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Autore: evelyn80    29/08/2020    4 recensioni
Premiato grazie alle numerose orazioni che sta ricevendo dall'aldiqua negli ultimi tempi, Terry deve svolgere la prima delle sue buone azioni quotidiane in un luogo molto particolare: il Paradiso dei cani.
Avrà così modo di rivedere il suo husky.
Genere: Generale, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Terry Kath
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Voci dall'aldilà'
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Un giorno in... Paradiso

 



 

Quando Terry ricevette la lista delle sue buone azioni quotidiane, quella mattina di fine agosto, rimase piacevolmente sorpreso, e per ben due volte. Innanzi tutto perché il suo elenco – che di solito consisteva in pagine e pagine di incarichi da intraprendere – era composto da un solo foglio. E in secondo luogo perché la prima voce nella insolitamente breve lista era: “Prestare servizio nel Paradiso dei cani”.
Alzò lo sguardo sul responsabile delle buone azioni e sgranò gli occhi grigi.
«È sicuro, signore, di avermi dato la lista giusta?», chiese, con titubanza e rispetto.
«Certo che sono sicuro, signor Kath!», rispose piccato l'arcangelo. Ma quando alzò gli occhi dalla propria scrivania e vide il volto illuminato del ragazzone di fronte a lui, si concesse un sorriso.
«Vede, signor Kath, ultimamente sono giunte molte preghiere per lei dal mondo dei vivi...», iniziò a spiegare.
«Dai miei compagni di band?», chiese subito Terry, interrompendolo, pensando alla richiesta che aveva fatto a Walter quando si erano incontrati l'anno prima al Caribou Ranch.
«Non solo. Abbiamo avuto parecchie orazioni per lei provenienti anche dall'Italia...», riprese il responsabile.
«Dall'Italia?!», lo interruppe di nuovo il chitarrista, facendolo grugnire per il disappunto.
«Esatto, dall'Italia. Perciò abbiamo deciso di premiarla con un compito che, di sicuro, le darà tante soddisfazioni».
Terry annuì, convinto. Andare a lavorare nel Paradiso dei cani significava innanzi tutto poter rivedere Alaska, il suo adorato husky; e, in secondo luogo, di solito in quel posto prestavano servizio anche molte anime del Paradiso. Se fosse stato fortunato, avrebbe potuto incontrare qualcuno di sua conoscenza, magari perfino sua mamma.
Dopo aver salutato il responsabile, quindi, si incamminò di buona lena verso il portone che conduceva all'esterno del Purgatorio, la breve lista di buone azioni ben salda tra le dita enormi.
Non appena lo videro avvicinarsi, i custodi dell'ingresso lo bloccarono.
«Altolà! Dove crede di andare, signor Kath? Ha ancora moltissimi decenni da scontare, lei!».
«Lo so», rispose Terry con un sorriso cordiale, «ma oggi devo andare a prestare servizio nel Paradiso dei cani!».
Mostrò il suo elenco, picchiettando l'indice sulla prima casellina.
I due guardiani lo esaminarono attentamente, prima di dare il loro benestare.
«Ci sembra tutto in ordine. Può passare, signor Kath. Ma si ricordi che dovrà tornare qui in un tempo consono».
Il ragazzone si mise sull'attenti, per poi lasciarsi sfuggire un sorrisetto imbarazzato alla vista degli sguardi di fuoco dei custodi. Non appena questi spalancarono un'anta del portone lui uscì di corsa, fermandosi subito fuori dal Purgatorio per respirare a pieni polmoni.
Non era la prima volta che usciva. In altre occasioni era dovuto tornare nell'aldiqua per compiere le sue buone azioni, come salvare la vita a Danny e agli altri quando si erano ritrovati a suonare nel bel mezzo di una tempesta; o quando si era mostrato di persona a Walter l'anno prima. Ma era sempre bellissimo lasciare per un po' quella prigione senza sbarre e vedere altri posti.
Si incamminò verso uno dei responsabili dello smistamento, che lo fissò dall'alto in basso con occhi fiammeggianti.
«Dove deve andare, lei?».
Terry si fece piccino piccino davanti al principato, senza quasi avere il coraggio di alzare lo sguardo.
«Nel Pa-pa-paradiso dei ca-cani...», balbettò, alzando a malapena la sua lista per mostrare il primo punto.
Il responsabile ebbe pietà di lui e, senza metterlo ulteriormente in imbarazzo con altre domande, lo sfiorò con la punta delle dita, facendolo arrivare in un baleno alla sua destinazione.
