Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: MoodlyM    14/09/2020    1 recensioni
Ognuno di noi ha le proprie convinzioni, le proprie idee, i propri sogni, le proprie aspettative. Questi possono essere simili, ma mai uguali. Per questo è così difficile capire cosa l’altra persona sta pensando, perché lo sta pensando, cosa lo ha portato a quel pensiero e come poter cambiare il pensiero di quello persona. Ma è davvero giusto cambiare il pensiero di una persona? E’ davvero giusto far valere il proprio su quello altrui?
Dipende. Probabilmente in situazioni normali la risposta poteva anche essere un no. Ma Hanji non poteva accettare il pensiero di Eren.
(Spoiler capitolo 132. Implied Hanji/Levi.)
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Vuoi per semplice sfiga o per pura fortuna, la vita non sempre va come vorremmo. Forse, a volte, non sappiamo nemmeno come la vogliamo e altre volte, invece, ci rendiamo conto di aver voluto cose che in realtà non volevamo.

Purtroppo, ma soprattutto per fortuna, ognuno di noi si differenzia dall’altro per qualcosa, in qualcosa e con qualcosa. Per qualcosa che ha vissuto, in qualcosa che ha pensato, con qualcosa che può averlo cambiato o mostrato. Ognuno di noi ha le proprie convinzioni, le proprie idee, i propri sogni, le proprie aspettative. Questi possono essere simili, ma mai uguali. Per questo è così difficile capire cosa l’altra persona sta pensando, perché lo sta pensando, cosa lo ha portato a quel pensiero e come poter cambiare il pensiero di quello persona. Ma è davvero giusto cambiare il pensiero di una persona? E’ davvero giusto far valere il proprio su quello altrui?

Dipende. Probabilmente in situazioni normali la risposta poteva anche essere un no. Ma Hanji non poteva accettare il pensiero di Eren. Non poteva accettare il genocidio di massa che stava mettendo in atto il ragazzo che aveva visto crescere. Non le importava se a lei e al resto degli abitanti dell’isola non venisse torto un capello mentre là fuori, nel mondo, chissà quante persone sarebbero state private della vita e dei sogni, proprio come era capitato e continuava a capitare a loro. Capiva la rabbia di Eren, il desiderio di essere libero, ma non capiva come da vittima fosse diventato carnefice. Tutti loro erano state vittime, ma nessun altro aveva osato fare tanto. Poi c’erano anche coloro che non avevano osato, ma stavano assecondando. 

Eren, fu l’unico che aveva passato una notte intera in piedi ad ascoltare le sue mille teorie, spiegazioni ed esperimenti sui giganti, coloro che l’avevamo impegnata per buona parte della sua vita in stancanti ed eccitanti studi, in estenuanti e dolorose battaglie in cui aveva perso tante di quelle persone care di cui teneva dolorosamente il conto.

Eren, il ragazzo assetato di libertá che aveva visto crescere in quei quattro anni, era proprio colui che andava fermato. Colui che voleva cancellare il mondo oltre le mura per poter far vivere in pace quello che per anni era stato ingiustamente confinato dentro delle mura, fatte esse stessi da quei giganti che avevano combattuto e portato un’infinità di dolore per anni, gli stessi che stavano avanzando verso di loro.

Hanji capiva che questo odio tra maleyani ed eldiani sarebbe continuato, che la guerra non sarebbe cessata, ma sperava ancora di trovare una terza via di pace, che non comprendeva nè il genocidio nè l’eutanasia. Non aveva ancora trovato questa terza via e forse, a questo punto, non avrebbe più avuto modo di trovarla. Non sapeva se fosse stata o meno un buon comandante. Lei di certo non si considerava tale. Probabilmente averle affidato quell’incarico fu l’unico sbaglio di Erwin. Ma in quel momento Hanji qualcosa la sapeva, finalmente: era arrivato il suo momento. Era arrivato il momento di concludere il suo dovere nel migliore dei modi e permettere alla sua squadra di salvare l’umanità. Sperava di salvare tanti cuori innocenti con il suo sacrificio. Aveva persino ucciso i suoi stessi compagni per salvare il cuore di miliardi di sconosciuti. Ma non avrebbe salvato il cuore più vicino al suo, quello con cui aveva condiviso tanto e che era già stato frantumato più volte in passato.

