Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: KiaraMad    11/09/2020    1 recensioni
Sollevare i sassi e gettarli in acqua, lontano da sé, non sarebbe stato sfiancante neanche per Jun Misugi.
Forse solo la vecchiaia avrebbe portato delle noie.
La fatica, però, Yayoi cominciò a sentirla prima del previsto.
E non fu una piccola fatica la sua: non fu affatto una piccola fatica.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

V. Pianta i piedi nella piena

Diciannove anni

 

Quella mattina era andato a correre. 

A Tokyo presto si sarebbe tenuta la maratona e l'entusiasmo generale aveva esaltato anche lui: la corsa era un ottimo modo per allenare la resistenza. Per venti minuti, senza strafare. 

Venti minuti tutti per sé.

Quando passò di fronte a casa di Yayoi indugiò un po'. 

Il giorno prima Tsubasa l'aveva invitato al matrimonio: Sanae aveva risposto di sì. “Potresti venire insieme a Yayoi, no? Inviteremo anche lei, ovviamente”. Yayoi non sarebbe certo mancata al matrimonio di un'amica e di un amico di infanzia. 

Suonò il campanello. Era presto. Ci volle un po' prima di ottenere un “chi è?”, che gli risultò un po' impiastricciato. 

«Sono Jun.»

«Jun?»

«Stavi dormendo? Guarda che il sole è già alto.»

«Ma... perché?»

«Dài, incontriamoci dopo al bar dietro l'angolo, così facciamo colazione insieme.»

«Cosa? No, aspetta...»

«Ti aspetto lì tra un'ora. A dopo!»

E riprese a correre, ripercorrendo la strada che aveva fatto fin lì, che non superava i venti minuti. Così il suo cuore non avrebbe sofferto lo sforzo. 

Forse tornare in campo in quei mesi non era stata la scelta migliore per la sua salute. I medici gli avevano illustrato diverse tipologie di operazioni in quegli anni... ma forse il suo cuore era proprio da buttare. Da rimpiazzare con un altro più sano e funzionante. 

Glielo aveva proposto l'ultimo cardiologo: “esistono i trapianti di cuore”. Glielo aveva proposto con il tono di chi dice: “credo che sceglierò il latte vegetale al posto di quello di mucca”. Ma Jun non ne era stato molto convinto. “Meglio un cuore malato di un cuore morto”, gli aveva detto suo padre. 

Ma meglio un cuore sano di un cuore malato, aveva pensato lui.

Raggiunto il bar in cui aveva invitato Yayoi, si sedette di fronte a lei quando la vide già accomodata.

«Buongiorno.»

«Buongiorno.»

«Hai già ordinato?»

«No, aspettavo te.»

«Cosa vorresti?»

«Un tè.»

«Da mangiare?»

La sentì sospirare, mentre sembrava nascondersi con il menù.

«Non ho molta fame stamattina...»

«Avevi detto che avresti mangiato regolarmente.»

«Ma certo, mangio regolarmente. È solo che... mi sento un po' piena

Jun serrò il menù.

«Non ti senti bene?»

Yayoi non riuscì a non sbuffare.

«Non mi sento bene da mesi, Jun.»

Era seria.

Quando il cameriere arrivò, Jun e Yayoi ordinarono senza apparenti esitazioni. 

«Lo so...»

Non sapeva cos'altro dirle, in realtà. 

Aspettarono in silenzio che il cameriere tornasse con la loro colazione. 

E, dopo, cominciarono a sorseggiare dalle tazze.

«Mi dispiace se in questi mesi sono stata un po' sgarbata e molto scostante: non volevo.»

«Non importa.»

«No, Jun, a me importa. Ho perso l'equilibrio, e mi dispiace.»

«Io ti ho trattata peggio in passato, eppure tu mi hai sempre aiutato. Quindi, non preoccuparti.»

Uno dei problemi tra di loro, che Jun riconosceva come tale solo in quel momento, era che lui parlava sempre per se stesso. Ioioioio: Yayoi vista da Jun, Yayoi accanto a Jun, Yayoi per Jun... ma Yayoi e basta?

«Io... Yayoi, come si fa a prendersi cura delle persone?»

