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Autore: Layla    09/09/2020    0 recensioni
Questa fiction inizia alla fine dell'ultimo capitolo pubblicato del manga.
Cosa è successo a Nana? Come mai se ne è andata?
Come ha raggiunto Londra.
E Hachi? Hachi cerca di vivere la sua vita senza di lei, imprigionata nella sua vita di casalinga con due figlie, ma innamorata di un altro uomo. Il suo scopo è trovare Nana.
Quando troverà Nana troverà il coraggio di cambiare la sua vita?
Shin, da parte sua, troverà finalmente l'amore in qualcuno di inaspettato...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Komatsui, Nana Osaki, Nobuo Terashima, Reira Serizawa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo ventiduesimo.

 

Quando si desidera una cosa bisogna avere pazienza.
Non importa quanti ostacoli il destino metta sulla tua strada,
se tu ami quella persona tu li salterai, li scavalcherai o li scalerai se necessario.
Per Shin avrei scalato una montagna.
-Misato Uehara.

 

La mattina dopo mi svegliai in un silenzio ovattato, allungai la mano quel tanto che bastava per tirare un po’ la tenda e mi meravigliai. Aveva continuato a nevicare per tutta la notte e ora Tokyo sembrava glassata, la metro avrebbe funzionato?
Sarei riuscita ad arrivare in tempo dal mio capo?
Non vedevo l’ora di togliermi il dente, volevo che il fratello di Shin pagasse per tutte le sue malefatte e che ci lasciasse in pace. Parlando di Shin mi girai piano verso di lui e notai che dormiva ancora con un’espressione così serena che rimasi sorpresa.
Sembrava un bambino, era così vulnerabile che ne ebbi paura, in quello stato tutto poteva fargli del male, persino io, soprattutto io.
“Non ti ferirò.”
Mormorai.
“Non sarò come tutte le donne della mia famiglia, io sarò diversa.”
Svegliai Shin, lui mi sorrise.
“Buongiorno, principessa. Che stavi dicendo prima?”
“Niente, commentavo che è caduta un sacco di neve stanotte.”
“Ok.”
Mentre lui faceva la doccia io preparai la colazione, poi toccò a me.
Fuori faceva davvero freddo, non credevo potesse fare così freddo in città, ci affrettammo verso la metropolitana, almeno lì ci sarebbe stato caldo. Poi volevo parlare al mio capo il prima possibile.
La metro funzionava per fortuna e salimmo sul vagone che portava verso dove lavoravo, era pieno di studenti e impiegati come al solito. Eravamo schiacciati come sardine, non vedevo l’ora di fare la patente e possedere un auto mia o almeno un motorino. Ero stanca di farmi schiacciare.
Arrivammo alla nostra fermata e scendemmo, respirare aria quasi pura fu un sollievo.
“È presto, sei sicura che il tuo capo sia sveglio a quest’ora?”
Guardai il cellulare, effettivamente eravamo un po’ in anticipo.
“Fermiamoci in un bar, così beviamo qualcosa di caldo.”
Lui annuì ed entrammo nel primo locale che vedemmo, non era molto pieno, sperai che la roba non facesse troppo schifo o che non fosse troppo cara visto che né io né Shin navigavamo nell’oro.
Ordinammo un cappuccino, che arrivò poco dopo con qualche pasticcino come decorazione, lo assaggiai: era buono.
“Buono.”
Mormorò Shin.
“Sì.”
Risposi io, ero sulle spine ora che il momento era arrivato.
“Non ti preoccupare, andrà tutto bene.”
Shin mi strinse la mano.
“Sì.”
Ci alzammo e pagammo, come mi aspettavo il prezzo non era dei più economici.
La casa del mio capo era molto vicina, suonai il campanello e lui uscì.
Alla mattina sembrava più vecchio e stanco.
“Vieni, Misato. Lui chi è?”
“È Shin, il mio ragazzo.
“Certo. Una ragazza carina come te non rimane da sola a lungo.”
Commentò con un sorriso.
La sua casa era molto accogliente, un misto di elementi tradizionali e moderni, sua moglie stava facendo colazione mentre guardava il tg del mattino.
“Mi scusi per il disturbo, ma ho pensato che fosse meglio risolvere questa faccenda subito.”
“Deve essere successo qualcosa ieri sera, mi hai accennato a una specie di maniaco.”
“Sì, esattamente.”
Sentii la moglie sbuffare.
“Ecco perché non dovresti far fare il turno di chiusura a una ragazza: è pericoloso per lei.”
Lui sbuffò.
“Cosa è successo?”
“Mi ha fatto delle avances e si è portato via il mio reggiseno.”
Arrossii.
“Ci sono le registrazioni? Altrimenti non possiamo fare niente.”
Frugai nella mia borsa e porsi i filmati di sorveglianza al mio capo.
“Ok, adesso guardiamo e poi vedremo cosa fare.”
 “Va bene.”
Mi sentivo un po’ in imbarazzo nel mostrare al mio capo quei momenti così degradanti per me: ero stata usata come mero oggetto di una vendetta. Quel coglione non si era portato via solo il mio reggiseno, si era portato via la umanità.
Il mio capo guardava il video senza dire una parola, ma con un’espressione profondamente disgustata.
“Mi dispiace, Misato. È stato un assalto in piena regola e non te lo meritavi, perché sei una brava ragazza. Vorrei consegnarlo alla polizia, ma come possiamo?”
“Lui vuole qualcosa da me e ritornerà. Visto che sarà un’altra notte di neve, quale occasione migliore?”
“Ok, stanotte lo terrò d’occhio da casa mia. E quando lo vedrò passare chiamerò la polizia, dovremmo riuscirci.”
“Non è un po’ ristretta la tempistica? Può scappare.”
Disse Shin.
“Sì, hai ragione. Misato non va messa in pericolo o a disagio più del necessario. Io lo tratterrò, cara?”
La moglie alzò la testa dalla sua ciotola.
“Quando ti farò un segnale tu chiama la polizia e spiega la situazione, ok?”
“Ok, caro. Per me va bene.”
La sua espressione si era addolcita un attimo, doveva aver visto le immagini.
“Misato, perché accetti di lavorare la sera?”
“Per l’affitto. Faccio due lavori e nel tempo che mi resta studio. Ho bisogno di continuare a lavorare nel negozio di suo marito.”
Lei sospirò.
“Vorrei che mia figlia avesse la metà della tua grinta…”
Lo presi come un segnale di approvazione.
“Va bene, allora è deciso.”
“Sì.”
Salutai il mio capo e sua moglie e poi uscimmo da casa loro.

