...And so, this is life
Capitolo 5 - La vendetta va servita fredda
Di
fronte a lei
vi erano lunghe strisce odorose a imbrattare il muro.
Si estendevano in
ogni direzione come se avessero un'origine comune, come se fossero
caldi raggi di sole che si espandono nello spazio infinito, piccoli
schizzi rossi attorniati da altrettante goccioline dal colore vivace...
La visione durò a malapena il tempo utile
affinché
Undyne sbattesse le palpebre e sgomberasse la mente da pensieri di
sorta, ritrovandosi in piedi davanti al mobile della cucina a osservare
due pomodori assolutamente intatti posati sul tagliere.
Per un attimo era tornata indietro a quando abitava ancora a Waterfall,
al ricordo tanto spensierato quanto claustrofobico di lei che impartiva
lezioni di cucina al suo migliore amico Papyrus, nella sua modesta casa
a forma di pesce acquattata sul fondo di una caverna umida e scura.
Persino con Frisk aveva
improvvisato una mini lezione, e la conclusione era rimasta la stessa,
in qualunque suo disastroso aspetto.
Non sembravano esserci scappatoie: il succo di pomodoro destinato a
diventare il sugo fresco degli
spaghetti avrebbe sempre sporcato in gran parte la parete della stanza,
sarebbe zampillato a una velocità impressionante dal frutto
pestato e tagliato con brutalità, ed infine il risultato
sarebbe
stato alquanto discutibile. Undyne era consapevole di essere una frana
a
cucinare, sapeva che il suo metodo era tutto meno che adeguato, ma le
abitudini da guerriera audace e sicura di sé che agisce
d'impulso erano dure a morire.
Eppure adesso aveva l'opportunità di rimediare alla sua
enorme lacuna
grazie alle istruzioni pazienti e attente di Alphys, che con la sua
vocina rendeva piacevole e musicale anche il più noioso dei
procedimenti; non aveva dubbi che la sua ragazza avesse le carte in
regola per diventare un'ottima insegnante, e sperava ardentemente che i
suoi successi nel test di teoria per diventare poliziotta le dessero
quella spinta necessaria a emulare i suoi sforzi e lanciarsi nel mondo
del lavoro, dimenticando le sue paure.
E uno di questi timori a dire il vero era già stato
insabbiato
nelle
profondità dell'ANIMA, accantonato da entrambe per via di un
tripudio di emozioni che le aveva investite poco dopo la cattura del
ladruncolo di periferia. Se un giorno sarebbe riemerso, con un po' di
fortuna ne avrebbero discusso in totale trasparenza.
La Spearish scosse la testa e strinse la presa sul manico ruvido del
coltello, poi iniziò sotto lo sguardo premuroso del mostro
giallo a tagliare a spicchi uno dei pomodori, accertandosi di agire con
tutta la cautela e la
coordinazione che le consentivano le sue braccia scattanti.
Alphys era proprio lì a fianco, sopra a una scaletta che le
permetteva di raggiungere il ripiano della cucina e assistere la sua
amata mentre le dava consigli su quell'arte così stranamente
appagante. Stava mescolando in una ciotola gli ingredienti per
l'insalata di riso allo zafferano, e il suo delicato tono di
apprezzamento arrivò con assoluta genuinità alle
sue
orecchie-pinne: -Brava, così. Non troppo forte
perché se
no si p-perde il succo. Quando hai finito mescoliamo al resto e
mettiamo in frigo-.
-Ehm... Potremmo scaldarla invece, prima di mangiarla...?-
Incontrò alla sua destra gli occhioni placidi della sua
Alphys,
la quale generò un'espressione intenerita e
ridacchiò beata senza far trasparire, se mai fosse presente
dentro di lei,
alcun segno di malizia.
