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Autore: Lina Lee    06/09/2020    2 recensioni
Nata da un prompt assegnatomi, questa one shot vede Lele, mio OC nella long a tema Harry Potter, al quarto anno, costretta a una punizione insieme nientemeno che a Bellatrix, più grande e già al settimo anno. Doveva essere qualcosa di comico, o almeno all'inizio pensavo che lo sarebbe stato, invece è venuta fuori una storia un pò diversa, che nemmeno io riesco a catalogare bene. Non è solo una punizione, è quasi un confronto tra due persone, una già pronta alla vita, l'altra ancora in fase di formazione, se così vogliamo dire.
Piccola intromissione di Sirius e Remus, perché nonostante siamo ancora al quarto anno, Remus conosce Lele dal primo anno e vanno d'accordo, per quanto la cosa appaia un pò strana.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Non sapeva di preciso come fosse finita in quella situazione, sapeva solo di essere senza bacchetta e senza le pochissime rune che teneva nella tasca della divisa, chiusa nel retro della sala da thè di Madama Piediburro in compagnia della persona meno consona che conoscesse per poterle fare compagnia.
«Come usciamo da qui senza bacchetta? Come la apriamo questa porta senza bacchetta, razza di genio?!»
La voce alta e irata della sua compagna di punizione riecheggiò nella stanza, portandola a massaggiarsi le tempie e a cercare di pensare a come comportarsi in quella strana situazione. Come ci era finita lì dentro in compagnia di Bellatrix Black?
Semplicemente si era trovata nel luogo sbagliato al momento sbagliato, e non era sicura che suo padre sarebbe stato felice nel saperla in punizione, per quanto probabilmente poi si sarebbe lasciato andare a una sonora risata nell’udire il tipo di punizione scelta. In ogni caso la sua unica colpa, quel sabato mattina, era stata quella di recarsi a Hogsmeade, dato che era il fine settimana scelto per la consueta visita al vicino villaggio, ed essersi trovata a dover discutere con una delle sorelle Black all’interno di Mielandia, negozio nel quale era entrata giusto per acquistare un po’ di dolci in vista dello studio “matto e disperatissimo” a cui doveva lasciarsi andare durante la sera. Bellatrix aveva accompagnato le sue due sorelle all’interno del negozio, in particolare Andromeda, che si era ritrovata non distante da Lele, l’aveva salutata educatamente e aveva iniziato a scegliere con lei dei dolci. La maggiore delle sorelle Black non aveva accolto con favore le chiacchiere delle due, non accettava che la sua sorellina parlasse con una mezzosangue, l’aveva rimproverata, e aveva cercato di portarla via dal negozio. Lele dal canto suo l’aveva osservata con un leggero disappunto, lasciandosi andare a uno sbuffo, facendole notare come avesse terminato con gli acquisti e come non fosse giusto che impedisse alla sorella di concedersi la gioia di rimanere in quel negozio colmo di squisite leccornie.
Mai lo avesse fatto.
Bellatrix le si era rivoltata contro peggio di un serpente, inviperita, pronta a fargliela pagare per aver osato dirle cosa fare e cosa non fare. Aveva afferrato la sua bacchetta, davanti allo sguardo attonito di Lele, e stava per rivolgerle un incantesimo quando era comparsa la professoressa McGranitt, attirata dalle urla degli studenti usciti di corsa dal negozio, terrorizzati all’idea di finire nel mezzo di quello che sembrava quasi un duello. In realtà Lele non aveva nemmeno tirato fuori la propria bacchetta, per quanto avrebbe potuto utilizzare la runa verde per creare uno scudo e proteggersi, ma quello che la sconvolgeva di più era il modo in cui la riccia aveva reagito alle sue parole: davvero pensava che le avesse mancato di rispetto? E cosa c’entrava il sangue con quello che le aveva consigliato? Lei si era comportata in quel modo solo perché non voleva che la povera Andromeda fosse costretta dalla sorella ad andarsene da lì, mica per chissà quale altro motivo!
