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Autore: leti_0907    16/09/2020    1 recensioni
Non riesco a rispondere per l’imbarazzo, e per questo mi schiarisco la gola e cambio argomento. «Allora, suppongo che il Nucleo Progenitore non sia qui semplicemente per una visita di cortesia o, in questo caso, per vantarsi di aver ottenuto l’invito per un matrimonio con la forza. Quindi, andiamo al punto: che ci fai qui, Magisa?»
Lei sospira, e il suo profilo si fa affilato. È diventata seria, come poche volte l’ho mai vista. «Non posso anticiparti niente, perché voglio che tutti i Maestri della Luce siano davanti a me quando vi svelerò quello che ho di importante da dirvi»
«Non saremo tutti i Maestri» le faccio notare, sollevando un sopracciglio, come se non sapesse degli avvenimenti degli ultimi decenni. «Siamo in quattro ancora in vita»
Lei abbozza un piccolo sorriso. «Non sarete tutti i Maestri della Luce, ma non sarete neanche in quattro» si alza in piedi rinvigorita. «Bene, quando si parte?»
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Ambientato in un periodo dopo i tre episodi che costituiscono “Battle Spirits- Saga Brave”
Genere: Generale, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clackey/Clarky Ray, Hideto Suzuri, Kenzo Hyoudo, Mai Viole/Shinomiya, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono passati dieci anni dall’ultima volta che ho visto Dan. Se mi avessero chiesto cosa provavo a pochi mesi di distanza dalla sua dipartita, avrei detto che ero arrabbiata, amareggiata e irrimediabilmente triste. Insomma, perdere il ragazzo che si ama apre una crepa che neanche il cemento armato, e sentivo che il mio cuore aveva seguito lo stesso ragionamento.
 
Il solo ricordarlo era una stilettata al petto, dolorosa e perforante, peggio di quando, sul campo di battaglia, ti privano di una vita.
 
Adesso invece, se mi ripetessero la domanda, so che sorriderei.
 
Perché in fondo, lui non mi ha mai abbandonata. Dan ha dato tutto se stesso per salvare il nostro mondo, e quando ci rifletto, mi sento sempre più orgogliosa di lui: pochi non sarebbero scappati davanti a quella grossa responsabilità. Invece il guerriero Rosso l’accolta tra le mani come il dono più prezioso.
 
Forse è anche per questo che, dopo un decennio, sono ancora innamorata di lui.
 
Sospiro, e, mentre digito velocemente sui tasti del mio portatile, una ciocca dei miei capelli mi scivola davanti agli occhi, nonostante abbia ben piazzato il fermacapelli in modo da lasciare libero il mio campo visivo. Dopo i vari avvenimenti, ho ricominciato a scrivere sul mio blog, ma devo ammettere che non mi ci dedico assiduamente come quando avevo dodici anni. Oggi ne ho ben il doppio, e non ho più la stessa libertà di allora, perché ho un intero campo da tenere sotto controllo.
 
Mi sono offerta di seguire un ospedale presso il quale vengono ricoverate persone, per lo più bambini, in maniera da essere seguite e monitorate a dovere. Qui posso stare con molti dei miei piccoli pazienti, ed insegnare ai bambini come si gioca a Battle Spirits mi tiene occupata tutto il tempo, ma la cosa non mi disturba, anzi. Ma, nei pochi momenti liberi, sono poche le cose che devo fare, oltre a fare rapporto oppure chiamare gli altri Maestri per sapere come stanno, per cui mi ritrovo a scrivere delle mie giornate o di argomenti totalmente a caso.
 
Ogni tanto mi scrivo anche con Clarky, Hideto e Kenzou. Abbiamo formato una chat di gruppo ed ogni tanto ci video chiamiamo: è divertente vedere le loro facce mentre raccontano delle loro disavventure. Inoltre, si preoccupano sempre per me, ed è una cosa che mi fa sentire come se fossi una sorta di sorella minore, benché abbiamo tutti la stessa età. Inoltre, domani li rivedrò finalmente di persona: il capitano della Magnifica Sofia si sposa con Angers, la bella addormentata nello spazio, e devo dire di non aver mai visto Clarky così felice.
 
Mi mantengo in contatto anche con Barone Chiaro di Luna. Dopo essere stato battuto da Dan nell’ultimo duello con gli Spirits, si sta dando da fare per mantenere la pace, ma ogni tanto anche lui ha bisogno di staccare, quindi di solito parliamo e conversiamo anche seriamente, nonostante le chiamate fungano come ricerca di leggerezza e spensieratezza.
 
