Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: RedelNord    14/09/2020    1 recensioni
E se Robb Stark si fosse alleato con Daenerys durante la sua guerra? E se i Karstark non lo avessero abbandonato? E se Arya avesse preso parte alla riconquista del Nord? The North Remembers è un'avventura di calibro epico che vi trascinerà in una delle storie più amate di tutti i tempi e ve la farà vivere come nessun altro potrà fare.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Jon Snow, Robb Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I cavalli pestavano la strada di pietra bianca, e il rumore del carretto che procedeva scricchiolando aveva fatto svegliare l'addormentato che vi era a bordo. Il ragazzo si sentiva piuttosto debole e malconcio, tuttavia riuscì a mettersi seduto sulla piccola branda ne carro.

 

 

La ragazza che era seduta accanto a lui, vedendo che si era svegliato sorrise e lo abbracciò, “Mik... Finalmente ti sei svegliato.” Disse mentre lo stringeva in modo energico. Il giovane Karstark ricambiò l'abbraccio con aria perplessa.

 

“Che cosa è successo Arya?” Chiese con un'espressione di reale stupore disegnata sul volto.

“Ho fatto quello che avevo detto, e sono arrivata con l'armata dei Tully, in questo modo siamo riusciti a sconfiggere i Bolton.” Concluse con aria soddisfatta la giovane Stark.

 

Mik sospirò sollevato, “allora abbiamo...” “Abbiamo vinto.” Completò Arya annuendo soddisfatta. La gioia dal volto di Mik sparì in maniera rapidissima, come un ridente e soleggiato paesaggio dell'Altopiano oscurato da un'improvviso nuvolone deprimente. “Harry...” Esordì Mik, con l'intenzione di farsi raccontare i dettagli dalla sua ospite del carretto dei feriti. Lei gli prese la mano, “abbiamo dato degna sepoltura a tutti i nostri uomini, e abbiamo eretto una lapide nella foresta. E in mezzo a quei nomi di giovani eroi ribelli vi è anche Harry... Il più valoroso di tutti noi.” Concluse fissando il giovane Karstark negli occhi, come per infondergli sicurezza e per fargli sentire la sua vicinanza.

 

“Il più valoroso...” Le fece eco ritardato, Mik. Il cui sguardo si era perso fra le pieghe delle tende del carretto.

 

 

 

 

 

La stanza era cupa, cupa quasi come il morale del giovane lord che se ne stava seduto al tavolo, ascoltando il tragico resoconto che gli stava pervenendo all'orecchio.

Esso era riportato da un soldato, ferito, sudato e trafelato, che probabilmente era tornato a Grande Inverno solo perché non aveva altro luogo ove scappare.

 

“Saranno qui... Be, forse tra un giorno, anche meno, ormai incombono.” Concluse il soldato che era senza fiato, aveva avuto tempo per fuggire, dato che i ribelli si erano attardati a seppellire i morti, era andato a cavallo, cavallo che era stramazzato al suolo a metà strada, data l'assenza di soste.

 

Quindi il resto della strada, il soldato, se l'era dovuta fare a piedi, alternando ad ogni due passi uno sguardo dietro, con il costante terrore di veder comparire quel lupo...

Egli aveva ancora negli occhi, la tragica fine che i suoi compagni avevano trovato, in quella maledetta foresta...

 

Il lord rimaneva seduto: i pugni serrati, sul volto un'espressione di rabbia incontrollabile e tuttavia repressa, questo comportava la smorfia sul suo viso. Alla sua destra il maestro Wolkan, e alla sua sinistra il comandante della guarnigione. Non v'era più nessun lord a Grande Inverno.

 

“Vorrà dire che li attenderemo qui” esordì lord Bolton alzandosi in piedi, “comandante, di quanti soldati disponiamo al momento?” Chiese con espressione di chi fa una domanda e fa capire all'interlocutore che tipo di risposta si aspetta, un atteggiamento classico di lord Bolton, che metteva sempre in difficoltà gli altri nelle conversazioni. Il comandante lanciò uno sguardo al soldato, poi al maestro, come se cercasse appoggio, appoggio che in realtà nessuno poteva dargli, un po come chiedere del cibo a dei denutriti.

 

“Ehm, circa un centinaio signore.” Non lo sapeva con esattezza, ma la verità era che non potevano essere più di duecento, era andati tutti nelle Terre dei Fiumi. Infatti il tono del comandante era insicuro, cosa che fece innervosire lord Bolton. “Comunque ci sono le mura a proteggerci, non possiedono i mezzi per un assedio, possiamo sconfiggerli. Comandante voglio parlare con lord Manderly.” Concluse Ramsay ponendosi di fronte alla finestra con le mani dietro la schiena, mentre scrutava l'orizzonte, nel cielo pallido del Nord.

