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Autore: pippobaudo_    09/09/2020    3 recensioni
Courtney 'Wallis', eccezionale tirocinante presso il migliore studio legale del Canada e moglie di uno degli uomini più potenti della città... se solo se lo ricordasse.
Aiutata da un'acida coinquilina, un'artista gotica e un criminale con un'indecente cresta verde, riuscirà a ricostruire la propria vita passata tassello dopo tassello e a colmare il vuoto lasciato da uno spiacevole trauma?
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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MERCOLEDI’ 09 SETTEMBRE 2020
 
SCOTT
Era scoccata la mezzanotte quando distesero Courtney su uno dei divanetti. Rivederla era stato come ricevere una scossa, come tornare a respirare dopo essere stato per molto tempo senza ossigeno… d’altra parte lei era tutto il suo mondo. Con estrema lentezza percorse con le dita i contorni del suo viso per assicurarsi che tutto quello non fosse un sogno, che in quel momento lei fosse lì… ed era davvero bella.
 
'Barone Scott, CAPO!!!' una voce femminile alquanto stridula gridò dall’altra parte della porta. Una ragazza formosa e dalla carnagione abbronzata entrò in ufficio, fermando la sua avanzata una volta accortasi della presenza di tutti loro.
 
'Bussare per te è un optional, vero?' fece Scott irritato. 'Che vuoi, Anne Maria? Come puoi vedere sono occupato'. Gli occhi scuri di lei si soffermarono su ognuno di loro come ad analizzare ogni singolo dettaglio, indugiando soprattutto sulla donna distesa.
 
'Volevo solo avvisare che io smonto' disse. 'Se non hai bisogno d’altro – il tono malizioso – io vado'.

'Addio' commentò Scott indifferente.

'Allora ci vediamo' salutò lei in procinto di andarsene, ma poi sembrò ripensarci: 'Duncan, tesoro, ti stanno bene i capelli… semmai avessi bisogno di sfogarti con qualcuna… il piacere è tutto mio' e gli fece l’occhiolino, al punk andò di traverso la saliva, fissando Anne Maria andarsene sculettando più del solito. Scott lasciò correre il comportamento poco professionale e irrispettoso della ragazza, ora la sua priorità era un’altra.
 
'Perché siete venuti qui?' chiese.
 
'La domanda giusta è: perché non l’hai cercata?' domandò Duncan a sua volta, aggrottando la fronte per la rabbia.
 
Già, perché?
Perché aveva capito che la vita di Courtney, stando con lui, era messa costantemente in pericolo.
Perché non le poteva dare la sicurezza che dopo ogni missione lui sarebbe tornato a casa sano e salvo, lasciandola, fino al suo ritorno, in balia della preoccupazione e del terrore.
Perché entrando prepotentemente nella sua vita, le aveva privato di costruirsi un futuro diverso, quello che lei aveva da sempre desiderato da quando era solo una ragazzina.
Perché, alla fine dei conti, lui non sarebbe mai stato in grado di offrirle quello che lei meritava: il meglio.
Ma, soprattutto, perché ormai non poteva più definirsi sua…
'Ho i miei motivi' buttò lì. A quella risposta, Duncan avvampò, corrugò la fronte e una ruga profonda cominciò a farsi strada, le labbra parvero assottigliarsi sempre più. Stava per aprir bocca e replicare, sicuramente con un commento acido, ma Courtney aveva deciso di fermare la lite sul nascere: cominciò a muoversi e lentamente, dopo vari secondi, aprì gli occhi neri, rivolti verso il soffitto.

'Serve aiuto, principessa?' fece Duncan mettendo un cuscinetto sotto la testa della spagnola.
Scott percepì un leggero fastidio all’altezza dello stomaco. Principessa? PRINCIPESSA??

'No, faccio da sola' rispose Courtney mettendosi seduta e guardandosi intorno, quasi spaesata. Duncan e Geoff erano uno accanto all’altro, stranamente senza ringhiarsi contro; Gwen stava passeggiando nervosamente avanti e indietro, le dita della mano destra alla bocca, a mangiucchiarsi le unghie nere; e poi c’era Scott, in ginocchio sul tappeto, quasi faccia a faccia con la spagnola. Quest’ultima lo guardò accigliata, forse era troppo vicino…
Si alzò di scatto, dandole le spalle e grattandosi nervosamente la nuca.
 
'Non dovreste essere qui' riuscì a dire in un bisbiglio.
 
'Non saremmo venuti se non fosse stato importante' disse Duncan freddo facendo un cenno con il capo in direzione dell’ispanica, la quale a quel tacito comando si sfilò delicatamente il foulard dal collo; degli ematomi viola comparvero sotto gli occhi di tutti, quelli del rosso erano i più sgranati.
 
'Qualcuno è entrato in casa per rubare il libretto che noi avevamo rubato a voi, io l’ho colto sul fatto e sono stata aggredita' fece Courtney fissando il pavimento. Scott si portò le mani tra i capelli, incredulo da tutta quella faccenda, c’erano diverse cose che non capiva ancora e la sua testa era piena di domande che pretendevano urgentemente delle risposte.
 
'L’hai rubato per lui?' domandò alla ragazza indicandole il punk, lei negò.
 
'È una storia molto lunga' intervenne Gwen, a braccia conserte, appoggiata all’unica finestra dell’ufficio.
 
'E io ho molto tempo' rispose Scott sedendosi dietro la scrivania e invitandoli a procedere con la narrazione. Così fu: gli raccontarono del primo flashback avuto dall’ispanica, di come quest’ultima e la gotica si erano intrufolate all’interno dell’“All Stars” per rubare il video che scagionasse il punk e il libretto nero, di come Courtney e Heather si erano camuffate per introdursi nella stazione di polizia e rendere giustizia a Duncan; tutto ciò nell’ammirazione di Geoff e Scott in persona.
Aggiunsero addirittura come avevano cercato di tradurre inutilmente il codice ideato dal rosso, il quale apparve compiaciuto e sollevato dalla notizia, l’identità dei propri clienti era salva… almeno per il momento.
L’ispanica gli narrò anche l’aggressione, come Heather l’aveva salvata e come poi questa fosse sparita nel nulla.
 
