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Autore: ONLYKORINE    08/09/2020    1 recensioni
A Maple Town, dopo tanti anni ricompare la targa che premiava il paese come migliore produttore di sciroppo d'acero e che era scomparsa anni prima. Gli abitanti della cittadina pensavano che l'avessero rubata 130 anni prima i loro vicini, quelli di SapVille, e invece...
E ora? Ora si vedrà. Intanto si potrebbe fare una gara di cucina...
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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00-Prologo

Scritto in collaborazione con ChaBlackCat 

Prologo

Patience entrò, trafelata e piuttosto agitata, nella stazione di polizia di Maple Town una soleggiata mattina di aprile. Si diresse decisa verso l'agente White e gli si parò davanti, in attesa che l'uomo in divisa azzurra e maniche corte si accorgesse della sua presenza.

Quando l'uomo alzò gli occhi su di lei, Patience non gli diede tempo di parlare e disse concitata: «Loris, ho trovato una cosa. Devi assolutamente vederla!»

«Quante volte le devo dire di rivolgersi a me come l'agente White, miss Stealer...»

«Loris, ti conosco da quando portavi i pantaloni corti, non diciamo sciocchezze!»

L'uomo calvo sbuffò, era stato qualche anno in California e lì aveva visto di tutto, ma nessuno era come la signora Stealer. White, comunque, non insistette.

«Se ha trovato ancora qualcosa a casa che non è sua, chiami il suo proprietario e gli dica di venirsela a riprendere...» iniziò l'agente White. A Maple Town sapevano tutti che la povera Patience Stealer, un'anziana zitella che non si era mai spostata dalla cittadina nemmeno di pochi passi, aveva qualche piccola difficoltà con le cose degli altri: non si accorgeva neanche di allungare le mani e, in men che non si dica, nelle sue tasche apparivano oggetti non suoi. Di solito se ne rendeva conto quando tornava a casa e, ritrovandosi le tasche piene, telefonava alle persone che aveva visitato per dir loro che avrebbe lasciato i vari oggetti fuori dalla porta così che potessero riappropriarsene. Ormai lo sapevano tutti e nessuno pensava più che fosse così strano.

«No, questa volta non ho... Non sono stata io. Oh, Loris, devi venire, devi vedere!» insistette Patience.

«Guardi, miss Stealer, magari passo nel pomeriggio, sto aspettando Mr. Cook e...»

«Il sindaco! Sì, la deve vedere anche lui!»

«Cos'è che devo vedere anch'io?» chiese un uomo sulla quarantina, entrando nell'ufficio proprio in quel momento . «Buongiorno, miss Stealer. Buongiorno, agente White» disse ancora quando i due si girarono di scatto verso di lui.

«Ho trovato la...» ricominciò a spiegare Patience a entrambi gli uomini quella volta, interrompendosi vedendo passare una donna davanti alla porta dell'ufficio. «Non è il caso di parlarne qui, seguitemi!»

I due uomini, più per educazione che per reale interesse, seguirono la signora anziana fuori dalla stazione di polizia, girando intorno all'edificio e fermandosi davanti alla bicicletta a tre ruote che la donna usava per spostarsi. Il cestone di metallo, situato fra le ruote posteriori, era coperto da uno spesso panno di lana, che ne celava il contenuto. Patience si guardò intorno furtiva, poi alzò la coperta e una vecchia cassa di legno fece la sua comparsa.

L'agente White sbuffò.

«È una vecchia cassa. Cos'ha di così...»

«Loris, aprila e capirai» disse la donna, interrompendolo.

Quando l'agente fece scattare la serratura e aprì il coperchio, spalancò gli occhi e una smorfia gli si disegnò sulle labbra.

«Ma... È la...» farfugliò il sindaco.

Patience richiuse velocemente il coperchio della cassa annuendo e, con uno sguardo solenne, confermò: «Sì, è lei. Ma non l'ho rubata io».

***

«Grazie a tutti per essere venuti a questa riunione, nonostante il breve preavviso.»

Il sindaco iniziò il suo discorso con sicurezza, ma senza sapere bene come intavolare l'argomento. Erano due giorni che la storia del ritrovamento della cassa veniva discussa fra lui, l'agente White e miss Steale, alla fine, avevano deciso di informare tutta la comunità, perché avevano capito che era la cosa migliore da fare: in fin dei conti riguardava tutti.

Quando Loris White portò di peso la cassa di legno al centro del piccolo palco da dove stava parlando Simon Cook, il vecchio fienile dove si radunava la popolazione di Maple Town si riempì del brusio dei partecipanti. Tutti si erano incuriositi e allungavano il collo per vedere meglio, condividendo i propri dubbi con il vicino di seggiola.

