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Autore: palanmelen    17/08/2009    8 recensioni
Ringraziamo le mamme che ci insegnano a mettere sempre la "maglietta della salute"... ringraziamo Draco che invece se la dimentica... Ringraziamo Potter che ha un fiuto sopraffino! (Ringraziamo anche chi si inventa gli splendidi vestiti che solo splendidi ragazzi ricchi possono permettersi!)
Post 7mo senza epilogo!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Neville Paciock | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo perdono, perdono, perdono. Cerco di usare tutti i nomi in inglese, perché di solito tendo ad usarne alcuni, ma non è giusto fare un miscuglio a mio piacimento. È che certi mi vengono naturali in una lingua, certi nell'altra. Se sbaglio, chiudete un occhio, per favore.
Ecco, per esempio, Trelawney è Cooman. Che è più bello in italiano, no? - Daiii, la Sibilla Cumana! Non è geniale?-, mentre i nomi delle case lasciano un pochino da desiderare. -Dov'è il rosso nello stemma Hufflepuff?-
Però non scrivo "Master" al posto di "professore", eh...
Mh. Già, perché non li scrivo tutti in italiano e pace? E perché ne sto facendo un caso internazionale? Perché non la pianto e do un'altra occhiata alla grammatica?

Venerdì casual

 

Draco infilò di fretta il piede nei pantaloni. Per un momento impigliò l'alluce nel cavallo e rischiò di farsi male e strapparli. Poi scivolò nella gamba senza problemi. Infilò l'altro piede nell'altra gamba e saltellò verso la sedia mentre li tirava su e li allacciava.
Muoveva le labbra, imprecando senza un filo di voce.
La camicia era un po' spiegazzata, ma almeno era appesa allo schienale della sedia e non appallottolata sulla seduta. Infatti, se le dita non lo tradivano, lì c'era il suo cardigan.
La indossò, litigando silenziosamente con i bottoni chiusi delle maniche. Si legò il golf a naso attorno alla vita.
Inciampò in un paio di ciabatte, rischiò di finire col mento contro un mobile e di fare un casino dell'accidenti, ma recuperò l'equilibrio e per un colpo di fortuna trovò anche le proprie scarpe.
Le calzò velocemente, sopportò il tallone e la linguetta che si erano piegati all'indentro finché non uscì dalla camera da letto, poi, chiusa con delicatezza la porta, se le sistemò con due dita mentre camminava, zoppicando come un idiota per tutto lo studio.
Fuori, cercò di darsi un contegno. La mattina del sabato, neanche i fantasmi erano per i corridoi.
S'avviò elegantemente verso i sotterranei. Anche se le scarpe da ginnastica scricchiolavano insopportabilmente sulla pietra.
Si fermò. Si concesse un colorito francesismo a mezza voce (-Merda!-), si tastò il petto, scostò la camicia e guardò sotto.
Lasciò la stoffa con un gesto stizzito. Digrignò i denti, si diede dell'imbecille e valutò per un momento se era il caso di tornare indietro. Ma ormai mancava poco alle sei ed era meglio non rischiare di incontrare qualche mattiniero mentre era in quello stato.
Cercò di calmarsi e proseguì fino al proprio studio. Due piani più sotto. 
***

 

Ogni richiesta degli studenti veniva ascoltata (e spesso soddisfatta) dal professor Potter. Perché ogni richiesta del professor Potter veniva ascoltata (e spesso soddisfatta) dalla preside.
Nelle classifiche delle studentesse di tutti gli anni, era il professor Potter il primo. Non che non avesse rivali, ma era l'unico che riuscisse a creare quella specie di senso di parità con gli studenti, senza perdere l'aria da "bello e impossibile" che deve avere ogni sospirato professore che si rispetti.
Come ogni sospirato professore, sembrava immune da qualsiasi forma dell'amore. Nonostante i vagheggiamenti romantici che ogni tanto gli studenti si permettono, nessuno riusciva veramente ad immaginarselo seduto ad un tavolo al lume di candela, con in mano un mazzo di fiori, in una tresca segreta con la professoressa di trasfigurazioni o una studentessa.
In realtà, la quasi totalità delle ragazze, quelle più pratiche e meno sognatrici, avevano intuito con certezza femminile che lui fosse stato un ragazzo... abbastanza imbranato in amore. E che da adulto non fosse affatto migliorato.
Si diceva che fosse stato fidanzato, una volta... Ma il lavoro di lei la portava spesso lontano dall'Inghilterra, mentre lui aveva deciso di darsi all'insegnamento (e, diciamocelo: stare dieci mesi chiusi in un collegio non è l'ideale per un giovane sposo).
Così il matrimonio si era allontanato, poi era arrivata la pausa di riflessione e ora... ora c'erano i gufi ai compleanni e alle feste comandate.
Come si suol dire: pluffa al centro.