 

“Signore lord Manderly ha cacciato le nostre forze da Porto Bianco... Non risponderà, appoggia la causa dei ribelli.” Il comandante temette in maniera esponenziale nel dover riferire queste notizie a lord Bolton, il quale rimase immobile e zitto per troppo tempo prima di replicare: “perché... Cosa centrano i Manderly con i ribelli, noi siamo i loro protettori, e loro è così che ci ripagano!?” Gridò Ramsay, sferrando una manata alla finestra, facendo sobbalzare il maestro.

 

“Signore temo che le cose siano cambiate, si è sparsa la voce: alla guida dell'esercito ribelle sembra ci sia...” Il comandante non proseguì, troppa era l'insicurezza in quel momento, sapeva che una parola storta poteva far infuriare il lord protettore ancora di più, perciò pesava la parole come non aveva mai fatto prima. “Chi?” Chiese con sguardo penetrante Ramsay, avvicinandosi al comandante. “Forse è solo una diceria...” “Chi!?” Gridò, lord Bolton la cui pazienza ormai aveva superato di gran lunga il limite, ammesso e non concesso che questo ci fosse mai stato.

 

“Arya Stark, dicono, signore, credo sia proprio così, e l'erede di Karhold al suo fianco, un meta lupo, e...” Ramsay gettò giù dal tavolo la coppa e la caraffa, gridando. Il comandante distolse lo sguardo, lord Bolton, riacquistò compostezza: “maestro Wolkan mandate un corvo a lord Glover, deve venire in soccorso del suo lord, immediatamente.” Sentenziò, ancora convinto di avere in pugno tutto il nord, quando la verità era che il suo fragile impero stava scricchiolando in ogni dove.

 

Nessuno si mosse, “Non vorrei doverlo chiedere due volte.” Aggiunse lord Bolton, con tono stizzito, “posso farlo mio signore, ma anche se lord Glover volesse aiutarci non arriverebbe mai in tempo, i ribelli incombono.” La voce del maestro era tremante, temeva per ciò che aveva detto, ma non voleva gettarsi a capofitto in una causa che sembrava già persa. Ramsay gli puntò il dito contro: “ti avverto vecchio, se non fai ciò che dico ti farò giustiziare come traditore del tuo signore!” Sentenziò lord Bolton, che non poteva più di sentire negazioni e rifiuti. Prima che il maestro potesse alzarsi intervenne il comandante: “signore temo non servirà nulla, i miei soldati non vorranno combattere una volta visto il numero dei nemici... Dobbiamo arrenderci...”

 

Quel 'dobbiamo arrenderci' ebbe lo stesso effetto che può avere veder morire qualcuno: toglie le parole da qualsiasi bocca, anche la più larga, e getta un'innaturale ombra su tutto. Lord Ramsay Bolton si voltò molto lentamente verso colui che aveva appena proferito la soluzione. Il silenzio era inquietante e non poco, ognuno in quella sala poteva percepire i battiti del proprio cuore, e uno di loro sentiva che i suoi stavano aumentando a dismisura.

 

“Dobbiamo... Arrenderci, dici?” Chiese Ramsay fin troppo calmo, mentre si avvicinava al comandante, il quale non rispose e si malediva per ciò che aveva detto, ma il lord di Grande Inverno stava veramente considerando quell'opzione. “Dobbiamo arrenderci, è giusto, è proprio il da farsi.” Aggiunse Ramsay mentre si avvicinava al comandante, con la mano destra dietro la schiena, e la sinistra con il dito indice dritto, mentre la muoveva come gesto di assenso, il tipico gesto che si fa quando si è d'accordo con qualcuno e lo si fa capire senza parlare.

 

Tutti erano increduli, certo arrendersi era la soluzione migliore, ma a nessuno sembrava che lord Bolton la stesse sul serio, anche minimamente considerando.

Ramsay si pose davanti all'uomo, appoggiò la sua mano sinistra alla guancia di questi, poi la portò dietro la nuca, “ci hai preso” il comandante provò a sorridere, poi un braccio scattò velocissimo andando a conficcare un pugnale nel collo di un uomo che si tenne a colui che lo aveva pugnalato, il quale aggiunse, mentre il corpo dell'ucciso si accasciava al suolo... “Se vuoi ottenere qualcosa...” Si interruppe per pulire il pugnale e poi infilarlo nel fodero che teneva dietro la schiena, “fai da solo.” Detto questo alzò le sopracciglia e sorrise soddisfatto, mentre un piano gli balenava in mente.

