Crossover
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Autore: evil 65    12/09/2020    10 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come promesso, ecco un nuovissimo capitolo!



Interludio - Parte 2: La Resistenza del Drago

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Been out from under who I am
And who I want to be
Held you tightly in my hands
Why are we unraveling?
Was it me, will you come to my rescue?
Or did I push to far when I turned my back on you?
Skillet – Salvation
 
Battleground – Un mese dopo lo Scisma
 

Il lampo di luce blu illuminò un corridoio dalle pareti bianche come la neve stessa, rapidamente seguito da un guizzo di elettricità statica.
Subito dopo, l’inconfondibile figura del Maestro si materializzò al centro della stanza, accompagnata da quella di Lada.
Il Signore del Tempo e nuovo sovrano di ciò che restava dell’universo iniziò a guardarsi attorno.
<< Eh… speravo che saremmo atterrati sul ponte >> borbottò, stizzito << Ugh, teletrasportarsi nei luoghi in movimento è sempre così snervante. Se non altro, dovremmo essere abbastanza vicini. >>
Grazie alla sua nuova condizione di vampira, il tempo non aveva minimamente scalfito Lada: aveva l’aspetto una venticinquenne, l’età in cui era stata trasformata, sebbene molto più attraente e avvenente di quanto fosse stata da umana. La sua pelle, liscia e perfetta, aveva acquisito il colore della luna, e i suoi occhi scuri adesso erano due scintillanti rubini color del sangue. Si era tagliata i capelli corvini personalmente, lasciandoli lunghi fino alla base del collo, sbarazzini e un po’ arruffati. Per quell’occasione aveva indossato una divisa imperiale inviatale in un pacco regalo direttamente dal Maestro in persona.
La regina di Valacchia si guardò intorno, assolutamente senza parole di fronte a qualcosa che nel concreto ancora non conosceva, e allo stesso tempo incuriosita e affascinata.
<< Perciò... questa sarebbe una nave in grado di cavalcare le stelle? >>
<< Ci troviamo attualmente su uno Star Destroyer, sì >> confermò il Maestro in un cenno sprezzante del capo << O, almeno, in uno dei suoi corridoi. >>
Si portò un dito alla bocca e lo alzò in direzione del soffitto, come a controllare la direzione del vento. Un’azione piuttosto bizzarra, dato che in quel corridoio non c’era nemmeno un alito di brezza.
<< Uhmmm… se non ricordo male, il ponte dovrebbe essere da quella parte >> disse dopo qualche attimo di silenzio, indicando il proseguire dell’atrio alle loro spalle. << Sei pronta ad incontrare il tuo nuovo team-mate? >>
Lada annuì, chinando appena il capo in segno di rispetto e di riverenza. << Fatemi strada, mio Maestro. >>
Il Signore del Tempo sorrise soddisfatto e procedette a condurla fino ad una coppia di porte lucenti situate proprio alla fine del corridoio, ai cui lati spiccavano una coppia di stormtroopers.
Le due guardie si irrigidirono all’istante e spostarono le mani sui blaster, ma la loro posizione tornò rilassata non appena le loro lenti nere si posarono sul sovrano di Battleground. Procedettero ad inchinarsi e si fecero subito da parte, mentre il Maestro spalancava le porte con un semplice movimento della mano destra.
L’individuo che stavano cercando si trovava al momento di spalle, rivolto verso la grande vetrata della navicella che dava sull’immenso distesa luminescente che era lo spazio aperto. Di sicuro possedeva anche lui qualcosa come sensi sviluppati, perché nonostante i passi lievi e silenziosi di lei e il Maestro, non appena si erano portati ad una discreta distanza da lui, si era girato immediatamente per portarsi nel loro campo visivo.
Era molto più alto di quanto Lada avesse immaginato, anche se sinceramente non aveva un’idea precisa e concreta di cosa aspettarsi, ma in qualche modo ritrovava una certa familiarità in quella figura: le veniva facile associarlo ad una sorta di cavaliere nero, sebbene l’elmo largo dal copricapo a fasce e le piaghe pettorali fossero completamenti diversi dalla modalità con cui li conosceva. E non aveva alcuna visiera, solo quelle due lenti grandi e rotonde incastonate in quella maschera apparentemente priva di alcuna fessura.
Si accorse presto di poter chiaramente sentire il respiro secco e sibilante dell’uomo manifestarsi da essa ad intervalli regolari. Ne dedusse che quell’armatura era completamente serrata e che probabilmente aveva qualche magia che gli permetteva di respirare al suo interno, oltre che ad isolarlo, perché i suoi sensi di vampira non riuscivano a percepire l’odore del suo sangue né i battiti del suo cuore.
Quando furono ad appena pochi passi da lui, Darth Vader si mise in ginocchio e abbassò la testa in modo rispettoso.
<< Mio Maestro >> disse con una voce bassa e graffiante, un cupo rimbombo che risuonò per tutta la lunghezza del ponte.
<< Alzati, amico mio >> disse il Maestro, senza mai perdere quel suo sorriso intramontabile << Vorrei presentarti qualcuno. >>
Fece un cenno alla sua destra e il Sith lo seguì con lo sguardo, fino a quando le sue lenti non incontrarono gli occhi di Lada. Inclinò appena l’elmo, apparentemente incuriosito dall’identità della sua interlocutrice.
Quest’ultima si portò un pugno al cuore e uno dietro la schiena, esibendosi in una dignitosa reverenza, per poi raddrizzarsi austera e procedere col presentarsi.
<< Sono Ladislav Dracul, voivoda e regina di Valacchia. >>
Vader rimase in silenzio, e per qualche secondo l’unico suono al di sopra del ponte fu il riecheggiare basso e costante del suo respiro. Poi compì un rapido inchino con la testa.
<< Darth Vader >> si presentò in tono impassibile, per poi volgere la propria attenzione nei confronti del suo signore.
Intuendo la domanda inespressa, il Maestro procedette a spiegare.
<< La cara Lada, qui, sarà la tua nuova collaboratrice per la gestione dell’esercito imperiale. D’ora in avanti… lavorerete insieme. >>
Il respiro del Sith sembrò accelerare bruscamente, ma solo per un secondo. Rivolse la propria attenzione nei confronti della vampira, le mani appena strette in un paio di pugni serrati.
<< Pensavo che avrei avuto il totale controllo della marina >> dichiarò freddamente.
Lada inarcò le sopracciglia, lanciando un’occhiata di educata incredulità al Maestro, poi tornò a guardare l’uomo in armatura.
<< Pensavo che foste già al corrente che sarebbe avvenuto il contrario. >>
Vader si voltò bruscamente verso il Maestro, il quale si limitò a scrollare le spalle.
<< Be’, io pensavo che sarebbe stata una bella sorpresa >> ribatté in tono gioviale << Penso che condividere l’onere del comando si rivelerà una scelta vantaggiosa per entrambi. Mi aspetto che facciate faville! >>
Detto questo, porse loro un saluto militare.
<< Ora vi lascio socializzare. Mi raccomando, tenete a bada gli artigli. Adieu! >>
E poi, scomparve dal ponte con un lampo, lasciandosi dietro la coppia di guerrieri.
Lada non poté trattenersi dal sospirare, in qualche modo rassegnata di fronte all’uscita del Signore del Tempo. Non che fosse una sciocchezza ciò che aveva proposto:  avrebbero dovuto lavorare insieme, dunque era più che naturale doversi conoscere... ma la modalità con cui li aveva presentati e come aveva loro proposto di interagire l’aveva imbarazzata, forse perché ancora doveva realizzare pienamente che dal Maestro poteva aspettarsi tutto tranne che dell’impeccabile professionalità.
Suo malgrado, si girò verso il Signore dei Sith. Non poteva vedere il suo volto, ma dalle sue reazioni precedenti era evidente che nemmeno lui era soddisfatto del comportamento del loro superiore.
Almeno su questo avevano entrambi un punto.
<< Mi rincresce per questo episodio, Lord Vader. Non è esattamente così che speravo di introdurmi a voi. >>
Il cavaliere incrociò ambe le braccia davanti al petto e rimase in silenzio per qualche altro secondo. Poi rilasciò un sospiro attraverso la maschera.
<< Il Maestro può essere abbastanza… eccentrico >> ammise con tono di fatto << Ma le sue intuizioni si sono sempre rivelate corrette. Se pensa che siate abbastanza competente da aiutarmi a gestire l’esercito imperiale… accoglierò il suo giudizio. Siete mai stata su uno Star Destroyer, prima? >>
<< No, signore, non sapevo neppure che cosa fosse, fino a qualche istante fa. Questo mondo è ancora molto nuovo, per me. >>
Vader sembrò sbuffare sotto la maschera.
<< In questo caso… abbiamo molto lavoro da fare >> borbottò, per poi porgere la mano destra nei confronti della donna << E penso che voi abbiate bisogno di qualche lezione. Se me lo permetterete, ovviamente. >>
Nonostante tutto, Lada si lasciò sfuggire un sorriso apparentemente divertito.
<< Con questo diverrete il terzo, fra i miei maestri, Lord Vader. Ad ogni modo, non credo di avere molta scelta, se voglio sperare di fiancheggiarvi in battaglia. Immagino che il nostro Signore avesse in mente anche questo, quando ci ha chiesto di fare conoscenza. >>
<< Posso solo sperare che le vostre abilità tattiche siano buone come la vostra intuizione >> commentò il Sith, con un sottofondo di cupo divertimento.
La condusse verso i comandi della nave. << Cercate di starmi dietro. Non ho molta tolleranza per gli incompetenti. >>
Lei annuì, rimanendo agilmente al suo stesso passo senza barcollare o rimanere indietro un istante.
<< Posso dirvi che farò del mio meglio... e che vedrò di anteporre i fatti a queste parole. D’altronde, mi trovo d’accordo con la vostra linea di pensiero. >>
Suo malgrado, Vader si ritrovò a sorridere sotto la maschera.
<< Siete già diventata molto più tollerabile della maggior parte dei miei ufficiali. >>
 
Il Signore dei Sith non aveva la minima idea di quanto la sua tolleranza si sarebbe a lungo estesa.
All’inizio, i due non erano altro che compagni di battaglia, dediti alla caccia al Dottore, allo sterminio dei ribelli e di chiunque osasse opporsi all’impero del Maestro. Guardavano le spalle l’uno all’altra sapendo di poter contare sul reciproco supporto, si confrontavano sempre sui piani d’attacco e agivano rapidi, precisi, spietati, implacabili, temuti e odiati.
Lada non era solo una guerriera, ma anche una nobile, una regina, e come tale, spesso doveva assentarsi dalla battaglia per svolgere i propri incarichi politici, tra cui allacciare rapporti con gli altri prediletti del Maestro: Loki, Salem, Vorkye e lo stesso Shen, col quale le proprie relazioni erano inevitabilmente rovinate e perciò limitate, fredde e ricche di ostilità.
Per dovere nei confronti del Maestro, manifestavano questo rancore solo nella sfera privata, anche se facevano tutto il possibile per stare lontani l’una dall’altro.
In seguito, la vampira entrò in contatto con il senatore Anakin Skywalker, non sospettando minimamente della sua doppia identità. Almeno, non finché i loro rapporti da professionali non si trasformarono in qualcosa di più intimo e profondo, dopo quasi otto mesi di interazione.  
Non si può dire che la vampira accolse quella notizia con totale calma e sangue freddo, ma si abituò anche in fretta, probabilmente perché era molto facile immaginare Anakin e Vader come entità distinte che vivevano due vite diverse. Dopotutto, perfino lei non era esente dal vivere una doppia esistenza: di giorno regina, di notte segreta creatura oscura e crudele cacciatrice dei Ribelli.
Ma dopo qualche tempo, la donna pensò che quella situazione meritava una svolta.
Che c’era qualcosa che mancava…e aveva intenzione di rettificarlo.
Un giorno, domandò ad Anakin di accompagnarla in Valacchia, mascherando quella gita come una semplice visita politica per mettere a tacere i vari pettegolezzi che si erano creati attorno a loro…