Recentemente la preside aveva acconsentito ad una bizzarra richiesta: poter indossare, per un giorno della settimana lavorativa, vestiti babbani o comunque meno rigorosi e più comodi rispetto alla tenuta regolare degli insegnanti. Tenuta regolare che già ogni professore interpretava a proprio modo. Per questo la preside non aveva avuto riserve ad accettare.
La proposta era stata mossa dal professor Potter.
A cui era arrivata come suggerimento dalle studentesse del quinto Ravenclaw, perché davvero, professore, i jeans le starebbero molto meglio della tunica da mago!
Non tutto il corpo docenti aveva accettato di buon grado questa novità (per esempio, il professor Hagrid non trovava abiti più comodi di quelli che abitualmente indossava, e la professoressa Trelawney non aveva abiti che non fossero adatti al proprio ruolo di Veggente. E... beh. Firenze non aveva proprio vestiti). Tutti avevano accettato con piacere i jeans del professor Potter.
Sorprendendo, un altro professore gradì invece l'iniziativa, un professore che, visto che ormai la preside si era rammollita (o modernizzata), era il più tradizionalista della scuola.
Il chiarissimo (scurissimo?) professore di Pozioni.

Draco Malfoy - pardon, il professor Draco Malfoy si era presentato il primo Venerdì casual (di fine gennaio) con un paio di pantaloni neri, pesanti e morbidi ma dalla linea impeccabile, e uno spumoso maglione cachemir bianco panna.
Non si aveva un professore che curasse il proprio aspetto così meticolosamente dai tempi di Lockhart (anche se il professor Malfoy si sarebbe rasato piuttosto che arricciarsi i capelli, o semplicemente tirarli sulla fronte invece che all'indietro), e fu davvero sorprendente vederlo senza la sua casta e rigida veste nera, senza il mantello dallo svolazzo degno del suo defunto predecessore e stimatissimo ex preside di Hogwarts, professor Severus Snape.
Non avrebbe perso la sua aria inflessibilmente annoiata, il professore, con il suo vaporoso maglione? Non avrebbe distratto gli studenti, con l'apparire più roseo del suo viso?
Non era pericolosa, per i suoi abiti e per le sue scarpe di vernice, l'aula piena di calderoni gorgoglianti?
-Cento punti in meno se mi raggiunge una goccia, sia chiaro.-
Strascicò una sola volta all'inizio della prima lezione colla nuova mise.
Gli studenti mai avevano bisogno di ascoltare due volte i suoi ordini.
Per quanto fosse strano che una persona così attenta alla salute della propria capigliatura potesse insegnare una materia così ungente come Pozioni.


