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Autore: justasimplename    06/09/2020    4 recensioni
Allegra è innamorata da tutta la vita di Brando, il ragazzo silenzioso ed un po' asociale che abita nel palazzo davanti al suo. Quando sembra metterci definitivamente una pietra sopra, il destino la sorprende, perché quando meno ce lo aspettiamo, arriva qualcosa di unico ed inatteso.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Natale

 
Il Natale si sta avvicinando ed il centro di Roma si anima di luci, colori, bambini che osservano trepidanti le vetrine dei negozi di giocattoli ed il freddo penetra nelle ossa, mentre turisti e romani camminano a passo rapido tra le strade più popolate.
Sono con Brando, Rocco ed Emilia. Il mio obiettivo è quello di dare una bella svegliata ad Emilia e fare in modo che finalmente si accorda dei lunghi sguardi romantici che addirittura un salame come Rocco è riuscito ad indirizzarle per così tanto tempo. Giordana mi ha subito liquidato con qualche parola sbrigativa al telefono: sta uscendo con un ragazzo di quinto che sbava per lei dai tempi delle medie e che finalmente si è deciso e le ha chiesto di uscire. Si chiama Mario, è un ragazzo alto e largo come gli armadi in promozione sotto le feste e, da quello che abbiamo potuto vedere, stravede per lei, anche se Giordana non gli fa molto caso. Diciamo che non vuole rimanere sola durante le feste natalizie, dunque gli ha dato una possibilità.
E spero anche che Brando mi faccia un bel regalo di Natale e che finalmente mi dichiari il suo amore. La vedo difficile, visto il muso lungo che ha da quando è sceso per le scale lentamente, scocciato per l’intento della nostra uscita. Emilia e Rocco sono all’oscuro di tutto ciò, sebbene Rocco non faccia che avvicinarsi ad Emilia e raccontarle qualche buffo episodio sui dinosauri.
«Rocco, sono davvero affascinata dalle tue conoscenze, non pensavo che nel tuo cervello entrasse qualcosa che non fosse relativo al calcio!» Esclama Emilia con tono sarcastico, seccata dall’uscita. Vuole iniziare già a studiare per le interrogazioni di Gennaio e tenersi al passo con la sua tabella per essere la migliore studentessa di tutto il terzo anno.
«Beh, in effetti mi piacciono molto i dinosauri, penso che siano carini.»
Davanti a questa affermazione, anche Brando storce la bocca. Probabilmente addirittura un tipo così asociale si rende conto di come poco possa attrarre una frase del genere. Ridacchio divertita e gli sussurro: «Non sembra che stia andando molto bene.»
«Se mi ci mettessi, potrei addirittura fare meglio di lui.» Borbotta, non curante del fatto che Rocco fosse proprio lì davanti e che avrebbe potuto sentirlo senza problemi. Cammina con le mani nelle tasche dei jeans, il solito ciuffo nerissimo e lucido davanti la fronte e lo sguardo perso chissà dove.
«Davvero? Non penso che Emilia sarebbe molto ben disposta nei tuoi confronti.» Continuo a ridere, pensando alla mia amica dopo aver scoperto di essere arrivata seconda al compito di matematica della settimana precedente. Gli ha anche urlato che prima o poi la prima sarà lei.
Brando si gira verso di me e mi guarda negli occhi, prima di sussurrare, questa volta con tono bassissimo: «Non parlavo di lei.»
Mando giù la saliva con grande nervosismo e bisbiglio, questa volta evitando con intenzione il suo sguardo: «Forse ti elevi un po’ troppo…»
«Hai ragione, vista la mia altezza dovrei smetterla.»
Emilia mi fa un cenno e mi trascina via dalla profonda conversazione con Brando. Possibile che non sia possibile rimanere soli mai? Saranno almeno due settimane che ci vediamo pochissimo. E con pochissimo intendo la mattina prima di andare a scuola, il pomeriggio prima di tornare ed ogni tanto durante le nostre solite uscite di gruppo. Da quando mi ha riaccompagnato con la bicicletta ci siamo visti sempre in compagnia di Giordana, infastidita dal fatto che nessun ragazzo ci provasse più con lei («Forse mi sono ingrassata?»), oppure da Rocco, che non faceva altro che chiederci come mai Emilia non lo guardasse allo stesso modo o addirittura la mamma di Brando, la dolcissima signora orientale che non ha fatto altro che coinvolgermi nelle vicende familiari senza mai lasciarci un attimo soli. Una settimana fa ha organizzato una festa in stile orientale, per ricordare a suo figlio e a sé stessa le proprie origini, ed ha deciso di invitare anche me. Siamo stati tutto il tempo nel salotto, a nessuno è stato concesso di spostarsi in altre stanze, perché l’obiettivo di quella riunione era la familiarità che veniva a crearsi l’uno con l’altro. Brando sembrava abbastanza scocciato di dover passare tutto quel tempo in quelle condizioni e così vicino a tutte le amiche di sua madre, ma ogni tanto si è voltato nella mia direzione e ciò mi ha fatto stare bene. Mi ha anche raccontato la storia di qualche piatto tipico, sicuramente si sente molto vicino alla cultura di origine e la cosa mi ha commosso parecchio. A fine serata mi si è avvicinato e mi ha detto: «Sicuramente partecipare ad un’iniziativa del genere deve averti annoiata parecchio.»
