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Autore: Francesca Librandi    13/09/2020    1 recensioni
Sarah e Kagemaru, un incontro doloroso
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Già nel sonno il suo pensiero aveva preso il sopravvento sugli eventi. Aveva sognato di lui, dell’ultima volta che l’aveva stretta in quell’abbraccio dal profumo di sincerità ma celante l’offesa futura che, da lì a pochissimo, l’avrebbe portata a sentirsi una stupida, ad odiare la sua casa ed ogni altro angolo di mondo in cui avevano respirato insieme. Era passato poco più di un anno da quel giorno, eppure, se la sua mente lavorava per superarlo, il suo corpo sudava al solo ricordare che quella sera, dopo qualche silenzio inesorabile come un veleno, avrebbero condiviso lo stesso tavolo, parlato con le stesse persone e magari anche tra di loro. Se ne stava seduta sull’angolo del letto matrimoniale, rigirandosi quel biglietto in mano esattamente come la prima volta che lo aveva raccolto dal comodino, il giorno in cui se n’era andato dalla sua vita lasciandola sola con poche parole di scusa. Non era riuscita a buttarlo, a bruciarlo, perché dentro di sé non era in grado di contrastare la sensazione che qualcosa di quella breve frase le sfuggisse, che sottintendesse un messaggio ben più profondo del semplice addio. Per distogliere l’attenzione da quei cupi pensieri, decise di lasciarsi andare alla vanità, stirandosi i lunghi capelli chiari e arrangiando una manicure inesperta ma sufficiente per l’occasione. La scelta del vestito l’aveva rimandata al ballottaggio tra un tubino blu senza spalline e un vestito verde dal taglio alla greca che lasciava scoperta la schiena. Li misurò entrambi, senza decidersi ad eleggere il vincitore, provando a concentrarsi per capire l’aspetto che avrebbe voluto per il fatidico incontro della serata.
L’invito all’evento le era pervenuto molti mesi prima, ma soltanto da un paio di giorni era stata avvisata della confermata presenza di lui, e della sua compagna. Il solo immaginarlo in smoking, a braccetto con una qualsiasi altra donna sul pianeta, le faceva mancare il fiato, ma cercava di farsi coraggio ricordandosi che anche lei avrebbe avuto un cavaliere, e degno di questo nome. Wolf le aveva dimostrato un sincero interesse, a seguito di una corte spietata che finalmente dopo mesi aveva trovato un buco nella sua corazza, costruita giurando a se stessa di tenere gli uomini a distanza per il resto della vita. Inutile provare a descrivere l’entusiasmo di lui quando Sarah accettò di farsi accompagnare al ricevimento in onore della Nuova Fondazione Internazionale di Arti Marziali, al quale tra l’altro era invitato anche lui. Sarebbe stata la loro prima uscita ufficiale come coppia, anche se gli amici più intimi già avevano intuito la cosa. Guardandosi un'ultima volta allo specchio, la mente le giocò un altro brutto tiro, facendole apparire riflessa una vecchia immagine, illuminata dalla stessa luce del primo pomeriggio, di lei e di quell’altro ancora insieme, abbracciati in pigiama mentre lui le faceva il solletico. Optò per l’abito verde, quello che indossava prima che il ricordo ormai sporcato di quella felicità le facesse affacciare le lacrime agli occhi, oscurandone la visuale dello specchio. Aveva disperatamente bisogno di rilassarsi, così iniziò a prepararsi un bagno caldo.
Evidentemente il calore dell’acqua profumata la rilassò sul serio, visto che cadde in un dormiveglia senza sogni dal quale fu risvegliata grazie all’eco lontana della suoneria del suo cellulare. Balzò fuori dalla vasca, e ancora bagnata cercò di rispondere:
<<Pronto Wolf, scusa ero sotto la doccia, dimmi tutto.>> Troppo complicato spiegare di essersi addormentata nella vasca per evitare di riempirla di lacrime.