 

Quel giorno fu eterno.
Dopo la visita al mio capo tornammo a casa, io mi misi in pari con i compiti e lo studio, Shin studiò un copione e provò le sue battute. Non erano molte, faceva il figlio ribelle di un famiglia facoltosa e alla fine si redimeva grazie all’amore di una ragazza.
Non andava pazzo per quella sceneggiatura, ma aveva bisogno di lavorare e farsi un nome se voleva averne di migliori, anche se la sua passione erano le produzioni underground.
Finalmente arrivò il momento di uscire per andare a lavorare al supermercato, baciai Shin e mi avventurai in una Tokyo coperta di neve. Non era un problema per la metropolitana, ma le persone in strada erano di meno rispetto al solito.
Salii su di una carrozza ansiosa e preoccupata per quello che mi aspettava alla sera, anche dopo ero distratta, i miei colleghi erano leggermente preoccupati perché di solito ero efficiente.
Finalmente arrivai al videonoleggio e dopo aver mangiato un bento entrai, salutai il mio collega e poi mi cambiai. Indossai la maglietta del negozio e battei la mano sulla spalla del ragazzo.
“Dai, sei libero! Da adesso ci sono io.”
“Non credo verrà molta gente con un tempo come questo.”
“Lo spero.”
“Ah! Speri di farti un sonnellino!”
“Forse.”
Ridacchiai come una scema, non doveva sospettare nulla.
Lui uscì e io mi misi dietro al bancone, esaminai per un po’ la lista della gente che doveva riportare i video, poi iniziai a gironzolare per il negozio sistemando i dvd fuori posto.
La mia ansia aveva raggiunto il culmine, tra poco sarei esplosa.
Finalmente il bastardo arrivò, io feci finta di nulla e continuai a sistemare i dvd e le cassette. Avevo paura, ma non dovevo dimostrarlo o sarebbe stato peggio, gli avrebbe dato più potere.
Lo sentii alle mie spalle, ma continuai a ignorarlo, lui mi prese per braccio e mi costrinse a voltarmi.
“Cosa vuoi da me?”
“Lo sai, voglio una risposta da te.”
“Non verrò con te!”
“Mi costringi a usare la forza.”
In un attimo le mie mani erano imprigionate nella stretta di una delle sue, l’altra saliva verso il seno mentre mi baciava violentemente. Io mi divincolavo come un’anguilla, ma la sua stretta era forte e ora una delle sue sporche mani era su una delle mie tette.
“Così è tutto più eccitante!”
Mugugnò, poi la sua presa svanì, aprii cautamente gli occhi e lo vidi trattenuto da due robusti poliziotti, una poliziotta mi avvolse in una coperta e mi diede una tazza di the.
“Ragazzo, sei in arresto per tentata violenza sessuale.”
“Era consenziente!”
“A noi non sembrava per niente e il suo capo dice che non è la prima volta che le dai fastidio, dice che ha dei video.”
“Non è vero, voi non sapete chi sono io!”
“Chi sei importa poco, noi abbiamo visto cosa stavi facendo.”
Lo trascinarono via mentre lui vomitava un fiume di bestemmie, la poliziotta rimase.
“Ti senti meglio ora?”
Io bevvi un sorso di the.
“Sì. Grazie per essere intervenuti.”
“Il tuo capo ci ha chiamato.”
“Capisco.”
“Te la senti di venire in commissariato per la denuncia?”
“Sì, ma vorrei venire con il mio ragazzo. È possibile?”
“Sì, certo. Chiamalo pure, così ti sentirai più sicura.
Ma non sarebbe meglio chiamare la tua famiglia?”
“Loro abitano a Okayama, io vivo qui per frequentare il liceo.”
“Capisco.”