Non era stata la passione per l'insegnamento ad allontanare il professor Malfoy dal matrimonio.
Era stato il matrimonio ad avvicinarlo alla scuola.
Un uomo affascinante e giovane che insegni in un college attira le donne fino al loro diploma, poi le allontana.
La vita di bachelor si adattava fin troppo bene al giovane signor Malfoy, anche se la noia per la mancata occupazione (la strada che avrebbe desiderato, la politica, gli era ahilui preclusa per una sciocchezza come un marchio sull'avambraccio sinistro, che purtroppo alienava i voti delle masse) iniziava a pesare raggiunti i venticinque anni di nullafacenza.
Quando il caro vecchio professor Slughorn decise di andare in pensione, il giovane signor Malfoy trovò un'insperata salvezza dalle insistenze della presunta fidanzata e dalle di lei e propria famiglie.
Il professor Malfoy non amava insegnare, né amava particolarmente le nuove generazioni di Slytherin, benché lui fosse stato nominato Direttore della casa. Di conseguenza, non era amato dagli studenti.
Il Venerdì successivo si presentò a colazione in pantaloni color sabbia, sottile cintura bianca, maglia nera a maniche lunghe e scollo a barchetta.
Ci fu del porridge sputacchiato e del succo di zucca andato di traverso. Molti notarono come il taglio dei pantaloni, anche se comodi e larghi, cadesse alla perfezione su... i fianchi stretti del professore. Molti seguirono cogli occhi i movimenti del suo collo mordendosi le labbra, sussultando all'improvviso apparire di una clavicola.


Tra i due giovani insegnanti non era mai corso buon sangue. Probabilmente, ipotizzavano gli alunni, l'animosità risaliva ai tempi in cui ancora studiavano.
Harry Potter, che sostituiva l'anziano professor Dumbledore alla cattedra di Difesa, aveva quasi avuto il potere di dissuadere il professor Malfoy dall'insegnamento.
Ma alla fine egli aveva deciso che era meglio fare colazione dieci mesi l'anno vicino a Potter, piuttosto che stare tutta la vita con una moglie.

Se qualcuno avesse assistito allo scontro tra i due in un corridoio del primo piano (il professor Malfoy scendeva, il professor Potter saliva), appena finita la colazione, avrebbe tenuto pronta la bacchetta. Ma il corridoio era deserto.
Non fu un caso che la spalla del professor Potter urtasse il braccio del professor Malfoy.
Lui girò appena la testa per guardarlo con un'algida espressione di disprezzo.
Potter ghignava coll'angolo delle labbra.
Il suo sguardo scivolò su tutto il fianco di Malfoy, lieve come una carezza di seta.
-Dior.-, sussurrò come fosse un incantesimo.
Il viso di Malfoy si illuminò di soddisfazione.
Si inumidì con compiacimento le labbra, voltandosi ancora un poco per osservare meglio i jeans bassi e scoloriti di Potter, la cintura spessa, la camicia aderentissima nera.
Non sorrise, ma fu come se lo avesse fatto. -D&G.-, rispose.
Potter strinse il labbro tra i denti, gonfiando il petto con un sospiro di piacere.
La stoffa si tese, i bottoni tirarono. Gli occhi di Malfoy luccicarono.
Ci fu ancora un casualissimo scontro di fianchi. Poi i due uomini proseguirono per la loro strada.

Il venerdì dopo, stesso corridoio, fu il giorno dell'agnizione.
Si fermarono direttamente l'uno di fronte all'altro.
Potter sottolineava il proprio consenso passando la lingua sulle punte dei denti.
Il viso piuttosto inespressivo di Malfoy era colorato di stupore e diletto.
Girarono in tondo, inseguendosi come cowboy in duello.
Questa volta Potter aveva scelto un look total black, con pantaloni e giacca di velluto coordinati, scarpe scamosciate, maglioncino e camicia slacciata.
Malfoy indossava una giacca di velluto ma più scura, ornata da un fazzoletto di seta argenteo nel taschino, pantaloni grigi gessati con bretelle e una camicia blu di seta. Un lembo di pelle sul fianco apparve e sparì durante un passo.
Non ci fu bisogno di parole. Stessa firma, stessa collezione.
La bocca di Malfoy era socchiusa. L'aria si caricò di tensione.
Gli uomini si lasciarono, muti, con il respiro appena affrettato.
Draco Malfoy mai avrebbe immaginato di poter avere una tale identità di vedute con Harry Potter.
Questa cosa del "Venerdì casual", che aveva colto come un grazioso divertissement, si stava rivelando qualcosa di molto più proficuo.


