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Autore: chasing_medea    17/09/2020    1 recensioni
“Chi sei tu esattamente?”
“Un servitore della dea”
“Pensavo fossero ammesse solo donne nel giardino”
I lineamenti delicati di Hinata si induriscono e l'aria sembra fermarsi nella stanza.
“E’ la dea della fertilità,” dice con voce profonda e solenne. “Non può esserci fertilità senza entrambi i principi”.

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[Kagehina][Mythological!AU]
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Voci ovattate raggiungono Kageyama da dietro la porta, svegliandolo poco a poco.

“...solo un umano,” dice una donna.

“Non potevo lasciarlo morire,” risponde un ragazzo.

“I mortali muoiono in continuazione. Non ci riguarda”

“Mi ha salvato la vita…”

Kageyama vorrebbe continuare ad ascoltare, ma le voci sfumano fino a scomparire. Forse si sono allontanate, o forse è lui che prende nuovamente sonno, non ne è sicuro.

Apre gli occhi e non sa quanto tempo sia passato. Non c’è parte del suo corpo che non gli faccia male e non riconosce la stanza in cui si trova, ampia e luminosa. Tende bianche schermano la luce che entra dall’unica finestra. Un tavolo e un paravento di legno intrecciato sono gli unici arredi. Non c’è nessuno oltre a lui.

Prova a tirarsi su sul letto, ma il dolore lancinante lo ferma. Istintivamente si porta una mano all’addome e, sotto i polpastrelli, sente il tessuto morbido di una fasciatura. La stoffa odora di erbe, miele e ha una punta speziata che non riesce a riconoscere.

Cerca di ricordare cosa sia successo, ma il dolore gli rende impossibile pensare a qualsiasi altra cosa.  

Alla sua destra, la porta della stanza si apre e Kageyama può solamente voltare la testa in quella direzione. Ad affacciarsi è un ragazzo dagli arruffati capelli rossi che sorride quando lo vede sveglio.

“Finalmente,” dice. “Sei stato fuori dai giochi per un bel po’.”

La sua voce è squillante, quasi fastidiosa nel silenzio della stanza. Kageyama la riconosce come quella che  ha sentito discutere animatamente dietro  la sua porta.

“Che mi è successo?” chiede. Ha la voce roca e gli brucia la gola. 

Il ragazzo si avvicina al tavolo, versa un bicchiera d'acqua da una brocca e lo porge a Kageyama, che beve a piccoli sorsi, alzando appena la testa dal cuscino. Qualcosa gli pizzica la lingua. 

“Zenzero,” spiega il ragazzo. “Aiuta con le infiammazioni”

“Chi sei tu?”, chiede brusco Kageyama, la gola brucia un po’ di meno.

“Hinata”, risponde l’altro, come se fosse ovvio. “Mi hai salvato da un drago e ti sei conciato male. Una mossa abbastanza stupida, se ti dovessi dire”

Kageyama lo fulmina con lo sguardo — potrebbe essere un po’ più riconoscente il ragazzino — ma Hinata non sembra intimidito. Si siede a cavalcioni di una sedia, pesca una mela rossa dalla ciotola accanto alla brocca e la addenta, ne stacca un pezzo con uno schiocco secco. 

“Dove sono?”

“Nel giardino delle mele d’oro”, risponde Hinata con la bocca piena.

Kageyama scatta sul letto con gli occhi sgranati. Il dolore lo raggiunge con un secondo di ritardo e gli mozza il fiato nei polmoni.

“Non dovresti muoverti”

Kageyama lo fulmina nuovamente. “Me ne sono accorto”.

Lentamente, facendo attenzione ad ogni movimento, torna a stendersi.  

“Questo è veramente— ?” 

“Mh-mh”. Hinata continua a masticare, l’odore dolce della mela si diffonde per la stanza. “Eri conciato male, non sapevo dove altro portarti”

Kageyama fissa il soffitto. I ricordi cominciano a riaffiorare, alcuni più nitidi di altri. “Ho pensato che sarei morto”

Hinata fa un verso di assenso. “Hai rischiato. Ma abbiamo scoperto che le mele d’oro hanno effetto anche sui mortali”

Kageyama storce leggermente la bocca a sentirsi chiamare mortale, poi riporta lo sguardo su Hinata e alza un sopracciglio. “Mi hai usato come cavia?” 

“Più o meno?” Hinata scrolla le spalle. “Tanto valeva provarci. E ha funzionato!”, il suo viso si illumina. “Te ne ho dato solo un pezzetto però, non so che effetto avrebbe se ne mangiassi una intera”

Kageyama non riesce a crederci. Chi diavolo è quel ragazzo? Non che Kageyama non abbia avuto la sua dose di stranezze, ma questa le supera tutte. Altre domande si accumulano nella testa di Kageyama, il letto è comodo, le lenzuola profumano di estate e gli occhi tornano a farsi pesanti. 

