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Autore: Cassandra caligaria    15/09/2020    4 recensioni
Tutti umani, trentenni. Le vicende narrate saranno ambientate per la maggior parte nella Boston dei giorni nostri.
La narrazione sarà tutta dal punto di vista di Edward, con qualche extra dal punto di vista di Bella.
Dal primo capitolo:
Mi guardai intorno ammirando l’eleganza dell’ambiente quando ad un certo punto rividi la ragazza del parcheggio che parlava con Rosalie vicino all’ascensore.
«Lei lavora qui?» domandai a Jasper.
«Chi?»
La indicai con un dito e proprio in quell’istante i nostri sguardi si incrociarono.
«Oh, lei! È l’amministratrice dell’azienda» rispose Jasper divertito.
«Merda.»
«Non conosce altre parole?» mi domandò divertita lei. Ma quando si era avvicinata a noi?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie, Leah/Sam
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
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«Te l’avevo detto che ti serviva una camera doppia» sussurrò nel mio orecchio, baciandomi sul neo che trovava sexy – come mi aveva confessato nel magazzino – e provocandomi un brivido lungo tutto il corpo.
Mi voltai verso di lei e vidi nei suoi occhi lo stesso desiderio che bruciava nei miei.
Le presi il viso tra le mani e incollai le mie labbra alle sue febbrilmente. Non ce l’avrei fatta a fermarmi stavolta, volevo toccarla ovunque e volevo che lei mi toccasse ovunque e volevo unirmi a lei in ogni modo possibile. La desideravo troppo. Mi sarei fermato solo se me lo avesse chiesto lei, ma dubitavo che lo avrebbe fatto.
Rispose al mio bacio con foga, afferrandomi e tirandomi i capelli e stringendomi più forte a lei, come se avessi mai potuto andare altrove.
Era un bacio famelico, diverso da quello che ci eravamo scambiati in aeroporto.
Lei mi voleva, come io volevo lei.
Forte di questa convinzione, le tirai giù la zip del piumino e lei se lo sfilò, lasciandoselo cadere ai piedi. Armeggiai con la sua sciarpa, cercando di non strozzarla e la sentii ridere nella mia bocca quando mi arresi. Si staccò un attimo da me per toglierla agevolmente in poche mosse e mi guardò così intensamente che temetti che il cuore mi sarebbe scoppiato nel petto.
Tirò giù la zip del mio piumino e mi aiutò a sfilarlo, lentamente, senza mai staccare i suoi occhi dai miei. Con le mani e le braccia finalmente libere da ingombri le presi il viso tra le mani e la baciai di nuovo, poi feci scivolare una mano sulla base della sua schiena per stringerla più forte a me. I nostri bacini si scontrarono e quando sentì quanto la desideravo tremò fra le mie braccia.
Le sue mani veloci mi avevano già sfilato la cintura dai passanti dei pantaloni e mi stavano sollevando l’orlo del maglione. La allontanai un po’ da me solo per sbottonarmi i primi bottoni della camicia e quelli dei polsini, così riuscii a sfilare in un unico gesto maglia intima, camicia e maglione.
Sorrise della mia impazienza e si avvicinò al mio petto, lasciandomi un bacio dove il mio cuore batteva come un forsennato, mentre con le mani accarezzava il mio petto e il mio addome fino ad arrivare in basso per sbottonarmi la patta dei pantaloni.
