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Autore: Lady K    14/09/2020    2 recensioni
[Alphys/Undyne, terzo e ultimo della serie “Their SOULs are filled with love”]
-Storia in pausa, riprenderà la pubblicazione regolare il prima possibile. L’autrice ha bisogno di riposo.-
I mostri finalmente hanno superato la Barriera e raggiunto la Superficie, ma non sarà affatto facile per loro essere accettati pienamente dagli esseri umani. E per una coppia come Alphys e Undyne, la questione è ancora più complessa; basterà la purezza di un amore a dissipare la crudeltà degli uomini? Tra matrimonio, coccole, e desiderio di crearsi una famiglia, le due dovranno lottare per i loro diritti, insieme a tutti i loro amici di vecchia data.
Come sempre, cercherò di non andare OOC e di rispettare i canoni del gioco, ma stavolta mi prenderò più libertà per piccole questioni di lore dei mostri che non sono state approfondite in Undertale.
Rating giallo e Avvertimento per via, tra le altre cose, di alcune scene di violenza a causa di personaggi omofobi.
[In questa storia Frisk è femmina, mentre Napstablook per comodità è trattato come un maschio.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Alphys, Undyne
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Their SOULs are filled with love'
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UT This is life capitolo 5
Mhh lo sentite questo profumino nell'aria, un nuovo capitolo in arrivo... xD Buona lettura!

...And so, this is life


Capitolo 5 - La vendetta va servita fredda

Di fronte a lei vi erano lunghe strisce odorose a imbrattare il muro.
Si estendevano in ogni direzione come se avessero un'origine comune, come se fossero caldi raggi di sole che si espandono nello spazio infinito, piccoli schizzi rossi attorniati da altrettante goccioline dal colore vivace...
La visione durò a malapena il tempo utile affinché Undyne sbattesse le palpebre e sgomberasse la mente da pensieri di sorta, ritrovandosi in piedi davanti al mobile della cucina a osservare due pomodori assolutamente intatti posati sul tagliere.
Per un attimo era tornata indietro a quando abitava ancora a Waterfall, al ricordo tanto spensierato quanto claustrofobico di lei che impartiva lezioni di cucina al suo migliore amico Papyrus, nella sua modesta casa a forma di pesce acquattata sul fondo di una caverna umida e scura. Persino con Frisk aveva improvvisato una mini lezione, e la conclusione era rimasta la stessa, in qualunque suo disastroso aspetto.
Non sembravano esserci scappatoie: il succo di pomodoro destinato a diventare il sugo fresco degli spaghetti avrebbe sempre sporcato in gran parte la parete della stanza, sarebbe zampillato a una velocità impressionante dal frutto pestato e tagliato con brutalità, ed infine il risultato sarebbe stato alquanto discutibile. Undyne era consapevole di essere una frana a cucinare, sapeva che il suo metodo era tutto meno che adeguato, ma le abitudini da guerriera audace e sicura di sé che agisce d'impulso erano dure a morire.
Eppure adesso aveva l'opportunità di rimediare alla sua enorme lacuna grazie alle istruzioni pazienti e attente di Alphys, che con la sua vocina rendeva piacevole e musicale anche il più noioso dei procedimenti; non aveva dubbi che la sua ragazza avesse le carte in regola per diventare un'ottima insegnante, e sperava ardentemente che i suoi successi nel test di teoria per diventare poliziotta le dessero quella spinta necessaria a emulare i suoi sforzi e lanciarsi nel mondo del lavoro, dimenticando le sue paure.
E uno di questi timori a dire il vero era già stato insabbiato nelle profondità dell'ANIMA, accantonato da entrambe per via di un tripudio di emozioni che le aveva investite poco dopo la cattura del ladruncolo di periferia. Se un giorno sarebbe riemerso, con un po' di fortuna ne avrebbero discusso in totale trasparenza.
La Spearish scosse la testa e strinse la presa sul manico ruvido del coltello, poi iniziò sotto lo sguardo premuroso del mostro giallo a tagliare a spicchi uno dei pomodori, accertandosi di agire con tutta la cautela e la coordinazione che le consentivano le sue braccia scattanti.