Quando Terry aprì gli occhi si trovò a metà di una collina davanti a un cancello molto alto, sbarrato e sorvegliato da alcuni angeli. Al di là di esso si vedevano correre in lontananza molti cani, i cui latrati attraversavano l'aria limpida giungendo fino a lui. Con un enorme sorriso che gli si apriva sul volto si accostò ai guardiani e mostrò il suo incarico. Gli angeli subito aprirono il cancello e lo lasciarono entrare.
Il ragazzo mosse alcuni passi con il cuore che gli scoppiava per la gioia. Avrebbe rivisto Alaska! Chissà se il suo cagnolone lo avrebbe riconosciuto, dopo tutti quegli anni?
Con questa e altre mille domande in testa, Terry continuò ad avanzare verso i cani che si rincorrevano sul fianco della collina. Non appena percepirono il suo odore, tutti si fiondarono verso di lui. Il ragazzone si immobilizzò, in attesa che lo raggiungessero. Alcuni gli abbaiarono festosamente, scodinzolando; altri gli si arrampicarono sui pantaloni, in cerca delle sue carezze. Uno tra i più intraprendenti – un cane di media taglia dal corto pelo bianco a macchie nere – addirittura gli saltò direttamente tra le braccia, agitandosi tutto mentre cercava di leccargli la faccia.
«Buono, buono... Rambo!», disse, leggendo il nome del cane sulla medaglietta.
L'animale, nel sentirsi chiamare per nome, uggiolò festoso per poi saltare di nuovo a terra.
Terry riprese a camminare, circondato dalla marea di cani che lo faceva quasi incespicare, dirigendosi verso un gruppo di persone che già si occupavano di riempire le ciotole e di accudire gli animali. Il cane bianco e nero che poco prima gli era saltato tra le braccia si allontanò dal gruppo e corse verso una donnina molto anziana, dai capelli grigi acconciati in una permanente all'antica, che lo accarezzò affettuosamente e gli rivolse parole amorevoli.
Il ragazzone la fissò per alcuni istanti, il sorriso equino che si andava espandendo sempre più sul suo volto allungato: non l'aveva mai vista in Purgatorio, quindi immaginò che quella fosse un'anima del Paradiso. Poi si diresse verso un angelo poco lontano, intento a sfogliare le pagine della sua cartellina e a controllare attentamente ciò che c'era scritto.
«Buongiorno, signore», disse cerimoniosamente Terry, raddrizzando le spalle.
L'angelo alzò lo sguardo su di lui per poi controllare nuovamente i suoi fogli. «Lei dev'essere il signor Kath, dal Purgatorio, giusto?».
«Sì, signore. Sono arrivato per eseguire la mia prima mansione quotidiana», rispose il giovane chitarrista, sventolando il suo elenco.
«Bene, signor Kath. Lì trova le ciotole e il cibo da distribuire», disse il responsabile indicando un punto poco lontano da loro dove, sotto una tettoia, erano ammucchiati sacchi e sacchi di croccantini. «Poi, quando avrà finito, dovrà dedicarsi a raccogliere le deiezioni. È tutto chiaro?».
«Sì, signore», rispose di nuovo Terry, educato. Esitò per qualche istante, poi si fece coraggio e rivolse all'angelo la domanda che aveva sulla punta della lingua da quando era entrato nel Paradiso dei cani. «Quando ero vivo, più di quarant'anni fa, avevo un cane. Posso... posso provare a chiamarlo? Mi piacerebbe molto poterlo rivedere».
Il responsabile alzò di nuovo lo sguardo dai suoi fogli e gli rivolse un caldo sorriso. «Certo che può farlo. Solo, non perda tempo con lui: prestare servizio qui non è la sua unica buona azione di oggi», rispose indicando la lista di Terry che, seppur breve, contava di parecchie altre mansioni.
«Sì, signore! Grazie, signore!».
L'angelo si allontanò con un altro sorriso e il ragazzone, dopo aver messo nella tasca posteriore dei jeans il suo elenco, si guardò in giro per poi portare pollice e indice della mano destra alle labbra ed emettere un fischio lungo e acuto, che attirò l'attenzione di molti degli animali che aveva attorno. Così, in attesa che Alaska lo raggiungesse, se mai lo avesse fatto, si mise a riempire le ciotole e a distribuirle a destra e a manca, attorniato da cani scodinzolanti e uggiolanti di felicità.
Dopo pochi minuti, in lontananza udì un latrato che avrebbe riconosciuto ovunque. Alzò la testa di scatto facendo ondeggiare i lunghi capelli castani e si voltò a guardare nella direzione del rumore. Un grosso husky dal lungo pelo serico, bianco a macchie nere e grigie, e dalla folta coda arricciata stava galoppando verso di lui, la lingua penzoloni tra i denti.