 

 

 

 

Il corteo procedeva a passo spedito. Ora l'erede di Karhold cavalcava a fianco della ragazza lupo, mentre la comune amica a quattro zampe, passeggiava al loro fianco. Sarebbero stati in vista di Grande Inverno di lì a qualche ora. Mentre il suo cavallo avanzava sulla strada sotto il cielo che si stava sempre più scurendo, il giovane Karstark aveva uno sguardo spento, gli occhi erano vuoti, sembrava quasi un morto su un cavallo, che lo traghettava in chissà quale regno di morte e oblio. Erano infinite le immagini di morte che lo accompagnavano al castello, mentre la giovane Stark si chiedeva cosa sentisse. Sentiva il gravare di tutte quelle morti, nonostante avessero vinto si sentiva sconfitto, il suo migliore amico era perito, così come la sua famiglia, il suo re, Lindsay, e davanti a se vedeva solo una lunga notte, anche più carica di terrori e distruzione.

 

Pensò che sarebbe stato meglio morire, ma poi scacciò subito il pensiero. Jon aveva bisogno di lui, e lui aveva fatto una promessa. “Mik? Ti senti bene?” Chiese Arya, sinceramente preoccupata, lui annuì senza dire nulla, a testa bassa, e sguardo fisso. “Mik a me non puoi mentire, e con quell'atteggiamento, sinceramente non ti crederebbe nemmeno un idiota.” Replicò la giovane Stark, che voleva saperne di più, e non aveva la minima intenzione di arrivare a Grande Inverno senza ancora aver scoperto cosa attanagliava, l'uomo per cui provava un certo interesse.

 

Lui non rispose e lei decidette che era meglio non insistere. Ma prima o poi glielo avrebbe fatto sputare.

 

 

 

 

La notte era calata su di loro, ma la vista di Grande Inverno fu comunque possibile, data la luna pallida, e la grande torcia della stessa città! Arya era incredula, Mik sbarrò gli occhi... Basta fiamme!

 

La città ardeva come una torcia, mentre una schiera di persone sostava davanti alle porte principali. I soldati ribelli si posero a circa un miglio dalla schiera non ancora identificata.

Lo spettacolo era agghiacciante: la città ardeva, e la schiera era formata da civili, in ginocchio, tenuti a catena mentre i soldati li sorvegliavano, e un uomo a cavallo si teneva davanti a loro mentre dei cani affamati venivano tenuti a catena, ringhiavano e sbavano, ansiosi di consumare il loro pasto. Una madre voleva tenere il figlio fra le braccia, ma le catene li tenevano distanti, lui piangeva e gridava, e lei cercava di consolarlo, agitò le braccia, morse le catene, gridò, ma a nulla servirono i suoi sforzi.

 

La tragedia si consumava di fronte agli occhi di Mikarion, convinto di vivere uno dei suoi incubi, ed Arya, sconvolta da ciò che gli usurpatori avevano fatto alla sua casa.

Un piccolo gruppo Bolton venne loro incontro, a cavallo recando i vessilli e le torce. Mik lo vide... Lui, venirgli incontro con un ghigno disegnato in volto, il giovane Karstark sentì i latrati, ed iniziò a tremare, le grida di un bambino... Suo figlio!? Di una donna... Sua moglie!?

 

Le lacrime cominciarono a scendergli dal viso. “Mik, che cos'hai?” Chiese Arya, che ormai non attenuava più la sua preoccupazione. “Robb... Anne...” Sussurrò Mikarion mentre le lacrime gli sgorgavano a fiotti, e lui provava a ricacciarle indietro.

 

I Bolton giunsero: “Allora è vero” disse Ramsay soffermando il suo sguardo su Arya, la quale lo ricambiava, carica di disprezzo, “bentornata a casa mia signora, avrei voluto accoglierti meglio, ma... Temo di aver bruciato la cena...” Concluse ridacchiando indicando la città in fiamme.

Mik smise di piangere ed iniziò a stringere le redini con tanta forza da ferirsi, mentre l'odio avvampava facendogli ribollire il sangue.

 

“Io ti ucciderò.” Sentenziò Arya, con tono straripante d'odio. “Be ci potete provare, ma temo che ogni vostra mossa contro di me... Possa comportare una spiacevole rappresaglia su queste, povere persone.” Rispose Ramsay facendo una smorfia di finta pietà mentre indicava le persone prigioniere.

 

“No, no fare loro del male.” Disse Arya, la quale aveva assunto un atteggiamento di completa sottomissione, che Mik non si sarebbe mai aspettato di vedere in lei.

