odorous at sunrise
a garden of beautiful flowers
dahlia
; gratitude
«Ci
sono così tante cose da imparare al mondo,» mormorò Asumi,
non per la prima volta, uno dei primi pomeriggi insieme, il giorno che Hinata le aveva trascinate tutte al giardino botanico – “perché
è ridicolo che la nostra Asumin non abbia ancora visto quel posto!” – sulla via del
ritorno.
Chiyu si voltò a guardarla.
Avevano deciso di rientrare tagliando per i prati; non erano poi molto lontane
dall’albero caduto della leggenda dove lei, Hinata e Nodoka si erano giurate amicizia eterna. (Le venne in mente
che dovevano portarci anche Asumi, prima o poi: le
sarebbe piaciuto.) Gli abitanti della città avevano piantato fiori in tutta la
zona, perciò, anche se si erano allontanate dal centro abitato, era come se si
trovassero ancora nel giardino, quando Asumi si era
fermata e aveva dato voce ai propri pensieri.
La
ragazza che non era una ragazza aveva un sorriso lieve sulle labbra, mentre
osservava Nodoka e Hinata e
il loro correre da un cespuglio fiorito all’altro per confrontarne i diversi
profumi come due bambine. Stringeva Latte tra le braccia, con una morbidezza
nuova, ora che aveva imparato che per voler bene bisognava fare attenzione. Il vento
scuoteva appena i ciuffi di capelli biondi sfuggiti al morbido chignon, dorati
dalla luce del tramonto. Era bellissima – più di qualsiasi fiore; e, di nuovo, non
era la prima volta che Chiyu si ritrovava a pensarlo.
«Vuoi
scegliere un fiore da portare a casa con te?» le suggerì.
Asumi ricambiò il suo
sguardo, sorpresa. «Ma non sarebbe un peccato strapparlo via?»
«Di
solito lo è,» concesse Chiyu, che per nulla al mondo
avrebbe ammesso di aver parlato senza riflettere – forse spinta solo dalla
voglia di farle una gentilezza; un’altra. «Ma se si decide di prendere dei
fiori per averne cura, non è poi un così brutto gesto… Al contrario: a quel
punto il raccoglierli esprime un sentimento buono. È per questo che in molte
occasioni le persone si regalano dei fiori a vicenda, e che ogni tipo di fiore
assume un suo significato…»
Asumi spalancò gli occhi. «Perciò
esiste anche un… linguaggio dei fiori?»
Chiyu sorrise. Lasciò vagare
lo sguardo tra le piccole esplosioni di colore che punteggiavano il mare verde
intorno a loro.
«Quelli
laggiù sono crisantemi,» spiegò, indicando la splendida pianta che Nodoka stava annusando estasiata, con Rabirin
sulla spalla. «Qui in Giappone sono considerati un po’ il simbolo del paese. Il
crisantemo è un fiore molto positivo perché il suo nome, nella lingua da cui
deriva, significa “fiore d’oro”. Lo usiamo per celebrare la vita e augurare
felicità.» Si voltò in tempo per vedere il musetto di Nyatoran
far capolino sopra un fascio di rose bianche; lo inseguiva un Pegitan molto impensierito dall’eventualità che una spina pungesse
l’amico. «Quelle invece sono rose. Hanno molti significati a seconda del colore
dei loro petali. Quelle bianche vogliono esprimere purezza, ma ce ne sono di
rosa per la dolcezza, di gialle per la gelosia, di rosse per…» Si confuse e
arrossì: si era lasciata trasportare, magari Asumi si
stava annoiando.
Sbirciò
nella sua direzione e vide che, invece, Asumi aveva
lasciato andare Latte e si era accucciata tra i fiori ai suoi piedi,
studiandoli con evidente curiosità. «E questi qui?» le domandò.
Chiyu guardò i fiori e si
sforzò di concentrarsi. «Queste? Oh, sono dalie. Se non sbaglio… sì, credo che
la dalia significhi gratitudine.»
A
quel punto Asumi sorrise – un sorriso non più
perplesso, come quello con cui da giorni osservava tutto quanto la circondava,
ma dolcissimo. Senza esitare, evidentemente senza remore, colse con estrema
delicatezza una dalia rosa acceso, quindi si alzò e la porse a Chiyu.
Chiyu la fissò; fissò la
dalia; arrossì di nuovo.
Mentre
accettava il suo semplice dono, sfiorandole le dita con le sue, si rese conto
di aver pensato davvero troppe volte
che Asumi fosse più bella di qualsiasi fiore.
[ 640 words ]
Spazio
dell’autrice
GUESS WHO’S BACK.
Ragazzi miei, le Pretty Cure mi hanno salvato la vita. Be’, forse non nel
vero senso della parola, ma se mi è tornata la voglia – nonché l’ispirazione –
per scrivere a lungo termine lo devo sicuramente alla decisione di iniziare la
maratona che già una volta mi ha fatto pubblicare in questa sezione: a quanto
pare non è stata l’ultima, e ne sono tanto felice perché io adoro scrivere e mi era troppo mancato
scrivere su personaggi adorabili come
questi. ♥
Allora, vi trovate
di fronte al primo capitolo di una raccolta (che all’inizio voleva essere di
sole drabble e flashfic, ma
come vedete ho già sforato, tipico da me) sulle varie coppie shoujo-ai che mi sono ritrovata, volente o nolente, a shippare in tutte le stagioni dell’anime. Premetto che non
ho finito con la maratona – ho appena iniziato HappinessCharge – ma per l’appunto,
ho già pianto e/o fangirlato su talmente tante ship più o meno fanon che una
raccolta era d’obbligo. Nel caso specifico di Healin’ Good, anche se inizialmente mi
piaciucchiava immaginare Chiyu con Hinata (l’episodio in cui fanno amicizia è qualcosa di
meraviglioso, Hinata che risveglia il senso dell’umorismo
di Chiyu ;__;), ammetto candidamente che quando ho
visto Asumi interagire con una Chiyu
dolcissima che se la porta a casa e le parla della complessità dei sentimenti
umani non ci ho capito più niente. E visto che il filo conduttore della
raccolta sono i fiori (perché sì), il prompt per loro
due doveva essere la dalia, proprio perché la dalia simboleggia la gratitudine
e io volevo che Asumi ringraziasse Chiyu in qualche modo. ♥
Il titolo della
raccolta è parte di un verso di Walt Whitman, tratto dalla poesia Give me the splendid silent sun.
E niente, spero vi
piaccia.
Aya ~