                                                                                                                                                      * * *

La navetta entrò nell’atmosfera della Terra, per raggiungere le terre rocciose che custodivano le alte cime del regno. Seguendo le indicazioni della voivoda, Anakin Skywalker atterrò alla base di un sentiero di montagna, e la sua compagna fu la prima a scendere dall’abitacolo, per condurlo verso uno dei sentieri.
<< Da qui solo i più forti e valorosi sono in grado di raggiungere la cima. >> Lada salì un tratto del sentiero rialzato, guardandolo con una piccola scintilla di sfida nello sguardo, accompagnato da un sorrisetto. << Tu ti senti degno, Skywalker? >>
Anakin sbuffò, divertito. << Non è esattamente quello che ho immaginato quando avevi parlato di un regalo. Devo aspettarmi qualche tentativo di omicidio? Sappi che se mi farai cadere ti perseguiterò per il resto della vita. >>
<< Rovinerebbe la mia reputazione e il mio soprannome, e non permetterò che un biondino carino mi faccia questo. >> La vampira gli tese la mano, sostituendo il sorriso con un’espressione seria, profondamente coinvolta << E non permetterò mai che tu cada. >>
Il senatore la fissò attentamente per quasi un minuto. Poi sorrise gioiosamente e le afferrò la mano.
<< Allora fammi strada… mia signora. >>
La donna lo tenne saldamente per mano, e con la sua forza e resistenza di vampira lo accompagnò durante la scalata, limitandogli di molto la fatica della salita. Ben presto giunsero ad un tratto in cui il sentiero si assottigliava in maniera pericolosa, insufficiente a farli passare entrambi a piedi, e alla loro sinistra c’era perfino un dirupo  dall’aspetto spaventosamente ripido e profondo.
Per risolvere il problema, Lada gli fece premere la schiena contro la parete di roccia, facendogli agganciare le mani attorno ai suoi fianchi: in questo modo lo spazio risultava abbastanza per entrambi.
<< Adesso piano, sposta un piede alla volta in laterale >> gli disse, seria << Non lasciarmi per nessuna ragione, o il tuo regalo lo rimirerai dall’altro mondo. >>
<< Credimi, mia signora… >> Anakin non poté trattenersi dal sorriderle civettuolo, chiaramente osservando la posizione in cui erano posti sotto un’ottica maliziosa << anche se ci trovassimo in altre circostanze, probabilmente non mi allontanerei di un solo centimetro. >>
Lei sbuffò suo malgrado un sorriso, sfiorandogli il naso col proprio. << Sì, sarebbe una posizione molto comoda se non avessimo un letale dirupo alle spalle che ucciderebbe solo uno dei due. >>
<< Hai davvero così poca fiducia nella mie capacità? >>
<< No... è solo divertente stuzzicarti o metterti in imbarazzo. Tipo così… >>
Senza aggiungere una parola, lo agguantò da sotto le natiche e senza tante cerimonie lo sollevò di peso sorreggendolo in braccio, attraversando con sicurezza lo stretto passaggio che avevano sotto i piedi, senza trattenersi dallo sfoggiare un ghigno di puro divertimento.
<< Dah, è così umiliante quando lo fai! >> gemette l’uomo, colto di sorpresa e dapprima dall’imbarazzo, poi ridacchiò << Anche se, devo ammetterlo, avere una donna capace di prenderti in braccio è stranamente eccitante. >>
Lada alzò gli occhi al cielo. << Gli uomini, il loro stupido orgoglio e le loro perversioni… >>
Tuttavia gli regalò un sorriso.
Proseguì lentamente e con metodica lentezza e precisione, finché il sentiero smise di risultare sottile e tornò ad essere largo abbastanza da permettere ad entrambi di camminare fianco a fianco. Fece scendere il suo uomo da terra con delicatezza, e insieme percorsero il tratto della cima, oramai molto breve: compirono dieci passi, e infine la raggiunsero. Attorno a loro si vedeva tutto il paesaggio circostante a grande altezza, ma soprattutto sopra di loro c’era il firmamento, scintillante come una cupola celeste.
Allora la regina abbracciò da dietro il suo amato, stringendo però le labbra. Sotto sotto, aveva paura di non riuscire ad esprimere appieno il motivo e il desiderio che l’aveva portato a fare quel gesto per lui. Emise un respiro profondo per infondersi coraggio, pur non avendo bisogno di respirare.
<< Ricordi quando mi raccontasti... della cella? >>
Lo sguardo di Skywalker, inizialmente sorpreso, divenne improvvisamente cupo. << È qualcosa di cui non parlo molto spesso… quindi sì, lo ricordo bene. Perché? >>
<< Tu... >> Lada cercò di farsi forza << tu volevi le stelle. Volevi raggiungerle. Sentirti libero... e felice. Be’... guarda. >>
Gli fece cenno di sollevare lo sguardo. L’uomo inarcò il sopracciglio, ma poi obbedì… e non appena i suoi occhi entrarono in contatto con la volta stellata che si ergeva, sopra di loro, completamente libera da nubi o dalle luci delle immense metropoli di Battleground, si bloccò, e capì.
<< È… è… >>
<< È tuo. >> La vampira gli si portò di fianco e gli strinse le mani, intrecciando le dita alle sue. << Lo meriti. >>
Anakin si girò a guardarla sorridendole teneramente, allungando una mano ad accarezzarle una guancia.
<< È bellissimo. Io… non so cosa dire… >>
Lada abbassò lo sguardo, emozionata. Se avesse avuto ancora la sua natura di vivente, probabilmente in quel momento sarebbe arrossita. << Sei felice? >>
Il compagno si sporse in avanti e le baciò la fronte. << Sì… decisamente. Grazie… dico davvero. >>
Lei gli si strinse sul petto, abbracciandolo. << Non devi ringraziarmi. Io… io credo che sia una cosa naturale, volere la tua felicità. >>
Il sorriso che si disegnò sul volto dell’uomo s’intrise della tristezza di chi è commosso da un gesto tanto dolce quanto raro, per quel mondo malato.
<< Sei probabilmente l'unica persona nella galassia a preoccupartene… >>
<< Non è giusto… >>
Anakin le poggiò le mani sulle spalle. << La vita lo è raramente, soprattutto per chi è nato schiavo. Poteva andarmi molto peggio. Se il Maestro non mi avesse liberato, quel giorno… probabilmente non ti avrei mai incontrata. Oh, e sarei morto, anche quello. >>
<< A volte... a volte penso che siamo ancora tutti e due degli schiavi. Di finti sorrisi, di promesse di potere, di questa guerra... del nostro orgoglio. A volte mi guardo allo specchio e penso: “Non metterei mai la mano sul fuoco nello scommettere che Walter e il Maestro mi vogliano bene. Vale davvero la pena fare tutto questo per loro?” >> La donna si interruppe scuotendo il capo, rendendosi conto che con parole simili probabilmente stava sgravando troppo per la sua posizione. << Scusa... io... hai un profumo troppo inebriante a volte. Fatico ad essere lucida… >>
Skywalker roteò gli occhi. << Un modo davvero originale per evitare la questione, te lo concedo. Ma non posso darti torto, non mi sono mai fatto illusioni su ciò che siamo davvero per il Maestro e Walter. Siamo solo mezzi per un fine. Ma è davvero una brutta cosa? Grazie a loro abbiamo una vita privilegiata, siamo rispettati dall’intera galassia, tutti ci adorano… non posso certo lamentarmi delle mie circostanze attuali. Preferirei non mordere la mano che mi nutre, se capisci cosa intendo. >>
<< Già... ma è quella mano che mi nutre a preoccuparmi. Così come può nutrirmi, può strangolarmi, e non è nemmeno detto che dipenda dal fatto che io la morda o meno. Mi sentirei meglio... se fossi io stessa, ad usare quella mano per nutrirmi. >> Lada scosse sonoramente il capo << Ma forse hai ragione tu. Forse questo è il meglio per il mio popolo. Che le catene mi trattengano pure, purché sia al sicuro. Purché tu sia al sicuro. >>
“E anche Shen…” non poté fare a meno di pensare, ma non lo disse.
Anakin la strinse a sé e le baciò i capelli. << Non permetterò che ti accada niente, te lo prometto. Affronterei persino il Maestro in persona pur di tenerti al sicuro. Sai che per me significhi tutto. >>
La donna appoggiò la fronte sul suo petto e serrò le labbra, come se provasse dolore al solo sentire quelle parole. << Non parlare così, non tollererei di essere la causa del tuo dolore… >>
Lui le rivolse un sorriso stanco. << Ho provato dolore per quasi tutta la vita, Lada. Combattere per te sarebbe un balsamo, a confronto di ciò che ho passato. >>
<< Ma io non vorrei mai perdere l’uomo che amo ed essere la causa del suo dolore un’altra volta. >>
Avrebbe voluto evitare di dirlo, ma non c’era riuscita, l’amarezza di quel discorso gliel’aveva cavato dalla bocca. Amava Anakin con tutto il cuore, ma non poteva dimenticare Shen: stare con il senatore l’aveva portata a riflettere sulla sua precedente storia d’amore, facendole comprendere che non era stata unicamente solo colpa dell’albino.
Anche lei aveva sbagliato, anche lei aveva fatto il suo: era stata egoista, troppo impaziente di mettersi alla prova, troppo desiderosa di reggersi da sola in piedi, troppo avventata. Gli aveva detto di volere la parità, che voleva sposarlo comunque, ma nel suo inconscio aveva invece desiderato tutt’altro, ovvero la liberazione e il dominio assoluto sulla propria terra.
Avrebbe potuto – e dovuto – fermarsi a riflettere, trovare una VERA soluzione paritaria per risolvere la questione del comando, perché esisteva. Era così orribile rendersi conto solo quando era troppo tardi di quanto le cose avrebbero potuto risultare più semplici, di quanto quel conflitto era stato inutile.
Ma se avesse effettivamente accettato, Shen avrebbe davvero dato il suo contributo? Stando al suo fianco… non sarebbe diventata una semplice ombra al cospetto dell’albino? Considerato come lui aveva reagito quel giorno, forse era possibile. Però probabilmente anche lei avrebbe cercato di fare lo stesso, col solo risultato che entrambi si sarebbero scontrati ancora una volta, in un circolo vizioso.
Ma questa erano solo ipotesi, niente era certo, e niente giustificava né lei né lui. Era inutile stare a rimuginarvi troppo, perché non avrebbe mai avuto una risposta, e anche l’avesse avuta, non c’era alcun modo di tornare indietro. Alla fine, nessuno dei due aveva agito in nome dell’equità, avevano entrambi pensato a loro stessi, e così non avevano fatto altro che spezzarsi il cuore a vicenda, troppo egocentrici e concentrati sul loro mostrarsi privi di debolezze ed esitazioni per rendersene conto.
Ma adesso Lada se ne rendeva conto. Eccome se se ne rendeva conto, anche se era una magra consolazione. Ed era solo merito di Anakin se era riuscita a capirlo.
Skywalker rimase in silenzio per qualche istante, poi la guardò dritto negli occhi. << Allora facciamoci una promessa a vicenda. Nessuno dei due proverà mai a ferire l’altro intenzionalmente, d’accordo? Penso che abbiamo sofferto entrambi abbastanza… e che sia tempo di ritrovare un po’ di pace. >>
<< È una proposta che sarei disposta ad accettare. >>
Si abbracciarono, e rimasero a lungo stretti per un po’. Poi lei sollevò di nuovo lo sguardo.
<< Sai... in realtà i regali erano due. Tu hai già ricevuto il tuo. Ora, be’... tocca a lui. >>
Anakin spalancò gli occhi per la sorpresa, intuendo chiaramente a chi si riferiva. << Sei… sei sicura? Non avete mai interagito davvero al di fuori del campo di battaglia dopo… be’, dopo che vi ho presentati la prima volta. >>
<< Per questo credo bisogni rimediare. Vorrei che non mi vedesse solo come compagna di battaglia. È comunque una parte di te… >>
<<  Io… >> L’uomo sospirò, poi annuì. << Molto bene, parlerò con lui. Solo… non dire nulla che potrebbe irritarlo, sai com’è fatto. >>
Chiuse gli occhi e rimase in silenzio per due minuti. Passato quel tempo, spalancò le palpebre, mostrando la mutazione delle iridi da azzurre a gialle e contornate di arancio come le fiamme, mentre l’espressione sul suo viso era improvvisamente divenuta fredda e apatica.
Vader la salutò con un semplice cenno del capo. << Lada… >>
<< Ciao, Vader. Ti trovo bene. >>
<< Posso dire lo stesso nei tuoi confronti. Anakin ha detto che volevi parlarmi, e ammetto di sentirmi piuttosto… curioso. È la prima volta che richiedi la mia presenza al di fuori del campo di battaglia. >>
Era molto strano interagire con lui senza la maschera, così com’era strano ascoltare la sua voce senza il suo respiratore: era uguale a quella di Anakin, sebbene più roca e graffiante.
<< So che la battaglia è l’ambito nel quale sei il migliore e soprattutto dove ti senti più a tuo agio, Vader >> esordì la vampira << ma... non credo sia giusto. Non sei una persona priva di sentimenti. >>
Il Sith parve vacillare appena a quelle parole. << ...È ciò per cui sono nato, Lada. Il mio compito è proteggere Anakin da ciò che potrebbe ferirlo, fare ciò che lui non avrebbe la forza di fare da solo. E per farlo ho dovuto sopprimere ogni emozione che poteva ostacolarmi. >>
Lada rimase per qualche istante in silenzio a fissarlo. << Credi che io potrei ostacolarti? >>
Gli occhi gialli e penetranti dell’uomo la scrutarono per quasi un minuto buono. << ...Forse. Ma rendi felice Anakin, quindi la tua presenza, seppur pericolosa, è anche… piacevole. Non tenterò di frenare la vostra relazione, te lo assicuro. >>
<< Ti credo >> annuì lei << Ma non voglio che tu mi consideri pericolosa. E non voglio amare un uomo solo per metà. Io penso che... non fai questo solo per proteggere Anakin. Hai anche paura di poter essere ferito a tua volta. Per questo... mi tieni lontana. >>
Aveva osato troppo, se ne rese conto quando lui le rifilò un’occhiata infuocata, alla quale rispose con un’espressione tranquilla, ma ferma. Rimasero per qualche istante immobili così, finché Vader non cedette, abbassando il capo.
<< Ricordo ancora quando mia… nostra madre morì per proteggerci >> mormorò il Signore dei Sith << Ci siamo sentiti impotenti, spaventati come mai prima d’ora. Faceva male, come migliaia di coltelli conficcati nella testa. Io… non voglio più provare una cosa del genere… >>
<< Mi dispiace… >> Lada gli strinse le mani tra le proprie << Ma chiudere il tuo cuore non ti farà stare meglio. E poi, io l’ho promesso. Non vi farò mai e poi mai del male intenzionalmente. L’ho promesso ad Anakin, e lo prometto anche a te. >>
Si azzardò a mettergli le braccia attorno al collo e ad avvicinare di poco il proprio viso al suo.
<< Non mi importa quanto tempo ci vorrà per farmi accettare da te. La sola cosa che voglio è che tu non mi respinga. Per me, certo, perché vi amo e questo mi farebbe soffrire, ma anche per te, per il tuo bene, per la tua felicità. Siete una cosa sola. Meritate entrambi queste cose, nella stessa misura. >>
Vader si chiuse nuovamente in un attimo di silenzio. << Le persone che si avvicinano a me… si fanno sempre male, Lada. >>
<< So badare a me stessa. >>
Il Sith sorrise appena. << Per il bene di entrambi, spero che sia vero. >>
La vampira avvicinò di più il volto. << A quanto pare peccate di memoria, Lord Vader. Siamo pari in quanto a salvataggi estremi nei confronti l’una dell’altro, ricordate? >>
Contrariamente a quanto si aspettava, Vader allungò la mano a posarle dolcemente il palmo sulla guancia.
<< Su questo, mia signora… mi ritrovate d’accordo. >>
A quel punto, Lada non ebbe più esitazioni. Si sporse in avanti e lo baciò. Aveva già baciato più volte Anakin, ma questa volta era diverso. Questa volta... stava baciando Vader.
 
