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Autore: MauraLCohen    03/09/2020    1 recensioni
Missing moment senza pretese della prima stagione. Kirsten e Sandy pranzano insieme.
Genere: Fluff, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '31 days of Sandy and Kirsten'
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#3 
The O.C.
Sandy/Kirsten 
#30dayshathSeptember
X fa un lavoro che non ama...
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Tacos ai gamberetti

 
Da quando aveva accettato il lavoro alla “Patridge, Savage and Khan” Sandy si era progressivamente affossato. Lavorare per i ricchi figli di papà che facevano di ogni piccola cosa un problema da portare in tribunale lo svuotava di ogni energia. Kirsten si era accorta immediatamente del cambiamento del marito: da quando la causa delle Balboa Isles si era conclusa, in lui si era spenta la passione; quella che gli illuminava gli occhi azzurri ogni volta che parlava del suo lavoro. 
Sandy era sempre stato orgoglioso di ciò che faceva, ma ora – Kirsten glielo leggeva in faccia – passava le giornate ad interrogarsi sulla piega che la sua vita lavorativa stava prendendo. 
Se c’era una cosa che Kirsten odiava era proprio vedere il marito insoddisfatto, spento, e non poter fare nulla per aiutarlo non addolciva il boccone. 

Sospirò, mentre continuava ad ascoltare paziente Caleb e Shaun che parlavano di una nuova gara d’appalto per la costruzione di un centro commerciale nella zona adiacente ai pontili. Statistiche, preventivi, ditte di costruzione... Le pareva che quella conversazione andasse avanti da ore. Reclinò il capo sulla poltrona in pelle della grande sala riunioni, massaggiandosi le tempie con una mano. 

« Kiki, tutto bene? » Caleb, accortosi della distrazione della figlia, la guardava preoccupato. 

« Oh sì sì, papà, scusa! Ho solo un po’ di mal di testa. Andiamo avanti » si sbrigò a dire, rimettendosi dritta, e dopo un lieve cenno del capo, Caleb tornò ad ascoltare Shaun. 

La riunione andò avanti per un’oretta abbondante, finendo appena in tempo per l’ora di pranzo. 

Menomale – si disse Kirsten, sollevando lo sguardo dall’orologio mentre varcava la soglia dell’uscita del Newport Group per raggiungere i parcheggi all’aperto, dove il sole stava cuocendo il suo SUV nero. Aprì la portiera è un’ondata di calore la colpì in pieno, facendole rimpiangere la scelta di quella mattina di non aver parcheggiato la macchina nei sotterranei. Mise in moto, accese l’aria condizionata e selezionò il numero di Sandy sul computer di bordo, prima di lasciare definitivamente la proprietà della società. 

« Ehi, tesoro! » La voce di Sandy rimbombò per tutta la macchina. 

« Ehi » rispose Kirsten « Ho appena finito. Ci vediamo per pranzo? » 

Ci fu un momento di silenzio, succeduto da un sospiro esausto. 

« Indovina? Non posso spostarmi. Un nostro povero concittadino trova insopportabili le siepi del vicino che occupano una porzione del suo giardino e perciò vuole fargli causa.  Non so neanche se ci siano gli estremi per definirla causa, ma a quanto pare questo cliente è molto, molto amico di uno dei soci, perciò ehi, chi sono io per dire che è ridicolo? »

« Brutta giornata, eh... » osservò lei, sentendo il tono disperato del marito.

« Non vedo l’ora di tornare a casa. Tu non dovevi rimanere in riunione con tuo padre fino alle tre? »

« Mmh-mmh. Fortunatamente abbiamo finito prima, perché lo zio Shaun e papà avevano altri impegni per pranzo. » 

« E tu non eri invitata? »

« Fortunatamente. Anche se credo stiano tramando qualcosa e la cosa non mi piace. »

« Dobbiamo preoccuparci? »

« Si tratta di mio padre. »

« Lo prendo come un sì. »

Entrambi scoppiarono a ridere, mentre Kirsten si accingeva a rallentare per fermarsi al semaforo. 