«Tu sei ancora troppo vestita» mormorai mentre le tiravo giù i jeans e mi abbassavo per afferrare l’orlo del suo maglione. Sollevò le braccia per aiutarmi e rimase davanti a me in canottiera. Il suo petto si alzava e si abbassava più velocemente del solito. Ero ipnotizzato. Le sfilai anche la canottiera e quando vidi che indossava un reggiseno di pizzo verde scuro, quella tonalità che tanto adoravo su di lei, deglutii a vuoto. Avvicinai delicatamente un dito alla sua pelle, continuando a guardarla negli occhi, chiedendo un tacito permesso che mi accordò sorridendo. Accarezzai da sopra la stoffa il suo seno con venerazione, disegnandone il profilo, senza mai smettere di guardarla negli occhi. Le sorrisi e avvicinai il mio viso al suo petto. Tracciai con il naso delle piccole linee, beandomi della fragranza delicata che emanava la sua pelle. La consistenza della sua pelle era una delle cose che insieme al suo profumo più mi facevano impazzire: era morbida e setosa, delicata. Le lasciai leggeri baci umidi su ogni parte di pelle scoperta e sentii il suo respiro accelerare e le sue mani stringere i miei capelli. Le lasciai anch’io un bacio sul cuore, come aveva fatto lei con me poco prima, e poi mi riappropriai delle sue labbra.
Senza staccarci, inciampando nei vestiti e nelle scarpe che avevamo lasciato per terra, raggiungemmo il letto. Mi sedetti sul bordo trascinandola a cavalcioni su di me. Con un’unica mossa e con una sola mano le sganciai il reggiseno e notai il suo sguardo soddisfatto quando la aiutai a sfilarlo, riflesso del mio.
Ben fatto, Edward. Mi diedi mentalmente il cinque da solo. Era la prima volta che ci riuscivo in un’unica mossa pulita.
«Sei bellissima» mormorai con voce roca mentre guardavo ipnotizzato i seni più belli e perfetti che avessi mai visto. Pieni, sodi, morbidi. Li avevo sognati mille volte, dalla prima volta in cui avevo posato lo sguardo sulla sua figura, eppure mai avrei immaginato tanta perfezione.
La sentii ridacchiare, ma quando spostai lo sguardo sul suo viso vidi che nei suoi occhi non c’era traccia di divertimento.
«Sei bellissimo anche tu» sussurrò accarezzandomi dolcemente il viso, sostituendo poi le sue mani con le labbra.
Mi lasciò baci ovunque, sul viso e sul collo, mentre con le mani studiava il resto del mio corpo e io facevo lo stesso col suo.
Mi trascinai verso il capo del letto tenendola stretta a me. Mi sistemai su un fianco di fronte a lei, continuando a baciarla e a toccarla ovunque, dedicando particolari attenzioni al suo petto.
«Vorrei avere cento bocche e altrettante mani per poterti toccare e baciare ovunque nello stesso istante» sussurrai nel suo orecchio. Mi mordicchiò delicatamente la pelle del collo, mentre le sue mani avevano iniziato ad accarezzarmi il rigonfiamento ormai incontenibile nei miei boxer.
«Ah, ah» le presi gentilmente la mano e la portai alle labbra, baciandone il dorso.
«Prima le signore» le sorrisi e mi sorrise di rimando. Desideravo più di ogni altra cosa che lei mi toccasse e mi desse piacere, ma ancora di più volevo essere io a toccare lei e a darle piacere.
Non ero mai stato un amante troppo generoso, perché non ero mai stato con nessuna donna che avessi mai veramente amato. Non mi ero mai occupato troppo del benessere delle mie precedenti partner, facevo giusto il minimo sindacale per non far loro male, e poi andavo dritto al sodo. Pochi preliminari, baci quasi inesistenti. Mi preoccupavo per lo più di soddisfare il mio piacere, sicuro che ne provassero loro. Preferivo ricevere, più che dare.
Con Bella era tutta un’altra storia.
Volevo prendermi cura di lei, volevo imparare a conoscerla, volevo capire cosa le piaceva e farla godere. Volevo fondermi con la sua pelle, volevo diventare una cosa sola con lei, volevo vedere la sua espressione estasiata e godere della soddisfazione che il merito era stato il mio.
Il desiderio che avevo di lei era così potente che faceva quasi male.
Non era solo una normale risposta fisiologica al suo corpo nudo vicino al mio, era estremamente più complesso. Lei era bellissima e desiderabile, ma io non volevo solo il suo corpo.