Terry spalancò le braccia e gli corse incontro. «Alaska!», gridò, mentre il cane lo raggiungeva e, con un agile balzo, gli saltava tra le braccia. Il peso dell'animale lo fece sbilanciare ed entrambi finirono a terra, ruzzolando sull'erba fresca e tenera della collina, mentre l'husky continuava a leccargli la faccia con grandi lappate.
«Oh... Alaska!», esalò il ragazzone stringendo l'animale tra le braccia, godendosi il suo calore e la morbidezza del suo pelo sotto le dita. Il cane si contorse tutto uggiolando per la contentezza: dopo tutti quegli anni aveva ritrovato finalmente il suo padrone.
Non appena riuscì a mettersi seduto, Terry gridò: «Cristo, come sono felice di vederti!».
La sua esclamazione fu seguita da uno schiarirsi di voce: l'angelo responsabile della distribuzione del cibo lo aveva sentito e lo stava fissando con sguardo serio. Terry si fece piccino piccino e mormorò le sue scuse, per poi lasciarsi di nuovo travolgere dall'husky. Il guardiano scosse il capo e alzò gli occhi al cielo ma sorrise, perdonando a quel ragazzone venuto dal Purgatorio il suo piccolo peccato.
Felicissimo di aver trovato il suo cane, il giovane chitarrista si rimise di buona lena a riempire ciotole e a raccogliere cacche, seguito in ogni suo movimento da Alaska. Ogni tanto si fermava per concedergli una carezza o un abbraccio, cui l'animale rispondeva con latrati festosi e lappate alla sua faccia. Si trovava così bene nel Paradiso dei cani che nemmeno si accorse del tempo che passava. Era già quasi il tramonto quando il responsabile lo avvicinò per congedarlo.
«Bene, signor Kath. Il suo tempo qui è scaduto, deve tornare in Purgatorio».
«Oh no! Di già?», chiese Terry sconsolato, voltandosi a guardare l'angelo senza smettere di carezzare il proprio cane che ancora gli scodinzolava attorno alle gambe.
«Purtroppo sì. Le ricordo che ha ancora altre mansioni da svolgere, prima del termine della giornata».
Il ragazzone tolse dalla tasca posteriore dei jeans il suo foglio tutto stropicciato e contemplò tristemente la lista delle buone azioni che ancora gli rimanevano. Sospirò e fece calare le spalle.
«Beh, è stato bello finché è durato. Ciao Alaska...», mormorò rivoltò all'husky che, avendo capito perfettamente che il suo amico doveva andarsene, si mise seduto e lanciò un lungo ululato, cui risposero tantissimi altri cani. La vecchina dalla pettinatura rétro che aveva visto quella mattina gli si fece vicina e gli posò una mano dalle lunghe dita affusolate sul braccio. Il cane bianco e nero che gli era saltato addosso le stava appresso, scodinzolando selvaggiamente e tenendo lo sguardo fisso su di lei.
«Sta' tranquillo, caro. Mi occuperò io di lui, se ti fa piacere. Tanto io vengo spesso qui».
Terry si chinò verso la donnina e le regalò il suo enorme sorriso da cavallo. «Lei è un'anima del Paradiso, vero?», le chiese con la voce che gli tremava.
«Sì».
«Allora posso chiederle un favore?». L'anziana signora annuì e Terry disse tutto d'un fiato: «Potrebbe portare i miei saluti alla signora Evelyn Kath? Sa... è mia mamma».
La vecchina alzò gli occhi verso l'alto per mandare a mente il nome, la mano ossuta posata sul mento, poi annuì con un sorriso.
«Va bene, caro».
«Grazie mille, signora, lei è molto gentile!».
La donnina si schernì con un gesto e si allontanò piano, riprendendo a parlottare amorevolmente col suo cagnolino. Il giovane chitarrista la guardò allontanarsi per poi voltare le spalle e scendere la collina diretto al cancello, accompagnato da Alaska. Una volta giunto all'uscita si chinò per dare un ultimo abbraccio all'husky e, dopo un cenno di saluto ai due angeli di guardia, lasciò il Paradiso dei cani.
Fatti pochi passi vide vicino a sé un altro principato. Senza dire una parola la creatura angelica lo sfiorò con la punta delle dita e Terry si ritrovò davanti all'ingresso della sua prigione senza sbarre. Una volta che il grosso portone si fu chiuso dietro di lui diede un'occhiata alla sua lista. Aveva ancora un po' di cosette da fare, ma il suo spirito ora era molto più leggero.
Fischiettando “Feelin' stronger everyday”, si mise al lavoro.

