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Autore: DarkDemon    28/08/2020    8 recensioni
[STORIA INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE]
«Sai, girano voci, alcuni figli di Apollo dicono di aver avuto delle visioni e l’augure sembra piuttosto irrequieto.» Helen aveva abbassato lo sguardo a terra mentre giocava nervosamente con uno dei suoi boccoli dorati. Boniface non aveva mai parlato con lei nonostante facessero entrambi parte della seconda coorte e la ragazza sembrava piuttosto timida e a disagio. «Tu… voglio dire, anche tu ne sai qualcosa no? Sto ancora imparando tutti questi dei, ma tu sei figlio di Giano, no? Qualcosina riesci a vederla.»
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Il ragazzo si voltò verso di lui con sguardo preoccupato. «Amico mio, prega che non sia chi penso, altrimenti… bhe, siamo in una montagna di merda.»
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«Semidei, siete ragazzi valorosi, mi dispiace essere io il portatore di cattive notizie, ma ho bisogno del vostro aiuto, tutti noi ne abbiamo.»
[...]
«Ah, figlia di Venere, la tua domanda è in realtà legittima.» Sorrise e tornò a chiudere gli occhi. «Io sono Astreo.»
«Titano degli astri, delle costellazioni e dell’oroscopo.»
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Dei Minori, Nyx, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Le giornate sono sempre piene di attività e ogni sera mi corico distrutta, ma è in qualche modo piacevole sentire il corpo pesante sprofondare nel letto e le palpebre chiudersi come la testa si posa sul cuscino. Spero tu stia bene, mi manchi, non vedo l'ora che sia Natale per poterti rivedere.

Baci
Desdemona

    Con un sospiro la ragazza chiuse la penna, piegò con cura il pezzo di carta e lo mise nella busta su cui aveva già scritto l’indirizzo e messo il francobollo. Si alzò e con passo sicuro si diresse verso la Casa Grande, dove da qualche anno, era stata messa una cassetta postale per quei semidei che, come lei, amavano scrivere ai propri cari.
    
Quando solo una settimana e mezzo prima aveva "picchiato la prof di motoria”, una gorgone, ed era conseguentemente stata espulsa, Desdemona si era letteralmente sentita cadere il modo addosso. Lei e sua nonna avevano cercato disperatamente qualche scuola che l’accettasse ad anno ormai iniziato, ma appena scoperto che era stata espulsa e il motivo, tutti avevano subito rifiutato. A coronare quella situazione già abbastanza complessa ci si erano messi gli attacchi che erano di colpo aumentati, come se i mostri avessero scoperto in quel momento l’esistenza di una semidea a Portland. Doveva essersi sparsa la voce perché nell’arco di tre giorni aveva attirato l’attenzione di una gorgone, due empuse e un telchino. Il campo era quindi sembrata l’unica soluzione. Abbandonare sua nonna le aveva spezzato il cuore, sopratutto poiché nessuna delle due aveva ancora superato la morte del nonno, avvenuta solo un anno prima.
    
La cassetta era attaccata al muro, di fianco l’ingresso: una piccola cassa in legno verniciato di azzurro con su scritto in uni-posca giallo “posta per la famiglia”. Qualcuno aveva scritto a matita sotto, in piccolo, “ad avercela” e nonostante i numerosi tentativi, nessuno era mai riuscito a cancellarlo del tutto. La figlia di Cimopolea imbucò la lettera per poi avviarsi verso il laghetto delle canoe.
    
In quei giorni la mattina l’aria era fresca ma nel pomeriggio il sole tornava a splendere, scaldando le temperature in modo piacevole. Aveva sentito dire che al Campo Giove avevano modificato la barriera per consentire al clima di penetrarla, seppur filtrando i casi più gravi. Al Campo Mezzosangue, nonostante ora avessero la pioggia e la neve, anche se quest’ultima era concessa solo una volta l’anno, non avevano potuto permettersi questo lusso. Le fragole dopotutto erano la loro prima fonte di sostentamento, avevano bisogno di un costante clima mite. La cosa non entusiasmava troppo Desdemona. Se ne ricordò, come ogni volta, nel momento in cui costeggiò i campi, dove i frutti rossi erano gonfi e profumati. Arricciò il naso infastidita e si affrettò lungo la strada: proprio alle fragole doveva essere allergica?
    
