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Autore: Merry brandybuck    09/09/2020    0 recensioni
Aragorn è salito al trono da pochi mesi e già si ritrova a combattere una battaglia contro degli orchi che non accettano la caduta di Sauron : per questo scontro il re si ritroverà a chiedere aiuto ai suoi amici fidati e a dover portare alla luce un membro della sua famiglia che è rimasto oscurato per anni.
Come continuerà l’esistenza sua e del regno dopo questo incontro ?
Personaggi: nuovo personaggio/ Aragorn/ Legolas/compagnia dell’anello/ un po’ tutti
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Legolas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soffiava una leggera brezza. Merry la sentiva sfiorargli il volto, come fosse la mano di una dama, e scompigliargli i capelli biondi e ricci: era giunto a Minas Tirith per primo insieme a Pipino, poi erano arrivati Faramir ed Eowyn da Osgilat, seguiti da Sam e Frodo insieme a Gimli e ,infine, Legolas con suo padre Thranduil. Aragorn li aveva richiamati a Gondor sotto ordine di Gandalf, per disquisire su un argomento piuttosto importante.

 

Merry era arrivato davanti all’ imponente torre argentea che dominava incontrastata la Cittadella, aspettandosi di essere accolto da uno dei suoi amici ma, ciò non era avvenuto: era venuto ad accoglierlo un paggetto esile, gracile, con i capelli rossi tagliati a spazzola e una chiostra di denti leggermente ingialliti. Il paggetto lo aveva condotto tra i floridi giardini della tenuta, nei tortuosi corridoi salendo fino alla sala dove avrebbe dovuto attendere il re Elessar: quando il paggio lo aveva visto fermarsi davanti al portone d’Ebano che conduceva alla sala del trono, era  sbiancato, visibilmente impaurito, e aveva cercato gentilmente di condurlo nella sua stanza. Ma Merry non voleva muoversi senza aver almeno salutato il padrone di casa : ma proprio mentre il ragazzo, in preda alla disperazione, stava per afferrargli un braccio e trascinarlo di peso in camera la porta si spalancò e un uomo dal viso scarno uscí dalla stanza; Merry non poteva credere ai suoi occhi: quello era Aragorn, col viso stanco e martoriato da notti insonni e i capelli leggermente screziati d’argento, ma era Aragorn. Quando l’uomo l’aveva visto, il suo volto si era riempito di viva gioia e sorridendo gli disse: “ benvenuto meriadoc Brandybuck! Sinceramente ti aspettavo sul più tardi ma sono contento che tu sia venuto” e Aragorn lo condusse personalmente alla sua stanza chiacchierando allegramente.

 

Ora Merry si trovava sulla terrazza della Torre Bianca a godersi la mattinata assolata  con Pipino mentre rifletteva sul proprio arrivo nella capitale: guardando verso il basso vide Legolas e Gimli passeggiare nei giardini sottostanti. “ Guardali !” disse al cugino indicando l’elfo e il nano; Pipino accorse e quando vide i due amici ridere e scherzare, cinquecento metri sotto di loro venne preso da un improvviso attacco d’allegria : “ Dovremmo tornare anche noi a divertirci così, Merry” gli sussurrò dolcemente in un orecchia, mentre gli accarezzava i riccioli dorati che gli ricadevano sulle tempie e poi si andò ad adagiare su una delle due sedie lì vicino. Merry ripensò alle parole di Pipino con attenzione e stava per andare a sedersi in fianco al cugino quando un soldato salí sulla terrazza e urlò: “ Meriadoc Brandybuck, scudiero di Rohan e Peregrino Tuc, soldato di Gondor sono chiamati nella sala del trono di re Elessar”. “ Ebbene il momento è giunto” sospirò, sollevato, Pipino mentre alzava la sedia e se la caricava in spalla.

*

 

Frodo e Sam erano seduti sulle candide lenzuola di lino del loro letto: erano arrivati due settimane prima, avviluppati nei manti ,donati loro dalla dama del Bosco D’Oro, per via di un violento nubifragio che li aveva colpiti negli ultimi tre giorni di viaggio. Frodo si sentiva ancora dentro il tumulto di emozioni che avevano avvolto il suo cuore quando erano giunti in vista dell’enorme capitale e che non lo avevano lasciato più andare; dal momento in cui avevano oltrepassato il nuovo cancello di mithril, progettato e realizzato magnificamente da Gimli e i suoi nani, tutti i cittadini si inchinavano e per le strade si sentivano solo dei leggeri mormorii e il fruscio della stoffa sui corpi delle persone che si scostavano al loro passaggio. Al loro arrivo alla Torre Bianca erano stati accolti dalla dama Arwen che li aveva condotti garbatamente nella sala dove li attendeva il Re; Sam aveva notato il ventre leggermente gonfio della dama, ma non aveva osato fare domande per via della poca confidenza che aveva con lei e per le proprie umili origini .