Come faccio a prendermi cura di te?

“Prenditi cura di lei”, gli aveva detto Tsubasa tempo addietro. Ma come poteva lui prendersi cura di lei se non riusciva neanche a prendersi cura di se stesso e se in tutti quegli anni proprio Yayoi si era presa cura di lui? Aveva cercato di ignorare che il cambiamento in lei avesse destabilizzato anche lui. Aveva evitato di rubarle tempo con le attenzioni che altrimenti avrebbe capricciosamente richiesto, solo perché la sofferenza che aveva visto in lei aveva turbato persino il suo ego. 

Come aveva fatto lei a prendersi cura di lui per tutti quegli anni? Come aveva fatto a vincere le resistenze che lui stesso aveva cercato di innalzare per difendersi? E perché lui non era riuscito ad abbattere i muri che aveva costruito lei per “proteggere se stessa”? 

Perché lei era riuscita a proteggerlo e lui non ci era riuscito?

«Non lo so.»

«Cosa?»

Yayoi appoggiò la tazza sul tavolo.

«Non so come ci si prenda cura delle persone.»

Il suo volto era terso. 

«Allora come hai fatto a prenderti cura di me per tutti questi anni?»

Yayoi alzò le spalle.

«Forse volevo solo vederti felice... hai dei sogni e molto talento. Credevo che fosse giusto starti vicino.»

Non aveva distolto, neanche per un secondo, gli occhi da quelli di lui.

«Posso rivelarti una cosa?»

«Sì, certo.»

«Ma non credo ti farà molto piacere.»

«Non importa.»

Allora Jun appoggiò la tazza sul tavolo.

«In questi mesi sei stata ingiusta

Non gli parve molto stupita.

«Non mi hai permesso di aiutarti.»

Non gli parve neanche risentita.

«Mi hai detto di aver bisogno di stare da sola e ti sei allontanata non permettendomi neanche di cercare... cercare di capire come tu ti sentissi.»

Ci aveva mai provato sul serio, a capirla?

Perché si sentiva in colpa? 

Yayoi aveva abbassato la testa, concentrata a giocare con il suo tovagliolo. Si sentiva in colpa? 

Jun non voleva far passare le sue insicurezze come un rimprovero.

«S-scusa, Yayoi.»

E fu lui ad abbassare la testa, cominciando a provare vergogna. 

Si vergognò di se stesso

E Yayoi sembrò comprenderlo (prendersi cura di qualcuno significava cercare di capirlo?).

«Jun, senti... dopo ti va di andare al parco vicino a casa tua?»

Rialzando la testa, Jun incontrò il suo sguardo.

E quanto gli era mancato quel volto ridente.

Era proprio quello il sorriso di quando erano bambini.

 

Pianta i piedi nella piena,

lo spaventapasseri,

e resiste.

[Masaoka Shiki]

 

Camminavano in silenzio. Ormai faceva freddo, ma si stava bene comunque.

Era da tanto che non passeggiavano insieme. 

Era da tanto che Yayoi non passava davanti a casa di Jun intenta a dirigersi verso quel parco che aveva rallegrato le loro vacanze per tanto tempo, quando erano bambini.

«Qualche settimana fa ho trovato delle foto che non pensavo di avere.»

«Cioè?»

«Di noi due da piccoli, mentre giochiamo al parco... non mi sono mai accorta che mio zio ne facesse così tante.»

«Sarei curioso di vederle...»

Yayoi annuì.

«Ci credo, eravamo molto carini insieme, quando eravamo bambini.»

«Eravamo come tutti i bambini di quell'età.»

Esitarono entrambi, nel loro improvviso silenzio.

«Yayoi?»

«Sì?»

«Ti piace questo parco?»

Ormai giunti alla meta, dovevano solo attraversare il ponte.

«Sì.»

«Perché?»

Camminando sul ponte, ancora pochi passi e avrebbero calpestato la terra al di là del primo pezzo di prato verde.

«Mi ricorda la nostra infanzia, i nostri momenti felici... i miei momenti felici. È la prima volta che ci torno da quando è successo... l'incidente.»

Sua zia era morta.

L'aveva saputo per telefono.

