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Autore: Little Firestar84    12/09/2020    1 recensioni
Eliot Spencer credeva che le cose andassero bene: nessun pezzo grosso con cui saldare conti arretrati, pochi colpi, nate ormai sobrio che non dava colpi di testa... adesso aveva perfino il suo lavoro dei sogni come chef nella birreria di Hardison e una ragazza in pianta stabile da cui tornare la sera.
Andava tutto bene. Fin troppo. E difatti, dopo trent'anni, si ritrova davanti l'ultima persona con cui avrebbe più voluto a che fare....
Multichapter partecipante alla challenge "Just stop for a minute and smile" di Soul_Shine che trovate sul forum di EFP.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hitter & Chemist'
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Grazie mille a Soul_Shine e alla sua prompt_chellenge  "Just stop for a minute and smile" che trovate qui. Tutta questa storia è praticamente basata sui promt della challenge, quindi è un mistero quanti capitoli effettivamente avrà....

Prompt capitolo : #20:"Guarda cos'ho ritrovato in un cassetto!"

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Al pub era ora di punta; già nei giorni passati all’ora di pranzo le cose si erano fatte caotiche, ma adesso, che su Portland di era abbattuta la primavera con tutta la sua prorompente forza vitale, gli affari andavano a dir poco a gonfie vele: ragazzi che prendevano da mangiare per poi andare  a sedersi sull’erba dei parchi cittadini, coppiette che avevano riscoperto l’amore, studenti che andavano a mangiare un boccone tra una lezione e l’altra… sembrava che tutta la città avesse scoperto il birrificio artigianale del buon Hardison.

Ormai da qualche giorno Becks si fermava a dare una mano quando andava a fare un salto a salutare Eliot, che, da gran romantico qual era,  nove volte su dieci le diceva che doveva infornare o spadellare e non aveva tempo per le sue moine, e che si rendesse utile fermandosi a dargli una mano servendo ai tavoli, dato che comunque aveva fatto la cameriera da ragazza.

…E ormai da qualche giorno, all’ora di pranzo, vedeva sempre la stessa donna, sui sessantacinque anni, che tutti i giorni ordinava un piatto di filetti di pollo grigliato con una salsa alla greca, e tutti i giorni giocherellava pensierosa col cibo a malapena toccandone un boccone.

E tutti i giorni, mandava occhiate furtive al bancone del pub, quando pensava che nessuno se ne stesse accorgendo.

“Ehy, Amy, sai chi è quella?” Becks chiese alla giovane cameriera, appoggiata al bancone con la schiena, tra un cliente e l’altro, studiando la donna con cautela. “È tutta la settimana che la vedo ordinare lo stesso piatto e lasciarlo praticamente intatto.”

“Non lo so, ma fossi in te farei attenzione,” la giovane cameriera scherzò, civettuola. “L’ho vista che sbatteva le ciglia ad Eliot…”

Il campanello che indicava che un altro piatto era pronto suonò, più e più volte. “Beh, allora, avete finito voi due di chiacchierare? C’è un mucchio di lavoro da sbrigare!” sibilò loro contro Eliot, che lanciò, furibondo come un toro imbestialito,  un’occhiataccia alla donna del mistero- cosa che a Becks non sfuggì.

“Devi dirmi qualcosa, amore mio dolce?” Lei gli chiese, alzando un sopracciglio, cosa che fece andare in bestia Eliot ancora di più e gli fece alzare gli occhi al cielo.

“Giuro che non so chi sia più idiota tra te ed Hardison, a volte…” la sbeffeggiò. “Rebecca cara, muoviti e servi i clienti, per favore, grazie. Altrimenti, smettila di far perdere tempo ad Amy e prendi la porta, ti spiace, eh?”

Col sorriso sulle labbra, Becks afferrò il piatto che il suo “ragazzo”- che termine strano, considerato che erano tutti e due ampliamente oltre i trent’anni- e gli stampò un bacio rosso corallo sulla guancia. Subito Eliot rimase stupito, ed arrossì, poi, si strofinò via col pugno lo stampo e strinse i denti, quasi ringhiandole contro- cosa che servì a poco, perché lei si limitò a fargli la linguaccia mentre andava a servire al tavolo.

Stava per andare a prendere un altro ordine quando qualcosa attirò la sua attenzione- cosa, non ne era del tutto sicura – e andò dalla donna misteriosa.

“Posso portarle qualcos’altro? Sono certa che lo chef non si offenderà se riporto indietro e facciamo a cambio…”  le disse, giocherellando con il blocco notes delle ordinazioni. La donna arrossì, e inizio a balbettare, quasi incerta, e finalmente alzò gli occhi dal tavolo, e fu in quel momento che Becks capì cosa esattamente l’avesse colpita di quella figura.

Erano i suoi occhi azzurri- gli stessi, identici occhi azzurri di Eliot.

“Lei è la moglie di Eliot?” Notò la donna osservarle le mani, sorridendo un po’ triste, e subito Becks arrossì, e sentì il bisogno di nasconderle, quasi fosse imbarazzata. “La sua ragazza, fidanzata? Compagna? Scusi, sono rimasta un po’  indietro in queste cose…ai miei tempi, quando due persone stavano insieme, si sposavano e basta…”

Becks aprì la bocca, pronta a risponderle, a spiegarle che sì, lei ed Eliot erano in pratica fidanzati (in realtà, erano anni che si comportavano come una vecchia coppietta di sposi, e tecnicamente non poteva nemmeno dire che fossero fidanzati, dato che lui non  le aveva mai chiesto la mano, e lei non aveva alcuna intenzione di sposarsi) ma che no, non portava anelli perché erano scomodi (a meno che non fossero di diamanti e aiutassero e tagliare un vetro durante una rapina, ma quello era più il campo di Parker che il suo- e comunque, non che potesse dirlo a chicchessia), ma poi si morse la lingua.

Davvero stava per spiattellare ad una perfetta sconosciuta, che per quello che ne sapeva poteva essere al soldo di qualche loro vecchia conoscenza, o magari di Sterling, la storia della sua vita? Perché i suoi occhi assomigliavano a quelli di Eliot?

Doveva essersi bevuta il cervello.

La donna iniziò a mugugnare e piagnucolare, mandando in crisi la più giovane donna, che si guardò intorno e, certa che Eliot non la stesse fissando, si sedette al tavolo, ed iniziò a dare delle piccole pacche sulle spalle della pensionata, sperando di tranquillizzarla. Ma nulla. Anzi, era ancora peggio: dalla borsetta, si era ripescata un fazzoletto, e si stava soffiando rumorosamente il naso, mentre tutti la guardavano (incluso un furibondo Eliot).

“Mi scusi, è che….” Riuscì a dire tra un oceano di singhiozzi che catapultavano l’attenzione generale su di loro “alcune settimane fa... ho ritrovato questa in un cassetto. Guardi…. Sono i miei ragazzi.”

Becks presa la fotografia tra le mani; era a colori, ma il tempo aveva lasciato le sue tracce sulla stampa, ingiallendola. Poteva avere forse trent’anni, magari qualcosa di più,  quello che era chiaro era però chi ci fosse in quella foto: il padre di Eliot, con cui gli anni erano stati, nonostante tutto, clementi, la donna misteriosa e due adolescenti, uno dei quali era senza ombra di dubbio Eliot da ragazzino.

“Lei è la madre di Eliot?” Becks la guardò con gli occhi sgranati, e la donna fece cenno di sì con il capo. “Ma… io credevo che fosse morta!”

   
 
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