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Autore: _miky_    01/09/2020    4 recensioni
Sequel di “Ci sei stata sempre e solo tu”.
Sana e Akito dopo non poche difficoltà sono finalmente riusciti a dichiararsi e a trovare il loro giusto equilibrio.
Ma come in tutte le relazioni dovranno affrontare nuove sfide, nuove gelosie e nuovi problemi.
Riusciranno a rimanere uniti e a superare gli ostacoli che il futuro gli riserverà?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Nuovo Personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO 50 ● BISOGNA GUARDARE INDIETRO PER ANDARE AVANTI
 
Dobbiamo essere disposti a liberarci
della vita che abbiamo pianificato
per poter vivere la vita che ci aspetta.

(Joseph Cambell)

Fu una lunga notte colma di pensieri contrastanti tra loro, avrebbe dovuto immaginarsi una reazione del genere da parte di Akito. D’altronde dopo tutti questi anni aveva imparato a conoscerlo, non aveva mai avuto mezze misure. A differenza sua era sempre stato molto diretto nell’esprimere i propri ideali, non esistevano molteplici sfumature… Bianco o nero. Dentro o fuori. Tutto o niente. A ripensarci meglio forse lei era sempre stata l’eccezione che aveva confermato la regola perché in fondo Akito aveva cambiato molti suoi aspetti personali, diventando così un uomo affascinante che difficilmente passava inosservato.
Non si sentiva pronta a non averlo più accanto a lei, Akito era stato molto più che un semplice fidanzato e probabilmente era proprio questo il motivo per cui aveva temporeggiato a lungo. Non si sarebbe più specchiata nelle sue calde iridi ambrate, non avrebbe più visto fiorire sul suo volto quel suo raro sorriso che era abituata a vedere. Non avrebbe più potuto accarezzare i suoi capelli che ricadevano spesso sulla sua fronte pensierosa, né potuto baciare quelle labbra che avevano sfiorato ogni centimetro del suo corpo. Le sarebbero mancati i suoi abbracci inaspettati, il suo modo di prenderla in giro, le chiacchierate con lui… Con lui aveva vissuto le sue prime esperienze.
Come avrebbe fatto senza Hayama? Come avrebbe affrontato la vita?
Akito aveva imparato a conoscerla più di qualsiasi altra persona e tante volte era rimasta sorpresa dal fatto che spesso sapesse cosa le frullasse nella mente o come prevedesse le sue reazioni.
Nonostante i tanti progetti sognati insieme, non avrebbero più condiviso nulla. Soltanto i ricordi in qualche modo li tenevano legati e immaginò che molto probabilmente se Akito avesse potuto cancellare ogni momento trascorso in sua compagnia, era certa che lo avrebbe fatto. Non l’avrebbe mai perdonata. In un certo senso comprendeva la cosa, si era comportata in modo orribile mentendogli malgrado si fossero ripromessi sincerità.
Alle prime luci dell’alba cominciò a radunare le sue cose, si sarebbe trasferita in un hotel lì in zona. Non era pronta a tornare nella sua vecchia casa poiché avrebbe dovuto affrontare sua madre e di conseguenza rivivere quello che era appena successo. Provò ad immaginare una probabile reazione di Akito nel rientrare in quella casa, cosa avrebbe fatto? Avrebbe spaccato ogni cosa o non avrebbe toccato nulla? Forse non sarebbe nemmeno tornato a prendere le sue cose... Mentre si soffermava ad osservare ogni stanza immortalandone ogni ricordo, si domandò più volte come stesse lui, la odiava o non riusciva a provare nulla?
Respirò profondamente a lungo, più e più volte ancora, fino a quando decise di avviarsi verso l’uscita e, chiudendo dietro di sé la porta di ingresso, salutò per sempre una parte di sé.
Tante erano le emozioni che provava in quel momento. Era triste, pensierosa e in qualche modo impaurita da ciò che sarebbe successo da lì in avanti eppure si sentì come sollevata, finalmente si era liberata di un peso che portava sullo stomaco da ormai troppo tempo.
Una volta sistematasi nella camera dell’albergo chiamò immediatamente un suo collega informandolo di essersi presa una brutta influenza. Rei era in viaggio di nozze e di conseguenza i suoi familiari non avrebbero scoperto nulla. Non era da lei non rispettare un impegno preso ma per qualche giorno aveva bisogno di rimanere da sola per metabolizzare ciò che era appena successo.
Non passò molto tempo prima che i loro cari venissero a conoscenza della loro rottura definitiva e, dopo le solite domande di routine a cui aveva imparato a rispondere a memoria utilizzando le classiche scuse legate alla convivenza, i loro amici si arresero poiché intuirono che né lei né Akito avrebbero mai raccontato cosa fosse realmente accaduto.
Molto presto Sana venne a sapere che la casa in cui viveva solo pochi mesi prima, fu venduta a una coppia di neosposi e, malgrado fosse passato poco tempo percepì il suo passato allontanarsi sempre più dal suo presente.
Aveva ripreso a vivere la vita di tutti i giorni e abituata alla propria indipendenza decise di trasferirsi ad abitare in un attico, definendolo il suo angolo di paradiso. Lei che aveva sempre amato stare in mezzo alle persone a ridere e scherzare, a conoscere i piaceri della vita ora desiderava solamente rimanere da sola immersa nei suoi pensieri senza essere disturbata. Al contrario del caos che regnava all’interno della sua testa, l’arredamento scelto nella sua nuova casa era molto semplice, ordinato, lineare e moderno. Complice anche la signora delle pulizie che aveva deciso di assumere.
Quel giorno dopo essere rientrata a casa Sana avviò la sua playlist musicale, riempì la vasca da bagno e vi si immerse completamente in compagnia di un calice di vino. Con lo sguardo perso nel vuoto rimuginò a lungo su ciò che si erano dette lei e Fuka quella stessa mattina.
Aveva infatti trovato conforto nella sua amica Fuka, trascorrendo spesso le giornate in compagnia sua e della piccola Ludo. Era una bellissima bambina dai capelli scuri e dagli occhi grandi come quelli della madre, le sue manine spesso si chiudevano a pugnetto. Le piaceva dormire a pancia in giù con il culetto all’aria e quella posizione le ricordava un grazioso ranocchietto. Si era ritrovata molte volte persa ad osservarla, dimenticandosi di conseguenza le proprie preoccupazioni. Non aveva mai visto Fuka così felice e serena, era radiosa nonostante il volto stanco.
“Oggi sei più silenziosa del solito…” aveva affermato Fuka sedendosi accanto a lei “Tutto bene?”.
“Nulla di allarmante tranquilla, soliti impegni lavorativi…”
“Seriamente Sana… Siamo amiche da una vita, che ti frulla per la testa?”
“Sto bene! Sono solo sciocche paturnie mentali, se vuoi farti un bagno caldo o riposarti in camera vai pure. Se Ludo si sveglia ti chiamo!”.
“Stai forse cercando un modo per sbolognarmi?”
“No, che stai dicendo… Semplicemente non voglio crearti ulteriore disturbo! Hai partorito da poco e stai vivendo uno dei momenti più belli della vita, io non…”
Nel vedere l’espressione poco convinta sul volto di Fuka si bloccò all’istante e, legandosi disordinatamente i capelli con un elastico che di consueto portava sul polso, le si avvicinò iniziando a parlare a raffica.
“È da quando portavo i codini all’elementari che desideravo Akito. Sai benissimo quanto io abbia sofferto la sua lontananza e ora che ci eravamo finalmente ritrovati, conosco Marco. Potrei definirlo un fulmine a ciel sereno. So che non ci crederai, ma ho provato in tutti i modi a non dar peso alla cosa eppure Marco si è insinuato dentro di me facendo emerge come per magia problemi che ero sicura di aver risolto. Ad un certo punto sono stata pure convinta di amare entrambi contemporaneamente! Che poi spiegami una cosa, è possibile amare due persone allo stesso tempo?! Lasciamo perdere e passiamo oltre! Akito mi propone di andare a convivere e io accetto allontanandomi così da Marco e, mentre ce ne stiamo in Grecia a chissà quanti migliaia di chilometri da Tokyo, me lo ritrovo lì. Possono i problemi perseguitarmi in ogni dove?! Scopro così che Marco si sarebbe trasferito in un altro continente dall’oggi al domani, rendendomi conto in quell’istante che la vita che ho sempre sognato con Hayama non era ciò che volevo. Durante la mia convivenza con Akito non ho mai avuto le palle di affrontare la nostra crisi provando a convincermi che presto mi sarei scordata di Marco e che la serenità con il mio fidanzato sarebbe tornata in modo naturale. Invece nel giro di poco Akito Hayama mi scarica e ora mi ritrovo a vivere in un attico con in omaggio un costante mal di testa. Come se tutto ciò non fosse abbastanza, è da un po’ di tempo che sto seriamente pensando di prendere un aereo per andare a trovare Marco. Io lo sento distante e questo mi fa star male, mi manca. Ho bisogno di lui, ho davvero tante cose da raccontargli. Mi spieghi perché stai sorridendo in quel modo?!”
“Wow!” rise Fuka appoggiando la sua mano sopra al ginocchio di Sana “Scusami, sono solo contenta. Finalmente sei riuscita ad aprirti, ti senti meglio adesso?”.
“Si beh in verità ci sono ancora un sacco di altre cose però… Fuka io ho davvero bisogno di andare da Marco!”
“No Sana, fermati un attimo e per una buona volta stammi ad ascoltare. Tu ora resti qui e riprendi in mano la tua vita. Sei appena uscita da una storia importante quanto infinita con Akito e sono convinta che immergerti in un’altra storia non sia affatto una buona idea! Hai bisogno di chiarire i tuoi sentimenti e capire ciò che tu desideri davvero, potresti iniziare a far qualcosa che ti faccia stare bene con te stessa. Il passato lasciatelo alle spalle, non rimuginare su Akito o su Marco… Con i se e con i ma non andrai da nessuna parte. È andata così ormai e non puoi farci nulla! Ricominciare non è mai semplice soprattutto da soli però credo che sia arrivato il momento di pensare a te stessa. Dov’è finita la ragazza allegra e solare con la voglia di fare nuove esperienze? Devi rialzarti e intraprendere una nuova strada! Per quanto riguarda invece Marco… Credevo fosse una stupida distrazione…”
“Una stupida distrazione… Eppure guarda come siamo finiti!”
“Appunto, se sei innamorata davvero di Marco e lui di te ogni cosa andrà al suo posto”
“Anche lui mi ha fatto un discorso simile l’ultima volta che ci siamo visti…”
“Perché rispetto a te Marco ha più sale in zucca! A parte gli scherzi, immagino sia complicato staccare la spina ma dovresti rilassarti e provare a vivere senza troppi sensi di colpa e soprattutto non pensare continuamente a Marco e se in futuro ci sarà o meno… Non fare cazzate altrimenti ti prenderà per pazza!”
“Ok ok” si arrese Sana alzando le mani al cielo “Non ti assicuro nulla… Comunque toglimi una curiosità, lo hai più sentito?”
“No, non parla con nessuno tanto meno con Tsuyoshi. Presto sarà anche il suo compleanno e l’anniversario di morte di sua madre”
“Lo so… Dici che dovrei…”
“No… Sicuramente è un bel gesto ma in questo momento non credo sia una buona idea far visita alla tomba di sua madre”
Si riscosse da quei pensieri sentendo l’acqua della vasca ormai fredda, si avvolse nel suo asciugamano e dopo essersi vestita afferrò le chiavi della macchina per dirigersi in aeroporto.
Era inutile continuare a negarlo. Fin dal loro primo incontro aveva notato il fascino di Marco, il suo carattere frizzante e sorprendente l’avevano da subito coinvolta rimanendo sempre più affascinata, se non attratta, da quel ragazzo che la riempiva di attenzioni.
Quante volte aveva incolpato Alex se le cose tra lei e Akito non funzionavano? Si, lei era stata tremendamente gelosa della loro amicizia eppure lui aveva sempre portato rispetto ad entrambe.
Aveva amato davvero profondamente Hayama, da un semplice suo aiuto il loro rapporto si era trasformato in amicizia per poi evolversi in sincero affetto fino ad amarsi. Perché quando si era ritrovata in quella casa si era sentita prigioniera della sua stessa vita? Ciò che aveva da sempre desiderato, viverlo era tutt’altra cosa.
Akito non aveva mai smesso di far crescere il loro rapporto nonostante trascorresse il suo tempo con Alex. A differenza sua aveva ben chiaro i suoi sentimenti mentre lei si stava innamorando a poco a poco di un'altro ragazzo senza rendersene conto. Era successo così, come quando ci si addormenta: piano piano e poi profondamente. Aveva provato a contrastare quel sentimento, ignorandolo e combattendolo ma Marco aveva avuto sempre ragione, era impossibile perché lui con la sua spontaneità era riuscito a sovrastare ogni barriera da lei alzata. Le persone come le proprie esigenze o i propri interessi con il tempo cambiano. Quello che si desidera a cinque anni non è quello che si vorrà a dodici anni. Le aspettative che si hanno a diciotto anni spesso non si realizzano a venticinque anni. Le nuove esperienze, le difficoltà della vita, le situazioni che ci circondano ci portano a indirizzarci verso strade diverse, sconosciute e che mai avremmo pensato nostre. La gente ogni giorno cambiava senza nemmeno accorgersene ed era successo anche a lei.
Desiderava una persona come Marco al suo fianco: forte e sicura che non lasciava nulla al caso facendola sentire sua incondizionatamente. Una persona che sosteneva le loro litigate facendo valere le proprie idee senza lasciare mai correre niente, cercando una soluzione insieme senza scappare dai continui problemi che una coppia deve affrontare. A guardare indietro non aveva mai avuto il coraggio di chiudersi in una stanza con Akito e di urlare anzi di urlarsi contro tutto ciò che passava ad entrambi per la testa. Chissà, forse non si sarebbero nemmeno ascoltati in quello sfogo però sicuramente ne avrebbero parlato in un secondo momento con maggiore calma. Si erano tenuti dentro sentimenti, dubbi e forse anche pensieri egoistici fino ad arrivare ad un punto di rottura.
Akito aveva nutrito troppa fiducia in lei, credendola ancora un’ingenua ragazzina ma non era più così.
Quante volte erano ricaduti nello stesso errore?
Quante volte lei era scappata senza spiegargli i veri motivi che la spingevano a compiere tale gesto?
Quante volte si era rifugiata dentro sé stessa?
Quante volte Akito si era adeguato alle sue decisioni?
Avevano litigato spesso a causa di Marco ma in realtà la colpa era solamente sua e dei i suoi comportamenti e, la cosa più strana era che ad Akito era bastata una sola serata per comprendere ciò che lei aveva impiegato mesi a capire.

