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Autore: Asami_Ryuzaki    12/09/2020    4 recensioni
STORIA INTERATTIVA – ISCRIZIONI SEMPRE APERTE
Il calcio femminile non era molto popolare tra i giovani giapponesi. Non che fosse odiato, ma, per un motivo o per un altro, una studentessa andante dichiarando la sua passione per il calcio pareva meritare occhiate perplesse e frasi come: “Non è molto femminile, lo sai, vero? Fai quel che vuoi, ma non so se ti convenga”. Minami Shizuka, laureata in psicologia e in scienze motorie, appena tornata in Giappone dopo quasi quindici anni vissuti a Los Angeles, era stata una delle giovani ad aver subito quella stessa situazione sulla propria pelle. Sfruttando la propria popolarità di allenatrice, scelse di fondare per la prima volta un club di calcio tutto al femminile all’istituto superiore Raimon.
Riusciranno le nostre ragazze a trasformare lo scetticismo della gente in determinazione? Lo scopriremo a tempo debito, ma una cosa è certa: nessuna di loro è disposta ad abbandonare lo sport che ama per degli sciocchi pregiudizi.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 02 ~ Assemblea
 
15 Aprile, ore 07:40 – Inazuma Chou
 
«Saku-chan!» chiamò Fujii Yuka, correndo incontro all’amica. I corti capelli neri svolazzavano al vento e una mano veniva agitata in aria per attirare l’attenzione di quella ragazza che aveva l'aveva aspettata per ormai più di venti minuti con in mano il cellulare.
«Oh, Yu-chan, finalmente» rispose Nozaki Sakura, infilando il telefono in borsa.
«Scusa, sono in ritardo» disse, ed entrambe presero a camminare verso la scuola.
«Non preoccuparti. Cosa ti ha- oh, chiaro» ridacchiò, guardando in alto. «Con i ciliegi in fiore devi essere davvero presa in questo periodo».
Fujii sorrise allegramente. «Sì: quest’anno non ho la minima intenzione di lasciarmi scappare un periodo così bello».
Aprì la borsa e ne sfilò un block notes, che aprì e passò all’amica.
«Immaginavo» commentò gentile Nozaki, passando le dita sui lievi segni di graffite. «Vedi di non finirlo durante la lezione, Igarashi-sensei potrebbe arrabbiarsi ancora».
Yuka arricciò le labbra in un mezzo broncio, commentando: «Fortunatamente non mi importa molto di lei. Mi odia. E poi», guardò il disegno con aria vagamente divertita, «come posso migliorare senza allenarmi?»
Sakura le restituì il block notes e rispose: «Certo, è vero. Ma non dovresti trascurare le lezioni, almeno non durante i primi mesi».
«Lo sai che ci provo a stare attenta, ma ci sono cose più interessanti nella vita di- Oh, guarda! Ci sono Kotone-chan e Kyousuke-kun! Ragazzi!» Yuka attaccò a correre verso i fratelli Tsurugi, lasciando per qualche secondo indietro Nozaki, che sospirò, una mano sul fianco e l’altra posata sulla fronte a coprire un’espressione esasperata, con la consapevolezza che anche quell’anno avrebbe dovuto aiutarla con gli esami.
«Fujii-san, Nozaki-san, buongiorno» le salutò Kyousuke, e, accanto a lui, Kotone si limitò ad un piccolo inchino.
«Allora, pronti per questo primo giorno di superiori?» domandò Nozaki, smorzando leggermente il tono forse troppo allegro dell’amica.
Ascoltata la risposta affermativa di Kyousuke, Yuka posò una mano sulla testa di Kotone, che sobbalzò.
«E tu, Chibi-chan?» le chiese, quasi ridacchiando quando la vide arrossire. «Scommetto che non vedi l’ora di unirti a uno dei club!»
«Io… Mi avevi detto che non ci sono club dedicati ai cosplay, per cui non saprei…» rispose, a voce bassa.
«Oh, è vero… Beh, troveremo di sicuro una soluzione» fece Yuka, tutta allegra, come al solito.