Alphys era proprio lì a fianco, sopra a una scaletta che le permetteva di raggiungere il ripiano della cucina e assistere la sua amata mentre le dava consigli su quell'arte così stranamente appagante. Stava mescolando in una ciotola gli ingredienti per l'insalata di riso allo zafferano, e il suo delicato tono di apprezzamento arrivò con assoluta genuinità alle sue orecchie-pinne: -Brava, così. Non troppo forte perché se no si p-perde il succo. Quando hai finito mescoliamo al resto e mettiamo in frigo-.
-Ehm... Potremmo scaldarla invece, prima di mangiarla...?-
Incontrò alla sua destra gli occhioni placidi della sua Alphys, la quale generò un'espressione intenerita e ridacchiò beata senza far trasparire, se mai fosse presente dentro di lei, alcun segno di malizia.
-Tii hii... Unnie, è un'insalata di riso, si d-dovrebbe tenere in frigo. Ma so bene che non ti piacciono i cibi freddi, possiamo lasciarla a riposo a temperatura ambiente e m-magari scaldarla un pochino dopo. Non ce lo vieta nessuno.-
Parve trasferirle una scarica magica di energia con quelle gentili parole, e a sentire di nuovo il dolcissimo soprannome che le aveva attribuito nemmeno due settimane prima, il suo umore salì alle stelle.
Quella la fissò sbigottita, aveva letto come un libro aperto lo sguardo di Undyne: l'occhio sano risplendeva furbetto e goliardico, e il suo ampio sorriso metteva in bella mostra la sua lunga serie di temibili denti a spillo.
-Ah! Ihih, aiuto!-
Scese con un balzo dalla scaletta in ferro e scappò via ridendo fuori dalla sala, i suoi goffi piedini che dovettero fare lo slalom fra i volumetti dei manga sparsi per il pavimento.
-Guerra di coccoleee!- esclamò giocosa la sua inseguitrice appena la vide allontanarsi ballonzolando la coda tozza, e con una manciata di passi lunghi e agili la acchiappò vicino al suo vecchio pianoforte rilucente di nero, posto tra la lavanderia nel sottoscala e l'entrata della cucina.
Cominciò a tempestarla di piccoli, fugaci baci sul viso e su ciascuna squama della cresta, facendola ridere talmente forte che qualche lacrima le sfuggì da sotto gli occhiali.
-Ahahah, U-Unnie, ahah pietà, pietà!! Ihih, Unnie!-
L'impeto di vivacità e il pizzico di euforia che l'avevano avvolta si attenuarono, e si accomodò quindi in ginocchio dinanzi ad Alphys, abbracciandola amabilmente; tuttavia, aveva ancora l'impressione di fluttuare tra le nuvole candide del cielo, e congiunse subito la sua bocca con quella della Dinozap, che fece vibrare le corde vocali e riecheggiare in gola un suono basso e sordo a quel contatto. La sentì inoltre sospirare deliziata fintanto che le inumidiva le labbra blu con la punta della lingua, inducendo il mostro pesce a intensificare il bacio mugugnando in maniera prolungata e sommessa. Neppure l'ANIMA della sua maestra cuoca sembrò tirarsi indietro da cotante sensazioni travolgenti, visto che ad un certo punto fu in grado di udirne il battito ritmico e accelerato, pensando a quanto fosse bizzarro riuscirci considerando le grandi e soffici nuvole imbevute di latte a tenerla al sicur-...
-Uhmm-dyne!-
Precipitò all'istante sulla terra in mezzo ai comuni mortali e aprì l'occhio di scatto, sussultando mortificata quando vide una sua mano palmata appoggiata sul petto della sua ragazza, e capendo al volo il perché aveva potuto ascoltarle l'ANIMA con tale trasporto. La scarica elettrica che le arrivò poi - stavolta per davvero - fin sulla spalla fu il colpo di grazia.