Chiamai Shin e lui arrivò subito. Mi lanciai nelle braccia di Shin e scoppiai a piangere, buttando fuori in qualche modo la tensione che avevo accumulato fino a quel momento. Benché sapessi che il rischio era calcolato mi ero spaventata comunque, lui sembrava deciso a stuprarmi, nonostante la presenza delle telecamere e il fatto che il negozio fosse un luogo pubblico. Forse pensava che i soldi di suo padre avrebbero coperto tutto, non era nemmeno la prima volta che metteva nei guai Shin. Il padre non aveva rapporti con Shin, non sapevo da dove venisse tutta quella rabbia e non mi importava nemmeno in fin dei conti, bastava che stesse lontano da me.
“È  tutto a posto, Misato. È tutto finito, adesso andiamo alla polizia e lui sarà punito.”
“Sì, lo so. È la tensione, sono stata in ansia tutto il giorno.”
“Ti capisco, ma adesso lui non può più farti male.”
Io annuii vigorosamente, era davvero finita.
“Devo andare alla polizia per la denuncia, mi accompagni?”
“Non chiederlo nemmeno. Certo, che vengo.”
“Grazie.”
Il commissariato non era molto lontano, ci andammo mano nella mano a piedi.
Avevo bisogno di Shin, volevo trascorrere più tempo possibile con lui e non vedevo l’ora che la nostra vacanza-appuntamento si potesse fare.
In commissariato mi trovai ad affrontare quella maschera di rabbia e odio che era il fratello di Shin, continuò ad inveire contro di noi mentre compilavo la denuncia. Non taceva nemmeno sotto le minacce dei poliziotti, alla fine furono costretti a sbatterlo in guardina. Sembrava nato per stare lì, se Shin era un bastardo – biologicamente parlando – quello era bastardo dentro, marcio.
Non capivo il suo accanimento, da tempo il mio ragazzo non era più responsabilità della famiglia Okazaki, era stato sotto la custodia legale di Yasu fino al suo diciottesimo compleanno e ora era maggiorenne e libero.
Finito di compilare tutti i moduli i poliziotti mi lasciarono andare, dicendomi che sarei dovuta tornare il giorno dopo per confermare il verbale firmandolo.
“E lui?”
Chiesi un filo spaventata.
“Dato il suo comportamento aggressivo rimarrà in guardina per tutta la notte, poi potrà contattare il suo avvocato. Potreste patteggiare.”
Annuii, non volevo rivedere mai più quel cazzo di maniaco.
“Puoi andare a casa ora.”
“Sì.”
Guardai l’ora sul cellulare, avevo perso l’ultimo treno.
Mi alzai comunque e uscii dal commissariato insieme al mio ragazzo, fuori nevicava ancora.  Io cominciai a frugare nella borsa con gesti nervosi.
“Misato, che succede?”
“Tra una cosa e l’altra ho perso l’ultimo treno per tornare a casa, controllo di avere abbastanza soldi per chiamare un taxi.”
“Io non abito molto lontano da qui, puoi dormire da me, se ti va.”
Tirai un sospiro di sollievo.
“Sì, mi va. Ti avrei comunque chiesto di  venire con me, non me la sento di dormire da sola.”
“Comprensibile dopo quello che hai passato.”
Abbassò gli occhi con aria triste, io gli presi una mano tra le mie.
“Ehi, non è colpa tua. Non pensarci neanche, mi hai sentito, Shin?”
“Ma se io non fossi entrato nella tua vita…”
“Mi saresti mancato.”
“Dici sul serio?”
“Sì. Probabilmente a quest’ora mi starei dibattendo in pensieri sul presunto amore per il mio fratellastro, era quello che facevo prima di conoscerti, ma poi sei arrivato tu e le cose sono cambiate, adesso so chi sono. O almeno penso di saperlo, perché la vita è in continuo movimento.”
“Deve essere per quello che cerchiamo certezze.”
“E io credo di averne trovata una in te.”
Dissi arrossendo.
“Grazie. È una delle cose più belle che mi abbiano mai detto.”
Strinse una della mie mani.
“Andiamo a casa mia, sarai stanca morta.”
Io sorrisi.
“Sì, andiamo. Un letto, una cioccolata e una dormita mi rimetteranno in sesto. Domani devo farmi vedere a scuola, almeno per sapere i compiti delle vacanze.”
Shin annuì e ci allontanammo insieme nella notte.

