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Autore: _ A r i a    17/09/2020    0 recensioni
{ sequel di Dark Necessities | au | tematiche delicate }
Il pennello danza lentamente nell’acqua, lasciando scie di colore azzurro all’interno di essa.
Jude resta ad osservarlo, come incantato. Per un momento gli sembra di dimenticare la tela davanti a sé, su cui sta dipingendo un paesaggio dai colori freddi, una spiaggia deserta, dalla sabbia grigiastra, e un mare in tempesta, onde agitate e schiuma bianca che schizza nell’aria.
È un paesaggio invernale che ha imparato a conoscere bene, in quell’ultimo periodo. Ha la mente troppo piena di pensieri, di dubbi e di dolore, così, appena può, si rifugia a Back Bay, da solo, senza che nessuno sappia nulla. Si siede alla fine di un pontile, accoccolandosi alla ringhiera in ferro, e resta lì anche per ore, incurante del vento freddo che ruggisce e gli fa sbattere i vestiti contro la pelle, ad ascoltare lo sciabordio nervoso delle onde e cercando di trarre da esso le risposte di cui sente di aver così disperatamente bisogno, in quell’ultimo periodo, ma che crudeli continuano a sfuggirgli.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Caleb/Akio, David/Jiro, Joe/Koujirou, Jude/Yuuto
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Do-Iwanna-know

Baby we both know
That the nights were mainly made for saying things
that you can’t say tomorrow day.
Artic Monkeys — Do I Wanna Know


Broadway, Boston, 1st June
h. 10:44 a.m.


La toga nera continua a frusciargli attorno alle caviglie.
Probabilmente sono in ritardo, ma suo padre ha preteso che lo aspettasse prima di raggiungere il liceo.
Jude è piuttosto divertito dal fatto che l’integerrimo governatore Sharp sia riuscito a trovare del tempo nelle sue giornate piene d’impegni da dedicare al figlio.
Forse è così solo perché quello non è un giorno come un altro.
In effetti Jude non sente per niente ansia o altre emozioni di quel tipo, perché, di fatto, per lui quello è un normalissimo giorno come un altro. Gli esami sono finiti, non ha niente da temere.
Immagina qualcuno dell’ufficio di direzione generale scoprire da suo padre che quel giorno ci sarà la cerimonia di consegna dei diplomi e consigliare al governatore di presenziare. Un figlio si diploma una sola volta nella vita, dopotutto.
A detta di Jude, è tutta una gran questione di ipocrisia. Suo padre lo reputa la più grande delusione della sua vita, e Jude non nutre più alcun timore nei suoi confronti. Presto si trasferirà per l’università, è inutile continuare con quella farsa di benevolenza.
Si sopportano a malapena, meno tempo trascorrono l’uno con l’altro meglio stanno, per la maggior parte delle volte evitano perfino di parlarsi. Dev’essere davvero una grande sofferenza un figlio delinquente, e soprattutto incapace d’innamorarsi di una ragazza.
Suo padre è stato il primo a sapere della rottura con Victoria. Lo ha visto rientrare a casa insolitamente in anticipo rispetto all’orario che gli aveva prospettato, e quando gli aveva chiesto se fosse capitato qualcosa aveva risposto seccamente:«Ho lasciato Victoria.»
Quella dev'essere stata l’ennesima delusione per suo padre, ma in tutta franchezza a Jude non importa davvero più niente di tutto ciò. Quella sera si era sentito forte come non gli capitava da tempo, percepiva di essere riuscito finalmente a riprendere in mano la propria vita.
E non avrebbe potuto desiderare niente di meglio, davvero.
In lontananza, Jude scorge Joe fare un cenno nella sua direzione. Senza alcuna esitazione, si affretta a raggiungere i ragazzi.
Subito dopo aver informato suo padre della fine della sua relazione, a saperlo sono stati i ragazzi. Caleb gli aveva lasciato una pacca sulla spalla, soddisfatto.
«Era ora che ti decidessi a fare la cosa giusta», aveva commentato.
E lo era davvero. Suo padre vedeva in quel fidanzamento solo interessi politici al pensiero di avere un ambasciatore parte della sua famiglia, inoltre già lo immaginava sposato, lui e Victoria felici con a carico un esercito di pargoletti. Se solo ci pensa a Jude viene il voltastomaco.
Non è mai stato questo ciò che desidera per se stesso. Si sente così sciocco al pensiero di essere rimasto intrappolato in quella realtà per fin troppo tempo.