-Tii hii... Unnie, è un'insalata di riso, si d-dovrebbe
tenere
in frigo. Ma so bene che non ti piacciono i cibi freddi, possiamo
lasciarla a riposo a temperatura ambiente e m-magari scaldarla un
pochino dopo. Non ce lo vieta nessuno.-
Parve trasferirle una scarica magica di energia con quelle gentili
parole, e a sentire di nuovo il dolcissimo soprannome che le aveva
attribuito nemmeno due settimane prima, il suo umore salì
alle
stelle.
Quella la fissò sbigottita, aveva letto come un libro aperto
lo
sguardo di Undyne: l'occhio sano risplendeva furbetto e goliardico, e
il
suo ampio sorriso metteva in bella mostra la sua lunga serie di
temibili denti a spillo.
-Ah! Ihih, aiuto!-
Scese con un balzo dalla scaletta in ferro e scappò via
ridendo
fuori dalla sala, i suoi goffi piedini che dovettero fare lo slalom fra
i volumetti dei manga sparsi per il pavimento.
-Guerra di coccoleee!- esclamò giocosa la sua inseguitrice
appena la vide allontanarsi ballonzolando la coda tozza, e con una
manciata di passi lunghi e agili la acchiappò vicino al suo
vecchio pianoforte rilucente di nero, posto tra la lavanderia nel
sottoscala e l'entrata della cucina.
Cominciò a tempestarla di piccoli, fugaci baci sul viso e su
ciascuna squama della cresta, facendola ridere talmente forte che
qualche lacrima le sfuggì da sotto gli occhiali.
-Ahahah, U-Unnie, ahah pietà, pietà!! Ihih,
Unnie!-
L'impeto di vivacità e il pizzico di euforia che l'avevano
avvolta si attenuarono, e si accomodò quindi in ginocchio
dinanzi ad Alphys, abbracciandola amabilmente; tuttavia, aveva ancora
l'impressione di fluttuare tra le nuvole candide del cielo, e congiunse
subito la sua bocca con quella della Dinozap, che fece
vibrare le corde vocali e riecheggiare in gola un suono basso e sordo a
quel contatto. La sentì inoltre sospirare deliziata fintanto
che
le inumidiva le labbra blu con la punta della lingua, inducendo il
mostro pesce a intensificare il bacio mugugnando in maniera prolungata
e sommessa. Neppure l'ANIMA della sua maestra cuoca sembrò
tirarsi indietro da cotante sensazioni travolgenti, visto che ad un
certo punto fu in grado di udirne il battito ritmico e accelerato,
pensando a quanto fosse bizzarro riuscirci considerando le grandi e
soffici nuvole imbevute di latte a tenerla al sicur-...
-Uhmm-dyne!-
Precipitò all'istante sulla terra in mezzo ai comuni mortali
e
aprì l'occhio di scatto, sussultando mortificata quando vide
una
sua mano palmata appoggiata sul petto della sua ragazza, e capendo al
volo il perché aveva potuto ascoltarle l'ANIMA con tale
trasporto. La scarica elettrica che le arrivò poi - stavolta
per davvero - fin sulla spalla fu il colpo di grazia.
Si separarono bruscamente, e Undyne ritrasse rapida la mano rizzando le
scaglie cerulee dell'intero corpo prima di scusarsi: -Oh dio. Oh dio,
perdonami, Alphy...-
Lei la guardò indagatrice, oltre che confusa e meravigliata;
cinse protettiva il seno con le braccia grassocce e, dopo
l'evidente shock causato da quel gesto inaspettato, le sue pupille si
rilassarono.
-U-Unnie, lo so che n-non l'hai fatto con c-cattiveria, i-io mi fido di
te. È c-che, penso s-sia p-presto per... p-per ascoltare
l'ANIMA
dell'altra, a-anche se non era proprio i-in quel modo,
i-insomma s-s-senza, s-senza i v-v-ve-, i v-ves-...-
Neanche i capelli arruffati della Spearish poterono eguagliare il
colorito acceso che assunsero le loro guance in quel preciso
momento, e le due innamorate furono sommerse da sentimenti contrastanti
mentre si studiavano a vicenda colme dell'affetto che provavano l'una
per l'altra.