 

Adesso erano finalmente asciutti e riposati, e avevano avuto il permesso di fumare un po’ di erba pipa proveniente da Pianilungone. Trasalirono quando qualcuno batte tre colpi secchi contro la porta: un uomo vestito di cotta di maglia e schinieri rilucenti si inchinò, ossequioso, e annunciò con voce calma e cortese: “ Il signor Frodo Baggins e il signor Samvise Gamgee sono chiamati all’udienza di Re Elessar”. “ È arrivata l’ora tanto attesa”  mormorò Frodo tra sé e sé.

*

Sire Thranduil continuava a misurare la stanza a grandi falcate e ogni tanto lanciava occhiate fugaci al figlio, seduto su una sedia: il principe stava passeggiando e chiaccherando amabilmente con Gimli il nano quando due guardie di Minas Tirith, vestite di tutto punto, lo avevano chiamato e condotto nella stanza dietro la sala del trono, dove era già atteso dal padre; “ Calmati ada, manca ancora tempo prima della tua sorpresa” sospirò Legolas: “ Sei proprio sicuro di non volermi dire di cosa si tratta, yondo ?” Chiese il re degli elfi con evidente impazienza “ Non so nemmeno io che genere di sorpresa sia, ada. Aragorn mi ha solo detto che quando ci verrà a chiamare vorrà dire che la sorpresa sarà pronta e che fino a quel momento dobbiamo rimanere in stanza” rispose il principe ridendo: suo padre sembrava un bambino impaziente di scartare i regali che chiedeva continuamente ai genitori il permesso.

 “ Te sei identico a tuo nonno Oropher: non sapete mai niente di quello che mi sta per succedere !” ribatté Thranduil divertito: ma Legolas vide un velo di tristezza passare sugli occhi azzurri  del padre, prima che si sedesse sulla sedia di fronte alla sua. 

Il re iniziò a torturare la lunga veste cerulea con le dita mentre continuava a guardarsi intorno, cercando invano un indizio per capire di quale sorpresa si trattasse. Legolas sopportava pazientemente gli sbuffi e i tremori di impazienza del padre, mentre si intrecciava i capelli argentei con le lunghe dita affusolate e lasciava vagare lo sguardo fuori dalla finestra immaginandosi la sorpresa che li attendeva.

*

Aragorn era seduto sul trono di marmo candido, tenendosi il setto nasale stretto fra l’indice e il pollice mentre sospirava per la tediosa attesa; la sua testa era un turbine di pensieri e malumore. Si alzò dal proprio seggio e scese lentamente gli scalini regolari della lunga scalinata di pietra che lo separavano dal lindo pavimento dove stavano le guardie; lanciando delle occhiate tese ai soldati che ricambiarono con sguardi ubbidienti e carichi di fiducia, si avvicinò al capitano delle proprie guardie personali e gli ordinò gentilmente: “ Fai chiamare tutti ,tranne il principe e il re di Bosco Atro, e radunali qui: conduci gli elfi nel vestibolo sinistro e dì loro che c’è una sorpresa ad attenderli”. L’uomo annuì inchinandosi e poi impartì secchi e veloci ordini agli altri soldati che sparirono nella penombra delle colonne in diverse direzioni ; dopo soli due minuti Re Elessar si ritrovò solo nell’imponente salone di gelida pietra.

