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Autore: heykurt    14/09/2020    2 recensioni
KURTBASTIAN : Mesi dopo essersi lasciati, Kurt decide di tornare a Lima per riconquistare Blaine, ma al suo ritorno scopre che l'ex fidanzato ha una relazione con Dave Karofsky. Kurt è sconvolto e non riesce a farsene una ragione, ma un casuale quanto inaspettato incontro con Sebastian Smythe stravolgerà completamente la sua vita.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Dave, Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 10

 

 

 

 

 

 

Kurt avrebbe tanto voluto che le parole di Blaine si rivelassero realtà, ma quando tornò all’appartamento non vi era più alcuna traccia di Sebastian. Per un’intera settimana provò a chiamarlo e a scrivergli messaggi fino a quando non si accorse di essere stato bloccato.

Kurt aveva compreso il suo errore, ma non poteva pensare che Sebastian ce l’avesse a tal punto con lui da non volerlo più vedere. Sebastian gli aveva dimostrato di amarlo davvero; come poteva mandare tutto all’aria così?

Kurt iniziava a pensare di essere lui il problema e che non sarebbe mai stato capace di viversi una relazione per colpa del suo pessimo carattere. Era riuscito a rovinare ben due relazioni in meno di un anno.

Per più di un mese si chiese se sarebbe mai riuscito a sistemare le cose con Sebastian. Contattarlo sembrava impossibile; solo Blaine sapeva quello che era successo, e con gli altri Kurt fingeva che andasse tutto bene e che stessero ancora assieme. Si sentiva imbarazzato e in colpa per essere stato di nuovo la causa della fine della storia.

«Ancora niente? Sei riuscito a contattarlo in qualche modo?» chiese Blaine un giorno, mentre sistemavano da soli l’aula canto.

«No. Ho provato a chiamarlo con un altro telefono ma non ha risposto. Sono andato a casa sua e, stando a quello che mi ha detto sua madre, non c’era mai. Sono persino andato allo Scandals a cercare il suo amico River pur di poterlo contattare, ma anche lui non lo sente da tanto» gli raccontò avvilito Kurt.

«Cosa pensi di fare?» gli domandò Blaine apprensivo.

«Non ne ho idea. Io tra una settimana sarò a New York e potrei partire senza sapere se mi ama ancora e vuole riprovarci…» sospirò affranto Kurt. «Che c’è? Perché mi guardi così?»

«Lo ami davvero molto…» parve realizzare Blaine all’improvviso. Non sembrava geloso o dispiaciuto per non essere più il centro dei suoi pensieri, quanto piuttosto triste per non essere in grado di aiutarlo a stare meglio.

«Sì, Blaine. Farei di tutto per sistemare le cose» rispose con un filo di voce Kurt, sedendosi su una delle sedie del Glee Club.

Blaine gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla, amichevolmente. «Scrivigli».

«Eh, ci ho provato ma-»

«Intendevo un biglietto, una lettera. Se gliela mandi a casa sua dovrà vederla per forza prima o poi» gli suggerì Blaine.

Kurt lo guardò con diffidenza. Gli sembrava una proposta assurda, ma più ci pensava più gli pareva l’unico modo per contattarlo. «Mi sa che è la mia ultima opzione» fu costretto ad ammettere.

Quel pomeriggio Kurt si mise subito all’opera. Accartocciò almeno una ventina di fogli prima di essere soddisfatto con la sua lettera. Le parole gli sembravano sempre troppo banali o superficiali e non poteva sprecare quell’occasione: doveva far capire a Sebastian quanto tenesse realmente a lui.

La sua sicurezza però vacillò all’improvviso nei giorni successivi. Ogni tanto gli ricapitava di prenderla in mano, rileggerla e trovarla dannatamente patetica. Sarebbe stato più probabile che Sebastian gliela lanciasse dietro piuttosto che ritrovarsi a fissarla con occhi sognanti, pronto a ritornare assieme a lui.

La sua partenza per New York era ormai imminente e Kurt abbandonò a poco a poco l’idea di consegnargliela. Se Sebastian avesse davvero voluto che la loro storia continuasse, si sarebbe fatto vivo da un bel pezzo. Evidentemente non teneva a lui quanto gli aveva fatto credere e lo aveva già rimpiazzato con un altro, probabilmente incontrato ad una serata allo Scandals.

Kurt si sentiva uno stupido per aver davvero pensato che potesse funzionare. Vivere con lui gli era sembrato così semplice, ed era come se si fossero sempre appartenuti. C’era quella chimica che per tanto tempo aveva cercato con Blaine, e con Sebastian non aveva neanche mai dovuto sforzarsi. Ogni cosa era venuta naturale e c’era complicità in ogni minimo gesto. Era assurdo pensare a quanto fossero cambiate le cose da un giorno all’altro. Sebastian era sparito dalla sua vita così come vi era entrato e Kurt per un attimo pensò si fosse trattato di un sogno. Era stato tutto così intenso e profondo che si chiese se fosse accaduto davvero.

La mattina della partenza il suo umore era sottoterra. Si sentiva abbattuto, frustrato e depresso. Aveva passato l’ennesima notte insonne e le occhiaie erano ormai evidenti. Bevve due tazze di caffè per non rischiare di crollare durante il tragitto verso il McKinley, ed uscì dal suo amato loft trascinando la valigia carica dei suoi effetti personali. Gli dispiaceva lasciare quel posto perché era stato importante per lui e per Sebastian, ma sentiva che era arrivato il momento di tornare alla Nyada a New York. Ricominciare tutto d’accapo forse lo avrebbe aiutato a lasciarsi alle spalle quella storia, ma sapeva già che non sarebbe stato semplice. Sebastian era stato tutto per lui e perderlo lo aveva fatto diventare estremamente insicuro. Quando si erano incontrati, quella sera allo Scandals, era stato proprio Sebastian e dirgli di non annullarsi per un altro ragazzo, e che c’erano mille altri motivi per essere felici.

Decise che avrebbe seguito il suo consiglio e non si sarebbe fatto abbattere, anche se in quel momento gli pareva impossibile.

Quando varcò la soglia del McKinley fu pervaso da una profonda nostalgia. Non era ancora salito in aereo, ma si sentiva già distante anni luce da Lima.

Nell’aula canto Blaine e Rachel stavano decidendo la scaletta delle Nazionali. Era stato bello assistere alle Provinciali e alle Regionali, e si sentiva in colpa ad abbandonarli proprio ad un passo dalla gara più importante.

Anche Santana era accorsa in loro aiuto e stava scartando alcune canzoni proposte da Rachel, sbarrandole con un segno di pennarello alla lavagna.

Kurt irruppe timidamente nella stanza, sentendosi di troppo. «Ehi» li salutò in un bisbiglio, quasi temesse di disturbarli.

«Ehi, bellezza» lo salutò calorosa Santana. «Che è quella faccia? Trovi orrende anche tu le proposte della Berry?»

Rachel la fulminò con lo sguardo e Kurt scosse la testa.

«Sono venuto a salutarvi. Tra qualche ora ho l’aereo» li informò.

«Credevo che partissi la prossima settimana!» esclamò Santana colta alla sprovvista. «Avremmo potuto organizzare una festa di addio!»

«Non è un vero e proprio addio» la corresse Kurt. «Però promettetemi che verrete a trovarmi qualche volta».

«Anche tu! È un peccato che non resti per le Nazionali!» cinguettò Rachel.

«Fatevi valere, ragazzi. E fatemi sapere subito come è andata!» esclamò entusiasta Kurt, cercando di nascondere il suo malumore.

«Mi mancherai» gli disse Blaine protendendosi per abbracciarlo. «Quando torni però ci conto per un’uscita con Jeremiah!» disse poi al suo orecchio, facendolo ridere.

«Promesso» rispose con dolcezza Kurt, dandogli un bacio sulla guancia. «Magari troverò anche io qualcuno e potremmo fare quella famosa uscita a quattro. È deprimente l’idea di dover andare a New York da solo. Non sarà lo stesso senza di voi».

Santana si rese conto di essersi persa un passaggio e lo guardò interrogativa. «Scusa e Sebastian!?»

«Ci siamo lasciati. Credo» rispose incerto Kurt corrugando la fronte.

«Come ‘credi’?»