Io volevo la sua anima, la sua mente, volevo essere il centro dei suoi pensieri e delle sue fantasie esattamente come lei era il centro dei miei. Volevo che desiderasse solo me per sempre, come io avrei desiderato solo lei fino alla fine dei miei giorni.


Le sussurrai mille volte che era la donna più bella che avessi mai visto mentre le sfilavo gli slip e iniziavo ad accarezzarla con l’indice delicatamente, avanti e indietro. La sentii tremare. Gemette quando infilai senza difficoltà un dito dentro di lei, mentre con il pollice disegnavo dei piccoli cerchi sul suo clitoride. Era già pronta, ma non volevo avere fretta. Io potevo aspettare, lei era la mia priorità.
Continuai a baciarla, mentre la sua mano sinistra mi stringeva il fianco e la destra era intrecciata alla mia sinistra, appoggiate sul cuscino sopra la sua testa. Con il medio e l’anulare dentro di lei continuai a stimolare delicatamente il piccolo rigonfiamento spugnoso che ero riuscito a individuare facendola quasi sobbalzare, mentre con il palmo della mano premevo e massaggiavo il suo clitoride.
Quando mi rendevo conto che aveva bisogno di prendere aria, allontanavo momentaneamente la mia bocca dalla sua e passavo a baciarle e succhiarle il collo o il seno o qualsiasi altra porzione di pelle riuscissi a raggiungere.
A un certo punto, le sue cosce si strinsero intorno alla mia mano e sentii i suoi muscoli irrigidirsi.
«Vuoi che mi fermi? Hai bisogno di andare in bagno?» le domandai premuroso, sapendo che probabilmente stava provando uno stimolo simile a quello che si prova quando si deve urinare.
Scosse il capo, con il respiro ansante. Le sorrisi e le baciai le labbra e le guance.
«Rilassati, amore. Lasciati andare, sono io» soffiai sulla sua guancia, accarezzando con le labbra la sua pelle arrossata. Era bellissima.
Le mie parole sortirono l’effetto desiderato. Sentii la morsa delle sue cosce allentarsi e i suoi muscoli rilassarsi sotto il mio tocco.
«Oh, Edward» disse con voce rotta.
Strinse ancora più forte il mio fianco con la mano e un liquido denso e caldo iniziò a scorrere oltre il mio polso destro, fino a metà dell’avambraccio. Non ero mai riuscito a regalare un orgasmo del genere fino ad allora e dalla sua espressione sorpresa, dedussi che non era successo mai neanche a lei.
Ero compiaciuto, ero felice, ero eccitato da morire. Donarle un tale piacere, scoprire quanto era ricettiva al mio tocco e vedere che effetto avevo sul suo corpo e sulla sua mente era stato estremamente appagante.
Continuai a massaggiarla ancora, rallentando il ritmo, con movimenti gentili e delicati, mentre le mie labbra non avevano alcuna intenzione di allontanarsi dalle sue. I suoi gemiti e i suoi sospiri erano musica per le mie orecchie. Non desideravo altro che le sue carezze e suoi baci e il suo respiro sulla mia pelle e nella mia bocca.


«Sai che avevi ragione: i nei possono essere sexy» mormorai affondando il viso tra i suoi seni e baciando la piccola macchia scura che aveva sul seno sinistro all’altezza del cuore. Sentii il suo battito accelerare e sorrisi compiaciuto.
Arrossì. «Te l’avevo detto» mormorò, cercando di mascherare la sua eccitazione con il suo solito tono da simpatica saccente.
Mi allungai per baciarla. «Sei bellissima quando arrossisci» e arrossì di nuovo.
Posai la testa sul suo petto e mi beai delle sue carezze, mentre il ritmo del suo cuore rimbombava nel mio orecchio. La sentii sospirare.
«Potrei restare così per sempre» le confessai.
Mi diede un bacio sulla testa.
«Credo di non essere mai stata così felice» mi sussurrò nell’orecchio.