Procreare era considerato per i mostri un'esperienza sublime e
miracolosa, ciò di più intimo che si potesse
condividere
col proprio partner. L'ascolto dell'ANIMA però era ritenuto
un
atto altrettanto profondo, poiché significava mostrare
quella parte del corpo che
ospitava
la peculiare e unica differenza sostanziale tra maschi e femmine.
Concedere alla persona amata di udire e inebriarsi del battito che
donava loro la vita, ed esporsi a lei fiduciosi nonostante il valore
sacrale attribuito al genere a cui si appartiene era un qualcosa di
incantevole, celestiale, e raramente ci si sentiva pronti a soli tre
mesi di convivenza.
-Alphy, i-io non voglio... di certo correre troppo, e non voglio
nemmeno spingerti a fare cose che non vuoi. Mi dispiace davvero,
dannazione...! S-sono una stupida...- sussurrò la
ex-guerriera
con tono afflitto, e con un paio di balbettii che la
colsero alla sprovvista.
-Non sei a-affatto stupida, sono cose che succedono. E... uh, perdonami
p-per la scossa. D-dovrei imparare a contenere la mia magia. Comunque
stai tranquilla, non sono arrabbiata.-
Quella inalò a fondo dalle branchie, mentre il
dispiacere impresso sul suo volto fu sostituito da un sincero e radioso
sorriso, creando un curioso contrasto con le cicatrici derivate dai
miriadi di scontri nei quali aveva combattuto.
Alphys ammiccò ondeggiando la coda, e con un cenno del capo
disse cordiale: -Ihih, allora che facciamo con l'insalata di riso?-
Stava per rispondere facendo esplodere un'altra volta la sua usuale
esuberanza, ma tutto ad un tratto sentirono un fruscio fuori dal
portone principale, seguito da un mormorio tenue e dal timbro
cristallino.
-Oh no, non entrare così, non è molto educato credo...-
Undyne si alzò immediatamente e avanzò dall'altro
lato
dell'ingresso, aveva un'idea di chi potesse essere; dallo spioncino
vide due figure familiari, per cui non esitò ad aprire la
porta
e accogliere i nuovi arrivati, inondando la stanza della luce di quel
tardo sabato mattina.
-Ciao Shylyn! E tu sei Napstablook, vero?-
La piccola Shyren agitò con flemma una delle sue pinne in
segno di saluto, dopodiché il
mostro fantasma che fluttuava accanto a lei curvò di
pochissimo
il suo lenzuolo biancastro, gli occhi che tremolavano inquieti.
-Uhh... Salve... cercavo Alphys Dinozap...- proferì
impassibile
l'unico
maschio del gruppo, e la Dinozap appena menzionata si
avvicinò all'uscio con
crescente interesse.
Interesse che di lì a poco si sarebbe
tramutato in preoccupazione.
-Uhm... ciao... Vedi, Mettaton si è ammalato... Non
può venire qui domani per la lucidatura...-
***
Il viale era circondato da una lunga fila di pioppi, piantati in
entrambi i lati molti anni or sono e adornati da oleandri cespugliosi
alla base dei loro esili, altissimi tronchi bianchi.
L'ampia chioma si elevava imponente verso il cielo, tuttavia stava
cominciando ad accusare i primi segni di un autunno ormai alle porte:
le foglie che tremavano e scricchiolavano a causa del vento - uno non
più così caldo e garbato - erano prossime a
divenire color dell'oro, e alcune stavano già volteggiando
in aria lontane dal loro ramo natio.
Altre giacevano indifese sopra ai mattoncini che componevano la
pavimentazione del viale, e una di queste non venne risparmiata
dall'ora calma del primo pomeriggio o dal luogo pressoché
abbandonato a se stesso, poiché fu calpestata da un piedino
giallo e sottoposta a un peso davvero notevole.