'Quindi non sapete dove possa essere...?' chiese cauto il biondo, ottenendo solo un no come risposta.
 
'Pensiamo conoscesse l’aggressore' disse la gotica. 'Forse è andata ad affrontarlo da sola… e qualcosa è andato storto'.
 
'Inoltre sospettiamo ci sia una talpa' buttò Courtney, i ragazzi si voltarono improvvisamente verso le due. 'Non fate quelle facce, pensateci un attimo: gli unici a sapere dov’era il libretto eravamo io, Heather, Gwen e il suo amico nerd, Duncan e il personale dell’“All Stars”'.
 
'Noi non ne abbiamo fatto parola con nessuno, voi, invece?' punzecchiò Gwen, mentre Geoff e Scott si scambiavano un’occhiata. Davvero qualcuno all’interno del gruppo aveva detto qualcosa di troppo? Impossibile, non dopo gli anni passati insieme.
 
'O magari è stata Heather a spifferare tutto all’aggressore, questo spiegherebbe come fosse a conoscenza della sua identità' pensò Scott. 'Per ora non abbiamo altro se non delle supposizioni, senza prove concrete non si va da nessuna parte' e cominciò a tamburellare le dita sulla scrivania in legno, immerso nei suoi pensieri; la fronte aggrottata, lanciando qualche sguardo in direzione di sua “moglie”, nello specifico verso il suo collo. Giurò mentalmente che l’avrebbe vendicata per l’affronto subito, quel bastardo meritava di soffrire nella peggior maniera possibile.
Ci furono diversi minuti di silenzio: Gwen era rimasta attaccata alla finestra, lo sguardo in direzione della strada e delle macchine; Duncan si era spaparanzato sul divano sbadigliando sonoramente; Geoff e Scott erano entrambi rimasti dietro la scrivania, il primo in piedi e il secondo seduto, con una sigaretta tra le dita pronta per essere consumata; Courtney sembrava avere mille pensieri per la testa, indecisa a quale fra i tanti dar voce, finché non parlò.
 
'Quindi… io e te… siamo sposati…' fece scrutando il rosso, che iniziò a frugare nel primo cassetto alla sua destra, dal quale estrasse in seguito una scatoletta in velluto blu. Con lo sguardo fisso su questa, ed accarezzandola più e più volte con le dita, si alzò per porgerla alla ragazza, la quale, aprendola, rimase sbigottita dai due anelli: quello di fidanzamento in argento con un diamante incastonato al centro e la fede in oro.
 
'Quando l’ospedale mi ha chiamato per avvisarmi del tuo incidente, mi sono letteralmente precipitato a vedere come stessi ma non mi hanno lasciato entrare' raccontò Scott con una certa amarezza.
 
'Ma avrebbero dovuto, insomma: sei mio marito!' protestò Courtney, facendosi scivolare le parole di bocca. 'Cioè, io intendevo… non importa'. Scott sorrise, per la prima volta da quando quei tre avevano varcato l’entrata del suo ufficio; in quel momento avrebbe voluto prendere la spagnola tra le sue braccia, se solo non fossero stati in compagnia di altre persone. Tuttavia, il sorriso si spense quasi subito.
 
'ERO tuo marito'.
 
 

 
DOMENICA 19 LUGLIO 2020
'Perché non mi permetti di vederla? Ne ho tutto il diritto, lei è mia moglie!' aveva sbottato il rosso in faccia ad un uomo sulla cinquantina. 'Sarai suo padre, ma non mi pare tu sia stato così presente negli ultimi mesi'.

'Questo è a causa tua!' lo aveva rimproverato il signor Barlow. 'Mia figlia stava bene fino a quando non ha cominciato a frequentare gente inutile: quel criminale dalla cresta verde, quella ragazza tetra dai capelli inguardabili e ora te, Scott! Pensi non sappia il tipo di lavoro che svolgi? Vendere droga e armi, quale mostruosità!'. Il rosso lo aveva guardato con rabbia, non replicando alle sue parole; d’altra parte non sapeva come dargli torto.

'Sarà anche così, ma pur sapendo il mestiere che faccio, sua figlia ha scelto me'.

'E pensi che lo farà nuovamente?' aveva chiesto l’uomo con un piccolo ghigno sul volto, notando lo sguardo confuso dell’altro. 'Devi sapere che Courtney non ricorda nulla degli ultimi quattro anni: non sa di essersi laureata, di aver cominciato il tirocinio, di aver sposato un individuo come te… potremmo dire che è ritornata a quel periodo in cui provava disgusto per i criminali. D’altra parte c’era stato un motivo se all’epoca aveva scelto di intraprendere la carriera di avvocato: mettere in gattabuia gente come quel Nelson, o come te, Scott. Pensi che con questa mentalità e con questi ideali lei ti voglia ancora? Se così è, sei soltanto un patetico illuso' aveva proseguito pulendosi le lenti degli occhiali con una pezza apposita.

'Tu menti'.

'Sapevo l’avresti detto' e gli aveva messo sotto al naso una cartellina gialla. 'La cartella clinica di Courtney, direttamente dall’ospedale, guarda tu stesso' e aveva esaminato ogni documento contenuto lì dentro, TAC e altre radiografie comprese.

'E questa robaccia?' aveva domandato mostrando all’altro dei fogli.

'Quella “robaccia” sono le carte del divorzio' aveva spiegato il signor Barlow. 'Come puoi vedere c’è già la firma di mia figlia: io e mia moglie le abbiamo spiegato la situazione e ha deciso di risistemare la propria vita, a cominciare da te'.