 
15 Aprile, ore 07:42 – Inazuma Chou Casa Shindou
Shindou Akiko era sdraiata supina sul letto, ancora immersa in un leggero sonno che presto le sarebbe stato strappato via.
O almeno così sperava Kirino Ayame, che le aveva già tolto le coperte di dosso e le aveva levato il cuscino, senza ottenere la minima reazione.
«Aki-chan?» la chiamò Ayame, cominciando a scuoterla per tentare di svegliarla. «Sei in ritardo, svegliati! Aki-chan!» Ma nulla.
«Ancora nulla, Ame-san?» le chiese Shindou Takuto, entrando nella camera della sorella.
Lei fece segno di “no” con la testa. «C’è solo una cosa che devo ancora provare, ma sarebbe crudele» aggiunse, abbozzando una risata e allontanandosi dal letto dell’amica.
Prese il violino di Akiko e se lo posò sulla spalla, come le aveva visto fare tante volte.
«Di’ a Ran di tapparsi le orecchie» gli suggerì, afferrando la bacchetta e posandola delicatamente sulle corde.
La mosse lentamente, producendo dapprima un suono quasi piacevole, che poi andò a distorcersi in uno stridio acuto e più che irritante. Si avvicinò ad Akiko, che ora si stava contorcendo sul letto e le bastò attendere qualche secondo perché questa si voltasse e dicesse, premendosi le mani sulle orecchie: «Ho capito, mi alzo!»
«Oh, finalmente! Ce n’è voluto!» le disse Ayame, posando violino e bacchetta e tirando l’amica per un braccio.
«Siamo molto in ritardo?» chiese Akiko, camminando stancamente verso il bagno, poco lontano dalla poca camera.
«Se ci metti meno di dieci minuti, forse riusciamo ad arrivare entro a scuola sera» rispose Ayame, passandole la divisa, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.