-A-aspetta!- esclamò il mostro dinosauro fermandosi di
colpo, una mano che rovistava nel suo borsone tenuto a tracolla e
un'insaziabile smania a farla vacillare sul posto.
-Ho p-portato l'attrezzo per le b-braccia? L'olio p-per la rotellina?
I-il piccolo pennellino per i p-pannelli??-
-Alphy...-
La sua compagna la guardò impotente, un braccio teso con
riluttanza nella sua direzione e le pinne blu e rosse sul punto di
afflosciarsi. Da quando il giorno prima avevano saputo
dell'amico robotico bloccato a letto con la febbre, la Dinozap aveva
deciso insistente
di raggiungerlo lei per la tanto bisognosa lucidatura, e i tentativi di
Undyne per tranquillizzare la sua ANIMA in pena non avevano riscontrato
troppo successo. Aveva pensato al peggio appena avevano letto il
messaggio di Asgore che le informava dell'assemblea tenutasi alla fine
di agosto, e ora sembrava sopraffatta da un terribile attacco di ansia
come in quell'occasione.
-Tesoro, avrai controllato la borsa già dieci volte da
quando siamo uscite, sono sicura che hai preso tutto. Sta' tranquilla.-
tentò la Spearish sforzandosi di suonare amichevole,
sperando tra le altre cose di non
rincarare la dose trasmettendole l'apprensione che stava provando nei
suoi confronti.
Le piangeva l'ANIMA dover assistere a dei momenti di per sé
normalissimi venir affrontati senza leggerezza e serenità
alcuna, e soprattutto odiava il fatto di non poterla aiutare in modo
veloce ed efficiente rinunciando al vile sostegno del tempo, farle
subito comparire grazie al proprio affetto anche solo un piccolo
sorriso sulle labbra...
Ma la risposta che uscì da quelle labbra in seguito alle sue
parole di incoraggiamento non poté che lasciarla a bocca
spalancata.
-No, Undyne io non sto tranquilla, non posso esserlo in q-questa
situazione, tu non puoi capire! Se, s-se mi hai accompagnata solo per
d-dirmi questo p-potevi, potevi s-s-stare a c-casa!-
L'aveva biascicato con tono irritato e col muso ancora immerso per
metà nella tasca principale della borsa, e una volta
accortasi di quanto risultasse eccessiva quella sfuriata, Alphys
interruppe i
movimenti convulsi delle braccia, allibita.
-Oh mio... S-scusami... n-non volevo...- mormorò continuando
a fissare il contenuto della sacca, decisamente non con lo stesso
intento di poc'anzi.
In quasi due anni di solida amicizia - e stretto legame di coppia negli
ultimi tre mesi trascorsi - non ricordava di avere mai risposto con
stizza ad Undyne, tantomeno averci litigato:
forse era inevitabile che
un giorno si sarebbe presentata una situazione del genere,
ciononostante provò un senso di amarezza e persino un velo
di paura al pensiero di dover far fronte all'ira della sua ragazza.
-...Alphys, sai qualcosa che io non so?-
Aveva scandito ogni singola parola con voce ferma, tuttavia non
riuscì a comprendere se stesse celando una vena accusatoria
o esprimendo del semplice stupore.
Trasalì fin sulla cresta al suo nome pronunciato per esteso,
e nel momento in cui avvertì l'ANIMA che puntualmente la
inondava di
magia colmarsi di
vergogna, il suo
sguardo si focalizzò su dei particolari casuali della sua
borsa dalle sfumature nerastre; il mostro pesce aveva intuito quel
qualcosa che lei non avrebbe voluto rivelare.
-Io... Undyne... la v-verità è che...
