Anime & Manga > The Seven Deadly Sins / Nanatsu No Taizai
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Autore: KatWhite    28/08/2020    1 recensioni
Elizabeth era sì rossa in viso e col respiro affannato, ma le sue labbra erano ancora schiuse ed umide, i suoi occhi gonfi e sicuri, determinati. Non c’era nemmeno una briciola di esitazione in lei, ed infatti, con enorme sgomento di Meliodas, questa volta fu lei a baciarlo posando delicatamente una mano sulla sua guancia.
Meliodas si aggrappò a lei come se la propria vita dipendesse da quel bacio: si fece largo tra le sue braccia e intrecciò le proprie dita con le sue, stringendola a sé per non lasciarla andare mai più. La sua lingua si insinuò piano nella bocca di lei, la quale acconsentì tacitamente sorridendogli a fior di labbra, mentre entrambi, scarlatti in volto, approfondirono il bacio.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Liones, Meliodas
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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First Meeting

Era una giornata assolata e calda, senza nemmeno un piccolo cirro che riparasse dal sole. In cielo, ad assorbirne appieno i violenti raggi, vi era l’esercito del Clan delle Dee al pieno della propria potenza, capeggiato da Ludociel, e l’esercito del Clan dei Demoni che aveva schierato in campo solamente i Dieci Comandamenti. Nonostante l’alleanza Stigma tra Clan delle Dee, Clan delle Fate, Clan dei Giganti e umani – i quali stavano conducendo una battaglia via terra facendosi largo tra i demoni minori – la forza del Clan dei Demoni era di gran lunga superiore a quella del Clan delle Dee.
Elizabeth si era sempre rifiutata di mettere piede sul campo di battaglia poiché sosteneva da sempre la propria visione pacifica di un mondo senza divisioni, senza clan, e soprattutto senza guerra. Ma quel giorno era stata costretta a farlo proprio per volere della Regina, la quale sosteneva che la figlia dovesse smettere di dire assurdità del genere facendole aprire gli occhi, e mostrandole cosa fosse la vera guerra e del perché fosse in realtà necessaria per il bene dell’umanità.
Ed era proprio per questo motivo che Elizabeth, la Principessa del Clan delle Dee, quel giorno si trovava nelle retrovie ad osservare.
“Mia madre vuole mostrarmi a tutti costi che noi siamo i buoni e loro sono i cattivi” rifletté amara mentre vedeva Sariel invocare la propria grazia Tornado e fare a pezzi letteralmente uno dei Dieci Comandamenti. Una compagna del demone intravide l’attacco sferrato e si precipitò da lui per proteggerne la rigenerazione. Un demone per morire deve essere ferito a tutti e sei i suoi cuori, meditò annuendo Elizabeth. Nel mentre, il demone donna, con sguardo temerario e assassino, e completamente nuda, attaccò con ferocia Sariel, il quale incassò il colpo e venne sbalzato indietro.
“Ma vedo è solamente che ci infliggiamo a vicenda lo stesso dolore: quello di veder perire o ferire coloro che amiamo” concluse triste Elizabeth. Possibile che non esistesse nessuno che volesse ascoltarla? Che condividesse le sue idee?
Un lampo tanto repentino quanto sottile e quasi invisibile attraversò il cielo; Elizabeth se ne accorse, e vide la lunga chioma nera di Ludociel portarsi dietro ad un ragazzo basso e biondo. Il ragazzo era impegnato in un combattimento, questa volta con Sariel e il suo compagno di sempre, Tarmiel. Quei due erano dei temibili avversari, la combinazione delle loro grazie era letale la maggior parte delle volte; eppure quel mingherlino gli stava tenendo testa, anzi, sembrava addirittura in leggero vantaggio: Elizabeth giurò di aver visto, forse per la prima volta nella sua vita, Sariel e Tarmiel ansimare per lo sforzo.
Ma ecco che fu finalmente chiaro il perché della presenza di Ludociel, il quale recitò in un incanto in una lingua che Elizabeth non conosceva, e che fece bloccare istantaneamente il biondo. Una smorfia di dolore gli attraversò il viso, come se stesse venendo trafitto da mille lame nello stesso momento per tutto il corpo, e cadde.
Anche altri demoni si accorsero della caduta di Meliodas, ma non riuscirono ad andare a soccorrerlo poiché impegnati con le forze del Clan delle Dee, e dai non più impegnati Sariel e Tarmiel. Ludociel sorrise malignamente arricciando le labbra in un gesto di puro piacere e soddisfazione, e scattò rincorrendo il Principe dei Demoni.
Elizabeth aveva assistito impotente a tutta la scena. Qualcosa scattò dentro di lei, come un peso nel cuore che le diceva che non era corretto, e anch’essa gli si precipitò dietro, pregando di trovare il ragazzo prima di Ludociel.