'Chissà perché non ci credo neanche un po’' aveva risposto lui con sarcasmo. Come se i Barlow non avessero cercato di persuaderla, magari raccontandole bugie su bugie pur di riaverla con loro.

'Non mi interessa quello a cui credi, ma pensaci: stare con te farebbe di lei un bersaglio, non vorrai mica che uno dei tuoi nemici le faccia del male, no?'.
 
 



'Così ho firmato, ed è per questo che sei stata ricoverata in ospedale sotto il nome di Courtney Wallis e ne sei uscita come Courtney Barlow' terminò Scott giocherellando con la propria fede, ancora al suo posto, all’anulare della mano sinistra. 'Senza contare che i tuoi genitori sono ricchi e hanno molte conoscenze, tra cui avvocati divorzisti e giudici; per questo sono riusciti in così poco tempo ad ottenere quanto volevano'.

'Ma io non ho firmato nulla…' fece l’ispanica quasi triste.

'Lo sospettavo' ammise Scott. 'Ma su una cosa tuo padre aveva ragione: se avessi continuato a stare con me, la tua vita sarebbe stata in continuo pericolo'.

'Come se adesso stesse bene!' sbottò Duncan indicando il collo di lei.

'Solo perché ha rubato qualcosa a Scott!' esclamò Geoff a braccia conserte. 'Se non lo avesse fatto a quest’ora non saremmo qui a parlarne'.

'A quest’ora non saprei nulla di tutto questo' commentò Courtney sospirando e portandosi accanto alla gotica, lo sguardo verso l’esterno della finestra. Era la prima volta che Scott la vedeva così: impotente, vulnerabile e indifesa. Avrebbe voluto confortarla, stringerla a sé, dirle che andava tutto bene, che a lei ora ci pensava lui.

Iniziò a fare qualche passo verso l’ispanica, proprio per rassicurarla, quando Duncan cominciò a parlare: 'Courtney?' la chiamò il punk, lei si voltò, con aria interrogativa. 'Riprendiamo da dove ci eravamo fermati la volta scorsa, prima che ti addormentassi' e il rosso lo squadrò da capo a piedi, non capendo di che diamine stesse parlando; Duncan continuò il discorso: 'Dopo la rottura con Gwen, lei si è dedicata alla sua carriera d’artista e a riallacciare i rapporti con te. Quando poteva, però, usciva anche con me, Bridgette e Geoff, come una volta' spiegò. 'In tutto ciò io e Geoff eravamo alla ricerca di un lavoro, avevamo entrambi bisogno di soldi e io dovevo cercarmi una sistemazione altrove, ma chi mai assumerebbe un ex criminale come il sottoscritto?'.

'Un altro criminale?' buttò lì la spagnola indicando Scott.

'L’ho conosciuto ad un bar, mentre facevo domande in giro per un posto di lavoro; lui mi ha sentito e “siamo entrati in società”' disse il punk mimando le virgolette. 'Geoff e Bridgette compresi'.

'Abbiamo messo su un gruppetto niente male' commentò Scott compiaciuto accendendo finalmente la sigaretta che si era portato alla bocca.

'“Der Schnitzel Kickers”' fece Duncan allegro.

'Un nome stupido' tagliò corto Gwen beccandosi un’occhiataccia dal punk.

'Sta di fatto che in poco tempo abbiamo accumulato tantissimi soldi' s’intromise il biondo. 'Dapprima… ehm… spacciando droga, poi vendendo armi' e ricevette sguardi sorpresi dalla spagnola.

'Gwen non è mai venuta a sapere quello che stavamo combinando fino a quando Bridgette non si è lasciata sfuggire che stavamo progettando di aprire un locale' sbuffò il punk.

'Mi era sembrato strano che avessero così tanti soldi per un locale, così le ho fatto il terzo grado ed è crollata' spiegò la gotica con molta nonchalance.

'Aspetta un attimo' fece Courtney improvvisamente rivolgendosi a Duncan. 'Tu mi hai detto che una volta scoperto come ci siamo lasciati, Bridgette e Geoff hanno deciso di non rivolgere più la parola a te e a Gwen…'.

'E così è stato, ma lo hanno scoperto moooolto tempo dopo, quando eravamo già entrati in attività' spiegò il punk. 'Precisamente il giorno in cui Scott ha presentato a tutti la sua nuova ragazza…'.
 
 


LUNEDI’ 11 FEBBRAIO 2019
'Scott, sei sicuro che piacerò ai tuoi amici?' aveva chiesto Courtney preoccupata.

'Ne sono più che certo' aveva detto lui posandole un bacio sulla mano e aprendole la porta del locale. 'Prima le signore'.

'Così puoi fissarmi il sedere, non è vero?' aveva domandato lei con un sopracciglio alzato, ricevendo dal suo compagno un largo ghigno. La ragazza si era limitata ad alzare gli occhi al cielo e a sorpassarlo verso l’entrata del pub, permettendogli così una meravigliosa visuale. Musica ad alto volume era giunta alle loro orecchie, mentre luci colorate inondavano la pista da ballo; Courtney era stata condotta da Scott verso il lungo bancone alla loro destra.
 
'Lui è Topher, il contabile' aveva detto il rosso indicando un ragazzo dalla carnagione chiara, con occhi verde scuro e capelli castano chiaro, con un ciuffo tenuto su da un enorme quantitativo di gel. 'Lui è Beardo, colui che dà vita alla pista da ballo'. Un ragazzo robusto leggermente più alto della media con i capelli stile afro e la barba lunga e incolta li aveva salutati.
L’ispanica aveva nel frattempo preso posto su uno degli sgabelli, già pronta ad ordinare un drink.
'Fammi indovinare, un Martini?' le aveva domandato Scott restando in piedi alle sue spalle, tenendo le mani strette ai fianchi di lei. Courtney aveva leggermente annuito, lasciando che il proprio ragazzo ordinasse per entrambi e cominciando a guardarsi intorno, sbalordita dalla grandezza del luogo. Scott aveva sorriso vedendo lo sguardo di lei posarsi su ogni singolo dettaglio.
Improvvisamente, una voce calda li aveva avvertiti dei drink: una ragazza alta e bionda con addosso una maglietta azzurra con il logo del locale, si era presentata a loro, con un’espressione sorpresa alla vista della spagnola.
'Bridgette?!' aveva esclamato Courtney.
 
