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Autore: Exentia_dream2    12/09/2020    4 recensioni
Nessuna luce. Buio, sconfinato e pesante, in cui persino respirare le sembrava difficile.
Bellatrix aveva passato una mani sugli occhi in un gesto nervoso, con la voglia di tornare dall'ultimo posto in cui ricordava di essere stata, braccia sottili e chiarore d'alba.
Quando un soffio di vento gelido l'aveva abbracciata, lei si era accasciata al suolo priva di forze. -Storia partecipante al "It's family affair" contest indetto da CatherineC94 sul forum di EFP.
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rodolphus Lestrange, Tom Riddle/Voldermort
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Storia partecipante al contest “It’s a Family affair” indetto da CatherineC94 sul forum di Efp.

《 Stai infangando il nome della nostra famiglia, Dromeda. 》

《 L'amore è un sentimento che non puoi comprendere, Bella. 》aveva cominciato Andromeda.《 Non scegli di chi innamorarti, se dell'uomo migliore sulla faccia della Terra o del peggiore. 》

Ma Bellatrix non aveva compreso quelle parole: era stata la promessa sposa di Rodolphus, poi si erano uniti in un matrimonio senza sentimenti, perché l'amore portava solo guai e lei non ne voleva.

Poi, era cambiato tutto in una notte, quando il Marchio Nero aveva macchiato il candore della sua pelle e aveva sognato il Signore Oscuro, un corpo possente che le spegneva il sole e le accendeva l'anima.

Quell'amore di cui parlava Andromeda e che adesso le scorreva nelle vene come sangue; la faceva impazzire ad ogni ordine e sospirare ogni notte, nel buio di quei sogni che non osava raccontare.

Sapeva che si sarebbe venduta l'anima pur di appartenere a lui anche solo una notte, solo un'ora, e non aveva vergogna di toccarsi mentre immaginava che lo facesse lui, dita lunghe e gelide, sguardo perso che si posava nel suo.

Bellatrix aveva scoperto l'amore nell'odio puro ed aveva sorriso come una bambina di fronte al più bel regalo di compleanno, come una ragazzina innamorata seduta a guardare l'alba più romantica durante un inverno gelido.


Mio Signore.

Le onde si infrangevano potenti contro la roccia, turbini torbidi e arrabbiati per una libertà che lei cercava da troppo tempo e guardava dall'alto quel movimento d'acqua che si rispecchiava nella sua anima nera e sporca.

Immobile, gli occhi bassi e una tunica troppo larga che le arrivava alle caviglie, grigia come i suoi occhi, come quel cielo che prometteva pioggia.

Il gelo di quel dicembre le intorpidiva i muscoli come filo spinato e lei, a volte, si guardava le braccia per vedere il sangue scorrere, ma non vedeva altro che la sua pelle pallida intorpidita dal freddo, le dita che quasi non si piegavano più. 

《 Lui tornerà 》diceva.

Si inginocchiava nell'angolo della sua cella e portava il busto in avanti, in una preghiera al buio di cui soltanto lei conosceva le parole.

Bellatrix accoglieva i Dissennatori a braccia aperte, il sorriso storto e gli occhi chiusi: si lasciava succhiare via la gioia di una vita che aveva cominciato ad avere senso soltanto nel momento in cui le era stato tatuato il Marchio Nero sul braccio.

Non aveva catene sul corpo, eppure ne sentiva il peso sulle spalle perché non poteva far altro che aspettare e covare dentro quell'amore per il Signore Oscuro che era diventato ossessione, al punto che le pareva di sentire il viscido delle sue mani addosso e rabbrividiva.

E la ricordava quella notte di tanti anni prima, quando il viso di Rodolphus aveva cambiato i lineamenti ed era diventato lui.

 

《 Bevi tutto 》gli aveva detto.《 Se è vero che mi ami, bevi tutto. 》

Rodolphus l'aveva obbedita e aveva ingoiato la pozione come fosse un elisir di vita eterna, mentre lei rompeva gli specchi e rideva di pazzia.