Mi sollevai sulle braccia per non pesarle troppo e la baciai con trasporto, mentre il mio bacino sfregava sul suo. Sentii le sue mani che afferravano l’orlo dei miei boxer e li tiravano giù lungo le mie gambe, li lanciai da qualche parte con i piedi. Mi strizzò i glutei e gemette quando iniziai a muovermi avanti e indietro su di lei, replicando quello che avevo fatto con il mio indice prima. Era la sensazione più bella del mondo sentire ogni parte del suo corpo nudo contro il mio e lo sfregamento delle nostre parti intime era molto piacevole per entrambi, ma dovetti allontanarmi a malincuore dopo un po’ per andare a recuperare un preservativo. Non avrei retto ancora per molto in quelle condizioni.
Fece un verso contrariato quando mi staccai da lei. Ridacchiai.
Si era messa seduta sul bordo del letto. Sentivo il suo sguardo su di me, si stava proprio godendo lo spettacolo di me nudo che cercavo di recuperare in mezzo al caos dei nostri vestiti lasciati sul pavimento la scatolina di preservativi dalla tasca del mio piumino.
Quando mi trovai di fronte a lei in tutta la mia gloria, la vidi deglutire a vuoto, i suoi occhi bruciavano.
«Ricordami di ringraziare mio fratello che me li ha dati in aeroporto, altrimenti a quest’ora sarei dovuto scappare per strada a cercare qualche distributore automatico» le dissi mostrandole il motivo per cui mi ero alzato dal letto.
«E in queste condizioni, non credo che sarei riuscito a farmi entrare i pantaloni» terminai mentre mi sedevo al centro del letto di fronte a lei con le gambe divaricate.
«Giuro che domani lo ringrazierò io stessa» mormorò roca, voltandosi verso di me.
Le feci segno di avvicinarsi aprendo le mie braccia, dopo aver indossato il preservativo.
Mi sorrise e si avvicinò a me mettendosi sulle ginocchia. Le presi entrambe le mani mentre lei si sistemava su di me, le sue cosce sulle mie, il suo bacino contro il mio. Puntellai i miei piedi sul materasso dietro alla sua vita, mentre le sue gambe si strinsero sui miei fianchi. Le accarezzai delicatamente le cosce, poi la vita, le braccia e infine il viso prima di baciarla. L’urgenza iniziale aveva lasciato lo spazio alla tenerezza e alla dolcezza che avevano sempre caratterizzato il nostro rapporto. La desideravo dalla prima volta in cui avevo posato lo sguardo su di lei e avevo in mente migliaia di fantasie da soddisfare con lei – ed ero sicuro che le avremmo soddisfatte insieme, sia le mie che le sue fantasie – ma era la nostra prima volta e volevo godermi ogni istante, volevo guardarla negli occhi, volevo tenerla il più possibile vicina a me, volevo sentire i nostri respiri che si mescolavano e volevo amarla come meritava.
Bella non era un capriccio, era la donna della mia vita e lo sapevo da tempo, ma ne ebbi conferma quando i nostri corpi si incastrarono perfettamente, quando iniziammo a muoverci trovando insieme il ritmo, occhi negli occhi, pelle contro pelle.
La complicità che avevamo sempre avuto e i sentimenti che c’erano tra noi amplificavano tutte le sensazioni che stavamo provando in quel momento.
L’orgasmo ci travolse quasi simultaneamente e sentii una scarica travolgermi dalla testa ai piedi. Non avevo mai provato niente di così potente in tutta la mia vita.
Era questo quello che si provava quando si faceva l’amore con la donna che si amava?



Mi svegliai quando le prime luci dell’alba fecero capolino nella stanza. Bella era ancora profondamente addormentata, i capelli sparsi sul cuscino e la sua mano sul mio addome. Era bellissima. Le immagini della notte appena trascorsa si riaffacciarono nella mia mente, seguite da quelle di me e lei nella doccia. Le accarezzai delicatamente i capelli per non svegliarla e sorrisi. Dopo tutto quello che c’era stato tra noi, eravamo riusciti a lavarci insieme tranquillamente ridendo e scherzando – aveva riso un po’ meno lei quando le avevo fatto andare accidentalmente lo shampoo negli occhi – e sempre con lo stesso spirito leggero avevamo sistemato il caos dei nostri vestiti miseramente sparsi sul pavimento, prima di addormentarci stretti l'uno all'altra.