Anche se ci troviamo in un periodo di pace, dopo aver scampato a l’estinzione del nostro pianeta, non mancano di certo piccoli combattimenti o scontri tra città che non vanno d’accordo. Fortunatamente però, non si tratta di grandi conflitti, ed il massimo che può capitare è che intervengano le guardie per ristabilire l’ordine.
 
Oramai è questa la nostra quotidianità, e devo dire che non si sta così male. Certo, se devo essere sincera con me stessa, inizia a mancarmi la possibilità di mettermi in gioco su un vero e proprio campo di battaglia, assaporare la sensazione di evocare uno spirit, mettere in pratica una delle strategie messe a punto o il dolore di quando viene sottratta una vita, ma al momento non mi sento degna di essere chiamata duellante di carte, sebbene sia ancora conosciuta come Maestra della Luce. L’unica persona che davvero lo merita non c’è più, ed io non intendo infangare quel nome che si è guadagnato.
 
Sorrido, mentre scrivo dei mie piani della giornata: devo andare a ritirare i medicinali che iniziano a scarseggiare, per poi mettermi in viaggio per la capitale. Il viaggio non è molto lungo, ma almeno domani ci sarà meno strada da fare per partecipare alla celebrazione. Sono anche vagamente emozionata: è da tanto che non torno in città, e questa è un’ottima occasione per cambiare aria e vedere i miglioramenti apportati alla grande città.
 
Mi alzo, e nel momento in cui sto per chiudere il computer qualcuno bussa alla porta. Guardo confusa verso  la fonte del suono, non capendo chi, a quest’ora del pomeriggio, abbia deciso di venirmi a trovare. In fondo, sono poche le persone che lo farebbero, qui: i bambini stanno giocando di fuori, li sento ridere e litigare per il pallone, mentre gli altri dottori che aiuto sono già andati a casa, dalle loro famiglie.
 
Abbandono il piccolo divano che svolge la funzione di letto da diversi mesi, e vado ad aprire al misterioso passante. Veramente, non posso neanche immaginare chi sia, quindi la curiosità sta guidando la mia mano verso la maniglia, che abbasso senza timore.
 
Quando spalanco la soglia, quello che vedo mi lascia senza parole, e per poco mi domando se quello che sto vivendo sia solo un sogno. Mi sfrego gli occhi e li spalanco nuovamente, ma le cose non cambiano: la lunga chioma rosa acconciata in una vaporosa coda, l’ampio vestito bianco e l’immancabile bastone magico non scompaiono, e sul volto della bella donna si apre un ghigno. «Allora, non mi fai entrare? Ed io che ti ricordavo più educata, Mai»
 
La mia voce fa fatica ad uscire per risponderle. «Ma-Magisa?»
 
«Beh, non sono mica un fantasma, non c’è bisogno di reagire così!» sbuffa lei, risentita. «Sono solo il Nucleo Progenitore, insomma! Porta rispetto per chi ha un ruolo importante nel mondo» mi punta addosso il bastone, ed io quasi riesco a specchiarmi nel profilo liscio della pietra blu incastonata sulla sommità, e sorrido, perché Magisa non è cambiata affatto.
 
Non riesco ancora a risponderle, e per questo cambia espressione: il ghigno si ammorbidisce, e compare un sorriso dolce. Apre le braccia nella mia direzione. «Forza, vieni qui» mi incoraggia, e non me lo faccio ripetere due volte: mi lancio tra le sue braccia, lasciandomi confortare dal suo calore, un calore che conosco bene nonostante lei non abbia più un vero corpo.
 
Le lacrime mi salgono agli occhi come se non riuscissero a trovare un freno: in un attimo, i ricordi di Gran Roro, i duelli e la sfida contro il re del Mondo Altrove mi invadono la mente. Ricordo Zongurii e il suo buonissimo curry, Sir Ju, Yuuki e Kajitsu Momose, il mio rapporto con Dan e gli altri Maestri della Luce. Magisa è stata anche una delle mie prime amiche, e la sua allegria contagiava sempre tutti; ora che ha il ruolo di regolarizzare l’energia del pianeta, non si fa vedere, ma ora è qui con me, e le sensazioni di felicità del passato si mischiano a nostalgia. Perché, più di tutti, il ricordo che mi fa male è quello del sorriso del ragazzo dai capelli rossi, la determinazione che sfavilla nei suoi occhi castani che non è mai cambiata.
 
