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Autore: royal_donkey    07/09/2020    3 recensioni
Il cuore di entrambi si ruppe nel momento in cui realizzarono che non potevano più salvarsi. Si erano feriti, si erano buttati in quella situazione senza pensarci – senza volerlo sul serio.
Cadde a terra; le gambe non reggevano tutto quel peso.
Si odiava.
“Io… io non sono così, Ginevra. Non sono un mostro, non lo voglio essere.”
“Non pensarci nemmeno! Non sei un mostro Artù.”
Il ragazzo si alzò furioso, con se stesso, con il destino, con il cuore.
Le sue labbra tremavano, era più fragile di quanto lasciasse credere.
Era un vaso rotto e incollato in modo superficiale – bastava un tocco per distruggerlo definitivamente.
Le sue mani finirono tra i capelli biondi, tirandoli dietro con violenza.
Si odiava.
“Ti sto spezzando il cuore cazzo!”
“Guarirò. Forse è destino, forse deve andare così. Forse è per capirci meglio, per conoscerci meglio.”
“Io ti amo! Non mi serve di capire – ti amo e non voglio che cambi qualcosa!”
Ginevra sentì una morsa allo stomaco, i polmoni non riuscivano ad immagazzinare aria correttamente.
Cercava di autoconvincersi che sì, sarebbe andata avanti.
Tutto si sarebbe sistemato.
E poi vedeva Artù, distrutto, e comprese che lei non era stata la sua salvezza.
Si odiava anche lei.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gwen, Merlino, Parsifal, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Nota: gli avvertimenti scelti per la storia sono stati un po' un parto, spesso non so bene quando è il caso di mettere cosa (io li metto, meglio prevenire che curare!) - spero di non avere sbagliato tipo di avvertimento o di essermene perso alcuno per strada. 

Questa long è edicata a ComeWhatKlaine, che è ormai un'amica - nonostante
non aggiorni IL CAPITOLO CHE TANTO ASPETTO INSIEME A TANTA ALTRA GENTE; 
a Felpie, che è una scrittrice e una persona stupenda; a therealbloodymary01 per
esserci sempre - scrittura o non scrittura. Un grazie enorme (anche se per ultimo) va
ad elfin emrys, che mi ha sempre sostenuta nel corso
della scrittura - 3 capitoli, chiariamoci - di varie long buttate poi nel mio amatissimo cestino
(e talvolta mi ha anche minacciato a pubblicarne una XD); ma che soprattutto mi ha fatto tornare
la voglia di scrivere e mi ha fatto sfidare me stessa a scrivere una long.
Vi voglio bene ragazze! 



 
This Is Worth Fighting For
 
Hope is so much stronger than fear.
So if you jump, kid, don't be scared to fall;
w
e'll be kings and queens in this dream,
all for one, one for all.
- Battle Scars by Paradise Fears
 
Capitolo 1
“Questioni… scottanti!”
 
 
È possibile secondo te?”
“Ti pare che io possa essere nella posizione di darti consigli?”
“Appunto perché non hai trovato qualcuno dovresti capire meglio, idiota”
“Ah scusa, dimenticavo che un single capisce i problemi di coppia meglio di uno che una relazione ce l'ha avuta”
“Non stiamo parlando di relazioni, Merl”
“Infatti, stiamo parlando di sess– ”

Un quaderno sbattuto violentemente sul tavolo fece saltare Merlino e il suo compagno di banco, indaffarati da vari minuti a discutere della vita sentimentale sessuale dell’altro.

“Hunithson e Pendragon! Volete tapparvi un attimo quelle vostre maledette boccacce?!” urlò esasperato il professore, mentre i due storsero la bocca in segno di disagio.

Tristano Smuggler, il docente di matematica, si avvicinò a loro due, tutti gli occhi puntati sui movimenti di quest’ultimo. Posò i palmi sull’ultimo banco della fila centrale (dove erano appunto seduti i due richiamati) e si piegò leggermente in avanti, facendo retrocedere di poco gli unici due alunni che aveva di fronte.