 
Sei tu stasera il problema. Non fare l’attrice con me!
Scommetto che tu non te sei nemmeno accorta!
Ho visto il modo in cui eri assorta nei tuoi pensieri durante il brano che ha cantato.
Il modo in cui ti guarda e ti sorride, come TU lo guardi!
C’era del disagio tra di voi e sento che la causa sono io!

Si erano amati davvero tanto durante la loro adolescenza mentre ora provava semplicemente un profondo e sincero affetto e, mai come in quel preciso istante, guardò al passato con occhi diversi. Akito era stato il suo primo amore e ne avrebbe custodito per sempre un bellissimo ricordo.
Asciugandosi il volto si domandò cosa stesse facendo… Fuka aveva ragione, non poteva piombare dal nulla da Marco.
Così si diresse nell’unico posto in cui riusciva a sentirlo in qualche modo vicino a lei, ormai conosceva a memoria quella strada. Nell’ultimo periodo aveva frequentato spesso quella spiaggia e proprio come quel lontano giorno in cui Marco l’aveva portata per la prima volta, c’erano pochissime persone intorno a lei probabilmente dovuto alla bassa stagione e all’orario scelto. Passeggiò lungo la riva del mare ispirando il profumo di salsedine e, il suono dei gabbiani unito al rumore delle onde accompagnavano divinamente il fluire dei ricordi. Sorrise nel ripensare a come l’avesse convinta in passato a salire con lui in moto, di come si fosse fidata di lui e di come si fosse aperto con lei raccontandole il suo passato.
Sedendosi sulla fredda sabbia, rigirò il telefono tra le mani più volte fino a quando titubante decise di comporre il numero di Marco. La durata di quei squilli le parevano interminabili e sussultò quando improvvisamente sentì la sua voce calda e assonnata rispondergli al telefono.
“Pronto? Pronto… Rossa hai sbagliato numero?”
“Ciao Marco scusami so che probabilmente lì è notte fonda non volevo disturbarti…” affermò dopo qualche secondo di silenzio “Se vuoi possiamo sentirci in un altro momento, in fin dei conti non è nulla di importante…”
“Che dici Rossa… Sai che mi fa piacere sentirti! Allora, come stai? Che mi racconti? Aspetta… Ma dove sei, sento il mare…”
“Sto bene. Oh… Si, mi trovo…”
“Sei nel mio posto speciale!” l’anticipò Marco di getto.
“Si…” gli rispose mordendosi il labbro “Ecco, io ho pensato di tenertelo occupato, sai nel caso saltasse in mente a qualcuno di rubartelo. Tranquillo lascerò tutto in ordine!”
Sentì una piccola risata dall’altro capo del telefono e malgrado fosse agitata per la telefonata in corso, sorrise di rimando.
“Non vorrai farti rapire da qualche pirata, vero?”
“Nessuna barca in vista tranquillo!”
“Ti confesso che mi manca quel posto ma soprattutto… Mi manchi tu Sana…”
“Anche tu… Anche se credo che tutti qui sentano la tua mancanza! Allora come procede lì la vita?”
“Direi surreale… Passo le mie giornate a fare ciò che mi fa stare bene, un sogno!”
“Si, conosco quella sensazione!” affermò ripensando alle sue tante trasferte passate.
“Mi sono ambientato bene, i ragazzi sono simpatici un po’ pazzi ogni tanto ma in linea con la loro forma d’arte mentre i professori sono forti! Cercano sempre di metterti a proprio agio, eccetto il professor Roger… Lui è davvero un rompi coglioni. Un tipo con la puzza sotto al naso e che vive di rigide regole!”
“Il tuo tipo insomma…”
“Oh si!” rise Marco “Avrò lezione con lui stamattina, pensavo di confidargli i miei più intimi sentimenti!”.
“Non potrà resisterti! I tuoi come stanno? Tuo padre ha digerito la novità?”
“Si, questo natale andrò a trovare mio fratello. Da qui il viaggio è più veloce e ci raggiungeranno anche i nostri genitori!”
“Wow Marco, sono davvero felice per te!”
“Si ed è tutto merito tuo, molto probabilmente se non fosse stato per te ora non sarei qui!”
“Sono sicura che ci saresti arrivato comunque, era il tuo destino!”
“Spero che ci sia compresa anche tu nel mio destino!” esclamò Marco facendo arrossire di rimando Sana “E dai Rossa, ormai mi conosci! Tu come stai? Come mai sei al mare?”.
“Ci vengo spesso ultimamente…”
“Ti sento spenta… C’è forse qualcosa che non va?”
“Sinceramente? Ho un sacco di domande per la testa a cui non riesco a darmi pace… È snervante! È come se stessi vivendo da spettatrice la mia stessa vita e… E detesto questa cosa! So che non ha senso quello che sto dicendo ma è come se io non fossi più io…” rimase per qualche secondo in silenzio e fu felice che Marco non la obbligasse ad andare avanti. Guardò il cielo per un attimo ricacciando indietro le lacrime, non voleva piangere con lui al telefono. Poi prendendo fiato riprese a parlare cercando di nascondere il suo stato d’animo attuale “Qualche mese fa io e Akito ci siamo lasciati…”.
“Cazzo!” esclamò forse con troppa enfasi “Scusa Rossa… Non volevo, è solo che vorrei dirti mi dispiace ma risulterebbe falso visto il mio ruolo in questa storia però cercherò di essere il più imparziale possibile se hai voglia di raccontarmi cosa è successo”.
“Onestamente credo che tu sappia il motivo per cui io e Akito non stiamo più insieme... Le cose tra di noi non andavano da tempo e la convivenza ha fatto emergere i nostri problemi irrisolti. Lui è sempre stato un punto di riferimento nella mia vita e non averlo accanto a me è come dire… Strano. Ho sempre pensato di vivere la mia vita con lui e ora se pur sicura di questa scelta mi sento persa e… E quello che mi dispiace è il fatto di non aver avuto nemmeno un ultimo confronto con lui, ci siamo lasciati davvero male…”
“Perché non provi a parlargliene? In fondo è passato un po’ di tempo dalla vostra rottura”
“No Marco, non ho il coraggio di affrontarlo. Io l’ho ferito nel profondo…”
“Magari anche lui desidererebbe ricevere delle risposte per andare avanti o almeno, io se fossi in lui le vorrei. Vi conoscete da parecchi anni e avete condiviso moltissime esperienze insieme… Vedrai ti sentirai meglio anche tu!”
Sana annuì con la testa per poi affermare un titubante si.
“Ricordi la prima volta che ci incontrammo? Era la sicurezza che ti mancava. Ritrova la fiducia in te stessa, sei una ragazza forte e determinata che ha solo perso il suo punto di riferimento. È normale sentirsi così ogni tanto ma vedrai che tutto presto si sistemerà!”
“Grazie Marco per avermi ascoltato e scusami ancora per l’orario”
“Quando hai bisogno di me sai dove trovarmi Rossa…”
“Ci vediamo presto?” sussurrò accorgendosi in quel frangente di aver formulato involontariamente una domanda.
“Si, ci vediamo presto. Buona serata Rossa…”
“Buona giornata Marco…”

