazione sulla vita.
Ma poi oppressa da tutta quella pressione, esplose.
- Sono troppo giovane per morire!
Iniziò a singhiozzare.
- Volevo trovarmi un lavoro, sposarmi, avere una casa, un cane, un gatto e tanti bambini.
L'essere commentò sarcasticamente. - Avrai molto tempo... all'altromondo! - E seguì una risata demoniaca.
Daniela non se ne curò e proseguì.
- Volevo uscire con Brad Pitt, volevo vincere il Super Enalotto, ricevere l'Oscar come migliore attrice, vincere il titolo di Miss Mondo, giocare in Nazionale.
- Vabbuò, adesso esageri! - La interruppe "Stefano", prima di avventarsi sulla malcapitata.



Elena stava battendo all'impazzata sui tasti del computer.
- Era ora che entrassi in scena anch'io! - Esordì con nonchalance la hacker del gruppo.
Aveva estorto a Mario la parola d'accesso ad Internet, ed ora stava lavorando freneticamente per riuscire a stabilire un contatto con Monica, dall'altra parte del mondo.
La sua fatica venne premiata.
"Que pasa?!" Lesse improvvisamente sullo schermo.
"Sono Monica.", le parole continuavano ad apparire, "Ho trovato il modo di salvare Stafano una volta per tutte."
La fronte di Elena s'imprelino di fastidiose goccioline di sudore, tuttavia continò a leggere attentamente.
"Ora non staccare gli occhi dal video. La procedura è la seguente."
Elena memorizzò tutto per bene, a sacrificio di tre diottrie.
- Bene, ora devo sbrigarmi.
- Oggi c'è davvero un gran via vai! - Fu il commento dell'addetto alla Reception.



Maria ed Anna stavano avanzando con circospezione nel reparto Profumeria.
Entrarono nell'ascensonre e salirono, salirono su, su, su fino al soffitto.
Appena si aprì la porta dell'ascensore, Anna balzò avanti atterrando conuna capriola e poggiando le spalle dietro una colonna.
Maria si appiattì sul pavimento e cominciò a strisciare con agilità leopardesca sotto un tavolino.
Anna, esitante, allungò la testa fuori dal nascondiglio, e scrutò il passaggio circostante alla ricerca di un qualsiasi movimento.
Maria, da parte sua, drizzò i padiglioni auricolarim alla ricerca del più piccolo rumore, la più piccola vibrazione.
Niente.
Anna commentò la situazione.
- E' tutto troppo tranquillo: non mi piace per niente.
Maria si guardò intorno, e rispose.
- Forse è solo il piano sbagliato.
Ripresero l'ascensore e ripeterono la procedura.
Stavolta il piano era giusto.
Trovarono infatti Stefano che stava banchettando con i resti squartati di Daniela...
Ci avevate creduto, eh?
In realtà Daniela era solo svenuta e se ne stava bocconji a terra, mentre la creatura stava cantilenando una litania dai versi inumani e che nessun essere umano sarebbe stato in grado di riprodurre.
Senza smettere di  cantilenare, diede segno di essersi accorto della presenza delle due intruse.
Si avvicinò alla colonna dietro la quale era nascosta Anna.
Spinse il supporto con una mano, che andò a crollare sopra il tavolino che faceva da nascondiglio a Maria.
Ora era tutto un cumulo di macerie. Solo quelle.
- Credevi davvero fossimo così sceme? - Esordì Anna, con in braccio il corpo inerme di Daniela.
Al suo fianco, Maria.
Tutte e tre illese.
La creatura iniziò a comunicare telepaticamente con le ragazze.
- Quando il mio canto sarà finito, Brutzilla rinascerà in quella donna e dominerà su questo mondo.
- Ah, sì? - Ruggì Anna. - Non credere che te lo permetteremo! Maria, reggimi Daniela.
Maria acconsentì.
- Si!

Anna partì in rincorsa con il pugno destro sfoderato.
Il suo colpo venne schiavato, e ricevette in risposta un pugno nello stomaco che la lasciò a terra, senza fiato.
- Anna! - Urlò Maria, poi , rivolta alla creatura. - Non ti avvicinare!
E cominciò a correre con Daniela in braccio, verso le scale mobili.
- Vai, Maria, mettiti in salvo! - Tentò di sibilare Anna, con risultati abbastanza pietosi.

Maria aveva già inforcato le scale, commentando.
- Però, Daniela, potresti anche rinvenire, sono già stanca senza anche dover trasportarti di peso.
Lo svantaggio, infatti, fu sufficiente a farle raggiungere dal mostro.
Ormai Maria era seduta comoda nel cinema della sua fantasia, intenta a vedere il kolossal "La mia vita", quando le giunsero alle orecchie le parole di Elena.
- Fagli ascoltare questo!
Maria prontamente afferrò il registratore al volto con una presa degna di Buffon, lasciando Daniela, che sbattè il groppone sul pavimento.
L'impatto la fece svegliare candidamente come se fosse una mattina di Primavera.
- Dove, dove mi trovo? - Cinguettò, con un tono alla Biancaneve.
Maria si rivolse a lei una volta sola.
- Non è il momento: zitta e lasciami fare!
Poi, premette il Play del registratore.

