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Autore: Clodie Swan    16/09/2020    4 recensioni
"Da molto tempo non affrontavamo un giorno doloroso come questo. Sapevamo che presto sarebbe arrivato. La parentesi felice di questi pochi anni non poteva durare per sempre. Non per noi. Siamo destinati a lottare, a compiere sacrifici, a soffrire pur di proteggere i nostri cari da ogni pericolo. Perfino da noi stessi. Perché noi non siamo persone normali. Siamo creature oscure e letali. Siamo dei vampiri."
Sono passati diversi anni dagli eventi di Breaking Dawn. I Cullen devono difendere il figlio di Renesmee e di Jacob Black dalle mire dei Volturi. La loro strada finirà per incrociarsi con quella di un giovane quanto affascinante cacciatore di vampiri.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Tutto ciò che rimaneva del suo amico erano gli abiti inzuppati di sangue e ridotti brandelli in mezzo alle catene massicce che si erano spezzate a metà. Come era stato possibile? Di Louis non c’era traccia. Eppure Laura aveva la sensazione di essere osservata... In quel momento, un folto gruppo di vampiri della guardia irruppero nella cella prestando soccorso a Caius che si rialzò furente.
“Cosa è successo!” gridò guardandosi intorno. “Abbiamo sentito un ruggito e siamo corsi a vedere.” spiegò una guardia. I vampiri parvero accorgersi di lei stesa in terra e tre di loro la guardarono minacciosi. Non fecero nemmeno in tempo ad avvicinarsi che una folata di vento li circondò, facendoli cadere in terra tranciati in quattro parti. Caius e i vampiri rimasti si strinsero spalla contro spalla per fronteggiare l’ignoto aggressore. Le fiamme delle torce ondeggiarono. Qualcosa fluttuò di nuovo intorno a loro, facendoli rabbrividire. Qualsiasi cosa fosse, era troppo veloce per poter essere vista. Caius fremendo si avvicinò a Laura e la rigirò con la punta dello stivale.

“Dov’è David Cullen Black?”le chiese posando la pianta del piede sullo sterno della ragazza.

“Chi?” chiese lei senza capire. Caius premette il piede con più forza facendola gemere per il dolore. Sentì incrinarsi le costole.

“Dov’è il tuo amico?” chiese di nuovo in preda all’ira. Come in risposta alla domanda, un ruggito basso e vibrante rimbombò sopra di loro. Il viso di Caius divenne una maschera di terrore mentre sollevava la testa verso l’alto con estrema lentezza. Laura alzò gli occhi e non poté credere ai suoi occhi.

Appeso al soffitto, a testa in giù, si ergeva maestosa la figura di un gigantesco lupo dal pelo bianco come la neve e dai magnetici occhi azzurri.

Avanzò adagio ringhiando, camminando normalmente come se la gravità non esistesse guardando i vampiri e Laura con uno sguardo intenso, quasi senziente. Non che questo lo rendesse meno feroce al contrario: con un balzò rapido come una saetta, il lupo si materializzò sul pavimento davanti a lei, facendo indietreggiare i vampiri e facendole scudo. Laura dal basso poteva vedere soltanto le zampe possenti e affusolate e il pelo corto, morbido ed immacolato.Sembrava uscito da una fiaba fantasy.
I vampiri della guardia, tremanti, tentarono di fuggire ma il lupo tagliò loro la strada in un battito di ciglia. Altri resti caddero a terra mentre il lupo vorticava intorno a Caius in una morsa sempre più stretta.
Il Volturo incapace di reagire, girava su se stesso e cercando inutilmente una via di fuga, finì per appiattirsi contro la parete. Laura vide con chiarezza l’attimo in cui il lupo aprì le fauci, rivelando zanne affilate e scintillanti e riservò al vampiro una morte lenta e atroce mentre questi urlava le sue ultime parole: “Abominio.”
Laura distolse lo sguardo mentre il lupo massacrava Caius, il rumore degli squarci era orribile. Un attimo dopo il lupo emise un ruggito acuto e cavernoso verso la porta da cui erano comparsi dei nuovi vampiri. Erano in troppi. E lo spazio della cella troppo angusto perché potesse sfuggire loro. Lo avrebbero circondato? Ma il lupo corse lungo la parete fino al soffitto e piombò sugli avversari sfoderando zanne e artigli affilati, ruotando su sé stesso e tranciandoli tutti come se fossero fatti di carta argentata. Quando ebbe concluso il suo salto distrusse la parete opposta sollevando un’enorme nube di polvere. Il lupo continuò a distruggere ogni cosa gli si parasse di fronte finché alla fine non rimase più niente e nessuno da affrontare. A quel punto il lupo parve accorgersi di lei, ancora stesa sul pavimento e lentamente le si avvicinò. Ora che era calmo, con le fauci chiuse, ed uno sguardo incredibilmente umano, non sembrava più spaventoso, al contrario: era una creatura meravigliosa, una combinazione di bellezza e forza. Laura si accorse di non avere paura di lui, al contrario ne fu affascinata, soprattutto quando chinò la testa verso di lei e cominciò a guaire.
I suoi occhi azzurri erano lucidi e cosa incredibile, pieni di lacrime: il lupo stava piangendo.

