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Autore: shana8998    14/09/2020    1 recensioni
Dimenticate il solito cliché del ragazzo bello e dannato che stravolge la vita della povera ed ingenua protagonista. Dimenticate la ragazza vergine che perde la testa per il cattivo ragazzo.
Se per una volta fosse la bella e dannata a stravolgere la vita perfetta del protagonista?
Fra Gabriel e Cécile è successo proprio così. Lui ricco, di ottima famiglia , studioso , diligente e fidanzato.
Lei una ribelle piena di tatuaggi e piercing , dalla vita sregolata e disastrata.
Gabriel avrebbe potuto dimenticarla dopo il primo incontro.
Ma forse , sapevano entrambi che sarebbe stato impossibile.
«Tu ed io, siamo colpa del destino»
Genere: Angst, Erotico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Universitario
Capitoli:
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A tutti è dovuto il mattino, ad alcuni la notte.


                                                                                          Gabriel 24.
Vorrei non doverlo fare. 
«Pronto?»
Avrei preferito piombare in casa di Sara e sbrigarmela da solo.
«Mamma...»
Ma non ho altra scelta.
«G-Gabriel? Sei tu?»
Mi mordo un labbro. Drake, Cécile ed Ambra sono attorno a me. E' scesa la sera di un giorno infernale e dopo un susseguirsi di crolli psicologici ed una miriade di idee buttate alla rinfusa, l'unica soluzione plausibile si prospettava come una scaletta di passi da compiere in maniera meticolosa.
Il primo era proprio quello di chiamare mia madre.
«Si, sono io mamma. Volevo sapere come stavate tu e papà» Mi siedo sulla prima sedia libera che trovo attorno al tavolo, le gambe sembrano non reggere il mio peso. Ho i nervi a fior di pelle.
«Stiamo...Abbastanza bene. Tuo padre è in pensiero per te» Ho uno spasmo. Mio padre è sempre quell'uomo che ha minacciato di diseredarmi e mi ha cacciato di casa. Che ora si preoccupi per me conta fra il poco ed il niente.
«Capisco» mormoro quasi assente, immerso nelle mie riflessioni «Comunque puoi riferirgli che sto bene. Ho preso casa a Preston Street con un paio di amici e continuo a studiare.»
Mi gratto la nuca e chiudo le palpebre un paio di volte esasperato da quel discorso inutile. 
Mia madre mi manca questo è innegabile, ma ora proprio è l'ultima che vorrei sentire.
«Sono contenta che tu abbia proseguito gli studi.» L'unica nota positiva di questa chiamata è la sua voce fredda e distaccata quasi quanto la mia.
«E con quella ragazza?» chiede un momento dopo.
«Con Cécile?» Sollevo gli occhi proprio verso lei «E' finita un paio di settimane fa. Sai, avevi ragione, Sara è sempre stata la ragazza per me»
Sento mia madre affogare un sospiro di sollievo «Meglio tardi che mai»
«Già.»
Abbasso repentinamente lo sguardo al mio braccio appoggiato sul tavolo, alle dita che non vogliono darci un taglio continuando a sfregarsi l'una contro l'altra.
«Parlando di Sara-» Vedo le narici di Drake allargarsi a dismisura e la sua espressione torva fare da cornice al suo viso. Mi aveva raccomandato di non menzionare Sara più del dovuto «L'hai più vista?»
Sento le unghie laccate di mia madre battere su quello che sicuramente è il tavolo del soggiorno. Ha sempre ricevuto le sue chiamate seduta ad una delle 10 sedie presenti attorno ad esso, e scommetto che anche ora si trova li.
«Gabriel, da quando vi siete lasciati non è più passata a salutarci» Ammette dandosi un tono d'ovvietà alla voce «Nemmeno ora che i suoi genitori sono in vacanza con tuo padre»
Una scintilla di consapevolezza mi scuote la mente.
Era sola in casa ed è morta solo questa mattina: è ancora tutto sotto controllo.
«Capisco. Immagino che anche di questo io debba farmi carico. E' colpa mia dopotutto...»
«Non pensarci, quando tornerai per le vacanze estive si sistemerà tutto fra di voi»
All'impatto con quell'affermazione, un magone mi scuote lo stomaco. Non rivedrò mai più Sara. Non sentirò più la sua voce, la sua risata o semplicemente non potrò più essere guardato dai suoi occhi. Mai più.
