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Autore: Romanova    16/09/2020    1 recensioni
La volontaria del Distretto Dodici si troverà a fare una scelta difficile, perchè Peeta è spacciato, ma lei deve andare avanti a combattere.
Con un insospettabile alleato.
{Catoniss dedicata a JackLoveCatonissForever, come promesso}
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cato, Katniss Everdeen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Rimbalzo capitolo 8 Questa fanfiction riapre ufficialmente i battenti: non prometto una data di pubblicazione regolare dei capitoli, ma vi assicuro che ci saranno tutti quanti, dal primo all'ultimo. 
Mentre sto preparando il nono capitolo gli altri saranno progressivamente revisionati e ripuliti da eventuali errori o aspetti problematici per la storia e il suo sviluppo sino a un finale che spero sia degno.
Ringrazio chiunque si fermerà a leggere, ringrazio chi recensirà o chi vorrà salvare la mia storia in modo da rimanere aggiornato e chi mi ha tenuto fra gli autori preferiti fino ad ora.


Il rumore ripetitivo delle rotaie, dei meccanismi del treno e dell’aria attorno alla carrozza che sfreccia, cullano la mente dei due vincitori svuotandola da ogni pensiero troppo impegnativo, ma la frenata… quello stridore si aggrappa ai loro nervi come sgradevole monito.
Katniss tenta di fare mente locale: un discorso e poi il pranzo? La voce di Effie le risuona nella testa mentre ne rievoca le parole.
Effie avrebbe scritto loro qualche cosa di molto stereotipato e poco sentito, probabilmente.
Tutti quei nomi sono a lei completamente sconosciuti, forse per Cato potevano essere facce più famigliari, di sicuro qualcuno avrebbe potuto parlargli dei vincitori precedenti e proporglieli, era un ambiente decisamente più suo che da figlia di minatori e erboristi.
Sospira e tenta di produrre un pensiero coerente dopo essersi alzata.
“E’ ora di scendere”.
Progressi zero, eh?
Cato la guarda, lo sa..
Tengono le loro mani ben strette. Ingenuità, purezza, solidità erano le parole che dovevano trasmettere anche in quel momento particolare.
Katniss realizza di non avere idea dell’argomento di cui avrebbe dovuto parlare e che non aveva ricevuto alcuna indicazione di un programma oltre quel pranzo che pare oltretutto improvvisato.
“Hey… perché non c’è un programma che va oltre il party?” domanda con la gola stretta da una morsa ben conosciuta all'unico Vincitore del 12 prima di lei.
L’uomo la guarda per qualche istante mentre camminano lungo la banchina per raggiungere il Distretto Tre, le sopracciglia ispide modellate in un vago disinteresse per tutto quanto lo circonda.
“Perché non c’è”.
Anche Cato sente quelle parole che pesano come macigni sul suo petto: Mietitura anticipata significava zero allenamento, zero contatti con le famiglie, zero comunicazione se non qualsiasi cosa si sarebbe potuta dire durante quella ridicola festicciola e ora ne ha la conferma definitiva, ma deve essere concentrato sul suo obiettivo.
Aveva ben impresso un nome nella mente: Odair.
All’Accademia gliene hanno spesso fatto menzione, giravano voci -girano sempre voci su chi vince- ma di lui si sapeva che era in possesso di segreti, di …conoscenze.
“Attenta a Odair” dice solo il biondo” sul serio, non è uno che va preso sottogamba”.
Devono condividere informazioni, è la sola speranza che hanno di sopravvivere in quel tempo sempre più contratto che veniva loro strappato di mano un brandello alla volta.
“Conosci i Vincitori?”
“Meglio di te sicuramente” risponde aspro il giovane mentre venivano vestiti e truccati per l’ennesima volta “non sono persone da sottovalutare, sono stati vicini alla Capitale per tanto, specie Odair, da quello che si sa”.
Katniss emette un gemito di protesta all’ennesima depilazione delle sue nocche assolutamente non richiesta e per la spazzola che le disciplina i ricci scuri.