«Ehi!» saluta gli altri, entusiasta.
«In ritardo come le star» commenta Caleb, un sorriso sardonico che gli compare in volto.
«Beh, a quanto pare c’è qualcuno che ha tardato più di me, no?» replica Jude, posandosi le mani sui fianchi, in segno di sfida.
«Sì, David non è ancora arrivato» conferma Joe. Il ragazzo estrae il telefono dalla tasca dei pantaloni, litigando un po’ con il tessuto ingombrante della toga prima di riuscire a tirarlo fuori del tutto. «Forse dovrei chiamarlo di nuovo…»
Caleb sta per fare uno dei suoi soliti commenti pungenti, Jude tuttavia fa arrestare entrambi.
«Ragazzi, eccolo!» esclama infatti.
Gli altri due alzano la testa, e vedono a loro volta la figura di David. L’amico sta correndo nella loro direzione, il fiato corto e il volto arrossato.
«Siamo alle solite» commenta Caleb, in un sussurro.
Non appena li raggiunge, David si lancia tra le braccia di Joe, scoppiando in una risata cristallina. Ci sono centinaia di altri studenti a circondarli, ma a loro non importa. Jude vorrebbe così tanto che la stessa cosa potesse valere anche per lui e Ray.
«Non ditemi che volevate cominciare la festa senza di me?» scherza David, sistemandosi una ciocca di capelli turchini e scompigliati dopo la corsa dietro ad un orecchio.
«Oh, non lo abbiamo mai pensato…» replica Caleb. Jude si rende conto che nella voce dell’ex capo della banda c’è qualcosa di strano. È passato tanto tempo dall’ultima volta in cui hanno parlato, forse dovrebbe chiedergli se sia tutto a posto, tuttavia non gliene viene concesso il tempo.
Poco dopo, infatti, una professoressa compare alle loro spalle, sulla soglia dell’edificio.
«La cerimonia sta per cominciare!» annuncia, per poi sparire l’istante successivo di nuovo all’interno dell’istituto.
Jude guarda i suoi amici. Sa che continua a sembrargli tutto così strano, come se il tempo fosse di colpo sospeso, ma stanno effettivamente per mettere la parola fine a un capitolo importante della loro vita. È tutto così solenne, ma al tempo stesso inverosimile. Jude sorride.
«Forza, andiamo» esorta gli altri.


I locali della palestra sono stati riconvertiti in vista della cerimonia. Centinaia di sedie di plastica si susseguono in file ordinate lungo il parquet del campo di basket e, in fondo all’enorme stanza, un fondale nero è stato appoggiato a nascondere la presenza di uno dei canestri. Davanti a quello che sembra essere un pezzo riciclato da una scenografia del club di teatro, qualcuno ha montato un palco. Ci sono sedie a sufficienza per tutti gli insegnanti, e una cattedra munita di microfono dalla quale Jude immagina che il preside consegnerà i diplomi e esporrà il suo discorso di fine anno.
Peccato che Jude non abbia voglia di ascoltare mezza parola proveniente dalle labbra di Zoolan Rice.
Si è servito delle – discutibili – prove di una studentessa minorenne pur di rovinare l'esistenza di un uomo che aveva passato la vita a tormentare e di un ragazzo che nemmeno conosceva. A Jude sembra di essere precipitato in uno di quei film dalla trama assurda e irrealizzabile, e non è ancora certo di essere riuscito a trovare la via d’uscita.
I ragazzi decidono di sedersi a metà del grande mare di sedie. Jude si accorge che fin da lì riesce a vedere Ray, seduto assieme ad altri professori sul palco. È impeccabile nel completo scuro che indossa, e i capelli sono legati nella solita coda bassa.
Gli manca. Terribilmente. Jude sa che è egoista da parte sua aspettarselo, tuttavia spera che non abbia mai smesso di aspettarlo per tutto quel tempo. Non sa come, ma è ancora certo di voler tornare da lui.
Gli studenti continuano a prendere posto. Ad un certo punto, nella folla, Jude si accorge di avere ancora una volta gli occhi grigi di Victoria puntati su di sé. Gli basta una sola, breve occhiata gelida per dissuaderla dall’osservarlo: non appena la fulmina con lo sguardo, occhi rossi che inceneriscono i suoi color del fumo, la ragazza punta all’istante lo sguardo a terra, il volto rosso d’imbarazzo.
Per Jude quella è una parentesi di vita ampiamente conclusa. Spera che Victoria se ne renda presto conto.