Inutile dire che la professoressa di Trasfigurazione non aveva voluto sentire ragioni: per quanto Lele le avesse spiegato che non avesse fatto assolutamente nulla di male o di sbagliato, era finita in punizione insieme a Bellatrix, più precisamente la McGranitt le aveva chiuse nel retro della sala da thè, non prima di averle private di bacchette e rune, e aveva ordinato loro di creare alcuni piccoli centrini all’uncinetto che sarebbero andati ad adornare i tavolini della suddetta sala da thè. Aveva anche spiegato loro che sarebbero rimaste chiuse lì per tutta la sera, che le rispettive Case avrebbero perso dieci punti a testa a causa loro per il fastidio arrecato al villaggio e agli altri studenti, e che lei sola avrebbe potuto farle uscire, e lo avrebbe fatto direttamente per l’ora di cena.
A quel punto Lele si era lasciata andare su una poltroncina, recuperando i due ferri per il lavoro all’uncinetto e osservandoli attentamente, cercando di ricordare come li muovesse sua nonna: tante volte, da piccola, l’aveva osservata compiere di questi lavoretti, a volte con la magia, a volte senza, ma per lei quei due ferri erano qualcosa di talmente oscuro che continuava a vederli più come ipotetiche armi che come ferri per lavorare la maglia. La sua compagna di punizione, invece, sembrava non darsi pace, andava avanti e indietro per la stanza, sbraitava e provava ad aprire la porta in ogni modo possibile e immaginabile.
«Presumo che sia impossibile aprirla senza bacchetta, e immagino che la McGranitt non l’abbia chiusa con un semplice Incantesimo Colloportus, per quanto essendo noi senza bacchette basterebbe pure quello» aveva risposto Lele, sollevando le spalle in un gesto di rassegnazione che aveva portato Bellatrix a un ennesimo gesto di stizza, prima di riprendere ad andare avanti e indietro per la stanza, fermandosi poi finalmente davanti alla finestra.
«Se solo lui fosse qui…» aveva sibilato tra i denti, e Lele l’aveva sentita solo perché nella stanza s’era creato finalmente un po’ di silenzio.
«Intendi il tuo futuro marito? Lestrange, giusto?» aveva chiesto mentre provava ad armeggiare coi ferri, passando il filo prima su uno e poi sull’altro, cercando di intrecciare la lana nella maniera corretta.
«Non dire idiozie, non mi riferisco di certo a quell’inetto» aveva ribattuto la riccia, senza dare ulteriori spiegazioni. Bellatrix era all’ultimo anno, era maggiorenne e tutti sapevano che era legata sentimentalmente a Rodolphus Lestrange, lo sapeva persino Lele, che amava farsi i beneamati cavoli suoi, per cui a chi altri poteva riferirsi? Non lo sapeva, non lo poteva sapere, ma soprattutto c’era un’altra cosa che Lele non comprendeva.
«No? Non lo ami? Eppure vi sposerete…» aveva ripreso, ingenuamente, cercando di liberare due dita che aveva inavvertitamente annodato coi ferri, mentre Bellatrix le rivolgeva uno sguardo intenso, come se la stesse studiando attentamente.
«Sembri mia sorella Andromeda, anche tu in cerca del principe azzurro che possa sposarti? Dovreste capire che ci si sposa per convenienza e per accrescere la propria posizione sociale, non per stupidità come l’amore» spiegò stizzita, aggiungendo subito, con una marcata nota di disprezzo.
«Mia sorella dovrebbe saperlo bene, è una Black, ma che tu abbia queste stupide idee in testa non mi stupisce» concluse, rivolgendo nuovamente il suo sguardo verso il muro che si scorgeva dalla finestra, che dava sulla via secondaria dove era stata costruita la sala da thè.