 

L’appartamento di Shin era piccolo e piuttosto incasinato.
Sembrava più l’appartamento di un occidentale e notai che si tolse la scarpe dopo che me le ero tolte e io e lasciandole a casaccio, non si era mai abituato al Giappone. Mi ritrovai a sorridere.
“Come mai sorridi?”
“Non ti sei ancora abituato al Giappone, vero?”
“Ci sto provando, ma mi riesce ancora difficile. Da cosa l’hai capito? A parte sapere la mia storia.”
“Le scarpe.”
Gliele indicai.
“Ogni buon giapponese sa che vanno disposte con la punta verso l’uscita, tu le hai buttate a caso e te le sei tolte dopo che io l’ho fatto. D’abitudine non lo fai e ogni giapponese ha l’abitudine di farlo.”
Lui sorrise.
“Sgamato.”
“Scusami, faccio la maestrina e tu mi hai appena aiutata.”
“Sei finita nei guai perché frequentavi me.”
“Questo non conta, non è colpa tua se hai un fratello stronzo.”
Lui sorrise.
“Vuoi qualcosa? Ho della birra…”
“No, un the caldo va benissimo. Non mi va di bere birra o altri alcolici.”
“Ok, mettiti comoda.”
Io annuii e mi lasciai cadere a peso morto sul divano, in un angolo del salotto c’erano un basso e una chitarra acustica, tutti e due avevano l’aria di non essere stati toccati da mesi. Probabilmente erano un residuo di quando suonava nei Blast di cui non riusciva, o non voleva, liberarsi. Sembravano aspettare qualcuno o qualcosa, che attendessero anche loro Nana?
Che sapessero che se n’era andata e che anche la loro vita era stata congelata da quel distacco improvviso e inaspettato?
Mi piaceva pensare di sì e le aggiunsi alla lista di cose e persone che la partenza di mia sorella aveva messo in stand-by. Ancora una volta mi chiesi perché se ne fosse andata, ma iniziava a diventare una domanda sterile e inutile, i motivi non importavano più, quello che importava era che tornasse.
“Ecco il tuo the.”
“Grazie.”
Non mi ero accorta di quanto fossi scioccata finché non bevvi quel the, sentire il suo calore dentro di me sembrò restituirmi al mondo.
“Ci voleva proprio.”
Mormorai.
“Stai meglio, ora?”
“Sì, prima mi sembrava di vagare tra argomenti non importanti per non affrontare quello che è successo stasera. Il mio monologo inutile sulle scarpe, la mia riflessione sugli strumenti musicali erano solo modi per non pensare.”
“Ah, hai notato quanto sono stati poco usati la mia chitarra e il mio basso.”
Io annuii.
“Pensi che dovrei riprendere a suonare?”
“Solo se vuoi…”
“Mi piacerebbe suonare il basso.”
“E la chitarra no?”
Il suo sguardo si fece lontano e distante.
“Ho imparato a suonare la chitarra acustica solo per Reira.”
“Oh, scusami… Io non volevo…”
Lui alzò una mano.
“È tutto okay, lei è nel passato ormai.
Ha scelto l’uomo da amare e non sono io.”
“Takumi, eh?”
“Già, Takumi. Quell’uomo sembra nato per rubare la felicità agli altri.”
Strinsi la tazza e abbassai gli occhi.
“La ami ancora?”
“È stata la prima ragazza di cui mi sono innamorato sul serio, proverò sempre qualcosa per lei, ma amarla?
No, ho smesso di amarla. Ho avuto molti mesi per capirlo e accettarlo.”
“Lei ti amava?”
