Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: P_Mary    11/09/2020    1 recensioni
Joe e Ariel.
Se il tuo vicino di casa fosse un adone al quale vanno dietro tutte le donne, le stesse che lui si fa quasi ogni notte in casa sua... come reagiresti se nel frattempo te ne fossi innamorata?
Come reagiresti se lui fosse tremendamente sexy, sarcastico e provocatorio ma allo stesso tempo schivo?
Jack e Johanna.
E se il tuo ex, che ti ha mollata senza un vero motivo tornasse nella tua vita... che faresti?
Lo perdoneresti se dopo due anni insieme, pieni d'amore, lo vedessi con un'altra?
Quali segreti si nascondono in entrambe le coppie?
Una storia d'amore, anzi due, che si intrecciano l'un l'altra.
Se potete lasciate un commento.
Allert: ci saranno capitoli forti ed erotici, ma verranno segnalati all'inizio del capitolo stesso.
P'Mary
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Joe afferrò la valigetta del pronto soccorso per poi inginocchiarsi di fronte, aprendola completamente.

•Aprendole cosa, scusa?•

|AprendolA. Prima o poi ti ucciderò|

"Non ho bisogno di aiuto, me la cavo da sola" gli disse, allungando la mano aperta verso di lui mentre si stupiva della voce tremante, che non si era resa conto di avere.

Lo spavento c'era stato, innegabile.

Coraggiosa sì, ma Rambo lungi da me.

Joe non rispose ma, semplicemente, iniziò a bagnare un batuffolo di cotone con il disinfettante, per poi poggiarlo sopra la cute ferita.

"AHI! BRUCIA!" gridò dolorante ritraendo la gamba, non appena il liquido si posò sul taglio aperto della caviglia.

"Non muoverti" la ammonì severo, afferrandola saldamente.

Una volta pulita la ferita prese un nuovo tampone e si spostò sul viso. In seguito raggiunse il collo, sul quale c'era un rivolo di sangue ormai secco.

Era disposta a giurare che il suo cuore perse un battito nel momento in cui la mano del ragazzo si posizionò poco sopra al seno, esposto più del dovuto a causa della camicetta ancora mezza aperta.

Joe si immobilizzò per poi mordersi leggermente il labbro inferiore.

Quel piccolo e innocente gesto era così ammaliante che dovette sforzarsi per distogliere lo sguardo e non fissare più quelle labbra, che sembravano invitarla verso di loro.

Era davvero bello, con i suoi occhi verde scuro così penetranti.

•Chi penetra? Cosa?•

|Oggi non batti lì, cara mia|

Era certa di non averne mai visti di così belli, particolari e unici nel loro genere... rispecchiavano perfettamente il loro proprietario.

Mentre questi pensieri si facevano sempre più imbarazzanti, Ariel arrossì.

Quando avrebbe smesso di arrossire come una dodicenne si sarebbe fatta un applauso da sola.

Era un tratto caratteristico di lei che non sopportava.
La rendeva debole, mentre avrebbe voluto apparire sempre al top, sempre forte... desiderava essere sempre la Christina Yang della situazione.

E lui, invece, era senz'altro come Mark Sloane.
Bello e dannato.

Si sarebbe accorto che non riusciva a togliergli gli occhi di dosso?
Certamente, un grande conoscitore di donne come lui se ne sarebbe accorto senz'altro.

E infatti vide comparire sul suo viso un sorrisetto malizioso.

Mamma santa, che imbarazzo del cazzo!

Odiava farsi vedere paonazza dalle persone!

Joe le premette il batuffolo bagnato sul labbro, proprio sopra al taglio che continuava a gorgogliare sangue.

"Le labbra sono una zona sfortunata, sanguinerà per un po''' disse, mentre il suo sguardo si fece livido.
Probabilmente al ricordo dei tre uomini.

"Ti ringrazio, ora ci penso da sola" rispose afferrandogli la mano, per eliminare quel contatto fisico che la stava facendo sentire così vulnerabile.

Senza nemmeno rendersene conto, Ariel lo fissava di nuovo.
Prima gli occhi, poi le labbra...

Si stava lentamente avvicinando al suo viso, come in preda a una incontrollabile trance.