                                                                                                                                                         * * * 
 
In qualche modo, Shen aveva sempre sospettato qualcosa riguardo loro due, ma solo nel futuro aveva ricevuto una conferma schiacciante e dolorosa. A parte lui, nessun altro ebbe mai modo - in via ufficiale - di scoprire che cos’era nato fra loro: entrambi fecero del proprio meglio per nasconderlo e mascherarlo, perché non volevano rischiare di apparire compromessi, inabili, e nemmeno volevano fornire a chicchessia un punto debole con cui poter essere messi alle strette.
Si dice che le cose non avvengano mai due volte allo stesso modo, tuttavia, neanche per loro il destino aveva scritto un epilogo felice. A volte, le cose tendono solo a precipitare e basta.
Molti sono discordi sul concetto dell’immortalità come dono possibile da acquisire: alcuni la ritengono una benedizione, un dono supremo, desiderabile, appagante… tentatore. Un fine da raggiungere con qualsiasi mezzo, perché indice di una vita di piacere infinito.
Altri, più numerosi di quanto si possa immaginare… una maledizione. Una condanna a soffrire, osservando il tempo che scorre e il mondo che deperisce e cambia continuamente, mentre l’unica cosa che non lo fa… è chi porta questo fardello.
Lada si era spesso domandata quale di queste due opzioni rispecchiasse in pieno i suoi pensieri. Alla fine aveva ammesso che in qualche modo le due cose andavano a braccetto: erano innegabili i lussi che l’immortalità le concedeva, come l’incapacità di morire di vecchiaia, di malattia e di fame, il poter saggiare ogni centimetro della pelle di Anakin al triplice del gusto, grazie ai sensi sviluppati e alla sua capacità oramai perfezionata di dominare la sete di sangue. Poteva perfino concedersi di osservare l’alba e il tramonto e bearsi della loro bellezza, contrariamente ai normali vampiri, grazie ad un manufatto donatole da Walter.
Ma osservare come cambiava il mondo… quello era tutto un altro paio di maniche.
Due anni passarono, e la caccia al Dottore e alla Ribellione si fece sempre più brutale, intensa, tremenda. E la vampira sentiva farsi strada in lei sentimenti che non avrebbe dovuto permettersi di provare: l’esasperazione, il rammarico, l’insoddisfazione, la stanchezza mentale, il rimorso… l’esitazione.
Quel giorno, lei e Vader avevano raggiunto un piccolo insediamento urbano di periferia sul pianeta Anaxes, grazie alle tracce di una cella ribelle che avevano seguito. Secondo i loro calcoli, lì avrebbe dovuto trovarsi il Signore del Tempo: probabilmente qualcuno dei locali lo stava nascondendo, o semplicemente ospitando.
Non era nemmeno la prima volta che facevano un’operazione del genere, e per tacito accordo era sempre il Sith a guidarla, mentre lei lo seguiva come capitano e seconda in comando: si recavano con gli stormtroopers sul luogo, lo mettevano a soqquadro, scovavano gli eventuali i ribelli, disertori e oppositori e ne uccidevano una parte, mentre l’altra la catturavano sperando di carpire informazioni, ma questi solitamente non cedevano e morivano per le torture.
Il più delle volte non erano ribelli del tutto seri, ma dei disperati. Tuttavia, la condanna rimaneva la stessa.
E dopo, comunque, finivano per punire anche quelle persone che li avevano nascosti e ospitati, anche se questi risultavano ignari il più delle volte dell’identità di coloro che avevano accudito.
Lada non si era mai pentita delle sue azioni crudeli ai danni della corruzione e della criminalità in Valacchia: l’aveva fatto per il bene del suo popolo, forse era discutibile, certo, ma in quel frangente era stata l’unica soluzione per quanto la sua terra era menomata, e non le importava della nomina di mostro appioppatale dal resto del globo.
Voleva credere che, anche adesso, quella crudeltà era necessaria. Voleva credere che anche la caccia ai ribelli e le atrocità che commetteva al fianco di Vader fossero per il bene del suo popolo, nonché di tutta Battleground. Voleva credere di stare agendo ancora una volta nel giusto. Eppure…
La loro era una guerra, e i ribelli i nemici, perciò era più che naturale catturarli e porre fine alla loro vita. Ma che cos’erano le persone che si ritrovavano involontariamente coinvolte? Di certo non criminali e sobillatori meritevoli del castigo. E che cos’erano le persone costrette ad entrare nella milizia, che poi si ritrovavano semplicemente incapaci di attenersi ai doveri militari e che quindi disertavano? Criminali, traditori? Per una scelta che non avevano potuto fare? E che cos’erano le persone che loro, l’Impero, minacciavano per costringere i ribelli ad uscire allo scoperto? Cosa doveva pensare di quei soldati ribelli che si arrendevano senza combattere, di quelli disposti a rischiare la vita per proteggere le persone e che eventualmente per fare questo si consegnavano a loro spontaneamente? Cosa doveva pensare degli ideali di altruismo, benevolenza e lealtà della Ribellione, del loro sogno di libertà dall’oppressione tirannica? Doveva continuare a credere che fossero solamente degli sciocchi sognatori, dei deboli sentimentali? Degli esaltati e degli invasati?
Questo suo rimuginare era da qualche tempo all’ordine del giorno. Ed era anche all’ordine del giorno il suo tentativo di reprimerlo. Quella era una guerra, non un gioco, non un teatro in cui discernere distintamente tra bene e male. Maledizione, non doveva lasciarsi distrarre, non poteva permettersi di vacillare, i dubbi non erano tollerati nell’Impero, perché i dubbi portavano all’insubordinazione, e l’insubordinazione all’annientamento…
Come in quel momento. Avevano perquisito oramai quasi tutto l’insediamento senza alcun risultato, finché non avevano raggiunto una minuscola, semplice casetta, nella quale abitava una semplice famiglia composta da un uomo, una donna e dai loro figli piccoli, e lì c’era stata una svolta.
<< Questo manufatto ribelle era sulla vostra proprietà >> dichiarò Vader, nella sua voce profonda, fredda e piatta, mentre mostrava loro una spilla raffigurante il simbolo della Ribellione << Avete dato ricovero ai ribelli? >>
<< La nostra casa è sempre aperta a viandanti stanchi e senza nessun posto dove andare. Siamo gente ospitale, mai ostile >> dichiarò l’uomo con fare umile ma concitato, steso in ginocchio, le mani strette sul mantello oscuro del Sith << Vi prego, mio signore, abbiate pietà. >>
<< Dispongo che tu e la tua famiglia restiate chiusi qui finché non ne verrò a capo >> sentenziò perentorio l’oscuro guerriero, avviandosi verso l’uscio della piccola casa, assieme alla vampira << Se ciò che dici è vero e sei innocente, non hai niente da temere. >>
<< Ma noi siamo innocenti, ve l’assicuro, noi non sappiamo niente di questi ribelli! >> insistette ancora l’uomo, con disperazione, mentre la porta gli veniva chiusa e serrata in faccia dagli stormtroopers.
Lada trattenne il fiato, quindi si girò verso il suo comandante, intento a riflettere. << Ordini, signore? >>
<< Che brucino, insieme con la loro casa. >>
<< Cosa? >>
Vader si girò a guardarla, confuso dall’averla sentita rivolgergli quella domanda: non era da lei. Era sempre stata molto reattiva, in grado di capire al volo i suoi ordini per eseguirli prontamente. D’altronde era per questo che funzionavano molto bene come squadra.
Dal canto suo, perfino Lada era confusa dalla propria reazione. Eppure l’aveva fatto, non era riuscita a trattenersi, non questa volta.
<< Sono dei traditori. Hanno ammesso di aver ospitato dei ribelli, sono andati contro l’Impero. Devono servire da esempio >> replicò l’Oscuro Signore dei Sith.
<< Con tutto il dovuto rispetto, Lord Vader, hanno detto che offrono semplicemente rifugio ai viandanti stanchi, non ai ribelli… >>
<< Ovviamente stavano mentendo >> la interruppe prontamente, prima di mostrare la spilla ancora una volta << Questo è stato trovato in loro possesso. E se esiste anche solo una probabilità su cento che siano in combutta con i nostri nemici… allora la dobbiamo considerare un’assoluta certezza. E dobbiamo punirli di conseguenza. >>
<< Ma se fossero davvero stati semplicemente ignari? >>
<< Allora moriranno con la consapevolezza di aver servito fino all'ultimo il volere dell’Impero >> ribatté freddamente Vader.
Lada provò l’impulso impellente di ribattere ancora, di trovare un qualsiasi appiglio sensato per evitare l’imminente massacro, ma avvertì chiaramente su di sé lo sguardo implacabile e impaziente del suo superiore a pressarla e incitarla silenziosamente ad eseguire l’ordine, ricordandole con inconscia brutalità qual era il suo posto, il suo scopo e quali sarebbero state le conseguenze di un suo effettivo tentennamento. Un brivido le attraversò le membra, sporcandola dell’intrinseca paura di chi è incatenato in una repressione psicologica, ne è consapevole e non può opporvisi nel concreto.
La vampira strinse i pugni con forza e abbassò lo sguardo, sentendosi ammantare di stizza, vergogna e disprezzo: se per sé stessa perché debole e incapace di opporsi o per quell’ordine in sé e colui che l’aveva appena dato, non era in grado di capirlo. E non le era concesso riflettervi.
<< Soldati. >> Si girò verso gli stormtroopers rizzando il capo in un’espressione gelida, impassibile. << In posizione. >>
<< Sissignora! >>
Ad uno ad uno, le reclute bianche come la morte riposero i propri fucili nelle cinture e si equipaggiarono con i lanciafiamme. Si disposero in cerchio attorno alla casa e vi puntarono le armi, in attesa dell’ordine definitivo.
Lada lanciò ancora un’occhiata a Vader, simulando fra sé e sé una silenziosa preghiera che però sapeva non sarebbe mai stata ascoltata. E infatti, il Sith annuì, segno che lei poteva proseguire.
Che DOVEVA proseguire.
Rivolse il proprio sguardo nei confronti delle truppe, poi verso la casa dritto davanti a sé.
<< Bruciatela. >>
Il fuoco divampò immediatamente da tutte le direzioni, investendo in pieno l’abitazione e inevitabilmente coloro che ancora si trovavano al suo interno, tagliando loro ogni via di fuga. Le urla dei bambini risultarono le più acute e strazianti, ma furono quasi rapidamente soffocate dal fumo e dal tetto che inevitabilmente cedette.
La luce del fuoco illuminò i comandanti, si riflesse nelle lenti del casco di Vader, imperturbabili proprio come il loro possessore. Mentre di fianco a lui, Lada, per la prima volta… sentiva il peso del proprio fiato inesistente e del battito rallentato del proprio cuore.
Ed era solo un assaggio. Quanto aveva appena fatto l’avrebbe tormentata fisicamente e psicologicamente per giorni e giorni, e altrettanti tormenti avrebbe subìto nei suoi tentativi di nasconderlo agli altri, soprattutto all’uomo che amava. Ma a sé stessa non avrebbe potuto sfuggire mai, e presto se ne sarebbe resa conto.
Perché niente avrebbe mai cambiato che lei aveva dato l’ordine.
Lei aveva accondisceso. Lei aveva permesso che accadesse. Perciò lei meritava quel tormento.