«Si, beh, non siamo stati molto chiari. Abbiamo litigato e da allora non ci siamo più sentiti» tagliò corto, troppo giù di morale per poterne parlare.

«E finisce tutto così? Senza un chiarimento?» insistette Santana, decisa a non mollare la presa. «Perché non lo hai richiamato?!»

«Non riesco a contattarlo» fu costretto a rispondere Kurt. «Gli ho scritto una lettera qualche giorno fa ma non ho ancora avuto il coraggio di mandargliela…  Però, in ogni caso, lui non si è fatto più sentire e non mi è venuto a trovare. Evidentemente non vuole più vedermi».

«La prossima volta che lo vedo giuro che gli faccio il culo» sbottò Santana fuori di sé.

«Lascia perdere. È andata così. Vuol dire che non era destino… È stata solo un’avventura» disse frettolosamente Kurt, anche se nel profondo pensava fosse limitante considerarla in quel modo.

«Ma tu lo ami» sentenziò Santana allibita.

«Si» sussurrò Kurt, a testa bassa. «Ecco perché prima me la faccio passare meglio è».

«Perlustrerò ogni bar gay di Lima e lo rintraccerò» continuò con decisione Santana. «Non esiste che ti scarichi così! Se qualcuno ti ferisce se la prenderà con me» si schierò dalla sua parte, senza sapere le dinamiche della loro rottura.

«Grazie per il sostegno, ma non è necessario. Mi passerà» tentò di farla desistere Kurt.

«Vuoi che gli dia io la lettera?» azzardò Blaine, inserendosi timidamente nella conversazione.

«No, tranquillo» rispose a disagio Kurt. Sarebbe stato troppo strano farla consegnare al suo ex fidanzato; il fatto che ora fossero buoni amici non voleva dire che potessero parlare proprio di qualsiasi cosa. Quello era un limite che non doveva essere superato.

«Dov’è la lettera?» chiese Santana strappandogli poco carinamente la tracolla dalla spalla.

Kurt cercò di riprenderla, ma Santana aveva già aperto la borsa alla ricerca del pezzo di carta. Quando trovò la lettera la brandì in alto sopra la testa, vittoriosa, non lasciando a Kurt la possibilità di recuperarla.

«Gliela darò io. Anzi, gliela lancerò in faccia» disse con fermezza, gli occhi che sprizzavano scintille da tutte le parti.

«Lascia stare, non ne vale la pena» tentò invano di fermarla Kurt. Voleva che Sebastian avesse la lettera, ma nel contempo la riteneva una perdita di tempo.

«Ne vale eccome la pena! Giusto perché si renda conto di chi si è fatto scappare, quel cretino» lo insultò Santana. «Tu piuttosto… Sembri fin troppo calmo».

«Non posso fare altro… Tanto crollerò una volta arrivato a New York» ammise più a sé stesso che a loro. Guardò l’orologio appeso in aula canto e si abbandonò ad un sospiro. «È meglio che vada. Dammi un abbraccio» disse a Blaine spalancando le braccia.

Blaine si fiondò su di lui stringendolo forte a sé. «Mi mancherai Scegliere i temi della settimana non sarà lo stesso senza di te. Per non parlare delle nostre uscite al Lima Bean».

«Rachel mi sostituirà, non è così?» sorrise all’amica.

Rachel annuì. «Vieni qui!» squittì sul punto di scoppiare a piangere. «Prima o poi tornerò anche io a New York. Sento che è il mio destino».

«Potresti riprovare alla Nyada» le suggerì Kurt. «Sono certo che Carmen Tibideaux ti darà una seconda possibilità. Il tuo talento è unico, Rachel» la incoraggiò.

Rachel si abbandonò al pianto contro la sua spalla. «Non ci siamo mai lasciati per cinque anni e non posso immaginare come sarà senza di te. Mi mancherai da morire, Kurt».

«Anche tu» disse lui tirando su col naso. «Anche tu, Santana» aggiunse poi in direzione dell’ispanica. «Anche se hai preso la lettera contro la mia volontà».

«Ah, ma smettila! Muori dalla voglia di dargliela» lo contraddisse lei, abbracciandolo. «Guarda che ero seria quando dicevo che non avrò pietà per Sebastian. Nessuno si deve permettere di trattarti male! Solo io posso».

Kurt si ritrovò a sorridere e la strinse ancora più forte a sé. Il primo anno di Glee Club non avrebbe mai creduto che Santana sarebbe diventata una delle sue persone preferite. Era profondamente affezionato a lei e forse non le aveva mai dimostrato fino in fondo quanto significasse per lui. Santana non era una persona semplice, e il suo carattere era molto simile a quello di Sebastian. Erano entrambi impulsivi e schietti e dicevano sempre quello che pensavano senza troppi filtri.

Santana, in particolare, pur dicendo cose giuste, sbagliava sempre il modo. Eppure, nonostante ciò, Kurt aveva imparato ad apprezzare anche questo aspetto del suo carattere, e in quel momento realizzò che gli sarebbe mancata più di tutti. Era sempre stata un’amica leale, battendosi per lui, e non lo avrebbe mai dimenticato.

«Guarda che ti aspetto» le sussurrò all’orecchio, dandole un rapido bacio.

«Naturalmente» sorrise lei. «Sarebbe bello riprendere la nostra tradizione di guardare ‘Cuori senza età’ accoccolati ai cuscini che avevi comprato nel periodo in cui eravamo single. Ti ricordi Bruce ed Amy?»

«Come dimenticarli» ridacchiò Kurt. «Ma io sono ancora single, quindi credo che mi rintanerò sotto il braccio di Bruce».

«Dopo che avrò fatto un bel discorsetto a Sebastian vedrai che tornerà strisciando da te» lo rassicurò Santana, determinata.

Kurt alzò gli occhi al cielo, contenendo una risatina. «Certo…» commentò con sarcasmo, convinto che alla fine nemmeno lei sarebbe riuscita a mettersi in contatto con lui.

«Ciao, Kurt» lo salutò ancora una volta Blaine. «Stammi bene. E grazie».

«Per cosa?» gli chiese lui sorpreso.

Blaine fece spallucce, prendendolo per mano. «Per essermi amico».

Kurt dovette fare appello a tutte le sue forze per non scoppiare a piangere e ricacciò indietro le lacrime aprendosi in un sorriso malinconico. «Sempre».

Dopo un altro giro di abbracci, Kurt si decise ad uscire dall’aula canto. Dette un’ultima rapida occhiata ai corridoi del McKinley e, con un peso in mezzo al petto, abbandonò per la seconda volta il liceo che tanto aveva amato.

 

*

 

Sebastian aveva passato un periodaccio. Da quando era ritornato a casa dopo la litigata con Kurt al Lima Bean non era più stato lo stesso. Passava intere notti a fissare il soffitto chiedendosi quando e se lo avrebbe rivisto.

L’aver deciso di bloccare il suo numero non era stata una scelta semplice; il solo leggere il suo nome sullo schermo lo faceva stare male, e non poteva continuare a piangersi addosso ascoltando le sue banali scuse. Poteva pure non stare con Blaine, ma sembrava non rendersi conto di quanto il suo rapporto con lui fosse ancora solido. Sebastian sentiva di non poter competere con Blaine e che Kurt non lo avrebbe mai amato allo stesso modo.

Si sentiva uno stupido per aver pensato che potesse funzionare. Avevano vissuto mesi splendidi assieme, ma iniziava a pensare che per tutto quel tempo Kurt avesse avuto in mente solo Blaine.

Per un momento gli balenò la folle idea di organizzare un’altra teatrale proposta di matrimonio, pur di riuscire a riconquistarlo, perché continuava a paragonarsi a Blaine. Forse non gli aveva dimostrato a sufficienza il suo amore e Kurt lo aveva cercato di nuovo nel suo ex perché si sentiva trascurato?

C’erano mille domande che gli frullavano per la testa ed ogni giorno che passava lontano da Kurt, queste si accumulavano diventando sempre più assurde e senza una logica.

E se si fosse immaginato tutto? Se veramente Kurt non provava più alcun sentimento per Blaine? No, impossibile. Li aveva visti, ed erano più vicini che mai. Non c’era speranza. Senza contare il fatto che Kurt sarebbe stato furioso con lui se fosse ritornato, implorandolo di rimettersi assieme. Dopo averlo evitato per settimane e non aver risposto a nessuna delle sue chiamate sarebbe stato il minimo. Però doveva tentare.