La ragazza sentì una strana sensazione, un formicolio e il battito del cuore farsi improvvisamente veloce.

Soprattutto quando lo sguardo di lui si posò sulle sue labbra, nello stesso momento in cui lei gli si stava pericolosamente avvicinando.

Dopo qualche secondo, che sembrò infinito, il ragazzo si mise in piedi di scatto e gettò il batuffolo sporco di sangue per terra.

"Ricordati di premere sul labbro, smetterà si sanguinare prima o poi"

Era ancora scossa dalla sensazione che aveva provato pochi istanti prima, quando i loro visi erano così vicini, che non afferrò al volo il senso della frase.

"Ora siamo pari" le disse, riportandola alla realtà, prima di ritirarsi in casa.

Ariel, capì ben presto che quello era il suo modo per ringraziarla dell'aiuto che le aveva dato con la sorella.

Ancora rossa in viso, se ne andò silenziosamente in casa.
Si stese sul divano e tentò in tutti i modi di metabolizzare quanto era appena successo.

No.

O meglio, che stava per accadere.

No!

Cosa stavo per...?

Non aveva davvero fatto quello che pensava, impossibile.
Non si era davvero mossa verso il viso di Joe.

Non aveva avuto l'istinto di baciarlo.

Non l'ho davvero fatto.

NO!

Non doveva vederlo come qualcosa di diverso da un Casanova mozzafiato!

Era stato gentile solo perché aveva aiutato sua sorella, niente di più.

Un ragazzo così bello, così sensuale, così affascinante...
Non l'avrebbe mai guardata in quel modo.
Era tutto nella sua testa, e il fatto che lui non l'avesse baciata... era la prova.

Inoltre, non era nemmeno un problema di passione!
Ne aveva vista molta con le ragazze che gli piacevano ma, evidentemente, non provava quel tipo di trasporto per lei.

|Autostima, questa sconosciuta...|

D'improvviso le venne in mente l'ultima frase che le aveva rivolto...

"Siamo pari"

Cosa intendeva? Si è bevuto il cervello?

Poi, una lampadina le si accese come un albero di natale addobbato di tante palline si accende il giorno dell'Immacolata.

•Di che tipo di palle stiamo parl-•

|TACI, PER L'AMORE DI DIO|

Joe, l'aveva riconosciuta finalmente!

Con quell'affermazione aveva voluto farglielo sapere e dirle che il 'baratto era completato'.

Una volta l'aveva aiutato lei e una volta l'aveva aiutata lui.

Ora erano pari, per l'appunto.

|Veramente tu l'hai aiutato due volte. Ma va be...|

Riuscì ad ammettere con sé stessa che, probabilmente, avrebbe faticato a smettere di cercare un suo sguardo, un segnale, un suo sorriso...
Le aveva stregato anima e corpo.