« Pensi di tornare a casa per pranzo? » le domandò Sandy, con fare premuroso. 

« Adesso vedo, sono in strada » rispose lei, tamburellando le dita sul volante in attesa che scattasse il verde. 

« Chiama come sei arrivata, okay? Ti amo. » 

« Ti amo anch’io. A stasera. » Con ciò allungò l’indice verso il display e chiuse la chiamata. 

In realtà, se Sandy avesse potuto vederla, avrebbe saputo che quella che stava percorrendo non era la strada di casa. Il SUV nero di Kirsten, infatti, si era inserito nel traffico del centro città, intento ad arrivare al centro commerciale in cui c’era un grazioso ristorante messicano, il Taco Guapo, dove preparavano – secondo Sandy – i migliori tacos ai gamberetti della città. 

Parcheggiò nel primo posto libero che le capitò a tiro, chiuse la macchina col telecomando a distanza e gettò distrattamente le chiavi in borsa, entrando nella zona ristorante del centro commerciale. Il Taco Guapo era poco lontano dall’ingresso ed era circondato su un fianco da un’ordinanza schiera di tavolini colorati in cui erano seduti tanti, piccoli gruppi diversi di ragazzi che ridevano tra loro come fossero un’unica tavolata. 

Godetevela finché siete giovani – scherzò tra sé e sé Kirsten, guardando quei visi allegri e spensierati che staccavano gli occhi dai loro piatti solo quando dovevano rispondere ad una battuta. Entrò nel locale e subito l’odore di salse e carne cotta gli invase le narici. La sala interna era in subbuglio: il brusio dei tavoli, il rumore delle stoviglie che provenivano dalla cucina e la frenesia dei camerieri che cercavano di stare dietro ad ogni ordinazione, creavano un gran baccano e disordine. A Kirsten parve di avere il mal di mare mentre si faceva strada fino al bancone per ordinare. 

« Due tacos ai gamberetti e uno vegetariano da portare via. »

« Arrivano » rispose gentilmente il ragazzo con la divisa nera e rossa dietro al banco. « Vuole anche qualcosa da bere? » 

Kirsten annuì. « Una Coca Cola e dell’acqua. » 

« Fanno ventisette dollari » disse il ragazzo, strappando lo scontrino dalla cassa mentre la donna gli porgeva il denaro. 

Ci vollero quasi venti minuti perché l’ordine le venisse consegnato in un’anonima busta di carta kraft, ma finalmente poté rimettersi in macchina per raggiungere Sandy allo studio legale. 

Visto che il marito non poteva spostarsi per mangiare un boccone, a lei parve sensato che fosse il boccone ad andare da lui per rallegrargli un po’ la giornata. 

Quando bussò alla porta del suo ufficio, i tacos erano ancora fumanti. 

« Avanti! » disse Sandy, senza alzare la testa dalle carte che stava leggendo. 

« Si può? » La chioma bionda di Kirsten sbucò da dietro la porta.

Riconoscendo la voce della moglie, Sandy alzò lo sguardo nella sua direzione con fare curioso. « E tu che ci fai qui? Credevo stessi tornando a casa. »

Lei fece spallucce e si avvicinò a lui. « Porto provviste. » 

Sandy sorrise. 

« Tacos ai gamberetti e bibite gassate » continuò lei, poggiando la busta sulla scrivania per chinarsi a baciarlo. 

« Mia eroina » scherzò lui, facendola sedere sulle sue gambe. « Ti fermi per un po’? » le chiese, baciandole guancia e Kirsten annuì. 

« A Rachel non dispiace? » lo incalzò con un ampio sorriso beffardo, mentre puntava lo sguardo sulla porta con fare allusivo. 

Sandy si lasciò trasportare dal sorriso della moglie.

« Oh beh... » ridacchiò, avvicinandosi di nuovo al suo viso. « Penso proprio che se lo dovrà far andare bene. »
   
 
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