Quella mattina decise che rimanere rinchiuso in casa aspettando che le cose si risolvessero da sole era solo uno spreco di tempo. Decise quindi di prendere la Jaguar e guidare fino al Liceo McKinley, sperando di beccare Kurt da solo. Non era certo di riuscire ad affrontare lui e Blaine assieme.

Quando varcò incerto l’ingresso dell’aula canto, però, non fu Kurt ad accoglierlo.

«Tu!» sbraitò Santana con gli occhi iniettati di sangue. «Qualcuno mi trattenga perché potrei spaccargli la faccia!» esclamò venendo braccata da Rachel e Blaine, che stavano come al solito decidendo il tema della settimana.

«Dov’è Kurt?» domandò Sebastian facendo un passo indietro.

«Hey Bas! Non c’è» disse Sam, assistendo tranquillamente alla scena seduto al pianoforte.

«Non è qui, faccia da mangusta! È partito per New York!» rispose meno diplomaticamente Santana. «Lo sapresti se non avessi bloccato il suo numero, idiota!»

«Calmati, Santana» cercò di alleggerire la situazione Sam, avvicinandosi a Sebastian. «Come stai, bello?»

Sebastian ignorò la domanda di Sam, ancora scosso dalla dichiarazione di Santana. «Oh… è già partito?»

«Si, pezzo di imbecille» continuò ad insultarlo Santana, furibonda.

Blaine e Rachel mollarono la presa, ma la tennero d’occhio per paura che saltasse alla giugulare di Sebastian.

«Ti dai una calmata ora?» le disse Blaine.

«Non sei a New York col tuo amore?» si permise di ribattere Sebastian, infastidito solo a vederlo.

«Smettila, non è aria» lo zittì Blaine, stanco di battibeccare con lui. «Se sei qui per litigare ti consiglio di voltarti ed andartene. Io non voglio avere discussioni con te, Sebastian. Siamo andati avanti fin troppo a lungo. Kurt se ne è andato pensando che tu non lo amassi più e sta male, davvero male».

«E non lo hai consolato? Insomma, credevo che fosse quello che volevi. Non vedevi l’ora che io e lui litigassimo per poterti di nuovo mettere in mezzo. E se non ricordo male è stato proprio per causa tua se ci siamo lasciati, visto che vi ho colti in flagrante».

«Okay, ho capito. È come parlare con un muro» sbottò Blaine alzando le mani al cielo, girando poi i tacchi per uscire dall’aula canto.

Sebastian si morse il labbro inferiore, serrando gli occhi ed arricciando il naso. «Okay! Va bene!» esclamò a gran voce per impedirgli di uscire. «Mi dispiace!» fu costretto a scusarsi pur di avere le risposte che cercava. «Che ha detto Kurt?»

«Sei davvero stupido Smythe!» inveì di nuovo Santana. «Non so esattamente cosa tu abbia visto e non mi importa quanto gravi siano i vostri problemi… Tu non gli hai lasciato il tempo di spiegarsi e non gli hai neanche dato una possibilità, cosa che invece lui ha fatto con te! Se non fosse stato per Kurt, nessuno ti noi ti avrebbe mai più rivolto la parola e sai cosa penso? Che avessimo ragione sin dal principio! Sei una persona che pensa solo a sé stesso!»

«Audace da parte tua dire questo dopo che ho aiutato te e Brittany!» ribatté ferito nell’orgoglio Sebastian. «Senza contare che la storia tra me e Kurt non è affar tuo e non hai il diritto di metterci bocca! Voglio solo sapere se Kurt ha detto qualcosa e se qualcuno di voi sa come posso mettermi in contatto con lui».

«Forse dovresti iniziare sbloccando il suo numero, stupido!» replicò acida Santana.

«Ora come ora dubito mi risponderebbe….»

«Allora si può sapere cosa diavolo ci fai qui?»

«Santana, smettila di aggredirlo» intervenne Sam in aiuto di Sebastian. «Come se noi tutti non avessimo commesso degli errori. Pure io mi sarei infastidito nel vedere la mia ragazza con un suo ex, se permetti. Scusa, Blaine».

«No, hai ragione» lo assecondò il suo migliore amico. «Sebastian, credo che tu ed io non potremmo mai andare pienamente d’accordo, siamo troppo diversi. Però voglio che tu capisca una cosa: quello che Kurt ed io abbiamo vissuto è stato un sogno, ed è stata per entrambi una storia d’amore meravigliosa-»

«Grazie, erano proprio le parole che volevo sentirmi dire» commentò sarcastico Sebastian.

«Lasciami finire» lo rimproverò Blaine. «È stata una storia speciale e per entrambi ci sarà sempre un piccolo spazio per l’altro nel nostro cuore, ma ti posso assicurare che io e lui non ci amiamo più in quel modo. Ci legherà sempre un profondo affetto e qualcosa di imprescindibile che tu o potrai accettare, o sarà il motivo della tua rottura definitiva con Kurt. Io e lui possiamo ripetertelo altre mille volte, se non vuoi ascoltarci non ci posso fare niente. Se vuoi stare con Kurt dovrai accettare che io farò sempre parte della sua vita. Come amico. Se neanche questo ti sta bene allora non disturbarti nemmeno a contattarlo» disse tutto d’un fiato.

Rachel, Sam e Santana annuirono tutti e tre contemporaneamente, sostenendo il discorso di Blaine.

Sebastian abbassò gli occhi a terra, sentendosi un perfetto idiota. Blaine aveva ragione; non poteva lasciare che la sua gelosia gli impedisse di viversi la storia d’amore più bella che avesse mai avuto. Kurt era l’unico ragazzo che avesse mai amato davvero e perderlo per una tale sciocchezza sarebbe stato stupido.

«Mi dispiace» ripeté questa volta più sincero. «Non volevo reagire in quel modo, ma cerca di capirmi…»

«Ti capisco più di quanto tu creda» lo rassicurò Blaine. «Anche io ho motivo di scusarmi. Sono stato troppo impulsivo e non ho pensato al fatto che Kurt fosse fidanzato e che tu ti saresti potuto infastidire. Ti chiedo scusa. Il mio è stato un comportamento inappropriato e ti prometto che non succederà più».

Sebastian lo guardò allibito, sconvolto dal fatto che gli avesse chiesto scusa. «Grazie…» mormorò. «Ho combinato un casino. A voi Kurt che ha detto?» domandò nuovamente.

Santana li oltrepassò per andare a recuperare la sua borsetta in fondo all’aula canto e ritornò poco dopo sventolando di fronte a sé la lettera. «Ecco, tieni. Voleva mandartela ma pensava che l’avresti gettata, e che non te ne sarebbe fregato niente».

«Cos’è?» domandò confuso Sebastian, prendendola.

«L’ha scritta Kurt. Ho avuto la decenza di non leggerla, anche se la curiosità mi sta uccidendo» confessò Santana, osservandolo con aspettativa.

Sebastian si rigirò la lettera tra le mani, incerto sul da farsi. Aveva paura di leggerla perché temeva che Kurt lo avesse scaricato definitivamente e che gli chiedesse di non rivolgergli mai più la parola, ma la sua curiosità ebbe la meglio e si decise ad aprirla.

Lanciò una rapida occhiata al quartetto e si allontanò verso il piccolo ufficio dell’aula canto riservato agli insegnanti.

«Dove vai?» gracchiò Santana correndogli dietro, venendo imitata dai suoi amici.

Sebastian finse di non sentirla e si accomodò alla scrivania, quasi avesse timore di svenire da un momento all’altro, e si mise a leggerla, con Santana appollaiata dietro di lui per poter spiare ciò che c’era scritto.