'Ciao, Courtney!' aveva sorriso l’altra leggermente imbarazzata.

'Ehi, piccola! Abbiamo finito il vino di là' aveva commentato un ragazzo biondo e muscoloso uscendo da una porticina sul retro, la cantina. 'Ehilà, Scott, quand’è che arriva la tua nuova ragaz… COURTNEY?!'. Sentendo il proprio nome, la ragazza lo aveva salutato allegramente, dopo aver sorseggiato il suo drink.

'Beh, vedo che loro due li conosci già, questo mi fa risparmiare tempo' aveva detto Scott bevendo il suo Whiskey.

'È lei la tua ragazza?' aveva chiesto la bionda, ricevendo un cenno affermativo dal rosso. 'Wow, non ne avevo idea, ehm… complimenti ragazzi!'.

'Volete muovervi voi due?! Ho dei clienti che vogliono bere!' aveva quasi gridato un ragazzo per farsi sentire. Questo si era portato di fronte ai baristi, quasi infastidito dalla lentezza dei due a versare drink. 'Eravate ancora in cantina a sbaciucchiarvi, vero?! Scott, fa’ qualcosa, insomm… COURTNEY?!' e si era pietrificato sul posto.

'TU?!' aveva pronunciato lei furiosa.

Scott non ci stava capendo più nulla; poi un vago ricordo di quanto gli aveva raccontato l’amico sul suo passato era riaffiorato nella mente.
 'È lei la tua ex? Quella per cui tu e la ragazza dark vi siete lasciati?!' aveva domandato il rosso un po’ scosso.

'Aspetta, cosa?!' aveva chiesto Geoff alquanto sorpreso. 'Tu e Gwen siete stati insieme?!'.

'Esatto, quando lui avrebbe dovuto stare con me' aveva commentato Courtney acida mettendo l’oliva del Martini sotto i denti. Scott stava ribollendo di rabbia in quel momento. L’amico gli aveva raccontato esattamente com’erano andate le cose tra quei due, tralasciando soltanto il nome della ragazza; ma non aveva mai immaginato che la ex di Duncan potesse essere la sua attuale compagna. Solo pensare a come gli aveva parlato di lei, dei suoi baci e delle loro notti “di fuoco”… avrebbe voluto tirargli un bel pugno in faccia.
Dal canto suo, Duncan sembrava paralizzato, lanciando solo qualche occhiata di tanto in tanto ai due biondi e al rosso, alquanto arrabbiati dalla scoperta.
 
'CIAO RAGAZZI!!' aveva salutato una ragazza pallida. 'Indovinate chi è tornata dalla Francia dopo aver esposto la sua primissima collezione d’arte?! Ehi, perché quelle facce?'.
 
'Ciao, Gwen' aveva detto Courtney con molta semplicità, ordinando un secondo Martini.
 
'Ciao, Courtney!' aveva risposto la gotica con un enorme sorriso mettendosi al fianco della spagnola. 'Mi dispiace essermi persa la tua laurea, ma adesso che sono tornata dobbiamo rimediare!'. Solo dopo aver pronunciato quelle parole, Gwen si era accorta del clima gelido che era calato sui ragazzi. 'Ma, insomma, che succede?'.
 
'Tu e Duncan siete stati insieme?' aveva chiesto Bridgette a bruciapelo; la gotica, se possibile, era sbiancata ancor di più.
 
'Beh, ecco… è passato tanto tempo… non abbiamo detto nulla perché è durata solo qualche mese…' aveva risposto Gwen un po’ impacciata cercando l’appoggio di Duncan, cosa che non era avvenuta. In compenso aveva ricevuto diverse occhiate malevoli dai biondi.
 
'Ragazzi, datele tregua' era intervenuta Courtney. 'Io e lei siamo amiche ora, abbiamo risolto la faccenda tempo fa'.
 
'Il problema qui è un altro' aveva affermato Geoff a braccia conserte. 'Ci hanno mentito, soprattutto tu, Duncan: ci hai raccontato che è stata lei a mollare te per un altro'.
 
'CHE COSA?!' avevano esclamato Gwen e Courtney all’unisono. Duncan aveva iniziato a grattarsi la nuca, piuttosto nervoso.
'Non è assolutamente vero!' aveva continuato la spagnola stringendo il proprio bicchiere più del dovuto. Il rosso, accortosene, le aveva tolto il drink di mano, impedendo così che i pezzi di vetro la potessero ferire. 'È stato lui a tradire me, non il contrario!'.
 
'Beh, scusa tanto, mi serviva una balla al volo e non pensavo ti avrei mai più rivista' si era giustificato il punk una volta ripresosi.
 
'Come osi?! Questa è diffamazione, potrei denunciarti!'.
Scott aveva sorriso, adorava come lei riuscisse a tirare fuori termini giuridici in ogni situazione.
 
'Ti sfido a farlo' aveva risposto Duncan intrepido. 'Comunque, posso sapere come mai sei qui, di grazia?'. L’ispanica, rossa in viso e con i denti che digrignavano, si era limitata ad ignorarlo, non dovendogli alcuna spiegazione in merito alla sua presenza; al contrario, Scott aveva alzato la sua mano destra, le cui dita erano intrecciate a quelle della mano sinistra di Courtney. A quella vista, il punk aveva spalancato gli occhi, scioccato e forse infastidito, mentre, involontariamente, un sorriso beffardo era sorto sulle labbra del rosso. 'È lei la tua nuova ragazza?! NO, NON POTETE!'.
 
'Perché?'.
 
