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Autore: Nymeria87    09/09/2020    2 recensioni
Il mio primo esperimento Dark-Jon; una One shot ispirata da un gifset che ho amato all'istante.
dal testo
[...]Il metalupo albino era diventato la sua ombra, la seguiva ovunque e sembrava avere una connessione con Jon, al punto tale da non poter fare un passo senza che lui lo venisse a sapere; quando sentiva il bisogno di allontanarsi per andare a caccia, Sansa doveva irrimediabilmente rimanere chiusa nelle sue stanze per ordine del Re del Nord, che diffidava di chiunque ed era estremamente possessivo nei confronti di sua cugina.
Genere: Dark, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Sansa Stark
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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One shot liberamente ispirata da il gifset di cui troverete link di seguito: 
https://www.tumblr.com/blog/view/theirwinterfell/175896223835 




Occhi d’ebano la inchiodarono a quel momento; lo sguardo di brace di Jon, oscuro e feroce, le mozzò il respiro, mandandola in apnea prima che il cuore le riprendesse a battere.
“Andavi da qualche parte Mia Signora?” chiese lui a voce bassa, avvolto nel mantello bordato di pelliccia di lupo. Sansa aggrottò le sopraciglia in supplica: “...Jon”.
Avanzò prontamente, facendola indietreggiare fino a quando non si ritrovò addossata all’arco di pietra alle sue spalle; lui così vicino, tanto da non permetterle di fugare il suo sguardo di tenebra.
Jon quasi si inabissò tra i suoi capelli, fiutandone il profumo quasi a sopperire ad un bisogno animale, prima di sussurrarle all’orecchio: “attenta Lady Stark, prenderti così tanta confidenza con il tuo Re potrebbe destare facili fraintendimenti, soprattutto conoscendo i tuoi riguardi verso l’etichetta”. Sansa si sentì rabbrividire da quelle parole e il fantasma di quel contatto, l’indugiare di lui, così vicino al suo collo, sentirlo respirare sulla pelle prima che si distaccasse per percorrerle i tratti del viso con occhi affamati, la irretì, seducendola con i suoi segreti e tutto quello che di proibito sembrava trasparire dagli occhi di lui.
 
Sansa temeva quello sguardo, lo temeva e lo bramava al contempo, ancora di più da quando era stata rivelata loro la verità sulla discendenza di Jon da parte di Howland Reed, vecchio amico di suo padre e l’unico altro ad essere presente ai fatti avvenuti presso la Torre della Goia; il suo respiro accelerato, il palpitare celere del suo cuore, erano solo alcune delle conferme che il suo corpo le trasmetteva rispetto ai desideri che provava nei confronti del suo Re, perchè nonostante tutto Sansa provava un’indiscutibile e inarrestabile desiderio di lui e non poteva farci niente, la sua indole oscura la attraeva, forse perchè anche lei aveva conosciuto solo le ombre del mondo, eppure le maniere brusche di Jon e le sue soluzioni estreme, le sue decisioni, sembravano essere prese solo in funzione di lei, solo al fine di proteggerla e tenerla al sicuro, per quanto violente si fossero rivelate.
Cercò di ristabilizzare i suoi pensieri con un respiro profondo e controllato: “perdonatemi Vostra Grazia, io...” cercò di dire sbattendo le lunghe ciglia,
“ti credevo nelle tue stanze, al sicuro da tutti Mia Signora; sai che non ti è permesso girare per il castello quando Spettro è fuori a caccia” la interrupe lui, scrutandola attraverso la pece dei suoi occhi, come a voler carpire i segreti della sua mente.
Il metalupo albino era diventato la sua ombra, la seguiva ovunque e sembrava avere una connessione con Jon, al punto tale da non poter fare un passo senza che lui lo venisse a sapere; quando sentiva il bisogno di allontanarsi per andare a caccia, Sansa doveva irrimediabilmente rimanere chiusa nelle sue stanze per ordine del Re del Nord, che diffidava di chiunque ed era estremamente possessivo nei confronti di sua cugina.
“Vostra Grazia, sono a casa” disse Sansa azzardando un passo verso di lui e lasciando che la sua mano trovasse il suo braccio, quasi in conforto. Tentando di rabbonirlo con occhi remissivi continuò: “sono al sicuro tra queste mura, anche senza che mi facciate chiudere a chiave nelle mie stanze”,
“e allora dimmi My Lady: cosa fai con abito, mantello da viaggio e guanti da cavalcata?” le sussurrò lui, strofinando con le dita uno dei due fermagli d’oro con ali di libellula che le chiudevano l’abito grigio sul petto. A Sansa mancò il respiro dall’azzardo di quel contatto inopportuno seppur delicato; Jon andò invece a scrutare ogni sua minima espressione con occhi adombrati, inclinando leggermente la testa: “non giocare con me cugina. Anche se Brienne riuscisse a riportare Arya, la situazione non cambierebbe; per quanto vorrei averla qui, nemmeno lei riuscirebbe a riportarti indietro il tuo Jon Snow per come lo conoscevi un tempo” concluse lui.
 