Laura non poté fare altro che guardarlo incantata, mentre abbassava il muso enorme contro il suo collo, leccandole la ferita con estrema dolcezza, come se lei fosse un cucciolo. Un gesto tenero, compiuto dallo stesso autore della carneficina appena conclusa. Il lupo tornò a fissarla con occhi carichi di dolore e guaì, rannicchiandosi vicino a lei, e posandole la testa sulla spalla. Tremava, e piangeva, sembrava disperato. Laura si commosse e con fatica alzò una mano per accarezzargli il pelo setoso. “Chi sei?” mormorò studiandolo curiosa.
Ma dentro di sé conosceva già la risposta. Fu il suo cuore a suggerirglielo. Fu quel familiare senso di sicurezza a chiarire tutto, fu la sensazione che aveva provato solo accanto ad una persona, a farglielo riconoscere. Abbandonò ogni spiegazione razionale e lasciò che fosse il suo istinto a parlare: “Dillon...” mormorò guardandolo. Il lupo ricambiò lo sguardo con i suoi occhi azzurri e luminosi.
Ad un tratto il lupo si alzò sulle zampe fissando qualcosa in direzione della porta. Laura non lo sentì ringhiare e immaginò che non ci fosse un nuovo pericolo in vista ma girando lentamente il viso cercò di capire cosa avesse visto. Attraverso il velo di polvere che ancora aleggiava nella cella, Laura vide avvicinarsi l’imponente figura di un secondo lupo, dal pelo rossiccio, più folto e ispido e perfino più alto di statura, ma ciò nonostante non lo percepì come una presenza ostile. Il nuovo arrivato si rivolse al lupo bianco, dedicandogli uno sguardo intenso, colmo di affetto. Il bianco si avvicinò tremando e chinò il capo mentre l’altro gli strofinava il muso contro la testa, facendolo appoggiare contro il proprio collo. Entrambi chiusero gli occhi e guairono. Laura, guardandoli affascinata, non riuscì a trattenere un singhiozzo.
Il lupo bianco si staccò dopo un lungo momento e si girò per indicare Laura al compagno. Il rosso la guardò con attenzione e le girò intorno posizionandosi dall’altro lato. Quando Laura si girò di nuovo per osservarlo vide che al posto del lupo, accovacciato a terra, vi era un ragazzo sui venticinque anni, moro, con la carnagione rossastra. Qualcosa in lui, lo sguardo concentrato, la linea delle labbra, il naso dritto, le ricordava molto Dillon. Aveva la braccia e le spalle nude e probabilmente anche il resto del corpo, nascosto dietro le ginocchia. La parte irrazionale della sua mente le suggerì che si trattava del lupo rosso. Un licantropo? Il nuovo arrivato la osservò preoccupato e trasalì quando vide la ferita sul collo.
“Laura?” chiese con voce bassa e gentile. Lei annuì debolmente.
“Mi chiamo Jacob.” disse lui con dolcezza. “Sono qui per aiutarvi. Adesso ce ne andremo, ok?” Il tono della sua voce era rassicurante. “Ce la fai ad alzarti?”
Laura provò a sollevarsi, ma un capogiro la costrinse a ricadere giù. Jacob le posò una mano sulla fronte e con l’altra le tasto il polso.
“Sei gelida.” mormorò sorpreso. Si voltò e diede un’occhiata disgustata ai resti dei vampiri sul pavimento, senza mostrare particolare sorpresa. Forse era abituato a vederli tutti i giorni, come fossero dei rifiuti sparsi sul marciapiede.
Jacob raccolse uno dei mantelli neri e glielo avvolse premurosamente intorno alle spalle, sorreggendola mentre la faceva mettere seduta.
“Te la senti di portarla in groppa?” chiese rivolto al lupo bianco. Come risposta il lupo si avvicinò a loro offrendo la schiena. Jacob sollevò con delicatezza Laura tra le braccia e la aiutò a issarsi in groppa all’animale. Come ulteriore precauzione Jacob fece a strisce un altro mantello e ottenne una specie di corda con cui avvolse il corpo di Laura intorno ai fianchi del lupo bianco. La corda la stringeva ma non le faceva male. Il mantello setoso e caldo della pelliccia bianca era un contatto gradevole che in breve la riscaldò e la fece sentire al sicuro. Jacob intanto aveva staccato una torcia dalla parete e aveva dato fuoco ai resti dei vampiri. Ben presto la cella fu invasa dalle fiamme.
“C’è una piccola spiaggia, poco prima dell’aeroporto.” spiegò Jacob preparandosi a lasciare la stanza. “Ci vedremo lì. Corri senza mai voltarti. Io coprirò la vostra fuga. Adesso vai. Corri!”
Il lupo bianco non se lo fece ripetere e partì di corsa avventurandosi per le scale e i corridoi del castello. Laura intrecciò le mani introno al collo forte del compagno e sospirò chiedendosi cosa li avrebbe aspettati al piano di sopra. Ad un tratto sentì il lupo aumentare al massimo la sua velocità e dovette chiudere gli occhi mentre le saliva il cuore in gola. Intorno a sé sentiva grida acute e inquietanti, si decise a guardare e vide delle ombre sfuggire al passaggio del lupo. Questi corse disperatamente fino ad una finestra contro la quale vi si lanciò come un fulmine infrangendola. Fu talmente veloce che non vennero nemmeno sfiorati dai vetri. Laura sentì il senso di vuoto sotto di sé, nonostante la presa sicura sul corpo massiccio del lupo e dovette trattenere l’istinto di vomitare. Non appena il lupo ebbe posato le zampe sul terreno si trovarono circondati da un altro drappello di guardie ammantate di nero. Ancora? Stava per chiedersi come il suo amico avrebbe potuto combattere con lei legata in groppa, quando sopraggiunse il lupo rossiccio che si frappose tra i vampiri e i suoi protetti. I due lupi si guardarono per un istante, poi il bianco proseguì mentre Jacob veniva circondato.
Laura lo guardò angosciata e pregò che non gli accadesse nulla mentre si stringeva al pelo del lupo bianco che con un balzo superò il muro di cinta del castello e cominciò a scendere un pendio che portava al lago. Si voltò verso il castello per vedere se qualcuno li stesse inseguendo, ma vide soltanto le fiamme che si levavano dalla torri.