 
15 Aprile, ore 07:48 – Inazuma Chou
Tanaka Akemi continuava a sistemarsi la giacca color blu notte dell’uniforme, mentre lei e Ibuki Munemasa passeggiavano verso la scuola. Ibuki le stava raccontando della partita di calcetto che avevano giocato lui e i ragazzi della squadra due giorni prima.
«Munemasa-kun, pensi che dovrei rimanere nel club di cucina anche quest’anno?» gli chiese ad un tratto Akemi.
Lui la guardò confuso: perché quella domanda? «Beh, penso di sì» rispose dopo qualche secondo, mentre superavano il cancello principale della Raimon High School. «Non ti trovi bene lì?»
«No, non preoccuparti, stavo… nulla» disse solo Akemi. Ibuki si passò una mano sulla nuca, lievemente a disagio, cosa che non gli succedeva mai quando era con lei, eppure qualcosa non gli quadrava nel comportamento dell’amica.
Poi però sorrise divertito, andando a scompigliare con una mano la frangetta scarlatta di Akemi, che gli diede un lieve pugno sul braccio.
«Che c’è Kami-chan? Non dirmi che proprio tu sei agitata per l’inizio della scuola!» la prese in giro, mantenendo però un tono dolce.
«Scusa, stavo solo pensando che senza Itagaki-senpai il leader sarà Hatayama-san e sono un po’ preoccupata…»
«Non pensi che Hatayama-senpai sia adatta al ruolo?»
«No, assolutamente. È in gamba, capisco perché l’abbiano scelta» si affrettò a correggersi lei.
«E allora cos’è successo?»
«Hatayama-san ha deciso di riordinare la vecchia sede del club di cucina. Per lei "tanto vale darsi da fare a ripulire quella topaia prima che i libri di ricette al suo interno diventino del tutto inutilizzabili". Così ha detto. Lo ha scritto a tutti i membri del club ieri sera» spiegò Akemi, con un lieve sospiro.
«Ahi... Vi ci vorranno almeno venti persone per finire in meno di un mese» constatò Ibuki, pensando allo stato attuale della stanza.
«Fai anche trenta» intervenne una ragazza che si trovava – nemmeno loro sapevano da quanto – al loro fianco. «Ovviamente vi darò una mano».
«Sawamura-senpai? No, no, non serve disturbarti» disse subito Tanaka, sgranando gli occhi. Non voleva appoppare a un senpai altre mansioni, oltre quelle derivanti dall’essere al terzo anno.
«Nah, lo faccio con piacere. Preferisco tenermi occupata» ribatté Sawamura Nami, sorridendo. «L’anno scorso abbiamo riordinato la serra del club di giardinaggio».
«Prima o poi certe cose vanno fatte, no?» aggiunse Manabe Jinchirou, al fianco di Nami, sistemandosi gli occhiali sul naso.
Poco lontano da loro, una ragazza dai capelli biondi stava leggendo per l’ennesima volta Carrie, di Stephen King. Quasi non alzò gli occhi dal libro per tutto il tragitto. Conosceva bene la strada, dopotutto.
Si sistemò gli occhiali sul naso e sospirò, entrando nella palestra della scuola per la cerimonia di apertura, al pensiero che già da quel pomeriggio si sarebbe dovuta incontrare con i ragazzi del club di letteratura. Sedette in attesa dei professori, che sarebbero arrivati da lì a quattro minuti, accanto a uno di quelli che sarebbero stati suoi compagni di classe quell’anno.
Mentre infilava il libro all’interno dello zaino grigio che portava sempre con sé, lasciò correre gli occhi magenta sulle altre persone con aria indifferente. Individuò molti volti conosciuti, sia tra gli studenti che tra gli insegnanti. I kohai del primo anno sembravano tante piccole pecorelle smarrite.
Lanciò un’occhiata un po’ di traverso ai membri del consiglio studentesco, che stavano aiutando i ragazzini a orientarsi. Sospirò: avrebbero smesso di essere così premurosi alla prima effrazione.
«Hai bisogno di qualcosa, Sakai-san?» Ecco, forse non era stata abbastanza discreta.
«No, Nagamine-san. Perché dovrei?» domandò a sua volta, alzando lo sguardo verso la presidentessa del consiglio studentesco, che le sorrideva con aria premurosa. «Sarete molto impegnati, spero che i kohai non vi stiano creando problemi».
«Li vedo molto persi, ma in fondo è stato lo stesso per noi un anno fa» rispose Nagamine Yuriko, mentre i begli occhi grigi percorrevano la palestra. Ci sarebbe voluto davvero tutto l’impegno di un detective per leggere la freddezza nello sguardo della ragazza dai capelli bianchi, ma per Sakai Emi fu semplice: la conosceva da molto, ormai.
«È vero, ma è impensabile che per noi il tempo sia passato alla stessa velocità» commentò.
«Capisco ciò che vuoi dire» disse Yuriko. «Tuttavia si è trattato soltanto di un modo diverso di sfruttare il primo anno di superiori: sai, c’è chi preferisce costruirsi una strada che porti a un futuro di successo e c’è chi invece non sa dove sbattere la testa e che quindi tenta tutti i sentieri possibili».
Era una provocazione bella e buona, oltre che gratuita. Emi prese un bel respiro, tentando di non rispondere per le rime.
«Lieta di conoscere il tuo punto di vista» disse, sorridendo con una punta di sarcasmo. «Ora, l’assemblea sta per cominciare e sono certa che la presidentessa del consiglio studentesco avrà cose molto più importanti da fare che rimanere qui a discutere con me». E chinò la testa, aggiungendo: «Arrivederci, Nagamine-san».
Con un mezzo inchino, la bella Nagamine si allontanò, e si diresse verso una ragazza dalla pelle scura e i capelli ricci che pareva il suo opposto. Emi la riconobbe come Kominato Shika, vicepresidentessa degli studenti.
Schioccò la lingua, stizzita, e mandò un paio di maledizioni a Yuriko.

