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Autore: La Fra    16/09/2020    1 recensioni
Kakashi odia le serate alcoliche.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gai Maito, Genma Shiranui, Kakashi Hatake, Obito Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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NOTA: Questo one shot è ambientato nello stesso universo What If della mia storia "Il Mio Eroe", ma è comprensibile e leggibile anche per chi non lo avesse letto.
Un solo warning: kakaobi!



Kakashi aveva lo sguardo fisso sul tavolo. Sapeva era solo questione di tempo prima che si addormentasse. O svenisse. La testa gli faceva male e le voci intorno a lui erano un eco lontano. Con enorme sforzo, spostò lo sguardo. Il bicchiere mezzo vuoto era ancora lì. Solo due dita di liquido al suo interno. Ma Kakashi sapeva, perché era già successo troppe volte quella sera, che non appena lo avesse mandato giù, si sarebbe di nuovo riempito. Come per magia.

L'unica spiegazione plausibile era che fosse finito vittima in un terribile genjutsu; ma quale sadica mente avrebbe potuto creare una tortura simile? Un bicchiere di alcool che si riempie all'infinito, conversazioni banali e convenevoli ripetuti ancora e ancora... per ore ed ore...

 

Una mano gli batté sulla schiena, e Kakashi si raddrizzò, solo un po', per non dare a vedere la sua frustrazione. Qualcuno lo stava chiamando, e avrebbe dovuto qualcosa, o tutti si sarebbero accorti dello stato nel quale si trovava.

 

“Mm, mm” Mormorò a bassa voce. “Che bella serata.”

 

Il viso scocciato del suo interlocutore tornò a fuoco e Kakashi capì che la sua copertura ormai era saltata.

 

“Sei ubriaco?”

 

“Uh? No!” Rispose veloce. “Sono solo un po' stanco.”

 

“In vent'anni non ti ho mai sentito dire di essere stanco.”

 

Kakashi alzò gli occhi al cielo, e rimase abbagliato dalla luce terribilmente intensa.

 

“Sei ubriaco!” Ripeté la voce a volume più alto. “Il Ninja Copiatore è ubriaco!”


Sul lungo tavolo cadde uno strano silenzio e Kakashi tornò improvvisamente in sé. Vide tutti i suoi amici e colleghi fermarsi per guardarlo. Asuma aprì la bocca e la sigaretta gli cadde, Kurenai scosse la testa in disappunto e Anko sollevò un bicchiere verso di loro, in segno di vittoria. Gai non aveva nemmeno sentito, perché stava parlando e gesticolando con qualcuno in fondo alla tavolata. Genma, Izumo e Raidō batterono i pugni sul tavolo. A fianco a Kakashi, Obito lo fissava ancora con un sorriso soddisfatto, un rossore sulle guance e la bottiglia fra le mani, mezza vuota. Si apprestò a riempirgli ancora il bicchiere, così tanto da farlo straripare.

 

Ma certo, pensò Kakashi arreso, nessun genjutsu, ma centrava comunque un dannato Uchiha.

 

“Guardatelo bene, perché difficilmente lo vedrete ancora in questo stato!” Urlò il suo vecchio compagno di squadra.

 

“Che spettacolo! Sapevo ci saresti riuscito!” La voce di Anko, quella traditrice.

 

Kakashi avrebbe dovuto dire qualcosa, visto che in molti lo stavano ancora fissando. Dopo un enorme sforzo, finalmente parlò. “Credo che me ne andrò a casa adesso...” Disse a voce troppo bassa. Gli invitati però erano di nuovo distratti; parlavano, bevevano e mangiavano stuzzichini senza ritegno. Avrebbe dovuto pagare lui tutta quella roba? Di solito funzionava così ai compleanni.

 

Kakashi sospirò. Come diavolo aveva fatto a farsi convincere a partecipare a una festa così? Odiava le serate alcoliche.

 

“Non puoi andartene, Kakashi.” Urlò la voce a fianco a lui, troppo vicina. “Devi ancora aprire i regali. Non vorrai fare il maleducato...”

 

Kakashi si infilò un dito nell'orecchio e cercò di liberarsi dalla sensazione vibrante di aver perso l'udito. Sarà stato anche ubriaco, ma Obito non era da meno; strillava senza nemmeno rendersene conto.