Hanji sapeva del dolore che avrebbe lasciato a Levi, perché lo condivideva, ma non potevano fare altro che mettere, per l’ennesima volta, da parte sé stessi e i propri sentimenti. Non potevano essere egoisti, perché questo era ciò a cui si erano dedicati per anni, e per questo si sarebbero anche sacrificati, come più volte avevano recitato. O per meglio dire, quasi tutti avevano recitato questa frase più volte, ad eccezione di Levi. Fu per questo che, dopo averlo convinto senza troppe cerimonie a lasciarla andare, Hanji sgranò gli occhi e rimase scioccata quando l’uomo le appoggiò un pugno chiuso sul petto pronunciando quelle parole. –Dedica il tuo cuore- le aveva detto. Il cuore di Hanji si strinse, e gli sguardi non si incrociarono nella speranza di rendere meno doloroso quell’addio. Poi lui voltò le spalle e se ne andò. Hanji rimase a fissare sgomenta la sua schiena per ancora qualche secondo, poi rise: -haha! E’ la prima volta che ti sento dire questo!- esclamò, poco prima di utilizzare il movimento tridimensionale e raggiungere i giganti colossali. E si congedò così, con il sorriso sulle labbra e un finto coraggio addosso. Levi la stupì sinceramente, e questo la aiutò: a nascondere con maggiore facilità la paura, e ad affrontare con maggiore difficoltà i suoi sentimenti.

Forse sarebbero davvero dovuti rimanere in quella foresta, loro due. Forse avrebbe davvero dovuto scegliere la vita. Ma scappare non era una cosa che le si addiceva, era più forte di lei.

Se solo quell’idiota di Eren ne avesse parlato con lei, invece di parlare tra sé e sé o con gli specchi forse avrebbero potuto trovare una soluzione insieme. Vero era però che fino ad allora lei una soluzione non l’aveva ancora trovata, perché purtroppo, o per fortuna, la vita non sempre va come vorremmo.

-Ahh, i giganti sono davvero… Meravigliosi- affermò con la bocca leggermente incurvata all’insù e il viso imperlato di sudore alla vista dei giganti colossali che la destarono dai suoi pensieri.

 

E fu dopo aver combattuto con tutte le sue forze dando il meglio di sè, dopo aver provato lo straziante dolore fisico che il fuoco le aveva provocato facendosi strada nella sua pelle, raggiungendo gli strati più profondi dei tessuti, che d’improvviso si svegliò distesa per terra.
-E la barca volante?- fu il suo primo pensiero scattando seduta.
-È decollato- udì come risposta. Si voltò verso il suono della voce e fu in quel momento che li vide tutti. Il volto sorridente di Erwin, che gli diceva di aver fatto il suo dovere, il caloroso sorriso di Moblit, Mike, Sasha, Nanaba, Keith, Nifa, Petra e tutti gli altri.
-Erwin...Tutti...- disse dando voce ai suoi pensieri. Chiuse gli occhi ed abbassó lievemente la testa, la bocca un linea retta e le sopracciglia incurvate all’ingiù quando realizzó cosa era successo, dove si trovava, qual’era stato il suo destino.

Ci sono volte in cui purtroppo e per fortuna vanno di pari passo, si stringono la mano. Per questo Hanji pensò che, purtroppo, aveva perso la vita, ma per fortuna ne era valsa la pena.
Sollevó lo sguardo e osservó la barca volante nel cielo, poi afferrò la solita mano di Moblit tesa verso di lei pronta a rimetterla in piedi, cominciando a lamentarsi dei problemi che aveva avuto per essere stata nominata comandante.
Perlomeno aveva ritrovato tutti i suoi compagni ed era riuscita a far decollare la barca volante.

                                                                                                                                     

   
 
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