Scese più veloce che poté, contò qualche secondo e si ritrovò su una collinetta erbosa, con una distesa di fiori colorati infinita che si muovevano pigramente in direzione del vento. Sarebbe stata una meravigliosa giornata estiva, quelle in cui non pensi a nulla se non a sdraiarti sotto il sole proprio in mezzo a quei fiori che tanto ami, giocando a fare l’angelo anche senza la neve; ma in quel momento, Elizabeth sapeva di non potersi concedere quel lusso, il lusso dell’innocenza e della fanciullezza. Perciò scandagliò la collina e, dopo qualche minuto, intravide la zazzera bionda e spettinata del ragazzo ancora incosciente. Si avvicinò e vide che aveva il corpo ricoperto di chiazze nere, gli abiti zuppi di sangue, altri rivoli di sangue che gli colavano dai lembi delle labbra e gli occhi ancora chiusi.
“Sembra un angelo” fu la prima cosa che pensò senza trattenersi Elizabeth, sorridendo solamente dopo qualche secondo, resasi conto della contraddizione che c’era nelle proprie parole. Poi tracciò con le mani il contorno del simbolo che aveva sulla fronte, curiosa di toccarlo.
Scosse la testa: doveva curarlo prima che li trovasse Ludociel! La principessa dalla chioma argentata si affrettò e tese le mani, concentrando in esse tutto il suo potere. Gli occhi arancioni le brillavano della forza curativa che fluiva da lei in lui, e cercò di impegnarsi ancora di più per condensare maggiore magia, in modo che il ragazzo si svegliasse alla svelta.
Forse l’impegno che ci mise fu troppo, perché il biondo in uno scatto felino si portò a sedere, e immediatamente strinse il collo della ragazza. Elizabeth si spaventò e allontanò le mani tremanti dal corpo di Meliodas per portarle al proprio collo, implorandolo con lo sguardo di lasciarla.
Forse il biondo si era reso conto che si trattava di una ragazza indifesa, o forse si era accorto che era essa stessa la fonte della propria rigenerazione, fatto sta che liberò il collo di lei dalla propria morsa.
Elizabeth tossì un paio di volte, poi inspirò altre due, e infine parlò esibendo un sorriso che tentò di far apparire fiducioso: «Abbiamo poco tempo prima che ci trovi Ludociel, quindi ti chiedo di fidarti di me e di lasciare che ti curi, va bene?»
Meliodas la squadrò torvo, però si rese conto che stava dicendo il vero: aveva sentito un improvviso tepore che lo aveva rinvigorito, e nel momento in cui si era svegliato, esso era scomparso. «E va bene, donna» acconsentì con disprezzo. «Ma fai un solo passo falso e ti uccido» sputò con freddezza.
Elizabeth si avvicinò nuovamente al corpo di lui, e riprese a curarlo, evitando accuratamente di incrociare i propri occhi con quelli del ragazzo.
«Toglimi una curiosità, Dea» parlò il biondo inizialmente con tono divertito e curioso, ma finendo con l’enfatizzare con astio e scherno la parte finale. «Perché lo fai? Perché aiuti il Principe dei Demoni Meliodas?» domandò con cipiglio pomposo, beffardo e superiore.
Elizabeth si bloccò per istanti che parvero giorni: non ci poteva credere che tra tutti avesse finito per soccorrere proprio uno dei pezzi grossi! Tentò di riacquistare un minimo di compostezza e alzò gli occhi, finalmente trovando il coraggio di cercare quelli del suo interlocutore e di incatenarli ai propri, desiderando trasmettergli la serietà e la solennità delle proprie parole. «È stato un colpo vile e crudele, quello di Ludociel. Nessuno, umano, Dea o Demone, dovrebbe essere attaccato di spalle» dichiarò con voce sottile e delicata. «Sei libero di credermi o no» aggiunse mentre Meliodas alzava un sopracciglio scettico e poco convinto.
«E non ti spavento?» inquisì ulteriormente il Demone accennando al suo corpo nero e contaminato, alla sua aura maligna, ai suoi occhi neri, vitrei e spenti, alla propria potenza divina, anzi infernale. «Potrei ucciderti qui e ora se volessi».
«No, non mi fai paura» rispose la ragazza. «E non penso che tu sia il tipo che uccida così, a sangue freddo» concluse Elizabeth, senza una punta di esitazione o incertezza nei propri occhi.