'Perché lei è la mia ex, tu non puoi starci insieme!' aveva protestato Duncan furibondo aggrottando le sopracciglia. Scott, dentro di sé, sapeva di dar ragione in qualche modo al punk; erano amici, e le ragazze degli amici non si toccavano mai…
Ma Duncan aveva mentito a tutti loro, e lui, Scott, ormai stava con Courtney, la quale in così poco tempo era riuscita ad entrare nella sua testa e ad occupare tutti i suoi pensieri, diventando tutto il suo mondo. Se solo il punk avesse rivelato il nome della ragazza quando gli aveva raccontato tutte le sue peripezie…
 
'Duncan' aveva iniziato il rosso serio. 'Non ho intenzione di scaricarla per un tuo capriccio – e nel pronunciare quelle parole aveva stretto ancor di più la mano della spagnola – io e lei stiamo insieme adesso e credo tu debba fartene una ragione'.
Il ragazzo dalla cresta verde lo stava fissando deluso e arrabbiato al tempo stesso.
 
'Bene, vorrà dire che me ne andrò via io'.
 
'Se varchi quella porta, non prenderti la briga di tornare'. Il punk, dopo aver lanciato a tutti i presenti un’occhiata gelida, aveva dato loro le spalle, dirigendosi verso la porta sul retro.
 
'Penso te ne debba andare anche tu' aveva continuato Bridgette in direzione della gotica, rimasta in silenzio fino a quel momento.
 
'Come, scusa?'.
 
'Vattene, Gwen. Non c’è posto per i traditori in questo locale' aveva dato man forte Geoff, posando una mano sulla spalla della propria compagna.
Courtney si era alzata in piedi, pronta ad aiutare e sostenere l’amica, ma una presa salda sul proprio fianco le aveva impedito di prendere qualsiasi iniziativa.
 
'Questo non riguarda te, Courtney' le aveva sussurrato Scott all’orecchio. 'Con Gwen parlerai domani'.
La gotica aveva cominciato a protestare, calpestando più volte i piedi a terra e richiamando l’attenzione di molti clienti lì dentro; gli occhi neri erano diventati lucidi e rossi e la voce si stava leggermente affievolendo a furia di gridare.
Una lacrima aveva rigato il viso di Courtney e qualcosa nel petto di Scott si era incrinato.
Quest’ultimo, infine, aveva ordinato a due dei suoi dipendenti di scortare la macabra ragazza fuori dal locale, cosa che avevano fatto all’istante, sotto gli sguardi curiosi degli altri clienti.
 
 
 
 
'Io e te ci siamo chiarite il giorno dopo' disse Gwen all’ispanica. 'Invece, per quanto ci provassi con Bridgette e Geoff, loro non mi volevano più vedere, mi hanno ignorata persino al tuo matrimonio'.
 
'Già, ci siamo sposati…' bisbigliò Courtney con le guance imporporate per l’imbarazzo. Lanciò un’occhiata a Scott, compiaciuto e divertito.
 
'Yuppie' commentò Duncan sarcastico. 'Dopo quel litigio, il gruppo si è diviso: c’è chi è stato fedele a Scott e chi invece ha apprezzato la bellezza di questo ragazzone' sorrise il punk indicandosi e ammiccando in direzione delle ragazze.
 
'E a seguito del tuo arresto chissà in quanti ti avranno voltato le spalle, che peccato' ghignò Scott, strappando mezzo sorriso all’ispanica e guadagnandosi una stilettata da parte dell’altro ragazzo. 'Abbiamo dovuto cambiare il nostro nome, così sono nati i “Vultures”, lasciando a Duncan i meravigliosi “Der Schnitzel Kickers”… e parte dei clienti, dal momento che ce li ha rubati quasi tutti. Per tale motivo, ho provveduto personalmente a cambiare i codici'. Questa volta fu il turno del punk a sghignazzare. 'Comunque, fattasi sempre più seria la nostra relazione, ho dovuto raccontarti quello che facevo per vivere e… la cosa non ti ha nemmeno scalfita, anzi, sapevi già tutto!'.
 
'Tanto più che hai abbandonato lo studio per dare una mano a lui' s’intromise Gwen indicando il rosso.
 
'Come sarebbe a dire che ho abbandonato lo studio?!?!'.
 
'Quello che ho detto…' affermò la gotica. 'Per di più, dopo il matrimonio hai deciso di non frequentare più me e Heather per paura che potesse accaderci qualcosa'.
 
'Potrebbe andare peggio di così?' fece Courtney portandosi una mano sulla fronte.
 
'Potrebbe piovere' rise Duncan, beccandosi uno schiaffo in testa da Geoff.




Improvvisamente, però, tutte le luci si spensero e il buio li inghiottì completamente.
 
 



 
COURTNEY
Impiegarono parecchi minuti prima di ambientarsi all’interno dell’ufficio: il buio impediva loro di individuare i mobili e più volte si calpestarono i piedi a vicenda.
Lei finì tra le braccia di Duncan e, sentendo qualcosa percorrerle i fianchi, lanciò un piccolo grido.
'Che c’è, principessa? Hai paura del buio per caso?' la schernì Duncan ghignando.

'Non proprio: ho paura di te al buio. Chissà dove potresti mettere quelle sudice manacce da teppista che ti ritrovi' finì la ragazza a denti stretti scrollandosi di dosso le dita di lui dai suoi fianchi. 'E non chiamarmi principessa!'.

'Ragazzi, state buoni, è solo un blackout, può capitare' disse Gwen pestando i piedi di Geoff, il quale emise un urlo. 'Ops'.

'No, non è normale' disse Scott spaventando la spagnola, andata a sbattere contro il petto di lui; pochi secondi più tardi, il rosso accese una torcia. 'Avrebbero dovuto azionarsi le luci di emergenza'.

'Ehi, non sentite anche voi puzza di bruciato?' domandò Courtney all’improvviso inspirando l’aria e guardando in direzione del punk.