《 Come l'hai avuta? 》

《 Il Signore Oscuro si lascia curare da me, si lascia adorare 》Bellatrix si era seduta sul bordo del tavolo e aveva alzato la gonna, lasciando intravedere la peluria.《 Ora vieni qui e toccami. 》

Il sorriso impertinente sul viso, un gemito soffiato con gli occhi chiusi mentre le carezze di suo marito la bagnavano di piacere. 

La lingua che saliva dalle caviglie fino all'interno coscia, senza mai andare oltre e la richiesta di farlo.《 Di più. 》

《 Perché mi fai questo? 》

《 Perché ti amo. 》

Rodolphus l'aveva attirata a sé e lei aveva aperto la bocca per la sorpresa e la pienezza improvvisa che aveva sentito quando era entrato in lei.

《 E, dimmi, mia Regina, ti piace così? 》

Ma lei non lo ascoltava più: davanti ai suoi occhi, adesso, c'era Lord Voldemort che la faceva gemere.

《 Rispondi 》le aveva ordinato.

《 Ancora, mio Signore. Ancora. 》

Rodolphus le aveva preso le braccia, l'aveva allontana, ma Bellatrix non aveva smesso di sorridere.《 Torna qui. 》

L'orgoglio ferito, un viso che non era più il suo e una moglie che bramava un corpo che a lui faceva ribrezzo, l'uomo le girò le spalle.

Lei aveva allargato il sorriso e aveva impugnato la bacchetta con un'espressione eccitata dipinta sul viso.《 Imperio. Torna qui e fammi tua, mio Signore. 》

Era l'alba fuori e, della neve che giaceva sui viali, Bellatrix manteneva solo il colore, mentre il suo gelo si scioglieva al contatto con il calore della pelle che stava toccando.

《 Non può esistere piacere più grande. 》aveva detto in un sussurro voluttuoso e peccaminoso, come il rosso che aveva usato per dipingersi la bocca.

 

La pioggia le bagnava i capelli e lei lasciava scivolare quelle piccole gocce gelide fino all'incavo dei seni, poi le raccoglieva con un dito e le ingoiava.《 Lui tornerà. 》

Le urla degli altri prigionieri la facevano sorridere, perciò si era avvicinata alle sbarre della sua cella e le aveva morse.《 Mio Signore… 》

La vena di follia che l'animava, il sangue che le gonfiava il cuore al solo pronunciare il suo nome, Bellatrix era scivolata in ginocchio sul pavimento gelido e aveva urlato di piacere. 

Un piacere che saliva dalla punta dei piedi fino ai capelli zuppi, con la stessa sinuosità con cui un serpente avvolge il tronco di un albero morto.

Poi, un boato improvviso l'aveva distratta e lei aveva spostato le mani dalle cosce, si era sporta a guardare.

Era libera.

Il vento le aveva appiccicato i capelli al viso e lei li aveva allontanati con un gesto nervoso.

L'acqua sotto di lei urlava di gioia ed ora le sembrava di poter distinguere il tremolio e le sfumature di quelle onde che ancora si infrangevano potenti contro la roccia della prigione. 

Aveva aperto le braccia, un salto nel vuoto in minuti eterni in cui quella schiava del male vide solo il volto del suo padrone, anima di dannazione e vendetta.

Nera come quell'alba che non riusciva a sorgere, come il desiderio di mettersi in ginocchio davanti a lui e lasciarsi prendere, come il gelo che aveva invaso la sua mente e che lui, solo lui, riusciva a rischiarare.

L'impatto le aveva spezzato il respiro, il cuore muto e la vita che sembrava volerla abbandonare.