Passarono i mesi e cambiò la stagione. Completi si alternavano ad accostamenti originali.
Malfoy aveva ormai imparato quanto a Potter piacesse lo sportivo elegante e l'abbastanza eccentrico.

Era fine marzo e l'aria era ancora fredda. Malfoy era abbastanza freddoloso e di salute delicata e ancora non abbandonava la giacca. Sotto qualsiasi cosa, babbana o magica, portava sempre la canottiera.
Potter era evidente che non la indossava neanche in inverno (ricordò una camicia nera tesa su un petto, su capezzoli piccoli come gemme di quarzo).
Potter si divertiva a mostrare forme e muscoli attraverso la stoffa.

Quel Venerdì Potter indossava jeans scuri e una camicia stropicciata a fantasia blu di ibisco. Malfoy fu un po' deluso dal vederlo senza giacca. Conosceva la nuova collezione Vuitton, ma non aveva mai visto dal vivo la giacca da motociclista in pelle d'agnello di quel completo.
Potter era invece molto soddisfatto dal suo Kenzo nero e grigio, un po' elegante (per la camicia grigia e il gilet nero), un po' scherzoso (per il cardigan nero con gli orli e le maniche sotto il gomito a bande bicolori), un po' sbarazzino, per la cravatta a righe che faceva tanto "studente". 
Aveva avuto solo un appunto, un piccolo gesto. Gli aveva sfiorato l'attaccatura dei capelli. Spettinali, diceva colle dita. Malfoy aveva tirato i muscoli del viso senza sorridere. Non aveva risposto.
Rispondere a quella richiesta, accettarla, sarebbe stato qualcosa di troppo intimo.

Malfoy in realtà era stato tentato, quando aveva scelto il completo, di modificarlo. Di cambiare il colore al gilet, o qualcosa del genere. Si era trattenuto ricordandosi che non era del tutto libero di dare sfogo alla propria creatività: sembrava che gli studenti, vedendolo indossare qualcosa di colorato, si distraessero più facilmente dalla lezione.
Finite le sue ore, lasciò il gilet e la cravatta nello studio. Prima che qualcuno potesse davvero scambiarlo per uno studente (come era sembrato sul punto di fare uno dei suoi ex professori).

Fu contento che quella sera, mentre lui e Potter avevano il turno di sorveglianza, facesse freddo. Potter cercò di resistere, ma alla fine dovette arrendersi e avvisarlo (con il tono distaccato che usavano tra loro se non c'era un nuovo indumento da ammirare) che sarebbe andato a prendere una giacca.
Malfoy si limitò ad un cenno per informarlo di averlo sentito. Appena fu solo, arricciò le labbra gioendo nell'intimo, già inebriato dall'odore di pelle.

Ma Potter non tornò colla giacca del completo, che non era più completo, visto che aveva cambiato la camicia. Bianca, plissettata a mano, era troppo elegante per una giacca di pelle (anche per una giacca di pelle di Vuitton).
Potter aveva indossato una giacca di seta color rubino, ma profondo, così profondo che Malfoy pensò di starci cadendo dentro. Mentre in realtà stava solo per cadere addosso a Potter.
-Ti piace?- commentò laconicamente e si passò le mani sulle maniche. Poi si alzò il colletto, come un divo degli anni cinquanta.
Malfoy sbatté le palpebre e passò in rassegna mentalmente tutte le giacche che conosceva.
-Mh, non sforzarti. Me la sono fatta fare.-
Malfoy non riuscì, troppo sbigottito, a controllare la propria mano. Si alzò con lentezza tremante e si posò delicata come un'ombra sulla stoffa liscia.
Sussultò stupito e gli sfuggì un -Oh!- sottile dalla bocca tonda.
-Sai,- continuò lui, con il suo tono più suadente -è calda, ma leggera. Con il tempo di qui, potrei portarla tutte le sere fino a Giugno.-
Malfoy contemplava il doppio petto, sfiorava con il polpastrello i bottoni madreperlacei dello stesso colore della stoffa.
-Ma non mi piace metterla con pezzi di altri completi.-
-N. no...?-
-Aha. Mi sono fatto fare due paia di pantaloni apposta.-
Malfoy spalancò gli occhi. Fissò il volto di Potter come quello di un messia. -Due...?-
-Un paio di seta, color flax, un paio di lino, fumo di Londra.-
-Fumo di Londra...!- esalò.
-Aha. Mi piace abbinarli ai dolcevita. Panna, per rimanere sui toni classici. Ma... ne ho trovato anche uno verde mirto.-
-Ve... verde mirto.-
-Mhm. Draco...- Potter fece un passo avanti e gli strinse delicatamente il polso sollevato. -Ti andrebbe di vedere la mia collezione di dolcevita?-
Malfoy rimase senza fiato. -Io... io...-
-E le mie camice. Abbiamo più o meno la stessa misura di collo, mi sembra. Ti andrebbe di provare le mie camice?-
Malfoy aveva gli occhi grandi e lucidi. Enorme era la tentazione.
-E le mie giacche. Lo sai che il completo di stamattina aveva una giacca, vero?-
Anche l'ultimo fiato che gli era rimasto nei polmoni sfuggì, alla prospettiva. Draco si forzò a respirare per poter rispondere con un filo di voce: -... Sì.-.