Si separarono bruscamente, e Undyne ritrasse rapida la mano rizzando le scaglie cerulee dell'intero corpo prima di scusarsi: -Oh dio. Oh dio, perdonami, Alphy...-
Lei la guardò indagatrice, oltre che confusa e meravigliata; cinse protettiva il seno con le braccia grassocce e, dopo l'evidente shock causato da quel gesto inaspettato, le sue pupille si rilassarono.
-U-Unnie, lo so che n-non l'hai fatto con c-cattiveria, i-io mi fido di te. È c-che, penso s-sia p-presto per... p-per ascoltare l'ANIMA dell'altra, a-anche se non era proprio i-in quel modo, i-insomma s-s-senza, s-senza i v-v-ve-, i v-ves-...-
Neanche i capelli arruffati della Spearish poterono eguagliare il colorito acceso che assunsero le loro guance in quel preciso momento, e le due innamorate furono sommerse da sentimenti contrastanti mentre si studiavano a vicenda colme dell'affetto che provavano l'una per l'altra.
Procreare era considerato per i mostri un'esperienza sublime e miracolosa, ciò di più intimo che si potesse condividere col proprio partner. L'ascolto dell'ANIMA però era ritenuto un atto altrettanto profondo, poiché significava mostrare quella parte del corpo che ospitava la peculiare e unica differenza sostanziale tra maschi e femmine.
Concedere alla persona amata di udire e inebriarsi del battito che donava loro la vita, ed esporsi a lei fiduciosi nonostante il valore sacrale attribuito al genere a cui si appartiene era un qualcosa di incantevole, celestiale, e raramente ci si sentiva pronti a soli tre mesi di convivenza.
-Alphy, i-io non voglio... di certo correre troppo, e non voglio nemmeno spingerti a fare cose che non vuoi. Mi dispiace davvero, dannazione...! S-sono una stupida...- sussurrò la ex-guerriera con tono afflitto, e con un paio di balbettii che la colsero alla sprovvista.
-Non sei a-affatto stupida, sono cose che succedono. E... uh, perdonami p-per la scossa. D-dovrei imparare a contenere la mia magia. Comunque stai tranquilla, non sono arrabbiata.-
Quella inalò a fondo dalle branchie, mentre il dispiacere impresso sul suo volto fu sostituito da un sincero e radioso sorriso, creando un curioso contrasto con le cicatrici derivate dai miriadi di scontri nei quali aveva combattuto.
Alphys ammiccò ondeggiando la coda, e con un cenno del capo disse cordiale: -Ihih, allora che facciamo con l'insalata di riso?-
Stava per rispondere facendo esplodere un'altra volta la sua usuale esuberanza, ma tutto ad un tratto sentirono un fruscio fuori dal portone principale, seguito da un mormorio tenue e dal timbro cristallino.
-Oh no, non entrare così, non è molto educato credo...-
Undyne si alzò immediatamente e avanzò dall'altro lato dell'ingresso, aveva un'idea di chi potesse essere; dallo spioncino vide due figure familiari, per cui non esitò ad aprire la porta e accogliere i nuovi arrivati, inondando la stanza della luce di quel tardo sabato mattina.
-Ciao Shylyn! E tu sei Napstablook, vero?-
La piccola Shyren agitò con flemma una delle sue pinne in segno di saluto, dopodiché il mostro fantasma che fluttuava accanto a lei curvò di pochissimo il suo lenzuolo biancastro, gli occhi che tremolavano inquieti.
-Uhh... Salve... cercavo Alphys Dinozap...- proferì impassibile l'unico maschio del gruppo, e la Dinozap appena menzionata si avvicinò all'uscio con crescente interesse.
Interesse che di lì a poco si sarebbe tramutato in preoccupazione.
-Uhm... ciao... Vedi, Mettaton si è ammalato... Non può venire qui domani per la lucidatura...-

***

Il viale era circondato da una lunga fila di pioppi, piantati in entrambi i lati molti anni or sono e adornati da oleandri cespugliosi alla base dei loro esili, altissimi tronchi bianchi.