                                                                                                                                                                   * * *
 
Un mese dopo...

 
<< Mia regina, ti proibisco caldamente di partire per la spedizione militare in queste condizioni. >>
Abraham Van Helsing, il consigliere reale, gran erudito, intellettuale, medico, filosofo e letterato, era l’unico in tutta la corte valacca a rivolgersi a Lada dandole del tu, dal momento che godeva dell’immenso privilegio di un’intima, profonda e cieca fiducia: Van Helsing conosceva i segreti dell’occulto e della magia, e soprattutto sapeva dell’identità segreta della sua sovrana.
<< Non pensiamo adesso a questo, Bram >> gli mormorò lei in risposta << dimmi piuttosto se ne sei sicuro al cento per cento. >>
Abraham era un semplice umano, ma aveva un gran cuore ed era molto più affidabile affettivamente di quanto fosse mai stato Walter Padick: per questo la donna aveva preferito rivolgersi a lui.
Da qualche giorno dopo l’ultimo incontro con Anakin, sfociato in una serata di piacere, Lada aveva sentito il vigore della propria natura vampiresca piegarsi sotto nausea e attacchi di vomito, sonnolenza e stanchezza fisica, sbalzi d’umore, e cosa più umiliante, fastidi e dolori al seno.
<< Sai bene di non poterti ammalare, ma presenti comunque questi sintomi tutti assieme >> replicò Van Helsing << Tu e il tuo amante avete avuto molti rapporti, l’ultimo qualche giorno fa. Ed è da qualche giorno fa che hai detto di aver iniziato a stare così. Perciò, sì, per quanto sia assurdo da credere… non c’è alcun dubbio. Sei incinta. >>
La vampira trattenne completamente il fiato. Camminò davanti al largo specchio verticale e si portò di profilo, cercando, attraverso il riflesso della sottana nera che indossava, di catturare con la sua supervista ogni minimo dettaglio che segnava la normalità compromessa. Poggiò i palmi sui fianchi rimirando e sfiorando il ventre, si tastò i seni e i fianchi, incredula e stupefatta. 
A quel punto le bastò una semplice, disperata occhiata per supplicare Abraham di lasciarla da sola con i suoi pensieri. Il rumore della porta che si chiudeva facendovi sparire dietro l’uomo le risuonò nelle orecchie molto più forte del normale, tanto che si ritrovò a sussultare come una bambina impaurita.
Rimase così per qualche istante, tremante, in piedi, una mano stretta attorno al ventre e un’altra attorno al petto, poi si piegò in due e crollò seduta per terra.
<< Fanculo… >> mormorò << fanculo… >>
Non riusciva a crederci. Tutto avrebbe potuto pensare, tranne che ad una cosa del genere. La sua natura di non-morta le aveva completamente rimosso dalla mente la possibilità che una cosa del genere potesse accadere: avrebbe dovuto essere qualcosa di assolutamente impossibile, di innaturale.
Lo shock e lo sconcerto lasciò il posto ad un’ondata di euforia, gioia, letizia e felicità stordente. Sentì lacrime di sangue colarle lungo gli occhi, mentre poggiava i palmi a stringere affettuosamente la sua pancia.
<< Mio figlio… >> singhiozzò, commossa << il mio bambino… il mio piccolo... >>
Ma l’incanto si spezzò presto, perché tutti i sensi di colpa, i dubbi e le insicurezze che aveva cercato di mettere a tacere e di ricacciare indietro nell’ultimo periodo le piovvero addosso come un fiume in piena.
Prima che quella notizia giungesse, era una donna. Era Lada l’Impalatrice, voivoda e regina di Valacchia, il Drago di Bucarest. Era la donna di Anakin, di Vader, era una killer che uccideva per lui e per l’Impero.
Prima che quella notizia giungesse, avrebbe potuto tranquillamente continuare a vivere col rimorso, forse avrebbe potuto fare i conti col fatto che era un vero e proprio mostro al guinzaglio che uccideva chiunque l’Impero riteneva dovesse semplicemente morire, innocente o colpevole che fosse davvero.
Ma dal momento che quella notizia le era giunta, non avrebbe potuto fare mai più quelle cose. Mai più. In quel momento, in quel preciso istante, aveva capito che non poteva più andare avanti con quella farsa, né con stessa, né con il resto del mondo. Non ci sarebbe mai riuscita.
Perché sarebbe diventata madre.
E sapeva che se questo fosse venuto a galla, il Maestro, Walter, e perfino lo stesso Vader… avrebbero preteso di avere suo figlio. L’avrebbero fatto diventare parte di quella guerra, l’avrebbero trasformato in un’arma, come lei e suo padre. 
E lei questo non lo voleva. Non voleva permetterlo… non poteva. Doveva fare una scelta, prendere una decisione che, sapeva, non spettava a lei, perché ben sapeva che il bambino non era solo suo. E perché sapeva che quello che avrebbe fatto con ogni probabilità l’avrebbe costretta a mancare alla promessa fatta al suo amato, che l’avrebbe portata inevitabilmente a spezzargli il cuore.
Ma doveva farlo. Doveva scegliere, e stava scegliendo il proprio figlio. Voleva metterlo al sicuro, assicurarsi che nessuno l’avrebbe mai toccato… concretizzando ciò che non aveva il coraggio di fare da molto tempo, per paura e per egoismo.
Si alzò in piedi di scatto e indossò nuovamente i propri vestiti imperiali. Quando Abraham, preoccupato per le sue condizioni, rientrò senza bussare, la trovò ormai già in divisa.
<< Mia regina! >>
<< Abraham >> sussurrò lei, andando verso di lui e stringendogli le mani fra le proprie, per farsi forza << adesso ascoltami attentamente. Devo affidarti un compito della massima importanza. >>
<< Cosa dici!? Vuoi ancora partire? Non puoi recarti in missione così! >>
<< Sto già meglio, Bram. >>
<< Ma presto potresti risentirti male! La tua condizione non cambia, sei incinta, per la miseria! >>
<< Ti prego, ascoltami. Non è solo una missione quella che sto per compiere, è molto di più, e tu devi fidarti di me. Quello che ti chiedo è prendere il comando supremo della Valacchia: dovrai guidarla, proteggerla e amministrarla come re e voivoda, al posto mio… perché io dovrò ancora una volta risultare odiosa al mondo intero. Dovrò diventare feccia: sarò una traditrice, una fuggiasca, una sovversiva. E per questo dovrò essere sicura che nella mia assenza sarà guidato da qualcuno che lo proteggerà, e che reciterà la parte dell’ostile nei miei confronti, perché il mio popolo dovrà scostarsi da me per scampare all’ira del Maestro: dovrò solo essere io quella che sarà braccata e marchiata come criminale da condannare a morte. >>
Gli spiegò dunque in breve quali erano le sue intenzioni, i suoi scopi e propositi, i suoi motivi. Abraham Van Helsing ascoltò attentamente, senza mai interromperla. Non poteva nascondere di provare paura per ciò in cui si sarebbe imbarcato, ma aveva piena fiducia nella sua regina e ora sapeva quanto lei lo ricambiasse sotto quel punto di vista, dato che gli stava affidando un compito così importante e delicato. Perciò non l’avrebbe delusa, avrebbe fatto qualsiasi cosa per dimostrarsene degno.
Quella stessa sera, Lada partì con gli stormtroopers, diretta ad ovest della Valacchia, più precisamente verso i confini: lì era stato scoperta una piccola base ribelle, perciò era stato affidato unicamente a lei il compito di abbatterla e raccogliere più informazioni possibili sul Dottore e il suo nascondiglio, mentre Darth Vader avrebbe operato da tutt’altra parte.
In cuor suo, la vampira sperava di sfruttare quell’attacco per fare la sua mossa. E la fece.
Proprio quando gli stormtroopers e i ribelli finirono sotto tiro dai blaster l’uno dell’altro, lei spalancò i palmi: il potere delle ombre le si addensò sotto i piedi e strisciò sotto i bianchi soldati ignari. Le bastò stringere i pugni perché la pozza d’oscurità si tramutasse in tentacoli appuntiti che trafissero ogni stormtrooper lì presente, sotto gli occhi stupefatti e increduli delle reclute ribelli. E loro sconcerto si accentuò maggiormente quando la donna si avvicinò, porgendo loro i pugni in avanti.
<< Mi consegno a voi >> disse << Ammanettatemi e rinchiudetemi nelle vostre celle. Non mi opporrò e non cercherò di fermarvi. Non fuggirò. Ma in cambio… chiedo di poter vedere il vostro capo. >>
 