Mi stacco e la guardo curiosa. «Non avrei mai pensato di rivederti. Che ci fai qui?»
 
«Sono qui perché dovevo incontrati, e non solo tu. Devo vedere anche Hideto, Kenzou e Clarky» va dritto al sodo, sedendosi sul divano ed accavallando le gambe. «So che domani ci sarà un matrimonio, eh?»
 
«Come Nucleo Progenitore non ti smentisci mai», scherzo, mentre mi accomodo al suo fianco. Non è per niente cambiata, neanche di una virgola, e devo ammettere che mi era mancata moltissimo.
 
«Ma che dici, non è per quello che lo so» alza gli occhi al cielo. «Comunque, sei cambiata moltissimo. Noto che indossi ancora il solito fermacapelli, e che ti stai lasciando crescere ancora i capelli»
 
Sfioro con la punta delle dita il dettaglio a farfalla dell’oggetto che mi tiene indietro i capelli. Me li ero tagliati come quando ho incontrato lui per la prima volta, ma ora si stanno allungando nuovamente, e, se prima mi sfioravano il collo, ora mi arrivano alle scapole. «Beh, ho pensato che ogni tanto un cambio radicale ci vuole. E poi, così domani sarà più facile acconciarli. A proposito, hai evitato la domanda!» le punto il dito contro con fare accusatorio. «Come fai a sapere del matrimonio?»
 
In risposta, la maga dai capelli rosa sorride con fare provocatorio e mi mostra una busta bordata d’oro. «Ho ricevuto anche io l’invito»
 
Lo ammetto, sono davvero curiosa di sapere se è la verità. «Ah, sì? E come hai fatto?»
 
Lei si avvilisce. «Okay, mi hai scoperta: sono andata da lui e gli ho estorto la partecipazione»
 
Immaginandomi la scena durante la quale la maga striglia per bene Clarky, scoppio a ridere. «Tipicamente da te» rantolo, in una piena crisi di risate. Non riesco a smettere, ridere così tanto mi mancava, e grazie al suo sarcasmo ed al suo modo di fare riesco a rilassarmi. «Vuoi un po’ di the? Ce l’ho già pronto e zuccherato. L’ho fatto prima che ci arrivassero Ann e Fann, quindi puoi ritenerti salva da una crisi da picco glicemico. Ti invidio, perché non sai quante volte l’ho rischiata, con quei due in giro»
 
Lei mi guarda curiosa mentre mi alzo e raggiungo il davanzale della piccola cucina ad angolo con tavolo annesso, dove ho posato la caraffa piena di liquido ambrato. Ne verso un po’ in due tazze, rosa per lei e rossa, la mia preferita, per me. «Ann e Fann? Chi sono?»
 
Le porgo il piccolo contenitore dello stesso colore dei suoi capelli. «Sono due piccoli Mazoku che Dan aveva preso con sé dieci anni fa. Quando se n’è andato, me ne sono presa cura io» mi risiedo al suo fianco, e mi rinfresco la gola con la mia bevanda. Parlando di Dan, quasi mi aspetto di sentire sulla lingua il sapore di the troppo zuccherato che mi aveva preparato una volta, ma quando questo non accade mi sale la malinconia. Devo essere messa davvero male, se mi manca persino quel saporaccio. «Adesso sono dei bambini vispi e fin troppo curiosi. Oltre al fatto che mangiano come se avessero un buco nero al posto dello stomaco»
 
Magisa mi osserva sorridendo teneramente. «Sei cambiata, Mai»
 
«Tu dici?»
 
«Eccome. Sei sempre stata determinata, ed il tuo tono di voce non ammetteva mai repliche. Badavi solo a te stessa, non ti importava di stare in gruppo, ed invece ora ti preoccupi dei malati e dei bambini, crescendo anche piccole Creature Oscure. E quando parli, la tua voce è morbida, dolce, e so chi ne è la causa»
 
Non riesco a rispondere per l’imbarazzo, e per questo mi schiarisco la gola e cambio argomento. «Allora, suppongo che il Nucleo Progenitore non sia qui semplicemente per una visita di cortesia o, in questo caso, per vantarsi di aver ottenuto l’invito per un matrimonio con la forza. Quindi, andiamo al punto: che ci fai qui, Magisa?»
 