 

 

Spazio autrice:

Ed ecco che torna la blasfemia fatta persona! È inutile, voglio troppo bene a Terry per non immaginarmelo anche nella mia versione del Purgatorio, alle prese con le sue buone azioni quotidiane. Questa volta ho deciso di farlo contento, e l'ho mandato a prestare servizio nel Paradiso dei cani. E qui mi ripeto: sono blasfema a immaginare che i cani abbiano un loro Paradiso, mangino e facciano la cacca anche nell'aldilà? Forse. Sono blasfema nell'immaginare che tutte le volte che penso a Terry è un po' come se gli lasciassi una preghiera, ed è per questo che ho detto che le preghiere per lui vengono non solo dai suoi compagni di band, ma anche dall'Italia? Può darsi. Ma, sinceramente parlando, mi va bene così :-)
Vi lascio alcune piccole noticine.

Gli accenni alle visite nell'aldiqua di Terry fanno riferimento alla mia shot "Together again, my friend" , che appartiene a questa stessa serie; i “principati” sono figure angeliche che si trovano oltre il gruppo degli arcangeli, e sono guardiani delle nazioni e delle contee, per questo li ho messi a smistare le anime; il cane bianco e nero che salta in braccio a Terry, di nome “Rambo”, era il mio cane, l'unico che ho avuto; la donnina con la permanente è la mia nonna materna, che quando portava il cibo al cane stava lì con lui a parlargli finché non aveva finito di mangiare. Concedetemi di immaginarla in paradiso :-)
Alaska, ovviamente, è stato il cane di Terry, e su internet si trovano tantissime foto di loro due insieme, come quella che ho messo a inizio capitolo.

Feelin' stronger everyday” è una canzone dei Chicago, presente sull'album Chicago VI.
Spero di avervi intrattenuto.

  
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