 

“Caro Sebastian, so che ultimamente le cose tra noi non sono state semplici, ma non posso
pensare che sia tutto finito. Mi dispiace di averti ferito ed averti fatto dubitare dei miei sentimenti;
non era mia intenzione. Visto che ci stiamo separando, chissà per quanto tempo, ci tenevo che
sapessi quello che provo per te. Io e Blaine non stiamo assieme, e saremo sempre e solo
amici perché il mio cuore ti appartiene ormai da molto tempo. Con te mi sono sentito compreso,
protetto ed amato, e nessuno mi aveva mai fatto sentire così. Con te non avevo bisogno di fingere;
mi hai accettato per quello che sono con i miei pregi e i miei difetti. I miei numerosi difetti. Mi hai reso
felice più di quanto tu creda e mi manchi da impazzire. Mi manca il tuo sorriso, il modo in cui mi
guardi, le tue braccia strette intorno a me che mi fanno sentire nel posto più sicuro del mondo.
Mi mancano le nostre maratone serali su Netflix e persino tu che rientri a casa nostra col cibo
spazzatura che tanto detesto, ma a cui ormai sono abituato. Mi mancano le nostre chiacchiere
prima di andare a dormire e addirittura i nostri battibecchi. Mi manca amarti e sentirti sulla
mia pelle. Ci sei stato per me e non voglio stare con nessuno se non con te, Sebastian.
Il mio Sebastian. Ti amo.

Tuo, Kurt”.

 

Sebastian dovette rileggerla più volte per rendersi conto che fosse tutto vero. Fece di tutto per contenere le lacrime perché non voleva farsi vedere vulnerabile di fronte agli altri, e si portò d’istinto la lettera al cuore.

«Sei uno scemo» interruppe quel momento romantico Santana. «Lui ti scrive così e tu non gli corri dietro?!»

«Cosa faccio?» boccheggiò disorientato Sebastian.

«Ah non lo so, genio!» lo apostrofò ironica Santana, dandogli una pacca sulla schiena. «Secondo te?!»

Sebastian si voltò e la guardò confuso. «Dovrei andare lì?!»

«A New York?» domandò Sam a bocca aperta.

«È follia… Non vale la pena attraversare mezzo mondo per un forse» si permise di commentare Rachel.

«Chiudi il becco, hobbit» la spense Santana, prima di rivolgersi di nuovo a Sebastian. «Lo ami?!»

«Si» rispose lui senza esitazione.

«E allora che diavolo ci fai ancora qui?» lo incalzò quindi Santana, sbarrando gli occhi.

Sebastian cercò lo sguardo di Blaine. Non sapeva nemmeno perché stesse aspettando la sua approvazione, visto che non gliene era mai importato nulla, ma era come se sentisse il bisogno di avere anche da lui la conferma che quella era la scelta giusta da fare e che Kurt lo avrebbe accolto a braccia aperte una volta raggiuntolo a New York.

«Va da lui» disse sorridente Blaine. «Chi l’avrebbe mai detto che ti avrei spinto ad andare da Kurt?» aggiunse poi lasciandosi sfuggire una risata.

«Mi dispiace» si scusò di nuovo Sebastian, alzandosi dalla sedia per potersi avvicinare a Blaine ed avere un confronto diretto con lui.

Blaine fece spallucce, scuotendo la testa. «È tutto okay. Ci ho messo anche del mio…»

«Questo è vero» disse Sebastian alzando il mento altezzoso.

Blaine rise. «Questo è un modo di fare tipico di Kurt» osservò divertito.

«Hai davvero intenzione di andare a New York?!» si intromise di nuovo Rachel. «Sei impazzito?»

«Forse si» fu tutto ciò che riuscì a risponderle Sebastian.

«Vuoi presentarti al suo loft senza nemmeno avvisarlo?! Sai com’è Kurt! Non credo che la prenderà bene» cercò di farlo ragionare Rachel, ma sembrava l’unica a pensarla così.

«Io ti appoggio in pieno» disse Sam con fermezza. «Tu e Kurt siete perfetti assieme e lui ti ama davvero molto. L’ho notato quel giorno alla festa di Rachel… È come guardo io Mercedes… Oddio» realizzò all’improvviso, «sono ancora innamorato di lei».

«Vai a dirglielo allora» ghignò Sebastian.

«Lo faccio se lo fai anche tu» disse Sam tendendogli la mano.

«Andata» gli sorrise Sebastian, stringendogliela.

«Quindi a nessuno interessa il mio parere?» azzardò di nuovo Rachel alzando la voce per farsi notare.

«No, RuPaul» la zittì di nuovo Santana. «Perché sei ancora qui tu?!» sbottò poi in direzione di Sebastian.

Rachel si portò le mani alle tempie, alzando gli occhi al cielo. «Okay, è ufficiale. Siete impazziti tutti» sbuffò rassegnata. «Però una cosa è certa: questo prova che lo ami davvero».

«Come se ci fossero dubbi» replicò Santana.

«Hai dubitato di lui giusto dieci minuti fa!» le fece notare Rachel indignata.

«Oh, andiamo! Stavo solo cercando di dargli una svegliata! Nessuno apprezza mai i miei metodi, ma nel profondo sapete che ho sempre ragione» sentenziò Santana gonfiando il petto.

Sebastian abbozzò un sorriso, prendendo un respiro profondo. «Fatemi gli auguri» disse giusto prima di abbandonare l’ufficio.

«Buona fortuna!» gli urlarono in coro vedendolo sparire oltre l’ingresso dell’aula canto.

 

*

 

Kurt se ne stava seduto sul divano a fare zapping alla televisione. Nessun programma attirava la sua attenzione, ma in realtà non stava nemmeno mettendo a fuoco le immagini che scorrevano davanti ai suoi occhi. Ormai stava premendo il pulsante per cambiare canale da più di dieci minuti, fissando un punto impreciso nel vuoto.

Le lezioni alla Nyada erano stressanti, ma ciò che non riusciva ad uscirgli dalla testa era Sebastian. Aveva provato a trovare delle distrazioni quando si trovava tra le mura domestiche, ma ogni minima cosa gli ricordava lui. Gli tornò in mente la conversazione che avevano avuto sul trasferirsi a New York e mettere su casa assieme ed era piombato nella tristezza più cupa, ritrovandosi a piangere a letto stretto al cuscino.

Un pomeriggio, Kurt decise che ne aveva semplicemente abbastanza di passare ogni momento lontano da scuola a piangere per una persona che probabilmente non avrebbe mai più rivisto, e decise di fare ciò che lo faceva stare meglio in assoluto: uscire per del sano shopping.

Un’ora più tardi, quando tornò a casa carico di borse e borsette decise che avrebbe indossato i nuovi acquisti per poter sperimentare degli abbinamenti con capi che già possedeva. Per chiunque sarebbe stata una cosa stupida ed inconcludente, ma per Kurt era molto terapeutico.

Indossò un paio di pantaloni neri aderenti e una camicia con una bizzarra fantasia e nastrini eccentrici, sopra la quale abbinò un gilet nuovo e una giacca sfarzosa con dei lustrini sulle spalle. Forse erano scelte ardite, ma aveva solo lo specchio con cui potersi confrontare e non doveva temere il giudizio di nessuno. O almeno, questo era quello che credeva.

Stava sfilando in camera da letto ammirando il nuovo outfit improvvisato, quando qualcuno bussò all’improvviso alla porta. Kurt non avrebbe comunque avuto il tempo di cambiarsi, visti i numerosi strati di vestiti, e corse alla porta, sperando che si trattasse di uno dei vicini -la cui opinione non poteva scalfirlo minimamente.

Quando Kurt aprì la porta, però, fu percorso da un brivido per tutto il corpo e i suoi occhi schizzarono quasi fuori dalle orbite.

«Sebastian!» squittì incredulo, la mano ancora stretta alla porta, incapace di muovere un muscolo. «Cosa ci fai qui?!»

Sebastian non disse nulla. Posò le mani sulle sue guance e lo baciò con decisione, facendolo indietreggiare quanto bastava per richiudersi la porta alle spalle. Per un momento gli sembrò di rivivere la famosa notte allo Scandals.

«Ti amo» biascicò contro le sue labbra. «Ti amo e mi dispiace» disse poi costringendosi a guardarlo negli occhi.

Kurt rimase a fissarlo imbambolato, non avendo avuto il tempo di metabolizzare quello che stava succedendo.