L'ampia chioma si elevava imponente verso il cielo, tuttavia stava cominciando ad accusare i primi segni di un autunno ormai alle porte: le foglie che tremavano e scricchiolavano a causa del vento - uno non più così caldo e garbato - erano prossime a divenire color dell'oro, e alcune stavano già volteggiando in aria lontane dal loro ramo natio.
Altre giacevano indifese sopra ai mattoncini che componevano la pavimentazione del viale, e una di queste non venne risparmiata dall'ora calma del primo pomeriggio o dal luogo pressoché abbandonato a se stesso, poiché fu calpestata da un piedino giallo e sottoposta a un peso davvero notevole.
-A-aspetta!- esclamò il mostro dinosauro fermandosi di colpo, una mano che rovistava nel suo borsone tenuto a tracolla e un'insaziabile smania a farla vacillare sul posto.
-Ho p-portato l'attrezzo per le b-braccia? L'olio p-per la rotellina? I-il piccolo pennellino per i p-pannelli??-
-Alphy...-
La sua compagna la guardò impotente, un braccio teso con riluttanza nella sua direzione e le pinne blu e rosse sul punto di afflosciarsi. Da quando il giorno prima avevano saputo dell'amico robotico bloccato a letto con la febbre, la Dinozap aveva deciso insistente di raggiungerlo lei per la tanto bisognosa lucidatura, e i tentativi di Undyne per tranquillizzare la sua ANIMA in pena non avevano riscontrato troppo successo. Aveva pensato al peggio appena avevano letto il messaggio di Asgore che le informava dell'assemblea tenutasi alla fine di agosto, e ora sembrava sopraffatta da un terribile attacco di ansia come in quell'occasione.
-Tesoro, avrai controllato la borsa già dieci volte da quando siamo uscite, sono sicura che hai preso tutto. Sta' tranquilla.- tentò la Spearish sforzandosi di suonare amichevole, sperando tra le altre cose di non rincarare la dose trasmettendole l'apprensione che stava provando nei suoi confronti.
Le piangeva l'ANIMA dover assistere a dei momenti di per sé normalissimi venir affrontati senza leggerezza e serenità alcuna, e soprattutto odiava il fatto di non poterla aiutare in modo veloce ed efficiente rinunciando al vile sostegno del tempo, farle subito comparire grazie al proprio affetto anche solo un piccolo sorriso sulle labbra...
Ma la risposta che uscì da quelle labbra in seguito alle sue parole di incoraggiamento non poté che lasciarla a bocca spalancata.
-No, Undyne io non sto tranquilla, non posso esserlo in q-questa situazione, tu non puoi capire! Se, s-se mi hai accompagnata solo per d-dirmi questo p-potevi, potevi s-s-stare a c-casa!-
L'aveva biascicato con tono irritato e col muso ancora immerso per metà nella tasca principale della borsa, e una volta accortasi di quanto risultasse eccessiva quella sfuriata, Alphys interruppe i movimenti convulsi delle braccia, allibita.
-Oh mio... S-scusami... n-non volevo...- mormorò continuando a fissare il contenuto della sacca, decisamente non con lo stesso intento di poc'anzi.
In quasi due anni di solida amicizia - e stretto legame di coppia negli ultimi tre mesi trascorsi - non ricordava di avere mai risposto con stizza ad Undyne, tantomeno averci litigato: forse era inevitabile che un giorno si sarebbe presentata una situazione del genere, ciononostante provò un senso di amarezza e persino un velo di paura al pensiero di dover far fronte all'ira della sua ragazza.
-...Alphys, sai qualcosa che io non so?-
Aveva scandito ogni singola parola con voce ferma, tuttavia non riuscì a comprendere se stesse celando una vena accusatoria o esprimendo del semplice stupore.
Trasalì fin sulla cresta al suo nome pronunciato per esteso, e nel momento in cui avvertì l'ANIMA che puntualmente la inondava di magia colmarsi di vergogna, il suo sguardo si focalizzò su dei particolari casuali della sua borsa dalle sfumature nerastre; il mostro pesce aveva intuito quel qualcosa che lei non avrebbe voluto rivelare.