Il lago era tranquillo, qualche semidio sull’altra sponda stava preparando le canoe per farsi un giro prima dell’inizio delle attività pomeridiane e il loro vociare arrivava ovattato e piacevole alle sue orecchie. Desdemona non era il genere di ragazza che si sarebbe potuto definire espansiva o loquace tuttavia, sorprendentemente, odiava la solitudine. Non si riteneva particolarmente ferrata nelle relazioni interpersonali, le sue discussioni finivano spesso per essere molto imbarazzanti e impacciate, per cui anche solo sentire un animato chiacchiericcio era sufficiente a tenerle compagnia.
    
Estrasse dalla tasca del suo impermeabile color petrolio un sottile e piccolo fascicolo di foglietti pinzati tra loro e una matita e si sedette su una panchina all’ombra. Le erano sempre piaciuti i sudoku, li trovava stimolanti e divertenti. Fosse stato per lei, sarebbe stata volentieri a fare sudoku tutto il pomeriggio: allenavano la mente e aiutavano a pensare, qualità utili ai semidei tanto quanto quelle fisiche di combattimento.
    
«Secondo me, lì ci va un quattro.» Aveva esordito una voce alle sue spalle. Non sapeva quale casella indicasse il “lì” e, riconoscendo la voce, era piuttosto sicura che non fosse realmente riferito a nulla. Al suo fianco, scavalcando la panca, si sedette una ragazza dai lunghi capelli color borgogna.
    
Amanda era una ragazza piuttosto allegra ed estroversa, sicuramente più di lei almeno, le si era avvicinata alcuni anni prima dopo che si erano trovate in coppia per alcuni allentamenti. Nonostante non lo dimostrasse troppo, Desdemona le era grata per essere andata contro la sua timidezza e sostanziale incapacità con le relazioni umane. Questo suo essere chiusa in se stessa passava sempre per una sorta di freddo distacco, ma non era sembrato importare alla figlia di Dioniso.
    
«Che fai qui tutta sola?» Si sporse sopra la sua spalla per sbirciare il foglio; non era un asso nei sudoku ma dopo anni di amicizia iniziava a capirne qualcosa anche lei. «Una torta.» Rispose, una nota d'ironia nel tono tranquillo.
    
«Tu che facevi?» Chiese, scribacchiando una “tre” in una casella. «Ero nel bosco.» Sospiro Amanda, affranta, suscitando una piccola risata nell’altra. Il motivo per cui la figlia di Dioniso sparisse periodicamente nel bosco era un segreto non molto celato: bastava rivolgerle la parola per più di trenta minuti per saperlo. La ragazza aveva infatti, da anni, una cotta terribile per un driade tuttavia il ragazzo non sembrava ricambiare il sentimento poiché era perennemente nascosto nel suo albero, apparentemente del tutto intenzionato a non farsi trovare.
    
«Secondo me ha paura di te.» Bisbigliò piano, assorta nel rompicapo; il tre appena posizionato si era presto rivelato errato, infastidendola molto.
 
«Ma perché?!» Si lamentò abbandonandosi sulla panca, gli occhi castani rivolti alle fronde sopra di loro. Aveva i suoi sospetti, ovvero la sua discendenza, ma lei non era suo padre. Inoltre era ormai almeno dieci anni che Dioniso aveva lasciato il Campo, facendo di Chirone l’unico loro responsabile.
    
Rimasero in silenzio ancora a lungo, ascoltando il suono del vento tra le foglie e il vociare dei semidei nel lago. Desdemona stava proprio per chiedere che ore fossero quando il corno risuonò in lontananza. Si alzò con un sospiro, riponendo fogli e matite in tasca, allungando una mano ad Amanda che la guardava corrucciata, decisamente poco incline all’idea di allenarsi.
    
Quando il corno suonò ancora e poi ancora una volta, tuttavia, le loro espressioni mutarono quasi all’unisono: tre richiami lunghi, un suono che non udivano da davvero tanto tempo, alcuni di loro mai lo avevano sentito: qualcosa era successo.