 

~

 

La benda davanti agli occhi le impediva di vedere quello che la circondava, perciò lei aveva acuito tutti gli altri sensi: le mani toccavano qualcosa di viscido che si muoveva sotto il suo tocco, il naso sentiva profumi che non conosceva e le orecchie…  quelle sentivano solo la voce del Signore Oscuro che le diceva di stare attenta, di non abbassare mai la guardia.

《 Nagini, adesso. 》

Bellatrix si era spostata a sinistra e aveva evitato il morso del serpente con un sorriso.

Il cuore batteva una corsa incosciente, l'adrenalina bloccava la paura nelle viscere, l'orgoglio la fece urlare di gioia.《 Sono stata brava, mio Signore? 》

《 Tu sei la migliore 》aveva risposto lui, le dita umide a sciogliere il nodo della benda.

Lei aveva posato lo sguardo su tutto il corpo prima di annegare negli occhi di Lord Voldemort, inferni di acqua quieta che nascondevano la smania di rivincita sulle vite che non erano degne di esistere, la follia del potere, la brama dell'immortalità. 

Aveva tirato un sospiro profondo di adorazione pura nei confronti dell'essere che aveva di fronte, poi il Signore Oscuro le aveva preso il mento tra le mani.《 Per oggi può bastare. Domani ti insegnerò l'arte della Legilimanzia e dell'Occlumanzia. 》

《 Mio Signore, io non voglio creare barriere tra noi. 》

《 Tu non avrai mai barriere per me. 》



Tremava, gli occhi schiusi che non riuscivano a mettere a fuoco la figura davanti a lei.

《 Sto gelando 》la voce lamentosa di una bambina che era salita di un'ottava quando una goccia d'acqua fredda le aveva accarezzato la tempia.

《 È viva 》aveva detto qualcuno.

I suoi sensi però, tornarono vigili solo quando la manica di una veste e una mano viscida l'avevano sfiorata.《 La mia fedele Bellatrix. 》

《 Mio Signore… io posso toccarti adesso. 》*

《 Riposa adesso, avremo tempo per parlare. È un onore averti di nuovo al mio fianco. 》

Erano state quelle parole ad accenderla come la legna fa con il fuoco, fiamme di amore che le ustionavano gli organi e il cuore e lei immobile, mentre Lord Voldemort la guardava.《 Adesso. 》

《 Attaccherete l'Ufficio Misteri e ruberete la profezia.  》

《 Anche io. 》

《 Torna in forze. 》

Però lei lo sapeva. Sapeva che quelle parole promettevano la notte in cui i loro corpi si sarebbero uniti e, questa volta, davvero: non sarebbe servita la pozione Polisucco e non sarebbe stato Rodolphus a violare il suo corpo, a graffiarlo, a morderlo.

Bellatrix aveva annuito e lo aveva aspettato mentre il cielo si vestiva di stelle.

Lui non parlava mai: andava in silenzio e lei rideva, le alzava la gonna e lei sospirava, le apriva le gambe e lei ingoiava sentimenti, la riempiva e lei taceva piacere. 

《 Da brava, zitta 》solo ordini e mai un gemito. Lord Voldemort prendeva senza chiedere, si concedeva senza mai cedere realmente, lei si lasciava toccare e obbediva.

Se ne andava sussurrando il suo nome e lei si disperava, perché con ogni alba i suoi sogni svanivano e Bellatrix si ritrovava da sola in una stanza buia, in un letto vuoto con le lenzuola stropicciate e il gelo dell'inverno a pesarle addosso.

 

~

 

Dietro la rabbia e la delusione che leggeva nei suoi occhi, Bellatrix vedeva la luce della gelosia, del peccato che ancora non aveva commesso sulla sua carne.

Le dita strette intorno alla bacchetta erano quelle che lui avrebbe voluto posare su di lei, quella bocca che urlava le maledizione senza perdono era la stella che lui voleva farle scivolare sull'addome.

Per questo, lei rideva anche mentre le Cruciatus le infliggevano dolore.