-Io... Undyne... la v-verità è che... è c-colpa mia s-se Mettaton ha la f-febbre, i suoi componenti di metallo s-sono parte di lui, se n-non vengono curati r-rischia, rischia d-di... U-ugh...-
Nella breve pausa che le occorse per reprimere un gemito intriso di disperazione, l'altra la batté sul tempo con una seconda domanda, toccando un tasto altrettanto dolente e centrando nel segno: -Quindi... non funzionano le magie curative dei mostri su quel tipo di corpo?-
Alphys percepì in quella frase solamente vivo interesse e grande dispiacere, pertanto raccolse tutto il suo coraggio e alzò gli occhioni finché non poté sostenere lo sguardo dell'amata, la cui espressione in effetti era priva di rancore.
A volte era sorprendente il loro infallibile intuito per questioni così complesse e bisognose di tatto.
-G-già, è così... Deve essere lucidato... c-curato regolarmente con degli attrezzi, o l'ANIMA si i-indebolisce.- ammise la Dinozap, il petto che si alleggerì di un peso ulteriore.
-Lui lo sa?- chiese infine Undyne.
-Sì, Unnie. Te lo assicuro.-
E dopo un tremendo crollo emotivo di tale portata, il mostro tarchiato si lasciò pervadere da un meraviglioso stato di benessere, socchiudendo le palpebre squamose in un'occhiata traboccante di tenerezza. Non poté fare altrimenti; le scaglie sulle guance della Spearish si erano contratte come diretta conseguenza di un caloroso sorriso, la reazione che meno si sarebbe aspettata fino a pochi minuti fa e che adesso stava amando più di qualunque altra cosa.
-Grazie per essere stata sincera, Alphy. Non avere timore di parlarmi di queste cose, ok? Se qualcosa ti fa stare male, se non ti convince... io sono sempre qui. Che tu lo voglia o no, eheh!- rise festosa scoprendo i denti.
-Oh, io... io ti voglio sempre qui con me, Unnie... Mi d-dispiace per... quello che ti ho detto, n-non ero in me.-
Mentre quella faceva vibrare le membrane delle pinne rassicurandola con grinta, la Dinozap zampettò in avanti indicando una casa sul lato destro del viale, nascosta all'orizzonte dalle fronde verdognole e voluminose degli alberi.
-Quella laggiù è la casa di Mettaton e Napstablook. Andiamo, Unnie!-
Non l'avrebbero raggiunta.
Ci fu un attimo di turbamento, una scarica di dolore improvvisa, e Undyne cadde di peso sulle mattonelle della stradina, le sue membra completamente fuori uso e afflitte da una paralisi straziante.
Il primo suono nitido che giunse alle sue orecchie fu uno strillo acuto di Alphys, accompagnato da tonfi di diversa intensità e da furiosi rumori di passi a scuotere il suolo sul quale era costretta a rimanere accasciata, e ad assaggiarne disgustata le polveri.
Qualcuno le tirò i capelli per sollevarle il capo, un gesto che lì per lì non comprese e che dedusse fosse soltanto un capriccio di un sadico spietato che godeva nel far tribolare le sue vittime.
Il motivo divenne lampante quando, nonostante il trauma iniziale, il suo unico occhio fu in grado di mettere a fuoco le due macchie indistinte al suo cospetto, e in quel momento non seppe davvero se provare rabbia, paura, o adrenalina.
La sua ragazza era stata messa al tappeto da un colpo in testa, e i suoi occhi spenti davano l'impressione di combattere contro la volontà di chiudersi per sempre e abbandonarle al loro destino; un essere umano alto e robusto col volto coperto da una maschera e con dei guanti in lattice era chino su di lei, una mano avvinghiata su un'estremità della cresta per assicurarsi di tenerla in posizione eretta e un coltello che le sfiorava la gola, e la sua parlata melliflua non fece che avvelenare quel poco di magia ancora lucida che fluiva dentro la Spearish.
