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Autore: Eneri_Mess    07/09/2020    3 recensioni
FINE (Prima parte)
Con il segreto che nasconde, Yokohama è una città dove non si possono dormire sonni tranquilli.
Dal Preludio:
Una mano di Dazai gli strinse il braccio, mentre le dita dell’altra si aggrapparono alla sua camicia sgualcita sul petto. Il nemico barcollò, ma si rimise in piedi, recuperando una delle proprie pistole.
«Chuuya...» ridacchiò Dazai, fuori luogo. «Di nuovo: ho mai sbagliato nel formulare un piano?»
«Smettila!» e la prima nota di supplica si mischiò alla richiesta. «Non sei lucido!»
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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cover no longer flawless



PRELUDIO

When Dazai says “Trust me”




 

Let me go and I will run, I will not be silent
All this time spent in vain, wasted years, wasted gain
All is lost, hope remains, and this war's not over
There's a light, there's the sun, taking all shattered ones
To the place we belong, and his love will conquer all
[Shattered - Trading Yesterday]





 

Il cuore di Yokohama era avvolto dall’oscurità. 

Sotto il cielo di sole stelle, i palazzi della Port Mafia erano monoliti neri privi di luce. Il blackout in cui erano immersi era stato l’inizio di una fine preannunciata da settimane, che aveva avuto il suo apice nell'esplosione a uno degli ultimi piani, illuminando per un attimo la scena di quel tetro teatro.

Il fragore con cui i pezzi del palazzo piovvero sulla strada sottostante riempirono l’aria notturna, insieme alle urla di chi aveva ancora abbastanza fiato. Tuttavia, lì dove era, Chuuya non sentì nulla. 

Non sentì il panico negli schiamazzi dei suoi uomini, né il dolore in corpo. Era sospeso oltre il bordo del piano esploso, in balia del vento, svenuto. Due mani erano aggrappate ai suoi vestiti, impedendogli di volare nel vuoto privo di coscienza. 

Le dita di Dazai tremavano, come ogni centimetro del suo corpo, mentre si riempiva i polmoni di grandi boccate d’aria e teneva cementata la presa sul partner. Le cose non erano andate esattamente come aveva pianificato, ma, finché erano vivi, il margine di errore era accettabile. Doveva inventarsi qualcosa di nuovo, ora che tutte le sue strategie erano state annullate da quell’esplosione. Mancava poco. Mancava solo di sistemare la Regina

«Da… zai» rantolò Chuuya con uno spasmo. Gli fischiavano le orecchie. Aprendo gli occhi si rese conto del nulla sotto di sé e constatò la situazione con un tch infastidito. Raggiunse le mani dell’altro, registrandone la rigidità. «Dazai... lasciami andare.»

La presa si fece ancora più serrata, strattonandolo appena. Chuuya lo avrebbe allontanato scalciando, ma così il rischio era di sbilanciarli entrambi. Se fosse stato il solo a cadere non ci sarebbero stati problemi, ma se Dazai fosse andato giù con lui le possibilità di sopravvivenza avrebbero rasentato lo zero. 

«Molla la presa!» abbaiò di nuovo, più forte, più incazzato man mano che ricordava cosa fosse appena successo. La rabbia gli stava scaldando il sangue, oscurando il dolore. Poteva sentire la bestia nel suo corpo sobillare per emergere. Aveva bisogno di mettere le mani intorno al collo del responsabile. 

Al contrario, Dazai, facendo appello a ogni briciola di energia e lucidità, lo tirò su con le proprie forze, finché entrambi non furono sul bordo dell’ex ufficio.

Restarono fermi, l’uno ancora aggrappato all’altro, riprendendo fiato. Chuuya aveva perso il conto del tempo che era passato dall’inizio dell’attacco, ma quella esplosione era stata la goccia che aveva fatto traboccare la sua pazienza. Lo sguardo spaziò i detriti che li circondavano, senza trovare nulla di ancora integro. Il pavimento stesso sembrava rimanere saldo per miracolo. Poi si accorse del dettaglio più importante. 

«Merda

Il fautore di quella Notte Nera era dall’altra parte della stanza, riverso anche lui tra le macerie, e dava segni di ripresa. Chuuya scattò per mettersi in piedi e sfruttare il momento, ma le mani di Dazai, ancora una volta, lo trattennero. Erano entrambi esausti; Chuuya non si rese conto di quanto fosse all’estremo se non proprio dalla presa debole con cui Dazai lo rimise seduto in terra, poggiandogli la fronte sulla spalla. «Aspetta… Non puoi ucciderlo.» 

«Non hai ancora capito che quello ucciderà noi! Non mi suiciderò con te!» sbottò di rimando Chuuya, mentre i suoi tentativi di spingerlo via incontravano la sua resistenza e la sua testardaggine.

Dazai scosse la testa, nonostante il movimento gli provocasse delle fitte lancinanti e stesse cercando di concentrarsi. «Fidati di me. Ho ancora un piano.»

«No, Dazai, basta così!»

Il rumore dei detriti dall’altro lato della stanza fecero battere il cuore di Chuuya più velocemente. La gravità dentro di lui era come un accendino bagnato, aveva bisogno che Dazai lo lasciasse andare. 

«Cristo, levati di dosso!»