Alla faccia dei miei piani romantici per la nostra prima volta a Capodanno, pensai sorridendo. Bella riusciva sempre a scombinarmi tutto e la adoravo anche per questo.


«Ben svegliata», le sussurrai quando aprì gli occhi, «dormito bene?»
«Benissimo» mi rispose allegra, mentre si sistemava meglio su di me, rotolando su un fianco.
«Mm… Ben svegliato anche a te» mormorò sul mio collo, una punta di divertita malizia nella sua voce.
«Oh… scusa, è… la mattina» farfugliai imbarazzato per la mia erezione mattutina.
«È normale, Edward, non devi imbarazzarti. È segno che godi di ottima salute» mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Sentire il suo bacino contro il mio non aiutava.
«Se mi dai un attimo, vado in bagno, così…» cercai di allontanarmi, ma fui interrotto di nuovo dalle sue labbra sulle mie.
«Edward», mi disse maliziosa mentre allargava le sue gambe posizionandole ai lati delle mie per bloccarle lì ferme sul letto, «lo sai che non mi piace sprecare una buona occasione».
Scossi il capo, sorridendo, e la baciai. Le mordicchiai delicatamente la punta della lingua e la sentii gemere di piacere.
«Riesci a resistere o devi proprio andare in bagno?» mi domandò premurosa, quando ci staccammo. Le sorrisi.
«Non ho bisogno di andare in bagno» la rassicurai stampandole un bacio sulle labbra.
Allungò un braccio sul comodino e afferrò un preservativo.
«Posso?» mi domandò gentile. Annuii e la lasciai fare. Era tutto dannatamente eccitante, Bella era delicata, ma sapeva dove toccarmi per mandarmi in visibilio. Era maliziosa, ma allo stesso tempo era gentile e premurosa, rispettosa dei miei bisogni. Era una combinazione perfetta e io ero pazzo di lei.
La baciai di nuovo, quando il suo viso fu di nuovo all’altezza del mio. Le misi una mano sul fianco e la feci sdraiare di fronte a me. Ancora una volta, volevo guardarla negli occhi. Mi sorrise e sollevò una gamba e la strinse sul mio fianco, mentre la penetravo e iniziavo a muovermi delicatamente dentro di lei. Senza smettere mai di guardarci negli occhi, decisi di ravvivare la mattinata e, all’improvviso, senza staccarci, la feci stendere sulla schiena, appoggiando gli avambracci ai lati della sua testa per non pesarle troppo. La colsi di sorpresa quando affondai di nuovo in lei e temetti di averle fatto male. Quando però sentii anche l’altra gamba sollevarsi e stringersi intorno alla mia vita, mi tranquillizzai. Mi misi in ginocchio di fronte a lei e con una mano sotto al suo ginocchio, la aiutai a sistemare prima la sua gamba sinistra e poi la destra sulle mie spalle.
«Dimmi se ti faccio male» sussurrai sulle sue labbra.
«Mm» si limitò a rispondere, con gli occhi chiusi, troppo presa a godersi le sensazioni che stavamo provando.
«È bello scoprire che in questi momenti sono io quello eloquente» mormorai nel suo orecchio e la feci ridere di gusto.



«Quindi, tu avevi prenotato questa stanza per noi due prima ancora che noi…» gesticolai indicando me e lei. Mi sorrise e mi baciò, accarezzandomi una guancia.
«Non sapevo ancora come o se si sarebbe evoluta la nostra situazione all’epoca. Avevo delle speranze ed era chiaro che stesse nascendo qualcosa tra di noi, temevo però che il contesto lavorativo fosse un freno per entrambi» annuii comprensivo.
