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Autore: ilovebooks3    05/09/2020    0 recensioni
Una raccolta tutta dedicata a Sam Bosco, indimenticato personaggio della seconda serie di “The Mentalist”. I capitoli, ambientati in vari momenti (visti o intravisti) degli episodi, potranno consistere in flash-fic, oneshot, drabbles, song-fic o poesie, tutte scritte dal punto di vista del granitico poliziotto del CBI.
Non conta il numero di parole né la struttura delle frasi. Contano solo le regole di Bosco.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Ti amo, Teresa”  (ep. 2x08)
 

 
Apro gli occhi e la vedo.
Pensavo che non sarebbe successo mai più.
O forse sono già morto, questo è il Paradiso e davanti a me c’è un angelo dagli occhi verdi.
E tristi.
Troppo tristi, per essere un angelo.
Quindi è proprio lei.
Teresa.
Mi dice che va tutto bene, che io starò bene; ma non è mai stata capace a mentire, e di certo non lo diventerà improvvisamente sul mio letto di morte.
Sì, io lo so che sto morendo.
Lo so, perché le forze mi stanno abbandonando.
Lo so, perché ricordo il numero di pallottole con cui quella bastarda mi ha bucherellato il petto.
Lo so, perché il dolore ormai è quasi scomparso, e al suo posto sta arrivando il vuoto.
Lo so per come mi sta guardando Teresa.
Lei mi garantisce che va tutto bene sul serio.
Insisto.
Merito di sentire la verità dalla sua voce.
L’unica che voglio sentire.
“Hai perso molto sangue, secondo i dottori non ce la farai”, mi spiega, con la voce rotta e gli occhi lucidi.
Come le ho detto prima, i suoi occhi la tradiscono sempre. Occhi onesti. Mi mancheranno.
Eccola qui, la sincerità disarmante dell’agente Lisbon.
Sto morendo, e non è a mia moglie che penso, ma solo a lei.
Tra poco sconterò il mio peccato, ma non mi importa.
Mi importa solo di lei, ora.
È entrata nel mio cuore anni fa, quando era poco più che una recluta, già dotata di un pugno di ferro rivestito da un guanto di velluto.
Io ero il suo supervisore ed ero sposato.
Ho nascosto questo sentimento prima nel rispetto reciproco, poi nell’amicizia.
Ma ora non basta più.
Intanto, ormai, non ho niente da perdere.
Devo farlo.
“A questo punto lo dirò, spero che i dottori abbiano ragione. Ti amo, Teresa”, le rivelo, finalmente.
Era così facile, dopotutto.
Lei non perde la sua espressione tranquilla. “Lo so”, sussurra.
Probabilmente crede che le stia dicendo che le voglio bene, che tengo alla sua amicizia, eccetera eccetera.
Balle.
“Non hai capito. Ti amo”, ripeto, con più fermezza. Voglio, e devo, essere chiaro. Non c’è più tempo per nascondersi.
“Sì, ho capito”, mi conferma, mentre un velo di imbarazzo le attraversa lo sguardo triste.
Annuisce, sorride e mi tiene la mano.
La sua mano nella mia è la sensazione che mi conferma di essere ancora vivo.
Ed è una bella sensazione, l’unica che renderebbe questa vita ancora degna di essere vissuta.
Ma è tardi.
Allora lo sa davvero, la mia piccola, fortissima Teresa. Forse l’ha sempre saputo.
“Te lo dovevo dire”, mi giustifico.
Lei si asciuga una lacrima, si aggiusta goffamente i capelli e continua a sorridermi.
Per un attimo penso che stia per dirmi che mi ama anche lei: una bugia pietosa, o forse una verità celata, e, per un altro attimo, lo spero con tutto me stesso, cioè con il poco di me che rimane.
Poi capisco che non lo farà.
Ed è giusto così.
Onesta e coerente fino all’ultimo.
D’altronde il suo cuore è occupato, anche se lei forse non ne è ancora consapevole.
Forse direbbe qualcosa del genere, se qui, in questo letto, al mio posto ci fosse lui.
E non sarebbe compassione.
Sarebbe una verità confessata troppo tardi.
Come la mia.
Ma ci sono io qui.
Non è giusto.
Però, probabilmente, è meglio così.
Quello che dovevo dirle gliel’ho detto.
Ora basta.
Non mi sono mai piaciuti gli addii strappalacrime e voglio che tutto questo finisca in fretta.
Sono sempre stato un uomo pratico e di poche parole.
Ma c’è qualcos’altro da dire a un’altra persona.
La persona che, troppe volte, ho sognato di strozzare con le mie mani.
L’ultima che avrei immaginato di voler vedere in punto di morte.
“Jane è qui?”, chiedo a sorpresa.
La saluto, e stavolta so che è davvero l’ultima volta.
Ovunque andrò, mi mancherà.
Piange.
Addio Teresa, abbi cura di te.
  
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