Provare le camicie di Potter significa che lui ti slaccerà i bottoni.
Che con studiata casualità sfiorerà il punto dove, sotto due strati di stoffa, c'è il tuo capezzolo.
Che ti spoglierà il torso senza che tu abbia il tempo di capire cosa sta facendo.
Che invece della sedia sarai seduto sul letto.
Che non vedrai più i tuoi vestiti.
Che sarai già sdraiato quando Potter abbasserà le luci.
Che spettinerà a suo piacimento i tuoi capelli più e più volte. Più e più volte.
***

 

Draco arrivò nel suo studio in fretta. Chiuse la porta dietro di sé e ci sbatté la nuca.
Ancora. Ancora.
Solo quando incominciò a sentire veramente male decise di smettere e tentare almeno di razionalizzare l'accaduto.
Da dove iniziare? Dalla spalla indolenzita dove lui l'aveva tenuto stretto tirandoselo contro mentre lo scopava, o direttamente dal lieve bruciore che gli pizzicava la pelle del
Draco si infilò le mani nei capelli.
Ecco. Poteva iniziare pettinandosi.
Ecco, avrebbe fatto una doccia. Ecco, sì: primo obbiettivo, il bagno.
Poi... poi sarebbe andato dalla preside e... macché, avrebbe mandato un elfo dalla preside ad informarla che non sarebbe sceso a colazione e chiedere se gentilmente avrebbe affidato le sue sorveglianze a qualcun altro, perché... perché non si sentiva bene, certo.


Alcuni studenti incrociarono il professor Potter in un corridoio del secondo piano.
O meglio, lo videro sfrecciare accanto a loro senza neanche salutare.
Uno di loro (Gryffindor, settimo anno), sapeva come farlo fermare. -Lewi's, Professore?-
Il professore si girò per istinto piroettando su un piede solo. -Ah, salve, ragazzi. Sì, Nick, come hai indovinato? Ehi, avete visto il professor Malfoy?-
Nick non rispose che di rado lo aveva visto indossare qualcosa che costasse meno di cento sterline, quando non era in abiti da mago, ma con tutti i suoi compagni scosse la testa e lo informò che no, non avevano visto il professor Malfoy.
Il professor Potter era già lontano.