Una mano di Dazai gli strinse il braccio, mentre le dita dell’altra si aggrapparono alla sua camicia sgualcita sul petto. Il nemico barcollò, ma si rimise in piedi, recuperando una delle proprie pistole. 

«Chuuya...» ridacchiò Dazai, fuori luogo. «Di nuovo: ho mai sbagliato nel formulare un piano?»

«Smettila!» e la prima nota di supplica si mischiò alla richiesta. «Non sei lucido!» 

Il loro cacciatore li aveva individuati e stava alzando la pistola col braccio prostetico, in parte distrutto ma ancora funzionante. Oltre al senso di urgenza che Chuuya già provava, iniziò a percepire anche una spiacevole e fredda sensazione, simile alla paura, tendergli i muscoli. Aveva riconosciuto il tipo di pistola. Non era quella a proiettili. 

«Hai ragione» convenne Dazai, dopo una lunga pausa in cui aveva regolarizzato il respiro. «Ma, se il mio piano funziona, ti offrirò il miglior vino che conosci.» 

Chuuya era sul punto di tirargli un pugno, ma si irrigidì e un brivido lo percorse dall’alto verso il basso, quando sentì il fiato caldo del partner direttamente nell’orecchio. 

«Ora però ho bisogno di qualche secondo da solo con lui.»

Chuuya realizzò quando lo decise Dazai, ossia troppo tardi per permettergli di reagire. La mano che l’altro gli stava premendo sul petto si circondò di una famigliare luce azzurrognola, per poi spingerlo indietro, sfruttando, ironicamente, la gravità. Il pavimento del palazzo finì e Chuuya fu solo nel vuoto sotto di sé. 

No Longer Human lo avvolse, impedendogli di rilasciare la propria abilità. Dazai sparì alla vista prima che potesse gridargli contro. 

«Concentrare tutto quel potere è sfiancante, ma abbiamo pochi minuti» spiegò Dazai, rimettendosi in piedi a fatica e cercando un appiglio a cui reggersi. Si voltò, dando le spalle alla notte e al bordo del palazzo a pochi centimetri dai suoi tacchi. Sorrise al suo interlocutore come avrebbe sorriso alla morte. «Se ho calcolato bene i tempi, la mia abilità si dissolverà appena prima che tocchi il suolo. Si farà male, ma tornare qui sarà più forte di lui» proseguì, alzando lentamente le mani a resa mentre fissava il nemico. La maschera che portava era ammaccata, ma ancora integra, non lasciando trasparire alcuna espressione. La sua pistola era alta e, se avesse premuto il grilletto, l’ex detective non avrebbe avuto scampo. Dietro di lui c’era un baratro a cui non sarebbe sopravvissuto. 

Dazai stese le labbra in un’espressione da mediatore, rimarcando le proprie buone intenzioni. «Per te sono tornato a sedermi sulla poltrona da Dirigente della Mafia. Ho fatto in modo che potessi agire e infiltrarti a tuo piacere. Probabilmente sei anche riuscito a uccidere Mori-san. E tutto grazie a me.» Le parole di Dazai calarono di un tono, carezzevoli, come un invito, nonostante quella che seguì fosse una richiesta. «Penso di essermi guadagnato il diritto a un’ultima parola, prima di morire. Posso?»

Ricevette un cenno di assenso.

«Ho una proposta per te.»

 

Il sentimento che venò il grido di Chuuya quando volò verso quel piano del palazzo distrutto, circondato da una gravità così vibrante di collera da far tremare le finestre ancora integre, fu indecifrabile. 

Tuttavia, non poté sfogarlo né contro Dazai né contro il loro nemico.

Di entrambi non c’era più traccia. 



 

To be continued. 





 

A Shiroi_11,
madrina di questa storia.

 

A Ode To Joy,
oggi è il tuo compleanno
e rinnovo una tradizione.

 

A Europa91,
per la fame e l’amore
verso ciò che scrivo.

 

Importante,
al gruppo Bungou Stray Doggos.
per il sostegno e l’entusiasmo
dimostrati a questa storia.





 

Spazio autore 

 

Si ricomincia. 

Sono tornata nell’universo di Bungou Stray Dogs da circa un annetto, riscoprendolo interamente. Quest’opera ha davvero tante, tante potenzialità! 

Spenderò più righe man mano nei capitoli, perché sono logorroica e mi piace chiacchierare nello spazio autore. 

Intanto, una avvertenza: la storia conterrà degli SPOILER inerenti sia ai capitoli del manga (almeno fino al volumetto 18 in Italia e anche qualcosa in più), sia sulle Light Novel, con riferimenti sparsi qua è là. Metterò gli avvertimenti mano a mano se servirà! 

Detto questo, le dediche portano i ringraziamenti affettivi a questa fanfic *love* 

Spero che la copertina vi piaccia :D Il mio wannabe lavoro è nel campo della grafica e adoro perdere tempo a pasticciare con Illustrator per cose mie ~

 

Un ultimo ringraziamento ad Hanekoma, compagna di squadra del Cow-t, che ha proposto il titolo per un progetto e che ho potuto usarlo anche per questa fanfiction *love*

 

A presto!

Pagina autore: Nefelibata ~




Prossimo capitolo → Falling Camelia Blues
   
 
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