                                                                                                                                                      * * *
 
Il Dottore non si era mai considerato una persona facile da stupire. E come avrebbe potuto?
Con i suoi 2000 anni di età alle spalle e gli innumerevoli viaggi attraverso lo spazio e il tempo che aveva sperimentato nel corso dei secoli, c’era ben poco nella quotidianità di una guerra – anche di vasta scala – che fosse capace di sorprenderlo.
Per quanto il conflitto civile di Battleground potesse sembrare devastante ad una mente comune, era assai poca cosa se paragonato alla Guerra del Tempo a cui lui e il Maestro avevano partecipato. Per certi versi, quella in cui erano invischiati al momento non era altro che una partita di scacchi tra lui e il suo vecchio nemico, ma mentre il tiranno di Battleground non esitava a sacrificare chi gli era vicino per poter ottenere quello che voleva, il Dottore preferiva sempre terminare ogni battaglia o scaramuccia con il minor numero possibile di morti da ambo i lati. Era semplicemente fatto così, non poteva farne a meno.
Ma c’erano volte, momenti infinitesimali nella storia, che ogni tanto riuscivano non solo a stupirlo… ma a farlo nel senso più positivo del termine.
Come quel giorno, quando King Dedede lo aveva informato che una dei più potenti membri della macchina imperiale, Lada Dracul, aveva scelto di consegnarsi volontariamente alla Ribellione. E che aveva persino richiesto un incontro con lui!
Così eccolo lì, in una piccola cella di prigione, mentre osservava attentamente la donna che aveva di fronte con uno sguardo freddo e calcolatore.
<< Se questo è un tuo tentativo per assassinarmi… be’, posso assicurarti che non andrà come speri >> esordì con voce calma e raccolta. << Ma se il tuo desiderio di parlarmi era sincero… eccomi. Sono qui. >>
In piedi di fronte a lui, la vampira fece un verso di scherno, mostrandogli i polsi e le caviglie avvinti in due anelli provvisti di una lucina rossa lampeggiante.
<< Sarebbe piuttosto stupida e inutile da parte mia una mossa del genere, dal momento che grazie a questi le mie capacità sono inibite >> replicò << Te lo devo riconoscere, hai delle reclute piuttosto sveglie, informate e desiderose di proteggerti, Signore del Tempo. Degli ingenui mi avrebbero semplicemente rinchiusa. >>
<< Riferirò loro i tuoi complimenti >> commentò il Dottore con fare impassibile << Ma per quanto apprezzati, dubito che tu mi abbia voluto incontrare per discutere della mia sicurezza privata. Quindi sarò diretto: perché hai richiesto questo incontro? >>
A quelle parole, Lada si fece cupa in volto. Restò in silenzio per qualche istante: stava valutando attentamente le parole da utilizzare, per cercare di sembrare il più credibile e convincente possibile.
Alla fine rinunciò, pensando che nulla avrebbe ispirato la benché minima fiducia, e decise di imitare l’approccio del suo interlocutore: andò dritta al punto, incurante di quanto probabilmente ridicola sarebbe suonata quella frase.
<< Perché voglio unirmi alla Ribellione. >>
Il suono di quelle parole giunse alle orecchie del Dottore con la stessa intensità di un colpo di pistola. Spalancò gli occhi, ma per il resto rimase completamente immobile, in silenzio.
Fissò la vampira per quello che sembrò un tempo interminabile… e poi, procedette a scoppiare in una fragorosa risata. E continuò a ridere per quasi un minuto buono, prima di rendersi conto dell’espressione assolutamente neutrale sul volto di Lada.
<< Per tutti i Dalek… sei seria, non è vero? >> sussurrò incredulo.
<< Sì, lo sono >> ribatté lei << Anche se non mi aspetto che tu creda fino in fondo alle mie motivazioni. Blande ti apparirebbero le mie chiacchiere su come abbia potuto vedere quanto l’Impero sia crudele, di come i rimorsi abbiano iniziato a perseguitarmi, di quanti dubbi abbia provato e di come abbia faticato per arrivare a commettere questo alto tradimento. Risulterei un’egoista e un’ipocrita: la verità è che se avessi voluto davvero unirmi a te per questo, ti avrei cercato molto prima di adesso, ma non l’ho fatto. Sono stata codarda. E anche se sento mio il rimorso e il disprezzo per me stessa, non posso pretendere che tu mi creda al riguardo, né di essere accolta a braccia aperte. Perciò, Dottore, sarò franca con te: la questione principale che mi ha condotta qui è un’altra. Io vengo a chiederti aiuto... contro il Maestro. >>
Si sentì tremare in tutto il corpo. Fu costretta a prendere un respiro profondo, mentre si avvicinava alle sbarre e le stringeva tra le dita, lanciandogli uno sguardo penetrante attraverso una delle fessure verticali.
<< Io sono la donna più letale al mondo. Ma adesso... ho paura per il mio bambino. >>
Se possibile, gli occhi del Signore del Tempo si fecero ancora più larghi. Cautamente, si avvicinò alla donna e le avvicinò una mano allo stomaco.
<< Permetti? >> chiese, con un tono di voce molto più gentile.
L’istinto materno le fece snudare minacciosamente i canini, facendola inconsciamente soffiare contro di lui, ostile. Fu costretta a prendere un respiro profondo per placarsi e controllarsi, prima di annuire rapidamente, mordendosi il labbro. Il Dottore le inviò un sorriso rassicurante e appoggiò il palmo sul suo ventre.
E allora lo sentì. Piccolo, quasi impercettibile… il battito di un cuore apparentemente umano.
<< Sei davvero incinta >> borbottò << Com’è possibile? Pensavo che i vampiri non potessero… sai… >>
<< Lo pensavo anch’io >> replicò la donna << Per questo non sono mai stata... attenta. E invece eccomi qui. Sono giunta a pensare... che sia merito di suo padre. Lui ha la Forza. >>
Gli lanciò un’occhiata eloquente, e così facendo il respiro si bloccò in gola al Dottore.
<< Vader… è suo padre? >>
Lada annuì cupa, serrando le dita sulle sbarre. << Ora comprendi perché è così importante? Lui e il Maestro pretenderanno di averlo, e tu non hai idea con chi la tua nemesi si sia alleato... lo prenderanno e lo trasformeranno in un’arma, lo faranno nascere in un mondo che io non voglio che conosca. >>
Il Signore del Tempo rimase nuovamente in silenzio, soppesando la vampira con lo sguardo per qualche minuto. Infine, rilasciò un sospiro apparentemente rassegnato.
<< Sto diventando troppo vecchio per queste cose >> commentò più a se stesso che a lei, prima di volgerle un sorriso gentile << Credo che avremo modo di passare molto tempo insieme, signorina Dracul. La avverto, però, sono quel tipo di persona a cui piace parlare molto… e a cercare la speranza anche nei momenti più bui. >>
<< Prega che quella speranza che tu cerchi ci sia, Dottore >> mormorò Lada << Perché in tal caso... forse per me e per la mia anima dannata ci sarà una possibilità. >>
                                 