Dopo il funerale, non aveva più avuto il coraggio di entrare in un ospedale. 

Jun non le aveva più chiesto di accompagnarla alle visite di routine e lei, seppur in cuor suo si sentisse estremamente in colpa nei suoi confronti, gliene era molto grata.

«Io ci sono tornato un po' di tempo fa, invece.»

«Davvero?»

«Già, una sola volta però, da solo.»

Yayoi annuì.

«E come è stato?»

Era stato strano?

«Ho incontrato due bambini molto buffi. Mi hanno ricordato come eravamo noi.»

Si sedettero sui ciottoli, sulla riva del fiumiciattolo. Da piccola quel corso d'acqua le era sempre sembrato più largo, anche un po' pericoloso: suo zio a volte le diceva che caderci sarebbe stato rischioso, perché la corrente l'avrebbe trascinata via e rigettata nell'oceano. Crescendo, aveva capito che quello dello zio, in realtà, era sempre stato un monito per non farle fare il bagno quando ancora non sapeva nuotare – perché quel fiume, in realtà, era finto e non avrebbe portato nessuno da nessuna parte.

«Jun.»

Seduti vicini, Jun stringeva le ginocchia al petto, mentre lei, le ginocchia, le teneva piegate a terra.

«Dimmi.»

I loro occhi seguivano lo scorrere del fiume.

«Ci sono tanti modi per prendersi cura di una persona.»

Si scostò un ciuffetto dal viso: i suoi capelli erano diventati troppo lunghi.

«Credo davvero che ci siano cose che bisogna affrontare da soli. E il mio dolore era... è molto diverso dal tuo, Jun.»

«Proprio per questo volevo e voglio aiutarti.»

«Ma io non sono come te, Jun.»

«Lo so.»

Abbassato lo sguardo, Jun stava strappando dei ciuffi d'erba secca, in mezzo ai sassi.

«Non mi sono mai sfidata davvero e non ho mai sentito... questa smania di vincere che adesso quasi non mi fa dormire la notte. Ma non so spiegarmi perché io mi senta così proprio adesso, dopo tutto quello che in questi mesi è capitato.»

Jun aveva cominciato a sorridere, sempre con la testa bassa e le mani impegnate a sradicare l'erbaccia. Con un cenno del capo, poi, all'improvviso, dopo interminabili attimi di silenzio, le indicò l'acqua che scorreva davanti a loro.

«Ti va di fare quel gioco con i sassi? Quello che facevamo spesso da bambini.»

Cominciò a ricercare i sassi “migliori”, quelli più piatti e sottili.

«La gara di rimbalzi?»

Anche Yayoi si alzò, iniziando a sollevare i sassi.

«Sì, ma ci scambiamo i sassi che troviamo.»

«In che senso?»

Mentre li raccoglieva, Jun le spiegò: «I sassi che raccogli tu, li lancerò io, mentre tu lancerai quelli che sto trovando io.»

«Ma così non vale... mi potresti dare i sassi “peggiori”.»

Jun scoppiò a ridere.

«Nel gioco bisogna essere leali. Io sono pur sempre un calciatore.»

E lei cos'era?

«Ma chi vince cosa vince?»

«No, facciamo senza penitenza stavolta. Non siamo più bambini, no?»

Eppure stavano giocando a un gioco che facevano da piccoli.

Yayoi sbuffò, non troppo convinta: «Va bene... allora sarò onesta anche io.»

Jun ritornò in piedi e si voltò verso di lei con un sorriso lieto: lo stesso sorriso che lei aveva potuto ammirare in lui quando aveva ricominciato a giocare a calcio dopo gli anni di assenza dal campo. 

Le consegnò i sassi e Yayoi fece lo stesso.

«Cominciamo? Non avevi detto che avevi voglia di vincere

Jun lanciò il primo sasso. 

Unoduetre... tre rimbalzi.

«Sei peggiorato, capitano.»

Jun si sgranchì scherzosamente il collo.

«Sono fuori forma: sono anni che non ci giochiamo.»

Lanciò anche lei.

Unoduetrequattro... quattro rimbalzi.

«Ho avuto più fortuna io.»

Si guardarono.

Risero.

Ricominciarono.