Lei sospira, e il suo profilo si fa affilato. È diventata seria, come poche volte l’ho mai vista. «Non posso anticiparti niente, perché voglio che tutti i Maestri della Luce siano davanti a me quando vi svelerò quello che ho di importante da dirvi»
 
«Non saremo tutti i Maestri» le faccio notare, sollevando un sopracciglio, come se non sapesse degli avvenimenti degli ultimi decenni. «Siamo in quattro ancora in vita»
 
Lei abbozza un piccolo sorriso. «Non sarete tutti i Maestri della Luce, ma non sarete neanche in quattro» si alza in piedi rinvigorita. «Bene, quando si parte?»
 
 
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Guardare Clarky sorridere come se avesse appena sfiorato la luna con un dito mi mette un'emozione incredibile addosso. Lui ed Angers si sono appena sposati, e sono il ritratto della felicità: lui con addosso l'uniforme da capitano, lei avvolta in un vestito da sposa mozzafiato, rappresentano il genere di Happy ending che ogni ragazza romantica vorrebbe. Ed io non sono da meno.

 
Avvolta nel mio abito viola, la cui scollatura mi lascia le spalle scoperte, e con i capelli legati in un elegante chignon alla base della nuca, non posso fare altro che essere felice con il mio migliore amico e per lui. Si vede che si amano, e sono sicura che il loro sia un sentimento che durerà in eterno. Credo che anche la maga al mio fianco sia della mia stessa opinione, perché, da quando ha messo piede in chiesa, non fa altro che piangere, soffiarsi il naso ed asciugarsi gli occhi in un ciclo infinito. Ma parliamo di una ragazza che si è emozionata quando Dan e un duellante di carte che la voleva prendere in sposa si sono contesi la sua libertà.



Ora, sedute al tavolo per il ricevimento, osservo i novelli sposi danzare, mentre i miei pensieri volano lontano da me, senza una precisa direzione. Mi perdo nella dolcezza delle note che accompagnano i passi della coppia, e mi chiedo se avrò mai quello che condividono. Anche se, a dirla tutta, è una domanda retorica, visto che l'uomo con cui avrei voluto passare il resto della mia vita si sia sacrificato per la salvezza del mondo.



Quando ritorno al presente, un applauso si alza dai tavoli, segno che Clarky ed Angers hanno concluso il loro primo ballo in vesti di marito e moglie. Li vedo raggiungere il tavolo dove hanno riservato il posto mio di Magisa, ma anche quello di Hideto, Kenzou, Kazan, Plim, Yus, la dottoressa Stella, Lugain. Per quanto ne so, sarebbe dovuto essere presente anche Barone Chiaro di Luna, ma il suo posto è vacante, mentre qualche metro più in là, Flora e Zorda stanno litigando apertamente, guadagnandosi le occhiate indispettite dei presenti attorno a loro. Ovviamente, al lato destro, non potevano mancare Ann e Fann, i quali stanno divorando quasi tutto quello che si trova nei loro piatti ad una velocità assurda.



Sono stata contenta di rivedere tutti loro, perché mi mancava la loro energia incrollabile. Trovo bello condividere questo momenti di gioia con persone a cui tengo moltissimo, e penso proprio che il biondo dalla pelle color mou condivida questo mio pensiero.  «Magisa» esordisce, mettendosi in piedi dietro di lei. «Hai detto che volevi parlarci»
 
Lei annuisce dopo aver scolato un bicchiere di champagne. «Si, devo parlarvi, ma in un luogo meno affollato. Spero che gli altri invitati perdonino una momentanea assenza da parte degli sposi, ma è molto importante»
 
La neocoppia si guarda ed annuisce, mentre io ed i Guerrieri Verde e Blu ci alziamo nello stesso momento. Attraversiamo in gran fretta il grande salone, e una fresca brezza pomeridiana ci scompiglia i capelli nel momento in cui raggiungiamo una piccola struttura in marmo bianco rialzata, con colonne che sostengono il tetto a cupola. Milioni di rose bianche, rosse, verdi, gialle, blu, verdi e viola si arrampicano lungo i sostegni, dandogli così un’aria romantica e riservata.
 
Saliamo tutti i piccoli gradini che ci permettono di arrivare al pavimento, e ci voltiamo tutti verso Magisa, la quale si schiarisce la gola e ci guarda uno ad uno. «Se sono qui, è perché devo dirvi qualcosa di molto importante» inizia, ed io già sento l’ansia aumentare. «Parto con la premessa che mai mi sarei aspettata che potesse accadere, ma è successo, e spero solamente che il dolore, lo sconcerto e la tristezza che avete provato dieci anni fa passi»
 
«Ci stai chiedendo qualcosa di impossibile» le faccio notare. Quello che abbiamo passato non si può cancellare, ed il vuoto che avverto quando ripenso al passato va a sostegno di ciò che ho appena detto.
 