Lele rimase in silenzio per qualche minuto buono, riuscendo finalmente a liberare almeno un dito, e con la mano libera recuperare delle forbici per liberare anche il dito dell’altra mano. Pensandoci un pochino lei aveva mai cercato il principe azzurro? Aveva mai guardato qualcuno in maniera diversa dai suoi soliti sguardi atti a tenere gli altri distanti o a studiarli da lontano per cercare di comprenderli senza avere la necessità di scambiarci due parole? La risposta era sempre e solo una: no.
«Non credo di cercare il principe azzurro, in realtà non credo di cercare nulla, forse solo lo studio, e il riuscire a rendere i miei genitori fieri di me» aveva risposto, rialzando finalmente il viso dai ferri e osservando la donna, in piedi a pochi metri di distanza. Avevano tre anni di differenza, ma doveva ammettere che a vederle così sembravano decisamente di più: Bellatrix appariva come una donna fatta e finita, elegante e sensuale persino con la divisa scolastica addosso, mentre lei appariva ancora come una ragazzina, presa solo dai suoi studi e dalle sue rune, incapace di appassionarsi ad altro, incapace di avere amici, incapace di avere legami più forti di semplici conoscenze. Erano decisamente agli antipodi, quindi forse era per questo che non comprendeva appieno i suoi discorsi, o forse era per via dell’età, magari doveva crescere e maturare ancora prima di comprendere quelle parole che per ora le parevano assurde.
«E ora cosa guardi? Perché mi stai fissando?» chiese la riccia, voltatasi di nuovo verso di lei, gli occhi marroni puntati sui suoi, di un incredibile colore viola, che in quel momento notarono come fossero ben diversi dal colore degli occhi tipico dei Black, dal colore degli occhi tipico di qualcun altro, presente nella sua Casa. Lele fece un cenno negativo col capo, come a dire che non la stava fissando, o per lo meno non lo stava facendo con cattive intenzioni, osservando quello che doveva essere un centrino e che invece stava diventando un ammasso informe di fili di lana, che non sarebbe servito nemmeno come sollazzo per un cucciolo di kneazle.
«Allora ingegnati a trovare un modo per uscire da qui!» le disse, in quello che appariva un ordine, accomodandosi nell’altra poltroncina presente nella stanza e osservando con la coda dell’occhio il lavoro orribile creato da Lele.
«Vuoi perdere altri punti per la tua Casa? Perché io non ci tengo» ribatté la più piccola, sospirando sconfortata nel rendersi conto che avrebbe dovuto rinunciare a creare quei centrini e si sarebbe dovuta sorbire i rimproveri della McGranitt, che era anche la direttrice della sua Casa.
«Non è un mio problema!» rispose Bellatrix, come se davvero la questione dei punti non la riguardasse per niente.
«Piuttosto, tu fai parte dell’alta società, tu dovresti saper lavorare all’uncinetto, o sbaglio?» chiese Lele, indicandole i ferri che avrebbe dovuto utilizzare la riccia, ancora poggiati sopra il tavolino che le divideva. Bellatrix le rivolse uno sguardo di fuoco, come se l’avesse appena offesa, ma non fece in tempo a rispondere perché la finestra si aprì di colpo e due teste spuntarono dal davanzale.
«Oh, ma allora è vero che siete in punizione!»
La voce di un altro Black fece storcere il naso alla riccia, che volse il viso dal lato opposto alla finestra, come se non gradisse la presenza dei nuovi arrivati, mentre un viso un po’ imbarazzato faceva capolino accanto a quello di Sirius.
«Lele, stai bene?»
La voce di Remus la fece sorridere, mentre annuiva e sospirava.
«Cosa sarebbe quel coso che tieni tra le mani?» chiese Sirius, indicando la lana che Lele aveva cercato di lavorare.
«Doveva essere un centrino, ma temo che senza bacchetta non sia in grado di fare un lavoro all’uncinetto quantomeno decente». Il ragazzo prese a ridere di gusto, seguito dall’amico, mentre la mora scuoteva il capo, ritrovandosi a pensare che se la McGranitt li avesse scoperti sarebbero finiti anche loro in punizione.