                                                                                                                                                                 * * * 

E così Lada Dracul si unì alla Ribellione, e al fianco del Dottore combatté molte battaglie.
Naturalmente, non fu affatto un percorso facile il suo: la sua fama di spietata punitrice e assassina la precedeva e le precludeva la piena fiducia dei propri compagni che la trattavano con ostilità e diffidenza.
Lei sapeva che avevano tutti i diritti di trattarla in quel modo. Chissà quanti loro fidati compagni aveva ucciso senza alcuna pietà, quanti bambini erano spaventati dalla sua storia. E poi non si riteneva parte di loro, era convinta di stare facendo tutto solo per mettere al sicuro il proprio figlio.
Ma come spesso accade, i pregiudizi e le paure finiscono per essere soppiantati dalle azioni e dalle dimostrazioni. Lada combatté fieramente per la sua nuova causa, e ben presto capì che nel profondo, non era solo per il suo bambino che combatteva: tutti i suoi dubbi e timori verso l’Impero erano reali, i suoi desideri di cambiare le cose, di opporsi a quella crudeltà e di evitare perdite inconsistenti erano reali.
C’era sempre stata una differenzia sostanziale: lei aveva adottato il volto di mostro per proteggere la sua terra, e lo aveva rivolto a persone altrettanto crudeli come criminali, corrotti, sobillatori. Certo nessuno a questo mondo aveva un giudizio infallibile e non era perennemente nel giusto, nemmeno lei, ma aveva fatto del suo meglio per non esagerare, e nessuno rimaneva immacolato restando al potere: considerato come poi la situazione era migliorata nel suo regno, aveva raggiunto il suo scopo, e ne era quasi valsa la pena.
Non era così nella sua battaglia per l’Impero: aveva sempre finito per coinvolgere direttamente persone che avrebbe avuto il potere di salvare e il dovere di proteggere, mentre invece era stata obbligata a fare tutto il contrario, e laddove c’erano state possibilità di contrattare, di limitare danni, di rieducare senza necessaria repressione, nessun provvedimento era stato preso, e non le era stato concesso prenderlo. Non era una guerra di rinnovamento, era una carneficina, una dimostrazione di forza e una minaccia, a cui lei aveva contribuito.
Non più. Adesso combatteva non tanto per la giusta causa – non esisteva il bene e il male in guerra, men che meno il giusto e lo sbagliato nelle loro forme più pure – ma per la causa che avrebbe fatto del proprio meglio per aiutare ogni singola persona possibile, senza imporsi con violenza, senza ricevere nulla in cambio, senza fare nessuna distinzione, senza pensare alla convenienza.
La causa che cercava di migliorare davvero le condizioni di Battleground.
Nelle sue battaglie, Lada si ritrovò al fianco di qualcuno che mai avrebbe immaginato di incontrare neanche nei suoi sogni di gloria più sfrenati: il possente Thor, figlio di Odino, dio del tuono.
Sembrava passata un’eternità quando l’aveva sentito nominare per la prima volta da Shen, quando erano ancora giovani e innamorati, ed era stato incredibile sapere della sua reale esistenza, dal momento che aveva avuto a che fare con Loki, re di Asgard. Ma era stato ancora più incredibile scoprirlo parte della Ribellione e ritrovarlo come alleato, come compagno d’armi e fratello di spada o scudo, come soleva nominare lui i suoi alleati.
Fu l’amico più stretto e il più fedele confidente che la regina di Valacchia avrebbe mai avuto dopo il Dottore,  ma questo loro legame si suggellò in un particolare giorno, quando il Signore del Tempo li spedì sul pianeta Anaxes: una delle basi ribelli che lì si nascondeva aveva individuato delle flotte imperiali che rischiavano di scoprirli e perciò necessitavano di aiuto e copertura, perché avevano con loro dei civili sotto protezione.
Lada non era per niente amante dei viaggi in navicella spaziale – quei maledetti sedili con le loro infernali cinture le provocavano disgustose sensazioni di claustrofobia – ma soprattutto, quella era la prima volta in cui fiancheggiava direttamente il dio del tuono. Sotto sotto, aveva il timore di quello che avrebbe potuto lasciar trasparire di sé, di compromettersi, sapendo di averne ben donde data la sua precedente carriera di imperiale, e comunque era solita preferire non lasciar trasparire troppe emozioni. Ma non poteva negare a sé stessa di provare una sorta di ammirazione per il dio: le sue leggende come guerriero e uccisore di giganti, protettore delle valchirie e delle shieldmaiden avevano sempre esercitato su di lei un fascino irresistibile.
Thor era seduto sul sedile proprio accanto a lei, e tamburellava con le dita sui suoi granitici bicipiti, nel vano tentativo di far scorrere il tempo più in fretta. Sebbene fosse diverso dal suo sé più giovane, il sangue asgardiano ribolliva, fremente per la battaglia.
<< Non vedo l’ora di entrare in azione >> disse, per smorzare la tensione generata dal silenzio << il mio cuore arde per la gloria che ci attende, e Mjolnir è impaziente. Sono forse l’unico a pensarlo? >>
La vampira rimase in silenzio per qualche istante, come per valutare come rispondere a quel semplice, palese tentativo di intrattenere una conversazione.
<< Non sono estranea all’estasi della battaglia, divino figlio di Odino >> disse infine, in tono misurato e rispettoso << Ma al momento è più evidente la mia preoccupazione per la chiamata riferitaci. >>
<< Saranno di sicuro agenti imperiali. Un plotone forse, con tanto di carri bipedi e Star Destroyers. Non si aspettano un nostro attacco. A proposito... regina Lada, corretto? Ho saputo che sei una guerriera talentosa, ma giusto per togliermi la curiosità... quali sono le tue abilità? >>
Istintivamente, lei accarezzò tra le dita il sigillo della monarchia di Valacchia: l’anello d’argento con incastonato il rubino recante il simbolo del drago. L’unico a sapere della sua vera natura all’interno della Ribellione era il Dottore: non aveva voluto rivelarlo a nessun altro... e non era quello il giorno in cui il dio del tuono l’avrebbe scoperto.
<< Ombrocinesi, metamorfosi e atmocinesi. Oltre che sensi molto sviluppati e una forza notevole. Sono piuttosto poliedrica. >> Non erano menzogne, semplicemente mezze verità.
<< Capacità di controllare il tempo atmosferico? Nel mio mondo conoscevo una mutante capace di farlo. Ricordo che mi sfidò, fu una battaglia divertente anche se non ho mai trovato intelligente cercare di combattermi col mio stesso elemento. >>
<< Il mio potenziale non è e non potrà mai essere ai livelli del potente dio della tempesta >> ribatté Lada, senza potersi trattenere dall’elogiarlo.
<< Non serve tanta riverenza nei miei confronti, non sono più il principe di Asgard. Siamo compagni di scudo, trattiamoci come tali. Nessuno dei due è superiore all’altro >> disse, massaggiandosi il mento << Se posso chiedere... perché combatti nella Ribellione? >>
<< Mi dispiace, preferisco non espormi troppo al riguardo. Vorrei che i miei compagni di battaglia si concentrassero piuttosto sul mio operato... anche se posso comprendere la vostra curiosità. Non ho esattamente un gran curriculum di presentazione. >>
<< Hmmm, sì, il Dottore me ne aveva accennato e la tua fama ti precede, ma onestamente desidero accertarmene di persona. Anche se un tempo eri nostra nemica, non voglio avere alcun tipo di pregiudizio su di te. Immagino che avrò modo di decidere solamente osservandoti combattere. >>
<< Lo apprezzo... e molto >> mormorò la donna, con più trasporto di quanto avrebbe voluto lasciar trasparire.
Non capitava spesso che un ribelle che la incontrasse per la prima volta avesse tutta questa gran disposizione nei suoi confronti: che fosse il dio del tuono, poi, a dimostrarle tanta benevolenza, era per lei motivo di una forte intensa emozione.
La navetta entrò nell’atmosfera di Anaxes e si diresse verso la base ribelle, atterrando nelle sue vicinanze. Si aspettavano non sarebbe stato facile recarsi sul posto, presumevano che avrebbero dovuto evitare le flotte di ricognizione imperiale, invece non incontrarono ostacoli nel loro atterraggio nei pressi della base.
Poco lontano, la base sorgeva in lontananza, immersa in un inquietante silenzio. Quando la raggiunsero, si accorsero che non c’erano le sentinelle ribelli di guardia, e nemmeno le vedette, e questo non fece altro che aumentare i loro sospetti. A Thor bastò un colpo per buttare giù la porta e rivelare il macabro spettacolo.
La grande sala era un cumulo di cadaveri accatastati e sparsi in giro in pozze di sangue odoranti putrefazione. Uomini, donne, bambini, anziani e reclute ribelli giacevano l’uno accanto all’altro senza alcuna distinzione, massacrati brutalmente. Chiunque fosse stato inviato, probabilmente aveva preferito usare armi bianche e non da fuoco, lo si evinceva dalle ferite e dalla quantità di sangue: i blaster non lasciavano segni del genere.
<< Questa atrocità non è umana >> commentò Thor, trattenendo a stento la rabbia << Non c’è onore in tutto questo! >>
La sua collera era tale che le vene pulsavano dai suoi bicipiti, e il cuoio del manico del Mjolnir scricchiolava sotto la sua ferrea stretta.
<< Onore, fratello? Quale onore può esserci in guerra? Cosa ti ricorda questo spettacolo, per caso riporta alla luce vecchi ricordi degli innumerevoli giganti a cui tu stesso hai strappato la vita? >>
Quella voce, ad entrambi conosciuta e apparsa completamente dal nulla alle loro spalle, li fece girare prontamente e allo stesso tempo fece raggelare loro il sangue nelle vene.
<< Loki... >> sussurrò il dio del tuono.
Lada trattenne il fiato in automatico. Se si trovava lì, significava che c’era sotto qualcosa di grosso dietro quella strage. Era un male che la vedesse lì con Thor: ufficialmente, lei e il Dottore sapevano che il Maestro aveva raccontato tutti che la Ribellione l’aveva rapita, probabilmente per non permettere che tra le file più strette dell’impero potessero svilupparsi traditori che la imitassero, e loro malgrado avevano deciso di reggergli il gioco per aiutare Van Helsing a proteggere la Valacchia e permettere a Lada di restare nell’ombra onde evitare che qualcuno arrivasse a scoprire la sua condizione di incinta.
Ma il dio degli inganni era apparso lì, senza nessun preavviso, impossibile da prevedere: e naturalmente, dopo l’odiato fratellastro, si era concentrato su di lei. Lo sgranare dei suoi occhi era palese indice del fatto che non solo l’aveva riconosciuta, ma aveva anche capito che non era affatto prigioniera: non per niente era tra i più intelligenti nell’élite del Maestro.
<< Poco lontano, vicino alle sponde di un fiume, un piccolo serpente vide un dragone cacciare un toro e si mise in testa di essere altrettanto forte e di poter fare lo stesso, così il piccolo serpente strisciò dolcemente e si avvinghiò ad una grossa mucca. Ma quando provò a volare via, si accorse che non poteva spiccare il volo, né tanto meno sollevare la mucca, che le sue forze non erano sufficienti. E mentre il piccolo serpente si sforzava tanto, la mucca nemmeno si accorgeva di lui. Allora, dall’altra parte del campo, l’agricoltore vide il piccolo serpente e ne fu divertito. Corse lì, catturò l’animaletto e lo rinchiuse in una gabbietta. Quella sera, diede il piccolo serpente in regalo ai suoi figli: “Che strano serpente, padre!” esclamarono i bambini ridendo “Qual è il suo nome?”, “I valacchi lo chiamano semplicemente serpe, ma se lo chiedi a lui ti dirà che è un drago” >> narrò Loki, con un sorrisetto di scherno << Parecchio biografico, non trovi, Dracula? Ti aspetterai che ti chieda il perché, ma già è intuibile, sei solo un piccolo serpente che vuole essere un drago. Sarebbe anche una storia divertente se tu non fossi tanto patetica... ma che importa, alla fine voi mortali siete tutti così, egoisti fino alla fine. Tu e Shen siete proprio fatti della stessa pasta! >>
<< Basta, Loki! >> tuonò Thor << Questa faccenda riguarda me e te, lasciala fuori da tutto questo! >>
<< Ed è qui che ti sbagli, fratello, questa storia riguarda anche lei. Non ci si può permettere di abbandonare i favori del Maestro e pensare di farla franca. Mi chiedo davvero che cosa ti abbia promesso il Dottore, Dracula... la tua terra natia? La libertà? L’emancipazione? La redenzione? >> Il dio degli inganni non poté trattenersi dall’esibirsi in una risata velenosamente elegante << Mortali... non cambierete mai. Sempre egoisti, sempre disposti a sacrificare tutto, perfino la propria dignità. >>
<< Adesso basta! >> sbraitò ancora Thor, facendo roteare il martello.
<< Non così in fretta, caro fratello. Ho una sorpresa per voi... >>
<< La tua visita qui e lo scempio che hai causato non è già una sorpresa sufficiente, oltre che sgradevole? >> replicò Lada, gelida e austera, serrando i pugni: la lingua biforcuta del dio l’aveva colpita nel profondo, com’era in grado di fare praticamente con tutti.
<< Non si tratta certo della mia visita presso di voi. No... quello che voglio offrirvi... >> Loki acquisì un sorriso che si fece largamente più disturbante << è semplicemente la maniera più consona per voi di morire. Come maiali... al macello. >>
A quelle parole, il dio degli inganni evocò il proprio potere, imbevuto del suo talento nelle arti magiche. La sua magia distorse la materia e gli atomi di tutta la base, alterandoli a suo piacimento come ne fosse l’indiscusso padrone. L’intera zona prese nuova forma, si deformò e si distorse assumendo le sembianze di un gigantesco labirinto di pietra all’interno del quale adesso si trovavano i due ribelli. In aggiunta, una piccola torretta si erse sopra le loro teste, ospitando il dio delle malefatte.
<< A che gioco stai giocando, Loki?! >> gridò Thor con la sua voce tonante.
<< Fratello, io non gioco mai e dovresti saperlo. Chiediti piuttosto... come è stata raso al suolo la vostra piccola base, senza che venissero mobilitate le forze imperiali? >>
Mentre discorrevano, Lada si guardava intorno, ognuno dei suoi sensi immediatamente disposto in allerta. Sentiva un odore sgradevole nell’aria, e l’eco lontano di quelli che parevano dei ruggiti.