«Lo spero. Lei mi manca sul serio»
La conversazione fra me e mia madre prosegue per qualche altro minuto. Poche frasi concise e nessun modo di attaccar briga. Non è quello che cerco, ho già la mia risposta.
«Allora?» Ambra si solleva dalla sedia fissandomi con aria impaziente non appena riaggancio con mia madre.
«Non la vede da parecchio ed i suoi genitori sono in vacanza con mio padre.»
Una luce di speranza le attraversa gli occhi.
«Perfetto!» Esordisce il biondo «Ma la prossima volta quando ti dico una cosa, vedi di farla».
«So quello che faccio.» Rispondo osservando le sue braccia muoversi verso il borsone da palestra della sua ragazza.
«Spero che saprai cosa fare anche dopo» Lo solleva e se lo carica in spalla «Forza, andiamo.».
Ambra si infila la giacca e lo segue all'esterno dell'appartamento.
«Sei sicuro di volerlo fare?» L'ombra di Cécile mi appare alle spalle.
«C'è un altro modo?»
Fa un passo avanti e sento il suo respiro scivolarmi addosso «Possiamo occuparcene noi.»
L'idea che lei ed il suo gruppo di amici psicopatici siano in grado di sbarazzarsi di un corpo come dei mercenari senza scrupoli mi fa accapponare la pelle.
«Era la mia ragazza, no?» la precedo senza aggiungere altro. 
                                                                                   ******
Eccoci qui, solo quaranta minuti dopo, fuori dal giardino di Sara.
La villa giace nel buio. C'è silenzio. Un silenzio angosciante, pesante e l'aria, tutto un tratto, si è fatta irrespirabile.
Scendiamo dall'auto tutti e quattro nello stesso momento.
«E' la luce del salotto quella?» Drake indica le finestre a pian terreno.
«Si.» Rantolo senza accorgermene.
Cécile, di riflesso, mi punta gli occhi addosso. So che immagina perfettamente come mi sento in questo momento, peccato, che forse lei ci riesce a capire il mio stato d'animo ed io no.
«Ok entriamo e?» Fa Drake attendendo un eventuale mossa secondaria ma proprio in quel momento due fari ci acciecano arrivandoci alle spalle.
«Chi cazzo è?» 
L'auto si ferma ed i fari si spengono facendo piombare nel buio le sagome all'interno. Il vero sgomento lo provo solo quando esse scendono dall'auto.
«Che significa?» Ringhio.
I volti di Jace, Victor e Marcus appaiono come un fulmine a ciel sereno davanti ai miei occhi.
«Dovevo farlo. Dovevo chiamarli» Tenta di giustificarsi Cécile.
Le lancio un'occhiata all'arsenico in grado di uccidere.
«Dovevi farlo? E' la mia cazzo di ex ragazza e loro sono tre fottuti bugiardi!» Le grido in faccia spalancando un braccio verso la villa.
«Ehy, ehy...modera le parole, amico» Jace, con aria spavalda, si muove sulla ghiaia sicuro di sé «Siamo qui per aiutarti, non per fregarti» Ferma i piedi ad un passo da me, «O almeno, non un'altra volta», poi mi sorpassa e fa un cenno con il capo a Cécile.
Voglio ucciderlo e da come lo guarda Cécile dopo che lui le ha ghignato in faccia, deduco che non sono l'unico.
Anche Marcus e Victor si decidono ad abbandonare l'auto. Impugnano secchi in plastica e stracci ed uno di loro stringe nella mano un rotolo di sacchi per l'immondizia.
Trattengo il fiato. C'è confusione nella mia testa.
Marcus è con loro? Perché?
«Allora? Entriamo e ripuliamo questo casino?» Fa il musicista scrutandomi dall'angolo dell'occhio.
Sollevo una mano pronto per dire qualcosa ma le parole mi muoiono sulla lingua. Serro le labbra e mi faccio strada fra di loro, arreso.
«Ricordatevi sempre che tenevo a lei» afferro il chiavistello del cancello e libero l'anta.
                                                                                         *****
Liberarsi di un cadavere non era nella lista di cose da fare durante questo primo anno d'università. Liberarmi del cadavere della mia ex men che meno.
«Sembra di stare in un mattatoio» Commenta disgustata Ambra, facendosi largo fra le pozze di sangue.
