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Autore: Artemide12    01/09/2020    1 recensioni
Le resta solo l’ultimo atto. Deve solo morire.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Mint Aizawa/Mina
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'After and Before'
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Nota
Questo è l'ultimo capitolo. Ho puublicato il primo nel lontano 2013 come one-shot e, siccome questo 2020 non era stato già abbastanza bizzarro, deciso solo di recente di espanderla. Quindi mi correggo: questo è l'ultimo capitolo per adesso. Magari tra altri 7 anni deciderò di resuscitarla, chi può dirlo, ma al momento si chiude qui.
Grazie di avermi fatto compagnia in questo esperimento.
Buona lettura.


 


IL CIGNO BLU capitolo 5

Il bar ha solo un paio di tavolini all’esterno, circondati dalle mura di altri palazzi su due lati e vasi di fiori lungo il terzo. È un angolo così riparato che sembra di trovarsi in uno sperduto paesino di montagna invece che nel mezzo di una metropoli caotica, con tanto di rampicanti che colano dal pergolato.

Mina si appoggia allo schienale e chiude gli occhi. La poltroncina di vimini la avvolge fin quasi a ingoiarla. Sente l’impulso di raggomitolarcisi e addormentarsi. Sono giorni – o meglio notti – che riesce finalmente a dormire profondamente e alzarsi riposata, ma corpo e mente sono comunque esausti per la maggior parte del tempo.

E pensare che fino qualche anno fa lavorava al Café Mew sei giorni a settimana ed era costantemente in allerta e pronta a combattere.

E pensare che fino a qualche settimana fa si allenava quattordici ore al giorno tutti i giorni.

Si è forse spinta oltre il punto di rottura? Il suo corpo ha deciso di arrendersi per sempre?

Si porta le dita alle tempie e massaggia lentamente. Persino pensare le risulta faticoso, come se dovesse concentrarsi per non perdere il filo. Concentrarsi per concentrarsi.

Le voci di passanti la fanno sussultare e riapre gli occhi.

La tazza di tè è ancora sul tavolo davanti a lei, dove il cameriere l’ha lasciata. Accanto, su un piattino abbinato alla tazza, giacciono dei biscotti che Mina non ha ordinato.

Immagina di prenderne uno e di masticarlo. L’idea della poltiglia dolce che si scioglie e impasta nella sua bocca quasi la fa vomitare. Pensare di ingoiare una roba del genere è assolutamente fuori discussione.

Distoglie lo sguardo.

Un gatto randagio accoccolato in un vaso vuoto la fissa con occhi spalancati, sorpreso di essere stato notato. Ha l’aria di un peluche vecchio, con il pelo ispido e gli arti un po’ rinsecchiti ma uno sguardo ancora pimpante.

Mina valuta l’idea di dargli uno dei biscotti, o tutti e tre, prima di rendersi conto che i gatti non mangiano biscotti. E che lei non dà da mangiare ad animali randagi che potrebbero continuare a seguirla per giorni.

Il gatto decide che Mina non rappresenta un pericolo e si rilassa, appoggiando il muso sul bordo del vaso e socchiudendo gli occhi. Solo le orecchie rimangono tese.

Mina torna ad affrontare i biscotti. Spariranno nel giro di secondi appena arriverà Bonnie, ma per ora continuano ad esistere imperterriti.

Il tè ha smesso di fumare. Ne manda giù un bel sorso e il liquido caldo le fa realizzare quanto senta freddo. Il suo stomaco era così vuoto che un solo sorso di tè sembra un pasto intero.

Può sentire chiaramente la voce della sua tutrice ricordarle di bere lentamente, tenendo la tazza con una mano e il piattino con l’altra, ma manda giù tutto il resto del tè nel giro di secondi e poi praticamente abbraccia la tazza per assorbirne tutto il calore residuo.

Il gatto randagio continua a tenerla d’occhio dal suo vaso, pronto a balzare via da un momento all’altro ma deciso a godersi la sua postazione il più a lungo possibile.

Mina scioglie le gambe, poi le accavalla nel verso opposto. Posa la tazza e prende uno dei biscotti. Lo tiene solo con la punta delle dita ma la superficie farinosa e la consistenza un po’ molle sono comunque disgustose. Ne stacca un pezzo con l’altra mano e metà del biscotto di disintegra in una cascata di briciole. L’interno ha un orrendo aspetto spugnoso. Probabilmente sa di plastica. Sicuramente si appiccica ai denti e rimane il sapore in bocca per ore.

Il gatto la ignora bellamente e il cameriere non è in vista, ma si sente comunque osservata.