<< Ti do un piccolo indizio: devi ringraziare il caro Odino, per la sua creazione. Adesso tu e questa miserabile traditrice avrete l’onore di essere i suoi secondi bersagli. E sappiate che sarà per voi inutile provare a volare per fuggire come dei codardi. Nessuno entra od esce senza che il re di Asgard lo comandi!  >>
I ruggiti e i passi si fecero sempre più pesanti e vicini finché la parete venne spaccata con una sonora esplosione, generando una cortina di fumo. Attraverso di esso era possibile vedere la sagoma di un grosso gigante, alto e muscoloso, dotato di coda. Questo menò il suo enorme braccio e, nonostante la mole, si dimostrò abbastanza veloce da colpire il Tonante gettandolo contro la parete laterale, e fu altrettanto veloce da colpire la vampira con la sua grossa coda.
Il fumo si diradò, mostrando finalmente la figura del mostro: era un autentico colosso dalla pelle completamente gialla, al centro del cui petto sorgeva una grossa gemma verde. Artigli, denti affilati e una lunga coda lo caratterizzavano assieme ai suoi muscoli possenti, il viso deforme, completamente rosso e con due paia di corna, sproporzionato rispetto al corpo, con due occhi gialli trasparenti odio e rabbia.
Thor dilatò gli occhi per lo stupore e la paura. << Mangog... >>
La creatura si girò verso di lui e lo colpì con un altro pugno, talmente forte da scaraventarlo attraverso una decina di pareti del labirinto. Poi afferrò Lada e con un ringhio la lanciò contro il suo compagno.
Lui si rialzò subito e la afferrò al volo, tenendola tra le braccia. << Missione annullata, fuggiamo adesso! >>
<< Non possiamo! >> gridò lei << Hai sentito Loki... c’è la sua magia che ci impedisce di volare via di qui! >>
Il dio non badò alle sue parole e iniziò a correre tenendola tra le braccia. << Dobbiamo trovare un’altra uscita, non possiamo vincere contro quella bestia. Quello è il Mangog, la Creatura dell’Odio. Fu creato dall’odio congiunto delle anime morte di un pianeta conquistato da Odino, e da allora Mangog brama la distruzione di Asgard e di ogni singolo asgardiano. Si nutre di odio, ed è troppo forte e potente. La sua forza è nettamente superiore alla mia e il suo potere magico equivale a quello di Loki, nemmeno il mio più vecchio amico Hulk riuscirebbe a sconfiggerlo in duello. Nemmeno io sono mai stato in grado di battere Mangog da solo. Dobbiamo fuggire e alla svelta. >>
<< Deve esserci un altro modo! >>
Non badò al fatto di ritrovarsi letteralmente tra le braccia muscolose del dio, al momento la donna era più preoccupata a sentire le informazioni su quel Mangog. Si girò guardando oltre le spalle di lui e mosse le mani, evocando delle fruste d’ombra che colpirono le pareti laterali e vi si attorcigliarono: quando lei strinse i pugni e allungò le braccia i avanti, esse trascinarono in avanti di peso le pareti, generando delle macerie che bloccarono il passaggio. Si augurò che questo potesse rallentare il mostro.
Non sapeva determinare da quanto tempo Thor si fosse messo a correre, sapeva solo che dopo un po’ i versi del mostro erano scomparsi, e soprattutto non vedevano più la torretta cui era posizionato Loki. Non che entrambe queste due opzioni rendessero il pericolo scampato: alla fine, dopo un lungo ricercare, nessuno dei due riuscì a trovare un’uscita.
<< Adesso che cosa faremo? Non abbiamo altra scelta che affrontarlo >> disse al dio del tuono << Cerchiamo di distanziarci il più possibile, per prima cosa, e di riflettere. Oh, e ti sarei grata se mi mettessi giù, a proposito. >>
<< Mi dispiace >> ribatté lui posandola a terra: la fretta non lo aveva fatto ragionare << Qui siamo abbastanza lontani, ma ci troverà, perciò dobbiamo pensare alla svelta. Mangog era morto molti anni fa, e Loki lo ha resuscitato, tuttavia lui non risponde a niente e a nessuno, perciò mio fratello deve aver per forza utilizzato una magia capace di controllarne la mente e il corpo. Deve esserci un catalizzatore, non esistono altre spiegazioni. >>
<< Aveva qualcosa... una gemma, lì, sul petto >> ricordò Lada << Potrebbe essere quello? >>
<< Sì, potrebbe essere una pietra delle Norne. È l’unico modo che avrebbe per poter controllare un simile essere senza dover utilizzare la Forza di Odino. La vita del Mangog è legata alla pietra, se la rimuoviamo dal suo petto lui tornerà ad essere uno scheletro. >>
<< Non ci lascerà avvicinare così facilmente... uno di noi deve distrarlo. >>
<< Lo farò io. Sono l’unico che può combattere contro di lui sul piano fisico, tu verresti uccisa in poco tempo. Lo tratterrò il tempo necessario, e tu dovrai estrarre la pietra dal suo petto. >> Thor sospirò. << In momenti come questi, affido la mia anima al Valhalla nel caso dovessi perire. Non ho mai temuto la morte, ben conscio delle ricchezze che mi attendono oltre le Porte... >> strinse il pugno << Ma non ho alcuna intenzione di morire! Non posso farlo, non finché non avrò impartito il castigo a Loki. Morire prima di allora significa disonorare tutti i miei compagni e amici caduti ad Asgard per colpa sua! >>
<< Dunque è così che è diventato re di Asgard? E pensare che vantava di aver avuto pieno diritto al trono sin dalla nascita. >>
<< Lo ha sempre pensato, ma Odino ha sempre preferito me in quanto figlio diretto. Loki ed io non siamo fratelli di sangue, egli è figlio di Laufey, il re dei giganti di ghiaccio. Odino uccise suo padre quando era ancora un neonato e lo adottò. Mio fratello è sempre vissuto alla mia ombra, convivendo con l’odio degli asgardiani nei confronti della sua natura e l’odio che provava per Odino a causa del suo assassinio. Non potendo ereditare il trono per via dinastica, ha preferito conquistarlo. Quello che non ha mai capito, è che Odino voleva che governassimo insieme, come eguali >> spiegò con tono triste e sconsolato << Io e lui abbiamo giocato insieme, combattuto insieme, ma ora siamo nemici... e abbiamo una bestia del Ragnarok alle nostre costole. Dobbiamo andare a combattere per l’onore dei nostri compagni caduti e per la Ribellione. Se noi due fallissimo, e al Mangog fosse permesso di scatenarsi, per la Ribellione non vi sarebbe scampo. >>
<< Allora allontaniamoci il più possibile. Se lo attiriamo vicino a Loki...potremo garantirci la fuga. >>
Lada non attese una risposta, riprese a camminare, con ampie svelte falcate che la sua statura e costituzione non lasciavano suggerire potesse essere in grado di fare. Si era fatta cupa e silenziosa: quella storia le aveva provocato una sgradevole sensazione di deja vu.
Ad ogni modo, attuarono il loro piano: Thor si ritrovò faccia a faccia contro il mostro.
<< Mangog, mio antico nemico! Io sono colui che ha sconfitto i giganti di Jotunheim e Muspelheim, colui che è il nemico della Serpe di Midgard! Io sono il tuo antico nemico, Thor di Asgard, figlio di Odino. La nostra lunga battaglia ancora non è conclusa, Mjolnir brama il tuo sangue. Finiamola qui ed ora, mostro! Thor ti sfida! >>
Fu un battaglia tra mostri e dei come narrate nelle leggende dell’Edda che Lada aveva sempre letto.
Con un grido di guerra, l’asgardiano si lanciò contro il Mangog con la furia di un vero Aesir. Lampi e saette sprigionava il martello infrangendosi sul volto del mostro, rompendogli denti e costole nell’abbattersi sulla sua carne, ma anche il Mangog menava pugni talmente potente da rompere le difese dell’asgardiano: i suoi artigli erano talmente possenti da squarciare la sua armatura e la sua dura pelle.
Thor calò il martello sulla ciclopica testa, ma fu troppo avventato: il Mangog colpì il polso del suo braccio con un forte pugno, rompendogli le ossa come grissini. Il dio emise un vero grido di dolore e a causa delle ossa frantumate fece cadere a terra la sua arma. Mangog ne approfittò e si scagliò su di lui buttandolo a terra la furia cieca della creatura era tale da martoriare la sua vittima, generando autentici crateri: il Tonante gemeva di dolore e il sangue schizzava, mentre le risate di Loki facevano eco a quello scempio.
<< Sei uno stolto, fratello, uno stolto! Mangog si nutre dell’odio. Per quanto tu sia forte, Mangog lo sarà sempre più di te. Tu mi odi, Thor, non è così? Mi odi per ciò che ho fatto, vero? Continua ad odiarmi, fratello, odiami! Perché più il tuo risentimento cresce... più il mio mostro diventa forte e potente. E io riderò davanti al tuo freddo cadavere, e lo esibirò per tutta Asgard e per tutta Battleground! >>
Lada strinse i pugni, sdegnata da quelle parole, non desiderando altro che uscire fuori dal suo nascondiglio per correre ad aiutare Thor, ma si dominò: non poteva agire, non ancora. Doveva restare nascosta e aspettare il suo segnale.
Lo fissò, preoccupatissima. Lo vide chiudere gli occhi a causa dei pugni sulla sua cassa toracica, ma fortunatamente, grazie al suo superudito, riuscì a sentirlo chiaramente: << Lada, adesso! >>
Ecco che come dal nulla della nebbia grigia si materializzò lungo il volto del Mangog, disorientandolo e distraendolo, mentre rivoli di essa si addensavano attorno alla gemma incastonata nel suo petto, trasformandosi in spuntoni che con un secco colpo la staccarono da esso, facendola precipitare a terra.
La nebbia si trasformò in Lada, che levitando retrocesse immediatamente mentre il terribile mostro si disintegrava in mille frammenti di pura luce magica. Fu ciò a disorientarla e accecarla, impedendole di percepire correttamente il sibilo dell’arrivo di una fascio di luce che finì per conficcarlesi nella spalla, strappandole un urlo di dolore. Sollevò lo sguardo e vide il volto del suo attentatore.
Loki aveva il viso livido di rabbia, sdegno e fastidio, il braccio teso indice del suo gesto vigliacco: era scontento perché la posizione irregolare della vampira non gli aveva permesso di colpire un punto vitale, e furioso perché il mostro era stato distrutto.
Lada si concesse di rivolgergli un ghigno di sfida mentre la bocca le colava sangue, poi precipitò inevitabilmente verso terra generando un profondo cratere: prestò l’incoscienza l’agguantò a causa dell’influsso indebolente della magia.
Quando si risvegliò, riconobbe subito il biancore illuminante dell’infermeria della nave. Percepì un dolore alla spalla, e vide che questa era stata fasciata, e  che qualcuno l’aveva distesa su un letto.
<< Thor! >>
Cercò subito immediatamente con lo sguardo il Tonante, ansiosa, e lo ritrovò su uno dei letti di fianco, molto messo peggio di lei: l’armatura era a pezzi, lasciando il petto nudo e coperto di grandi squarci che però erano stati coperti dalle bende. Il braccio destro era completamente rotto e per questo ingessato, ma almeno era perfettamente vivo e respirante.
<< Buongiorno, sorella di scudo. >>
<< Oh, per tutti gli dèi! Che è successo, come abbiamo fatto ad arrivare qui!? >> esclamò lei, perdendo ogni compostezza e fierezza, concitata e preoccupata per le sue condizioni.
<< Ho distrutto l’illusione di mio fratello e con le poche energie che mi sono rimaste ci ho teletrasportati alla navicella. >>
<< Ridotto così? Ma come… giusto, sei il Tonante >> borbottò lei << C’è mancato davvero poco, se non fosse stato per quel dannato colpo a tradimento... ti devo la vita. >>
<< Non mi devi nulla, anche tu lo avresti fatto al mio posto. Ma grazie al Padre di Tutto è finita... >> sospirò Thor << Mangog è morto, stavolta per sempre. Mi spiace solo per i nostri compagni alla base, non abbiamo potuto dar loro un degno funerale. >>
<< Dispiace anche a me. Ma soprattutto mi dispiace che tu sia costretto a tutto questo, a lottare contro qualcuno cui un tempo volevi bene >> sospirò lei senza riuscire a trattenersi << So come ti senti. >>
<< Che vuoi dire? >>
La donna esitò, poi abbassò lo sguardo e parlò sinceramente, cosa che non le capitava mai con qualcuno appena conosciuto.
<< Quando ho udito quello che mi ha detto Loki...ho sentito riaprirsi ferite che credevo di aver rimarginato. Anch’io, un tempo avevo qualcuno a cui volevo molto bene e a cui ero molto legata com’eravate legati e tuo fratello. >>
Un po’ riduttivo definire così il rapporto che aveva avuto con Shen, ma non se la sentiva di confessare del tutto.
<< Anche io e Shen avremo dovuto governare come eguali, se solo avessimo capito che era la cosa giusta da fare. E invece no: volevamo entrambi troppo potere, essere più di quello che eravamo. Eravamo disposti a scavalcarci a vicenda, e così abbiamo finito per gettare via il nostro profondo affetto. Il rimorso di cosa avrei potuto evitare ancora mi tormenta... >>
<< Anch’io non faccio altro che pensarci… >> replicò Thor << Per quanto ritenga Loki mio fratello, per quanto sogni di poter riportare le cose come una volta, lui ha ragione: io continuo ad odiarlo, e questo rendeva Mangog più forte. >>
<< Tutti odiano, Thor. Anche io, per quanto il mio cuore soffra ad ammetterlo. Io voglio ancora molto bene a Shen, ma una parte di me odia il tiranno crudele che è diventato. Odio la pena che mi fa e i miei sensi di colpa nei suoi confronti. >>
<< Credo che questa battaglia possa insegnarci molto su noi stessi, regina Lada. >>
<< Come che siamo molto più umani di quanto amiamo ammettere? >>
<< E che il nostro risentimento rafforza i nostri nemici. Se ci facciamo consumare da esso, finiremo per distruggerci. >>
<< Hai ragione >> dichiarò la vampira << e potremo addirittura fare di peggio, potremo ridurci al loro livello. Loro è così che vanno avanti, ricordando che ci odiano, e sanno che volendo possono renderci come loro, per farci soffrire orribilmente. Ma noi sappiamo che un tempo non erano così… e anche che non torneranno indietro. Non ha senso dannarci fino in fondo… giusto? >>
<< Giusto. Mio padre aveva ragione, devo crescere ancora. Ed io esisto fin dai tempi più remoti, fin dalla preistoria. La vita comporta insegnamenti anche per chi è eterno e imperituro, trovo molto poetico tutto ciò. >> Le rivolse un sorriso luminoso << Hai combattuto bene, regina Lada. Se sono vivo è per merito tuo, grazie al tuo intervento il mostro è stato distrutto, dunque ci siamo salvati a vicenda. >>
Lei lo guardò negli occhi, ricambiando il suo sorriso. << È stato un onore combattere al tuo fianco, possente Thor. È stato il mio sogno da quando ero fanciulla. >>
<< L’onore è tutto mio, Lada di Valacchia. Ora, però, dovremo riposare. Le mie articolazioni implorano pietà. >>
 