«Non è solo una questione di fortuna.»

Unodue, trequattro... quattro rimbalzi.

«Dipende dalla tecnica di gioco.»

Unoduetre... tre rimbalzi.

«E dall'acqua.»

Jun non smise di sorridere neanche quando, all'ultimo turno, erano ancora in parità.

«E da quanta voglia hai di vincere.»

Yayoi scoppiò a ridere.

«Nessuno ha vinto.»

Jun scosse la testa.

«Abbiamo vintoSei forte, Yayoi.»

Sei forte, Yayoi.

Si voltò verso di lui. 

Lui la rimirava, con premura; lui pensava di non essersi preso cura di lei quando lei stava male; lui si sentiva in colpa per questo: lei l'aveva capito, perché anche lei si era sentita in colpa verso di lui. 

Anche Yayoi puntò gli occhi nei suoi, e dopo poco avvertì l'urgenza di sbattere le palpebre, perché le ciglia non sembravano più in grado di sostenere la consistenza delle lacrime. Perché non tutti i fiumi erano finti. Quelli dentro di lei non lo erano mai stati, solo che non aveva voluto vederli. Si era sempre fermata alla strada, ignorando, pur sapendolo, che ci fosse qualcosa al di là della prima fascia del suo parco interiore. E c'era un ponte anche dentro di lei. Un ponte che ricongiungeva tutto, che dava almeno un senso a tutto quel dolore che le era parso inutile per mesi.

Allora si avvicinò a lui.

Non gli disse niente.

E neanche Jun fiatò.

Né sorpresi, né imbarazzati.

La fronte di Yayoi si poggiò sulla spalla di Jun. Gli stropicciò un po' la camicia. Rincontrò i suoi occhi quando ormai erano vicini: quando ormai erano pressoché attaccati

Si sentì lo sguardo un po' acquoso.

«Buon compleanno, Yayoi.»

Lui era fermo.

La stava aspettando?

Poggiando le dita sul torace di Jun, Yayoi si sentì grata. 

Gli sfiorò la guancia: solo un leggero bacio, a occhi aperti. 

Premette le labbra vicino alla bocca, un po' più decisa, mentre le braccia scendevano ai lati del corpo, sui fianchi. 

Jun non la stava toccando. 

La stava aspettando?

Si scostò di poco. 

Jun la stava osservando.

Perché stava sorridendo?

E lei non indugiò più.

Perché doveva sentirsi insicura se lui non mostrava alcun cenno di esitazione?

Lo baciò; e annegando nella sua bocca e nel suo sapore – come quella volta di circa tre o quattro anni prima  Yayoi sprofondò in lui e nel suo tocco cortese, mentre prendevano possesso dei loro corpi l'istinto di amare e il desiderio di non smettere più, neanche nel più profondo e perpetuo dolore.

 

Alcune curiosità sulla struttura e sulla scrittura di Sollevare i sassi

  • La fanfiction è stata scritta in una settimana. All'inizio doveva essere composta da cinque capitoli, ma non mi sembrava completa, così ne ho aggiunti altri sei.

  • Dal capitolo 0. Il capanno la “datazione” considera gli anni di Yayoi, mentre precedentemente seguiva quelli di Jun.

  • La storia è divisa in due parti: i primi cinque capitoli sono stati scritti dopo i loro successivi. Come qualcuno ha notato nelle recensioni, infatti, i primi cinque capitoli sono quasi dei missing moments.

  • Nella seconda parte, dal capitolo 0. Il capanno, la narrazione si alterna a degli haiku particolarmente significativi. I titoli dei vari capitoli riprendono quei versi: i primi cinque capitoli riportano nel titolo il secondo verso delle poesie presenti (in corrispondenza) negli ultimi cinque, mentre gli ultimi sei capitoli il primo verso.

