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Autore: Roscoe24    09/09/2020    1 recensioni
"(...) Erano servite poche semplici parole per annullare i lavaggi del cervello dell’Hydra, cancellare il Soldato d’Inverno e far riemergere Bucky. Sarò con te fino alla fine."
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Do you hold your scars close to your heart?
Fall behind,
Who will live to tell your story?
You were taught to leave no man behind
(…)
Hear me now
Carry all my sins and I will learn how to love the flag

(Backbone – Kaleo)

                                                                                     


                                                                                    ∞







Bucky Barnes fissava il suo riflesso allo specchio.
Gli occhi cerulei spenti, privi di una luce che li aveva caratterizzati da ragazzo e che non si era mai reso conto di avere al loro interno fino a quando non aveva notato che si era spenta – che l’Hydra gliel’aveva spenta. O la guerra, o il lavaggio del cervello, la perdita di un braccio che era stato sostituito da uno di metallo e l’aveva reso un’arma perfetta: il Soldato d’Inverno, un Fantasma, una macchina da guerra, un pluriomicida.
Ricordava i volti di ognuna delle sue vittime, e ce n’erano a centinaia che camminavano nei suoi ricordi sfasati. Riusciva a sentire le loro suppliche, le loro ultime parole. Riusciva a vedere i loro sguardi. Era stato lui a spegnere la luce nei loro occhi, lui a privarli del bene più prezioso, la vita.
Bucky non si riconosceva più.
Fissava l’uomo dentro allo specchio e vedeva qualcuno che non conosceva.
Era stato un uomo di cent’anni che non ricordava di aver avuto una vita, ma che, piuttosto, aveva camminato per anni nel buio completo fino a quando non aveva incontrato Steve, su quella strada. L’aveva guardato senza riconoscerlo, in un primo momento.
L’uomo sul ponte, io lo conosco. Ma l’avevano sottoposto ad un’ennesima lobotomia per tentare di cancellare quel barlume di dubbio che si era insinuato in lui, alla vista di quell’uomo a cui non sapeva dare un nome, ma il cui volto gli era sembrato stranamente familiare, come la reminiscenza di un sogno che ci rimane addosso anche dopo che ci siamo svegliati.
Tuttavia, erano servite poche semplici parole per annullare i lavaggi del cervello dell’Hydra, cancellare il Soldato d’Inverno e far riemergere Bucky.
Sarò con te fino alla fine.
Quella frase aveva provocato nel suo cervello un’invasione di ricordi che gli avevano persino fatto male. Era successo tutto in una frazione di secondo e ne era stato sommerso come se improvvisamente fosse stato gettato dentro ad un lago e l’acqua gelida avesse cominciato a riempirgli i polmoni. Si era sentito soffocare, in un primo momento.
Per anni aveva creduto di essere qualcuno senza un passato. Si era sentito solamente come un’arma, un mezzo dedito solo all’obbedienza e alla violenza. E nient’altro. Non un qualcuno, ma un qualcosa che veniva mandato a combattere qualsiasi battaglia. Non ricordava cosa significasse sentirsi una persona. Non ricordava niente della sua vita prima dell’Hydra e non aveva mai avuto il tempo di chiedersi cosa potesse essergli successo perché il suo cervello veniva costantemente resettato.
Ma dopo quelle parole… dopo quelle parole la mente di Bucky aveva cominciato a vorticare, a ricordargli che era stato qualcuno prima di essere fatto prigioniero, di essere manipolato e torturato.
Era stato un ragazzo che viveva a Brooklyn e aveva un migliore amico magrolino e un po’ troppo pieno di malanni, ma terribilmente testardo e dal cuore buono e altruista.
Era stato al fianco di quel ragazzino che tendeva un po’ troppo a cacciarsi nei guai, ad attaccare briga con individui grossi il doppio di lui solo perché non accettava le ingiustizie e non gli importava che fosse svantaggiato fisicamente.
Erano stati amici, lui e Steve. Si erano sempre sostenuti. Erano sempre stati dalla stessa parte. Abitavano a poche case di distanza. Si dicevano cose che non avevano il coraggio di dire a nessun altro. Andavano sulla ruota panoramica, sulle montagne russe e Steve rimetteva ogni volta che i loro piedi ritoccavano terra.
E quella consapevolezza si era fatta strada in lui, prepotente, come una marea improvvisa, come una valanga, un uragano. Bucky non aveva potuto frenare quella consapevolezza, come non avrebbe potuto fermare una qualsiasi calamità naturale.
Ed era stata quella certezza a far sì che tirasse fuori il corpo esanime di Steve dal fiume.
Erano legati da un destino che era andato al di là della morte. Un destino che li aveva fatti incontrare di nuovo dopo quasi settant’anni, e che se n’era fregato ampiamente del fatto che il suo cervello non funzionasse più correttamente perché era consapevole che il suo cuore, invece, avrebbe funzionato nel modo giusto.
Il suo cuore e quella parte di anima legata a Steve lo avrebbero riconosciuto e gli avrebbero fatto tornare in mente ogni ricordo che aveva legato a quel ragazzo.
E Bucky sarebbe tornato ad essere Bucky.
Ma ora si guarda allo specchio e non è sicuro di vedere Bucky. Non quando guarda il suo braccio metallico, non quando osserva i suoi capelli lunghi che incorniciano un viso stanco, sciupato e corroso dalle guerre e dai rimorsi, dagli incubi e dal disprezzo che prova per sé stesso. 
Non quando Steve non è più al suo fianco.
Guarda le medagliette che porta al collo: la sua e quella di Steve. Sergente Barnes, Capitano Rogers.
Non se le toglie mai. Sono un promemoria che Steve è esistito davvero, che non è solo il frutto di un ricordo falsificato dalla sua mente instabile, che ciò che avevano e che li legava era reale come il sorgere del sole.
Sarò con te fino alla fine. E per Steve la fine è arrivata. È invecchiato in un’altra dimensione, lasciandolo qui da solo a fare i conti con una realtà che non sa gestire, con una vita che non riesce a vivere a pieno perché non ha più niente.
Nemmeno Steve.
E prova un’enorme rabbia, dentro di sé, qualcosa che lo spinge a digrignare i denti, a farli cozzare tra di loro fino a rischiare di spezzarli. Un sentimento di frustrazione che gli parte dallo stomaco e vorrebbe tradurre in un urlo, un grido così forte da lacerargli le corde vocali, ma non lo fa. Rimane in silenzio a fissare quei cerulei occhi che non sempre riconosce e che a volte lo spaventano anche un po’ perché sembra appartengano ad un estraneo, ormai.
Rimane in silenzio a cercare di cogliere al loro interno tutte le risposte che non riesce a dare a domande che, invece, continua a porsi ogni dannatissimo giorno.
Ma non riceve altro che silenzio.
E si sente terribilmente perso. Perso come non è mai stato. E la rabbia, allora, ha di nuovo il sopravvento. Per questo, con un pugno deciso, usa il braccio sinistro per frantumare lo specchio e, con lui, il suo riflesso, che altro non fa che ricordargli quanto si senta fuori posto e solo al mondo.