Non appena la stanza si è riempita del tutto, Zoolan si avvicina al microfono e attira l’attenzione dei presenti, cominciando il suo discorso. Come previsto, Jude non ne ascolta nemmeno mezza parola.
Tra i ragazzi, in effetti, si è sollevato un argomento decisamente più interessante.
«Caleb» chiede infatti David, «ma Camelia non c’è?»
Sul volto dell’ex capo della banda compare, per la prima volta da quella mattina, un’espressione triste. «Ha detto che stava poco bene e non se la sentiva di venire» ammette.
Jude s’impensierisce. Ha sottovalutato per mesi la salute di Camelia, gli sembra di rendersene conto solo in quel momento. Gli dispiace che lei non sia lì con loro, in quel momento: Camelia è una parte effettiva della sua vita, Jude non se la sentirebbe mai di tagliarla fuori. Le vuole bene, e sperava di poter vivere quell’esperienza assieme a lei.
Non importa, cerca di rassicurarsi. Sta per arrivare l’estate, ed è certo che sarà un periodo meraviglioso che vivranno assieme, tutti e cinque.
O tutti e sei, contando speranzosamente anche Ray. Non aveva motivo di preoccuparsi.
«Jude Sharp»
La voce di Zoolan lo strappa violentemente dalle sue fantasie. Per un momento Jude teme che voglia metterlo in ridicolo davanti a tutta la scuola, lo scroscio di applausi che tuttavia lo travolge di lì a poco gli fa capire cosa realmente stia succedendo.
Il ragazzo si alza in piedi, e accompagnato da quegli applausi che non vogliono saperne di fermarsi cammina verso il palco.
Va tutto bene. Respira.
È il ragazzo che si è diplomato con i voti più alti dell’istituto. Ha ottenuto l’accesso ad una delle più prestigiose università di tutto il paese.
All’improvviso un sorriso di consapevolezza compare sul volto di Jude.
È tutto finito.
Nei pochi metri che lo separano dal palco, a Jude sembra di rivivere tutti i momenti che ha trascorso in quel liceo. I voti altissimi in matematica e quelli inspiegabilmente bassi in letteratura, la relazione con Ray, l’ingresso nella banda, l’allontanamento dagli studi e il conseguente riavvicinamento una volta risolta tutta la situazione con i ragazzi, l’arrivo di quel nuovo preside che aveva sconvolto loro l’esistenza, la rottura con Ray, il dolore, la sofferenza, poi quel suo lanciarsi a capofitto nella storia con Victoria, sperando che le cose tornassero alla normalità. La scoperta delle menzogne, la rottura con la ragazza, e poi, Ray, Ray, Ray…
Jude non riesce a toglierselo dalla testa. Per quanto si ostinasse a negarlo, ha continuato a pensare a lui per tutti quei mesi. E adesso è lì, a pochi passi da lui, e Jude vorrebbe con tutto se stesso correre da lui e baciarlo davanti a tutti, noncurante del loro parere.
Ma non può. Lo sa.
Gli occhi rossi tornano ad annegare in quelli neri, e d’improvviso sembra che una luce sia tornata ad illuminare lo sguardo di entrambi.
Jude sale i gradini del palco. Zoolan gli consegna il suo diploma. Sotto la barba dell’uomo vi è un ghigno crudele, ma quest’ultimo si infrange nel momento esatto in cui i suoi occhi si posano sul ragazzo.
Jude sorride.
Zoolan ancora non lo sa, ma la partita l’ha vinta Jude.
Il ragazzo prende il diploma e si volta di spalle, tornando a scendere giù dal palco, mentre gli altri studenti continuano a battere le mani per lui.
Quando tutti i diplomi sono stati consegnati, ognuno lancia il proprio tocco in aria. Alcune lacrime di commozione scorrono sul volto di David, mentre Jude trattiene le proprie.
Non c’è tempo per piangere. Deve fare ancora una cosa.


Brookline, Boston, 5th June
h. 03:28 p.m.



Una pioggia sottile tamburella contro i finestrini dell’auto.