 
15 Aprile, ore 08:00 – Inazuma Chou – Raimon High
«Benvenuti, alunni ed alunne, docenti e collaboratori, a questo nuovo anno scolastico». Le labbra di Shika mimavano con silenziosamente ogni singola parola del discorso del preside, con un lieve sorriso dipinto sul volto. Lo ricordava bene, sebbene lo avesse sentito solo un’altra volta. Era abbastanza noioso, ma le faceva sorridere il tono convinto del preside Hirai. «Come ad ogni inizio, mi aspetto da voi serietà e…»
Shika voltò appena la testa verso Nagamine. Notò che stringeva le dita della mano destra con la mancina più con forza del solito e che il suo sguardo quasi si perdeva nella direzione del palco.
«Non sei il tipo da prendersela per una discussione, Yuri-chin» commentò sottovoce, attirando l’attenzione dell’amica.
«Non me la sono presa, anzi, era chiaro che sarebbe andata così, visto che ho scelto di prenderla in giro» ribatté piano.
«Sì, in effetti sembravi nervosa già prima».
«Non sono nervosa, né tantomeno irritata. Non c’è bisogno che ti preoccupi per me».
«Non pretendo che me ne parli. Solo, non serve che tu mi menta, lo sai».
«Lo capirai tra poco» si arrese allora l’altra. «È una follia…» aggiunse, sospirando appena.
Sebbene avrebbe voluto rimanere impassibile proprio come l’amica, Kominato non riuscì a nascondere un sorrisetto emozionato. Se qualcosa era follia per Yuriko, allora doveva essere davvero interessante.
«Ora vi chiedo ancora un po’ di pazienza» disse il preside dopo diverso tempo, alzando una mano per zittire la folla di studenti annoiati che non aspettavano altro che andarsene. «Prima di presentare i club scolastici, lascio la parola a Minami Shizuka-san. Sono convinto che le sue parole sapranno interessarvi».
“Ci siamo!” pensò Shika, notando il lieve cambio di espressione di Nagamine. Alzò gli occhi verso la donna che era, intanto, salita sul palco e che stava essendo salutata con un applauso rispettoso da parte dei ragazzi.
«La ringrazio, signor preside» disse, con un lieve inchino verso Hirai. «Come ben sapete la vostra scuola, è rinomata per il prestigio dei suoi club sportivi. Ogni anno decine di ottimi atleti vengono presentati al mondo come sportivi già formati, al pari di professionisti del settore. Il Giappone sta collezionando vittorie su vittorie anche sul panorama internazionale e sono più che lieta di potermi finalmente interfacciare con chi presto riuscirà a dimostrare il proprio valore al mondo».
Un vociare di apprezzamento si alzò dai membri dei club sportivi. Beh, era vero, dopotutto e Shizuka lo sapeva bene, anzi, puntava proprio su quello.
«Vi chiedo di fare un po’ di silenzio» ordinò, «e di lasciarmi finire. Certamente, le abilità di voi ragazzi sono ammirevoli, ma io sono qui per dare una possibilità anche alle ragazze». Da dove si trovava, Minami riuscì a notare una quantità differente di reazioni che quasi la fece sorridere. «Senza più giri di parole, il mio progetto è una squadra di calcio femminile, e di permettere loro di vincere il campionato nazionale». Notò qualche sguardo entusiasta, diverse occhiate confuse e molte occhiate incerte. «Non importa quanto si provi a negarlo: lo sport giovanile è fondamentale per le squadre professioniste durante il reclutamento di nuovi giocatori e spesso le ragazze si trovano a dover percorrere una strada ben più che ardua, o anche a dover rinunciare ai propri sogni per mancanza di una preparazione durante gli anni scolastici.
«Purtroppo qui alla Raimon non si è mai potuta dimostrare la forza di una squadra di calcio femminile. Tuttavia, se riusciremo a raggiungere la vetta, allora si avrà la possibilità di cambiare e cose. Il modulo per le iscrizioni lo troverete in segreteria, o ve lo fornirò io. Se avrete bisogno di informazioni potrete contattare me o» voltò appena lo sguardo con un gesto della mano, «al mio collaboratore, Fudou Akio».
Un uomo dagli arruffati capelli castani si trovava al fianco dei professori, indossava una camicia di un bianco tendente all’azzurro e una giacca blu notte. Teneva le braccia conserte e osservava i ragazzi da dietro le lenti degli occhiali con un lieve sorriso sul volto.
«Grazie a tutti, spero nella vostra collaborazione».
Un lieve applauso e molti mormorii accompagnarono la sua uscita di scena. Shizuka si sistemò al fianco di Fudou.
«È andata meglio di come mi aspettassi» commentò Akio, con aria divertita, mentre la rappresentante degli studenti saliva sul palco con aria indispettita per la presentazione dei restanti club scolastici da parte dei loro capitani.
Circa una trentita di minuti più tardi si stavano allontanando dalla palestra per dirigersi verso l’aula magna: quell’anno avrebbero insegnato lì a scuola, e a loro spettava il compito di accompagnare in aula i ragazzi della classe 1-3. Erano stati assunti dopo che Mino-sensei, l’anziana insegnante di lingue, era andata in pensione, e Oshima-sensei, di educazione fisica, era stato arrestato per smercio di stupefacenti. La storia era diventata di dominio pubblico dopo che l’uomo si era giustificato con la polizia con un: “Non so come siano finiti lì”, alludendo ai soldi e alla droga. In assenza dei due professori era stato lo stesso Kudou Michiya a raccomandarli al preside.
«La tua il tuo piano sembra un disastro» aggiunse Fudou.
«Perché mi sembra che qui nessuno abbia fiducia in me?» ribatté Minami, alzando un sopracciglio.
«Abbiamo fiducia in te… Solo che non abbiamo fiducia in te» spiegò tranquillamente Akio.
«Che fortuna» sospirò Shizuka. «Ma non cambierò idea, ci tengo a specificarlo».
«Lo so io, lo sa Kudou-san, lo sanno gli studenti. Perché credi che sia qui?»
«In primis per mettere alla prova la mia pazienza, in secundis perché avrò bisogno di aiuto tra organizzazione e allenamenti».
«Sì, ma la prima ragione è puro diletto personale: voglio vedere quanto mi ci vorrà a farti davvero arrabbiare».
«Non ti darò certo una soddisfazione del genere» disse Shizuka. «Ma capisco la decisione di Kudou-san, per quanto mi costi ammetterlo».
«Per lo meno sei onesta con te stessa» fece Akio, sistemandosi gli occhiali sul naso.
Minami trattenne un sospiro, mentre ricambiava il saluto di un paio di studenti del secondo anno, che, passando loro di fianco per andare in classe, accompagnati dal professore di matematica, avevano rivolto loro un inchino.
«Ma pensi davvero che funzionerà?» chiese Fudou, mentre entravano in aula magna.
«Non preoccuparti». Shizuka squadrava gli studenti con un sorriso serafico sul volto. «Andrà tutto bene. L’ho capito guardando i ragazzi».
Akio era confuso. Davvero pensava che sarebbe andato “tutto bene”? Si trovò a pensare che era ingenua se credeva che avrebbe funzionato. Lo era davvero.
Magari Kudou-san aveva ragione: per quanto fosse testarda, non agiva senza ragionare. I suoi intenti erano nobili, dopo tutto. Sarebbe stata dura, ma tanto valeva impegnarsi e darle una possibilità.
 