«Hai tutto il diritto di avercela con me, però ti prego ascoltami. Rachel ha pensato che fossi impazzito quando le ho detto che sarei venuto qui, e forse lo sono davvero. Però su una cosa aveva pienamente ragione: non avrebbe avuto senso attraversare mezzo mondo per un ‘forse’. Se ho fatto tutta questa strada è perché sono convinto di quello che sento per te. Non me lo sarei mai perdonato se non fossi riuscito a dirti quello che provo, Kurt. So che forse questo non è il momento migliore e tu probabilmente avresti voglia di tirarmi un pugno in faccia per essere sparito così, ma io voglio stare assieme a te. Non so esattamente cosa mi hai fatto, ma ho perso completamente la testa. Ti penso in continuazione e non posso immaginare una vita senza te al mio fianco. Non ringrazierò mai abbastanza il destino per averci fatti rincontrare. Forse all’inizio non eravamo pronti e non avevamo realizzato quanto fossimo perfetti l’uno per l’altro, ma ora ne ho la certezza. Sei la mia metà e ti amo da impazzire» disse tutto d’un fiato. «Io voglio passare il resto della mia vita con te. Tu sei tutto il mio mondo e… che diavolo ti sei messo?» cambiò discorso accorgendosi del bizzarro abbinamento. «In ogni caso, ora sarebbe carino se dicessi qualcosa. Sai, se mi cacci di casa devo sbrigarmi a trovare un motel per la notte…»

Kurt era ancora scombussolato, ma si ritrovò a sorridere per quell’affermazione. «Lo sai che non ti farei dormire in uno squallido motel».

Sebastian lo guardò speranzoso. «Questo vuol dire che..?»

«Che intanto dormirai sul divano, fino a quando non avrò deciso se perdonarti».

«Cosa?!» esclamò scioccato Sebastian. «Seriamente? Io ti ho aperto il mio cuore e questo è tutto quello che hai da dire?»

«Già. Quando mi sarà passata ti farò sapere se potremmo passare allo step successivo. E si può sapere cosa avresti da ridire sui miei vestiti? Questo abbinamento è pazzesco!»

Sebastian continuava a fissarlo sconcertato e la sua espressione incredula fece scoppiare a ridere Kurt, divertito dal fatto che non avesse colto la sua ironia.

Soltanto in quel momento Sebastian sembrò capire la battuta. «Stavi scherzando?!» trillò rimanendo incantato a bocca aperta, non riuscendo a contenere un sorriso. «Sei pessimo! Credevo che-»

Stavolta fu Kurt a non lasciargli il tempo di parlare. Si alzò in punta dei piedi e buttò le braccia attorno al suo collo, baciandolo come non lo aveva mai baciato prima di allora.

Quella sensazione gli era mancata più di ogni altra cosa al mondo e avrebbe voluto che quel momento non finisse mai. Dopo svariati minuti, fu Sebastian ad allontanarsi per primo, in cerca di conferme.

«Questo vuol dire che posso restare?» tentò.

«È ovvio che puoi restare» rispose dolcemente Kurt. «Non ho fatto altro che pensare a te. E anche se sono ancora molto arrabbiato… credo che… potremmo discuterne… civilmente» continuò tra un bacio e l’altro, incapace di scollarsi da lui.

«O potremmo direttamente passare alla fase successiva» gli propose Sebastian ammiccando.

«Troppo semplice così» lo smontò subito Kurt.

Sebastian accettò passivamente il suo rifiuto, e lo strinse più forte tra le braccia, guardandolo dritto negli occhi. «Entro stasera mi avrai già perdonato».

«Questo dipende da te…» scherzò Kurt. «Seriamente, mi dispiace per quello che è successo. Non ricapiterà mai più».

«E io prometto che cercherò di reagire in modo più maturo, se dovesse succedere» si scusò a sua volta Sebastian. «La tua lettera era molto bella comunque…»

«Oh, Santana te l’ha data davvero allora».

«Mi ha anche urlato dietro un paio di insulti» precisò Sebastian.

«Mi ha detto che lo avrebbe fatto» ridacchiò Kurt. «Dai, vieni, sediamoci qui» lo invitò poi a sistemarsi sul divano.

Si accomodarono l’uno vicino all’altro, rimanendo in silenzio per un paio di minuti, aspettando che l’altro facesse la prima mossa. Kurt sentiva che c’era ancora qualcosa che non andava: Sebastian sembrava distante.

«Che c’è?» gli domandò preoccupato.

Sebastian si sfregò nervosamente le mani sulle gambe, deglutendo rumorosamente. Teneva lo sguardo fisso a terra e il suo petto si gonfiava in maniera innaturale, quasi fosse in preda ad un attacco d’ansia.

«Che hai combinato?» insistette Kurt. «Quel discorso di prima era per addolcirmi perché ora arriva la batosta?»

«No» mormorò Sebastian, con voce tremante.

«Okay, così mi spaventi».

Sebastian inspirò profondamente, infilando la mano in una tasca della giacca e con un rapido movimento si inginocchiò di fronte a lui.

«COSA FAI?!» gracchiò Kurt strabuzzando gli occhi. «Sei impazzito?!»

Sebastian sfilò dalla giacca un piccolo cerchietto di plastica protendendolo di fronte a sé. «Lo so, non è l’anello che speravi. Questo l’ho trovato in un sacchetto di patatine quando ero sull’aereo e mi sono detto: ‘Dev’essere un segno!’ È come se aprire quel sacchetto di patatine mi abbia indicato la cosa giusta da fare. Non mi aspetto una risposta immediata e non dobbiamo sposarci tra un paio di giorni, possiamo aspettare. Questo anello è semplicemente una promessa. Ti prometto di amarti tutti i giorni della mia vita e-»

«Sposarci?!» ripeté scioccato Kurt.

«Si beh, ecco. Non so bene come funzionino queste cose… Dovrei fare una richiesta ufficiale? Tipo: Kurt Hummel, vuoi sposarmi?» farneticò prendendogli le mani.

Kurt lo stava guardando allibito. «È uno scherzo? Ora spunteranno anche gli altri per dirmi che è una candid camera?»

«Kurt» disse con tono rilassato Sebastian, cercando di farlo calmare. «L’avevo immaginata molto più romantica, magari sulla scalinata di Duffy Square, con riuniti tutti i Glee Club della Nazione, un aereo che spargeva petali di rose e un anello decisamente più bello e costoso, ma non potevo aspettare».

Fu solo allora che Kurt realizzò che Sebastian faceva sul serio. La sua iniziale espressione di puro shock si trasformò in un sorriso intenerito. Era chiaro che volesse fare qualcosa che fosse all’altezza della proposta di Blaine.

«Lo so che tu ti saresti aspettato qualcosa in grande, tipo quella di Blaine» confermò infatti un secondo dopo.

«No» lo fermò subito Kurt. «Non metterlo in mezzo a questa storia perché non c’entra niente».

«Si, okay» borbottò Sebastian, «scusami».

Kurt non poteva credere che proprio Sebastian, che tanto ripudiava l’idea di sposarsi, soprattutto così giovani, ora glielo stesse chiedendo con gli occhi appena velati di lacrime e le labbra stirate in un’espressione preoccupata, timorosa di un rifiuto.

«Sono il ragazzo peggiore della storia» si lamentò Sebastian, abbassando l’anello avvilito.

Kurt glielo prese dalle mani e se lo infilò all’anulare, sotto lo sguardo confuso di Sebastian. «Si» disse semplicemente.

«Si, cosa? Sono il ragazzo peggiore della storia? Buono a sapersi» mormorò affranto.

«No, stupido» lo apostrofò Kurt, alzando gli occhi al cielo. «Sì!» esclamò con più decisione lanciandogli un’occhiata eloquente.

Sul viso di Sebastian si aprì un ampio sorriso e i suoi occhi si riempirono di speranza. «Vuoi sposarmi?»

«Si» ripetè di nuovo Kurt protendendosi in avanti per poterlo baciare.

Ancora uniti si alzarono entrambi in piedi, stringendosi l’un l’altro. Il cuore di entrambi batteva all’impazzata e la loro gioia era incontenibile.

«Wow» boccheggiò Sebastian, scostandogli un ciuffo dalla fronte. «Bene, è fatta allora. Tra dieci anni ci sposeremo».

Kurt gli dette una pacca sul petto, fingendosi offeso. «Dieci anni?!»

«Facciamo cinque, dai» continuò a scherzare Sebastian.

Kurt arricciò le labbra, non riuscendo a contenere un sorriso divertito. «Ti amo anche per questo… Cosa facciamo ora?»