E’ vero: lui li conosce sicuramente meglio perciò deve digerire quel rospo e ascoltare.
“Cosa facciamo quando saranno nell’Arena?” chiese Katniss dando voce al suo timore più grande” mieteranno la gente e in una manciata di ore, ma … i Vincitori mi preoccupano ugualmente”.
“Fai bene a preoccuparti, splendore” si inserisce Haymitch ancora odoroso di alcool scadente “non hanno vinto con la simpatia, ma con il cervello e vi valuteranno come vermi sull’amo e no, non sarà per nulla piacevole specie con quelli che arriveranno dai primi distretti”.
La ragazza deglutisce a vuoto e stringe i pugni.
“Ok… di cosa dovremo parlare qui al Tre? ”chiede.
Cato è pronto ad annotare mentalmente le risposte che sente, sa che il suo ruolo può cominciare ora, davvero, fuori dall’Arena e sarebbe stato un percorso non piacevole.
Effie porge loro dei cartoncini.
“Il valore degli Hunger Games, di come fortificano le famiglie” rispose la Trinkett “e dei caduti, ne han radunato le famiglie e altri per un pubblico”.
Di nuovo la morte che bussa alla porta.
Cato sente un momento mancargli la terra sotto i piedi: deve parlare di nuovo di Clove.
Katniss sente la presa alla gola rinsaldarsi: ancora nessuno le fa incontrare la sua famiglia,Snow la terrà lontano, è certamente un piano per vendicarsi, renderla impotente.
Si guarda con Cato, due paia di occhi foschi si incontravano in un muto scambio di informazioni, conclusioni erratiche su troppe informazioni che si rincorrono da una discussione all'altra.
Il palco arriva sotto i loro piedi, per quanto erano distanti dalla realtà in quel momento, la folla giunge loro come un ovattato ronzio di vespe.
Sono circondati da Pacificatori, di certo non era un pubblico spontaneo, il loro ed è difficile guardarli negli occhi: c’è troppa gente radunata lì da diverse aree per mantenere una impressione di normalità, ci sono perfino delle persone del distretto di Faccia di Volpe, persone che appaiono a lei del tutto ignote, ma ammassate lì in silenzio con gli occhi vuoti e i visi incavati.
Non riconosce nessuno da casa.
Forse il non sapere è la cosa che più logora, più del tempo che passa.
La Ragazza in Fiamme vomita, più che pronunciare le parole del foglietto che ha in mano.
-non sapevo- -non ho mai voluto- - il sangue dei vostri fratelli renderà più fertile questa bella terr…-
Non riesce a finire la frase, le sue parole sfumano in un mormorio indistinto, atono e le sue pupille si sgranano quando una donna in mezzo alla piazza, una donna dal viso mal squadrato, bionda, dagli abiti lerci, prende un respiro e gonfia le guance.
La bocca si muove prima perfino del cervello.
“SIGNORA MELLARK NO!” .
Le note risuonano ancora.
Il nome le esce spontaneo, non avrebbe mai potuto dimenticare la madre del suo migliore amico, del suo salvatore quando stava per morire di fame, di solitudine, con sua madre depressa e inadatta che non sapeva come stesse conducendo le cose.
Cato porta via Katniss dal palco, aiutato da Haymitch e Portia: la Everdeen scalcia, piange mentre la donna veniva portata via, urla sentendo i polmoni bruciare.
Evidentemente la sua considerazione iniziale è sbagliata: qualcuno del 12 c’era.
Appunto, al passato.
Lei e la madre di Peeta non erano mai state in buoni rapporti, o in qualunque, rapporto, se non quando veniva a farsi curare le ustioni del forno da sua madre.
Sua madre forse la aveva conosciuta meglio, si trova a pensare quando rinviene con una flebo nel braccio, di nuovo sul treno, la scena nella testa e una espressione truce in viso.
Cinque ore di viaggio per Capitol.