 

 

    Appena udito il corno i semidei erano presto accorsi in massa alla Casa Grande. Chirone aveva provato più volte negli anni a spiegare che quel richiamo era indirizzato ai Capi Cabina e non a tutti quanti ma, come al solito il centauro aveva dovuto scacciare i ragazzini, urlando ordini e indicazioni per le attività pomeridiane. Era poi rientrato con la coda che si muoveva in modo nervoso, un rappresentante per Casa alle sue spalle.
    
Teodora era rimasta seduta almeno venti minuti sotto uno degli alberi di rimpetto l’edificio, gli occhi chiari che vagavano in cerca di un segnale che le facesse capire che, finalmente, la riunione era finita. Saltare gli allenamenti non era mai stato un problema particolarmente insormontabile per la figlia di Clio, dopotutto il suo fisico fragile e cagionevole non poteva essere sforzato troppo ed era facile giocare la carta della povera ragazzina debole e malaticcia.
    
Quando finalmente la porta d'ingresso si era aperta i ragazzi che ne erano usciti avevano espressioni illeggibili, chi confuso chi spaventato. Quando aveva visto il fratellastro gli era andata incontro a passo deciso, intenzionata a sapere tutto nei più minimi dettagli. Addison era ormai abituato ai suoi interrogatori e non aveva resistito troppo alle sue insistenti domande. Dopotutto, Teodora non si era guadagnata la nomea di “infopoint” a caso, tutti sapevano che, al giusto prezzo la ragazza avrebbe saputo rispondere, bene o male, a ogni domanda. Nonostante Chirone non avesse apprezzato particolarmente la cosa, ormai si era rassegnato e sapeva che non avrebbe potuto fermala facilmente.
    
La notizia della nuova grande missione l’aveva colta alla sprovvista e non sapeva cosa pensarne: da un lato era curiosa, quasi eccitata, dall’altro era allarmata e spaventata, dopotutto in palio c’erano le loro vite e l’ordine dell’universo, almeno da quanto aveva colto. Non aveva ben compreso in che modo una costellazione in più nello zodiaco avrebbe portato all’apocalisse, ma non aveva intenzione di mettersi a discutere con nessuno a riguardo.
    
Quando era tornata ai campi di allenamento un capannello di ragazzi le si era raccolto attorno, pronti a offrire turni di pulizie e il proprio pugnale migliore in cambio di qualche informazione sulla riunione appena conclusasi. Dopo dieci minuti di trattative la diciassettenne aveva accettato a divulgare qualche notizia per una settimana di turni di pulizie ai bagni, due di servizio al campo di fragole e un pacco di penne gel glitterate. Avrebbe voluto la penna a inchiostro invisibile, ma la figlia di Demetra non sembrava per nulla propensa a separarsene tanto facilmente quindi aveva finito per accettare quelle con i glitter.
    
«Per farla breve, ci sarà una grande missione.» Disse sospirando. I ragazzi attorno a lei sussultarono ed iniziarono a parlare talmente forte che anche gli altri ragazzi, che stavano diligentemente tirando ancora con l’arco, posarono tutto e li raggiunsero, con enorme disappunto del figlio di Apollo che stava loro insegnando. Quando finì di raccontare tutto ciò che aveva appreso il caos era ormai totale, chi teorizzava su che semidio sarebbe stato scelto, chi invece si chiedeva come la scelta sarebbe avvenuta e chi aveva iniziato a scrivere il testamento e a pregare gli dei.
    
Teodora se ne stava a braccia conserte, la fronte corrucciata in mezzo a quel marasma di gente urlante.
    
«Su su bambini!» Esclamò, facendo del suo meglio per farsi sentire in mezzo al chiasso. Riuscì ad attirare l’attenzione di qualche semidio più grande che al termine ‘bambini’ l’aveva guardata con un sopracciglio alzato. «Sta sera avrete tutte le vostre risposte, adesso tornate a fare quello che dovete fare, o questa è la volta buona che Chirone chiude il vostro Infopoint di fiducia in una cella.» E agitando una mano andò a sedersi in un angolo, non le andava proprio quel giorno di usare l’arco, non aveva particolare problemi con esso, semplicemente non aveva voglia di avere i muscoli doloranti quando stava ancora bene.
    