è c-colpa mia s-se Mettaton ha la f-febbre, i suoi
componenti di metallo s-sono parte di lui, se n-non vengono curati
r-rischia, rischia d-di... U-ugh...-
Nella breve pausa che le occorse per reprimere un gemito intriso di
disperazione, l'altra la batté sul tempo con una seconda
domanda, toccando un tasto altrettanto dolente e centrando nel segno:
-Quindi... non funzionano le magie curative dei mostri su quel tipo di
corpo?-
Alphys percepì in quella frase solamente vivo interesse e
grande dispiacere, pertanto raccolse tutto il suo coraggio e
alzò gli occhioni finché non
poté sostenere lo sguardo dell'amata, la cui espressione in
effetti era priva di rancore.
A volte era sorprendente il loro infallibile intuito per questioni
così complesse e bisognose di tatto.
-G-già, è così... Deve essere
lucidato... c-curato regolarmente con degli attrezzi, o l'ANIMA si
i-indebolisce.- ammise la Dinozap, il petto che si alleggerì
di un peso ulteriore.
-Lui lo sa?- chiese infine Undyne.
-Sì, Unnie. Te lo assicuro.-
E dopo un tremendo crollo emotivo di tale portata, il mostro tarchiato
si lasciò pervadere da un meraviglioso stato di benessere,
socchiudendo le palpebre squamose in un'occhiata traboccante di
tenerezza. Non poté fare altrimenti; le scaglie sulle guance
della Spearish si erano contratte come diretta conseguenza di un
caloroso
sorriso, la reazione che meno si sarebbe aspettata fino a pochi minuti
fa e che adesso stava amando più di qualunque altra cosa.
-Grazie per essere stata sincera, Alphy. Non avere timore di parlarmi
di queste cose, ok? Se qualcosa ti fa stare male, se non ti convince...
io sono sempre qui. Che tu lo voglia o no, eheh!- rise festosa
scoprendo i denti.
-Oh, io... io ti voglio sempre qui con me, Unnie... Mi d-dispiace
per... quello che ti ho detto, n-non ero in me.-
Mentre quella faceva vibrare le membrane delle pinne rassicurandola con
grinta, la Dinozap zampettò in avanti indicando una casa sul
lato destro del viale, nascosta all'orizzonte dalle fronde verdognole e
voluminose degli alberi.
-Quella laggiù è la casa di Mettaton e
Napstablook. Andiamo, Unnie!-
Non l'avrebbero raggiunta.
Ci fu un attimo di turbamento, una scarica di dolore improvvisa, e
Undyne cadde di peso sulle mattonelle della stradina, le sue membra
completamente fuori uso e afflitte da una paralisi straziante.
Il primo suono nitido che giunse alle sue orecchie fu uno strillo acuto
di Alphys, accompagnato da tonfi di diversa intensità e da
furiosi rumori di passi a scuotere il suolo sul quale era costretta a
rimanere accasciata, e ad assaggiarne disgustata le polveri.
Qualcuno le tirò i capelli per sollevarle il capo, un gesto
che
lì per lì non comprese e che dedusse fosse
soltanto un
capriccio di un sadico spietato che godeva nel far tribolare le sue
vittime.
Il motivo divenne lampante quando, nonostante il trauma iniziale, il
suo unico occhio fu in grado di mettere a fuoco le due macchie
indistinte al suo cospetto, e in quel momento non seppe davvero se
provare rabbia, paura, o adrenalina.
La sua ragazza era stata messa al tappeto da un colpo in testa, e i
suoi occhi spenti davano l'impressione di combattere contro la
volontà di chiudersi per sempre e abbandonarle al loro
destino; un essere umano alto e robusto col volto coperto da una
maschera e con dei guanti in lattice era
chino su di lei, una mano avvinghiata su un'estremità della
cresta per assicurarsi di tenerla in posizione eretta e un coltello che
le sfiorava la gola, e la sua parlata melliflua non fece che avvelenare
quel poco di magia ancora lucida che fluiva dentro la Spearish.
-Ciao, mostraccio orribile... e tu perché quella faccia,
cosa sarà mai una scossetta...-
Notò dunque con orrore un dissuasore elettrico spuntargli da
una delle tasche della giacca, una visione che riuscì ad
inviperirla più di quanto non lo fosse mai stata.