Si infila la frazione di biscotto in bocca e ingoia quasi senza masticare. Per poco non si strozza con le briciole. Tossisce quanto più garbatamente possibile.

Il suo stomaco non sembra essersi neanche accorto di aver ricevuto qualcosa di solido mentre il suo palato protesta arricciandosi su se stesso.

«Wow, sembra che tu ti sia appena scolata il tuo primo shottino.»

Mina fa un salto. Bonnie è in piedi dall’altra parte del tavolo.

«E tu-- tu quando sei arrivata?»

«Proprio adesso. Faceva così schifo?»

«Non so di cosa parli. E non dovresti usare la parola “schifo” riferita al cibo.»

Bonnie accatasta borsa e giacchetto su un’altra sedia e afferra uno dei due biscotti rimasti. «Vado dentro a vedere che cornetti hanno. Ho voglia-- uhm!, ma non ha niente che non va questo. Mmh, forse era solo quello lì il problema.» Si infila dentro al bar senza aspettare una risposta.

Mina si costringe a mangiare il pezzo di biscotto che ha ancora in mano. Questa volta prova a masticarlo e lo zucchero le brucia la lingua. È abbastanza sicura che questa volta però la sua espressione sia impassibile.

È solo un biscotto. Non ha niente che non va. Prende l’ultimo rimasto ed esita, studiandone la superficie a spirale.

Attraverso la vetrina può vedere l’interno del bar, e Bonnie che ispeziona tutti i cornetti esposti in cerca del più pieno. E nel riflesso il gatto che si lecca le punte delle zampe, leggermente più scure del resto del corpo.

Mina si volta a guardarlo. «Credi che sia stupida?»

Il gatto si immobilizza, la zampa ancora premuta contro il muso e le orecchie dritte. Mina nota per la prima volta un collare rosso intorno al suo collo.

Sbuffa dal naso. «Non sei nemmeno un randagio.» Scuote la testa, dandosi mentalmente della stupida, poi dà un morso al biscotto prima di poterci ripensare. Il rumore della masticazione irrita le sue stesse orecchie, ma quando finalmente deglutisce si ritrova a sorridere.

Mangia il resto del biscotto fissando dritto negli occhi il povero felino, che comincia a guardarsi intorno valutando una fuga.

«Adoro questo posto. L’ho già detto?»

Bonnie si siede accanto a lei, un bicchiere di aranciata in una mano e un cornetto senza una punta nell’altra, la faccia già sporca di zucchero a velo.

«Almeno dieci volte.»

«Uhm-uhm, vale la pena ripeterlo.» Bonnie sfila una manciata di tovaglioli di carta dal contenitore al centro del tavolo e li impila davanti a sé. «Vuoi assaggiare?, prima che io lo ingurgiti si intende.»

Mina apre la bocca per rifiutare, ma probabilmente il gatto la sta ancora fissando.

Bonnie sospira. «Puoi mangiare l’altra punta se non vuoi mordere dalla mia parte» afferma mettendole il cornetto in mano e poi leccandosi la punta delle dita. «Tanto la crema mi finisce ovunque lo stesso.»

Mina stacca la punta rimasta con le mani prima di restituirle il cornetto.

«Hai finito i biscotti! Credevo non ti piacessero. Non mi sono goduta il mio.»

«Beh non è il caso di agitarsi, possiamo sempre prenderne altri.»

«Uhm-uhm» Bonnie manda giù il proprio boccone. «Buongiorno, a proposito, ero distratta.»

Mina sorride suo malgrado e Bonnie le stampa un bacio sulle labbra prima di tornare a concentrarsi sul cibo.

Mina si accarezza distrattamente una guancia, consapevole di essere appena arrossita.

Quando torna a guardarsi intorno, di Ryan non c’è più traccia.

Sulla sedia accanto alla sua c’è un borsone con un logo sportivo stampato sopra. Mina rovista nella tasca interna finché non trova il proprio cellulare.

«Anco’a ‘on mi hai ‘etto ‘ome hai ‘atto a ‘arti assumere» commenta Bonnie a bocca piena, accennando al borsone con il mento.

«Ho esperienza nel campo. Sarebbero stati degli sciocchi a non scegliere me.»

Pam l’ha chiamata una sola da stamattina – alle 7 e mezza, così puntale che Mina ha smesso di impostare la sveglia. Chiama tre volte al giorno tutti i giorni, anche se non riceve mai risposta.

Bonnie si strofina il mento con un tovagliolo. Ancora una volta sembra uno strano ibrido di Paddy e Strawberry. «Adesso mi dirai che al liceo hai fatto la cameriera.»

«Magari ho salvato il mondo, al liceo.»

 

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