«So che non credete sia fattibile, e fidatevi che se non l’avessi visto con i miei occhi non sarei qui a rendervi partecipi di ciò che ho scoperto»
 
«Cos’hai trovato di così sconvolgente?» le domanda Hideto, mentre si aggiusta nervosamente il colletto della camicia bianca. Sembra quasi che non veda l’ora di rimettersi la solita divisa da agente.
 
«Non cosa. Ma chi» lo corregge lei, ed ora tutta la nostra attenzione si focalizza su quel pronome. «E non l’ho trovato io. È stato lui, a trovare me» indica un punto lontano, nella direzione di due figure troppo lontane per comprenderne le fattezze in maniera chiara. «Consideralo come regalo di matrimonio, Clarky»
 
Provo a strizzare gli occhi, ma riesco solo a mettere a fuoco il volto di Barone, il Mazoku che ha reso possibile la riconciliazione tra esseri umani e Creature oscure. Lui resta fermo dove è, nella sua solita posizione fiera, mentre il viso della persona che lentamente si sta avvicinando al gruppo resta sconosciuto; solo quando è a metà percorso riesco a comprendere chi si staglia davanti a noi.
 
E, solo allora, per l’emozione le lacrime cadono come stelle cadenti a terra.
 
L’ultima volta che l’ho visto era durante una visione, in cui mi diceva che non si sentiva solo mentre combatteva, e che mi ringraziava per quello. A quel tempo, aveva ancora le fattezze con le quali è scomparso, ma ora davanti a noi c’è il corpo di un uomo di ventiquattro anni, con i capelli rossi sempre scarmigliati e gli occhi castani determinati, pieno di quella voglia di combattere e duellare. È vestito anche nella stessa maniera di dieci anni fa, con indumenti della sua taglia, e porta sul volto un sorriso che mai gli ho visto fare.
 
Le mie gambe tremano, e né Hideto né Kenzou riescono ad afferrarmi prima che io mi accasci per terra. Loro ci provano, ma i miei occhi sono fissi su di lui, pieni di lacrime, come tutti quelli degli altri, e non riesco a muovermi.
 
Non è possibile, eppure lui sembra così vero, così raggiungibile. Così reale.
 
«Dan…»
 
•• ••
 
 
È calata la sera, ed io avevo bisogno di tranquillità e pace per pensare.
 
Dopo tutto quello che ho visto, ne ho bisogno.
 
Come riapparso dal mondo dei morti, Dan è stato sommerso di abbracci da parte dei nostri compagni, per poi essere portato via da Clarky e Kazan. Sinceramente, ne sono contenta: al momento mi ritengo la persona meno entusiasta per rivolgergli la parola.
 
Non è che non sia contenta che sia vivo e che sia tornato: Magisa ci ha spiegato che lei ha percepito la sua essenza senza comprendere che si trattava del Guerriero Rosso, e, per puro esperimento, ha provato a donarle forma. Quando si è accorta di chi stava praticamente resuscitando, lei è quasi venuto un colpo. Certo, se fosse possibile, ma ovviamente parliamo della maga del Mondo Altrove, quindi penso lo sia.
 
Nonostante rivederlo a pochi metri da me, con la possibilità di toccarlo ed aggrapparmi a lui, mi sento restia  a farlo. Sono divisa a metà: da una parte vorrei correre da lui, parlargli, abbracciarlo, ma dall’altra non voglio. Mi ero così abituata al dolore di non poter avere queste cose, che, a vederlo ripiombare nella mia vita così senza preavviso, mi risale la paura che possa andarsene di nuovo. Permettermi e permettergli di riavvicinarci come dieci anni fa è più pericoloso che affrontare la fine del mondo.
 
Mi sostengo alla ringhiera e per distrarmi annuso la prima rosa più vicina al mio volto. Chiudo gli occhi ed accarezzo con la punta dell’indice il profilo di un petalo, mentre il mio olfatto si riempie di quel profumo dolce ed inebriante. Quando ritorno a vedere sorrido amaramente, perché mi aspettavo che il colore del fiore fosse rosso. Quella sfumatura di rosso.
 
«Mi stai evitando, vero?»
 