  • Sollevare i sassi significa farcela da soli e al tempo stesso accettare di non essere invincibili. Yayoi, che si è sempre presa cura degli altri (nel manga non a caso diventa infermiera), fatica a vedersi aiutata, perché l'abitudine l'ha sempre portata a interpretare un altro ruolo. Quando il rapporto tra Jun e Yayoi espressamente si ribalta (II. Senza tenersi), Jun si sente in dovere di aiutarla, sia per gratitudine sia perché ha bisogno di lei, sia perché vorrebbe ripristinare la loro quotidianità sia perché è innamorato di lei. Per questo, non accetta di non poterle essere utile, anche se nel profondo comprende cosa significa stare male e volercela fare da soli: voler vincere da soli. Sollevare i sassi sarebbe un percorso che definirei quindi interindividuale.

  • Le “stupide scatole” di cui si parla in III. Nella mia carne il morso e in III. Ossa esposte in un camposimboleggiano sia le cianfrusaglie che in realtà non hanno alcuna utilità nella nostra vita sia i ricordi che ci fanno male ma che non riusciamo (non possiamo, non vogliamo?) a “buttare via”. Quindi succede che quelle “stupide scatole” rimangono lì, chiuse, custodi di stupidaggini importanti o di oggetti che ci ricordano qualcosa.

  • I “sassi migliori” simboleggiano quelle sfortune che, pur essendo di fatto sfortune, sono anche raggirabili. Jun è malato, ma ha la fortuna di essere nato in una famiglia molto benestante. Le sue sfortune rimangono comunque gravi, non voglio essere fraintesa, ma disporre di denaro per le cure può fare la differenza. Perdendo i suoi punti di riferimento, Yayoi si trova a dover spostare le attenzioni da Jun alla zia, passando da se stessa. Sia Jun sia Yayoi, in questa storia, vivono situazioni delicate, diverse e non comparabili, ma la grande differenza tra loro è che Jun, purtroppo, è pressoché abituato alla malattia, mentre Yayoi si trova di fronte a una quotidianità completamente abbattuta. Lo scambio di questi “sassi migliori” vorrebbe esprimere la solidarietà e la gratitudine di Jun nei confronti di Yayoi: se collaborano, se si affiancano a vicenda, se uniscono le loro sfortune, al di là dei soliti ruoli e perché si amano e basta, tutti e due vinceranno.

  • Sono convinta che Jun e Yayoi si siano sempre amati, fin dall'inizio, sia nel manga che nell'anime. Non ho mai approvato né giustificato quello schiaffo di Jun (anzi), anche se credo che il Principe del Calcio rimanga uno dei personaggi più carismatici di Captain Tsubasa. Sulla loro coppia, purtroppo, non ho mai trovato troppe fanfiction, il che è sempre stato un vero peccato, perché Jun e Yayoi sono due personaggi che, a mio avviso, potrebbero offrire tanto. 

 

A lettrici e lettori

Eccoci: la nostra avventura termina qui. Spero che questa storia vi sia piaciuta, che non vi abbia annoiato, che vi abbia distratto un po' e che vi abbia anche un po' emozionato.

Ho scoperto questo sito da piccola. 

La prima fanfiction che ho letto è stata una OS su Captain Tsubasa, il primo fandom su cui sono atterrata. Ho cominciato a scrivere sulla piattaforma circa tre anni fa. Ho scritto su Miraculous, su Harry Potter e, infine, sul mio amato Captain Tsubasa. Vi confesso che ero molto timorosa, perché io, con Holly e Benji, ci sono cresciuta, e forse per questo non mi sono mai sentita all'altezza di scriverci qualcosa sopra. Ho scritto Dici che esagero?, ma è stata più una prova di stile che altro. Poi è arrivata l'idea per questa storia e ho pensato che sarebbe stato significativamente bello scriverla come mia ultima fanfiction su questo sito: una sorta di commiato come autrice.

Continuerò a leggere, quando avrò meno impegni e più tempo per me, e magari mi troverete a commentare qualche vostra storia (scrivete di più su Yayoi e Jun, per favore!).

Vi ringrazio.

Grazie lettrici e lettori.

Grazie per tutte le belle parole nelle recensioni.

Grazie a te, Yuphie, che hai commentato ogni singolo capitolo.

Grazie a tutte e a tutti.

Con amore e Captain Tsubasa sempre nel cuore.


 

La poesia qui presente è tratta da Haiku. Il fiore della poesia giapponese da Basho all'Ottocento, a cura di Elena Dal Pra ed edito da Mondadori.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: KiaraMad