'Io non ho fatto nulla… per ora' si giustificò lui alzando le mani all’altezza del viso. 'Ad ogni modo, la topina ha ragione, c’è qualcosa che non quadra, qualcuno deve aver manomesso i cavi'.
Inconsciamente, forse presa dal panico, Courtney si fece sempre più vicina a Scott aggrappandosi al colletto della camicia bianca che il ragazzo portava quella sera; sentì qualcosa di duro sfiorarle la coscia e subito divenne paonazza in viso, mentre il resto del corpo s’irrigidì.
 
'Non farti idee strane' le sussurrò lui, attento a non farsi sentire dagli altri tre. 'È solo la pistola' e detto ciò la estrasse dai pantaloni, impugnandola con decisione.
Sinceramente non sapeva se esserne sollevata o meno.
Anche Gwen sembrò preoccupata, al contrario i due ragazzi aprirono un cassetto rifornendosi di torce. 'Ragazze, statemi dietro; Duncan chiudi la fila. Vediamo di raggiungere la pista da ballo e di recuperare il resto della squadra'.
 
 
 


Giunsero al centro del locale e, lanciando una fugace occhiata in giro, aiutati dalle torce, notarono come tutto fosse in ordine: le sedie erano state capovolte sopra i tavoli, così come gli sgabelli sul bancone, e il pavimento era stato spazzato. Courtney aggrottò la fronte: 'Ma che ore abbiamo fatto?'.

'Quasi le tre' le rispose Duncan guardando l’orologio digitale al polso. 'Il locale ha già chiuso'.

'Almeno non dovremmo vedercela con i clienti' sospirò Scott sollevato avanzando con cautela verso il bancone e afferrando la cornetta del telefono accanto alla cassa. 'Staccato'.

'Gli altri che fine hanno fatto?' domandò Gwen guardando il bancone vuoto.

'A casa' rispose Geoff. 'Come ogni fine turno'.

I tre ragazzi si divisero, lasciando Courtney e Gwen sole, al centro della sala. Il cuore dell’ispanica prese a battere all’impazzata, quella situazione non le piaceva per niente e una strana sensazione che qualcosa di brutto potesse accadere da un momento all’altro le ronzava furiosa nella testa. Si spostò leggermente verso il bancone, con estrema lentezza, Gwen a braccetto, convinta di aver udito qualcuno mugugnare. Appoggiò d’istinto il proprio orecchio sulla porta della cantina, al di là del lungo tavolo in legno; il suono si fece più forte.
'Gwen, qui dentro c’è qualcuno' disse cercando alla cieca la maniglia; le due provarono a turno ad abbassarla ma invano, la porta era chiusa a chiave.
La spagnola, allora, al confine con una crisi isterica, alzò la gamba e con un poderoso colpo sfondò il legno formando un pertugio nel centro. Gwen, per nulla sbalordita da cotanta forza, infilò la testa nel buco: solo quando i suoi occhi si adattarono completamente al buio distinse vagamente i lineamenti dolci e femminili del viso di…
 
'BRIDGETTE!' gridò la gotica. 'Resisti, ti tiriamo fuori! Courtney, aiutami!'. Questa non se lo fece ripetere e caricò la gamba, scardinando del tutto la porta e producendo un grande frastuono. Gwen si diresse a soccorrere la bionda, cercando di slegarla; nel frattempo i ragazzi le avevano raggiunte. Courtney, strappando la torcia dalle mani di Duncan, la puntò dentro lo stanzino per agevolare il lavoro dell’amica: a terra, con la testa ricoperta di sangue, comparvero altre due figure, questa volta maschili.

'Topher, Beardo!' esclamò Scott andando incontro a entrambi, ancora doloranti e tremanti.

'Piccola!' fece il biondo abbracciando la compagna. 'Che è successo? Chi vi ha ridotto così?'.

'N-non lo so' balbettò lei con le lacrime agli occhi. 'A-abbiamo mandato a casa il resto della squadra, noi invece siamo rimasti qui anche dopo la chiusura ad aspettarvi quando qualcuno ci ha aggredito. Ho avuto così tanta paura, mi sono risvegliata al buio tutta legata e imbavagliata'.

'Non ha senso, perché mai dovrebbero attaccarci?'.

'Un attimo… cos’è questo ticchettio?' domandò Duncan.
 
Scott, con le orecchie ben tese, si portò vicino alla sorgente di quello strano rumore, che, constatò, proveniva da una delle casse da dj posizionata sul soppalco. Afferrò l’arnese e con l’ausilio della torcia lo illuminò; tutti sbiancarono a quella vista: una bomba grande quanto la mano del rosso e munita di un orologio digitale era pronta a scoppiare in meno di tre minuti. 'MERDA!' esclamò Scott preoccupato. 'Ce ne dobbiamo andare, subito!' e senza pensarci molto afferrò la mano di Courtney, determinato a portarla via da lì.
 
'Ce n’è una anche qui, cazzo' aggiunse Duncan alzandosi da sotto un tavolino, al centro della sala.
 
'Anche qui' affermò Geoff, accanto ad un tavolo da biliardo. 'BRIDGETTE, CORRI!' urlò poi prendendo la mano della consorte e dirigendosi verso la porta d’ingresso, seguiti da Gwen e Duncan.
 
'Il portone è bloccato!' esclamò il punk dando qualche energica spallata alla porta a vetri.
 
'Lascia perdere, tutti sul retro!' gridò Scott con quanto fiato aveva in gola. Si precipitarono nello stretto corridoio, sbattendo contro vari mobili e tavolini a causa del buio; ma finalmente uscirono da quell’inferno correndo a perdifiato in direzione del grande parcheggio. 'Andate avanti, vi raggiungo' e il rosso lasciò la mano di Courtney pregandola silenziosamente di andare con gli altri.
 
'COSA?! No, tu sei pazzo!' lo rimproverò lei. 'Muovi il culo e corri!'. Un dolce sorriso si dipinse sulle labbra di Scott. 'Perché ridi?! Non c’è niente di divertente!'.
 