“Non lo so, forse a suo modo, un pochino sì. Il vero amore della sua vita è Takumi, però, e lei correrà sempre da lui quando dovrà scegliere. È quello che ha sempre fatto, spero che un giorno riesca a tenerselo tutto per sé per sempre, molte persone smetterebbero di soffrire, inclusa tua sorella.”
“Mia sorella?”
“A lei Takumi non è mai piaciuto. Prima le ha portato via Ren con la sua band, poi Hachi e Ren una seconda volta quando lo ha implicitamente costretto a scegliere lui tra Nana e la band.”
“Stronzo.”
Borbottai, pensando a quanto dovesse avere sofferto lei, che già si portava addosso la ferita dell’abbandono di nostra madre.
“Se continuiamo a parlare di lui la mia birra si inacidirà e il tuo the diventerà amaro, meglio smettere.”
“Sono d’accordo conte, adesso è il momento di festeggiare, non di piangere.”
Finimmo il the e la birra, Shin portò tutto in cucina e lo sentii lavare la tazza.
Io ero sul divano a combattere contro me stessa, avevo già dormito con lui ed era quella la mia intenzione quando gli avevo chiesto se potevo stare da lui, eppure avevo più paura adesso che la prima volta.
Doveva essere l’effetto del trauma che avevo subito, respirai profondamente e cercai di ritrovare la calma, non potevo permettere a un bastardo qualsiasi di rovinarmi la serata e poi ero sicura che Shin non ci avrebbe provato. Mi rispettava troppo per farlo, avremmo fatto l’amore nell’occasione giusta e non era questa, ora sarebbe sembrato solo affrettato.
Mi sentii un po’ meglio.
“Che ne dici di andare a dormire, Misato?”
“Sì, ci sto.”
“Sembri nervosa.”
Io scossi le spalle.
“Lo sono, ma non so perché.”
Lui mi abbracciò forte, all’inizio ero spaventata, ma poi sentendo il suo odore mi rilassai completamente e rischiai di cadere per terra come un sacco di patate. Lui mi sollevò come se fossi una sposa.
“Sei solo spaventata, è normale.
Adesso ci facciamo una dormita e domani le cose sembreranno migliori.”
Io annuii.
“Shinichi…”
“Sì?”
“Ti amo. Grazie per esserci.
Sei stato la mia medicina.”
“E tu la mia, piccola Misato. Ora è il momento di andare a letto, sei stanca e scossa.”
“Sì.
Mi addormentai nelle sue braccia, ancora prima di raggiungere il suo letto e lo feci sorridendo.
Era questo l’effetto che mi faceva lui: anche nelle situazioni peggiori mi rassicurava e mi faceva sorridere come nessuno mai.
Era questo il vero amore, non ancorarsi a una persona come se fosse una roccia per non andare a fondo, ma sostenersi a vicenda.
Nana, sei mai riuscita ad accettare fino in fondo il sostegno di Ren?
Ren te lo ha mai offerto?
Lo hai percepito?
O forse il tuo bisogno era più primordiale? Volevi qualcuno legato a te per sempre?
Qualcuno che non scappasse?
È per questo che hai messo una catena e un lucchetto al collo di Ren?
Come ti sei sentita quando hai scoperto che li ha portati fino alla fine?
Che ha pensato a te fino alla fine, come testimonia il regalo per te?
Questo ti ha consolato o ti ha gettato in un abisso di disperazione ancora più profondo?
È per questo che scappi?
Sono i legami che ti fanno paura?
Sorella, i legami ti avrebbero potuto salvare e forse possono ancora farlo.
Fu a questo che pensai quella notte tra il sonno e la veglia, abbracciata stretta al corpo magro di Shin.

   
 
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