“Se il vostro argomento è più importante della lezione di matematica – ”
“ – oh lo è!”
“Merlino!”

Uno schiaffetto sulla nuca da parte di Artù fece ridacchiare l’intera classe alla scena, più usuale di quanto dovesse essere.
Smuggler tornò eretto e camminò lentamente attorno alla sedia di Merlino, che al momento si stava mordendo il labbro inferiore per evitare un’altra delle sue sparate – più che altro per evitare un altro gesto non molto gentile da parte del migliore amico.

“Ah sì? E di grazia, Hunithson, di cosa stavate parlando? È possibile saperlo?”

Il ragazzo negò con il capo, lo sguardo in basso e le labbra strette fra loro.
Tanto sapeva che le avrebbe prese da Artù appena fuori dall’aula.
Controllò l’orologio e deglutì, avevano parlato per ben quarantacinque minuti della stessa cosa – senza mai arrivarne a capo – e tra cinque minuti la lezione sarebbe terminata. Il che significava una bella strigliata da Artù. Il che significava doversi sorbire tutti i problemi e gli sfoghi di quell’asino fino a pranzo. Il che significava letteralmente morire.
Sfortunatamente i corsi che condividevano erano allo stesso orario e con lo stesso docente, il che significava quasi due terzi di ogni giornata scolastica per Merlino.

Per fortuna c’erano Gwen e Morgana, sante subito.
Gwen era la ragazza di Artù e diciamo che spesso si tenevano impegnati facendo sì che Merlino potesse godersi dei momenti con Will, il suo altro migliore amico.
Morgana invece era la sorella gemella del biondino e una sicurezza per Merlino: ogni qualvolta Artù lo prendeva di mira, ecco che arrivava lei e gliene diceva due – anzi, quattro.

“Pendragon, mi potresti dire come si svolge quest’equazione di secondo grado?”
L’interessato girò la penna tra l’indice e il pollice guardando perso la lavagna e i numeri scritti su essa.
Vuoto totale.
Cosa diamine era un’equazione di secondo grado? Le aveva spiegate oggi?
Da dove erano spuntate? Non erano solo di primo grado?
“Mhhh – ”
La campanella suonò facendo emettere un sospiro ad Artù e Merlino, che si alzarono di corsa per evitare un qualsiasi richiamo.
Uscirono insieme agli altri compagni e s’immersero nel mare di persone nel corridoio che correvano nella loro direzione o in quella opposta, tutti troppo di fretta.

Il liceo era come il centro di una metropoli: persone di tutti i tipi che cercano di arrivare in tempo, per tutta la loro vita.
Il tempo… il tempo era una grandissima stronzata, secondo Merlino.
Tutto quello che per gli altri sembrava essere sopravvalutato quando invece era di sacra importanza, per il ragazzo era una grandissima balla.
Il tempo era poco? Tanto?
Cosa cambiava?
La vita è una sola, la vita è breve … queste frasi erano cazzate.
Se qualcuno non aveva il coraggio di fare qualcosa l’avrebbe fatto solo per queste affermazioni?
No.
Lui non avrebbe mai baciato Freya, non ci sarebbe mai riuscito. Si bloccava appena la vedeva – cosa strana per uno come lui, così vivace e allegro e istintivo.
La vita è un rischio. Merlino si trovava bene nella sua bolla di comfort e non ne sarebbe uscito solo per una ragazza o qualcos’altro.
Il treno passa una volta sola – e lui si sarebbe comprato un altro biglietto diretto da qualche altra parte.
Perché la gente si doveva mettere in mezzo con queste frasi fatte?
Compreso Artù; quanto odiava quando Artù gli faceva discorsi per incitarlo a sbloccarsi.
Sbloccarsi per cosa, poi? Per ricevere una delusione?