«Io un’idea ce l’avrei» lo provocò Sebastian. «Non vedo l’ora ti toglierti questi vestiti» disse con una risatina, osservando con diffidenza i nastrini della camicia.

«Cos’ha che non va? È originale!»

«Fin troppo originale… Ma ti amo anche per questo» ripeté le parole di Kurt, dandogli un altro bacio.

 

*

 

UN MESE DOPO

 

 

«Amore, puoi mettere i bicchieri?» domandò Kurt a Sebastian mentre lui disponeva piatti e posate a tavola.

Quel giorno gli amici di Kurt sarebbero venuti a trovarli dopo una lunga lontananza, ed entrambi erano più agitati che mai. Sebastian non sentiva Blaine e gli altri dal giorno in cui aveva deciso di partire per New York e Kurt si era limitato a fare qualche chiamata a Rachel, Blaine e Santana per informarli sugli ultimi eventi. L’unica cosa che aveva omesso era stata la proposta di Sebastian e non vedeva l’ora di poterne parlare con le sue amiche.

«A che ora hai detto che arrivavano?» chiese Sebastian nervoso. «Devo ancora andarmi a pettinare, non posso accogliergli così!»

«Stai calmo, abbiamo ancora un’ora. Sempre che siano puntuali» cercò di rassicurarlo Kurt, finendo di sistemare la tavola.

«Abbiamo preparato per tutti?» volle assicurarsi Sebastian, mettendosi a contare i piatti. «Io, te, Blaine, Rachel, Santana, Sam, Mercedes, Brittany… chi è che manca?»

«Jeremiah» gli ricordò Kurt.

«Sono proprio curioso di conoscerlo» si sfregò le mani Sebastian.

«Oh, io non lo vedo da secoli. Temo che sarà un po’ imbarazzante all’inizio, ma spero vivamente che non si ricordi di me» scherzò Kurt. «Bene, ora mettiamo un po’ di musica in sottofondo, accendiamo qualche candela profumata e siamo a posto».

«È così gay» commentò Sebastian, facendolo ridere. «Kurt, vengono a cena. Si aspettano di trovare un normale loft di New York, non un cimitero. Niente candele, te ne prego».

«E la musica?»

«Quella che metti tu farebbe prendere sonno a chiunque» confessò Sebastian afferrandolo per i lembi della camicia per poterlo attirare a sé e baciare. «Dici che se tengo questa maglia sono presentabile? Ci tengo a fare bella figura».

«Davanti a Blaine e al suo nuovo ragazzo capellone?» lo stuzzicò Kurt.

«Forse…»

«Sei stupendo, farai un figurone» lo tranquillizzò Kurt.

«Credi che dovremmo dirglielo?» domandò Sebastian in un sussurro.

«Che cosa?»

Sebastian indicò l’anulare di Kurt, ora avvolto da un vero anello luccicante che non aveva nulla a che vedere con quello ritrovato nelle patatine. «Si, insomma… che siamo fidanzati».

«Certo, perché non dovremmo?»

«Non ne hai mai fatto menzione con nessuno per telefono, quindi pensavo che non volessi che si sapesse» borbottò Sebastian distaccato. «Non abbiamo in programma un matrimonio a breve, ma forse potrebbe essere comunque una batosta».

«Per Blaine dici?»

«Non credi che ci rimarrà male?»

«Blaine mi vuole bene, Bas. Sarà contento per noi, così come io lo sono per lui e Jeremiah. La loro storia va alla grande, non avrebbe motivo di essere geloso» tentò di fargli passare le paranoie.

«Ma un fidanzamento è una cosa grossa» osservò Sebastian.

«Vatti a sistemare i capelli e smettila di caricarti di mille preoccupazioni» ridacchiò Kurt scombinandogli i capelli. «Sarà una giornata fantastica e ci divertiremo, okay?»

«Okay» sorrise Sebastian, rilassandosi.

La sua calma però non durò a lungo. Non appena bussarono alla porta, iniziò a marciare avanti e indietro per il soggiorno, lanciando a Kurt occhiate che chiedevano aiuto. Kurt gli fece cenno di inspirare ed espirare, ma Sebastian si nascose dietro la tenda-separè della camera da letto mentre Kurt andava ad aprire la porta.

In men che non si dica fu assalito da tutti i suoi amici, che si fiondarono su di lui per abbracciarlo. Non riusciva quasi a respirare stretto in quella morsa, ma era così bello riavere tutti lì a New York. Sapeva che si sarebbero fermati per qualche giorno, ma solo l’idea che dovessero ripartire lo intristiva.

«Kurt! È così bello rivederti!» squittì Rachel, aggrappata con forza a lui, non lasciando la possibilità ad altri di salutarlo come si deve. «Venire qui mi ha fatto diventare tremendamente nostalgica!»

«Come siamo belli!» esclamò Mercedes, squadrandolo da capo a piedi. «New York ti fa proprio bene!»

«Folletto gay, mi sei mancato più di quanto credessi!» urlò Santana spingendo Rachel di lato per poterlo abbracciare a sua volta. «Non era lo stesso senza di te a Lima, con la tua fastidiosa voce acuta nelle orecchie. Mi mancava sentire parlare di vecchi e case di riposo, e mi mancava vederti arrivare con qualche completo orrendo comprato in un negozio di dubbio gusto».

«Anche tu mi sei mancata, Santana» rise Kurt, alzando gli occhi al cielo, accogliendo poi l’abbraccio di Sam.

«È bello rivederti, Kurt» lo salutò sorridente.

«Vivi in una magione!» esclamò Brittany, non rendendosi conto che era un loft dello stesso stabile in cui aveva vissuto negli anni passati. «Questa casa farebbe invidia a Buckingham Palace! Non ne ho mai vista una così bella».

«Ci sei già stata, amore» le fece mente locale Santana, ma Brittany continuava a guardarsi attorno ammirata.

Kurt si fece largo tra i compagni e vide finalmente Blaine. Fu una piacevole sensazione poterlo guardare negli occhi senza sentire quel fastidioso peso che aveva provato quando aveva scoperto che si frequentava con Dave Karofsky.

«Blaine…» lo salutò timidamente spalancando le braccia per stringerlo a sé. «Mi sei mancato».

«Anche tu, tantissimo» sorrise contro la sua spalla. «Ehm, Kurt. Lui è Jeremiah, sicuro tu lo ricordi. Amore, lui è Kurt, quell’amico di cui ti ho tanto parlato».

Jeremiah era bello come se lo ricordava, ancora con folti capelli ricci e con quegli occhi che avrebbero fatto invidia al più profondo degli oceani.

«Mi ricordo di te!» esclamò gioviale stringendogli la mano. «Avevi detto una cosa sui miei colpi di sole e sul fatto che il mio datore di lavoro avrebbe dovuto capire che ero gay».

Kurt avvampò e desiderò sprofondare. Aveva sperato fino all’ultimo che avesse rimosso quel piccolo particolare, e si sentì un perfetto idiota. «Oh, mi dispiace per quello, io-»

«È tutto okay, tranquillo. È un piacere rivederti e grazie per l’invito. Tu e il tuo ragazzo siete stati davvero gentili a chiedermi di unirmi a voi».

«A proposito, dov’è Sebastian?» domandò Blaine guardandosi attorno.

«È in ansia» gli sussurrò all’orecchio Kurt. «Sebastian! Guarda che sono arrivati!» finse di informarlo anche se aveva sentito benissimo i ragazzi bussare alla porta.

Qualche secondo dopo Sebastian sbucò dalla tenda-separé, sfoggiando un sorriso che rivelava pura angoscia. «Ehi, ragazzi!» esclamò, la voce che tremava appena.

Sam fu il primo a fiondarsi su di lui per abbracciarlo e Sebastian rimase stupito dal suo entusiasmo, ma si ritrovò a stringerlo a sua volta, felice di sapere di essere mancato a qualcuno.

Anche Brittany, Rachel e Mercedes gli corsero incontro per abbracciarlo, mentre Blaine e Santana si avvicinarono a lui lentamente, decidendo come comportarsi.

«Ragazzi…» li salutò impacciato Sebastian tendendo loro la mano.