•Attenzione signori e signore! Il mister Darcy dei poveri è con noi•

Morfeo arrivò più velocemente di quello che si aspettasse, e trascinandola con sé nel mondo dei sogni. I quali, quella notte, avevano un colore verde scuro.

~~~

Il giorno dopo Addison bussò alla sua porta, insieme a tanti abbracci commossi e tanti ringraziamenti.

Mentre sorseggiavano il caffè scadente della vecchia caffettiera, la donna le raccontò che la sera precedente lei ed Erika erano uscite per andare a trovare, come di consuetudine, la nonna dei suoi figli che abitava ad appena venti minuti a piedi da casa loro.
Si erano però addormentate sul divano, dopo l'ennesima puntata della soap opera che sua madre le costringeva a guardare dopo cena.

Però, dopo il primo episodio se ne erano aggiunti altri quattro.

Non poteva portare il peso di sapere che la donna sarebbe andata a letto con il pensiero di quale delle due figlie il bell'argentino avrebbe scelto, obbligandola a una nottata insonne fatta di congetture e ipotesi poco credibili.

E dopo l'ennesimo pippone noiosissimo dell'amica della protagonista che le dava consigli scontati e assurdi, il sonno le aveva catturate.
Sia lei che Erika.

Erano solite andare ogni settimana camminando dall'anziana, se il tempo lo permetteva.

Le spiegò che la psicoterapeuta, che seguiva Erika, le consigliò vivamente di farla 'interagire' per quanto possibile con il mondo esterno.

Nel momento in cui stavano tornando le loro mani, strette l'una all'altra, si slegarono quando la donna rispose alla chiamata sul telefono.

"Era quel disgraziato del mio ex marito" continuò il racconto, acida.

Da quello che le aveva raccontato, l'uomo non voleva più partecipare alle spese mediche di Erika nonostante sapesse quanto gravassero per la famiglia.

Joe frequentava ancora l'università di architettura anche se la stava terminando, mentre sua madre svolgeva dei lavori precari.

Che pezzo di merda d'uomo!
Alexander, si chiamava.

|Merda secca, si chiamava|

Sembra, quindi, che mentre stava sbraitando come una pazza in piena notte, si allontanò dalla ragazza, camminando nervosa come non mai su e giù per la via.

Con gli occhi lucidi confessò ad Ariel che fu lì che sua figlia, probabilmente, si allontanò.

"Erika non sopporta sentire me o suo fratello litigare o urlare. In realtà non lo tollera in generale, quando succede se ne va da un'altra parte oppure si procura delle ferite da sola"

Addison era visibilmente sconvolta.

"Ho chiamato subito Joe quando mi sono accorta che non la riuscivo a trovare ma se non ci fossi stata tu non so davvero cosa..."

Ecco come mai era comparso come un supereroe.
Ecco perché era riuscito a salvarle in tempo.

"Addison, non preoccuparti.
Mi sono affezionata tanto a Erika, le voglio bene come a una sorella ormai! Quindi piantala di dire certe cose e bevi questo caffè" la ammonì, porgendole lo zucchero.

Dire che le voleva bene come una sorella era senza dubbio azzardato, ma le stava davvero a cuore e voleva tranquillizzare la donna.

Con gli occhi ancora lucidi Addison la abbracciò calorosamente e le confidò, con espressione raggiante, che anche la figlia si era affezionata a lei.

"Ti cerca spesso e molte volte vedo che fissa la finestra del tuo soggiorno" le confessò, soffiandosi il naso.

"Credo proprio che sei la sua terza ancora di salvezza.
Joe mi ha detto che si è fatta toccare da te, oltretutto!
Anche la dottoressa ha detto che per il suo bene sarebbe perfetto che passasse un po' di tempo insieme a qualcuno che non è della famiglia. Non so se tu... giusto una o due sere a settimana... potresti..." incespicò imbarazzata, grattandosi la testa.

Lo sguardo speranzoso della sua vicina la fece sorridere.
Che tenerezza!

Quando parlava in quel modo percepiva distintamente l'amore che provava per Erika, e sentiva ancora di più la mancanza di sua madre.

"Ma certo! Non c'è nemmeno bisogno di dirmelo!" disse sorridendo, sorseggiando con una smorfia poco convinta il caffè orribile.

Carina però la tazzina a forma di elefante.

"Che ne dici Addison, se vengo da voi due o tre sere a settimana? Prima di andare a lavorare magari."

La donna le fece uno dei sorrisi più dolci che avesse mai visto.

"Ha ragione a chiamarti principessa" disse, con lo sguardo commosso.

Cercò di congedarla senza troppe cerimonie ma vi riuscì solo dopo averle promesso che la sera stessa sarebbe stata ospite loro a cena.
Solo loro tre però, perché Joe sarebbe uscito.

In seguito, una volta uscita da quella casa, si accomodò sul suo dondolo.
Il suo pensiero andrò dritto dritto a Joe.

La parola "uscire" la madre la calcò con le mani, a mo' di virgolette.

Sarcasticamente voleva intendere che il figlio avrebbe avuto un incontro amoroso.

[Principessa, non ti vedo più dalla finestra.
Il mio fratellone dice che ti sei trasferita con tua zia, ma ha sempre gli occhi strani quando me lo dice.
Non posso venire a trovarti perché l'aereo fa rumori che mi spaventano e ci sono troppe persone nella cabina.
Non ho mia capito perché te ne sei andata. Ho fatto qualcosa di male? È stato Joe a fartene? Erika]

~~~~~~~

Vi piace come sta proseguendo la storia? ☕🐘

Che ne pensate di Erika? Conoscete qualcuno affetto da autismo?

Un abbraccio!

PMaryy

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: P_Mary