Il registratore emise degli strani fruscii, poi fuoriuscì una voce.
- Here come the Titty! Let's dance!
Poi venne uno stacco musicale molto ritmato.
La creatura/Stefano interruppe la litania, ammutolendo per lo stupore.
Stupore che mutò presto in puro terrore.
- No! Non può essere! Tutto ma non questo!
La disperazione della creatura che stava possedendo Stefano era giustificata.
Si trattava infatti del temibile pezzo che Tiziana aveva preparato con Cocise per tournée in Messico.
Il pezzo si chiamava "I'm the Daughter of Apollo".
Stefano strinse le palme delle palmi (l'ho scritto apposta, che vi credete?) contro le orecchie, ma troppo tardi.
Ormai le assordanti note di quel Blues Soul Techno Rapping Dance Jazz erano ormai penetrate, provocando una vibrazione mostruosamente devastante a livello neurologico.
Gli effetti dell'ecatombe non tardarono a farsi sentire.
Nella mente della creatura si formò l'immagine di un immaginario video-clip.
Vi era un palco sul quale si esibiva un misterioso gruppo musicale.
Davanti al palco una folla immensa stava incitando gli artisti, che suonavano all'impazzata, senza fermarsi.
Sul palco, davanti al resto del gruppo, con un microfono nella mano destra e con voce distesa, ritmata e pimpante, vi era Tiziana.
Dietro, con il basso elettrico, trionfava con passione Cocise, con i suoi baffetti alla Hulk Hogan, gioia e delizia delle teenagers.
Strimpellante ad un piano classico, ma con una melodia ben amalgamata con la musica imperante, vi era tale Alberto.
Dietro un'improvvisata console s'impegnava febbrilmente tale DJ Paolo, impegnato a remixare in tempo reale il brano orchestrato.
Infinte, con una stacco di chitarra eletrica così vibrante da fare paura al motore di una Harley, si presentò al pubblico un individuo che, malgrado l'aspetto tutt'altro che stravagante,  faceva la gioia delle pupattoline con look Heavy-Punk del pubblico.
La creatura lo riconobbe come Stefano stesso.
Era troppo.

Il corpo del posseduto crollò sul pavimento, e dalla bocca aperta fuoriuscirono della schiuma verdognola e un filo di fumo.
La nebbiolina prese la forma di una figura eterea ed evanescente, a tratti umanoide, dall'aspetto decisamente incavolato.
- Non finirà qui! Ritornerò! Mi rivolgerò alla Corte di Cassazione! Telefonerò al mio avvocato! Lo dirò alla mamma! Farò...
Non potè continuare, perché venne risucchiato dentro un aspirapolvere, tenuta tra le braccia di una Elena trionfante.
- Adesso ha finito per sempre di petulare.
Intanto, Stefano,  che aveva ormai ripreso coscienza di sè, si alzò.
- Cosa mi è successo?
Il tono della voce ricordava chi si sveglia la Domenica a mezzogiorno dopo un Funk Rave Party, avendo sullo stomaco un chilo di torta annaffiata con il Cointreau, dieci Cuba Libri, e per digerire un China Martini.
Maria gli sorrise.
- Bentornato tra noi.


Una settimana dopo.
Monica, Fabio, Tamara e Sara erano tornato trionfalmente a Torino.
Tiziana e Cocise tornarono dopo aver concluso gli impegni all'estero.
Stefano aveva smaltito la sbron...cioè, si era ripreso completamente dalla brutta esperianza, e si era guadagnato nel frattempo un aumento di stipendio per il considerevole aumento degli abbonati a La Stampa.
Daniela aveva superato la brutta esperienza grazie  all'amorevole aiuto di Maria, ma intanto aveva iniziato un periodo di risate interminabili, tanto che i medici pretesero di tenerla sotto osservazione per un paio di giorni, per assicurarsi non fossero risate isteriche.
Anna e Paola si ripresero magnificamente dalle ferite, ma quest'ultima abbandonò per un po' di tempo l'uso della bici.
Federica non abbandonò Paola per tutto il periodo di convalescenza di Paolo, e alla fine venne premiata come Migliore Infermiera Improvvisata dell'Anno.
Elena aveva gentilmente convinto con la Clava del Giudizio Universale il signor Mario della necessità dell'uso ininterrotto di Internet.
Luciano era andato all'appuntamento con il dottore, anzi, una dottoressa che nel tempo libero sfilava nella passerelle di Parigi.
Alessandra e Valentina stavano bene, ma menarono Stefano per via di un paio di abbonamenti non richiesti.


L'abbigliamento di fatti , cose e persone in questo racconto è puramente Casual.

FINE.






  
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