Hinata si alza di scatto dalla sedia. “Dovresti riposare”

Kageyama annuisce, gli occhi ormai chiusi. “Grazie. Per avermi salvato”

Con una mano sulla maniglia Hinata si volta verso di lui e gli sorride. Esce dalla stanza senza aggiungere nulla. 

 

*

“Che diavolo ci facevi nella tana di un drago?” gli chiede Kageyama la seconda volta che Hinata va a trovarlo. 

Non è sicuro di quanto tempo sia passato. Ogni tanto, al suo risveglio, trova del cibo accanto al letto, ma i suoi momenti di coscienza sono ancora pochi e sparsi e gli rendono impossibile tenere il conto dei giorni. 

Hinata si siede nuovamente a cavalcioni della sua sedia prima di rispondere. “Aveva rubato una mela d’oro, mi hanno mandato a recuperarla.”

Una brezza leggera muove le tende bianche. Gli unici rumori nella stanza sono quelli che arrivano dal giardino. 

E’ Kageyama a rompere il silenzio. “Chi sei tu esattamente?”

“Un servitore della dea”

“Pensavo fossero ammesse solo donne nel giardino”

I lineamenti delicati di Hinata si induriscono e l'aria sembra fermarsi nella stanza.

“E’ la dea della fertilità,” dice con voce profonda e solenne. “Non può esserci fertilità senza entrambi i principi”.

Kageyama ha la sensazione di star guardando qualcosa che non dovrebbe vedere, ma non riesce a staccare gli occhi da lui. 

Dal giardino arriva il canto d'un pavone, l'aria torna a circolare, lo sguardo di Hinata torna limpido e si appoggia su Kageyama.

“Ho fatto un po’ di domande su di te”, dice con la voce di nuovo squillante. “Hai una certa fama”

Kageyama scuote la testa, alcune ciocche dei capelli neri ricadono sul suo viso. “Sono solo un guerriero”

“Non un guerriero qualunque”, Hinata risponde eccitato. “Sei un eroe!”

Il modo in cui lo dice, agitandosi sulla sedia, scalda le guance di Kageyama. 

Per la prima volta da quando è lì, Kageyama pensa a tutto quello che si è lasciato dietro. Non ha fretta di tornare alla sua vita, si rende conto. Non ha fretta di tornare a vagare per il continente, passando da incarico ad incarico, da missione a missione, da guerra a guerra.

“Raccontami qualcosa,” continua Hinata.

“Tipo cosa?”

“Qualcosa!”

Kageyama sbuffa, ma si appoggia meglio sul cuscino e comincia a raccontare della guerra. Il modo in cui gli occhi di Hinata brillano riesce quasi a fargli credere che valga la pena di raccontare le sue storie. 

 

*

Quando Kageyama si sveglia, Hinata è già nella stanza, seduto scomposto sulla sua sedia. Ha la testa rivolta verso la finestra, ma il suo sguardo è offuscato, come se non vedesse realmente quello che ha davanti. 

Kageyama si prende un momento per osservarlo. Quando non sorride i suoi lineamenti hanno qualcosa di freddo e distante, i suoi occhi sembrano troppo adulti rispetto al suo corpo. Kageyama si chiede per la prima volta quanti anni abbia in realtà, da quanto tempo abbia quell’aspetto. 

Hinata si volta nella sua direzione. Appena lo vede sveglio il suo sorriso ricompare e i suoi lineamenti si addolciscono e tutte le domande passano in secondo piano.

Kageyama si tira su sul letto e raccoglie i lunghi capelli neri in una cipolla disordinata, le sue braccia sono pesanti dopo giorni di inattività. Il dolore ha cominciato a scemare, ma è lontano dallo sparire del tutto. Ha ricevuto abbastanza ferite nella sua vita da riconoscere quelle che lasceranno una cicatrice e che torneranno a farsi sentire nelle giornate di pioggia. 

Hinata gli porge il solito bicchiere d'acqua allo zenzero, poi torna alla sua postazione. Negli ultimi giorni ha passato ogni mattina in quella camera con lui, chiedendo a Kageyama di raccontargli delle sue avventure, pendendo dalle sue labbra e fissandolo con occhi affamati. 

"Non hai niente da fare?", gli chiede Kageyama, più curioso che infastidito.

Hinata scrolla le spalle. "Non proprio. Non c'è mai molto da fare qui"

Kageyama sospira e torna a guardare il soffitto. “Dev’essere bello”

“Già,” risponde Hinata abbattuto.