«No, anzi…»
«Sei un po’ troppo stupida per certe cose.» Mi ha detto alla fine, con un buffetto sulla testa.
«Ehi!»
Mentre mi ritrovo nella mia nuvoletta dei ricordi, Emilia mi si avvicina ed esclama con falso entusiasmo: «Guarda questi nuovi tagli di capelli, Allegrina!» Mi trascina davanti alla vetrina di un parrucchiere e bisbiglia: «Che intenzioni hai? Pensavo fossimo amiche!»
«Sto solamente cercando di fartelo conoscere meglio…» Mi giustifico sottovoce, lanciando un’occhiata verso Rocco. Sta tentando di catturare un moscerino con entrambe le mani, mentre Brando lo fulmina con lo sguardo. Emilia guarda insieme a me e poi ribatte con tono nervoso: «Tu vuoi sistemarmi con quell’essere senza cervello?»
«Dai, è un ragazzo molto sensibile e poi sa tutto sui dinosauri!» Dico con entusiasmo, ricordando gli infiniti e noiosissimi dettagli delle sue conversazioni solitarie. Emilia alza gli occhi al cielo ed infine mi dice: «Levamelo di torno, o sarò io a dirgli che con me non ha possibilità!»
«Non essere così meschina! Emi!» Ma Emilia torna nella loro direzione e lo afferra per un braccio, trascinandolo via.
«Emi, aspetta!» Ripeto, ma Brando mi ferma per un braccio e mi dice: «Forse è meglio che sia chiara con lui.»
Lo guardo con tristezza. Il povero Rocco è un ragazzo sereno, non penso che sia abituato ai termini scontrosi di Emilia e soprattutto ad un eventuale rifiuto con un tale furore da parte di lei. Sospiro e Brando parla ancora, sorprendendomi: «Rocco è uno forte. Non ha bisogno di false speranze. Andiamo, prendiamoci una cioccolata calda.»
«Davvero?» Esclamo contenta, seguendolo come un cagnolino.
«Se continui a parlare me la offri tu» Dice minacciosamente, mentre ci incamminiamo verso il piano superiore. Arriviamo davanti al bar e ci vengono servite due cioccolate calde, accompagnate da qualche squisito biscotto. Lo addento velocemente, prima di dirigermi dritta verso la mia tazza di bevanda fumante.
«Fai piano!» Si allarma lui, ma mi sono già precipitata verso la tazza. La mia lingua sembra incontrare la sfera di fuoco e subito la allontano da me.
«Sei proprio una bambina.» Dice lui, prendendo la bottiglietta d’acqua dal suo zainetto e porgendomela. Ne tracanno il contenuto e, quando riesco a riprender parola, confermo: «Forse sono un po’ maldestra…»
«Ne combini troppe…» Ridacchia, ripensando alla scena. Starà anche ridendo di me, ma sono contenta di poter condividere questi momenti di tranquillità con lui. Inizio a parlare delle interrogazioni, spiegandogli delle molteplici difficoltà in scienze. Forse perché non riesco proprio ad imparare a memoria la terminologia. Lui è una cima in ogni materia, perciò chissà quanto potrò sembrargli infantile ed ignorante!
«Posso aiutarti se vuoi.»
«Eh?»
«Non mi far ripetere le cose cento volte… una volta alla settimana, non posso sopportare di vederti di più!»
«Ehi! Come ti permetti! E poi ci vediamo sempre spesso!»
«Ora che me lo hai detto ti eviterò con più frequenza!» Mi dice, nascondendo un mezzo sorriso sotto i baffi.