«Ti serviva davvero un collaboratore per New York? Era da tempo che volevo chiedertelo. Non che mi lamenti, eh… È solo una curiosità, Rosalie mi ha confidato – quando ha scoperto che sarei venuto qui con te – che nei tuoi viaggi di lavoro non hai mai portato nessuno con te» sospirò e mi sorrise.
«Non ho mai portato nessuno con me nei miei viaggi di lavoro perché non ho mai trovato nessuno valido come te. Non ho neanche mai lavorato con nessuno a stretto contatto e per tanto tempo come ho fatto con te. Te l’ho detto, tu sei la mia eccezione, per diverse cose» mi accarezzò delicatamente una guancia e le sorrisi, stringendole forte il fianco.
«Sarei potuta venire da sola qui, come ho sempre fatto. Come hai potuto notare, il lavoro da fare era tanto e sei stato davvero essenziale. Devo ammettere, però, che non ti ho chiesto di venire qui con me solo perché avevo bisogno di un collaboratore o perché volevo in qualche modo ringraziarti per tutto il tuo aiuto. Non volevo venire qui con un collaboratore qualsiasi, volevo venire qui con te, perché speravo che magari lontano dal contesto lavorativo, sarebbe potuto succedere qualcosa tra di noi» mi spiegò e le sorrisi.
«Era quello che speravo anch’io» le confessai e mi sorrise di rimando.
«Avevo prenotato sia questa suite che una camera singola nell’albergo in cui ho alloggiato fino all’altro ieri. Se le cose tra noi fossero rimaste com’erano e non ci fosse stata alcuna evoluzione, come speravo, ovviamente tu avresti dormito nella singola nel Queens e io mi sarei goduta questa suite» scherzò, affondando il viso nel mio petto. La strinsi forte a me, ero senza parole.
«Adesso sono di nuovo io quella eloquente» sollevò la testa per guardarmi in viso con un sorriso compiaciuto sulle labbra. Ridacchiai.
«E io che ho trascorso metà del viaggio in taxi pensando che volessi farmi dormire qui da solo!» esclamai ridendo e contagiando anche lei.
«Avevi un’espressione a metà tra la rabbia e il terrore. Istintivamente avrei voluto spiegarti tutto subito e tranquillizzarti, ma volevo farti una sorpresa» mi spiegò gentile.
«Ci sei riuscita eccome» le dissi, avvicinando le mie labbra alle sue.
«Pensavi davvero che avrei voluto, no, anzi, che avrei potuto stare lontana da te?» mi domandò seria.
«No, non ho mai pensato che volessi starmi lontano per scelta tua, ma credevo fosse necessario per non dare nell’occhio… Immagino che anche qui dovremo mantenere un profilo basso e far finta di essere solo colleghi di lavoro» la rassicurai, accarezzandole il viso, e lei sospirò, abbandonandosi alle mie carezze.
«Sarà ancora più difficile dopo stanotte mantenere un profilo basso» un velo di preoccupazione calò sui suoi occhi. Tracciai il profilo delle sue labbra con il pollice e le diedi un bacio leggero. Poi la strinsi forte a me, affondando il viso nel suo collo.
«Ce la faremo anche qui» mormorai mentre le accarezzavo la schiena.
Proprio in quell’istante la sveglia suonò, interrompendo la nostra bolla e ricordandoci che la nostra prima giornata lavorativa insieme a New York stava per iniziare.



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Spero di essere riuscita a restare nei limiti del rating arancione, se pensate che non sia così, vi prego di avvisarmi. Ho letto e riletto mille volte il regolamento, ma francamente il confine tra rosso e arancione non mi è mai sembrato troppo chiaro e sono sempre in difficoltà quando devo scrivere capitoli del genere.
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e attendo come sempre i vostri commenti.
Ho inserito a un certo punto una frase tratta da Twilight, vediamo chi la trova (è facile da riconoscere XD).
Alla prossima, un bacione!

  
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