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Ciao! È la prima volta che scrivo in questa sezione e sono un po’ agitata. Ad ogni modo, se avete letto fin qui vi ringrazio 😊
Non so bene da dove sia nata questa OS, forse dal fatto che Sebastian ha pubblicato quella foto di Bucky su Instagram e da lì la mia mente ha iniziato a vagare. Poi ho ascoltato la canzone citata all’inizio e mi ha fatto pensare a Bucky e le due cose insieme, probabilmente, hanno fatto sì che la mia mente partorisse tutto ciò.
Spero solo che Bucky non risulti troppo OOC.
La parte delle medagliette me la sono un po’ inventata, mi piace pensare che una sia di Steve, anche se non so bene quale grado possa esserci inciso, quindi ho optato per capitano.
Se non si fosse capito, per quanto trovassi estremamente carini Steve e Peggy insieme, non mi è piaciuto per niente il finale che hanno scelto per concludere l’arco di Steve e il modo in cui Bucky è stato lasciato indietro.
Capisco che Evans avesse finito il suo contratto, ma a parer mio potevano scegliere altri modi per far concludere la storia del nostro Capitano, soprattutto se ha passato CA: The Winter Soldier e CA: Civil War a voler salvare Bucky, ma questo è un altro discorso.
Se siete arrivati a leggere fino alla fine, vi ringrazio immensamente. E se vi va, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate!
Alla prossima!


 
   
 
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