Attraverso la cucina sul retro quasi in punta di piedi come se non volessi disturbare il corpo della mia ex nell'altra stanza.
Le pedate di sangue degli assassini sono arrivate fin qui.
Guardo il loro percorso, disgustato dal fatto che abbiano anche manomesso i suoi mobili.
Ci sono piatti rotti ovunque e cassetti aperti sparsi per la stanza. Lo stesso scenario si ripropone in salotto, con l'eccezione che fra le cianfrusaglie di casa Stang c'è il corpo esanime della loro amata figlia riverso in una pozza di sangue.
«Hanno inscenato un furto per coprire l'omicidio di Sara» Ci fa notare Jace muovendosi rilassato in quel marasma di visioni raccapriccianti, con tanto di mani nelle tasche.
«Gabriel? Tutto bene?» La voce preoccupata di Cècile mi arriva alle orecchie, ma prima ancora un conato mi serra la gola.
Ogni arto trema e le fibre del mio corpo sono tese e sensibili come non mai.
Marcus mi appoggia una mano sulla spalla ed io mi ritraggo di riflesso. Lo sguardo sbarrato, la paura negli occhi.
I loro volti sono in pensiero per me.
«V-Va tutto bene...è solo che...»
Tremo alla vista del corpo di Sara. Al sangue. C'è sangue ovunque.
«Devo uscire» Mi affretto a dire, correndo a ritroso fuori dalla villa.
«Gabriel!» 
Appena riesco a spalancare la porta vomito fra l'erba dello spiazzo sul retro e mentre lo faccio, ogni attimo, ogni momento, ogni giorno passato con Sara mi torna in mentre come un pesante colpo di fucile nel petto.
«Gabriel! Gabriel, sta calmo...» Cécile mi accarezza la schiena cercando di tranquillizzarmi. Non ci riesce. Nulla può riuscirci.
Crollo indietro, a sedere sull'erba.
«Era la mia ragazza...» Dico singhiozzando tanto che il petto mi fa male. «Sono cresciuto con lei. L'ho amata ed ora...Non la vedrò mai più, vero?» Devo fare veramente pena.
Cécile mi guarda apprensiva e si siede fra l'erba accanto a me.
Vorrebbe dire qualcosa ma si limita a stringere la mia testa fra le sue braccia ed io voglio solo piangere finché queste lacrime non mi sconquasseranno il petto.
                                                                                         Cècile.
«Se non se la sente ci pensiamo noi» Drake si affaccia dalla porta che da sul retro. Mi volto a guardarlo per un secondo e poi torno a scrutare Gabriel. Gli ho accarezzato la testa per tutto il tempo lasciandogli buttare fuori tutto l'immenso senso di colpa che prova ed il disprezzo, perché lo so, ora si disprezza.
«No, ce la faccio» mi mormora sulle cosce sollevandosi un secondo a seguire «E' successo per colpa mia e poi...voglio salutarla per l'ultima volta».
So quanto è dilaniante seppellire una persona che hai amato profondamente. A me è successo quando ho perso Katarina.
«Ricordati che lei sa che l'hai amata, anche se non ci aiuti a far sparire il corpo» dico con la speranza di convincerlo ad allontanarsi dal resto del gruppo. Niente gli fa cambiare idea.
                                                                                         ******
«Avevi mai pulito la scena di un crimine?» Sollevo gli occhi a Jace «Sta zitto e pensa a passare quella spazzola piena di sapone sul pavimento.»
Il corpo è stato spostato sul tappeto persiano in soggiorno. E' con quello che la porteremo fuori di qui e decideremo cosa farne.
«Cosa ne facciamo del divano?E' distrutto» Domanda Gabriel sollevandosi da terra e raccogliendo la spugna intrisa di sapone e sangue.
«Effettivamente, non possiamo lasciarlo qui. Il sangue non se ne andrà mai» Afferma Victor e Marcus annuisce in accordo con lui.
Tiro un lungo respiro «Il camioncino che tuo padre usava per le moto, Marcus. Torna in città e prendi quello»
Il moro annuisce in fretta e corre fuori di casa strappandosi via dalle mani il paio di guanti usa e getta.
«Che avete da guardare?» Chiedo a tutti gli altri che mi stanno fissando inebetiti «Tornate a pulire!»
Torno a chinarmi verso il pavimento anch'io.
