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Autore: Holylolly    11/09/2020    0 recensioni
Paul è sempre stato un ragazzo molto premuroso e sensibile. Lo era con tutti: con la famiglia, con gli amici e soprattutto con il piccolo Julian, che di affetto ne aveva davvero bisogno. Per Julian, Paul è sempre stato un punto di riferimento, una certezza su cui contare, diciamo la sua figura paterna, ma lui un padre ce lo aveva già..
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattina di settembre, l'aria era mite e il sole si nascondeva timidamente tra le grandi nubi grige di Londra.
Quella mattina Paul si alzò presto e decise di andare da John per finire di completare qualche sceneggiatura del  Magical Mystery Tour, un film diretto e girato interamente da loro,che prendeva il nome dall'omonimo album.
Erano all'incirca le 10 quando arrivò a casa dell'amico, a Kenwood, una zona immersa nel verde situata a sud ovest della capitale . Parcheggiò la sua Aston Martin e, appena sceso dalla macchina, sentì una voce tenera e dolce chiamare il suo nome.
-Zio Paul !! - disse il piccolo Julian correndo, con le braccia spalancate e un enorme sorriso, verso Paul. Julian aveva quattro anni e, a differenza del padre John, era un bimbo molto introverso, timido e silenzioso, ma che emanava una tenerezza infinita.
- Ciao campione! Tutto bene oggi? - chiese  Paul abbracciando il piccolo che si limitò ad annuire con la testa.
- Zio, vuoi giocare con me? - domandò Julian timidamente, giocando con la bretella della salopette bordeaux. Ogni volta che vedeva lo "zio Paul", come era solito chiamarlo, gli occhi li si riempivano di gioia e non smetteva mai di sorridere
- Prima andiamo a salutare mamma e papà -
- Mamma è uscita e papà è in camera sua... L'ho chiamato più volte ma non mi risponde.. Camera sua puzza - disse ingenuamente il piccolo Julian.
Il viso di Paul si incupì e gli scappò un "Ah" : Paul sapeva benissimo il perché l'amico era chiuso nella sua "puzzolente" camera, ma fece finta di nulla e chiese a Julian a cosa voleva giocare.
Giocarono per un'oretta a calcio; il piccolo Julian adorava quello sport e l'immenso prato verde di casa sua si prestava benissimo come campo, un po' meno contento era Paul, che per lo sport, qualsiasi sport fosse, era negato, ma vedere il piccolo cosi felice gli faceva dimenticare di avere il fiatone. Da quando Julian è nato Paul si dimostrò sempre molto protettivo e affettuoso nei suoi confronti, passavano molto tempo insieme anche perché Paul andava spesso da John, che al contrario, dava poche attenzioni al figlio, forse perché meno paterno e meno capace di mostrare il suo lato dolce e sensibile.
- Ho vinto io! - urlò Julian felice per aver sconfitto Paul, che, per riprendere fiato, si sedette sul prato perfettamente tagliato.
- Ah si? Vediamo se riesci a vincere anche contro il solletico - disse Paul con aria di sfida, iniziando a fare il solletico al piccolo Julian. Il bimbo iniziò a ridere e a rotolarsi a terra nel tentativo di sfuggire a quella divertentissima tortura.
- Ahaha papà smettila ahahah- disse il piccolo.
Paul si fermó all'istante. Il cuore perse un battito. Lo aveva chiamato papà. Paul capì subito che doveva fare qualcosa all'istante, doveva dirlo a John. Poi guardò Julian e gli sorrise.
- Andiamo dentro ora, tra poco inizierà a piovere - disse prendo il piccolo per mano, mentre delle goccioline d'acqua cadevano suelle loro teste.