Il professore di Erbologia fu intercettato appena fuori dalla Sala Grande.
-Neville!-
Si girò. Harry correva verso di lui. Fece un passo indietro per paura che non si fermasse in tempo.
-Neville, c'è Malfoy a colazione?-
Negò. -La preside ha detto che le ha mandato un elfo ad avvisare che era malato.-
-Malato un corno!- Harry pestò un piede per terra.
Neville si avvicinò premurosamente. -Lo stai cercando? Perché non usi la mappa?-
Harry trasalì. -Ehm, beh... è che c'era il baule in un tale casino... e poi sono uscito di fretta... e, sì, vado a prendere la mappa. Ci si vede.- Fece un cenno col braccio.
Neville strinse gli occhi. -Cos'hai lì?-
Harry si ricordò di tenere qualcosa in mano. S'irrigidì. -Niente di che.-
Si girò per tornare alle sue stanze, ma rimase fermo. -Winky!- Urlò.
L'elfa apparve con uno schiocco accanto a lui.
-Sì, signor Harry?-
-Vai nella stanza di Malfoy. Se c'è, inventati una scusa e aspetta che arrivi io. Se non c'è, avvisami. Tutto chiaro?-
-Chiarissimo, signore.-
Winky sparì, Harry riprese la sua corsa.
Neville scosse la testa e non si pose troppe domande.


Harry era appena arrivato allo studio quando Winky comparve al suo fianco. -Winky non ha trovato il signor Malfoy, signore. Winky è arrivata nelle stanze e prima che andasse nello studio le è sembrato di sentire una porta aprirsi e chiudersi, signore. Allora è andata anche nell'aula di Pozioni, signore. Ma se il signor Malfoy è fuggito lì dal suo studio, Winky non l'ha trovato. Devo tornare giù e cercare meglio?-
Harry finì di prendere fiato. -No.- ansimò. -No, non c'è bisogno. Grazie, Winky, torna pure al tuo lavoro.-
L'elfa fece un profondo inchino. -Sempre lieta di essere utile, signore.- Sparì.
Harry entrò nel suo studio e venne accolto dal disordine. Si rimboccò le maniche, sospirò. -Accio Mappa!-


Draco fuggiva verso la foresta.
Potter è un maniaco, pensava. Qualcuno deve informare la preside. Non solo sequestra le persone e... e... ...Ma manda persino i suoi elfi a perseguitarle!
Rallentò il passo e calciò un sasso. Era tutto il giorno che correva, ma non aveva più il fisico.
Il fisico..., socchiuse gli occhi. NO! Non ci pensare! Cattivo, Draco! I pensieri impuri portano all'Inferno!
Alla stanza di Potter.
Insomma, quello era il problema irrisolto e qualunque cosa cercasse di fare rimaneva comunque da affrontare. Si lasciò cadere a terra.
Se fosse stato più giovane si sarebbe permesso di piagnucolare, ma era troppo vecchio e aveva più pudore.
Aveva voglia di piagnucolare. Perché Potter lo aveva sedotto e lui c'era cascato come un tonno. Perché Potter poteva permettersi di indossare cose deliziosamente stravaganti e lui no. Perché Potter aveva dato per scontato che gli piacessero gli uomini e non si era interessato di sapere quanta effettiva esperienza avesse nel campo. Perché Potter era addirittura più bello nudo che vestito, mentre lui non era sicuro di esserlo altrettanto. Perché Potter gli aveva spettinato i capelli e l'aveva fatto sospirare "Harry" tutta la notte.

E ora era seduto imbronciato come un adolescente su un prato coll'erba che gli inumidiva il culo attraverso la veste.


Harry era stordito dal casino che aveva combinato la mappa volando nella sua mano.
Decise di sistemare in seguito. Si lasciò cadere su una poltrona.
Se fosse stato più giovane non avrebbe perso tempo, ma era troppo vecchio per fare l'eroe, ed era un po' più saggio.
Non che fosse umanamente possibile comprendere il comportamento di Draco Malfoy, perché se c'era una vena di follia nel sangue di famiglia, lui se l'era beccata tutta.
Però... forse sì, forse avrebbe potuto comportarsi diversamente. Avrebbe potuto essere più lento, magari meno aggressivo, in certi momenti.
Ma Draco era così... incantato, così malleabile sotto le sue mani, che si era lasciato prendere dalla furia di smanacciarlo come si deve.
Che aveva pensato Draco lo stesse facendo apposta. Ma evidentemente non era così.
Si chiese se non fosse meglio lasciarlo stare, per il momento. Lasciarlo fare pace con se stesso.
Perché, ridacchiò, lui era stato veloce a perdonare Draco di qualsiasi cosa e a considerarlo "ragazzo papabile", ma magari per Draco il suo tentativo di conquistarlo a vestiti (e indossare due Armani della stessa collezione era stata pura, meravigliosa fortuna) era servito solo a renderlo meno detestabile.
In mano stringeva la sua canottiera. Gli sembrava impossibile che lui l'avesse dimenticata.
Se la poggiò sul viso e annusò con forza.
Gli fece l'effetto di una striscia di droga, ma Harry non se ne stupì. Era un pezzo che gli si riempiva il cervello di ormoni della felicità ogni volta che passava vicino a Draco.
Raddrizzò la testa e la canottiera gli cadde in grembo. Aprì la mappa.