Eppure
dovette assistere inerme alla scena, proprio come un fantoccio
senza vita obbligato a osservare e udire tutto ciò che
accadeva
nelle vicinanze, impossibilitato ad agire e difendere se stesso o chi
amava.
-Mi stai guardando, vero, creatura ripugnante lì a terra?
Credo che la tua amichetta ti
sorveglierà dal paradiso d'ora in poi... così
magari la
prossima volta non metterai i bastoni fra le ruote a mio figlio.-
Fuoriuscì un lamento a denti stretti dal muso della Dinozap,
e
in quell'istante saturo di panico Undyne capì di avere
nuovamente già pieno controllo del suo corpo: ora percepiva
chiaramente il fastidio dato dalla sua coda di cavallo tirata
all'indietro,
nonché la presa violenta di qualche paia di mani che la
tenevano immobilizzata
sulla
pietra dura.
Ma non sarebbero bastate per tenere a bada la sua collera.
-Sarai testimone della sua misera morte.- rise il malvivente stirando
la maschera all'altezza della fronte tramite il suo folto sopracciglio,
dopodiché conficcò le unghie sulle squame della
poveretta e
continuò crudele: -Vediamo, come
posso ucciderla...? C'è l'imbarazzo della scelta...-
Io sono abituata alle
scosse, bastardo! GRAZIE A LEI!
Accadde in una manciata di secondi.
Decine di lance magiche circondarono la Spearish e si mossero verso
l'alto a una
velocità incredibile per poi scomparire,
liberandola dalla presa dei complici che si allontanarono dall'area
sfavillante di migliaia di particelle fluttuanti. L'attacco
sembrò prendere l'uomo in contropiede, tant'è
vero che arretrò colpito in pieno dall'onda d'urto e fu
costretto a buttare a terra sia Alphys che l'arma designata per
ucciderla, il rosso della sua ANIMA successivamente mutato in un verde
acceso dalla
magia di blocco della sua nemica.
Quest'ultima, accecata dalla vendetta, non perse tempo a fornirgli
alcuna indicazione sul funzionamento dei suoi poteri per rendere leale
lo scontro, e si avventò quindi su di lui pronta a scatenare
la sua furia con una lancia più grande e potente delle
altre; quello che accadde in seguito però non
poté prevederlo.
Con uno scatto che parve premeditato, l'umano estrasse un secondo
coltello dalla giacca, schivò la lancia scarlatta muovendo
il
bacino e allungò il braccio cosicché potesse
conficcarlo
nel ventre di lei, un rivolo di polvere e un mucchio di scaglie che si
riversarono sul viale.
Undyne, la sua pupilla lucente iniettata di odio e immersa in una pozza
nera inquietante, si portò una mano sulla pancia e
crollò sulle ginocchia soffocando un grido di sofferenza,
trovandosi presto costretta a liberare l'avversario dal sortilegio
poiché incapace di limitarne ancora i movimenti. Il
ghigno dell'uomo che la
guardò beffardo non aiutò a farla rinsavire da
quella morsa di terrore, e fu devastata dalla
consapevolezza che quell'aggressione era stata architettata nei minimi
dettagli al solo scopo di tenderle una trappola.
L'insulto brutale che quello ruggì e con il quale
sembrò
leggerle nel pensiero fu la conferma che non si stava sbagliando.
-Schifo su due gambe, sapevo della vostra magia e del vostro vomitevole
rapporto, girano cose interessanti su Internet da quando avete invaso
la città...-
Fintanto che dette un segnale ai suoi tirapiedi per avvertirli di
andarsene, il mostro ceruleo evocò due piccole lance alle
sue
spalle, pregando fossero sufficienti a intimorire l'umano.
Erano ciò che rimaneva delle sue forze ridotte allo stremo,
tuttavia non capì se la loro presenza fu essenziale per
finalizzare il suo obiettivo.