“Ehi! Ti sto parlando testa di fagiolo!”
“È la mia parola!”
“Sì, infatti ti calza a pennello”
Merlino lanciò uno sguardo gelido una volta chiuso l’armadietto ad Artù, ancora intento a cercare i suoi libri; sempre che ce li avesse.
“Comunque, che c’è?”
“Dovevi proprio uscirtene in quel modo?”
“Be’…”
“Stavamo parlando di cose delicate”
Il corvino sbuffò e, una volta appurato che stranamente Artù aveva i libri, si incamminarono verso la prossima classe dove si sarebbe tenuta la lezione di scienze.
“Chiedi consiglio a mio zio”
“Oh sì, certamente Merlino. Come avevo fatto a non pensarci prima?”
***
 
Le loro bocche si scontrarono selvaggiamente mentre con il capo accompagnavano i movimenti delle labbra bisognose le une delle altre.
Le mani si accarezzavano i capelli a vicenda, i loro occhi erano chiusi mentre i corpi appiccicati.
Be’, lo stanzino non era molto ampio.
“Salta su, principessa.”
La ragazza fece un piccolo salto – come consigliato dall’altro – e si aggrappò a lui cingendo le gambe attorno la vita.
“Ci scopriranno…” mugolò, inclinando il collo in modo tale che avesse più libertà nel baciarla, poi chiuse nuovamente gli occhi dal piacere.

Le aveva fatto perdere la testa.

Lui aveva perso la testa.
Il piacere che provavano da qualche mese a questa parte era stupendo, uno scambio reciproco di felicità, passione travolgente e sensualità erano l’ordine del giorno.

“Me ne preoccupo poco.” le alzò la maglietta e la lasciò cadere a terra, pensando di più al corpo della sua amica.

Come ci fossero finiti in quella situazione non lo sapevano affatto, era successo così da un giorno all’altro e tutto era cambiato.
Le certezze, i futuri programmati, i “la mia prima volta sarà con un ragazzo serio”.
Tutti buttati nel cassonetto.

“Galvano…” sussurrò mentre le mani del playboy della scuola si avvicinavano al gancetto del reggiseno.
“Ci mettiamo davvero poco e – ”
“ – avevamo una regola.”
“Niente sesso a scuola? Oh, piccola. Avremmo infranto questa regola più di cinque volte!”
“Ecco, le abbiamo infrante. Ora basta.”
“Ora non esistono più, in caso. Da quando qua io, Galvano, seguo delle regole?”
“Dovresti iniziare – te lo ricordi che sono la figlia del preside, sì?”
La ragazza si infilò la maglietta e uscì lasciandolo lì da solo, eccitato come mai.
Maledetta Morgana.

 
***

Artù svoltò l’angolo e trovò la sua fidanzata lì, ad aspettarlo.
Lei, bella come sempre. Un sorriso splendido che sembrava essere l’unico modo di poter ammirare il sole, mentre i suoi occhi erano delle bellissime stelle luccicanti, così incantevoli da catturare lo sguardo di chiunque e farlo innamorare. Era un po’ come Medusa.
Avrebbe potuto avere qualsiasi ragazzo avesse voluto – Lancillotto le andava dietro da quando erano entrati al liceo, Galvano le aveva fatto la corte per svariato tempo, Parsifal restava muto quando passava quasi come la temesse; Tyr la guardava con occhi adoranti, Will la ammirava, Merlino era il suo migliore amico, Morris ci aveva provato tutto il primo anno invano.
Eppure lei era lì e lo amava così tanto che Artù a volte si chiedeva se fosse vero il suo sentimento.
Cosa aveva fatto per meritarsi tutto ciò? Cosa aveva fatto per avere Gwen?
Poi si baciavano e i suoi dubbi sparivano, come in quel momento.
Si chiese quanto fortunato potesse essere per avere una persona così nella sua vita, pronta a fare di tutto per lui.

“Ti amo”
“Ti amo anche io, Ginevra. Ti amo come non credevo fosse possibile fare”

La ragazza ridacchiò, arrossendo.
Dal canto suo, Ginevra tendeva a chiedersi se lei fosse abbastanza, se lui non avesse qualcuna che colmasse quello spazio che da sola non riusciva a riempire.
Però lo amava.
Più di quanto avesse amato Merlino, la sua prima cotta e il suo primo bacio – e se proprio bisogna essere pignoli, anche primo ragazzo.
Più di quanto avesse mai pensato di amare.
Sentiva, in cuor suo, che Artù era l’unico, l’uomo della sua vita.

