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Autore: ONLYKORINE    15/09/2020    4 recensioni
La Flash partecipa alla Challenge "A scatola chiusa" indetto sul gruppo di Facebook "Caffè e Calderotti". Traccia originale di Giada Chan.
Se una rana cade in un pozzo quanto tempo ci mette a risalire? La madre del nostro protagonista lo sa... e tu?
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La rana nel pozzo

Mi tolgo le scarpe prima di entrare e sospiro oltrepassando la porta.

“Ciao, mamma.”

La mia voce è lontana. Lontana con il pensiero, lontana con le emozioni. Guardo la donna seduta in poltrona e non riesco a fare a meno di sospirare. Sarà un giorno buono? Oppure uno degli altri?

 “Una rana cade in un pozzo profondo…” È un giorno buono. Quando mi saluta con l’indovinello della rana è un giorno buono. Le piace tantissimo quell’indovinello. Lo faceva a tutti i miei amici quando venivano a casa per la prima volta. Solo che lo diceva ridacchiando perché all’epoca lo sbagliavano in molti e lei si divertiva a correggerli.

Mi siedo sulla sedia accanto alla sua e sospiro guardando la porta aperta: forse potrei rimettermi le scarpe.

Crescere con mia madre non è stato facile. Indovinelli a parte, lei aveva quello che successivamente è stato chiamato ‘disturbo ossessivo compulsivo’: all’inizio era solo togliersi le scarpe, lavarsi le mani e cambiarsi i vestiti quando si tornava a casa. Poi sono state le quattro lavatrici al giorno per togliere eventuali germi di scuola, campetto da calcio e quelli della notte sul pigiama. Poi, prima che arrivassero gli assistenti sociali, ci fu il turno del ‘spogliati sul pianerottolo e vai direttamente in doccia con il detergente battericida’.

È quasi triste dirlo, ma quando non mi riconosce e non dà di matto pretendendo che mi spogli, io sono più contento. A volte si irrita e si innervosisce, tanto da dover chiamare gli infermieri a calmarla. E mentre lo fanno mi guardano con la pietà negli occhi.

È che mi sento in colpa così vengo qui tutti i giorni. Il più delle volte non mi riconosce e quando succede mi sento colpevole di esserne così contento.

Purtroppo Alzheimer e DOC insieme sono un cocktail micidiale e gestire la situazione è praticamente impossibile, così ho dovuto sistemare mia madre in una struttura come questa. Che è una delle migliori, eh.

“Allora, lo sai?” mi chiede.

“Come?” Cado dal pero e non ho seguito il suo discorso, troppo preso dai miei pensieri. Non che di solito ci sia bisogno di un mio intervento. Anzi, il più delle volte si scorda anche che io sia qui.

“Una rana cade in un pozzo profondo trenta metri. Ogni giorno riesce a salire per tre metri, ma ogni notte scivola giù di due. Quanti giorni ci mette per risalire il pozzo?” La sua voce è quasi eccitata e ridacchia mentre me lo chiede. È una delle poche cose che ricorda spesso.

Da ragazzino mi seccava e la trovavo pesante quando mi faceva l’indovinello. La immaginavo come la rana del pozzo, con il grembiule e lo scopettone che tutte le notti cadeva apposta giù di due metri per poter ripulire tutto.

Ero un ragazzino, figlio di una donna malata. Ma mi sento in colpa lo stesso. Così, rispondo.

“Trenta” dico, sorridendo.

Lei ridacchia, perché è la risposta sbagliata. Ma io sono contento, perché finalmente so come renderla contenta.

 

 

 

 



   
 
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