Meliodas era a metà tra l’incredulo e il dubbioso: tutti, persino i suoi stessi compagni Demoni avevano paura di lui. Cercò di mascherare il proprio stupore bofonchiando un «Comunque non mi fido» scocciato e piccato. Nel mentre, sentì qualcosa di diverso dentro di sé: come un calore, diverso da quello che le stava donando Elizabeth. Questo proveniva da uno dei suoi cuori, quello nel petto, e si scioglieva in esso facendolo palpitare, anche se di poco.
Meliodas si alzò improvvisamente in piedi e allontanò Elizabeth con uno strattone. Il tempo di un battito di ciglia ed ecco Ludociel, a spada sguainata e con un ghigno ferino, avanzare e scagliarsi violentemente contro il Principe dei Demoni.
Il biondo parò il colpo dell’arcangelo, ma non riuscì a contrattaccare in quanto Elizabeth non aveva ancora terminato le proprie cure. «Maledetto bastardo, che cosa mi hai fatto?» gli ringhiò contro Meliodas.
Ludociel lo ignorò e si rivolse direttamente alla Dea: «Principessa Elizabeth, brava! Lui è Meliodas, il figlio del Re dei Demoni! L’ho indebolito con un incantesimo antico che gli ha bloccato tutti i suoi cuori demoniaci, ma sembra che si stia riprendendo. Dobbiamo finirlo, ora!»
Elizabeth guardò prima uno e poi l’altro: cosa doveva fare, dannazione?!
Disperata, si pose in mezzo ai due, che indietreggiarono confusi: «Basta! Non dobbiamo combattere, non-» ma non riuscì a terminare la frase dato che Ludociel le tirò uno schiaffo in faccia talmente veemente da farla ruzzolare a terra. «Ancora con queste stronzate Elizabeth? Ne ho abbastanza!» urlò in preda alla follia e al sadismo più puro. «Li uccideremo tutti, i Demoni! E cominceremo proprio da lui» si leccò le labbra e indicò Meliodas.
Meliodas piegò le ginocchia e lo fissò con astio: «Oh Ludociel» annunciò con finta reverenza. «Non ti ha mai detto nessuno che non si mettono le mani addosso ad una signora?» chiese divertito ghignando sardonico. «Specialmente se…» il suo corpo divenne quasi totalmente nero, e improvvisamente sparì, ricomparendo proprio alle spalle dell’arcangelo. «…Si tratta di teste di cazzo come te!» Meliodas sorrise compiaciuto mentre lo afferrava con le proprie braccia demoniache e gli spezzava gli arti.
L’urlo di Ludociel squarciò il cielo mentre Elizabeth spostava gli occhi lampeggianti prima su uno e poi sull’altro, confusa e turbata dall’accaduto.
«Principessa» arrivò squillante la voce di Meliodas. «Con questo siamo pari. Non ti devo niente» dichiarò solenne ma esibendo un sorriso… Sincero e sereno. O almeno, questi furono gli aggettivi che più si avvicinarono secondo Elizabeth: c’era comunque qualcosa di enigmatico negli occhi e nei gesti del Principe dei Demoni.
La ragazza annuì mostrando i suoi veri occhi a Meliodas: un azzurro splendente e dolce come il cielo in primavera, ma decisi come il mare in tempesta.
«La prossima volta che ci incontreremo sarà come avversari sul campo di battaglia» promise e, sfoderando le ali, balzò in aria senza guardarsi indietro, si diresse verso i compagni e ordinò la ritirata.
Meliodas non sapeva di starsi sbagliando di grosso.
Elizabeth si rimise in piedi e ammirò la sagoma di Meliodas librarsi nel cielo, allontanarsi e farsi sempre più piccola, fino a diventare un puntino nero. Poi si diresse da Ludociel e prese a curare anche lui.
La ragazza sorrise enigmatica: forse… forse c’era qualcuno disposto ad ascoltarla.
 


KitKat says- author's corner
Mi sono presa troppo bene con questa ship dopo aver visto la terza stagione: quando hanno mostrato il loro passato, ho subito pensato "Ma non ci dicono come cavolo si sono conosciuti?" Nope --> Ci ha pensato il mio cervello.
Sono abbastanza fiduciosa su questa fiction perché l'ho studiata per bene e messa addirittura per iscritto. Dovrebbe essere lunga 3/4 capitoli penso. E intanto mi emoziono perché non ho mai scritto fiction così lunghe *sigh*. E anche perché oddio, dopo secoli mi sembra di essere tornata a scrivere bene, quasi come quando scrivevo ShikaIno.
Dato che ho poca fantasia per i titoli, ho scelto "Obstacles" perché è il titolo della mia canzone preferita di LiS e perché un minimo mi sembrava che c'entrasse con le difficioltà affrontate da Elizabeth e Meliodas.
Sperando che la fiction vi sia piaciuta, mando

Baci stellari,
Kat
  
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