Dovette attendere solo pochi minuti prima di veder comparire Merry e Pipino, seguiti Da Frodo e Sam: i quattro hobbit si fermarono a una decina di metri dal Re, inchinandosi profondamente mentre questi si avvicinava. Aragorn prese quattro seggiole da un angolo del salone e le posò delicatamente in fianco allo scranno del Sovraintendente, invitando gli ospiti a sedersi: “ Dovremo attendere ancora un po’ per iniziare la discussione, amici miei: non siamo tutti presenti” si scusò il re: Frodo sorrise e si mise comodo sulla seggiola. Gli altri suoi coetanei lo imitarono e ben presto Aragorn iniziò a dare evidenti segni di nervosismo: si sedeva e si rialzava di scatto, si artigliava le gambe e sbuffava mentre camminava su e giù per i gradini. Il portone si spalancò e Gimli entrò: a ogni suo passo gli stivali tintinnavano e l’ascia batteva contro la sua anca; la sua lunga barba castana era intrecciata e infilata nella cintura. Il nano prese una sedia e la trascinò vicino agli hobbit : Gimli era palesemente irritato per via dell’improvvisa interruzione della sua chiacchierata con Legolas, ma rimase calmo e si sedette in silenzio. Il portone si aprì di nuovo e Faramir e Èowyn entrarono: il Sovraintendente era pulito e impomatato ma gli occhi del giovane Pipino si fermarono sulla donna: aveva i lunghi capelli color miele intrecciati in una finissima acconciatura che ondeggiava leggermente mentre la consorte di Faramir camminava. Indossava una tunica bianca molto larga sui fianchi: al giovane hobbit continuava a cadere lo sguardo sulla pancia della donna, gonfia per via della gravidanza. Èowyn era rimasta incinta otto mesi prima e Faramir l’aveva portata con sè per evitare di lasciarla sola a Osgiliath durante la propria permanenza al fianco di Re Elessar; la donna camminava più lenta rispetto al marito ma era pur sempre molto veloce per gli hobbit. Appena Merry la vide, capitombolò giù dalla propria sedia e la offrì alla donna mormorando saluti in onore della signora di Rohan; i portoni si richiusero alle loro spalle con un tonfo sordo, e tutti si disposero a semicerchio intorno allo scranno del Sovraintendente dove era posata una carta di Minas Tirith e i dintorni: “ Dovremo attendere ancora qualche ora al massimo” si scusò Aragorn con aria impacciata. Sam sbuffò e guardò il re di sbieco “ Si può sapere chi dobbiamo aspettare ?” si lamentò; Frodo si sporse verso di lui con occhi apprensivi, mettendogli una mano sulla spalla per acquietarlo, con scarso successo: anzi, lo hobbit scostò la mano del padrone con forza e balzò in piedi, mentre le guance gli si imporporavano leggermente “ Deve essere una persona particolarmente importante se si passano due settimane ad aspettarla” qualche suono acuto tradiva la stizza che si celava nella voce apparentemente calma del giardiniere “ Capisco la vostra impazienza, Mastro Gamgee ma vi assicuro che il mio ospite non tarderà più di qualche ora” rispose il Re: Faramir tirò un sospiro di sollievo nel vedere che il sovrano aveva ripreso i modi e la sicurezza di sempre. Lo hobbbit non demordeva e continuò a passeggiare tra le sedie esponendo la propria arringa contro tutto quel mistero “ almeno sire ci deve dire il nome di questo suo ospite così prestigioso, oppure egli è così mistico da non avere neppure un nome !” esclamò il giardiniere con l’ira che cresceva e si faceva strada sempre più nella sua mente. “ Calmiamoci. Quest’ospite arriverà sicuramente entro oggi secondo le parole del Nostro Sire e quindi, caro Sam, è perfettamente inutile strepitare” lo zittì Merry: non avrà avuto la classe della dama Èowyn ma aveva una buona forza di persuasione. Lo hobbit si risedette, brontolando sommessamente; passarono la mezz’ora successiva a discutere di alcune strategie di attacco nel caso dei gruppi di orchetti avessero avuto l’intenzione di attaccare Osgiliat. Aragorn iniziava a sudare e a graffiare la stoffa dei pantaloni con le unghie: sentiva i passi agitati del re di Bosco Atro nella stanza a fianco; sapeva perfettamente che non bisognava far arrabbiare il sovrano degli elfi poiché egli era un avversario temibile. Dopo un’altra mezz’ora, mentre tutti si iniziavano ad innervosire e ad esasperarsi, un soldato aprì di colpo la porta facendola cigolare sui cardini : in risposta agli sguardi interrogativi che gli vennero rivolti da tutti i  presenti, si inchinò per qualche secondo e poi si rimise in posizione eretta, guardando il Re con il terrore dipinto negli occhi

“ Dal campo di battaglia sta arrivando un cavaliere non identificabile, mio sire” disse il soldato con voce isterica. Aragorn rimase interdetto per pochissimi attimi prima di uscire correndo dal salone diretto alla terrazza, seguito da tutte le persone nella sala.

 

Quando tutti furono sul piano rialzato, Aragorn si sporse dalla balaustra: la figura di un soldato a cavallo si stagliava sul pianoro e si avvicinava alla città con passo spedito. Il re rimase perplesso ma quando vide meglio la figura, un sorriso gli tagliò il volto a metà “ È arrivato” si disse “ Finalmente è arrivato”

*

Tutti erano tornati nella sala del trono e si erano riseduti; Aragorn aveva dato comando alle guardie di far passare lo straniero e di condurlo nella Cittadella il prima possibile. Era agitato “ … dieci anni… mamma mia quanto tempo è passato dal nostro ultimo incontro” pensò sorridendo: aspettava quel momento con ansia e ora che era arrivato si sentiva le gambe cedere e il respiro venir meno mentre pensava a che cosa sarebbe successo quando lo avrebbe rivisto. La sua mente era in tilt, il caos imperversava nel suo essere ma era pronto; sì, era pronto; proprio mentre si faceva coraggio un rumore lo riportò alla realtà: le porte si stavano aprendo.