'Non pensavo ti affezionassi a me così presto' disse lui continuando a sorridere, ma ad un suo segnale Duncan si issò Courtney sulle spalle e la condusse nel parcheggio prima che questa potesse decidere di inseguirlo e farsi seriamente male.
 
'Mettimi giù!' esclamò lei scalciando e riempiendo di botte il petto e la schiena del ragazzo. 'Non possiamo lasciarlo andare, morirà!'. Una lacrima cominciò a solcarle il viso, poi un’altra, e un’altra ancora fino a quando non scoppiò; provò a trattenerle, ma il suo corpo era deciso a non rispondere ai suoi comandi.
Duncan si buttò di lato, dietro ad un’auto; abbracciò Courtney, tenendole la testa al riparo.
 
 


Un’esplosione perforò le loro orecchie, e alzò un’enorme nuvola di polvere; fuoco e fiamme presero d’assalto i resti dell’edificio; l’antifurto delle macchine ancora intatte – tra cui quella di Gwen - cominciò a suonare incessantemente.
Courtney lasciò la presa del punk e, barcollante sulle gambe e con il viso rosso e sporco di polvere, iniziò a camminare verso l’incendio. Gli occhi le bruciavano da morire a causa di tutto quel fumo e respirare le divenne sempre più difficile.
'COURTNEY!!' la chiamò Gwen da dietro la Mustang. 'Cosa fai?! Dobbiamo andarcene, la polizia potrebbe arrivare a momenti!'. La ignorò: la sua priorità in quel momento era un’altra. Cominciò a spostare le macerie che intralciavano l’entrata sul retro, solo che due braccia forti la fermarono nel suo intento.
 
'Principessa, non puoi entrare' le fece la voce profonda di Duncan.
 
'Se non hai intenzione di aiutarmi, puoi andartene' rispose fredda, con altre lacrime pronte a scoppiarle.
Non capiva cosa le stesse succedendo in quel momento, perché darsi tanta pena per una persona conosciuta qualche ora prima?
Non sapeva come spiegarlo, ma c’era qualcosa dentro di lei che le diceva che quella persona ora era intrappolata là dentro, tra le macerie, ancora viva e bisognosa d’aiuto. E lei avrebbe fatto di tutto pur di salvarla. Si divincolò una seconda volta dalla presa del ragazzo cadendo rovinosamente con le ginocchia a terra.
 
'Principessa…'.
 
'NON CHIAMARMI PRINCIPESSA!' gli urlò lei con voce spezzata e piangendo a dirotto. Poi, dal nulla, cominciò a battere i pugni sulla pietra, arrabbiata con se stessa e con il mondo. Qualcuno che conosceva a malapena, ma per cui sentiva di provare qualcosa di tanto grande persino per lei, aveva messo in pericolo la propria vita per salvare la sua. Per salvare quella di tutti loro.
Si sfogò con tutta se stessa, gridando e sferrando di tanto in tanto dei pugni al suolo, lasciando che la dura pietra le lacerasse la carne.
Gli altri, riunitisi attorno a lei, rimasero in silenzio ad osservare la scena intristiti e, soprattutto, impotenti.
 
Consumate le energie, l’ispanica si accasciò al suolo. Che facessero di lei ciò che volevano, ormai non le importava più nulla. Infatti, lasciò che Duncan, aiutato da Geoff, la sollevasse da terra per fuggire il più lontano possibile, prima che le sirene della polizia potessero raggiungerli.
In silenzio, la sorressero nel fare qualche passo in avanti.
Fu in quel momento che sentirono il rumore di altre macerie spostarsi; si voltarono e con loro stupore, una figura alta e muscolosa, ricoperta interamente di polvere e con qualche ustione qua e là, emerse, tossendo a causa del fumo e cercando affannosamente di respirare. Courtney sgranò gli occhi e il grosso macigno che fino a quel momento aveva sentito sullo stomaco, com’era apparso, improvvisamente svanì nel nulla.
Corse incontro all’uomo, aiutandolo a liberarsi. Si guardarono per un momento negli occhi, quelli della ragazza avevano ripreso a lacrimare.
Scott accennò a un sorriso prima di lasciarsi cadere, svenuto, tra le braccia di lei.
 
 


 
DUNCAN
Era pomeriggio inoltrato e pochi di loro, privati delle forze, dormivano.
Dopo la tragedia consumatasi quella notte, avevano trovato riparo presso la casa di Gwen, l’unica con la fedina penale pulita e che non fosse in quel momento bersaglio dei loro nemici. Con immane fatica, erano riusciti a convincere l’ispanica a lasciare Scott nelle mani dei suoi compagni e a svignarsela prima dell’arrivo delle forze dell’ordine e di tutti i soccorsi necessari.
Il gruppetto del rosso, infatti, aveva passato l’intera mattinata a rispondere alle domande della polizia, la quale, una volta soddisfatta, aveva lasciato andare i ragazzi con la promessa di trovare il responsabile dell’attacco. Ed era stato proprio in quei colloqui che gli agenti avevano comunicato loro la morte di Beardo, trovato sotto le macerie dopo ore e ore di lavoro estenuante da parte dei vigili del fuoco. Detta sinceramente, il punk non si era minimamente accorto della sua assenza durante la fuga dal locale, troppo preso dal panico del momento…
Una volta raggiunta la casa di Gwen, Bridgette, dopo aver medicato con cura le mani dell’ispanica, si era coricata insieme alla gotica sul letto di quest’ultima, mentre Topher aveva occupato una delle altre camere. Poi, c’era chi come Duncan non riusciva proprio a chiudere occhio, preoccupato per quello che il futuro avrebbe riservato loro. Di certo non rose e fiori.
Geoff, appostato davanti alla finestra del salotto, controllava che la strada non pullulasse di gente poco gradita pronta a terminare quanto cominciato quella notte; Scott, con braccia e busto fasciati, restio a passare il tempo in ospedale, era disteso sul divano ad osservare una Courtney ancora turbata dall’accaduto, seduta sulla poltrona adiacente, a fare zapping alla televisione.
 