Come puoi sapere...
Ho bruciato tutte le missive che ho ricevuto da Brienne, erano ancora sigillate quando me le hanno consegnate.
Si erano accordate per trovarsi al solito posto presso Città dell’Inverno in modo tale da scambiarsi aggiornamenti come avevano fatto altre volte,
qualcuno deve avermi riconosciuta...
 
Jon era in attesa, mentre soppesava ogni più piccola espressione del volto di lei: “sarà meglio che ti scorti nuovamente nelle tue stanze Mia Signora; devi preparati per il banchetto di stasera” le annunciò, conducendola dentro con un tocco fermo e rovente sulla curva bassa della schiena.
Quando nei corridoi incontrarono una servetta, Jon comandò un bagno per Lady Sansa, prima di proseguire con lei verso le sue stanze.
Aprì piano la porta, conducendola dentro, prima di entrare anche lui e chiudersela dietro di se.
Sansa era ferma a guardarlo, incapace di muovere un singolo muscolo, quando lui si piegò a terra per recuperare l’utensile con cui era riuscita a scassinare la porta dall’interno; senza dire niente si tolse il pesante mantello, poggiandolo su una sedia assieme a qul piccolo oggetto, poi si avvicinò piano verso di lei, fino a riuscire ad inspirare quel profumo di gelsomini che la ragazza era solita utilizzare.
Con mani delicate le abbassò il cappuccio del mantello liberandole la treccia lateralmente, incapace di fermarsi dal giocare un momento di troppo con le ciocche del ciuffo all’estremità; poi la tirò a se per la vita prima che le sue mani potessero infilarsi sotto al mantello, a trovarele dietro la schiena, i lacci che fermavano la cappa, per liberarla finalmente da quell’indumento pesante.
Sansa trattenne il respiro, deglutì sonoramente ma non osò muoversi: sguardo fisso verso un punto davanti a se mentre le agili mani di lui la liberarono da quello strato di tessuto che andò ad adagiare sul letto, situato alle spalle di lei.
Sansa si sentì osservata e si chiese fino a che punto Jon volesse arrivare.
 
“Vorrei li tenessi più sciolti; le acconciature complesse non ti fanno giustizia Mia Signora, non al fulgore dei tuoi capelli almeno” le disse Jon ancora alle sue spalle.
“Se compiace a Vostra Grazia...” disse lei apprestandosi a sedere alla toeletta per eseguire la richiesta di lui, sollevata dall’avere qualcosa con cui tenersi occupata. Jon le fù in un’attimo nuovamente alle spalle, arrestandole le mani che già stavano armeggiando per slegare il nastrino della treccia, in un gesto estremamente delicato: “permettimi” le sussurrò, facendole rilasciare l’ennesimo sospiro sofferente.
Con tutta la calma Jon liberò i capelli dalla treccia principale, beandosi della sensazione di quei morbidi fili ramati tra le dita, poi prese a sciogliere anche le due trecce più piccole che partivano dalle tempie, fino a che, ciocca dopo ciocca, i capelli di Sansa non furono completamente sciolti, fulgidi nel loro bagliore scarlatto.
Affondò le mani tra i suoi capelli, fino ad arrivare a massaggiarle le radici, ravvivandole la chioma e guardandola chiudere le palpebre dal sollievo del suo tocco, attraverso il riflesso dello specchio: “bellissima” le sussurrò all’orecchio.D’un tratto si inginocchiò alla sua sinistra e con l’indice delicato sotto al mento di lei, la fece voltare ad incontrare i suoi occhi: “sei l’unica cosa per cui valga la pena lottare Mia Signora” le sussurrò fremente, con ancora il dito poggiato all’angolo delle labbra di lei, incapace di ritrarre la mano, regalandole il tormento visibile che traspariva dal suo sguardo aggrottato. Sansa cercò di sfuggire a quegli occhi così travolgenti, abbassando i suoi, umettandosi le labbra per cercare di dire qualcosa, quando percepì in un frangente, il pollice di Jon a contatto con l’umidità della lingua, riportandola ad incatersi al suo sguardo, ancora fermo sulle labbra di lei.
Jon azzardò ancora una carezza al suo labbro inferiore, schiudendolo come a saggiarne la consistenza, Sansa era certa che l’avrebbe baciata, ma al contrario Jon serrò le labbra a mascelle contratte, prima di alzarsi e allontanarsi da lei voltandole le spalle.
Sansa seguì lievemente col corpo quell’agonizzante distacco, come se fosse calamitata da quello di Jon, prima di azzardarsi a guardarlo, ingoiando il boccone amaro della delusione.
 