-Ciao, mostraccio orribile... e tu perché quella faccia, cosa sarà mai una scossetta...-
Notò dunque con orrore un dissuasore elettrico spuntargli da una delle tasche della giacca, una visione che riuscì ad inviperirla più di quanto non lo fosse mai stata.
Eppure dovette assistere inerme alla scena, proprio come un fantoccio senza vita obbligato a osservare e udire tutto ciò che accadeva nelle vicinanze, impossibilitato ad agire e difendere se stesso o chi amava.
-Mi stai guardando, vero, creatura ripugnante lì a terra? Credo che la tua amichetta ti sorveglierà dal paradiso d'ora in poi... così magari la prossima volta non metterai i bastoni fra le ruote a mio figlio.-
Fuoriuscì un lamento a denti stretti dal muso della Dinozap, e in quell'istante saturo di panico Undyne capì di avere nuovamente già pieno controllo del suo corpo: ora percepiva chiaramente il fastidio dato dalla sua coda di cavallo tirata all'indietro, nonché la presa violenta di qualche paia di mani che la tenevano immobilizzata sulla pietra dura.
Ma non sarebbero bastate per tenere a bada la sua collera.
-Sarai testimone della sua misera morte.- rise il malvivente stirando la maschera all'altezza della fronte tramite il suo folto sopracciglio, dopodiché conficcò le unghie sulle squame della poveretta e continuò crudele: -Vediamo, come posso ucciderla...? C'è l'imbarazzo della scelta...-
Io sono abituata alle scosse, bastardo! GRAZIE A LEI!
Accadde in una manciata di secondi.
Decine di lance magiche circondarono la Spearish e si mossero verso l'alto a una velocità incredibile per poi scomparire, liberandola dalla presa dei complici che si allontanarono dall'area sfavillante di migliaia di particelle fluttuanti. L'attacco sembrò prendere l'uomo in contropiede, tant'è vero che arretrò colpito in pieno dall'onda d'urto e fu costretto a buttare a terra sia Alphys che l'arma designata per ucciderla, il rosso della sua ANIMA successivamente mutato in un verde acceso dalla magia di blocco della sua nemica.
Quest'ultima, accecata dalla vendetta, non perse tempo a fornirgli alcuna indicazione sul funzionamento dei suoi poteri per rendere leale lo scontro, e si avventò quindi su di lui pronta a scatenare la sua furia con una lancia più grande e potente delle altre; quello che accadde in seguito però non poté prevederlo.
Con uno scatto che parve premeditato, l'umano estrasse un secondo coltello dalla giacca, schivò la lancia scarlatta muovendo il bacino e allungò il braccio cosicché potesse conficcarlo nel ventre di lei, un rivolo di polvere e un mucchio di scaglie che si riversarono sul viale.
Undyne, la sua pupilla lucente iniettata di odio e immersa in una pozza nera inquietante, si portò una mano sulla pancia e crollò sulle ginocchia soffocando un grido di sofferenza, trovandosi presto costretta a liberare l'avversario dal sortilegio poiché incapace di limitarne ancora i movimenti. Il ghigno dell'uomo che la guardò beffardo non aiutò a farla rinsavire da quella morsa di terrore, e fu devastata dalla consapevolezza che quell'aggressione era stata architettata nei minimi dettagli al solo scopo di tenderle una trappola.
L'insulto brutale che quello ruggì e con il quale sembrò leggerle nel pensiero fu la conferma che non si stava sbagliando.
-Schifo su due gambe, sapevo della vostra magia e del vostro vomitevole rapporto, girano cose interessanti su Internet da quando avete invaso la città...-
Fintanto che dette un segnale ai suoi tirapiedi per avvertirli di andarsene, il mostro ceruleo evocò due piccole lance alle sue spalle, pregando fossero sufficienti a intimorire l'umano.
Erano ciò che rimaneva delle sue forze ridotte allo stremo, tuttavia non capì se la loro presenza fu essenziale per finalizzare il suo obiettivo.