Dopo quel giorno senza rendersene conto le cose iniziarono ad andare meglio. Iniziò nuovamente a frequentare le sue amiche: Hisae viveva a gonfie vele la sua storia con Gomi mentre Aya dopo esser rimasta per qualche tempo da sola iniziò a frequentare un ragazzo conosciuto al suo stesso corso.
Decise inoltre di riprendere gli studi universitari allentando con il lavoro, laurearsi era da sempre stato il suo sogno perché durante le lezioni scolastiche le sembrava di condurre una vita normale. In quelle ore non era più Sana Kurata l’attrice, la modella o la presentatrice di un programma era semplicemente Sana, una studentessa universitaria. Aveva scelto la facoltà di psicologia non solo perché era una materia che da sempre l’aveva affascinata ma anche perché voleva in qualche modo comprendere maggiormente i personaggi assegnatole al lavoro. Aveva accantonato momentaneamente il lavoro di attrice ma chi lo sa, forse un giorno avrebbe avuto il piacere di recitare ancora. Si laureò a metà primavera e fu proprio in quel giorno di festa mentre Fuka teneva in braccio la piccola Ludo e, si domandava come sarebbe riuscita ad intrattenere l’attenzione continua della piccola, a darle l’inaspettata idea di un nuovo progetto. Senza indugiare troppo il giorno successivo chiamò il suo fidato manager.
“Ti prego Rei devi aiutarmi!” aveva esclamato non appena lui rispose al telefono “Voglio condurre un programma televisivo per bambini!  Entrando così nelle case delle persone…”.
“Entrare nelle case delle persone? Sana non ti seguo!”
“Si Rei so che sembra ridicolo ma hai capito bene! Voglio entrare nelle case delle persone attraverso la televisione. Voglio creare un programma in cui intrattengo i bambini, insegnandogli qualcosa di creativo! Creare delle coreografie magari con qualche effetto speciale mentre ballo e canto. Potrebbero esserci presenti anche un paio di bambini nei video… E magari si potrebbero anche registrare dei cd così da intrattenere i bambini durante i viaggi in macchina… Si! Si, più ci penso e più sono convinta di tutto questo!”
“Ok Sana, vedrò che posso fare!”
“Grazie Rei ci conto! Ho davvero bisogno di realizzare questo progetto!”
“Posso sapere come ti è venuta in mente questa improvvisa idea?”
“È stata Fuka! Durante la festa stava raccontano i magnifici progressi di Ludo, è un vero terremoto quella birichina! Ha iniziato a gattonare e a voler esplorare ogni angolo della casa e Fuka si chiedeva come sarebbe riuscita a svolgere le varie attività quotidiane con Ludo che crescendo avrebbe sicuramente aumentato la sua curiosità. Da lì ho pensato a come avrei potuto aiutare lei e perché no, le mamme che sicuramente presto o tardi si sarebbero ritrovate nella sua stessa situazione!”
“Certo!” annuì convinto con il capo, ricordava perfettamente la vitalità di Sana “Appena so qualcosa ti chiamo!”.
Nell’attesa di un possibile appuntamento con un produttore Sana iniziò a ideare una bozza ricca di idee in cui spiegava brevemente ciò che voleva creare. Chiese l’aiuto di Tsuyoshi che lavorando per un’azienda pubblicitaria si intendeva maggiormente di applicazioni per computer, insomma non voleva assolutamente utilizzare il classico Power Point. No, voleva creare qualcosa di perfetto che andasse a connettere il mondo delle mamme con quello dei bambini.
Non riusciva a pensare ad altro se non a migliorare ogni più piccolo dettaglio. Perfino quando passeggiava in strada immersa nel traffico cittadino ascoltava con le cuffie nelle orecchie le musiche da lei selezionate e proprio lì, attraverso quel costante movimento, traeva la sua ispirazione.
Ben presto Rei riuscì a trovare un produttore interessato all’offerta di Sana organizzando di conseguenza un imminente incontro. Era un signore ben vestito sulla quarantina d’anni, la sua statura non era molto alta, Sana infatti dalla sua altezza riusciva a guardarlo perfettamente negli occhi color nocciola. Portava dei comunissimi occhiali che freneticamente si sistemava con l’indice della mano.
“Buongiorno Signora Kurata” si presentò stringendole la mano “Io sono il Signor Makoto. È un vero piacere fare la sua conoscenza!”.
“Buongiorno Signor Makoto il piacere è tutto mio!”
“Prego si accomodi”
“Innanzitutto volevo ringraziarla per averci accolto nel suo studio”
“Mi racconti pure ciò che aveva in mente…”
Con molto entusiasmo Sana espose il suo progetto aiutandosi anche con un filmato che mostrava concretamente la sua idea. Grazie alla collaborazione di Tsuyoshi avevano infatti creato una sigla di introduzione intitolata “Sana Dance: Balla con noi!”, successivamente sullo schermo colorato comparve Sana che velocemente si presentò per poi invogliare i piccoli telespettatori a ballare insieme a lei.
Il signor Makoto osservava interessato la proposta e Sana notò come le dita del produttore fossero impegnate a rigirare la fede nuziale che portava sull’anulare sinistro.
“Molto bene…” affermò il signor Makoto una volta terminato il video “Deve sapere che era da molto tempo che cercavo un’idea originale e diversa da presentare in televisione. Un qualcosa di diverso dai soliti racconti o dai classici cartoni animati. “Sana Dance” mi piace realmente e stavo pensando che potremmo creare un personaggio animato che la accompagna in questa avventura così da creare un maggior profitto di vendita. Se gli ascolti saranno alti in futuro si potrebbero creare gadget così da riuscire ad avere un prodotto a trecentosessantacinque gradi. In questo modo comprenderà più sensi possibili: la vista, l’udito, il tatto…”.
“Ok…” rispose Sana ragionando con il signor Makoto.
“Lo so, dai suoi occhi vedo come il progetto le stia a cuore. Le sue idee mi piacciono e si è impegnata parecchio ma io devo valutare il maggior numero di aspetti possibili! Come ben saprà bisogna aver un ritorno economico”
“Certo, ha ragione!”
“Non mi fraintendere… Io amo i bambini, ho iniziato a lavorare precisamente in questo canale dedicato a loro proprio perché io e mia moglie non abbiamo potuto aver figli”
“Mi dispiace moltissimo…”
“Informerò la mia assistente oggi stesso, così da poterle inviare il contratto il prima possibile!”
“Si!” esclamò Sana portando le mani in segno di vittoria mentre Rei la fulminava con lo sguardo per il suo informale comportamento “Oh, mi scusi… Certo, attenderò sue notizie!”.
“Ho sempre ammirato la sua vivacità. Buona giornata signora Kurata!” affermò stringendole la mano per poi uscire dalla stanza.
Durante l’estate avrebbe iniziato a  registrare alcune puntate e in ogni video sarebbero comparsi diversi bambini. Tra una pausa e l’altra interagiva con loro, giocavano e scherzavano e non poté ricordarsi di quando da piccola partecipava con gioia nel programma di “Evviva l’allegria!”. Si sentiva leggera e spensierata, sicura e soddisfatta. Da quanto tempo non provava queste colorate emozioni? Nei suoi occhi brillava una nuova luce e sul suo volto rilassato era rinato quel sorriso felice con cui aveva da sempre affrontato la vita. Era come se in qualche modo fosse riuscita a ritrovare una parte di sé che nell’ultimo periodo aveva completamente scordato.
Stava andando tutto per il verso giusto e nonostante la stanchezza non vedeva l’ora di settembre per vedere in televisione la sua idea. Sarebbe stato un successo, ne era certa!
Tra una registrazione e l’altra arrivò il primo fine settimana di luglio.
Quella domenica avrebbero festeggiato il primo compleanno della piccola Ludo.
Fuka e Takaishi organizzarono una festa in giardino invitando nella loro nuova casa amici e parenti. Insieme alle amiche Hisae e Aya, aveva aiutando ad allestire la festa gonfiando un’infinita di palloncini mentre Fuka cercava di capire attraverso l’incredibile arte dell’improvvisazione i nuovi gusti di sua figlia. Era infatti da un paio di giorni che la piccola rifiutava categoricamente le sue pappe, desiderando appunto ciò che vedeva nel piatto dei suoi genitori. Tempismo perfetto insomma! Nonostante ciò, grazie anche al loro contributo, Fuka e Takaishi erano riusciti a svolgere un ottimo lavoro apparecchiando una grande tavolata al centro del giardino. Nel lato in cui erano presenti diversi fiori colorati avevano posizionato due tavolini: nel primo vi era appoggiato un centrotavola con un grosso palloncino fucsia a forma di numero uno in cui attorno gli ospiti avrebbero lasciato i regali indirizzati alla festeggiata. In quello accanto invece si sarebbero svolte le principali fotografie, come sfondo Sana e le ragazze avevano creato una ghirlanda di palloncini rosa e bianchi. Nell’angolo opposto vi era Takaishi in compagnia di alcuni parenti impegnati a grigliare.
Lentamente arrivarono gli invitati che corsero a salutare la festeggiata augurandole un felice compleanno. Ludo quel giorno indossava un bellissimo vestito bianco e tra i corti capelli portava un fermaglio a forma di fiocco. I suoi occhi grandi osservavano attenti e curiosi le persone attorno a lei e quando chi non conosceva le si avvicinava troppo piangeva, al contrario sorrideva divertita quando riconosceva qualche volto famigliare.
Nel corso della festa Sana cercò di nascondere il suo stato di ansia, era agitata perché sapeva che presto o tardi si sarebbe presentato anche il suo ex fidanzato. Da quella lontana sera di un anno fa non si erano più visti e, malgrado abitassero nella stessa città e sapessero perfettamente i posti frequentati dall’altro, di rado era capitato di incontrarlo di sfuggita.
“Iniziate a sedervi” esclamò Takaishi “Arriviamo con il primo vassoio!”.
Quando tutti gli invitati si sedettero ai loro rispettivi posti lo vide arrivare in compagnia della madre di Fuka. Per un istante i loro occhi si incrociarono e inaspettatamente sentì una fitta alla bocca dello stomaco mentre il ritmo del suo cuore accelerò; poi Akito distolse lo sguardo accomodandosi vicino a Tsuyoshi che era in compagnia della sua nuova fidanzata. Curiosa si ritrovò a fissarlo più di una volta notando immediatamente quanto fosse dimagrito, aveva perso la sua massa muscolare. Portava un taglio corto di capelli che delineava maggiormente i tratti duri del suo viso. Rispondeva gentilmente a tutti quanti eppure il suo tono di voce era estremamente asciutto se non seccato, immaginò che probabilmente era lei la causa di questo suo comportamento. Improvvisamente il senso di colpa che da tempo non avvertiva più tornò a tormentarla. Cercò di distrarsi da quello stato di preoccupazione distraendosi a chiacchierare con le sue amiche e intrattenendo la piccola Ludo che si divertiva a giocare al classico gioco del cù-cù. Tra un discorso e l’altro scoprì che Hisae e Gomi presto sarebbero andati a convivere, avevano infatti preso un appuntamento con un agenzia immobiliare. Questa notizia rallegrò moltissimo Sana poiché aveva sempre amato quella coppia così improbabile quanto affiatata.
Constatò che risultò facile non ritrovarsi ad una distanza “intima” con Akito ed ebbe anche la strana sensazione che se pur ignorandola completamente, lui sapesse perfettamente i suoi spostamenti così da evitare un loro probabile incontro.
Aiutando a distribuire i piattini per la torta il suo sguardo si focalizzò nuovamente su Hayama, quanti bicchieri aveva bevuto fino ad ora? Aveva sempre retto bene l’alcol e proprio per questo motivo trovò strano vederlo ubriaco. Cercò di non prestare attenzione alla conversazione che stava tenendo con gli altri ragazzi eppure percepì distintamente la leggerezza con cui chiacchierava rispetto a prima. Mentre amici e parenti erano concentrati a fotografare la piccola Ludo con accanto i suoi genitori scartare i regali ricevuti, Sana notò seduto in disparte Akito in compagnia di una bottiglia di vino. Iniziò a preoccuparsi maggiormente quando capì che né la saggezza di Tsuyoshi né la leggerezza di Gomi lo convissero a smettere di bere.
A fine serata molti ospiti iniziarono a salutare e sentendosi osservata si voltò verso la figura di Akito che la stava perforando con uno sguardo colmo di odio. Non vi era alcuna traccia di tristezza, al contrario era duro, deciso e adirato. In quel momento desiderò solo non trovarsi lì e nonostante volesse andarsene le sue gambe rimasero immobili, le sembrava di trovarsi in un terribile incubo.
“Guarda chi c’è qua, la grande Sana Kurata!” esclamò allargando le braccia come per deriderla nel presentarla “Avanti, non fare la timida Kurata… Ti conosciamo e non è nel tuo stile!”.
“Akito…” cercò di intervenire Tsuyoshi posizionandosi accanto all’amico che lo ignorò.
“Oh non fare il guastafeste…”
“Akito andiamocene, parlerai domani con Sana!”
“Perché mai dovrei parlarle domani quando ho l’opportunità stasera di chiacchierare con la grande star!” affermò alzando notevolmente il tono di voce attirando così l’attenzione delle poche persone rimaste.
“Non credo sia il momento più opportuno per affrontare questo discorso!” continuò Tsuyoshi afferrandolo per un braccio mentre Fuka accortasi della situazione domandava all’amica cosa stesse succedendo.
“Perché?!” gridò Akito scansandosi e avvicinandosi con tono di sfida a Sana “È proprio a causa del suo amico Damerino se la tua storia con Aya è finita, ma in fondo non c’è da stupirsi… Pensano di ottenere quello che vogliono solo perché compaiono in TV!”.
Era inutile, lo sapeva Sana come Tsuyoshi. Akito non si sarebbe fermato fino a quando non avrebbe ottenuto il suo scopo.
“Se hai bisogno di parlare possiamo andare dentro Hayama…” intervenne Sana cautamente ma furono proprio quelle precise parole a provocare una reazione se si poteva ancora più furente.
“Non ho bisogno di te!” scandì Akito esprimendo tutto il disgusto che provava per lei “Perché non ti vuoi mostrare per quella che sei? Non ti senti a tuo agio di fronte al tuo pubblico?!”.
“Smettila Akito…”
“Non eri tu che volevi sempre essere al centro dell’attenzione? Coinvolgendomi nelle tue idee di merda che sapevi mi avrebbero infastidito ma ovviamente bisognava assolutamente eseguire gli ordini di Sana Kurata! Non sei contenta ora? Rispondi! Non sei contenta?”
“N-No…” sussultò la ragazza a quell’urlo finale “No che non sono contenta… Ti prego Akito andiamo dentro…”.
“Ora non vorrai metterti a piangere, sei proprio un’attrice Kurata! Un’attrice nata”
“Hayama ora smettila!” si intromisero alcuni amici del vecchio gruppo “Stai davvero esagerando…”.
“Le hai detto ciò che pensavi” affermò calmo Tsuyoshi “Ti  sei sfogato ora usciamo… Ascoltami per favore!”.
“Da quando ci siamo conosciuti hai fato sempre il cazzo che hai voluto!” continuò Akito puntandole il dito contro “Sei entrata nella mia famiglia impicciandoti negli affari miei, sei tornata nella mia vita più volte raccontandomi assurdità per poi tradirmi con un cantante da quattro soldi!”.
Non riuscì a completare la frase che Sana reagì ancora prima di pensare, la sua mano schiaffeggiò violentemente la guancia destra di Akito e per un breve instate nessuno parlò.
“Mi hai ridotto come il peggiore dei rifiuti…” sussurrò Akito guardandola stavolta con una profonda tristezza “Ora si che sei contenta”.