<<Tranquilla, volevo solo avvisarti che passo a prenderti tra un’ora, visto che ce ne metteremo un’altra ad arrivare, sperando di trovare poco traffico.>>
<<Oh certo, sarò prontissima, a tra poco allora.>>
Panico. Non aveva nemmeno aspettato la risposta di lui prima di chiudere la comunicazione. Un’ora era tanto tempo per crogiolarsi nei propri pensieri, ma troppo poco per prepararsi ad una serata di gala. Cercò di organizzarsi cerebralmente: prima il trucco, poi i capelli e poi gli abiti. Dalla fretta il primo tentativo di applicazione del mascara le finì su uno zigomo, tra le urla, ma dopo sacrifici che le sembrarono immensi riuscì ad ottenere un buon prodotto. Il suo viso aveva comunque un tratto così armonioso che anche senza trucco avrebbe fatto la sua figura, ma la sua innata modestia le avrebbe sempre impedito di ammetterlo. I capelli, stirati qualche ora prima, finirono attorcigliati in uno chignon scomposto, che mostrava in tutta la sua nudità la bianca schiena lasciata libera dalla scollatura posteriore del vestito alla greca. Quando il suo cavaliere suonò il campanello, aveva appena finito di abbottonare il cinturino dei sandali dal tacco altissimo.
<<Sei semplicemente splendida.>>
<<Grazie, anche tu stai benissimo. Prego entra, intanto che prendo la borsa. Vorresti qualcosa da bere?>>
Era la prima volta che lui entrava in casa sua. Nelle diverse sere in cui l’aveva riaccompagnata, Sarah non lo aveva mai invitato ad entrare, per evitare di trovarsi in situazioni che non si sentiva ancora pronta a riaprire con un nuovo partner, e lui aveva rispettato il messaggio tra le righe, non offrendosi di seguirla.
<<Grazie, ma meglio di no, visto che dalla noia stasera saremo costretti a darci all’alcol comunque.>>
Accennò un bel sorriso, e Sarah pensò a quanto, preparato di tutto punto per l’occasione, facesse la sua figura: aveva i classici muscoli da wrestler che sta attento ai carboidrati, ma su una corporatura molto più alta della media, e con i capelli tagliati di fresco e lo smoking dalla giacca bianca sembrava un personaggio dei vecchi film. Lui le porse il braccio, le aprì cavallerescamente lo sportello della Mercedes, e insieme si avviarono verso il galà, Wolf colmo di emozione per la prima apparizione in pubblico insieme a Sarah, e Sarah oppressa dall’angoscia di chi tra breve l’avrebbe rivisto.
Entrarono sottobraccio nella grande sala illuminata ed avanzarono verso il fondo, facendo slalom nel variopinto tunnel di invitati palesemente in ammirazione di una coppia così all’apparenza bene assortita, lei dalla figura minuta e slanciata e lui robusto ma elegante. Scorsero il primo volto conosciuto al banco degli antipasti, senza meravigliarsene, dato il soggetto.
<<E dove potevamo trovarti se non al banco del cibo!>>
<<Ehi vecchio mio, bisogna pur passare il tempo. E il bancone dei cocktails era troppo occupato.>>
Alla fine della frase Akira lanciò a Sarah uno sguardo di intesa, che la spinse in modo automatico a voltare lo sguardo in direzione del bar. Quindi Akira sapeva, ma non avrebbe parlato. L’idea di non essere la sola a conoscenza del suo segreto, in un primo momento la tranquillizzò, esattamente fino a quando i suoi occhi, che nel frattempo delle sue riflessioni continuavano a scrutare tra la folla, scorsero la sua giacca. La sensazione provata dal suo stomaco fu quella di quattro tequila a stomaco vuoto: crampi, dolore e vertigini. E lei che si era quasi convinta di riuscire a superarlo... Doveva almeno sforzarsi di non dare a vedere la sua agitazione. E proprio mentre, tenendosi con la mano la bocca dello stomaco, si decise a rigirarsi verso il suo accompagnatore, l’oggetto delle sue ansie iniziò, a sua volta, a fissarla.
Senza rendersene conto, Sarah iniziò a stringere il braccio di Akira, il quale brillantemente prese in mano la situazione:
<<Mio caro Wolf, se vuoi rischiare di avviarti a prendere la bere alla tua signora, resto io a fare in modo che nessun molestatore le si avvicini.>> Disse rivolto all'amico.
<<Ottima idea grazie, non vorrei fare a botte proprio stasera.>>
I due occhi celesti strabuzzanti della ragazza guardarono con reverenza il suo salvatore.
<<Grazie. Grazie, davvero, grazie. Per sdebitarmi ti cucinerò per sempre tutto quello che vorrai.>>
Per il momento mi basta sapere che non sverrai a breve, comunque accetto.>>
<<E perché dovrei svenire?>>
<<Perché sta venendo qui.>>
Tempo di farsi mancare il fiato e girarsi a controllare la situazione, e Sarah si trovò faccia a faccia con lui.
<<Ciao Sarah.>>
<<Ciao Kagemaru.>>
 
   
 
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