Kageyama guarda le tende che si muovono leggermente. Muore dalla voglia di vedere cosa ci sia fuori, ma è ancora troppo debole per alzarsi dal letto.

"Potrò mai vederlo?", chiede.

"Il giardino? No"

Kageyama annuisce. Nulla che non si aspettasse, ma la delusione si fa sentire comunque nel suo stomaco. Dal viso di Hinata scompare l'ultimo alone di serietà.

"Non ufficialmente almeno," dice con un sorriso furbo.

Gli occhi di Kageyama brillano. 

 

*

Hinata ha avvicinato la sedia e ha appoggiato i piedi ai piedi del letto, taglia meticolosamente una pesca e ne porge qualche spicchio a Kageyama. Si agita sulla sedia, ma non parla. Dal giardino arrivano distanti voci e risate.

“Kageyama?”

E’ la prima volta che Hinata lo chiama per nome. Ha l’espressione seria, lo sguardo basso e le labbra leggermente arricciate, come se stesse valutando con attenzione le parole da dire. 

“Mh”

Hinata si prende un momento, fissa le grinze sulle lenzuola.

“Com’è il mondo fuori di qui?”, la sua voce è piccola, poco più di un sussurro. 

Kageyama aspetta un momento. “Non sei mai stato fuori?”, chiede per prendere tempo.

Hinata scuote la testa. “Era la mia prima missione. Dritto nella tana del drago e poi di nuovo qui. Ho fallito e riportato qui un mortale,” sbuffa una risata amara. “Non credo me ne assegneranno mai un’altra”

Kageyama sospira. Ha visto troppe guerre, odio e conflitti per dare la risposta che Hinata sta cercando; qualunque cosa ci sia al di fuori di quella finestra deve essere sicuramente meglio.

Comincia a parlare comunque. 

Parla dei boschi talmente fitti che i raggi del sole non arrivano a scaldare il terreno, dei limpidi laghi di montagna che riflettono le nuvole. Racconta della distesa blu dell’oceano illuminata dai raggi del sole, della neve che ricopre ogni cosa nella quiete invernale e del verde brillante che, sciogliendosi, scopre a primavera. 

Hinata guarda fuori dalla finestra, come sperasse di vedere qualcosa di quello che Kageyama racconta, ha gli occhi pieni di di nostalgia per qualcosa che non ha mai visto. 

 

*

La tenda è incantata in modo da non permettergli di vedere cosa ci sia fuori. Kageyama lo sospettava già, ma si sente comunque irritato. Sbuffa e torna a sedersi sul letto. 

Già il giorno prima Hinata lo ha trovato a litigare con la tenda e ha passato la mattinata a ridere di lui, non ha intenzione di ripetere l’esperienza. 

E’ più tardi del solito, ma di Hinata ancora non si vede neanche l’ombra. Sulla sedia dove solitamente siede, quella mattina sono comparse la sua armatura e la pelle di lupo che solitamente indossa sulle spalle.   

Hinata entra nella stanza senza bussare, storce la bocca quando vede la sua solita postazione occupata e si siede in quella accanto con il volto scuro. 

“Stai meglio,” commenta con voce grave.

“Come nuovo”

“Stasera devo accompagnarti ai cancelli”

Lo stomaco di Kageyama si annoda. Non sa di preciso da quanto tempo sia lì, dove tutto scorre ovattato, ma non vuole andare via, realizza. Gli manca muoversi liberamente e sentire il corpo affaticato dopo una giornata di allenamenti con la spada, ma una parte di lui vorrebbe restare in quella stanza, con Hinata seduto scomposto sulla sua sedia, con la gola che gli fa male e la voce roca per l’aver parlato troppo.

“Dovresti venire con me,” gli dice di impulso Kageyama.

Hinata sorride, ma è un sorriso fioco. “Sarebbe bello”

Kageyama vorrebbe trovare le parole giuste per riempire il silenzio, ma non sa da dove cominciare. Non riesce a stare fermo e pur di tenersi occupato, comincia a indossare la sua armatura. Sente lo sguardo di Hinata seguire  con attenzione ogni suo movimento, le mani solitamente sicure si muovono incerte sulle cerniere dell'armatura. 

Non aveva mai notato quanto fosse pesante la pelle di lupo sulle sue spalle. 

Il buio comincia a calare e Hinata ancora non si muove dalla sua sedia. La stanza è avvolta quasi interamente nell’oscurità quando Hinata parla.

“E’ ora.”

Kageyama annuisce e si alza dal letto. Hinata gli fa segno di fare silenzio e lo guida per i corridoi del palazzo, i loro passi risuonano sulla pietra. Kageyama vorrebbe prendersi del tempo per osservarne i dettagli, ma Hinata prosegue rapidamente e non può fare altro che tenere il passo. Attraversano un largo portone di metallo e Kageyama vede il giardino.