 

 
'Buongiorno, cari telespettatori! Qui TG Drama con una notizia BOMBA!' rise Josh per la battuta fatta.
 
'Letteralmente!' continuò la collega, Blaineley. 'Stanotte una forte esplosione ha messo K.O. uno dei più popolari locali della città, l’“All Stars”. Stando alle nostre fonti pare che questa sia stata causata da diverse bombe piazzate in quasi tutto l’edificio'.
 
'Sfortunatamente anche le telecamere sono andate distrutte, quindi non sapremo mai chi c’è dietro a tutto questo!'.

 
 



'Questo lo dicono loro' commentò Scott facendo incredibili sforzi per mettersi seduto.
 
'Che intendi dire?' chiese Duncan porgendogli una tazza di caffè. Il rosso si limitò ad indicargli una videocassetta posata sul tavolino di fronte; il punk lo squadrò finché non capì. 'Sei tornato indietro solo per prendere quella dannata videocassetta?'.
 
'Per scoprire chi ci vuole morti' commentò Geoff allontanandosi dalla finestra.
 
'Anche se in realtà penso che quello di stanotte sia stato solo un avvertimento, altrimenti avrebbero sigillato anche l’entrata sul retro o fatto subito fuori Bridgette e gli altri quando sono stati aggrediti' fece il rosso pensieroso.
 
 



'Ma ora diamo la parola al nuovo Capitano della polizia, pronto a lasciare una dichiarazione'.
 
Un ragazzo muscoloso dalla carnagione chiara comparve sullo schermo del televisore. Aveva il mento grosso con una fossetta, capelli e occhi neri; indossava una maglietta a maniche corte verde e un pantalone blu scuro, attorno al collo portava due piastrine militari di riconoscimento.
 
'Il sottoscritto, il Capitano Brick McArthur, e tutto il dipartimento di polizia giuriamo di trovare, per la sicurezza dei cittadini, il responsabile di questa tragedia. Troppe sono  state le disgrazie accadute in queste ultime settimane, troppe sono state le sviste da parte nostra e di queste, sappiamo bene, non bastano delle scuse accorate' iniziò. 'Sappiamo che per i cittadini, sono solo parole; quindi eccovi i fatti, i primi provvedimenti presi da quando ho preso servizio nella vostra città, questa notte: due dei nostri agenti sono stati sospesi senza paga fino a data da destinarsi, sono stati tanti gli errori commessi, tra cui la negligenza nel non aver adeguatamente ed esaustivamente studiato il caso a loro assegnato permettendo così l’arresto di un innocente, e l’aver permesso che persone non autorizzate venissero a conoscenza di informazioni di vitale importanza per la polizia' fece una pausa.
'Aumenteremo la sicurezza nelle strade e nei luoghi pubblici, ogni farabutto verrà catturato, e tra questi colui che ha provocato l’esplosione dell’“All Stars” e la morte di uno dei suoi dipendenti, Beardo Bennett. Le nostre più sentite condoglianze alla famiglia, troveremo chi è causa di così tanto dolore.
Con me al comando, nessun criminale avrà vita facile'.






I ragazzi si scambiarono delle occhiate, tristi e preoccupate.
'Sanno che ci siamo intrufolate alla stazione…' quasi bisbigliò la spagnola. 'Le due agenti sospese devono essere Sanders e MacArthur'.
 
 
Già, si disse Duncan, non sarebbe stato tutto rose e fiori.
 


 
§
 
 


Spense il televisore e si concesse qualche momento di pace, sdraiato a contemplare il soffitto.
'EHI, TU!' urlò una voce femminile. 'Razza di psicopatico, fammi uscire da qui!'.
Un ghigno gli solcò il viso e con estrema lentezza si portò davanti alla cella dove la teneva prigioniera.
Non poteva negarlo era una bellissima ragazza, alta e slanciata con una carnagione chiara, presentava alcuni elementi asiatici come il taglio degli occhi, grigi e profondi, le labbra erano grandi e prominenti e il naso era all’insù; i capelli erano lunghi e neri come la pece. Per non parlare di quella piccola fossetta che le solcava il mento.
 
'Mia piccola e dolce Heather, sai bene che se lo facessi poi dovrei ucciderti' disse spietato.

'Non sono tua'.

'Se per questo neanche piccola e dolce' ghignò lui. 'Vediamo se i tuoi amici correranno a salvarti'.

'Lo faranno' ringhiò lei determinata.

'Lo spero, così quando arriveranno noi li faremo fuori…




Uno a uno'.







____________
ANGOLO AUTRICE:
Ciao, ragazzi! Dunque, questo era l'ULTIMO capitolo della PRIMA parte del racconto "AMNESIA": non serve che vi dica il perchè di questo titolo ;) 
La seconda parte, invece, si intitolerà "ENIGMA" e tratterà tutti (o quasi) i misteri ancora irrisolti: chi ha ucciso Zoey? Rodney? Chi ha piazzato le bombe, e perché? Dove si trova Heather e con chi?! e tante altre domande ancora... la data di uscita - se nulla andrà storto - sarà sui primi di ottobre!
Come sempre, siete gentilissimi e preziosi <3 vi ringrazio per aver letto la storia, di aver condiviso le vostre opinioni e teorie, VI ADORO!!! <3
Augurandovi un buon ritorno a scuola, o comunque un buon inizio di qualcosa (e, a chi è uno studente universitario, la fine del calvario di questa interminabile sessione, perché diciamocelo, a causa del Covid mi è parsa pià lunga, da gennaio in poi tipo), rinnovo i ringraziamenti, e spero di rivedervi anche nella seconda parte!

Un bacio e un abbraccio enorme <3


 
   
 
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