Ramsay ghignò e fece un cenno ad un soldato che era con lui, il quale gli porse un fagotto, contente... “Guardatelo un po', non è bellissimo?” Chiese indicando il neonato che giaceva in quel fagotto di stracci, Mik si sentì avvampare e il cuore gli batté all'impazzata, Arya scuoteva la testa sconvolta ed impotente.

 

“Non mi credete?” Chiese Ramsay, il quale si era allontanato, avvicinandosi alla schiera, prese il pupo per una gamba e lo tenne a testa in giù, questi iniziò a strillare in maniera atroce, “no, no, ti crediamo! Faremo quello che vuoi! Ce ne andremo, lo giuro, ma non fargli del male!” Rispose Arya, a cui cominciava a scendere qualche lacrima, mentre osservava lo svolgersi degli eventi.

 

“Lo giuri?” Chiese Ramsay, tenendo ancora il bambino, cui sotto stavano i mastini, che non vedevano l'ora di mangiare qualcosa, “lo giuro su tutto ciò che vuoi... Su mio padre, sulla mia famiglia, sul mio nome, sul Nord, ma ti prego non fargli del male!” Gridò Arya, ormai bagnata dalle lacrime, fino al mento.

 

 

Qualcun altro osservava lo svolgersi della scena in quel momento; una creatura silenziosa, deforme e asservita, che osservava tutto quello, e ci era avvezza ormai da tempo, ma ora sentiva qualcosa crescere dentro di se, mentre si voltava a contemplare la lenta distruzione della città che lo aveva cresciuto e accudito come un figlio, e che lui aveva tradito e consegnato ai suoi nemici. In un certo qual modo, era stato lui a darle fuoco, a raggruppare metà del popolo di sotto, e l'altra metà nelle prigioni, era lui che teneva la gamba di quel bimbo ora, era lui che condannava il Nord alla schiavitù. Sentì un'altra persona farsi strada al suo interno, quella che prima era solo un'ombra, solo un ricordo, ora diventava padrona e combatteva contro la bestia, l'uomo cercava di tornare in possesso di quel corpo ormai solo macchina, per chi lo potesse dominare, che sia dentro esso, o fuori...

 

 

“Bene...” Rispose Ramsay, che fece per rimettere l'infante in fasce tra le sue braccia.

 

Ma poi si fermò...

 

“Però...vedete ho promesso alle mie ragazze un antipasto... E io sono un uomo di parola...” Concluse il bastardo mollando il pargolo, che cadde con un tonfo sordo, e gridò dal dolore... Era ancora vivo! La sua rovina esserlo, dato che i mastini gli si avventarono contro facendone brandelli sanguinolenti da diversi e gustare a fondo.

 

“No!” Gridò la giovane Stark, pervasa dalle lacrime, Mik rimaneva immobile come una statua, sembrava quasi non gli importasse di ciò che era successo. Ma dentro di se era in corso una rivolta.

 

 

Ramsay ghignò e ritornò nel castello, mentre rivolgeva un ultimo sguardo ai suoi nemici, come per ammonirli della sorte che sarebbe toccata a tutti gli abitanti, qualora la tregua non fosse stata rispettata.

 

 

 

 

I due comandanti ribelli tornarono al loro campo, mentre Theon tornava in possesso di se stesso, e in mezzo alle fiamme ed ai detriti della sua città, si recava nelle prigioni, ormai deciso a portare a termine il suo compito.

 

 

“Non vorrai startene qui a guardare?” Chiese Arya, furibonda. I due, si trovavano vicino ad un carro, all'aperto, a discutere. Mik non rispose neanche quella volta, “Vuoi ascoltarmi!?” Gridò lei, rifilandogli uno schiaffo rabbioso, “si può sapere che diavolo ti prende!?” Aggiunse con ancora più foga, lui allora parlò:

 

“Vuoi sapere cosa mi prende? Vuoi che te lo dica? Bene, ho delle notizie per te, milady: è finita! Capito finita! Ha ucciso quel bambino, esattamente come ha ucciso mio figlio, come credi che mi senta!? Ho perso la mia famiglia, il mio re, i miei amici... Tutto! E per ottenere cosa? Altre guerre, evviva! Avanti con le guerre! Perché lo sai mia cara, non è finita qui... No, no, magari, anche se riconquistassimo Grande Inverno dovremo combattere i non morti, oh sì, altra guerra... Evviva! E non basta, no no, perché anche nel caso impossibile in cui vincessimo, non sarebbe finita, il Trono di Spade? L'hai dimenticato? Pretenderanno fedeltà, cosa che non gli concederai, e quindi altra guerra! Bene, perché non ce ne sono state abbastanza, grandioso! Vuoi sapere che facciamo? Niente! Ecco cosa facciamo, io me ne vado. Sono stufo di tutto questo, è chiaro, sono...”