“Ti ho fatto preparare un abito Mia Signora, gradirei lo indossassi questa sera” disse Jon, un cruccio sul viso mentre scrutava fuori dalla finestra la tempesta di neve imminente, come assorto in qualche lontano pensiero.
“Come Vostra Grazia desidera” rispose frustrata lei, mordendosi il labbro dall’interno e abbassando le palpebre al pavimento.
“Te lo porterò quando avrai finito il tuo bagno”,
“e mi dirai anche che gioielli indossare e come acconciare i capelli?” chiese lei incapace di trattenere l’irritazione nel tono, prima di sentire lo sguardo di brace di Jon ancora su di lei; Sansa alzò gli occhi ad incontrarlo, consapevole di aver richiamato la sua attenzione, prima che le sue labbra si schiudessero in un mezzo sorriso: “...Mio Signore?” aggiunse in tono provocatorio inarcando lievemente le sopraciglia.
Jon si scostò dalla finestra incedendo verso di lei a passi fermi, come ad accettare la sfida quando Sansa si alzò per fronteggiarlo: spalle dritte, mento alto e sguardo fiero, era pur sempre Sansa Stark, Lady di Grande Inverno.
Jon si fermò a minima distanza, invadendo completamente il suo spazio vitale, come se vi appartenesse per diritto; le si accostò col viso fino a sospirarle sulle labbra: “farò molto di più se me lo permetterai” occhi carichi di promesse ad indugiarele sulle labbra, viso inclinato per farsi ancora più vicino: “potrei vestirti io stesso...” un respiro trattenuto di lei a quella tensione, mentre i loro nasi quasi si sfioravano: “o svestirti se preferisci” sibilò seducente, con un sopracciglio alzato e un ghigno talmente arrogante che Sansa avrebbe tanto voluto prenderlo a schiaffi se solo non si fosse ritrovata sballottata tra la rabbia e il languore che quei suggerimenti le provocarono nell’immediato, cullata da capogiri sempre più intensi: “Jon...” riuscì a rispondere titubante, “Sansa?” chiese in un soffio lui in provocazione, mentre una mano andava a circondarle il fianco facendole immancabilmente inarcare la schiena ad incontrarlo.
Gola secca ed un fiorire di sensazioni lungo il basso ventre prima che un bussare sordo alla porta la riscuotesse da quella malia.
Jon represse un ringhio tra le labbra prima di soppesare il viso di lei, quel rossore di guance dato dall’imbarazzo, i suoi occhi che indugiavano tra lui e la porta, incapace di proferire parola.
“Avanti” chiamò lui senza rilasciarla dalla presa, continuandola a guardare nei grandi occhi blu, curioso di catturare ogni sua possibile reazione.
 
“Perdonate Vostra Grazia, posso far portare l’occorrente per il bagno della Lady?” chiese ad occhi bassi la servetta che avevano incontrato poco prima.
“Certamente” rispose Jon a mezzo sorriso mentre ancora non distoglieva lo sguardo da Sansa, la quale abbassò le palpebre per interrompere quel contatto visivo troppo intenso per ulteriori spettatori. Senti piano la mano di Jon che andava a liberarla dalla sua presa, pur sostando sul suo fianco, come in un tacito possesso di lei, mentre due uomini portavano all’iterno della stanza il grande bacile di rame e a loro seguito altri servi provvedevano a riempire la vasca; una giovane portò una mastella con dentro una spugna di mare, del sapone e olii assortiti, poggiandola affianco del bacile prima di rivolgere loro un lieve inchino e dileguarsi senza guardarli e senza proferire parola.
Quando tutti furono usciti, Sansa si chiese se Jon avesse davvero intenzione di restare e adempiere a quella promessa che le aveva fatto poco prima; schiuse le labbra per respirare prima di raccogliere il coraggio e voltarsi a guardarlo, le espressioni del viso di lui non tradivano alcuna emozione e il suo sguardo enigmatico sembrava trapassarla da parte a parte.
Sentì la sua calda mano abbandonarle il fianco in una carezza che sembrava non avere fine, lasciando dietro di se la pesante sensazione dell’assenza del suo contatto, come se il suo posto di diritto fosse sulla sua pelle: “ti lascio al tuo bagno, cugina” le sussurrò all’orecchio prima di soprassarla per dirigersi verso la porta.
Sansa represse un sospiro e si voltò come calamitata dalla sua scia; lo vide voltarsi per chiudere la porta e si sentì bruciare quando lo sguardo di lui le percorse nuovamente la figura, dall’alto verso il basso, per poi tronare ai suoi occhi, prima di lasciarla sola nell’intimità delle sue stanze.
   
 
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