«Mi fanno male le braccia...» Mentì con tono angelico massaggiandosi un braccio quando vide il figlio di Apollo guardarla male.

 

 

    La vista dalla cima della parete di lava era proprio piacevole, pensò Royal, appoggiandosi alla ringhiera del piccolo terrazzo. Sentiva il fiato corto e ogni muscolo bruciargli, sia per la fatica che per le colate roventi che lo avevano sfiorato più di una volta.
    
Si sporse verso gli altri ragazzi, ancora fermi a metà scalata e li osservò con un sorriso sghembo.
    
«Siete lenti!» Gli urlò ridacchiando. Ormai lo sapevano tutti, per Royal De Vries tutto era una sfida, anche quando gli altri non stavano partecipando, lui puntava ad arrivare primo, amava le sfide e le scommesse ma sopratutto amava vincere.
    
Il vento là su era un po’ più fresco e forte, gli scompigliava i capelli castani e gli faceva gelare il sudore addosso. Sapeva che sarebbe dovuto scendere poiché da lì a poco gli altri sarebbero arrivati in cima e il piccolo spazio si sarebbe presto riempito, ma gli piaceva godersi il vento e la quiete di tanto in tanto.
    
Quando il primo ragazzo lo raggiunse lo salutò con un cenno del capo e iniziò a scendere la scalinata di metallo sul retro della parete, senza troppa fretta, dopotutto il suo corpo era ancora stremato dalla scalata. Aveva una muscolatura a malapena accennata e la sua statura era ridicolmente bassa, a suo dire, non che un metro e sessantotto centimetri fossero pochissimi, certo, ma non abbastanza. La sua frustrazione era alimentata dal fatto che lui si impegnasse davvero tanto per mettere su muscoli: si allenava diligentemente e mangiava praticamente solo verdure, nonostante nemmeno gli piacessero così tanto, ma il suo corpo sembrava fregarsene completamente.
    
«Ehi chico, conti di darti una mossa?» Lo chiamò una voce da giù. Una ragazza dalla pelle abbronzata e lunghi capelli castani lo aspettava con le braccia cariche di salviette e felpe che i ragazzi non avevano voluto lasciare sulla terra bruciacchiata dagli schizzi di lava.
    
Che Lizard non amasse le altezze ormai risaputo, inoltre con i suoi ventitré anni era tra i semidei più vecchi per cui era stato facile assumersi il ruolo di supervisore e quindi poter star giù a controllare i ragazzini inerpicarsi sulla parete.
    
Royal le si avvicinò con un sorrisetto divertito recuperando la propria salvietta tra quelle che la figlia di Menta stringeva e si asciugò velocemente il sudore per poi infilare la felpa.
    
«Con calma principessa, qui qualcuno ha lavorato.» Si sedette a terra con un tonfo e recuperò la propria borraccia, bevendone avidamente il contenuto. Lizard gli si sedette accanto con un sospiro, i giorni in cui provava a ricordargli il proprio nome erano ormai lontani, eppure il nomignolo le faceva sempre roteare un po’ gli occhi. Non che ci fosse nulla di personale, Royal era famoso per scordarsi qualsiasi nome, per lui erano tutti principesse.
    
«Mentre eri su è passato un figlio di Demetra, veniva dall’arena di tiro con l’arco.» Iniziò la ragazza, le dita che si attorcigliavano attorno al cordino di una delle felpe. Royal sapeva benissimo cosa voleva dire: quando Chirone richiamava i Capi Cabina tutti al capo avevano la cura d'informarsi sulle attività di Teodora Stylianos per sapere da dove le informazioni sarebbero giunte.
    
«E? La caccia alla bandiera è stata annullata anche questa volta?» Chiese, giochicchiando distrattamente con dei fili d’erba. Non si aspettava di certo l’arrivo di qualcosa di grosso, dopotutto era già un eventualità quando l’oracolo pronunciava una missione anche delle più semplici.
    