Anche questo mi aspettavo, che la persona di cui ho sentito i passi lievi andasse direttamente al nocciolo della questione. Mi giro verso di lui. «Quel tuo intuito infallibile non ti ha mai abbandonato, anche se sono passati dieci anni, Dan. Come il fatto che vai sempre dritto al punto»
«Sono fatto così, mi conosci» dice, e le sue mani trovano rifugio nelle tasche dei pantaloni. Ha sempre fatto così, quando è in attesa che accada qualcosa o mentre sta parlando. È un gesto tipicamente suo, e sono contenta che non l’abbia mai abbandonato. «Ora stai anche evitando la mia domanda»
 
Appoggio la fine della schiena alla spessa ringhiera di marmo, talmente lucida da riflettere persino la luce pallida e riflessa della luna. «La evito perché mi pare evidente che non ti serva una mia risposta»
 
«Invece mi serve, perché non capisco che cosa non approvi del mio ritorno»
 
«Non è che non lo approvo. Anzi, non sai quanto ho sognato questo momento» borbotto, un po’ risentita per il fatto che, nonostante conosca i miei sentimenti, pensa che io non sia felice di vederlo qui davanti a me. «Ho immaginato tante volte come sarebbe stato il mio futuro se tu non fossi…» sebbene io l’abbia pensata per anni, quella parola ancora non riesce a mollare le mie labbra.
 
«Morto?» mi aiuta lui, e leggo nel suo tono una nota di comprensione.
 
Annuisco. «Si, quello»
 
«Ed allora? Che cosa c’è che non va?» si avvicina ulteriormente, e la distanza che percorre salendo i gradini fa sì che il mio cuore manchi un battito. Accidenti, parlargli a distanza è più semplice, mentre ora le mie mani stanno sudando e deglutisco a vuoto. Ecco l’effetto Dan che ritorna potente più che mai. «Se sei contenta che sia tornato, perché hai quello sguardo perso e preoccupato?»
 
«Perché…» lo vedo farsi sempre più vicino, e, quando alzo il viso, lui pianta i suoi occhi profondi nei miei. Non riesco a distogliere le mie iridi dalle sue, così espressive e fiere, quelle iridi color del cioccolato che ho amato e che continuo ad amare più che mai. Oramai sono al limite, e non appena si ferma a neanche un passo di distanza da me, rispondo alla sua domanda con una tale sincerità, che non ricordo nemmeno quando è stata l’ultima volta in cui ho parlato in questa maniera.
 
«Perché ho sofferto così tanto quando te ne sei andato» singhiozzo, ed appoggio la fronte al suo petto, chiudendo le mani a pugno. Le unghie mi feriscono i palmi, ma il dolore che provo mi sprona ad andare avanti con il discorso. «Ora sei qui, è vero, ma quanto tempo passerà prima di vederti di nuovo sparire? Quella volta ci eravamo illusi che sarebbe andato tutto per il meglio, che avrei potuto stare con te. Eri così vicino, e ti ho perso prima di poter fare con te tutto quello che sognavo. Di te mi è rimasta solo una foto, ed un tuo bacio» mormoro, con la voce impastata dal pianto. «Ed ora non voglio illudermi di nuovo, perché non sai che dolore ho sentito quando ti ho visto trasformarti in luce e non essere nemmeno lì con te»
 
Sento le sue braccia avvolgermi piano, e mi ritrovo pressoché spiaccicata al suo petto. «Invece lo conosco» risponde a bassa voce, mentre io mi stringo maggiormente a lui, bagnandogli la maglietta. «Perché è quello che ho sentito poco prima di sparire. Ho pensato all’equipaggio della Magnifica Sofia, a Ann e Fann, i nostri alleati. Ed a te, alla persona che amo. Ho sofferto anche io, molto. Ma ora sono qui, e non intendo andarmene» mi rassicura, ma il dubbio rimane conficcato nel mio cuore come gli artigli di un’aquila che tengono ben saldi la loro preda. «Guardami, Mai»
 
Scuoto la testa e stringo i denti. Non devo cedere, altrimenti so già che mi arrenderò alla sua voce carezzevole. Ha anche detto che mi ama, e sono fortemente tentata, ma devo resistere. Lo devo fare per il mio povero cuore, che ha già sofferto così tanto.
 
«Mai, ti prego» arriva persino a supplicarmi, e pone una mano sotto il mio mento.
 
Mi alza il viso.
 
Lo guardo.
 
E cedo.
 
Mi sorride dolcemente, accarezzandomi una guancia con le nocche. Questo contatto mi dà i brividi. «Sono qui. E stavolta, per sempre»
 
E, mentre mi bacia, ho la sensazione di essere tornata a respirare dopo dieci anni di apnea.
 
 
 
 
   
 
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