 

“Non credo che...” Iniziò con voce impastata. “Sia appropriato che tu trascorra le nottate in questo modo.”

 

“Eh dai, non iniziamo! È solo per stasera, per festeggiare il compleanno del mio sottoposto preferito. Non si parla di lavoro.” Sorrise tutto soddisfatto e si infilò una patatina in bocca.

 

“Obito...” Lo rimproverò Kakashi, levandogli delle briciole dalla spalla. “Se non volevi pensare al lavoro, potevi levarti almeno la divisa.”

 

“Ma scherzi?” Disse serio. “Questa non me la sono mai tolta dalla proclamazione.”

 

Kakashi non riuscì a capire se fosse serio o scherzasse. Per sicurezza, non fece altre domande.

 

“Adesso apriamo i regali!” Urlò Obito alla schiamazzante tavolata. Tutti batterono le mani.

 

Ognuno di loro aveva portato qualcosa. Erano oggetti o pensieri semplici, ma Kakashi li apprezzò dal primo all'ultimo, e quando ebbe impilati davanti a lui tutti i regali e i biglietti d'auguri, sentì il cuore scaldarsi un po'- non per l'alcool, sta volta.

 

Quando al locale iniziarono a sollevare le sedie sui tavoli e lavare il pavimento, Kakashi pensò che fosse davvero arrivata l'ora di andare a casa. Obito però era lì per rovinargli i piani, un'altra volta.

 

“Dove credi di andare?” Gli disse afferrandolo per la manica e costringendolo a sedersi di nuovo a terra. “Non ti stai dimenticando qualcosa?”


Solo allora, Kakashi si rese conto che gli invitati non c'erano più. Le loro voci rimbombavano ancora nella sua testa, ma il tavolo vuoto, la strada alle loro spalle deserta. L'unico rumore che si udiva era la scopa del proprietario del locale che strofinava a terra.

 

“No, non credo.” Rispose dopo un po' troppo tempo.

 

Obito aggrottò le sopracciglia e si strofinò l'occhio sotto alla benda. “Manca un regalo, no?”

 

Kakashi guardò il mucchio di kunai e buoni per il ramen di Ichiraku. C'era anche qualche maschera ninja. Perché Gai gli aveva regalato una maschera ninja? Davvero pensava che gliene potesse servire un'altra?

 

“Manca il mio regalo.” Lo aiutò Obito.

 

Kakashi si voltò verso di lui. “Senza offesa, ma rifiuto.”

 

“Eh? Perché mai?”

 

“Beh sai, generalmente sono un po' impegnativi.”

 

Obito sembrò prenderla davvero male. “La cosa dell'occhio è storia passata.”


Kakashi annuì sarcastico. “Forse per te.” Disse. “E poi, solo il mese scorso mi hai 'ceduto in dono' tre mocciosi? Ti dice niente, o è storia passata anche quella?”

 

“Non è colpa mia se i miei regali sono sempre bellissimi.”


“Non bellissimi.” Lo corresse Kakashi. “Impegnativi.”

 

Obito incrociò le braccia. “Beh senti chi parla! Tu mi hai ceduto la carica di Hokage! Dici poco?”

 

Kakashi sospirò. “Sarebbe carino se almeno la trattassi bene.”

 

Obito si imbronciò. “Sai che lo farò.” Si sistemò il vestito e tolse qualche altra briciola dalla spalla. Almeno, non si era portato anche il cappello.


“Sì,” Ripeté Kakashi con un sorriso celato dalla maschera. “Lo so.”


“Allora lo vuoi o no il regalo?”

 

Kakashi si appoggiò con la schiena al muro e guardò il soffitto. Aveva mal di testa e un sonno pazzesco, ma sapeva benissimo che non avrebbe potuto averla vista contro Obito.

 

“Ti ricordi il giorno della proclamazione?” Continuò l'Uchiha.

 

Kakashi annuì.

 

“Dopo siamo venuti a bere qualcosa qui e poi siamo andati in giro per la città. E tu mi hai detto una cosa. Ricordi?” Kakashi sentì i peli sulle braccia rizzarsi. Il ricordo di quella sera era ancora vivido. “Ti ricordi cos'hai fatto?” Gli chiese Obito con tono neutro.


“Mm, mm” Kakashi finse di doverci pensare. “Non so, dico e faccio tante cose.”