«Ci sarà una grande impresa.» Lizard parlò con tono tranquillo nonostante fosse in realtà piuttosto agitata. Non era preoccupata tanto per se stessa, aveva avuto anni e di addestramento alle spalle e anzi era ormai pronta per lasciare il campo. Ciò che la preoccupava maggiormente erano i ragazzini più giovani, quelli inesperti o addirittura appena arrivati. Se fosse stata una scelta a decidere gli eroi destinati a partire, chiunque di loro sarebbe potuto essere un candidato. La figlia di Menta non era una ragazza particolarmente espansiva tuttavia sapeva essere molto protettiva con chi teneva, riservando comunque un occhio di riguardo anche a chi conosceva meno, pur mantenendo le distanze.
    
«L’augure ha visto qualcosa?» Chiese piano Royal, colto di sorpresa dalla risposta dell’amica. «No, il loro augure aveva problemi esattamente come la nostra Sibilla.» Scosse la testa mentre altri ragazzi le si avvicinavano reclamando salviette e felpe. «Astreo stesso è andato da loro a spiegare come stanno le cose. Partiranno in dodici e verranno scelti questa notte… Non chiedermi come, nel passaparola si è perso questo dettaglio.» Spiegò, nella sua voce si poteva sentire un tono di risentimento: ancora una volta erano i mortali a dover salvare il mondo, per qualche ragione.
    
«Almeno è stato diretto, il grattacapo della profezia ce lo siamo evitato, no?» Era un’affermazione sorprendentemente ottimista quella di Royal, che invece era tutto il contrario. Molti non se lo aspettavano da lui, dopotutto era sempre allegro, con il sorriso in viso e una personalità particolare ed eccentrica. Tuttavia, più ancora che pessimista Royal era bugiardo, quindi perché mostrarsi spaventato, perché un po’ lo era, quando poteva esibire la sua solita flemma e noncuranza.
    
«Spero che la scelta sia qualcosa di divertente, tipo una prova. Oppure con il Cappello Parlante! Quello sarebbe un tocco di stile retrò niente male.» Pensò ad alta voce, gli occhi castani persi nel vuoto.
    
«Tu sei strano forte.»
    
«Lo prenderò come un complimento.» Ridacchiò il figlio di Apate alzandosi, mentre con una mano si spazzolava la terra via dai vestiti. Si levò la felpa e la lanciò di nuovo alla ragazza.
    «Grazie principessa!» E dopo averle mandato un bacio si diresse verso la parete, pronto per il secondo giro.



 


 
Angolo Autore
 
Yo yo yo!
Ehehehe... e voi che pensavate che avrei davvero aggiornato a luglio... AH! ILLUSI.
A parte gli scherzi, sono una persona orribile. Però dai, solo un mese di ritardo, sono stata brava! :D 
No vero? Capisco, capisco.
Allora, a mia discolpa posso dire che quest'estate è stata folle, tra maturità, test d'ingresso per l'università, certificazioni di inglese e affrettatissime ricerce di alloggi in cui stare, stavo davvero morendo, rippissimo. E' andato tutto bene comunque - anche molto meglio di quanto mi aspettassi - quindi daje.
Quindi nulla, questo capitolo è stato scritto in realtà in poco tempo e, diciamocelo, si vede. E' una ciofeca. Mi dispiace non aver fatto giustizia ai bellissimi oc che ho presentato perchè davvero meritano, cercherò di rifarmi, giurin giurello.
Il mio struggle maggiore è che io ho idee per il dopo, cioè tutta sta parte iniziale dove non si conoscono e non si amano ancora mi fa soffrire. Rip.
Dunque, il prossimo aggiornamento sarà quindi la magggica selezione e sarà la fine del primo capitolo. Non voglio farvi promesse con date di pubblicazione che non rispetterò, anche perchè inizio l'università il sette (ma io dico, te pare?! Un mese fa avevo il risultato del test e già mi dici che inizio! Ma fammi vivere!). Posso solo dirvi che vorrei pubblicare entro il 2021 ecco, prima della fine dell'anno. Conoscendomi pubblicherò il 31 dicembre alle 23:59, ma ignoriamo.
Ultima nota, come avete visto, anche tra i greci è la fiera dei nomi di mmmerda (che poi sono belli eh, semplicemente sono strani) e io non posso essere più felice. Sono così fiera di voi.
Ora ho finito di dire vaccate, vado a nascondermi perchè davvero odio questo capitolo.
Please be gentle with me, I'm smoll.
Peace out ✌🏼
Ebe
   
 
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