L'agente fece scattare la serratura, cosa che negli ultimi due giorni aveva fatto un centinaio di volte, e aprì il coperchio, spostando un lembo di stoffa e prendendo l'oggetto di bronzo fra le mani e mostrandolo a tutti.

Patience, dal suo posto in terza fila, non si rese conto di aver trattenuto il respiro nell'attesa della reazione dei suoi concittadini e a quel punto tutti tacevano osservando il rettangolo di bronzo inciso e datato.

«Ma quella è la famosa targa della 'Gara dello sciroppo d'acero' della contea?» chiese Meredith Bluelight sorpresa, portandosi le piccole mani alla bocca.

«Così sembra, Meredith. C'è scritto: 'Maple Syrup Feast'. C'è anche la data: 1885» gli rispose Rupert Rootweet, burbero.

«La targa che ci hanno rubato quelli di SapVille?» domandò Stephanie Long.

«Evidentemente no, Stephanie. Altrimenti non sarebbe qui.» Rupert sbuffò e poi si rivolse direttamente al sindaco. «Dove l'avete trovata?»

«Potrebbero averla trovata a SapVille!» la difese Nathan Parker, guardando in cagnesco Rupert, portando le mani sui fianchi.

«Ehm, no, a dir la verità è stata trovata qui a Maple Town» confessò il sindaco, alzando la voce per attirare l'attenzione

«Chi l'ha trovata?» chiese Aaron Myers, un atletico ragazzone sulla trentina.

«Ehm... Chi ha trovato la targa preferisce non farlo sapere» rispose l'agente White, schiarendo prima la gola.

«Allora qual è lo scopo di questa riunione?» chiese Parker.

Il sindaco si voltò verso l'agente White e i due si scambiarono un'occhiata complice.

«Volevamo mettervi al corrente del fatto che, in occasione del 130° anniversario della fondazione della città, inviteremo il sindaco di SapVille e informeremo la cittadina di aver ritrovato la targa, quindi anche che non li consideriamo più... Eh, sì, ecco... Colpevoli.»

«AVETE INTENZIONE DI CHIEDERE SCUSA?» esclamò, concitato Rupert.

Il sindaco aprì le braccia in un gesto rassegnato. «Sono 130 anni che va avanti questa storia: quando Maple Town battè SapVille nella gara del miglior sciroppo d'acero e la targa sparì subito dopo la premiazione, William, il nostro fondatore, accusò, a questo punto invano, Ethan Wyatt di SapVille, che per ripicca distrusse il ponte sullo Small River che collegava le nostre città... Ora dovremmo far finire questa faida. Sono passati tanti anni e abbiamo appena scoperto che non è stata colpa loro» spiegò.

«E chi lo dice che non è colpa loro? Come facciamo a saperlo se non ci dite dove è stata trovata?»

La piccola folla si agitava sulle sedie di legno, anche i pochi in piedi, appoggiati alle balle di fieno, si muovevano per confrontarsi. Il sindaco e l'agente White stavano prendendo il controllo della situazione, ma su una cosa aveva ragione Sam Ritter, proprietario del bar sulla strada principale, non potevano essere certi di come fosse andata e quindi nemmeno discolpare i vicini di SapVille.

«Allora, possiamo dire solo questo: era in un posto da quando era stata nascosta e pensiamo sia avvenuto proprio nel fatidico giorno della premiazione, perché insieme alla targa è stato trovato questo.»

L'agente White si piegò sulla cassa e tirò fuori un vasetto: un vasetto di vetro, con il tappo rivestito da un pezzo di stoffa e un'etichetta ingiallita e impolverata che recava la scritta a mano: "Sciroppo d'acero 5-5-1885".

«Se non dovesse bastare per farvelo credere, abbiamo anche una copia della carta di fondazione che riporta la data in cui è nata Maple Town» continuò il poliziotto. «C'è anche la firma di William O'Moore...» Alzò la pergamena in alto, indicando con il dito la firma del fondatore della città.

Tutti i presenti si zittirono: Emma Carter smise di fare la maglia e la sua vicina si portò una mano alla bocca, spalancando gli occhi.

«Forse, allora, c'è stato un malinteso» disse Judith Fear, strizzando gli occhi, per guardare meglio.

Rupert si alzò e, pestando i piedi a chi gli era vicino, si fece strada fino al piccolo palco. Salì i tre gradini e si avvicinò al sindaco con aria solenne. Si chinò sulla carta, vecchia e giallastra, tirò fuori gli occhiali da lavoro ed esaminò la firma.

Si tirò su e fece una brutta smorfia verso la platea. «Sembra proprio originale» confermò.

«E come fai a dirlo, tu?» chiese Omar Green.