Draco scattò in piedi quando sentì qualcuno arrivare alle sue spalle.
Potter.
Camminava tranquillo, come se lo stesse raggiungendo e non cercando.
-Co... come hai fatto a sapere dov'ero?- chiese stupefatto.
Fu la prima volta che non guardò che vestiti indossava. Cioè, non lo fece approfonditamente. Ma solo perché di Sabato lui solitamente vestiva da mago. Non perché aveva una camicia da uomo rude allacciata storta e stropicciata.
Potter aveva qualcosa in mano.
Potter aveva la sua canottiera in mano.
-Hai... Hai seguito il mio odore?!-

Harry non fece vedere quanto quella domanda lo stupì. Era una cosa senza senso, a parte che... beh, che non si era ancora separato dalla sua canottiera. Siccome non aveva voglia di spiegargli la faccenda della mappa o di inventarsi una balla, lasciò che lui credesse quel che voleva.
-I. inizi a preoccuparmi, Potter.-
La voce di Draco non era salda. Gli ricordò come aveva vibrato, di piacere e di timore, mentre gli chiedeva che stava combinando nei suoi pantaloni.
Sospirò. -Senti. Non sono qui per scherzare. Ti...- sospirò ancora. -Ti ho riportato questa.- gli allungò la canottiera, ma Draco non si avvicinò a prenderla.
Harry scosse le spalle. -Non sono qui per rincorrerti o per farti scenate. Volevo solo dirti di non pensare che io volessi solo fare sesso con te. Avrei trovato un modo più semplice di convincerti, no? E... di non pensare che io voglia impormi nella tua vita e pretendere di essere il tuo fidanzato perché siamo stati a letto insieme. Sei adulto, sai benissimo fare le scelte che ti convengono, sai dov'è la mia stanza e dove mi puoi trovare. Se... se vuoi che ti presti una maglia o che ti consigli un abbinamento un po' azzardato... o se vuoi fare sesso o se vuoi prendere un tè con me... devi solo farti vedere. Se non la vuoi, me la tengo.- aggiunse dopo un momento di pausa, mostrandogli la canottiera chiusa nel pugno.
Draco rimase zitto, così Harry si voltò e s'avviò verso il castello.