«Lascia perdere lana e ferri e muoviti a uscire da qui, ti liberiamo noi!» riprese Sirius, porgendole una mano dalla finestra, mentre Lele compiva un cenno negativo col capo.
«Ci sono già stati tolti dieci punti, non ho intenzione di far perdere altri punti alla nostra Casa» rispose, mentre Bellatrix si era già alzata e si era avvicinata alla finestra.
«Spostati, traditore, io non sono come quella scema, io accetto di fuggire più che volentieri, dei punti persi dalla mia Casa non m’importa nulla!»
Ma subito la finestra si richiuse, prima ancora che lei potesse arrampicarsi per poi scendere giù in strada.
«Spiacente, ma l’offerta era per una sola persona e quella non eri di certo tu!» urlò Sirius dalla strada, allontanandosi con un Remus un pochino triste per non essere riusciti a convincere l’amica a lasciare quel posto. Lele non riuscì a trattenersi dal ridere nel vedere quella scena, mentre Bellatrix urlava di tutto contro il cugino tanto odiato.
 
Quando quella sera, poco prima di cena, la professoressa McGranitt giunse a liberare le due ragazze, trovò ad attenderla una scena piuttosto particolare. Lele era ormai addormentata sulla poltroncina, tra le mani i ferri e un qualcosa di indefinibile che aveva provato a creare, con ben poco successo; Bellatrix, ancora sveglia, stava provando in tutti i modi ad aprire la porta attraverso l’utilizzo dei ferri, ormai esasperata da quella punizione e dall’impossibilità di essere libera. La McGranitt le osservò: due personalità agli antipodi, due ragazze completamente diverse, due donne che, nel bene o nel male, il futuro avrebbe portato a contrapporsi in modi ben più duri e difficili che una semplice punizione.
Sarebbero sopravvissute? Ce l’avrebbero fatta? Sarebbero riuscite ad affrontare un destino che lentamente sembrava incombere sul mondo magico, oppure avrebbero finito per soccombere?
Senza trovare alcuna risposta e sospirando, la professoressa svegliò Lele e permise alle due giovani di tornare con lei a Hogwarts; Bellatrix camminava impettita e fiera, oltre che tremendamente adirata, davanti a loro, mentre Lele ciondolava accanto alla professoressa, ancora mezzo addormentata, ancora una volta una l’opposto dell’altra.


Note dell'autrice: Salve a tutti! Questa piccola one shot è nata grazie all'iniziativa "Scrivimi" del gruppo Facebook Caffè e Calderotti ( https://www.facebook.com/groups/556282841944578/?ref=group_header ) creato da Rosmary ( https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=190616&fbclid=IwAR2o7kpBeJNRgdfFrIL-RC3JZSvwW_ok2WXuTT8NshLwoyAwWKN71EfqEz8
).
Il prompt mi è stato assegnato da Longriffiths ( https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=264882 ).
Prompt: Come pensi di aprire questa porta senza bacchetta, genio? -sono bloccate da qualche parte insieme, obbligatoriamente-
Personaggi: Lele, Bellatrix -Hogsmeade, tempi scolastici di una delle due-

Genere: a piacere.
Ora, spero non sia uscita una ciofeca, ma qualcosa di almeno leggibile. Come ho scritto anche nella presentazione, inizialmente pensavo sarebbe venuto fuori qualcosa di comico, invece è completamente diverso da ciò che aveva pensato appena letto il prompt.
Piccolo appunto riguardante l'età: nella long ho modificato le età di alcuni personaggi, per cui Bellatrix ha tre anni in più dei Malandrini, di cui Lele condivide l'età.
Dopo aver dato tutte le spiegazioni del caso mi dileguo e vado a continuare il nuovo capitolo della long.
A presto!
Lina Lee

 
  
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