“Come è andata storia con la Carleon?”
“Ugh, lascia perdere. Quella donna mi odia!”
“Nessuno potrebbe mai odiare un faccino come il tuo; ricorda, è invidia.”
Ginevra sorrise e gli diede un bacio a stampo, gli occhi a cuoricino.
“E a te con Smuggler? Che avete combinato questa volta tu e Merlino?”
“Io e lui? Nulla. Quando mai combiniamo qualcosa?” domandò ironico, scortando la sua donna alla mensa.

“Vi posso assicurare che Artù non l’ha toccata con un dito!” dall’altra parte del corridoio, inascoltati, vi erano Merlino, Galvano e Lancillotto, il trio degli amiconi.
Si erano conosciuti il primo giorno di scuola alla fermata dello scuolabus – notare Galvano in mezzo alla folla mentre urlava dalla felicità non era certo difficile – e da quel momento non si erano più divisi; quando Merlino non era con Artù si trovava o con loro o con Will. 
“Dai, non ci credo Merl! È Artù!”
“Sì, ed è vergine, Lance.”
“A quanto pare.” lo difese il più pacato del gruppo. 
Merlino e Galvano guardarono entrambi con occhi storti Lancillotto, che prese l’iniziativa di andare verso la mensa. Aveva una fame da lupi.
“Voi non ne sapete nulla comunque eh”
“Non avresti dovuto dircelo, era un segreto che Artù ha confidato a te!”
“Ma zitto guastafeste!” Galvano lo spinse leggermente e Lancillotto ridacchiò.

Questi erano gli unici momenti in cui riusciva a smettere di pensare a Ginevra, ormai occupata con uno dei suoi amici. Era felice, tuttavia, per loro.
Vedeva come sorridevano in presenza dell’altro, vedeva come i loro occhi si illuminavano alla vista della loro metà.
Si amavano; e chi era lui per mettersi in mezzo?
Nessuno. Ecco chi era.

“Comunque, è un punto a nostro favore sapere che la principessa è una verginella.”

 
***
 
Artù e Merlino percorsero il salone enorme della casa – altrettanto enorme – e uscirono nel giardino, anch'esso enorme.
Non a caso Merlino si trovava nella villa dei Pendragon.
Dalla prima volta che vi era stato, ben tre anni prima, ci mise un po' ad abituarsi al fatto che il suo modesto appartamento fosse grande quanto il garage, che conteneva solo sette macchine di cui quattro erano Porsche.
Quattro Porsche in una casa, una per persona.
Impressionante.

“Ancora hai quella faccia? Sembra che non ci sei mai stato in giardino” affermò l'inquilino, già sdraiato sul divanetto nel cortile.
Un cortile con tanto di piscina, vare decine di metri di prato inutilizzato, un tavolo elegante poggiato su una piattaforma bianca in acqua con tanto di fiori qui e lì per rendere il tutto più romantico e una zona barbecue con un tavolo da dieci persone.
Tutto questo comprendeva la vista della città.

“Scusami ma – ”
“ – E non rifilarmi la scusa del non-sono-ricco-quanto-te perché in questa casa ci vivi praticamente”

Merlino sbuffò e si andò a sedere sulla poltrona in vimini affianco al divano. Aprì lo zaino e tirò fuori i vari quaderni con l'astuccio.
Formalmente parlando, Artù Pendragon invitava il suo migliore amico a casa dopo la scuola per studiare; informalmente parlando, lo invitava solo per fingere di studiare.
Ma Merlino non lo sapeva.

Quella volta però, Merlino venne colpito col suo stesso astuccio in testa dal biondino 
– e chi sarebbe potuto essere? – , che se la ridacchiava.
“Non azzardarti ad aprire libro, dobbiamo parlare di cose più importanti.”
“Più importante dello studio?”
“Sì.”