Jude osserva con disinteresse il panorama esterno, invariato ormai da interminabili minuti. È per questo che non ama muoversi in auto a Boston, si finisce sempre per restare imbottigliati nel traffico. Suo padre non sembra curarsi troppo della cosa: da quando sono partiti da casa non ha mai smesso di parlare al telefono con uno dei suoi più stretti collaboratori, discutendo sulle prossime manovre politiche da effettuare o di alcuni avversari che gli stanno dando del filo da torcere. Jude non è particolarmente sorpreso dal fatto che l’uomo passi praticamente tutto il suo tempo ad ignorarlo, è solo l’ennesima conferma della disapprovazione che prova nei suoi confronti; Jude, tuttavia, non riesce a biasimarlo: in fin dei conti, il loro è un disinteresse reciproco.
La pioggia bagna tutto ciò che incontra sul suo cammino, le pareti dei palazzi sembrano essere madide e grondanti d'acqua. Se si perde con lo sguardo tra le varie architetture, capisce che lo stile è così simile alla loro abitazione, segno che hanno fatto veramente poca strada finora. Qualcuno fuori suona il clacson, la fila interminabile non avanza di un millimetro.
Suo padre, ancora al telefono, borbotta nervosamente. È buffo, per un uomo sempre così composto come lui.
«Lo so che sono in ritardo, Albert!» sbotta frustrato al suo collaboratore. «Sembra che in questa città la gente perda la capacità di muoversi non appena dal cielo cominciano a cadere due gocce! Non puoi chiedere ai rappresentanti di questa impresa di costruzioni di attendere ancora per qualche minuto…?»
Jude poggia pigramente la testa contro lo sportello. Non sa ancora cosa gli abbia detto il cervello quando ha accettato la proposta di suo padre di seguirlo a questo importante incontro di lavoro. A lui non interessa niente dei suoi impegni governativi, la politica non è certo la strada che vuole prendere nella sua vita. La verità è che a casa non ha niente da fare, e piuttosto che restare rinchiuso tra quelle quattro mura a commiserarsi su quanto faccia pena la sua vita ha pensato che andare con lui fosse l’unico modo per distrarsi.
Deve ammettere che non sta funzionando per niente.
Qualcuno suona nuovamente il clacson, suo padre inveisce ancora una volta contro il traffico e Jude sta seriamente cominciando a pensare di mettersi ad ascoltare un po’ di musica in cuffia, improvvisamente però la sua attenzione viene attirata da qualcos’altro.
Non si è nemmeno accorto di quale sia la via in cui ora si trovano.
Col tempo Jude ha imparato a conoscerla così bene, ed è certo che anche i palazzi lì ormai sappianoo chi lui sia. Troppe notti lo hanno osservato sfilare sui marciapiedi, in un silenzio tombale, ed infilarsi in uno di quegli appartamenti.
Lo trova subito, a pochi metri da loro. Si chiede come abbia fatto a non notarlo prima.
Quando la banda era ancora in piedi, quello era stato il suo rifugio. Lontano da casa, dalle continue ramanzine di suo padre e al tempo stesso anche dall’alcol e dalle notti piene di eccessi di Caleb e gli altri.
Un porto sicuro in cui sostare, mentre tutto intorno a lui era tempesta.
Si rende conto che, in effetti, in quegli ultimi mesi si è trovato proprio nel bel mezzo di una burrasca, una relazione che non ha mai desiderato, una delle sue più care amiche gravemente malata, il rapporto con suo padre completamente perduto e, soprattutto, l’unica persona che avrebbe voluto accanto così lontana. Ray aveva questa straordinaria abitudine di riuscire a rimettere tutto a posto, come era successo con l’arresto di Caleb, l’anno precedente. Senza dubbio, se non fossero stati divisi a causa di Victoria e Zoolan, sopportare quel periodo difficile sarebbe stato meno gravoso.
Certo, ragionare per ipotesi non serve poi a molto. Ormai, teme di aver perso Ray per sempre…
Quel pensiero fugace s’interrompe nel momento esatto in cui i suoi occhi si posano sul portone d’ingresso del palazzo. Qualcuno sta uscendo: osserva dubbioso il cielo e la pioggia che cade giù da esso, incerto se prendere la bicicletta che tiene tra le mani, ancora immobile sui gradini dell’uscio, mentre una borsa di cuoio bruno gli pende da una spalla.
Per un momento Jude crede di esserselo immaginato, dopotutto una visione così idilliaca sarebbe degna dei suoi sogni più dolci, tuttavia è impossibile: non confonderebbe mai Ray Dark con nessun’altra persona al mondo.
Ray abbassa lo sguardo, e sembra quasi che i loro occhi s’incontrino ancora una volta: il rosso che annega nel nero, che, di nuovo, gli chiede di essere salvato.
E così accade.