Rocco ed Emilia tornano poco con dopo. Rocco sembra tranquillissimo, dunque mi viene il sospetto che Emi non gli abbia detto nulla e che la serenità di Rocco sia dovuta al fatto che abbia parlato troppo di dinosauri. Guardo nella direzione della mia amica, che scrolla le spalle e sembra quasi lei la delusa tra i due. Ci incamminiamo verso l’uscita e subito la prendo a braccetto: «Allora?»
«Niente. Dice che è un interesse e che non è pazzo di me, quindi è bastato dirgli che non mi piace e mi ha detto che no ci sono problemi. Sono scioccata, quell’ossessione per lui era mero interesse? Se fosse stato innamorato, cosa avrebbe fatto? Mi avrebbe comprato un dinosauro?»
«Lo sa che non è il tuo periodo storico preferito, sicuramente ti avrebbe comprato una statuetta di Carlo Magno. Ma non vedo il problema, dovresti esserne contenta, no?»
«Contenta? Certo che lo sono» Dice con il suo costante muso lungo «Ora è meglio che vada, mia mamma mi aspetta al semaforo. Volete un passaggio?»
«Siamo vicini, andiamo a piedi.»
Qualche secondo dopo anche Rocco va via, nella direzione opposta. Rimaniamo io e Brando. Camminiamo per settecento metri circa, quando all’improvviso mi ferma ed afferma: «Tu prosegui, tanto sei vicina, qui è ben illuminato.»
«Non vai a casa?» Gli domando con curiosità, sebbene cerchi in ogni modo di trattenere l’impulso di chiedergli dove stia andando.
«No, ci vediamo.»
Si gira e se ne va, ripercorrendo la strada precedente e tornando indietro. Lo guardo per una decina di secondi, poi capisco che se si girasse in questo momento farei la figura della stalker, dunque mi incammino, stringendomi nel mio cappotto colorato.
 
 
È la vigilia di Natale e sono a casa di nonna, sul Lungotevere. Sono seduta sulla poltrona, annoiata e stanca. Ho passato tutta la giornata a cucinare e Brando non si è fatto sentire per niente. Certo, non che dovesse, ma pensavo che la nostra questione si stesse muovendo un po’. E invece sono stata solo io a muovermi come una trottola, girando su me stessa e vivendo dei miei soliti film mentali.
Per Natale, mamma ha deciso di invitare papà ed anche la sua adorabile ed amata professoressa. Siamo a casa della mia nonna materna, che guarda con grande seccatura la fidanzata di papà, che chiacchiera educatamente con mamma riguardo al tempo atmosferico. Non serve dirci che oggi ha piovuto moltissimo, ce ne siamo accorti tutti!
«E tu, Allegra, hai progetti per l’università?» Mi domanda, voltandosi verso di me.
Mamma scoppia a ridere e la nonna si strozza con un sorso d’acqua.
«Diciamo che non c’ho ancora pensato.» Dico, fulminandole con lo sguardo.
«Sai, mia figlia è molto passionale, vive davvero alla giornata.» Mi giustifica mamma, ma la donna insiste: «Ma davvero non c’è niente che vorresti fare?»
«Beh, sì, da piccola volevo lavorare in un circo.»
Non sembra molto soddisfatta della mia risposta e papà mi fulmina con lo sguardo, esclamando: «Parla seriamente!»
«Va bene… no, non c’è niente di particolare che mi attragga. Forse il giardinaggio.»
«Ah, sì? Ti piacciono i fiori?»
«Quelli di zucca.»
«Forse è meglio che ci mettiamo a tavola.» Accanto a me si siede la zia Clotilde, la sorella maggiore di mamma. È una donna sui trentasette anni appena sposata con il povero zio Otto, detto Ottone per le sue dimensioni. I due si sono sposati qualche mese fa, dopo tanti anni di fidanzamento. Hanno prima deciso di fare un figlio e dopo un annetto hanno preso la grande decisione di unirsi in matrimonio, anche se i pantaloni in famiglia li porta la zia. E sono pantaloni molto larghi. La mia cuginetta, Olivia, ha un anno e mezzo ed è la bambina più chiassosa sulla faccia della terra. Urla, strepita, ora che cammina corre anche per casa, inciampa e ricomincia a piangere. Ora siede in braccio allo zio Ottone, che fa fatica a mangiare.
«Oli! Oli! Manda un bacio a Lelle!» Le dico, lei si volta e mi guarda con un muso incredibile. Sembra lo stesso sguardo di Brando quando mi dava ripetizioni di matematica.