 

Mik, non poté nemmeno concludere che uno dei soldati li raggiunse: “miei signori” introdusse con il fiatone, “i portoni sono aperti, è scoppiata una rivolta!”

 

 

 

Theon Greyjoy, corse più che poteva, diretto verso le prigioni, non incontrò molta resistenza, infatti riuscì a prendere le chiavi e a liberare i prigionieri. “Presto, i ribelli sono qui, armatevi, andiamo ad aprire le porte.

 

Ramsay si era rintanato nel solarium, sicuro dei luoghi che bruciavano,e che ormai i ribelli se ne fossero andanti da un pezzo. Era tranquillo e leggeva un libro, seduto su un divanetto. Quando il suo sguardo fu catturato dall'esterno: i prigionieri erano liberi e stavano massacrando le sue guardie... Stavano aprendo il portone! Ramsay chiuse il libro: “per i sette inferi!”

 

 

Theon agitò una torcia come per dare un segnale, a qualcuno, che egli sperava fosse ancora lì. I prigionieri attaccarono le guardie che si trovavano fuori, e liberarono gli ostaggi.

“Carica!” Gridò Arya, che stava arrivando a cavallo con il suo seguito, i Bolton erano atterriti, ma tentarono una minima resistenza. I ribelli entrarono in città, i cavalli correvano, e i cavalieri abbattevano i nemici, mentre gli ostaggi alzavano le braccia ansiosi di essere liberati dai ceppi. “Dobbiamo spegnere l'incendio, svelti!” Gridò la giovane Stark, mentre i ribelli si davano da fare.

 

 

La battaglia con i soldati era conclusa ma quella con le fiamme era appena iniziata! Una freccia colpì un ribelle che cadde morto. Anche Mik ora era entrato, “ben fatto signore” disse un cavaliere al suo fianco prima che una freccia gli perforasse la fronte, uccidendolo sul colpo.

 

Mik lo vide: Ramsay stava su una torre e colpiva i nemici con l'arco. Mik vide la sua occasione, e scese da cavallo, iniziò a correre verso la torre interessata, le grida della battaglia erano concluse, ma le fiamme erano incontrollabile, le nuvole coprirono il cielo, e qualche tuono iniziò a farsi sentire. Mik correva, ormai aveva raggiunto la base della torre, vi entrò ed iniziò a salire le scale, la foga cresceva in lui, come non era mai successo. Un altro tuono, essi accompagnavano la sua corsa verso colui, che più odiava in quel mondo!

 

 

Mik raggiunse la sommità della torre, e il suo arrivo fu notato, Ramsay si voltò, un lampo alle sue spalle e nei suoi occhi, poi un tuono feroce e rimbombante, quasi come se la rabbia di Mik si fosse liberata e avesse gridato ai sette regni la sua grandezza e il suo odio. Fu un lampo dopo, Mik piovve su Ramsay, come la pioggia iniziò a scendere. Fu una tempesta, sì, ma di odio materiale sul volto del bastardo, che restava a terra, mentre i pugni gli frantumavano la faccia, e il sangue gli ricopriva il volto come una maschera lugubre.

Il temporale si scatenò quella notte, calando il suo umido manto, sul massacro. E furono i tuoni a dichiarare la conclusione della guerra.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ormai nella grande sala, si attendava solo il suo arrivo, tutti rimanevano seduti ed attendevano, forse non con troppa impazienza, come tutti d'altronde, per arrivare lì, anche lui volle prendersela comoda.

 

Poi entrò, una volta che sentì pronunciare il suo nome, dalla voce di lei. Si fermò sulla soglia ed osservò il consesso, che sembrava averlo eletto a protagonista del giorno, “Mikarion Karstark, è senza dubbio l'uomo che merita di guidarvi, io sono stata lontana troppo tempo, ho perso di vista quelle che sono le nostre esigenze, ma lui c'è sempre stato, dalla guerra dei cinque re, fino a quella notte, in cui abbiamo riconquistato la nostra casa, ciò che stato è stato, miei lord, ora i giuramenti sono stati rinnovati, ora le casate hanno un proprio leader.” Disse Arya facendo un cenno ad Eddard Umber e Alys Karstark, entrambi, ora signori della propria casata, “nessuno conosce i bisogni del nord meglio di Mik, lui non ha mai smesso di lottare, non ha mai smesso di credere. Robb credeva in lui, io credo in lui, e aldilà del nome, lui merita di essere la vostra guida. Non è re del nord chi porta un certo nome... È re del nord chi dimostra di meritarlo.” Concluse Arya che alternava lo sguardo, dalla platea a Mikarion. La giovane Stark si pose davanti a tutti, sguainò la spada e gridò: “il Re del Nord!” Nessuno metteva in dubbio le dichiarazioni della giovane Stark, nessuno negava i meriti di Mik, forse a parecchi non andava a genio il nome, ma la maggior parte si diceva, che ciò che conta sono i fatti. “Il Re del Nord! Il Re del Nord! Il Re del Nord!” Fece eco la sala grande, acclamando il nuovo re, il re del nord, il cui nome è Karstark.