«Vorrei ricordarti, lattaio dei miei stivali, che sono l'antiquario del paese e che a casa mia ho parecchie carte recanti la firma di William O'Moore. Ti dico che è la sua.»

Di nuovo nel fienile tornò il silenzio.

Patience non riusciva a stare zitta, così chiese ad alta voce: «Come faremo a farlo sapere a quelli di SapVille?»

«Beh, per me non dobbiamo mica informarli» dichiarò Rupert.

«Non sarebbe giusto!» esclamò Charlotte Adams, la commessa della panetteria, scioccata.

«E poi, se non glielo diciamo, non possiamo appendere la targa: loro la vedrebbero e capirebbero che ce l'abbiamo noi» disse Rachel Roger, una deliziosa donnina di mezz'età, agitandosi.

«Potremmo fingere di trovarla.»

«L'abbiamo trovata!» ripeté Rupert.

«Dobbiamo dire la verità.»

«E ammettere di esserci sbagliati?»

«Silenzio!» esclamò Simon, mentre ognuno dei presenti tentava di far valere la propria opinione. «Non abbiamo ancora deciso cosa dire, ma... Lo diremo». Il sindaco si voltò verso l'agente White e questi, annuendo, mise la targa e il resto dentro nella cassa.

«E se facessimo una targa anche per SapVille? Potremmo scriverci qualcosa per una nuova... come dite voi? Fratellanza? Gemellaggio?» Patience aveva alzato la mano e timidamente aveva espresso il suo pensiero.

«Grazie, miss Stealer, potrebbe essere un'idea.» Il sindaco sorrise paziente, poi continuò: «Decideremo il da farsi, ma io e l'agente White dobbiamo prima scoprire da dove arriva questa cassa e chi l'ha rubata. Dopo di che indiremo una nuova riunione.»

Appena il sindaco ebbe finito di parlare, l'agente Loris White si voltò per andarsene, segno che la riunione era finita e che il brusio tra concittadini poteva cominciare senza di lui. Anche il sindaco lo seguì fuori mentre Patience si girava da ogni lato per ascoltare i commenti dei vicini. C'era chi voleva trovare il colpevole e mettere tutto a tacere, chi invece guardava al futuro e a una nuova collaborazione con la cittadina vicina. Altri speravano di accusare gli abitanti di SapVille un'altra volta e alcuni, più taciturni, scrutavano gli amici nell'intento di studiare un eventuale comportamento che li tradisse. Insomma, la caccia alla verità era cominciata e non sarebbe stato solo l'agente White a cercare il bandolo della matassa.

«Potremmo anche fare una gara di sciroppo d'acero, come è stato 130 anni fa...» Patience aveva iniziato e non riusciva più a fermare i pensieri. Né le parole.

«Ormai lo sciroppo d'acero è superato. Chiunque può farlo» precisò Emma, mettendo via il lavoro a maglia.

«Allora una gara in cui ci sia una ricetta, dolce o salata, con sciroppo d'acero. E lo sciroppo deve essere quello prodotto qui a Maple Town. La ricetta più buona vincerà la gara. Potremmo mettere in palio un premio in denaro, tipo... Non so... 2500 dollari? Potremmo fare come due anni fa, che abbiamo cercato gli sponsor per pagare il premio della maratona. E potremmo chiamare quelli di SapVille per fare da giuria» disse Raul Johnson.

La cosa stava iniziando a prendere piede. A Maple Town non si faceva una vera gara da anni. Una gara di cucina, poi. Una gara di cucina in cui si vincevano soldi. A chiunque avrebbero fatto comodo.

Il proprietario della caffetteria, Tom Smith, guardò la moglie, Candice, e lei annuì: a lei piaceva molto cucinare e i suoi pancake erano venerati nella cittadina. Avrebbero potuto aggiustare quella parte del tetto che perdeva dall'inverno scorso.

Susan Price, che aveva quasi raggiunto Patience alla riva dei settantacinque anni, sussurrò alla sua vicina che aveva in cucina una vecchia ricetta di sua nonna per un arrosto speziato con sciroppo d'acero.

Poco dopo il fienile si svuotò e la gente tornò verso le proprie case parlando di ricette, di progetti e, naturalmente, di sciroppo d'acero.

A nessuno venne più in mente di chiedere dove fosse stata trovata la targa. O chi l'avesse trovata.

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***Eccoci qui con una nuova storia, ma non sarà la solita storia perché... non è solo mia. Ogni capitolo è scritto da qualcuno di diverso ed è pubblicata su wattpad, però, visto che sta diventando veramente una bella storia ho deciso, con il permesso degli autori, di pubblicarla anche qui. A ogni capitolo troverete il link del profilo wattpad della persona che ha scritto. Buon inizio avventura!!!

   
 
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