Santana emise un suono gutturale, facendo roteare gli occhi, e buttò le braccia attorno al collo di Sebastian lasciando tutti spiazzati. «Solo perché ti è tornato un po’ di sale in zucca e rendi il mio amico Kurt felice» giustificò l’abbraccio, anche se nel profondo si vedeva che le faceva piacere rivederlo.

«Cavoli, ho appena realizzato che mi sei mancata» ridacchiò Sebastian, avvolgendola dolcemente tra le sue braccia. «Gli insulti di Kurt non sono nulla in confronto ai tuoi. Sentivo che mi mancava qualcosa» scherzò, sciogliendo l’abbraccio. «Blaine…»

«Ciao Sebastian» lo salutò tendendogli la mano. «Come stai?»

Sebastian gliela strinse. Per loro era meglio limitarsi ad un saluto più formale. «Tutto bene, grazie. Tu?»

«Alla grande. Lui è il mio ragazzo, Jeremiah» li presentò.

«È un piacere conoscerti».

«Finalmente il famoso Sebastian!» esclamò Jeremiah. «Sei tu che davi sempre buca per una cena tutti assieme, vero?»

«Beh, ora abbiamo rimediato» rispose Sebastian indicandogli la tavola imbandita. «Anzi, se volete già accomodarvi…»

«Non è giusto! Oggi siete tutti in coppia, è deprimente!» si lamentò Rachel vedendo le varie coppie sedersi vicine.

«Troverai qualcuno anche tu, Rachel» cercò di risollevarla di morale Sebastian.

«Oh, ma io ho un ragazzo» lo informò Rachel. «Solo che non poteva venire oggi perché ha uno spettacolo nei prossimi giorni, e ha le prove fino a tardi».

«Chi è?!» chiese Kurt, offeso di non essere stato informato.

«Si è rimessa con Jesse St. James» disse Santana con un’espressione schifata. «Avete il diritto di essere infelici insieme per il resto della vostra vita».

«Jesse?!» esclamò stupito Kurt. «Beh, sono contento per te. L’importante è che tu sia felice» l’appoggiò, ignorando il commento acido di Santana.

«Voi come ve la passate qui, invece?» si intromise Mercedes rivolgendosi a Kurt e Sebastian.

I due ragazzi si scambiarono una rapida occhiata e Kurt nascose d’istinto la mano sinistra sotto il tavolo, cercando prima l’approvazione di Sebastian per poter parlare. Sebastian gli fece un breve cenno col capo e Kurt estrasse di nuovo la mano da sotto la tovaglia alzandola sopra la testa.

Tutti ci misero un po’ a realizzare cosa volesse dirgli ma, quando le ragazze notarono l’anello al dito, si lasciarono sfuggire un grido di eccitazione.

«VI SIETE SPOSATI?!» urlarono in coro Mercedes e Rachel.

«Oh, no no no!» precisò subito Sebastian, arrossendo prepotentemente.

«Siamo fidanzati» le corresse Kurt. «Non abbiamo in programma di sposarci a breve. Intanto ci viviamo la nostra storia passo dopo passo. Vogliamo prima finire gli studi alla Nyada e-»

«Aspetta, studi anche tu alla Nyada?» domandò colpito Sam.

«Si, mi sono iscritto per il prossimo anno. Ho fatto l’audizione ed è andata alla grande» lo informò Sebastian. «In più io e Kurt lavoriamo qualche sera allo Spotlight Diner giusto per guadagnare qualcosa. Questi loft sono più costosi di quanto si pensi».

Kurt alzò lo sguardo verso Blaine, temendo di leggere nei suoi occhi quel tipo di espressione a cui alludeva Sebastian qualche ora prima del loro arrivo, ma invece gli stava sorridendo dolcemente, con gli occhi appena velati di lacrime. Non erano lacrime di tristezza o rimpianto, ma di pura gioia.

«Sono davvero felice per te, Kurt» disse all’improvviso attirando l’attenzione di tutti. «Meriti il meglio. E tu» si rivolse quindi a Sebastian, «vedi di trattare bene il mio migliore amico, intesi?» disse con tono scherzoso.

«Assolutamente» rispose complice Sebastian. «Farei di tutto per lui» aggiunse volgendo lo sguardo a Kurt, stringendogli la mano.

Le ragazze si lasciarono sfuggire un ‘aww’, guardandoli intenerite.

«Come l’hanno presa i vostri genitori?» chiese Rachel.

«Mio padre e Carole sono al settimo cielo! Dovrebbero passare a trovarci la settimana prossima» spiegò loro Kurt. «I genitori di Sebastian sono venuti qualche giorno fa. Non avevamo avuto ancora modo di conoscerci ufficialmente e quindi abbiamo pensato che fosse meglio comunicarglielo di persona…»

«Mia madre l’ha presa bene» si aggiunse Sebastian, «e anche i miei fratelli. Il problema è stato mio padre. Sapete, fa fatica ad accettare la cosa».

«Oh, non vi ha dato la sua benedizione?» domandò priva di tatto Santana.

«A dire il vero si» la corresse Sebastian. «Insomma, come si fa a non innamorarsi di Kurt? Hanno parlato dei migliori matrimoni della storia per ore! Certo, non fa i salti di gioia sapendo che a suo figlio piace il…»

«Sebastian» lo fermò in tempo Kurt.

«Beh, avete capito» riprese lui. «Stavo dicendo. Non fa i salti di gioia sapendo che mi piacciono i ragazzi, ma Kurt l’ha conquistato. Voglio dargli del tempo per metabolizzare appieno la cosa… È troppo orgoglioso per chiedermi scusa, da qualcuno dovrò pur aver preso, ma ho saputo da mamma che hanno in programma di regalarci una luna di miele a Parigi. Forse l’ha presa meglio di quello che pensavo, in effetti».

Kurt gli prese la mano, dandogli un rapido bacio, mentre le ragazze cinguettavano tra loro all’idea di una luna di miele a Parigi.

«Siete una bellissima coppia» interruppe la conversazione Jeremiah alzando un calice per loro. «Proporrei un brindisi! Congratulazioni!»

Tutti gli altri lo imitarono levando i loro calici. «A Kurt e Sebastian!»

«Oh, mamma. Così rendete il tutto ancora più reale» boccheggiò Sebastian, le guance ancora tinte di rosso.

«Ecco, evitiamo l’argomento matrimoni che altrimenti questo scappa di casa domani» la buttò sullo scherzo Kurt, facendoli ridere.

«Dai vi prego, voglio solo sapere come è avvenuta la proposta!» li supplicò Mercedes.

«Sulla scalinata del Duffy Square!» mentì Sebastian. «Avevamo passato una serata romantica in un favoloso ristorante italiano… Poi siamo usciti a Times Square e abbiamo assistito a dei fuochi d’artificio pazzeschi. Tra le luci di New York è riecheggiata ‘Your Song’ ed io mi sono inginocchiato e gli ho chiesto di sposarmi».

Kurt lo guardò con sufficienza, non riuscendo però a contenere un sorriso divertito.

«È così romantico!» esclamarono di nuovo all’unisono Rachel e Mercedes.

«Sono tutte balle» commentò Santana ridendo. «Si vede lontano un miglio che stai mentendo».

«Tu e il tuo terzo occhio messicano» rise a sua volta Kurt. «Mi dispiace, Bas, ti ha beccato. Mai mettersi contro Santana Lopez».

«Oh, lo so bene» ghignò lui, facendole l’occhiolino. «No, a dire il vero gliel’ho chiesto il giorno stesso in cui sono arrivato qui. Eravamo proprio lì davanti al divano e ho tirato fuori dalla tasca un anello di plastica che avevo trovato nelle patatine, facendogli la dichiarazione più patetica della storia».

«Credo di preferire questa versione» rise Santana. «Un anello di plastica preso nelle patatine? Hummel, sei davvero fortunato».

Kurt la guardò sbieco, ma si ritrovò a sorridere quando vide Sebastian divertito.

«Quindi non avete ancora una data?» domandò curiosa Rachel.

«No, potrebbe essere anche l’anno prossimo…» disse Kurt.

«Credevo avessi detto che volevate prima finire gli studi alla Nyada» lo stuzzicò Rachel con sguardo eloquente.

«Si, dicevo così per dire» si corresse Kurt, imbarazzato.