 

 

 

 

 

 

 

Mentre le grida di festa, risuonavano a Grande Inverno, e il banchetto in onore dell'incoronazione stava allietando i commensali, ormai abituati solo a scontri ed intrighi, una figura avviluppata in un mantello scendeva nelle prigioni. Cosa andava a fare? A vedere un vecchio amico.

 

 

La fiaccola fu accesa e posta nell'anello sporgente dal muro, poteva illuminare il prigioniero, rendendolo ben visibile all'altro, mentre questi dato che la luce era alle spalle del nuovo arrivato, poteva distinguerne solo la sagoma.

 

Il prigioniero era legato ad una sedia, il sangue rappreso ricopriva la faccia e le mani, mentre la lingua bagnava le labbra di tanto in tanto. “Oh, sua maestà suppongo?” Chiese il prigioniero con voce grave e impastata, data l'assenza di saliva, nella sua bocca. “Devo ammettere che la parlantina non è un dono che condividono con te, i tuoi uomini.” Di nuovo, la figura non parlò.

 

“Allora, avete intenzione di tenermi qui ancora per molto? Sono stato così cattivo?” Ridacchiò un poco, dopo la seconda domanda. Ancora attesa, era come se il nuovo arrivato avesse pensato che le frasi acquistano maggior importanza quando le si divide da un lungo lasso di tempo.

 

“Ricordi Karhold? Bastardo!” Disse l'uomo oltre le sbarre rimanendo fermo, il detenuto inarco la testa e fece una smorfia, di pensiero, “si, posticino carino quando non si ribella a te” e detto quello rise ancora, tossendo poi. “Ricordi la donna e il bambino e che hai massacrato quella notte?” Chiese ancora la sagoma, che sembrava impaziente.

 

“Oh, certo... Sua maestà ha bisogno di chiacchierare, prego allora cosa vuoi sapere? Come si governa? Da quale torre il tramonto è più bello? Forse qualche consiglio con le amanti?” Di nuovo una risatina a bocca chiusa. “Sei condannato, bastardo... Non hai più nulla da nascondere, dimmi... Ti ricordi, quella donna e quel bambino che hai massacrato?” Chiese nuovamente la sagoma, che aveva cambiato tono, un misto di tristezza e rabbia. “Di donne e bambini ne ho massacrati tanti” Rispose il prigioniero allargando le mani per quanto possibile, come a dire: 'chi si ricorda, è passato del tempo.'

Rise ancora, “è della mia famiglia che parlo! Maledetto! Hai ucciso la mia famiglia, Karhold, devi ricordare!” Gridò la figura scuotendo le sbarre. “Ma se sai tutto allora perché me lo chiedi?” Chiese sinceramente l'uomo legato. Il silenzio calò sulla cella, e dintorni, non si sentiva nulla, nemmeno i rumori della festa.

 

“Voglio sapere perché. Non erano pericolosi, non erano una minaccia, voglio sapere: perché li hai uccisi?”

 

 

Il bastardo esitò, per un po' non rispose, poi parlò: “sai, non tutto deve avere un perché Karstark...” “Non credo che durerai molto come re del nord, con quel nome, vedi non è facile governare... La lealtà delle persone è volubile, cambia come il vento. Per loro tu non sei un re, sei solo un mostro, come me... Ora gli servi, ma quando potranno ottenere tutto quello che vogliono, ti elimineranno, come me.”