-Tsk, ed era anche vero che non perdete sangue, non c'è
gusto
così. Beh... spero tu abbia imparato la lezione, mostro. Se
disturberai ancora mio figlio dal suo hobby innocente, le conseguenze
saranno letali per te e quell'altro essere giallo. Addio.-
Recuperò il pugnale caduto lì vicino e
sfrecciò
via a passo pesante lontano dal luogo nel quale si era compiuto il
misfatto, finché non venne inghiottito dall'ombra dei pioppi
che bagnava le
aiuole variopinte sulle quali avevano messo radici. Una così
graziosa stradina di periferia, oramai spettatrice di un avvenimento orribile...
Le sue raccapriccianti parole di commiato risuonarono nella mente della
Spearish, gettandola in
un vortice di tenebre infinito alimentato da dolore e disperazione; e
con Alphys dietro di lei che gemeva debolmente, Undyne
stramazzò al
suolo e chiuse l'occhio, convinta che la ferita parecchio profonda
procurata dal coltello avrebbe mandato la sua ANIMA bianca in frantumi.
Il filo sottile che la legava alla realtà si
spezzò, e fu accolta da un mondo oscuro e silenzioso.
***
Aprì gli occhi, e fu abbracciata dalla luce.
Era ovunque puntasse il suo sguardo incerto, e illuminava di mille
colori qualsiasi forma - piccola o grande - che riusciva a scorgere
attraverso la vista fumosa e ravvicinata che si ritrovò a
possedere.
Si sentiva circondata da delle entità estranee; una di
queste era a diretto contatto con la sua pelle molliccia, e un'altra
era come se la sorreggesse per non farla capitombolare nel vuoto,
gradevolmente forte e sicura.
Si concentrò su quella deliziosa sensazione, spostando il
viso alla sua destra e guardando la figura blu che la stava ammirando a
sua volta.
In qualche modo capì che aveva un'espressione, un senso, e
che quella striscia stretta e lunga sotto agli occhi avesse un
significato meraviglioso e rassicurante, pieno di un sentimento per il
momento sconosciuto alla sua percezione.
La striscia si mosse piano, e uno strano fenomeno attirò
così la sua attenzione e le accarezzò i timpani
con delicatezza, stimolando le sue fragili orecchie ad aprirsi a
ventaglio.
-Ciao... ciao, piccolina...-
E mentre il suo istinto la portò a ricominciare a piangere e
ad avvicinare le labbra alla massa morbida e scura dalla conformazione
a stella che le venne offerta, quella voce parlò ancora,
stanca ma felice.
Maestosa.
-Undyne, piccola mia... Papà è qui, accanto a te.-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Prima di commentare questo capitolo che amo tantissimo ci tengo a dire che ogni tanto faccio delle correzioni in quelli già pubblicati, avevo sballato gli anni della prigionia dei mostri negli scorsi capitoli... Vabbè, ora è a posto. Che dire, "plottino twistino" come piace chiamarlo a me, l'ultima scena è volutamente fumosa ma si può intuire cosa implichi, e se lo avete capito vi prego di non lanciarmi pomodori anche se siamo in tema, pleaseeee (soprattutto tu, Aes amico mio, perdonami sono pazzaaaaa xD). Le scene d'azione di sicuro sono da migliorare, faccio del mio meglio ^^" Spero che vi abbia comunque convinto, c'è da dire che in questo contesto così improvviso e devastante per la mente di Undyne credo sia comprensibile che si sia lasciata andare. Era senza la sua armatura e si tratta pur sempre di un mostro; nel gioco si dice che questi sono fragilissimi rispetto agli umani. Poi dai... c'è il primo litigio delle due... ve lo aspettavate da me? xD Nella prima scena invece, ho dato una prima spiegazione su come i mostri nel mio universo vivano la loro sessualità. Niente di scandaloso! Ah, ringrazio la nuova arrivata JoSeBach che sta seguendo la storia!
Al prossimo capitolo gente, uno che sarà abbastanza insolito insieme al settimo.
See ya!