Non appena Akito uscì di scena, mortificata domandò subito scusa a Fuka e Takaishi e per non pensare alle offese ricevute solo pochi minuti prima si offrì volontaria nel riordinare il giardino. In questo modo cercò di calmare i nervi. Quella notte provò un miscuglio di emozioni: era davvero furiosa per tutto ciò che le aveva urlato contro, impaurita per quello sguardo che le aveva riservato, offesa per come l’aveva etichettata e delusa per il suo comportamento immaturo.
Da quando si conoscevano non avevano mai litigato in quel modo così violento. Quelle parole pronunciate con così tanta cattiveria l’avevano ferita e malgrado fosse convinta di non essere quella persona da lui descritta, sentì una piccola parte di sé dargli ragione. Come se ciò potesse farla sentire meno in colpa… Quanto dolore si era tenuto dentro?
Ragionandoci su si sarebbe aspettata una reazione del genere quella sera in cui si erano lasciati ma infondo cosa poteva aspettarsi, loro erano Sana e Akito.
Quella mattina si svegliò con un forte mal di testa e, versandosi una tazza di caffè, pensò che mancavano due giorni alla prossima registrazione. Si era ripromessa di non rimuginare più sul passato proprio perché non lo si poteva in alcun modo cambiare ma imparò che il futuro era solo nelle proprie mani. Era arrivato il momento di reagire e raccogliendo tutto il suo coraggio e ritrovando il suo ottimismo con cui era solita affrontare la vita si incamminò verso casa Hayama.
Senza ulteriori indugi premette il tasto del citofono attendendo impazientemente una risposta.
“Ciao Sana…” si sorprese il signor Fuyuki aprendo la porta principale “Non aspettavo una tua visita! Posso aiutarti in qualche modo?”.
“Buongiorno signor Fuyuki… Suo figlio è in casa? Avrei davvero bisogno di parlare con lui, è urgente…”
“Ecco… A dire il vero mi trovi impreparato…”
“La prego… So che è una richiesta insolita visto tutto quel che è successo. Non voglio creare nessun disturbo, aspetterò qui fuori…”
“Vedrò che posso fare…”
“Grazie!”
Attese qualche minuto fuori dalla porta, osservando i fiori che molto probabilmente Natsumi aveva piantato in ricordo di una delle tante passioni della signora Hayama.
Non sapeva se Akito avrebbe accettato il suo improbabile invito a chiarire, non aveva aspettative.
“Sana mi dispiace ma…”
Non appena comparve il signor Hayama capì dalla sua espressione e dal suo tono di voce che Akito non avrebbe voluto riceverla, così non volendo creare ulteriore disagio anticipò meccanicamente la risposta che stava cercando di comunicarle educatamente.
“Non si preoccupi… Mi scuso ancora per il disturbo e… E per tutto signor Fuyuki. Le auguro una buona giornata e mi saluti tanto Natsumi!”
“Sana malgrado tutto ciò che è successo è sempre bello vederti…”
“Anche per me” sorrise commossa “Arrivederci!”.
Immersa nei suoi pensieri decise di fermarsi in un bar lì vicino per un secondo caffè ma avvertendo il locale troppo affollato, pagò la sua consumazione per poi incamminarsi verso il parco.
Si ritrovò così seduta nel loro gazebo dove più di una volta era stato testimone di importanti momenti. Massaggiandosi entrambe le tempie sentì le proprie calde lacrime rigarle il volto, se il desiderio di Akito era quello di ignorarla non lo avrebbe in alcun modo obbligato a parlarle. Era andata così e doveva semplicemente accettare i fatti accaduti, dopo quel giorno avrebbe chiuso definitivamente con questa storia.
Improvvisamente udì uno scricchiolio di legno e sussultando si voltò di colpo verso la fonte di rumore. Sorpresa vide Hayama sedersi lentamente accanto a lei, “Mi hai spaventata!”.
“Non chiedermi perché ma immaginavo di trovarti qui…”
“Scusa non avrei dovuto tenerti un’imboscata… È che…”
“Credo sia giusto parlare di ciò che è successo” terminò Akito mentre Sana annuiva convinta.
“Stai meglio?” gli domandò ricordandosi lo stato in cui era ridotto la sera prima.
“Quelle cose che ti ho detto ieri sera… Mi dispiace ho esagerato… Ero, sono arrabbiato” si corresse Akito immediatamente cercando di essere il più sincero e calmo possibile “È stata una giornata difficile…”.
“Scusa per lo schiaffo, ho agitato senza pensare”
“Credo di essermelo meritato”
“No… È colpa mia e dei miei silenzi se la nostra storia è finita. Avrei dovuto confidarti i miei stati d’animo invece di chiudermi in me stessa e proprio per questo ho deciso di venire a parlarti stamattina. Non voglio ripetere gli stessi errori in futuro… So che ormai le mie parole possono risultare nulle dopo tutto questo tempo però ci tengo a porgerti le mie sincere scuse. Non avrei mai dovuto permettere a Marco di comportarsi così, ero accecata dalla mia ingenuità e non percepivo i secondi fini che tutti voi avevate intuito immediatamente… Mi sono comportata in modo orribile, impegnando i miei pensieri in preoccupazioni futili senza comprendere il vero problema…”
“Perché hai accettato di venire a convivere con me se non eri convinta?”
“Non lo so… In quel momento ero al settimo cielo! Forse credevo che tutto si sarebbe sistemato da solo, che con il tempo avremmo ritrovato il nostro equilibrio, la nostra felicità… Insomma noi abbiamo risolto sempre in questo modo la maggior parte dei nostri problemi. Ero convinta che posticipare la convivenza avrebbe creato una situazione ancora più difficile da gestire…”
“Spesso mi sono chiesto se avessi sbagliato, se avessi dovuto parlartene senza decidere di testa mia. Ma poi ripensandoci mi sono detto: andare ad abitare insieme era un desiderio di entrambi perciò improvvisamente mi sono domandato che cosa fosse cambiato in te”
“È buffo…” sorrise amaramente Sana “Dentro di me ho riflettuto anch’io a questa cosa e lentamente mi sono data una possibile risposta. Io penso che non è colpa di nessuno se le cose siano andate diversamente da quelle progettate insieme perché nel profondo sai anche tu che entrambi non avremmo mai voluto far soffrire l’altro. Probabilmente siamo cambiati noi nonostante tutto ciò che abbiamo trascorso insieme… Ricordi quando ti dissi che a volte bisogna perdersi per ritrovare la felicità? Ecco… Io sono ancora fermamente convinta di quel discorso però credo anche che quando la trovi bisogna lottare per essa senza allontanarla”.
“Avrei dovuto obbligarti a smettere di frequentare Marco nonostante la tua volontà? Proibirti un qualcosa che prima o poi alle mie spalle avresti fatto comunque? Anzi… Alla fine è quello che è successo!”
“Guarda che non ti ho mai tradito!”
“Forse il tuo tradimento sarebbe stato più semplice da dimenticare…”
“Io non voglio giustificare il mio comportamento, ho sbagliato e non lo nego. È difficile da capire se non lo provi però lo hai detto tu stesso, alla fine è successo perché io inconsapevolmente volevo qualcosa che tu non riuscivi più a darmi e anche se è brutto, probabilmente anch’io non ti davo più ciò che volevi. Altrimenti dove avresti trovato la forza di lasciarmi? Io nonostante avessi compreso i miei confusionari sentimenti non avevo mai trovato il coraggio di farlo, anzi probabilmente avrei continuato a vivere in questa situazione di stallo…  In diversi modi abbiamo capito che nessuno dei due voleva accontentarsi nel vivere una relazione piatta…”
Persi nei propri pensieri, rimasero in silenzio per un tempo indefinito.
“Le tue iniziative, il tuo modo di essere e di fare… Non è vero che mi davano sui nervi. Si, forse un pochino però non nel modo orribile in cui te le ho urlate ieri sera…”
“So che credi di essere una persona buia e vuota ma in realtà tu emani una luce calda e solare che non mostri a chiunque, e questa è una bella cosa. In pochi gesti riesci a far sentire importante colei che dedichi queste piccole attenzioni. Sei sempre stato attento ai dettagli… Insieme a te ho vissuto un amore che probabilmente poche persone hanno la fortuna di incontrare e nonostante so che sei ancora arrabbiato se non deluso da me, io spero che un giorno tu riesca a perdonarmi… Scusami davvero!”
“Forse questo può essere un buon inizio…”
Sana sorrise, in cuor suo ci sperava davvero.
“Chissà magari un giorno riusciremo a ridere e scherzare senza problemi perché malgrado tutto sarai sempre importante nel mio mondo…”
“Ti va… Ti va di fare un pezzo di strada insieme?”
“Certo!” esclamò Sana.
“Sai probabilmente questa sarà l’ultima volta che ci vedremo… Ho accettato una proposta di lavoro in Spagna come fisioterapista…”
“Wow è fantastico Akito…”
“Si… È la giusta strada per ricominciare”
“Non l’avrei mai detto…”
“Che cosa?”
“Che saresti stato tu ad andartene mentre io a restare qui a Tokyo…” affermò fermandosi all’incrocio per poi voltarsi a guardarlo negli occhi “Allora questo è un addio…”.
“Chi lo sa Kurata… Magari un giorno ci rincontreremo…”
“Si…” sussurrò con un filo di voce “Posso… Posso abbracciarti?”.
Lentamente Akito si avvicinò a lei e non appena Sana si trovò stretta tra le sue braccia non riuscì più a trattenere le lacrime.
“Sono contento di essere qui con te…” le confessò all’orecchio.
“Anch’io…”
 