I due entrarono in casa e, dopo che Julian si allungò sul divano per riposarsi, Paul si diresse verso la camera di John, situata al secondo piano.
Arrivò davanti la porta dalla quale usciva un'odore pungente di erba.
- John, sono Paul, apri- disse il ragazzo dagli occhi verdi sbattendo con forza il pugno contro la porta. Nessuno rispose.
- Apri John, ti devo parlare - e bussò ancora più forte, poi la porta si aprì.
Paul entrò nella stanza che era diventa una nuvola di fumo e vide John, allungato sul letto mentre guardava in direzione della finestra. Aveva uno sguardo assente, perso,  l'unica cosa che riusciva a fare era portarsi la canna alla bocca con un movimento quasi svogliato e lento, come se il suo braccio pesasse un tonnellata.
- John, ti devo parlare -
Il maggiore, ancora con il pigiama, lo guardò per un attimo sbuffando una piccola nuvoletta di fumo.
- Dimmi - rispose con una voce quasi soffocata.
- Julian mi ha chiamato papà... - disse Paul con tono serio, mentre si sedeva sul letto accanto all'amico.
- E quindi? -
Paul spalancó gli occhi incredulo della rispose che avava appena ricevuto.
- Come "e quindi"? John, tu sei il padre, non io-
- Saresti un ottimo padre per lui- rispose John, come se non avesse voglia neanche di parlare.
- Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo, John?- ma il più grande fece solo spallucce, limitandosi a fare un altro tiro alla canna.
Paul iniziava ad arrabbiarsi e non era da lui perdere così in fretta la pazienza.
- John, smettila di fumare questa roba in casa quando c'è tuo figlio cazzo! Ma ti sei visto? Sembri un sacco di merda buttato sul letto - disse Paul alzando il tono della voce, ma anche facendo cosi sembrava non ottenere nessuna reazione dal maggiore.
- John cazzo hai un figlio stupendo, ci dovresti giocare, uscire, fare delle passeggiate insieme e invece che fai? Te ne stai qui... - disse indicando l'amico con disgusto, poi continuó - Mi ha chiamato papà, John, ha chiamato ME papà, perché per lui tu non sei un padre -
A quella frase John fece un piccolo scatto e guardò il più piccolo attraverso i vetro tondo dei suoi occhiali con i suoi occhi semisecchiusi, ma pieni di rabbia. A quello sguardo Paul ebbe un po' di paura.
- Cosa cazzo vuoi da me Macca? Eh? Cosa vuoi? Vieni qui in casa mia e osi anche a farmi la predica?? - urlò John che, con uno scatto, si sollevò dal letto trovandosi a due millimetri dal naso perfetto di Paul.
- John si tratta di tuo figlio. Sangue del tuo sangue, la tua piccola opera d'arte,John cazzo, è tuo figlio e te ne freghi altamente di lui - rispose Paul con voce ferma, riuscendo a mascherare il timore che aveva nei confronti dell'amico.
- Quello non è mio figlio, quello è stato solo uno sbaglio dopo una bottiglia di whisky-  rispose John facendo uno scatto rabbioso.
Paul era allibito, non sapeva se John gli faceva disgusto o pena; poi, come se non avesse più il controllo, gli tirò una sberla e disse a bassa voce "mi fai schifo".
I due amici rimasero a guardarsi per qualche minuto in silenzio, senza dire una parola, poi John cadde a peso morto sul suo letto e si coprì il volto con le mani. Paul notó come una lacrime rigava il volto del maggiore, ma non disse e non fece nulla.
- Faccio schifo, Paul - disse singhiozzando John.
Paul era ancora immobile difronte a lui e lo guardava dall'alto senza proferire parola, voleva vedere fino a che punto si spingeva John.
- Faccio schifo, non sono in grado di fare il padre, Paul, faccio schifo come mio padre - continuó il maggiore che aveva iniziato a piangere. Paul non lo vedeva piangere dalla morte della madre e vederlo in quelle condizioni, gli fece male. Si sedette affianco a lui e con un braccio gli avvolse le spalle.
-John, non dire cosi, tu non sei come lui...- disse Paul con una voce molto più dolce e morbida rispetto a quella usata precedentemente e cercó di consolare l'amico ormai sprofondato in un mare di lacrime.
Poi ci fu il silenzio, interrotto solo qualche dai singhiozzi di John.
-Julian mi vuole bene? - chiese il maggiore con voce tremante e dubbiosa. Paul lo guardò con dolcezza negli occhi e gli sorrise.
- Si John, lui ti ama. Vai da lui e goditi tutti questi momenti -
John alzò la testa e sul suo volto apparve un lieve sorriso e abbracciò l'amico con tutta la forza che aveva, poi si alzò, prese la canna e la spense nel portacenere.
-Paul-
-Dimmi John-
-Grazie- e si asciugò le lacrime. Paul si limitò a sorridergli poi, insieme, andarono da Julian che, nel frattempo, si era addormentato sul divano. John si avvicinò a lui con estrema delicatezza per non svegliarlo e gli diede un tenero bacio sulla fronte; a quella visione Paul si fece scappare una lacrimuccia, ma una lacrima di felicità.

***SPAZIO AUTRICE****: premetto nel dire che questa storia non sia proprio una delle migliori, ma spero che sia stato in grado di scaldarvi un po' i cuori.
Baci
Holylolly

   
 
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