Il lupo continuò a correre fino ad un piccolo stabilimento deserto, e s’immerse piano piano attento a non bagnarla, cominciando a nuotare furiosamente verso la spiaggia che gli aveva indicato Jacob. Laura tenne le gambe rannicchiate sopra il dorso del maestoso animale, rannicchiandosi nel mantello nero e tirandosi il cappuccio sopra la testa. La notte stava per finire ed il cielo stava già imbiancando,ma sull’acqua l’aria era gelida e la faceva rabbrividire. Il lupo nuotò con tutte le sue forze, approfittando degli ultimi momenti di oscurità per raggiungere la riva deserta in prossimità di un piccolo aeroporto. Laura capì che era esausto dalla lentezza con cui mosse le zampe sulla rena e dall’affanno del suo respiro enorme, e cominciò ad accarezzargli la testa per confortarlo. Il lupo si accucciò sulla sabbia asciutta e rotolò leggermente di lato per permetterle di scendere. Laura tentò di sciogliere la corda di stoffa che Jacob le aveva annodato intorno, resa ancora più stretta dall’acqua, quando ad un tratto questa si allentò di colpo e lei si ritrovò in terra prona, più delicatamente di quanto avesse immaginato. Quando si voltò il lupo bianco non c’era più: al suo fianco, ritrovò Dillon, con i capelli bagnati e gli occhi chiusi, il corpo nudo steso a pancia in sotto sulla sabbia, mentre i primi raggi del sole gli accarezzavano la pelle.
Laura sussultò ancora restia a credere a quanto aveva vissuto finora e gli vide socchiudere gli occhi. Erano arrossati e stanchi, ma il ragazzo riuscì a rivolgerle un ultimo sorriso trionfante prima di richiuderli. Laura si slacciò il mantello e glielo gettò sulle spalle per coprirlo e glielo sistemò meglio che poté. Si sentiva stremata, non aveva più forze di fare altro, e cominciò a sprofondare. Non aveva paura, aveva sentito tante volte il gelo avvicinarsi a lei per ghermirla ma stavolta era diverso, c’era un calore dolce che l’avvolgeva e la cullava verso un dolce sonno. Possibile che la morte fosse così piacevole? Gettò un ultimo sguardo a Dillon. Era bellissimo, pensò sorridendo. Chiuse gli occhi e si lasciò andare. Sono pronta.


 

  
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