Lord Voldemort la stava punendo perché la desiderava troppo e, a quel pensiero, Bellatrix avvampò e portò le mani tra le cosce: aveva toccato il braccio di Rodolphus spinta da una strana voglia di rassicurarlo dopo una missione fallita ed ora era in ginocchio di fronte all'ira dell'uomo che amava più di ogni altra cosa al mondo con un desiderio folle e malato a cui si piegava come un filo d'erba mosso dal vento di gennaio.

La veste frusciava sul pavimento con un sibilo sinistro che sembrava provenire dall'oltretomba, passi in avanti, verso di lei. 

Le aveva alzato il mento con un dito, i loro sguardi che mescolavano emozioni contrastanti e che, nella fantasia di Bellatrix, avrebbero avuto un suono distinto in un letto- ancora, mio Signore. Ancora.

《 Hai fallito come tutti gli altri, ma tu sarai premiata: hai ucciso Sirius Black. Seguimi. 》




L'aveva trascinata per i corridoi del Manor, sospiri pesanti le erano uscite dalle labbra in soffi che la ferirono d'impazienza.

Era ferma, le braccia lungo i fianchi.

《 Adesso chiudi gli occhi 》le aveva detto Lord Voldemort.

Erano carezze maligne che lei stava accogliendo come una benedizione.

Il vestito le scivolava lento sul corpo, i raggi deboli dell'alba gelida a colorarle la pelle e infondere calore nei punti in cui lui non la baciava, non la toccava, le candele accese a creare un'atmosfera tetra che a lei sembrò dolcissima e romantica.

Bellatrix non si muoveva: provava a memorizzare tutte le emozioni, i battiti del suo cuore ad ogni movimento che lui compiva mentre la spogliava.

Quando Lord Voldemort le strinse i capelli dietro la nuca, si lasciò piegare in avanti e gli concesse tutto quello che aveva.

Lui non parlava, come nei suoi sogni, ma impartiva ordini silenziosi a cui lei obbediva con un gemito lamentoso.

《 Mio Signore… 》

《 Nox. 》

《 Perché? 》

《 Perché noi viviamo di tenebre, mia fedele Bellatrix.  È la notte che mi porta nei tuoi sogni, è nel buio che tu vuoi questo. 》

《 Sì. 》

Le luci spente, le tende tirate: era sua.

Era sempre stata certa di appartenergli, ma sapere che le era entrato nella mente, aveva vissuto i suoi più intimi desideri, l'aveva fatta tremare di un piacere che Bellatrix non riusciva a spiegare. 

Aveva aperto di più le gambe, allungato le braccia sul tavolo per permettergli di stringerle i polsi e infliggerle quel poco di dolore che le permetteva di rimanere lucida.

Le unghie che lasciavano le scie rosse del loro passaggio, 

Bellatrix Lestrange era troppo silenziosa o troppo rumorosa.

Prendeva i suoi compiti troppo sul serio oppure non li considerava affatto; era troppo cinica quando viveva nel mondo fuori da quella stanza e troppo sensibile quando lui si avvicinava.

Odiava con ogni cellula del suo corpo ogni essere vivente e amava Lord Voldemort con ogni parte del suo cuore.

Non aveva vie di mezzo: era tutto o niente.

Voleva tutto di lui - la voce, il respiro, il male- e niente di quello che non gli riguardasse.

《 Mio Signore… 》

 

~

 

Nella Foresta Proibita, Lord Voldemort, schiena dritta e postura fiera, sembrava il padrone del mondo.

Bellatrix si era persa a ricordare quell'unica notte in cui lui si era concesso quella passione che lei sentiva scavarle il petto, attecchire nel cuore come radici di quercia millenaria in un terreno arido, mai curato, che aveva visto troppe albe sorgere e troppi tramonti morire. Le immagini delle volte in cui si era nascosta tra i rami per fuggire dalla monotonia di Hogwarts, da una vita che non le era mai piaciuta realmente, da un mondo di cui non voleva far parte.