 

“Ti hanno eliminato perché tu sei un folle sanguinario.” Replicò la sagoma oscura, “davvero? Eppure non hanno esitato ad eliminare il tuo Robb, era anche lui un folle? Tutti si inginocchiavano, lo chiamavano re del nord, ma poi, quando hanno ottenuto tutto quello che potevano, lo hanno tradito, e ucciso. Credi che a loro importi chi li comandi? Nah, finché andrai bene ti terranno, poi...” Rise di nuovo, e poi scosse la testa, “regole, giuramenti, sono solo finzioni, poi ognuno fa ciò che vuole, vedi io questo l'ho capito... Quando le cose vanno bene sono tutti contenti e ti acclamano, ma quando vanno male, il primo capro espiatorio sei sempre tu... Quindi perché farsi troppi problemi di accontentare la gente, si governa, con i fatti amico mio, l'unico modo di vivere è senza regole, e conseguentemente anche di governare. Io non sono un pazzo... Sono più avanti di tutti” Concluse il bastardo, accompagnando il tutto con una risata, una di quelle che salgono dal diaframma e provocano quel suono stridulo.

 

 

Se la sagoma fosse stata dentro la cella, lo avrebbe preso a pugni un'altra volta, “si governa uccidendo bambini?” Chiese gridando e scuotendo le sbarre, più forte.

 

“Si governa! Fottendosene di tutto e tutti! Perché tanto la fine che si fa è sempre una, allora tanto vale... L'ingiustizia ci sarà sempre, l'oppressione ci sarà sempre, e in qualche modo sono sempre i più forti ad opprimere i più deboli... Ecco perché il caos... Il caos, è tutto ciò a cui io posso dire di aver trovato un senso di appartenenza, sono più giusto del tuo Robb... E sai qual'è il bello del caos? È per tutti...” Concluse Ramsay appoggiandosi alla sua sedia di legno. Sorridendo e chiudendo gli occhi, in atto di rilassamento.

 

 

“Non ha importanza... Perché tu da sta notte non parlerai più di assurdità con nessuno.” Detto questo Mik fischiò piano. I mastini uscirono della gabbie poste ai lati della sedia, nella cella.

 

“I miei mastini, non mi faranno nulla. Sono bestie leali. ” Disse sicuro, il prigioniero, che cercava di convincere più se stesso che altri. “Sì, è vero, quando non sono affamati.” Rispose Mik, impassibile. I cani iniziarono a girare attorno alla sedia, ma contro ogni aspettativa, il prigioniero non si preoccupò, anzi: si mise a ridere, prima piano ,poi, man mano che i cani si avvicinavano, sempre più forte.

“Che cosa c'è da ridere?” Chiese Mikarion, sinceramente sconvolto da quell'atteggiamento, Ramsay non rispose e continuò a ridere a bocca larga, facendo un gran baccano, “Che cosa c'è da ridere!?” Gridò Mik scuotendo con gran forza le sbarre.

 

“Ora ricordo, ah ah ah ah ah, tua moglie era proprio una bella donna sai, ah ah, ma tuo figlio gridava troppo... Ho dovuto farlo smettere in qualche modo...” E di nuovo rise sguaiatamente, senza peli sulla lingua, si chinò in avanti per quel che era possibile, dato il gran ridere. Sembrava la risata di un demone...

Mik scosse la testa, “smettila” sussurrò.

 

I cani si avventarono sul prigioniero, che ancora non smetteva di ridere, “smettila” disse più forte il giovane Karstark.

Ramsay rideva ancora, il sangue ormai lo ricopriva dalla testa ai piedi, ma lui rideva ancora, era come se fosse la sua anima a ridere, non più legata al corpo, ormai libera di ridere quanto voleva. Le risate si mescolavano alle urla, formando il perfetto profilo di un folle che ancora riempiva la cella con le sue grasse risate.

 

“Smettila di ridere!” Gridò Mik, che fu esaudito, dato il cessare delle risa. L'ultima espressione con cui Ramsay Bolton lasciò la vita fu un largo sorriso a bocca aperta...

 

 

 

 

La brezza notturna di Grande Inverno, lasciava presagire l'arrivo di pesanti nevicate, la bandiera recante il meta lupo degli Stark sventolava fiera, mentre il giovane Karstark tirava un cavallo per le redini. Aprì i portoni, montò a cavallo e lo mandò avanti al passo. L'oscurità lo avvolgeva, come un mantello invernale. Il ragazzo sentì un guaito, si voltò: Nymeria gli stava dietro e lo guardava come per chiedergli dove volesse andare. Mikarion sorrise, la femmina di meta lupo gli era veramente fedele, lo aveva seguito in molte avventure, ma lui dal loro primo incontro, aveva avuto la sensazione che lei lo avesse seguito solo per aiutarlo a portare a termine la sua missione, mantenendo la sua promessa. Ora lei doveva rimanere.