«Marcus? Perché mi hai costretto a portarlo qui?» Lo sguardo velenoso di Jace mi attraversa parte parte la faccia.
«Perché so di chi posso fidarmi» Dico secca, gettando la spugna nel secchio e fissandolo dritto negli occhi, prima di spostarmi lontana da lui.
Non battiamo ciglio nemmeno per un momento. Nonostante la stanchezza ed il lavoro più arduo di quanto creduto, all'alba, in salotto non ci sono più macchie di sangue. Il divano è stato caricato sul furgoncino di Marcus e portato via dallo stesso, mentre, noi altri abbiamo avvolto il cadavere di Sara nel tappeto caricandolo nell'auto di Ambra.
«Dite che ci troveranno?» Mormora Ambra guardando fuori dal finestrino dell'auto l'asfalto corrergli sotto.
«Faremo in modo che non accada» risponde in un soffio Drake mantenendo gli occhi sulla strada e le mani strette allo sterzo.
«Non siamo stati noi, giusto?»
«No, non siamo stati noi.»
                                                                                                 Gabriel.
«Sta sorgendo il sole» sussurro guardando la coltre d'acqua.
La sabbia attorno al molo è ancora avvolta dal chiarore della notte, mentre sulla cresta dell'acqua incomincia a stratificarsi una distesa argentea colpita dai raggi di quella palla immensa dietro l'orizzonte.
Non ho mai visto un'alba più triste di questa.
Dietro le mie spalle, Marcus, Victor, Jace e Drake issano il corpo di Sara avvolto nel tappeto Persiano a fatica.
Ambra stretta nelle braccia li osserva mesta.
«Che riposi in pace»
Il tappeto si apre in più giravolte sulla sua stessa lunghezza prima di liberare il corpo di Sara che annega nella profondità dell'acqua come un enorme e pesante ricordo da sommergere per poi essere dimenticato per sempre.
Vedo il suo splendido viso sparire sotto l'acqua verdastra del molo ed i suoi meravigliosi occhi celesti fissarmi per l'ultima volta.
Non ho più singhiozzi, quelli li ho finiti tutti, ma una lacrima isolata mi scotta la pelle della guancia.
Mi asciugo velocemente il naso con la mano e distolgo lo sguardo muovendomi verso l'auto.
«Andiamo via, dobbiamo pensare a far sparire quel tappeto.»
Non so cosa pensino gli altri, forse che sono un debole. Francamente non mi interessa.
Non possono immaginare come mi sento adesso e non è solo per ciò che è successo a Sara.
Siamo tutti nei guai. Tutti possibili cadaveri galleggianti.
Jace si sporge dalla cappotta della sua auto. Gli altri sono già dentro pronti a partire «Che la prossima volta non sia per sotterrare un cadavere» pronuncia mimando un saluto con due dita e si cala in auto ripartendo a tutto gas.
 Imbocchiamo strade diverse, uscendo persino da lati differenti del molo.
L'ansia del pensiero di essere visti da qualcuno ci sta letteralmente divorando. Ma se c'è qualcosa di ancora più atroce dell'idea di essere visti, è l'idea di dover nascondere un divano intriso di sangue e questo tappeto le cui fibre sono ormai sparse per tutta l'auto di Ambra.
«Dovrai buttarla»
«Non ci pensare! Ho pagato un occhio della testa questa macchina!»
«Dovrai farlo» Ribatte indispettito il fidanzato «Non vuoi mica finire dietro le sbarre solo perché quest'auto ti è costata troppo?»
Non ne posso più di sentirli litigare, fra l'altro, se lei si fosse seduta accanto a lui invece di farci stare me sarebbe stato meglio.
Allungo una mano verso la radio e alzo il volume. Noto che nessuno ci fa caso. Cècile ha le cuffiette alle orecchie e dorme e questi due continuano ad abbaiarsi contro come cani.


«Ultimi aggiornamenti. E' stato ritrovato, proprio questa mattina, il corpo senza vita di Sebastian Art, noto fioraio della zona. Sebastian Art aveva un chiosco proprio vicino Petter's Park. Era molto amato da chi lo conosceva e pare non abbia mai avuto screzi con nessuno. Le cause del decesso, non ancora note, sono al vaglio del medico legale che nella mattinata di oggi effettuerà le prime analisi del caso.»

Cosa spaventa di più? Seppellire un cadavere o sapere che il prossimo potresti essere tu?
   
 
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