Il padrone di casa, dopo essersi alzato, si diresse verso la sdraio e poi guardò storto il corvino, ancora seduto sulla poltrona e confuso sui movimenti dell'altro.
“Vuoi guardarmi il culo tutto il giorno?”
“Ti piacerebbe” ghignò, facendo ridere a gran voce Artù.
Merlino si alzò e lo seguì; una volta sdraiati sui cuscini celesti, i due si lanciarono un'occhiata prima di ricominciare a ridere.
“Dobbiamo riparlare della questione Ginevra?” intuì il corvino – non sarà stato un genio ma conosceva Artù tanto quanto conosceva il suo piccolo appartamento a memoria. 

“Uh mh” bofonchiò il padrone di casa in assenso.
“Mi sa di déjà vu tutto questo”
“Dici?”
Merlino aspettò un po', godendosi il panorama di fronte a lui, prima di esporre il suo punto di vista.
“Non sarà pronta”
“Lei e Morgana sono migliore amiche”
“E con questo?”
“Suvvia, non penserai mica che tra amiche non si influenzano”
“Be', io non sono diventato idiota. E Gwen non è certamente una pervertita”
“Sì, e Morgana è vergine”
“Perché non lo è?” domandò innocente Merlino, facendo ridacchiare Artù.
“Ovvio che no”
“Come fai a saperlo?”
“Sono il suo gemello”
“E?”
“Merlino ma non capisci nulla?!” sbraitò leggermente infastidito, alzandosi leggermente con il busto.
“Davvero, quando sto con te mi innervosisco così tanto che – ”
“ – Dicono che per rilassarsi basta fare un po’ di sesso”
“Merlino!”




Ed eccomi qui!
Sì, lo so che non è chissà cosa come inizio, però non riuscivo ad immaginarmi nulla se non questo - probabilmente le mie manine non avrebbero collaborato se avessi mosso la long in una direzione diversa.
Comunque io ho un'ansia a pubblicarla - mamma mia, il cuore sta esplodendo!
Allora, vorrei chiarire un paio di cosette prima di lasciarvi commentare l'obbrobrio non betato che vi ho portato come primo capitolo *si nasconde*
Punto primo: questa è un'AU ambientata 1) in America 2) in una High School. 
So che sono inglesi e tutto (o almeno la maggior parte di loro) però la high school inglese non mi ispirava *fa spallucce*
Punto secondo: sono tutti all'ultimo anno - inizialmente l'idea era di divederli, ma poi mi è venuta un'assurdità in mente e quindi Leon, Parsifal, Artù, Merlino, Morgana, Galvano, Lancilloto, Gwen e Freya (e altri personaggi che ora non vi rendo noti hihi) sono tutti al 4 anno (in America ce ne sono solo quattro)
Per quanto riguarda Elyan e Mordred, loro sono al primo anno quindi - vi avviso - saranno quasi fantasmi nella storia (nonostante mi dispiaccia per Elyan perché tra lui e Parsifal non so chi viene filato di meno)
Punto terzo: nei dialoghi potrei coniugare nel modo sbagliato i verbi solo per dare una parvenza di realtà - diciamo che non sempre i ragazzi parlano correttamente, me compresa XD
Con i chiarimenti ho finito :)
Quindi ora, i ringraziamenti anticipati sono stati fatti su per le fantistiche quattro però ringrazio comunque voi lettori silenziosi (tranquilli non vi mordo se recensite) e coloro che aggiungerano la storia alle preferite/seguite/ricordate.
Vorrei anche consigliarvi l'ascolto della canzone che mi ha dato il titolo, cioè Battle Scars dei Paradise Fears (sì, quella citata a inizio storia) - anche perché avrà un grande ruolo prima o poi nella storia! ;)
Non so davvero cosa scrivere quindi mi dileguo.
Spero vi sia piaciuta e che mi vorrete seguire assieme a questo gruppo di pazzi liceali!
Bacioni, 
royal_donkey.

 

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