-Potter!- Draco lo inseguiva. Aveva le gote rosse, per la corsa e per l'imbarazzo.
Si fermò ad ascoltarlo.
-Sai che sarei praticamente diseredato? Ma non ci si può mantenere collo stipendio di insegnante! Non ce la paghi la villa al mare per le vacanze, non ci cambi il guardaroba ogni stagione... anche se, beh io ecco, non è che tutti gli anni mi riempio di vestiti babbani prendo solo quelli che proprio mi piacciono ma sai quest'anno c'era questa cosa e io volevo solo...- respirò.- Non posso sopravvivere solo collo stipendio da insegnante.-
Harry alzò la testa e incrociò le braccia. -Non mi stai dicendo di no.- constatò.
-Non ti sto dicendo di no, ma... ma non si può neanche vivere con due stipendi. Non si può neanche se tu sei ricco, perché significherebbe che non te li compri più tu i vestiti e io non voglio e poi quella cosa della sartoria e quello schizzo che mi hai fatto vedere io non voglio che lo lasci stare perché è davvero bello e io mi dispiacerebbe se non lo facessi e... e... potresti perfino metterti a disegnare abiti, sai?-
Harry scoppiò a ridere e si rilassò. Draco stava immaginandosi il suo mondo. Non poteva altro che lasciarlo fare. Si sentì caldo, perché forse Draco si stava immaginando il loro mondo.
-Beh ma potrebbe essere sai se ti ci metti e... e magari potresti farci i soldi, non è un'idea da scartare. Uhn... beh, con qualche aggiustamento, perché il color rubino lo puoi portare solo tu, mi sa. E... non sarebbe una cosa molto originale due uomini che si mettono assieme e creano vestiti, ma di sicuro nel mondo magico avremmo già un sacco di prospettive senza neanche farci molta pubblicità e... e lo so che a te piace insegnare ma non penso che sia un problema così grave se ci si organizza... insomma ci si aprono davanti una marea di possibilità, non trovi?-
Harry annuì. Draco, un poco timoroso, si fece più vicino.
-Ci si può pensare.- concesse con un cenno. Poi afferrò la veste di Draco e lo tirò. -Ti viene in mente qualcos'altro?-
Draco scosse la testa. Aveva la sensazione che Harry stesse per baciarlo. Davanti alla scuola e agli studenti che erano in giardino.
Harry era quasi sul punto di baciarlo. Ma riusciva a trattenersi. Abbassò la voce. -Potremmo andare da me e fare colazione, se hai fame.- propose.
Draco annuì.
-Bene. Andiamo.-
Gli lasciò la tunica e riprese a camminare. Draco lo affiancò immediatamente.
-Beh...- fece dopo un momento di silenzio.
-Sì?-
-Non cambierò pettinatura. Non qui a scuola. Per fuori ci posso pensare.-

 

***

Mele si gratta convulsamente (non può aprire le finestre che le zanzare le saltano addosso come un branco di vampiri inferociti).
YAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHRG!
Allora, prima di andare a sangue grattandomi(una putt*na mi ha punto sulla vena del polso, porco cane, mi sta andando in circolo il veleno che fa prudere...), un paio di spiegazioni. Anzi, quattro.
1. "Nullafacenza" sembra che non esista. Eh, pace.
2. "agnizione" potrebbe non avere senso al di fuori della mia contorta sensibilità. Si riferisce a Draco perché scopre che Harry non è la persona che lui immaginava (per la loro identità di vedute). Mmh, si può anche riferire ad Harry perché scopre che Draco è l'uomo per lui?
3. "smanacciarlo come si deve" è un controsenso. Ma intendevo dare l'idea di usare "male" le mani , di essere un po' rozzi, ma farlo come si deve, come è piacevole. E poi volevo sottolineare l'essere "sotto le mani" di Harry.
4. Non prendetevela con me se Draco parla con poca punteggiatura. È lui che è una macchinetta logorroica e le sue parole scorrono ininterrotte come fiume.

Sì, non dico un sacco di cose. Non spiego che Harry tira fuori il suo lato artistico per conquistare Draco, che Draco lo tira fuori per "fare a gara" con Harry e perché gli piace che lui lo guardi in quel modo. Nel modo in cui lo guarda Harry. Insomma, quello lì!
È che come al solito la storia si è scritta quasi da sola (è per questo che l'ho finita in due giorni. Dal 14/08/2009 alle 0.16 al 16/08), e io ho avuto chiara la trama alla fine. Io volevo scrivere una flash fiction con Draco che si rivestiva. Vabbeh.
Per gli abiti, sono tutte collezioni del 2007.
Rintracciare le foto è gravoso e stancante. Se le trovo, ringraziatemi! (che faccia di culo che sono...). La giacca di seta esisterà da qualche parte. Di sicuro non color rubino cupo, perché è davvero poco portabile! Ma con dei pantaloni di seta flax e magari una sciarpina dello stesso colore... uhmmm...

Completo Dior  (Draco)
Completo Armani  (Harry) 
Completo Armani  (Draco) 
Completo Vuitton  (Harry)
Completo Kenzo  (Draco)

  
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