Sai che
Sono tornato a rivedere
Quel posto in cui andavamo insieme
Dove pioveva col sole

Ma no
Che non c'era più quella sensazione
Di gioia serena
Ricordi com'era
Che tutto splendeva
E io volevo te, tu volevi me

Eravamo davvero felici con poco
Non aveva importanza né come né il luogo
Senza fare i giganti
E giurarsi per sempre
Ma in un modo o in un altro
Sperarlo nel mentre

Sai che
Ho cercato un modo per dimenticare
Ma di colpo c'è il mio volerti bene
Che è ancora più grande di me

E non c'è
Un motivo per non tornare insieme
E sembri più forte di tutte le volte che
Tra tutte le volte che
Io ho voluto te, tu hai voluto me

Eravamo davvero felici con poco
Non aveva importanza né come né il luogo
Senza fare i giganti
E giurarsi per sempre
Ma in un modo o in un altro
Sperarlo nel mentre

Aver fatto di tutto per non stare alla porta
E trovarsi da soli col poco che resta
Rifugiarsi in un luogo lontano dal mondo
Dove sembra infinito anche un solo secondo

Dell'amore che resta
E del tempo che passa

E credimi, lo sai che io cercavo un modo per dimenticare
Dimenticare di volere ancora bene a te
Ma non ci sono regole che puoi seguire per lasciare scorrere
È più forte di me

Eravamo davvero felici con poco
Non aveva importanza né come né il luogo
Senza fare i giganti
E giurarsi per sempre
Ma in un modo o in un altro
Sperarlo nel mentre

È l'amore che resta
Quando il tempo non passa
E tu resti alla porta
Con l'amore che resta
(Sai che – Marco Mengoni)
 
 
***
Amarti non ha senso se poi io non mi so amare
Ti prego stammi accanto questa notte ed io ritorno a respirare.
Ma ci sei tu, mi rimani tu
E perdo l’equilibrio solo a dire il tuo nome.
Una ninna nanna
Sei la prima cosa che mi ha fatto stare bene.
Ma tanto tutto questo un giorno passerà,
Comunque vadano le cose qui con te
Va tutto bene!

(Va tutto bene – Giulia Molino)