                                                                                                                                                                         * * *
 
Pianeta Terra – Centro Imperiale

Gongmen - Capitale della Cina
 
Quella notte, la fine di maggio, non era esattamente una delle più belle: c’era un forte vento a soffiare e il freddo non era indifferente, ma ormai il piccolo era nato da quattro giorni e attendere ancora non era saggio.
Dormiva tranquillo, avvolto in coperte di lana e cullato dalle braccia della madre, mentre il carro, guidato dal Signore del Tempo, proseguiva per la strada e si insinuava nei bassifondi della città di Gongmen. Avevano scelto di viaggiare con quel mezzo semplice, provvisti di cappucci e mantelli a mascherarli, per timore di poter essere localizzati.
Lada fissò il visino rugoso profondamente addormentato di suo figlio. Quando l’aveva visto la prima volta spalancare gli occhi, aveva riconosciuto nelle pupille scarlatte screziate di oro la propria eredità di tenebra, ma anche quella oscura e mistica del padre: il bagliore del fuoco di due demoni guerrieri, di cui però lei si augurava ereditasse solamente aspetti positivi come la forza e la tenacia. 
Così il nome le era giunto alla mente, frutto degli studi esoterici che aveva avuto modo di approfondire anche grazie al sapere di Van Helsing.
Di fianco a lei, il Dottore sospirò, poi si schiarì la voce. << Sei sicura al cento per cento che quel tizio verrà a prenderti? >>
<< Sì. Prima o poi il Maestro perderà la pazienza e glielo ordinerà, e a quel punto potrei mettervi tutti in pericolo. Non potrò nascondermi per sempre, ma avrò il vantaggio di nascondere Bae il più a lungo possibile. E questo sarà l’ultimo posto in cui guarderà chi potrebbe aver ragione di sospettare… >>
<< Sei sicura? Te l’ho detto, potrei crescerlo a Remnant, tenerlo lontano dalla battaglia… >>
Lei scosse il capo. << Hai fatto tanto per me, Dottore, ma questo sarebbe davvero troppo per il nostro accordo. >>
<< Non ci sono debiti fra amici. >>
<< Ma ci sono riconoscimenti e responsabilità che non spettano a tutti. Lui è mio figlio, non rimarrà indifferente a questo conflitto se lo crescerai nella Ribellione, e tu non potrai reprimere per sempre il suo fuoco, conoscerà comunque quel mondo da cui ho voluto proteggerlo sin dalla tenera età. Voglio che scelga la sua strada senza nessuna influenza esterna, che il suo fato sia solo e unicamente nelle sue mani, che questa sia per lui un’opportunità di plasmare la propria vita indipendentemente. Tutto ciò che ti chiedo è sorvegliarlo per tenerlo al sicuro, ma desidero che tu interagisca con lui solo se prenderà una strada che lo porti a prendere parte in questa guerra. A quel punto, se avrà domande, se chiederà… tu gli dirai la verità pian piano e lo guiderai perché non si perda. >>
Il Signore del Tempo sbuffò. << Sto davvero diventando troppo vecchio per queste cose… >>
Lada gli sorrise: sapeva che con quella frase da vecchio burbero e scorbutico, il Dottore la stava in realtà supportando pienamente.
Giunsero infine nei pressi dell’orfanotrofio e si ripararono dietro un albero. La vampira non ebbe nemmeno bisogno di un cenno dell’uomo per capire che anche in quel frangente avrebbe dovuto proseguire da sola.
Reprimendo a stento un singhiozzo, afferrò con una mano la larga cesta, mentre con l’altro braccio tenne stretto al seno il piccolo addormentato, riparandolo dal vento con i propri poteri, e si incamminò verso il cancello di ferro.
Lo spalancò con una semplice spinta del palmo, percorse il giardino e si fermò proprio davanti all’uscio. Allora poggiò la cesta a terra e riprese fra entrambe le braccia il suo bambino, fissandolo come se volesse divorare con lo sguardo la sua figura per imprimerla a fondo nella sua memoria millenaria.
<< Baelfire... >> sussurrò, poggiandogli le labbra sulla fronte, piano, per timore di interrompere quella visione dolcissima di lui addormentato << Mio piccolo Bae… sarà un lungo viaggio, quello che compirai per trovare te stesso e il tuo posto in questo mondo malato. Ma io non ti lascerò mai, anche se non potrai vedermi, anche se non saprai di me, anche se forse non potrai mai incontrarmi. >>
Lo adagiò lentamente nella cesta, poi si sfilò dalla mano l’anello dalla montatura d’argento con incastonato il rubino. Sollevò un dito, trasformò l’unghia in artiglio, e con la sua forza immensa, incise magistralmente il nome del figlio a mani nude sulla rossa pietra, e poi lo ricoprì con gocce di sangue fatte sgorgare dal polpastrello. Vi soffiò sopra, e il sangue si cristallizzò immediatamente, conferendo al gioiello un aspetto stranamente immacolato.
In ultimo, mosse le dita e generò un sottilissimo filamento d’ombra, manipolandolo in un cordoncino nel quale infilò la montatura dell’anello. Lo prese con entrambe le mani e con tutta la delicatezza di cui era capace lo infilò attorno al collo del bimbo, nascondendolo sotto le coperte.
<< Questo anello ti proteggerà e renderà dominante solo la tua natura umana. Scoprirai che parte della ricchezza della mia vita immortale è tua, ma solo tu potrai scegliere se vivere come un umano… o accettare la tua doppia natura. Tutto ciò che ho, tutto ciò che ho imparato, tutto ciò che provo, questo e anche di più, appartiene a te, figlio mio. Tu mi porterai dentro di te ogni giorno della tua vita. La mia forza diventerà tua, vedrai la mia vita attraverso i tuoi occhi come la tua sarà vista attraverso la mia. Il figlio diventa la madre, e la madre il figlio. Questo è tutto ciò che posso darti, Baelfire. >>
Allora prese un profondo respiro, mentre piccole lacrime di sangue le inumidivano gli occhi: si abbassò di nuovo a dare un bacio ricco di amore quanto di immenso dolore all’amato figlio, lo guardò per l’ultima volta, poi si raddrizzò in piedi… e bussò.
Bussò alla porta più e più volte, finché la direttrice Cole non andò ad aprire. Ma quando aprì, sull’uscio non c’era nessuno, salvo il neonato Baelfire dentro una cesta di legno intrecciata, avvolto in una candida copertina di lana e con al collo il prezioso e insolito anello con inciso il suo nome.
 




NOTE:
 
Eccovi alcuni chiarimenti:
1) L’Abraham Van Helsing qui menzionato è una versione appartenente ad un universo in cui non è mai diventato un cacciatore di vampiri, semplicemente ha mantenuto i suoi tratti esclusivi di studioso.
2) Che cosa sia davvero l’anello di Lada che adesso Fire porta verrà spiegato più avanti.
3) All’inizio, il Maestro non ha inviato Walter a rintracciare Lada perché al momento era impegnato con una questione di grande importanza che verrà approfondita nei capitoli successivi. Walter avrebbe potuto effettivamente localizzarla, visto che ha una parte di se stesso dentro di lei.
Inoltre, solo Loki, il Maestro e Walter sono a conoscenza del tradimento di Lada, gli altri favoriti del Maestro (soprattutto Vader e Shen), ne sono stati tenuti all'oscuro. 
Spero abbiate apprezzato le citazioni (non poi così) velate al Gobbo di Notre Dame e Kill Bill 2. 
Ironia della sorte, abbiamo trovato un fan video su Vader e Selene di Underworld, personaggio utilizzato come prestavolto per Lada: 
https://www.youtube.com/watch?v=Y3VfEQd0a-M&feature=youtu.be
Nel prossimo capitolo si tornerà al presente!
  
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