“La conoscevi?” chiede il ragazzo del Due sedendosi sul divanetto davanti a lei.
“Cosa sta succedendo?” si sente rispondere da una voce gracchiante e spezzata “Cosa succede al 12? Dobbiamo tornare a casa mia!” implora.
“Non possiamo”.
La risposta secca esce dalla bocca del ragazzo.
“Non possiamo” ripete la mora “perché no?”
Haymitch le indica una telecamera puntata sistematicamente su di loro.
Katniss da un pugno al vetro accanto a sé, mossa puramente dalla rabbia e dal dolore.
“Beh, io ho gin, bourbon e vodka ad attendermi” commenta il Mentore e li lascia soli.
Katniss rimane a osservare il paesaggio sfilare nella totale indifferenza.
Respira un paio di volte dilatando le narici.
“Il tuo mentore ne sa” inizia Cato e le scioglie i capelli dalla fintamente sciatta-ma-sufficientemente-impegnativa- acconciatura elaborata per il tour, uno chignon di trecce minuscole e grandi a creare una ulteriore reticella sotto gli elastici.
 La ragazza non fa resistenza: stanno sviluppando modi e modi di comunicare, si sente implodere il cranio come un dolce che collassa nel forno, come il pane bruciato.
Un tremito la scuote, ingestibile e segno di una profonda battaglia interiore fra molti pensieri a cui non riesce a dare un nome, troppi sentimenti che conosce bene ma non sa esprimere.
Cato la stringe nel suo corpo, contro il suo torace massiccio.
La guarda disorientato, impaurito.
Entra Effie che pareva aver sostenuto una discussione con il collega e gli stylist per quanto le sue labbra sono tirate, ma il volto dietro il cerone bianco cambia in una espressione di preoccupazione intensa quando nota la giovane sconvolta.
Si avvicina subito a Katniss e le dà una coperta togliendole la flebo col calmante mentre borbotta qualcosa sull’insensibilità del personale e il sangue che macchia il mogano.
Il ventenne la prende e la avvolge attorno al corpo tremante contro il proprio, avevano già visto troppo e ora in cinque ore devono risorgere di nuovo dal tunnel buio della fobia, dell’ansia, del trauma.
Lasciandosi sfuggire la signora Mellark Capitol City ha fatto un brutto, bruttissimo passo falso e loro devono respirare a fondo ed essere pronti a cogliere il rimbalzo della palla per tentare di segnare un punto e non perdere terreno: il pranzo di gala a Capitol City.
Se la signora è giunta fino a loro di sicuro ha avuto una motivazione precisa e specifica: chiaramente non può più comunicarla, ma nel suo fischio ci deve essere un messaggio, nella sua presenza un significato ulteriore.
"Perchè è stata lì?"
Il biondo la guarda:"Penso potresti dirmelo più facilmente tu".
"Devo andare in bagno" scandisce la bruna indicando all'altro la toilette con lo sguardo: Cato la sostiene e accompagna.
Quello è uno dei posti sicuri, lontano da tutto o quasi, finchè sono sui treni.
"Sapete quello che state facendo, vero?"domanda a gesti una volta che si son chiusi la porta alle spalle.
La giovane Everdeen scuote il capo.
"Perchè?"scrive lei prendendo un rossetto di Effie .
"Non lo so, quindi conosci quella donna".
Un cenno rapido, Everdeen sa come comportarsi quando si è predatore tanto quanto conosce i comportamenti prudenti per una preda.
Si muovono su un filo sottile.
Finge di vomitare quando sente un ronzio vicino al wc, lui le sostiene il capo, tira lo sciaquone e prosegue la scrittura.
"Sta succedendo" scrive Cato dentro la tazza, con l'acqua che lava via la loro conversazione invisibile ai radar "è cominciata".
La mora lo guarda in attesa che scriva altro, poi la solleva e la accompagna al finestrino., ha notato qualcosa di anomalo nella galleria.
Si abbracciano.
Una ghiandaia imitatrice.
La rivoluzione è cominciata.


   
 
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