Nel primo pomeriggio Alex si trovava su un aereo diretto a Barcellona, da circa un anno aveva firmato un contratto per lavorare anche su linee europee. Perciò quando per esigenze lavorative si trovava in Spagna, lei e Akito coglievano ogni occasione per incontrarsi. Il volo sul quale stava prestando servizio aveva subito un ritardo ad Amsterdam a causa di maltempo.
Allacciandosi la cintura di sicurezza sorrise nell’immaginare l’espressione annoiata e infastidita di Akito. Malgrado conoscesse l’imprevedibilità del suo orario di atterraggio e, consultasse anche attentamente l’applicazione consigliatagli da lei, ogni volta Hayama giungeva in aeroporto con largo anticipo. Spesso aveva cercato di convincerlo ad aspettarla a casa, dopotutto ormai era abituata a spostarsi con il Taxi ma Akito rifiutava sempre l’idea cercando di organizzare i suoi appuntamenti in base al suo arrivo.
Dopo aver salutato e ringraziato ogni passeggero per aver viaggiato con la loro compagnia aerea, ultimò le sue mansioni e si diresse verso l’uscita dove Akito la stava aspettando insieme a Toni. Lo aveva conosciuto per caso in una giornata afosa. Era atterrata a Barcellona da qualche ora e durante il tragitto in auto avevano optato di fermarsi a bere qualcosa di fresco in un bar posto sulla spiaggia. Proprio qui incontrò per la prima volta Toni che contrariamente a loro, stava risalendo in città in compagnia di altri ragazzi.
“Hayama ora capisco perché oggi sei irraggiungibile!” aveva esordito ridendo per poi presentarsi. Era poco più alto di lei, portava un cappello leggermente inclinato a sinistra nascondendo così i corti capelli probabilmente scuri. Su una delle due braccia abbronzate vi erano parecchi tatuaggi, curiosa si focalizzò subito su di essi. Vide un rosario quasi all’altezza del polso e una scritta in corsivo sull’avambraccio esterno che purtroppo non ebbe il tempo di leggere. Sul gomito vi era un gioco di linee geometriche che le ricordarono i mandala che da piccola si divertiva a colorare. Risalendo sul tricipite scorse un orologio da taschino, le lancette indicavano un orario preciso. Indossava una larga canotta in cui riusciva a intravedere sul pettorale uno scorpione. Toni continuava a spostare il suo peso da una gamba all’altra notando di conseguenza sul polpaccio il muso di un lupo. Gesticolava parecchio e tra una frase e l’altra aveva il vizio di giocare con il piercing alla lingua. In pochi minuti le aveva procurato l’emicrania, possibile che non riusciva a rimanere fermo nemmeno per tre secondi?
“Spero vi unirete a noi stasera!”
Poi Toni si allontanò non prima di aver focalizzato la sua attenzione sul corpo di Alex.
Spinta dalla curiosità di conoscere la nuova vita di Akito, lo convinse ad accettare l’invito. Quella sera si trovavano in una piazza in cui vi era un piccolo locale che offriva della buona musica e, dopo essersi serviti da bere, si spostarono a pochi metri da lì. In attesa dell’arrivo degli altri membri della compagnia si sedettero su una grossa scalinata costruita recentemente. Intuì che quello fosse il loro punto di ritrovo prima di decidere come avrebbero trascorso la nottata. Akito le presentò alcune persone con cui aveva legato maggiormente e le sembrò di tornare indietro nel tempo quando ancora frequentava Jack e gli altri ragazzi. Un brivido la percorse lungo la schiena, in passato non avrebbe scommesso nemmeno un centesimo su se stessa. Pensava che non sarebbe mai riuscita a liberarsi da quel circolo vizioso in cui l’unico scopo era quello di annegare ogni proprio ideale, ora invece era tutto così diverso. Malgrado potessero esserci giornate storte, non si era mai sentita così libera come in quei anni in cui stava imparando a tastare i propri limiti. Era felice e pensò che non esistesse sensazione più bella dell’essere soddisfatti di sé. Bevve un sorso del suo cocktail e sollevando lo sguardo vide gli occhi di Akito fissarla con interesse mentre scherzava con un ragazzo di cui non ricordava già più il nome. Forse se lo stava immaginando però le pareva quasi distratto dalla conversazione, poi inaspettatamente le sorrise: un sorriso caldo e sincero che lei ricambiò con naturalezza. Qualche secondo dopo distolse lo sguardo, provando a concentrarsi su ciò che Toni cercava di raccontarle in inglese. Le risultava parecchio difficile comprendere cosa volesse dirle perché oltre a sbagliare la pronuncia, doveva anche interpretare il concetto della frase attraverso i suoi fantasiosi gesti. Avrebbe potuto confidargli il fatto che sapesse parlare anche in spagnolo ma la divertiva parecchio vederlo impegnato a rispolverare il suo livello scolastico di inglese.
Nel corso della serata rimase piacevolmente sorpresa di vedere Akito completamente a suo agio. Scherzava con i suoi nuovi amici con una tale scioltezza che non ricordava possedesse in Giappone. Ciò che però la lasciò di stucco fu il suo invito a ballare, si ricordava ancora di quell’unica volta che lo aveva trascinato in pista cercando di invogliarlo a muoversi a ritmo.
Le piaceva incredibilmente questo suo nuovo lato e si sentì attratta da lui, quasi da non riuscire più a controllare le emozioni che le suscitava. Era anche per questo motivo che qualche anno prima aveva preferito allontanarsi da lui, eppure in quel momento ebbe come la sensazione che non ci fosse nulla di sbagliato in loro.
“Ti scoccia se accompagno io la tua amica stasera?” domandò in spagnolo Toni ad Akito.
“Fossi in te concluderei qui la tua perfomance. Alex conosce più lingue di noi, lavora come hostess” ghignò Akito mentre lei cercava di trattenere le risate.
“Scusami tanto Toni!” affermò in spagnolo strizzandogli l’occhio.
Preso in contropiede Toni rimase per un secondo sorpreso da tale notizia, osservava alternativamente i volti di Akito e Alex farsi beffe di lui.
“Questo allora rende tutto più semplice se non interessante!” rispose disinvolto avvicinandosi maggiormente ad Alex che si bloccò ad ascoltarlo curiosa. Tirò fuori dalla tasca dei jeans un mazzo di chiavi e iniziò a volteggiarle con l’indice a pochi centimetri dal suo viso “Hai voglia di fare un giro con me? Posso mostrarti la città o ciò che preferisci, magari hai già qualche idea…”.
Con espressione sbalordita Alex inarcò un sopracciglio, non si aspettava un invito così esplicito. Impreparata balbettò qualche sillaba mentre pensava a come poter declinare la sua offerta senza risultare scortese, “Non credo sia…”. Si interruppe avvertendo la presenza di Akito avvicinarsi sicura accanto a lei.
Le cinse la vita con fare protettivo e, avrebbe giurato di percepire una sorta di gelosia nella sua presa salda. Le afferrò dolcemente la mano e risalendo lungo il fianco percepì dei brividi che non potevano essere causati dall’aria fresca della notte. Guidata dai suoi movimenti, intrecciò le dita in quelle di lui ritrovandosi così ad abbracciarlo con l’altra mano.
“Son più che sicuro che quelle ragazze gradirebbero fare un giro sulla tua decapottabile!” esclamò indicando un gruppetto di ragazze allegre che immediatamente li salutarono maliziosamente.
“Ok Hayama ho capito” si arrese Toni alzando gli occhi al cielo ma Alex non ci fece caso, la sua attenzione era rivolta completamente al profilo di Akito. Le erano terribilmente mancati i suoi abbracci e non poté non chiedersi se anche il suo cuore stesse per esplodere dall’emozione. Hayama abbassò leggermente il viso così da poterla guardare negli occhi e sorridendole, le sfiorò più volte la punta del naso con l’indice mentre le guance di Alex si tingevano di rosso.
Nonostante Toni avesse capito l’antifona, era sempre molto eccitato all’arrivo di Alex e ogni volta non perdeva occasione per lanciarle qualche battuta a cui lei ormai aveva imparato a rispondere. Non riuscì mai a interpretare il perché di ciò. Non sapeva se cercasse un modo per portarsela a letto o se volesse semplicemente provocare il suo amico. Con lo scorrere del tempo conobbe meglio Toni e scoprì che se la sua testa non era concentrata sui motori si poteva tranquillamente discutere di svariati argomenti. Aveva uno spirito da leader, cercava sempre di trovare un punto di incontro con le persone che lo circondavano. Amava mettersi in gioco e scoprire ogni sfaccettatura della vita. Seppe anche del suo incidente e malgrado gli avessero consigliato di non gareggiare più, Toni aveva ripreso nuovamente a correre sotto gli occhi contrari di sua sorella e di Akito.
Era felice per Akito, aveva trovato un buon amico a Barcellona. A Tokyo aveva imparato a conoscerlo e sapeva quanto fosse legato a Gomi ma soprattutto a Tsuyoshi, suoi vecchi amici di infanzia.
Recuperò velocemente il suo trolley, da tempo ormai aveva imparato ad associarlo alla parola casa. Poteva risultare bizzarro se non ridicolo ma quando scelse di intraprendere questo impiego, le sue abitudini cambiarono radicalmente. Lei che in passato amava trascorrere le ore in bagno a prepararsi, ora riusciva ad essere pronta a tempo record imparando così a selezionare i prodotti di cui non poteva assolutamente fare a meno. Questo, era ciò che si ripeteva per non pensare alla triste realtà. Erano anni che non provava quella bellissima sensazione che si poteva avvertire solo nella propria casa. Da quando aveva sorpreso suo padre a letto con un’altra donna aveva scordato cosa significasse sentirsi al sicuro. Certo, la situazione era migliorata quando sua madre optò di traslocare in un altro appartamento ma purtroppo ciò non poteva cambiare il passato. Era cresciuta troppo in fretta costringendosi a reprimere un amore naturale verso il proprio padre.
Rimase stupita dalla reazione di sua madre, quando improvvisamente decise di confidarle i propri progetti. Ricordava come se fosse ieri la gioia espressa sul suo volto, i suoi occhi velati da calde lacrime brillavano. L’aveva abbracciata così forte a sé che in quel momento riuscì a percepire tutto l’amore che sua madre provava per lei, ripetendole più volte quanto fosse orgogliosa dell’opportunità che era riuscita a cogliere. Quelle parole la resero felice. Era sicura della sua scelta eppure aveva bisogno del suo sostegno. Non avrebbe mai dimenticato quanto sua madre si fosse impegnata nel non far mancare nulla a lei e a Daniel. Nonostante nascondesse quel lacerante dolore che spesso si mischiava alla rabbia, si era fatta carico di responsabilità, preoccupazioni, angosce e paure provando, giorno dopo giorno, a mascherare l’assenza di un padre. Da sempre aveva ammirato il suo coraggio e la sua forza.
Nell’ultimo periodo, quando riusciva a trascorrere qualche giorno in compagnia della sua famiglia, vide sua madre sotto una luce diversa. Era allegra e radiosa, aveva ripreso a frequentare settimanalmente il parrucchiere e a prendersi cura di sé come era solita fare in passato, concedendosi anche qualche gita saltuaria. Sospettava che ciò fosse dipeso dalla presenza di un uomo ma preferì non chiederle nulla immaginando che sarebbe stata lei a raccontarle la novità.
