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Autore: walpurgis    07/09/2020    3 recensioni
Era un infinito crescendo in cui Teddy Lupin animava i tuoi ricordi e popolava i tuoi sogni.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Sirius Potter, Teddy Lupin | Coppie: James Sirius/ Teddy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Storia partecipante al contest “Old generation VS Contemporary generation VS New generation” indetto da Zukiworld sul forum di Efp.
 

 

 
Prima che nascesse tuo fratello e le vostre somiglianze si assottigliassero, era opinione comune che fossi identico a tuo padre. 
Insieme ai capelli neri e arruffati, infatti, sembravi aver ereditato la sua antipatia per le regole e una propensione a ballare un pericoloso passo a due con la morte. (Ti sei rotto il braccio due volte, hai infilato il piede nel tagliaerba stregato di nonno Arthur e nemmeno le conti più le occasioni in cui hai battuto la testa cadendo giù dal letto, dalla scopa o dal tetto della Tana, mentre i tuoi cugini si abboffavano di dolcetti alla zucca in salotto.)
Crescendo avevi però dimostrato di possedere anche uno spirito malandrino di cui James e Sirius sarebbero andati fieri, una spruzzata di ottimismo alla Weasley e una primitiva sensualità che faceva impensierire tua madre. (“Sapevo che avrei dovuto mandarti da zio Bill, invece che dallo zio Charlie d’estate,” diceva a volte con un sospiro, guardandoti mentre tagliavi la legna senza maglietta per pavoneggiarti con le figlie babbane dei vicini.)
In questo grande calderone che è la tua identità, perciò, sono stati versati e rimestati elementi organici, storie diverse e idee complementari che, nel bene o nel male, ti hanno reso quello che sei.
Ma a te non importa affatto di ricucire i brandelli sfilacciati delle vite altrui, perché sei convinto che quello che eri, che sei e che sarai ha un solo punto di origine: Teddy Lupin. 
 
La prima volta che zio Harry era tornato a casa con un bambino, Teddy era scoppiato a piangere. A ventisei anni suonati, ti confessa che fosse molto geloso del suo adorato padrino. 
 “E invece il mio trionfale ingresso in questo mondo ha rovinato i tuoi piani” dici pestifero, come se potessi effettivamente avercela con lui per qualsiasi cosa. 
 “Trionfale non è la parola che userebbe Ginny,” risponde Teddy, mentre ti accarezza i capelli con le dita “partorire le ha causato non poco dolore. Fortunatamente mi sono abituato in fretta a badare a te, tanto che quando sono arrivati anche Albus e Lily ero incredibilmente felice.”
Lo guardi, ridacchiando.
 “Per amor di Merlino, tu e mia madre parlate del mio parto quando vi lascio da soli?”
 “James, è incorretto dire che sia il tuo parto, semmai il suo” ti corregge pazientemente “e poi quando mai mi ha lasciato da solo, tu?” chiede, sfiorandoti la fronte con un bacio. 
 
Sebbene sia un po’ imbarazzante da ammettere, è vero.
Al contrario suo, tu Teddy l’avevi adorato fin dal primo istante. 
Ti piaceva tutto di lui, dalla punta dei capelli di mille e più colori, a quella dei piedi; il suo sorriso gentile e increspato, l’espressione concentrata dei suoi occhi affilati, lo sfarfallio delle dita mentre scriveva. 
Non ti sei più scollato da lui, anzi ti ci sei aggrappato con rinnovata forza, infischiandotene di essere deriso dai tuoi cugini. (Rose una volta ti aveva definito “morboso”, anche se non sai precisamente cosa voglia dire. Inutile anche pensare anche alla faccenda della povera Victorie, verso cui i tuoi genitori provavano un forte imbarazzo, perché le avevi inflitto mille angherie durante la sua breve frequentazione con Ted e avevi concluso la guerra non solo rubandole il fidanzato, ma rivolgendole anche un dito medio.)
Questo tuo disperato attaccamento l’hai articolato in molti modi. 
Fisicamente, ti sei incollato a Ted, inseguendone i passi e imitandone i gesti come un mimo.
Mentalmente, la sua mancanza ti è sembrata a un certo punto più grave di quella dell’ossigeno nell’acqua. 
Per i suoi primi sei anni a Hogwarts gli hai mandato un gufo a settimana, ricevendo in cambio lunghe pergamene e occasionali dolcetti da Mielandia. Durante l’estate, hai invaso casa di Andromeda per vederlo il più possibile.  
Gli raccontavi ogni possibile sciocchezza e i pensieri più imprudenti, senza esaurire mai il fiato. Ted ti ascoltava paziente. (“Ti ho mai annoiato?”, “No, mai.”) 
A settembre pretendevi di accompagnarlo a Diagon Alley per aiutarlo a rifornirsi di penne, libri e calderoni e al tuo secondo anno avevi sgomitato con Victoire per essere il primo ad abbracciarlo, una volta uscito dalla Sala Grande dopo gli esami dei M.A.G.O. 
Era un infinito crescendo in cui Teddy Lupin animava i tuoi ricordi e popolava i tuoi sogni. 
 
 “Non ti meritavi di rimanere solo, Teddy. Sei una persona eccezionalmente buona e ti vorrò bene per sempre.” È così che rispondi, con la massima serietà che ti esce, a vent’anni. 
 “Non mi meritavo te, James.”
 “Questo è poco ma sicuro. Sai quanti cuori ho spezzato mettendomi con te?!”
 “Fammi pensare…”
 “Quelli dell’intera popolazione femminile di Hogwarts, dal primo al settimo anno.”
 “Ma si, certamente.”
 “Quelli di qualche Serpeverde represso.”
 “…”
 “Quello di Victoire.”
 “JAMIE”
 “Senza dimenticare le mie vicine di casa babb-…” non fai in tempo a finire che ti placca come la potenza di bolide in una partita di Quidditch. È così irruento che quasi ti toglie il respiro, un po’ per l’emozione e un po’ per la sorpresa (“Non sono gesti da te, Lupin. Sono io l’impulsivo dei due.”)
Vi stringete sul divano di casa vostra, riunendo i visi come a formarne uno solo.
 “Anche io ti vorrò bene per sempre.”
 
  
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