 

Obito batté una mano sul tavolo per attirare la sua attenzione. “Ecco, odio quando fai così. Non vuoi mai parlare con me! Non vuoi mai parlare con nessuno!”

 

Maa, Obito. È che non capisco a cosa ti riferisci.” Cercò di mantenere un tono neutro, ma il cuore adesso gli batteva veloce; avrebbe solo voluto alzarsi e andare via.

 

“Va bene” Concluse l'Uchiha. “Non fa niente. Vai pure.”

 

Kakashi lo guardò sospettoso. “E il mio regalo?” Chiese, ora con un filo di interesse.

Obito alzò le spalle.

 

Per un momento, guardando il suo vecchio amico, spettinato e arrossato, Kakashi si ricordò perfettamente di quella sera nella quale era diventato Hokage. Della bevuta in compagnia e la camminata per la città deserta. Entrambi brilli, ma felici, per una volta... Si ricordò le risate che si erano fatti quando Kakashi gli aveva raccontato la trama del suo libro preferito, e poi le lacrime di Obito, sbucate fuori all'improvviso, per qualche strana ragione. Poi si ricordò del loro abbraccio e dei loro respiri che si mescolavano. Le bocche che si incontravano, prima indecise e poi sempre più convinte. Il sapore del suo compagno di squadra, i suoi capelli ispidi e la particolare texture della cicatrice che aveva sul labbro.

 

Kakashi odiava le serate alcoliche. Tiravano fuori lati di lui che avrebbe preferito non mostrare a nessuno; tanto meno all'Hokage – anche se doveva ammettere che chiamarlo così era ancora un po' strano.

 

Obito lo guardò con le guance arrossate, la lingua nell'angolo della bocca. E a Kakashi venne il dubbio che il suo vecchio compagno di squadra stesse alludendo proprio a quello. E adesso che ci aveva pensato, non riusciva più a focalizzarsi su nient'altro.

Stava aspettando qualcosa, ed era ovvio, ma se Kakashi avesse frainteso, il prezzo da pagare sarebbe stato troppo grande.

 

Era stato convinto che Obito non ricordasse nulla di quella sera nella quale era stato mezzo ubriaco e in lacrime fra le sue braccia. Che non ricordasse le parole che Kakashi gli aveva sussurrato nel silenzio della notte, della sua maschera che si abbassava e del bacio che, in qualche modo, gli aveva strappato.

 

Kakashi aveva passato un mese senza mai parlarne. Ma ci aveva pensato... e più la sua mente era tornata in quel momento, più si era crogiolata in quel ricordo.

 

Ora però: che cosa avrebbe dovuto fare?

 

“Vuoi che ti rinfreschi la memoria?” Gli chiese Obito all'improvviso, avvolgendo un braccio intorno al suo collo. “Cosa ti ricordi se ti dico: pomiciata?”

 

Kakashi lo guardò supplichevole con la coda dell'occhio. “Obito dai...”

Il desiderio di allontanarsi e scappare ora era svanito; tutto ciò sul quale riusciva a concentrarsi era l'odore di sudore e alcool... proprio lo stesso di quella sera. “Avevamo bevuto, ok?” Disse voltandosi dall'altra parte. “E c'era appena stata la proclamazione. Ero felice per te e mi dispiaceva che piangessi. Tutto qui.”

 

L'Uchiha aggrottò le sopracciglia. “Io... piangevo?” Chiese confuso. “Non me lo ricordo.”

 

Poi sospirò e si grattò dietro la testa. “Immagino che succeda un po' troppo spesso!” Ridacchiò.

 

Kakashi alzò gli occhi al cielo. Se fossero andati avanti così, sarebbe impazzito. Era una vera e propria tortura, ed era tempo che finisse.

 

“Oh, insomma...” Disse fra sé e sé abbassando la maschera. Si voltò deciso verso l'Hokage – no, in questa circostanza non lo voleva chiamare così – e si fermò a pochi centimetri dalla sua faccia. Proprio come quella sera.

 

“L'ho capito che vuoi che ti baci.”

 

Il suo occhio brillò nella notte. La bocca semi aperta, lo sguardo da pesce lesso. I loro nasi erano a pochi centimetri, e Kakashi sentiva il suo respiro sulla pelle. Era tutto come quella sera. L'unica differenza fu che questa volta Obito non si mosse. Rimase lì, fermo e rigido senza fare nulla. Kakashi insistette un po', gli mise una mano fra i capelli e lo tirò verso di lui, ma non ottenne nulla. Si allontanò allora, tirò subito su la maschera, facendo ben attenzione a non guardarlo negli occhi. Sospirò, sconsolato e ritornò a guardare il vuoto.