Le ore passano rapidamente, anche se vedo più volte una sorta di pacata gelosia da parte di Orietta. I miei genitori non sono mai stati insieme, ma gli anni hanno dato loro la possibilità di conoscersi ed accettarsi come amici e compagni. Eppure Orietta non sembra esserne certa. Ogni tanto mamma dà qualche buffetto sulla testa di papà e lui le sorride e scherzano insieme. Tutti scherzano con tutti, eppure Orietta sembra abbastanza infastidita.
Dopo la mezzanotte e gli auguri, papà ed Orietta lasciano la scena. Lei sorride a malapena, fa un cenno nella mia direzione e sparisce, per la gioia di nonna Giorgetta, che intanto esclama: «C’era aria pesante» prima di chiudersi in camera sua. Olivia dorme sul divano da almeno due ore, dopo aver corso per tutta la casa e rincorso i due gatti di nonna, uno dei quali è attualmente allo stato “scomparso”, probabilmente traumatizzato dalle urla della bambina. Gli zii si chiudono in una delle stanze per gli ospiti, quella che un tempo era la stanza della mamma e di zia Clotilde, dopo aver preso la piccola. Mamma invece si dirige nella stanza da letto per gli ospiti, dove dormiremo per questa notte. Rimango per qualche minuto da sola nel salone, quando all’improvviso arriva un messaggio.
 
Brando: stai dormendo?
Allegra <3: No, sono sveglia. Buon Natale!
Brando: Ok. Scendi un attimo.
 
Osservo lo schermo allibita e corro subito alla finestra. Mi affaccio ed in effetti Brando è lì, a mezzanotte e quaranta, è qui sotto, sotto casa di mia nonna, sotto casa di mia nonna a mezzanotte e quaranta per vedere me, proprio qui.
Mi fiondo in camera di mamma e vedo che dorme già profondamente. Svegliarla per dirle che Brando è qui non sarebbe opportuno, dunque accosto la porta, prendo le chiavi e corro giù alla velocità della luce. Quando arrivo all’ultima rampa di scale, scivolo sul pianerottolo e faccio un ruzzolone a terra che mi ricorda quella volta in cui mi sbucciai entrambe le ginocchia d’estate, girando con le piaghe almeno per un mese. Mi rialzo, proprio davanti a Brando, che mi osserva dalla vetrata del portone.
Esco fuori ed esclamo eccitata: «Cosa ci fai qui?»
«Ma sei pazza? Senza la giacca?» Si avvicina e mi spinge nel portone. È vero, sono con il solo vestito di cotone che mamma mi comprò mesi fa, dicendo che poteva starmi bene.
«Che fai qui?» Ripeto, questa volta più sottovoce, sperando che gli inquilini del piano terra non sentissero nulla.
«Passavo e mi sono chiesto cosa facessi.»
Boom, pugno allo stomaco. Divertita, rispondo: «Passavi? Proprio qui?»
«Lo sai che il Natale è festeggiato diversamente in Cina.»
«Beh, tuo papà è italiano, non festeggiate all’italiana?»
«Beh, nì.»
«Non sono abituata a sentirti usare una parola così moderna.»
«So adattarmi alla società in cui viviamo.»
«Brando.»
«Dimmi.»
«Come mai sei qui?»
Mi guarda negli occhi e non potrei sentirmi più felice. È qui, proprio davanti a me, quando ci sono cinque gradi fuori, durante uno dei Natali più freddi della storia. Gli accenno un piccolo sorriso, poco prima di sentire le sue parole: «Per una volta volevo festeggiare il Natale all’orientale*.»
Non ho il tempo di realizzare ciò che sta accadendo. La vicinanza tra i nostri due volti viene completamente abbattuta ed improvvisamente gli occhi di Brando sono così vicini che quasi non posso vederli più. Sfiora le mie labbra calde con le sue, quasi congelate, e prende il mio volto tra le mani. Non è un bacio passionale, non è un bacio sconvolgente. È un semplice bacio a stampo, dove le nostre labbra si incontrano per la prima volta. Dentro di me, il cervello va in tilt ed il mio corpo si libra in volo.
I nostri volti si allontanano dopo un tempo lunghissimo, ma al contempo impercettibile. Eppure i nostri volti rimangono così vicini, i nostri nasi si sfiorano appena. Siamo entrambi seri, siamo entrambi scossi, ma il suo sguardo è sempre nel mio, mentre mi perdo in quegli occhi così scuri che sanno colmare tutte le mancanze, tutti i vuoti. Rimane serio, poi fa un passo indietro, si mette la mano in tasca e cerca qualcosa. Ne tira fuori un pacchetto piccolo e blu e mi dice: «Buon Natale, Allegra.»

   
 
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