Lui si era voltato un attimo a guardarla e, nei suoi occhi, era stata capace di leggere la disperazione e la delusione uguale contraria a quella che provava lei da quando l'immagine del Signore Oscuro le aveva riempito la mente e il suo odore i polmoni.

 Avrebbe voluto prostrarsi ai suoi piedi e chiedergli di sfogare la rabbia sul suo corpo, ma poi un rumore tra gli alberi lo aveva distratto.

Lord Voldemort aveva sul viso l'ombra di quello che doveva essere un sorriso.《 Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto, venuto a morire. 》

C'erano promesse di un mondo pulito in quella voce, un mondo libero dalla faccia dei babbani in quel lampo verde, eppure Bellatrix non riusciva a gioire di quella vittoria: qualcosa in lei le impediva di fare un altro passo e lasciare il buio della foresta dove regnava il gelo anche a giugno.

《 Solo un'altra notte 》gli aveva chiesto e lui gliel'aveva negata.

《 Non essere sciocca, mia fedele Bellatrix. L'amore è per i deboli, hai capito? E tu non sei debole: tu sei una Mangiamorte. La migliore, la più fidata. 》

《 Sì. 》

《 Cosa hai detto? 》

《 Sì, mio Signore. 》

 

~

 

Nessuna luce. Buio, sconfinato e pesante, in cui persino respirare le sembrava difficile.

Bellatrix aveva passato una mani sugli occhi in un gesto nervoso, con la voglia di tornare dall'ultimo posto in cui ricordava di essere stata, braccia sottili e chiarore d'alba.

Quando un soffio di vento gelido l'aveva abbracciata, lei si era accasciata al suolo priva di forze.

Le lacrime che rigavano le guance e i singulti che le scuotevano il petto. 

《 Lumos. 》continuava a ripetere, ma niente illuminava le tenebre in cui era caduta.

I suoi polmoni avevano accolto il suo profumo prima ancora che lui si muovesse o parlasse, così Bellatrix aveva cominciato a camminare piano, commozione nella gola ed emozione nei tendini.

《 Mio Signore… 》un filo di voce lamentoso e infantile che spezzava quel silenzio che sembrava avere peso e consistenza.

《 Bellatrix. Solo tu potevi farlo. 》

《 Cosa? 》

《 Seguirmi anche nel limbo della morte. 》

《 Ovunque, mio Signore. 》






Angolo Autrice:

 

Eccomi qui a partecipare all'ennesimo contest, anche se non sono del tutto soddisfatta di questa storia.

Comunque, ve la spiego un po': 

-il primo flashback è ambientato poco dopo il matrimonio di Bellatrix e Rodolphus;

-il secondo, ovviamente, dopo che Bellatrix è diventata una Mangiamorte e durante la prima Guerra Magica;

-il terzo, invece, è una sessione di addestramento che Voldemort tiene con Bellatrix;

-la storia racconta dell'incarcerazione e dell'evasione di Bellatrix da Azkaban ( l'ho immaginata in fin di vita dopo essersi tuffata in acqua);

-la scena d'amore non tiene conto de "La maledizione dell'erede". Non l'ho mai letto e non credo lo farò;

-la penultima scena prende ispirazione dal film "Harry potter e i doni della morte seconda parte". Il dialogo tra Bellatrix e Voldemort non esiste né nel film né nei libri;

-l'ultima, come sopra, non è una scena che esiste: la mia mente malata mi ha portato ad immaginare un'unione ultraterrena, che va oltre la morte, proprio come l'amore che Bellatrix prova per Voldemort. 

 

*Questa è una frase che Voldemort dice ad Harry ( Harry Potter e il calice di fuoco ), ma mi piaceva l'idea di farla dire a Bellatrix in questo contesto.

 

Detto questo, spero che almeno a voi la storia sia piaciuta.

 

A presto.




   
 
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