Mik scese dal cavallo e si chinò per guardare negli occhi la sua amica: “Nymeria, tu devi restare.” Disse, mentre dentro di se sentiva un'immensa tristezza nel dover salutare l'amica. Lei gli toccò la mano con il muso, come per insistere, voleva venire anche lei, o forse voleva chiedergli di restare. In ogni caso lui non avrebbe potuto esaudirla: “Nymeria, no. Arya ha bisogno di te, più di quanto ne abbia io. Tu devi restare, devi restare e prenderti cura di lei... D'accordo?” Chiese Mik, con gli occhi lucidi, mentre pensava a cosa stava facendo, e cercava di scacciare il pensiero di Arya, che ora probabilmente lo cercava, chissà dove.

 

Nymeria si sedette. Mik salì nuovamente a cavallo. Rivolse un ultimo sguardo a Grande Inverno, poi diede di speroni e si allontanò nella notte. Nymeria rimase lì, fin quando non vide il suo amico sparire nell'oscurità. Poi un ululato lungo e melodioso, nella sua natura fredda e lugubre.

 

 

 

Arya, tornò nelle sue stanze, stava cercando Mik ma non riusciva a trovarlo. Ad un certo punto entrò la femmina di meta lupo, “oh, sei qui Nymeria, aiutami a trovare Mik.” Chiese la ragazza, ignorante della verità. Nymeria indicò con il muso il letto, la giovane Stark notò una lettera chiusa, la aperse:

 

“Arya, ti scrivo questa lettera come mio personale saluto. Non so se ci rivedremo ancora, ma spero tanto di sì. Mi dispiace ma non posso rimanere, non posso essere ciò che mi chiedi: io non sono nato per essere re, ma tu sei la figlia di Eddard Stark, Grande Inverno è tua. Di ai lord che non ero la persona giusta, e che dovranno prendere ordini da te.

Io so fare solo una cosa Arya: combattere, e vado dove hanno bisogno di me, in questo momento non hanno bisogno di me a Grande Inverno. Vado a nord, devo onorare la promessa che ho fatto, ad un vecchio amico.

 

Inoltre credo che un po' di distanza mi potrà farà bene....

Provo dei sentimenti forti per te Arya, ma non è un bene: accadono cose orribili alle persone che amo, e il pensiero che possa accaderti qualcosa mi fa star male.

Non voglio nasconderti niente Arya: la guerra che ci apprestiamo ad affrontare è quanto di più pericoloso e terribile tu possa aver mai affrontato, dovremo essere pronti per quanto arriverà. Se avrai bisogno di me, potrai reperirmi al Castello Nero.

 

 

Credimi, è meglio per entrambi, sarei inutile, lì. È possibile che ora che sei Lady di Grande Inverno, Sansa vorrà tornare, ovunque sia. Vi auguro di ritrovarvi, e ti auguro il meglio.

Abbi cura di Nymeria... E abbi cura di te.”

 

 

 

Mikarion.

 

 

 

 

La fine di quella lettera, fu: essere serrata in un pugno carico di diverse emozioni contrastanti. Mentre il mittente della stessa, cavalcava nel buio verso nord, ma prima si voltava a rivolgere un ultimo sguardo a quella città.

 

Pensò a tutto, dalla chiamata alle armi di re Robb, alla riconquista. E a tutto quello che c'era stato in mezzo. Ebbe un accenno di ripensamenti, ma li cacciò via, convincendosi che tutto quello che aveva fatto, lo aveva fatto per la sua gente, e per il bene del nord.

 

 

 

 

Il nord lo avrebbe ricordato?

 

Mik non se ne curava, dopotutto non era ancora finita, ma la verità è che il nord...

 

 

 

 

 

Non dimentica nessuno!

 

 

 

 

 

 

 

 

Miei cari amici lettori, esattamente come Mikarion, anche io ora mi congedo da voi. Per sempre? No! The North Remembers è conclusa, ma: Il Torno di Spade è ben lungi dall'esserlo. I nostri personaggi: amati o odiati torneranno nel sequel che intendo iniziare a breve. In cui porto a termine la storia, sul filone di questa fanfiction. Ebbene sì vedrete un finale diverso della saga. E ce la metterò tutta per renderlo migliore di quel finale deludente che difficilmente dimenticheremo.

 

Ringrazio tutti per l'attenzione, è veramente motivo d'orgoglio poter dire di contare più di mille visualizzazioni, e ne aspetto ancora, mi raccomando.

Un ringraziamento speciale a tutti quelli che hanno recensito, nella speranza di poterli rivedere per quando comincerò il sequel. Buon futuro a tutti, vi auguro il meglio e citando un grande film: “Mi duole annunciare che questa è la fine... Vi saluto dal più profondo del cuore. Addio.”

   
 
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