Contrariamente suo fratello Daniel non prese molto bene la notizia, era arrabbiato e ferito dal suo allontanamento. Non rivolgendole addirittura la parola la salutò con estrema indifferenza. Le spezzava il cuore vederlo così, erano sempre stati molto uniti e mai avrebbe voluto causargli altra sofferenza. Una mattina in albergo chiacchierando al telefono con sua madre venne a conoscenza del fatto che Akito fosse passato a trovarli qualche giorno prima.
Sorrise nel sapere ciò, lui e Daniel avevano instaurato un bel rapporto ma non si sarebbe mai aspettata un gesto del genere. Sua madre le raccontò che dopo qualche partita ai videogiochi, li aveva sentiti parlare sul fatto che entrambi sentivano la sua mancanza, eppure era riuscito con estrema facilità a mostrargli alcuni lati positivi come ad esempio ad aver finalmente la cameretta solo per lui. Daniel ormai stava crescendo e iniziava ad aver interessi diversi, usciva spesso con i suoi amici provando perciò nuove esperienze ma soprattutto iniziava ad aver per la testa le ragazze.
Rise comunque di gusto quando venne a conoscenza della facilità con cui Akito lo avesse corrotto, e tra un discorso e l’altro si persero nel ricordare alcuni momenti trascorsi insieme a Daniel realizzando solo in quell’istante quanto fosse cresciuto. Non sapeva se ciò fosse un bene o un male, in fondo per lei sarebbe rimasto per sempre il suo piccolo fratellino.
Ormai lavorava come assistente di linea da qualche anno, si era dovuta abituare in fretta ai nuovi ritmi di lavoro. La sua vita era molto frenetica a causa di molti fattori come ad esempio i fusi orari o i cambiamenti climatici, ma nulla era paragonabile al fatto che durante le ore di servizio dovesse mantenere un comportamento idoneo e formale, cercando di essere costantemente serena e gentile. Non era facile lavorare con il pubblico, su ogni singolo volo vi erano sempre individui a cui bisognava prestare più attenzione e si sorprese come con l’esperienza ciò le risultava più naturale.
Nonostante ci fossero volte che la vita le voltava le spalle stava imparando a sorriderle, decise così di tatuarsi  la scritta “Ciò che non uccide ti fortifica”.
Per lei era ancora surreale il fatto di poter visitare diversi posti del mondo, ritrovandosi catapultata in realtà così opposte a quelle precedenti e conoscendo personalmente usi e costumi di ogni posto del mondo.
Si riscosse da quel fiume di ricordi non appena le porte di uscita si spalancarono davanti a lei, Akito la stava aspettando al solito punto in fondo alla folla in attesa.
Con il sorriso sulle labbra si avviò incontro ai ragazzi che vedendola finalmente arrivare la salutarono. Di lancio abbracciò subito Akito che, come di consuetudine, la strinse forte a sé dandole un bacio sui biondi capelli legati in una elegante coda. Era così felice di trovarsi avvolta tra le sue braccia che non riuscì a contenere ciò che in quel preciso momento provava. Staccandosi leggermente dal suo petto, si alzò in punta di piedi dandogli un delicato bacio all’angolo della bocca. Rimase quasi stupita della sua stessa iniziativa e, sollevando lo sguardo, notò un luccichio nei occhi ambrati di lui. Non era turbato anzi il contrario, sul suo volto le sembrò di leggere il suo identico desiderio. Durante i loro ultimi incontri le loro mani si cercavano da sole, non perdendo occasione di toccarsi anche per un banale motivo. Quanto avrebbe voluto chiedergli cosa stesse pensando in quel momento, invece si limitò a sorridergli “Ciao Aki!”.
“Ciao Alex” affermò Akito sciogliendole la coda e infilando il suo elastico sul polso.
“Pianterò radici tra poco” intervenne una terza voce avvicinandosi a lei.
“Hola Amico!”
“Hola Hermosa!” Toni le schioccò due amichevoli baci che sapeva avrebbero infastidito il suo amico “Você está em ótima forma!”.
La prevedibile reazione di Akito fu imminente. Alzò gli occhi al cielo e, afferrando il trolley di lei, le cinse le spalle con il braccio libero guidandola verso il parcheggio.
“Mi sei mancata…” le sussurrò poi all’orecchio. Di riflesso Alex sorrise come una bambina e malgrado fosse una richiesta impossibile, ordinò al suo cuore di smettere di battere così velocemente. Negli ultimi anni aveva viaggiato quasi in tutto il mondo, rendendosi conto che l’unico posto in cui voleva trovarsi era proprio lì, tra le braccia di Akito. Se la felicità avesse potuto avere un nome, era sicura che fosse il suo.
Conoscendosi, non avrebbe creduto fosse possibile. Per Akito provava un sentimento così forte e profondo che fin dal loro primo incontro non ebbe paura ad essere semplicemente sé stessa. Con il tempo gli aveva dimostrato le sue fragilità e le sue più intime paure, trasformando così i suoi silenziosi musi lunghi in rumorose risate allegre. Il suo volto si illuminava accanto a lui, lo desiderava eppure non trovava mai il coraggio di confidargli cosa sentisse per lui, questo sentimento nuovo la spaventava da morire. Sapeva che avvicinandosi a lui avrebbe corso il rischio di provare un qualcosa che andava ben oltre al confine invisibile dell’amicizia e, quando questo sarebbe esploso, cosa avrebbero fatto? Non voleva perderlo perché Akito era una di quelle persone rare da incontrare.
Quando la chiamò per informarla del suo trasferimento a Barcellona non poté  che essere orgogliosa della sua decisione. Era convinta che quella fosse stata la sua prima scelta saggia se non folle da cui sarebbe potuto ripartire da solo a vivere. Erano state davvero poche le occasioni in cui erano riusciti ad incontrarsi perché dopo la sua definitiva partenza non era più ritornato in Giappone. Inevitabilmente questo suo rifiuto di tornare a casa la fece riflettere a lungo, non si spiegava se ciò fosse dipeso dalla rottura con Sana nonostante fossero passati anni. Per Akito era stata una persona importante con la quale avrebbe sognato un futuro, potevano migliaia di chilometri e il tempo guarire una ferita così grande?
Dopo la partenza di Akito, forse per noia o probabilmente a causa della sua mancanza si era distratta con qualche storia di sesso, decidendo anche di contattare Simon con il quale aveva cercato di chiarire la situazione che si era creata. Nel corso del loro appuntamento, le aveva confidato che durante la notte di capodanno aveva per sbaglio origliato ciò che era successo con suo padre, “Non fraintendermi ma faccio realmente fatica a capire cosa ti passa per la testa e forse è proprio questo ad attrarmi di te, sei… Una ragazza enigmatica Alex. Lo so, l’ho capito… Difficilmente fai avvicinare le persone a te e d’altra parte io non sono molto bravo a socializzare però mi piacerebbe conoscerti meglio.”.
La sua sincerità la colpì. Decise di dar un’opportunità a Simon provando a dimenticare ciò che sentiva per Akito, utilizzando il classico e infantile metodo “chiodo schiaccia chiodo”. Si rese però presto conto che il vero problema era solamente lei che non permetteva alle sue emozioni di vivere, chiudendole semplicemente dentro di sé. Troncò la relazione quando cominciò a lavorare per compagnie aeree sempre più lontane dall’oriente, un rapporto a distanza non avrebbe portato da nessuna parte; soprattutto a causa dei suoi contrastanti sentimenti ma quest’ultima cosa preferì tenersela per sé.
“Sono distrutta!” esclamò Alex gettandosi sul divano dopo essersi fatta una doccia rigenerante.
Dopo aver accompagnato Toni a casa e salutato la vicina anziana di Akito che da quando li aveva visti la prima volta, alludeva a loro come una splendida coppia innamorata, si diressero nell’appartamento di lui.
“Tra poco vado al lavoro, ho un paio di appuntamenti in clinica. Finirò intorno le 18.00, vuoi che mi fermo a prendere qualcosa mentre torno a casa?”
“Vuol dire che ti fermerai a fare la spesa?!”
Akito annuì, conosceva ormai a memoria la risposta di Alex. Più volte gli aveva ribadito quanto le mancasse la quotidianità, svolgere quelle cicliche attività giornaliere che potevano risultare noiose e antipatiche.
“Ti accompagno!” gli disse mentre lui le si sedeva accanto “Ci troviamo davanti al solito supermercato e prima che tu me lo chieda…!”.
“…Arriverai a piedi” completò la frase imitandola.
“Esattamente!” ghignò Alex compiaciuta e Akito non poté non soffermarsi proprio su quel sorriso.
Subito si ricordò di quando in aeroporto le loro labbra si erano appena sfiorate… Cazzo se avrebbe voluto baciarla! E non solo… Si ritrovò a pensare. Avrebbe desiderato farla sua su quel divano in cui si trovavano seduti in quel preciso momento, esplorando attentamente ogni centimetro del suo corpo mentre si perdeva in lei. Assurdo, si sentiva un adolescente in piena crisi ormonale, molto probabilmente glielo si leggeva in faccia perché Alex lo stava osservando curiosa.
Non si era reso conto da quando aveva iniziato a vederla sotto una luce diversa, formulando svariate fantasie maliziose e, tanto meno sapeva quanto ancora sarebbe riuscito a controllarsi accanto a lei. Era inutile negarlo, la voleva.
Ogni suo piccolo particolare lo attraevano e seppur Alex immaginava l’effetto che faceva agli uomini che la circondavano, si domandò se lei avesse intuito cosa gli provocasse ad averla lì a pochi metri. Spesso si ritrovò a chiedersi se ciò fosse solo un desiderio carnale o qualcosa di più intimo e profondo. Fin da quando l’aveva incontrata la prima volta si era accorto della sua bellezza naturale ma in quel periodo aveva altro per la testa, Alex si era rivelata un’ottima amica con cui parlare e scherzare, scoprendo lentamente qualità nascoste così rare da trovare in una persona. Furono probabilmente queste sue caratteristiche a solleticare la sua attenzione così da non riuscire a immaginare una vita senza averla conosciuta.
Alex era ancora più bella di prima, i lunghi capelli ora biondi le ricadevano lungo il seno. Indossava un’aderente t-shirt bianca che delineava perfettamente le sue curve lasciando così intravedere il reggiseno che portava. Le gambe toniche erano rannicchiate, ormai era abituato alle sue strane pose in cui le piaceva sedersi.
Non riusciva a levarle gli occhi di dosso perciò provò a distrarsi accendendo la televisione ma osservandola con la coda dell’occhio vide che i suoi grandi occhi azzurri erano focalizzati su di lui.
“Ti sei fatto crescere la barba…” constatò accarezzandogli delicatamente la guancia.
Si soffermò a lungo sulla sua bocca socchiusa e provocante che andava in netto contrasto con il suo sguardo dolce ma inteso. Se avrebbe continuato a guardarlo così non sarebbe più riuscito a resisterle.
Sentì la sua mano scivolare sui suoi corti capelli per poi intrecciare le dita in quella di lui. Si addormentò così, sussurrandogli “Sei così bello…”.
“Tu sei bella” le disse sapendo che non l’avrebbe sentito, poi alzandosi dal divano le diede un delicato bacio sulle labbra.
 