Il respiro gli si ferma nel petto. 

“Pensavo che— “

“Teoricamente si può uscire da qui senza passare per il giardino, ma...”

Quello che si trova davanti è il ritratto della primavera. Alberi e alberi pieni di frutti maturi sono rischiarati dalla luce della luna, il loro profumo si diffonde nell’ambiente. In mezzo all'erba crescono fiori dai colori talmente brillanti da splendere nella poca luce. Poco distante si sente il mormorio dell’acqua di un ruscello.

Hinata si affianca a lui. “Mi dispiace che tu possa vederlo solo di notte”.

“E’ splendido,” si sente rispondere Kageyama in un sussurro.

Hinata sorride e lo guidar attraverso il giardino, Kageyama lo segue di riflesso mentre cerca di memorizzare ogni dettaglio, ma c'è così tanto che non sa da che parte cominciare. 

Hinata si ferma improvvisamente davanti a un albero. Ha rami fitti e rigogliosi, un tronco ampio e massiccio. Attraverso il fogliame, mele dorate risplendono come gioielli.

Un drago, avvolto nella sua lunga coda, riposa ai piedi del tronco. Alza pigramente la testa e guarda Hinata. Ogni muscolo nel corpo di Kageyama si tende come una corda. Porta istintivamente la mano al proprio fianco per estrarre la spada senza trovarla. 

Il drago sbadiglia pigramente e appoggia nuovamente la testa sulle zampe anteriori. Hinata si allunga sulle punte e coglie una mela, la porge a Kageyama.

“In caso di future mosse stupide,” dice. 

Kageyama la prende con riverenza tra entrambe le mani. È tiepida per il calore dell'ambiente e umida dell'umidità notturna.

Hinata gli sorride e riprende camminare. 

Solo quando Hinata si ferma nuovamente, Kageyama nota che hanno raggiunto il cancello. È troppo presto.

“Qui le nostre strade si separano,” dice Hinata.

Kageyama fissa il cancello di ferro nero. “Non voglio andare,” confessa.

“Non voglio che tu vada”

Kageyama si volta, sfiora il dorso della mano di Hinata con le dita.  “Vieni con me.”

Il sorriso di Hinata si oscura, gli occhi si addolciscono. “Non posso”

“Perchè no? Attraversa il cancello con me”

Hinata alza lo sguardo verso il cielo. 

“La tua vita o la mia libertà”

“Che vuol dire?”

“Che la dea mi ha accolto”, dice Hinata. “Mi hanno lasciato su un altare alla nascita e la dea mi accolto. E una volta che le appartieni è per sempre”

“Tu hai— “

“Sapeva che questo posto cominciava a starmi stretto. Mi ha proposto un accordo quando ti ho portato qui”

Kageyama vorrebbe protestare, ma Hinata gli appoggia un dito sulle labbra prima che possa dire qualcosa. 

“Va bene così”, gli sorride dolcemente. “So di aver fatto la scelta giusta”

Il giardino che li circonda è soffocante, gli odori troppo intensi, gli alberi appaiono spettrali e minacciosi illuminati dalla luce della luna. La mela d'oro scotta tra le sua mani. 

Il petto di Kageyama brucia della voglia di radere tutto al suolo. Per la seconda volta, cerca la spada al suo fianco. 

“Apparirà al tuo fianco non appena sarai distante da qui”, gli spiega Hinata. “E’ previdente”.

Alle sue spalle, Kageyama sente il rumore del cancello che si apre. Non hanno più tempo.

“Mi dispiace”, riesce a dire, con la voce che gli trema.

Hinata gli sorride. “A me no”

Kageyama si volta verso il cancello e di nuovo verso Hinata. 

“Va’,” gli dice Hinata. “E raccogli un po’ di neve anche per me”

A Kageyama viene da ridere, vorrebbe dirgli che la neve non è un fiore che si può raccogliere, ma gli angoli degli occhi pizzicano, un nodo gli blocca la gola e il verso stridulo di un pavone giunge sino a loro e  Kageyama sa che è l’ultimo avvertimento.

Raccoglie le forze come se dovesse entrare in battaglia, raddrizza la schiena e volta le spalle a Hinata. Si costringe a non voltarsi indietro fino a che non sente il clangore del cancello che si chiude alle sue spalle. 

Hinata gli sorride attraverso le sbarre, gli fa un cenno con la mano, poi si volta e comincia a correre. Kageyama resta a guardare il punto in cui sua schiena è scomparsa nel buio. 

 



Se siete arrivati fino a qui, grazie <3
Alla prossima,
mels. 

 
   
 
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