-Tsk, ed era anche vero che non perdete sangue, non c'è gusto così. Beh... spero tu abbia imparato la lezione, mostro. Se disturberai ancora mio figlio dal suo hobby innocente, le conseguenze saranno letali per te e quell'altro essere giallo. Addio.-
Recuperò il pugnale caduto lì vicino e sfrecciò via a passo pesante lontano dal luogo nel quale si era compiuto il misfatto, finché non venne inghiottito dall'ombra dei pioppi che bagnava le aiuole variopinte sulle quali avevano messo radici. Una così graziosa stradina di periferia, oramai spettatrice di un avvenimento orribile...
Le sue raccapriccianti parole di commiato risuonarono nella mente della Spearish, gettandola in un vortice di tenebre infinito alimentato da dolore e disperazione; e con Alphys dietro di lei che gemeva debolmente, Undyne stramazzò al suolo e chiuse l'occhio, convinta che la ferita parecchio profonda procurata dal coltello avrebbe mandato la sua ANIMA bianca in frantumi.
Il filo sottile che la legava alla realtà si spezzò, e fu accolta da un mondo oscuro e silenzioso.

***

Aprì gli occhi, e fu abbracciata dalla luce.
Era ovunque puntasse il suo sguardo incerto, e illuminava di mille colori qualsiasi forma - piccola o grande - che riusciva a scorgere attraverso la vista fumosa e ravvicinata che si ritrovò a possedere.
Si sentiva circondata da delle entità estranee; una di queste era a diretto contatto con la sua pelle molliccia, e un'altra era come se la sorreggesse per non farla capitombolare nel vuoto, gradevolmente forte e sicura.
Si concentrò su quella deliziosa sensazione, spostando il viso alla sua destra e guardando la figura blu che la stava ammirando a sua volta.
In qualche modo capì che aveva un'espressione, un senso, e che quella striscia stretta e lunga sotto agli occhi avesse un significato meraviglioso e rassicurante, pieno di un sentimento per il momento sconosciuto alla sua percezione.
La striscia si mosse piano, e uno strano fenomeno attirò così la sua attenzione e le accarezzò i timpani con delicatezza, stimolando le sue fragili orecchie ad aprirsi a ventaglio.
-Ciao... ciao, piccolina...-
E mentre il suo istinto la portò a ricominciare a piangere e ad avvicinare le labbra alla massa morbida e scura dalla conformazione a stella che le venne offerta, quella voce parlò ancora, stanca ma felice.
Maestosa.
-Undyne, piccola mia... Papà è qui, accanto a te.-


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Prima di commentare questo capitolo che amo tantissimo ci tengo a dire che ogni tanto faccio delle correzioni in quelli già pubblicati, avevo sballato gli anni della prigionia dei mostri negli scorsi capitoli... Vabbè, ora è a posto. Che dire, "plottino twistino" come piace chiamarlo a me, l'ultima scena è volutamente fumosa ma si può intuire cosa implichi, e se lo avete capito vi prego di non lanciarmi pomodori anche se siamo in tema, pleaseeee (soprattutto tu, Aes amico mio, perdonami sono pazzaaaaa xD). Le scene d'azione di sicuro sono da migliorare, faccio del mio meglio ^^" Spero che vi abbia comunque convinto, c'è da dire che in questo contesto così improvviso e devastante per la mente di Undyne credo sia comprensibile che si sia lasciata andare. Era senza la sua armatura e si tratta pur sempre di un mostro; nel gioco si dice che questi sono fragilissimi rispetto agli umani. Poi dai... c'è il primo litigio delle due... ve lo aspettavate da me? xD Nella prima scena invece, ho dato una prima spiegazione su come i mostri nel mio universo vivano la loro sessualità. Niente di scandaloso! Ah, ringrazio la nuova arrivata JoSeBach che sta seguendo la storia!
Al prossimo capitolo gente, uno che sarà abbastanza insolito insieme al settimo.
See ya!
  
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