 
Ciao ragazze!
Come state?
So già che molte di voi non apprezzeranno questi capitoli finali in cui vedono Sana e Akito separarsi. Ho letto numerosi commenti e messaggi esprimere il vostro disappunto però io sono convinta di questo finale e non vorrei cambiarlo in alcun modo perché ora, in questo momento della mia vita, sento che questo è il finale che IO voglio dare. Sono legata moltissimo a questa mia fan fiction perché con essa sono cresciuta e quello che mi rende più felice è il fatto di aver superato questo mio blocco. Dopo un paio di anni sono riuscita a scrivere con una tale scioltezza a cui non ero più abituata!
È stato difficile anche per me capire e decidere questa strada e rileggendo anche la mia stessa  storia ho compreso che inconsciamente avessi spinto davvero troppo in là Sana.
Spero che in questo capitolo si riesca a percepire ciò che è successo… Sana e Akito hanno vissuto un grande e bellissimo amore ma come accade anche nella realtà, i sentimenti e le persone cambiano e ciò ci porta a compiere delle scelte che mai ci saremmo aspettati.
Su questo magnifico sito ci sono davvero tantissime bellissime storie e sono sicura che troverete quella con un happy ending Sana e Aki! ;)
Scherzi a parte, spero abbiate trascorso una bella estate nonostante il periodo che tutti noi stiamo passando. Mancano uno o due capitoli alla fine di questa FF, tutto dipenderà da quanto sarà lungo.
Il progetto di cui parla Sana è semplicemente ispirato da dei video su youtube intitolati "Carolina e Topo Tip".
Un bacio!
A presto,
 
Miky
  
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