Sebastian gli sorrise ammiccando. «Anche l’anno prossimo, eh? Verrete tutti per la prova degli abiti, vero?»

«Se mi promettete di non accoppiarvi nei camerini come l’ultima volta, allora si» rispose Santana beffarda.

«Ovviamente sarete tutti invitati» proseguì Sebastian, volgendo lo sguardo a Jeremiah. «Anche il professor Shuester ed Emma, naturalmente!»

«A proposito di Shuester» continuò Rachel, «sapete che è diventato Preside del McKinley?»

«Cosa?!» esclamarono in coro Kurt e Sebastian.

«Già. Il McKinley diventerà una scuola d’arte!» squillò entusiasta Rachel. «Si pensava di creare più Glee Club. Le Nuove Direzioni, gli Usignoli, le Note Moleste…»

«È- è meraviglioso» balbettò Kurt. «Perché non ce lo avete detto subito?!»

«Come tu e Sebastian non ci avete detto del fidanzamento» gli fece notare Rachel. «Chi l’avrebbe mai detto che ci saremmo ritrovati tutti qui. Credo che riproverò anche io con la Nyada; New York è sempre stato il mio posto».

«Anche secondo me dovresti» l’assecondò Kurt. «Carmen Tibideaux ti darà di sicuro un’altra opportunità. Sei una su un milione, Rachel, ed ho fiducia in te».

Sebastian lo guardò intenerito, prendendolo di nuovo per mano. «Kurt ha ragione. Sei piena di talento, Berry, e sei destinata a grandi cose».

«Oddio, vivere assieme a Kurt ti ha reso davvero docile» commentò ironica Rachel.

«Lo so, essere buoni fa schifo» replicò in tono altrettanto scherzoso Sebastian. «Mi ha reso una persona migliore» aggiunse dando un bacio sulla guancia a Kurt.

«Allora questo brindisi?» si intromise Blaine, alzando il calice. «A tutti noi e ai nostri sogni».

«Al fidanzamento di Kurt e Sebastian» aggiunse Mercedes, facendo loro l’occhiolino.

«E a me e a te» si aggiunse alla conversazione Sam, avvolgendo Mercedes con un braccio. «Ebbene sì, abbiamo deciso di riprovarci».

«Non siamo gli unici ad avere dei segreti, allora!» esclamò Kurt, sorridendo ampiamente ai due amici. «Sono felicissimo per voi. In fondo l’ho sempre saputo che eravate destinati a stare assieme».

«Volevo aspettare a dirvelo perché oggi siamo qui per celebrare il vostro fidanzamento» si giustificò Mercedes. «Sam, se vuoi prendere esempio» disse poi al suo ragazzo, con tono giocoso.

«Non scherzare, Mercedes. Sam sarebbe capace di chiederti di sposarlo domani, dopo che gli hai detto così» rise Blaine.

«Da noi al Glee era cosa comune. C’erano proposte di matrimonio un giorno sì e l’altro pure» disse Santana a Jeremiah che assisteva confuso alla scena.

«Ah, i vostri compagni e compagne non vi facevano serenate sul posto di lavoro?» sghignazzò Jeremiah.

Blaine si coprì il volto con le mani, arrossendo.

«Oh mio Dio!» trillò Mercedes. «Tu sei quel Jeremiah! Ho realizzato solo ora!»

«Buongiorno» rise Kurt, alzando gli occhi al cielo.

«Ah, è una storia risaputa?» disse Jeremiah stuzzicando Blaine. «Beh, le cose alla fine sono andate bene».

«Proporrei anche un brindisi a Rachel e al suo ritorno alla Nyada!» esclamò Santana, seppellendo per un momento l’ascia di guerra.

«Grazie, Santana. Mi auguro che le cose vadano bene anche per te e Brittany».

«Oh, vanno già alla grande. Brittany sarà una delle ballerine del prossimo tour di Beyoncé ed io mi sono iscritta ad una scuola di ballo» raccontò loro.

«È fantastico ragazze!» esclamò Kurt, euforico. «Cavolo, mi dispiace che Tina, Quinn e gli altri non siano qui oggi per festeggiare con noi…»

«A proposito di Tina» si intromise Brittany, «pare che sia tornata assieme a Mike. Finalmente ha accettato la storia tra Artie e Kitty e non si è fidanzata con l’ennesimo ragazzo gay».

«Grandioso» commentò Kurt non particolarmente interessato.

«Comunque potremmo organizzare altre cene» propose Sebastian. «A volte ci capita di sentirci un po’ soli qui a New York. Potete venire a trovarci quando volete».

«Io verrò qui a New York prima di quanto pensiate» disse Rachel. «Voglio trasferirmi definitivamente qui».

Sebastian corrucciò le labbra, incurvando le sopracciglia. «Quando dici ‘qui’, intendi a New York, non nel nostro loft, vero? Non vorrei sembrare sgarbato ma sarebbe imbarazzante sapere che sei nella stanza accanto e senti tutti i rumori che facciamo in camera da letto».

«Sebastian!» lo richiamò Kurt, dandogli un colpetto sul braccio.

«Che ho detto?!» esclamò lui innocentemente, facendo ridere gli altri.

«Ora ti riconosco» rise Santana. «A noi!» aggiunse invitando gli altri ad alzare di nuovo i calici.

Tutti brindarono e Kurt e Sebastian si alzarono per poter sparecchiare e portare i secondi, lasciando per qualche momento gli altri alle loro chiacchiere.

«Sei più tranquillo ora?» gli chiese Kurt al bancone della cucina.

«Si, decisamente. Non mi hanno ancora lanciato dietro le posate. Penso che sia un progresso» ridacchiò lui, lanciando una rapida occhiata alla tavolata. «Sono contento che Blaine l’abbia presa bene».

«Te lo avevo detto. Non avevi motivo di preoccuparti. È felice per me così come io lo sono per lui» lo rasserenò Kurt, iniziando a riempire i piatti degli amici. «Mi auguro davvero che funzioni tra loro. Dave nel frattempo sta mettendo su casa con Craig. Sono tutti felici».

«Tu lo sei?» gli sorrise in un sussurro, avvicinandosi a lui.

«Come non lo sono mai stato» rispose dolcemente Kurt, sfiorandogli la mano con la punta delle dita. «Quando vanno via te lo dimostro…» aggiunse malizioso.

«E pensare che era iniziato tutto con un’occhiataccia e qualche insulto velato» sogghignò Sebastian. «Ed ora ci sposeremo».

«Gli insulti non erano poi così velati» osservò Kurt. «Ma avevi di sicuro catturato la mia attenzione».

«E tu la mia» disse Sebastian cingendogli i fianchi, dimenticandosi per un attimo degli altri presenti. «Ti amo» mormorò poi colmando la distanza tra loro con un bacio appassionato.

«Ehi! Aspettate almeno che ce ne siamo andati!» li richiamò Santana, seguita dall’applauso degli altri.

Kurt si staccò da Sebastian, rimanendo comunque stretto tra le sue braccia, abbassando la testa completamente rosso in viso. «Ha ragione, rimandiamo a dopo» disse in un sussurro a Sebastian.

Entrambi si accertarono di non essere più al centro dell’attenzione e si guardarono intensamente negli occhi.

«È tutto perfetto» disse Sebastian, scostandogli un ciuffo dalla fronte, guardandolo con occhi colmi d’amore.

Kurt non riuscì a trattenersi e gli dette un altro bacio. «Ti amo» disse volgendo lo sguardo verso i suoi amici.

Blaine alzò gli occhi verso di loro, e sorrise ad entrambi, facendogli un cenno di assenso col capo.

Kurt ricambiò, poggiando la testa sul petto di Sebastian, ricevendo un bacio sul capo.

«Sì, è tutto come dovrebbe essere».

 

 

 

 

 

N/A

 

Ed eccoci arrivati alla fine. Spero tanto che la storia vi sia piaciuta e vi ringrazio per le recensioni e i messaggi che mi avete mandato. Mi hanno fatto molto piacere :’)

Confesso che una piccola parte di me avrebbe voluto continuarla ma, per mancanza di tempo, ho dovuto limitarmi a 10 capitoli. Però non escludo l’idea di scriverne un’altra o addirittura proseguire questa più avanti…

Grazie di nuovo a tutti coloro che l’hanno seguita <3

   
 
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