 

“Che cos-” Obito balbettò. “Che cos'era questo?”

 

Kakashi alzò le spalle e calciò una patatina finite a terra. “Non sopporto quando tiri le cose troppo per le lunghe. Pensavo avessi bisogno di una spinta.”


“Tu...” Obito iniziò, con voce tremante. “Perché mai pensavi che il mio regalo fosse questo! Ha ragione Genma: sei veramente un pervertito!”

 

Kakashi trattenne il fiato e si voltò verso di lui. Obito era rosso, sudaticcio. Un mezzo sorriso tremolante lo faceva sembrare ancora un bambino.

 

Ok, forse Kakashi aveva commesso un errore di valutazione.

 

“Avevi detto: pomiciata.” Spiegò, sentendosi un idiota. “Credevo che parlassi del nostro...” Si guardò intorno. La cameriera abbassò di nuovo lo sguardo a terra e tornò a spazzare. Il giorno dopo, le persone almeno avrebbero avuto qualcosa da dire.

 

“Credevo mi stessi mandando dei segnali!” Sussurrò. “E invece sembra che io abbia fatto una pessima figura.”

 

Obito si mise una mano sulla bocca, e si schiarì la voce. Non sapendo cosa dire, infilò una mano in tasca e tirò fuori un libro. Kakashi si tirò dritto sulla sedia e sbarrò gli occhi.

 

“Quella sera mi hai detto che stava per uscire il nuovo numero del tuo libro preferito.” Obito si schiarì la voce di nuovo. “Così sono andato dal Sannin e gli ho chiesto se poteva darmi una copia in anteprima.”

 

Il paradiso...” Disse Kakashi con il cuore in gola. “Della violenza...

 

Obito annuì. “Che titolo di merda eh? Comunque dovrebbe essere il sequel della Pomiciata, no?”

 

Kakashi lo sfogliò velocemente e annusò le pagine. Sapevano di notti insonni e battiti di cuore. Con lo sharingan avrebbe potuto leggerlo in un batter d'occhio, letteralmente, ma non lo avrebbe fatto. Si sarebbe goduto ogni singola parola.


“Obito, questo è...”

 

“C'è una dedica, lì nella prima pagina.” Lo interruppe l'Uchiha. Kakashi lo guardò un attimo sconcertato, poi sfogliò fino alla prima pagina bianca.

 

'Al mio più grande fan, da parte dell'onorevole Hokage in persona. -J'

 

Lo stupore e la meraviglia lasciarono spazio al fastidio. La bocca gli si chiuse e le sopracciglia si avvicinarono. Davvero aveva fatto scrivere una cosa del genere a Jiraiya? Che egocentrico.

 

Più sotto, con una calligrafia irregolare e frettolosa che Kakashi avrebbe riconosciuto ovunque, c'era scritta un'altra frase: 'credo di meritarmi un altro bacio per questo, no?'

 

Kakashi dovette cercare tutta la calma del mondo per non dare fuori di matto. Fece un bel respiro e chiuse il libro. Poi, se lo infilò nella tasca della giacca.

 

“Sei veramente un cretino.” Disse alzandosi. Infilò tutti i regali nello zaino e si incamminò per la strada.

 

“Ehi! Dai, è stato divertente! Non dirmi che te la sei presa...” Urlò Obito alle sue spalle.

 

“Kakashi?” Lo chiamò con tono più preoccupato. Lui non si girò e continuò a dirigersi verso casa. “Non hai pagato il conto...”

 

Kakashi alzò una mano sulla spalla e urlò per la via. “Grazie per essersi offerto, onorevole Hokage!

 

Anche a quella distanza, poté sentire il suo amico scalciare e ringhiare. Gli stava proprio bene, dopo quello che gli aveva fatto passare nell'ultimo mese. Se pensava di potersi prendere gioco del Ninja Copiatore, si sbagliava di grosso!

E per quanto riguardava quel secondo bacio che gli aveva offerto... beh, se lo sarebbe preso, ovviamente, ma non prima di averglielo fatto desiderare ancora un po'.

   
 
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