Frodo si voltò e vide una figura imponente entrare: era un soldato alto sul metro e ottanta, la pelle del collo candida e il portamento importante. 

 

Indossava una cotta di maglia finissima sotto il pettorale nero con l’albero bianco di Gondor; sulle mani portava dei guanti d’arme uniti a dei bracciali di pelle consumata, mentre le gambe erano protette da schinieri impolverati e stivali quasi a pezzi. Il volto era celato alla vista da un elmo leggermente ammaccato sulla nuca che era coperta con il cappuccio di un manto nero : ma la cosa che colpì maggiormente lo hobbit era che il soldato non portava armi alla cinta, solamente una lunga sacca di cuoio a tracolla, portata di traverso sulla schiena. Lo strano sconosciuto attraversò il pavimento lindo fino a che non fu ai piedi  della scalinata che portava al trono del re: rimase in silenzio per attimi che sembrarono interminabili e poi si inginocchiò inchinandosi fino a sfiorare il pavimento con la fronte; Aragorn rimase fermo sino a che non sentì lo straniero dire “ Mio re, Mia luce Mia ragione a te è votato ogni mio battaglione” la voce sembrava ovattata ma risuonava alta e armonica. L’uomo scese le scale e battè delicatamente sulla spalla dell’altro: questi si alzò ma rimase con il capo chino “ Nogma it togh, daug”( togli il tuo elmo, soldato ) disse il re con dolcezza; lo straniero esitò ma poi eseguì l’ordine. Tutti i presenti esclamarono di sorpresa quando videro una cascata di capelli color nocciola cadere sulle spalle del guerriero: una donna dalla pelle candida si ergeva in tutta la sua statura davanti al re. “ Lei è mia sorella Aralis, comandante generale della guardia di Gondor da quasi cinque anni” annunciò Aragorn, poggiando il braccio sulle spalle della ragazza e sorridendo compiaciuto; il comandante si voltò, si diresse verso il Sovraintendente e si inchinò profondamente. Poi si spostò verso Èowyn: la dama del Mark vide che il volto della ragazza era ovale, snello ma molto più rimpolpato rispetto a quello del fratello e anche la pelle era di un rosato chiaro, la fronte era alta tre dita mentre il mento due, le sopracciglia erano ad ali di gabbiano, ben definite, spesse un dito e di un bel castano scuro mentre il naso era a patata con la punta leggermente all’insù ; gli occhi erano di un castano noce luminoso, screziato di un giallo dorato come i capelli mossi, lunghi fino a metà del seno e scalati in avanti. Aralis si inginocchiò e baciò la mano della consorte di Faramir, prima di rialzarsi e guardare i coniugi “ Sono onorata di servire la vostra famiglia e continuerò a farlo anche a costo della vita” disse, portandosi una mano al cuore; il Sovraintendente stava per commuoversi di fronte a tanta devozione ma la mano della moglie della moglie lo riportò alla realtà. La giovane era passata a salutare gli hobbit: appena sentì il nome di Frodo, si inchinò fino a che i capelli non toccarono il suolo : “ È meraviglioso conoscere un eroe della vostra portata, mister Baggins” disse Aralis rimanendo sempre china; poi voltò il capo verso Sam e lo salutò con l’appellativo di “ Samvise, l’impavido”. Questo fece gonfiare il petto dell’hobbit d’orgoglio che si spense quando la ragazza si rivolse a Meriadoc con l’aggettivo di valoroso ma il giardiniere non se la prese troppo a male; la ragazza salutò Pipino col saluto militare e poi si spostò verso il nano. Gimli fu affascinato dalla cortesia della giovane e notò che una collana era uscita dalla cotta di maglia: era un’ancora realistica legata ad un cordino marrone. Intanto il Re Elessar aveva fatto cenno a una guardia di aprire la porta del vestibolo : ivi uscì Legolas, che si massaggiava i muscoli rattrappiti, seguito dal padre.

 

 “ Allora Aragorn, quale sarebbe a sorpresa ?” chiese l’elfo sorridendo: il Re indicò l’ammasso di gente intorno al tavolo. Quando Aralis ne uscì, il re degli Elfi la guardò inorridito “ La sorpresa per un re elfico è un semplice soldato di Gondor sudato e maleodorante ?” La ragazza chinò il capo e, con voce desolata e occhi lucidi, chiese: “ Non ti ricordi più di me…”

 

“... Ada ?”

   
 
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