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Autore: Annie Brock    15/09/2020    1 recensioni
«Un giorno salveremo il mondo».
«Chissà…»
[Andrei/Aleksandar]
Genere: Generale, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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SOTW
Saviors Of The World




Non era quella la musica che voleva sentire.
I suoi timpani desideravano bearsi di altro, non del rumore assordante di una strana melodia metallica e sconnessa.
Rumore. Quello era solo rumore.

C'era chi, con quel rumore, viveva. Si scatenava e urlava, come se il fine settimana servisse solo a liberare la sua vera natura – gli altri giorni indossava una maschera ormai piena di crepe e buchi, nulla di più. Pura e semplice apparenza.

Poi c'era lui, che di quel rumore avrebbe fatto volentieri a meno. Perché si trovava lì, Andrei non lo capiva.
Quello non era il suo posto, non gli apparteneva.

Il casino al quale aspirava era un altro. Una rissa, magari. Sfogarsi un po' con qualcuno che aveva voglia di fare il suo stesso casino.
Ma assumere le sembianze di un fantoccio in mezzo a una pista no, non lo avrebbe mai fatto. Non si sarebbe mai sottomesso a quel rumore.

Era una notte fredda e il gelo gli pungeva le gote ormai insensibili agli stimoli esterni. Le labbra tremavano appena mentre nuvole di finto fumo bianco – non aveva neanche voglia di fumare – aleggiavano intorno a lui.
Si strinse un po' di più nel giubbotto nero in pelle e, rabbrividendo appena, avvertì i capelli ribelli ricadergli sulla fronte.

Se ne sarebbe andato, se solo non lo avesse portato qualcuno in quel posto un po' isolato.

«Sei qui, Andrei?»

Quella voce non lo fece sussultare, né scaturì in lui alcuna emozione visibile tra la nebbia leggera. Sentì solo il cuore scaldarsi e la pelle pungere forte, mentre Aleksandar si sedeva accanto a lui.

«Sì, ma non capisco il perché» rispose puntando lo sguardo sui gradini più bassi, tutto ciò che poteva vedere attraverso la nebbia. «Potevo stare a casa».

«Già, le discoteche non sono il massimo nemmeno per me», sussurrò Aleksandar, e le sue nuvolette di finto fumo andarono a fare compagnia a quelle di Andrei, annoiate anch'esse da quella notte che non finiva mai.

Il rumore assordante che proveniva dall'interno accompagnò il loro silenzio per un po'. Poi Andrei prese il telefono e, dopo aver controllato di sfuggita l'orario – 02:07 –, collegò gli auricolari e li portò alle orecchie.

«Senti… non hai bevuto, vero?»

Aleksandar sorrise, un po' imbarazzato.
«Ti pare?», disse, portandosi una mano dietro la nuca rossiccia. «Devo guidare e in macchina ci sei anche tu».

«Questa volta voglio stare davanti», sbuffò Andrei, mentre selezionava col pollice la canzone.

La melodia che ne seguì era forte, ma al contempo intrisa di qualcosa di indefinito. Non era rumore, era l'inno a qualcosa di segreto.

Sentì la musica spezzarsi. Aleksandar aveva preso l'auricolare destro, portandolo al suo orecchio.

«Allora andiamo».

Il sorriso di Andrei era genuino, mentre ricambiava quello di Aleksandar. Si alzarono entrambi, gli auricolari ancora alle orecchie, mentre lasciavano il rumore di quel posto che mai più li avrebbe accolti.

«Un giorno salveremo il mondo».

«Chissà…»


“We are the saviors of the world
And I will not be ruled
We are kings and conquerors
And I won't bow to you
They will not control us anymore
We will not conform, no, anymore
We are the saviors, the saviors
The saviors of the world”.

(Skillet – Saviors Of The World)
   
 
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