Angolo dell’autrice
Eheheh… eh… Vi GIURO, non ho procrastinato per due mesi… Okay, anche quello, ma non solo… mi odio da sola, non avrei dovuto comportarmi così. Non è giusto che ci abbia messo così tanto a scrivere un capitolo così semplice, ma ho un serio problema a introdurre i personaggi. Un serissimo problema… Aggiunto a tutte le altre complicazioni, quali l’Attacco dei giganti, Love Live, Assassination Classroom, il mio nuovo abbonamento Netflix (sono una persona orribile…), le valanghe di compiti e le poche vacanze… Diciamo che sono arrivata qui. Ma non preoccupatevi: a scuola pur di non ascoltare scrivo.
Eeeeee ho scritto metà capitolo in una settimana dopo aver passato un mese e mezzo a procrastinare, quindi non posso farcela! Ma la finirò. Non importa quando, ma questa non la droppo. No!
Inoltre, terrò sempre aperte le iscrizioni, nel prossimo capitolo mi concentrerò di più sugli oc che ho trattato di meno in questo e spero di aver quanto meno trattato bene quelli su cui ho scritto di più.


Comunque ecco qui gli oc!

Sakai Emi, di Undead13


Sawamura Nami, di devilecho__


Tsurugi Kotone, di devilecho__


Fujii Yuka, di Ashla


Shindou Akiko, di Ashla


Tanaka Akemi, di KuruKuruHime


Kirino Ayame, mia


Nagamine Turiko, mia


Hirai Shika, mia


Quindi, detto questo, spero di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo in una o due settimane.

Alla prossima!
~Alix
   
 
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