A Jude sembra di avere d’improvviso tutto chiaro. Si sente uno sciocco per non averlo compreso prima, quasi gli viene da ridere. Posa la mano sulla maniglia della portiera, sta quasi per aprirla quando si rende conto che, nel frattempo, la telefonata di suo padre si è conclusa.
Era così rapito dai suoi pensieri da non essersene reso conto. Suo padre, il governatore Sharp, gli rivolge uno sguardo affilato.
Ha compreso, Jude ne è certo. Deve aver visto anche lui Ray, e in quegli occhi Jude non trova possibilità di perdono.
«Se scendi da questa macchina puoi smettere di considerarti mio figlio» pronuncia, lapidario.
Agli occhi di Jude, quello è un ricatto in piena regola. Scegliere tra suo padre e l’uomo che ama.
Non gli è mai sembrata una decisione così facile. Non ha più nulla da spartire col governatore Sharp, è da lungo tempo che il filo che li legava si è spezzato, senza contare che a lungo, troppo a lungo è stato costretto a restare lontano da Ray. E Jude è davvero stanco di tutte quelle persone che si sono interposte nella loro relazione.
Jude si china in avanti. Sul suo volto compare un sorriso scaltro.
«Convivrò con questo peso» conclude.
Il volto del governatore Sharp diventa paonazzo dalla rabbia, ma Jude non ha tempo per ascoltare qualsiasi replica abbia intenzione di rifilargli. Tira la maniglia, e si lascia scivolare fuori dalla vettura scura.
La portiera sbatte alle sue spalle, ma Jude non se ne cura. La pioggia comincia a cadere sul suo corpo, e d’improvviso si ritrova catapultato indietro di un anno, ed è di nuovo su quel ponte di ferro. Non deve più scegliere tra vita e morte, l’ha già presa la sua decisione, ed è la migliore che potesse aspettarsi.
Jude inizia a correre. Le auto continuano a suonare il clacson e i guidatori lo fissano con sguardi pieni di disapprovazione mentre cerca di trovare uno spiraglio per attraversare quella strada affollatissima.
A Jude non importa davvero più di nulla. Vede solo lo sguardo esterrefatto di Ray che non si scolla più dal suo, e quella è la vittoria più grande per lui.
Senza dargli il tempo di dire una parola, sale quei gradini che li separano trattenendo il fiato, per poi lanciarsi finalmente tra le sue braccia. Preme le labbra sulle sue, e per la prima volta dopo mesi sente di star facendo la cosa giusta.
I pezzi di un puzzle scomposto troppo a lungo che finalmente trovano la loro collocazione, l’allineamento di pianeti che ha sempre cercato.
Ray lo stringe come se tenesse tra le braccia la cosa più preziosa del mondo, ma al tempo stesso senza alcuna intenzione di lasciarlo andare più, mai più.
Jude lo avverte ricambiare quel bacio, e sente che potrebbe svenirgli tra le braccia in quel preciso momento, tanta è la gioia di averlo finalmente ritrovato.
È la prima volta in cui non si curano di ciò che la gente possa pensare di loro. Non conta più nessuna opinione, ci sono solo loro e quei baci di cui hanno sentito così tanto la mancanza.
Nessuno dei due vorrebbe separarsi, ma Ray allontana appena i loro volti, così che possano riprendere fiato. Accarezza piano le guance di Jude, ancora incredulo al pensiero che sia lì, davanti a lui.
«Ma… tuo padre… quella ragazza…» accenna confuso.
«Non me ne importa niente» Jude prende a sua volta il volto di Ray tra le mani, i loro occhi che continuano a divorarsi. «Ti amo, voglio passare il resto della mia vita con te… quello che pensano gli altri non mi interessa.»
Ray sorride e lo bacia nuovamente. Lo trascina piano all’interno dell’edificio, e di colpo la pioggia, Boston, nulla ha più senso. Ci sono solo loro, e quella è l’unica cosa che conta.


Fare l’amore dopo tutti quei mesi di lontananza è come cadere di nuovo per la prima volta nella spirale che l’ha intrappolati fin dal primo momento, da quel bacio nascosti dai finestrini di un’auto, e prima ancora gli sguardi in classe, le chiacchierate, la voglia di scoprire insieme un nuovo mondo, fatto di racconti e parole, provenienti da epoche vicine e lontane, stralci di vite che facevano vibrare l’anima.
Jude si gode ogni momento, ogni tocco di Ray sul suo corpo, le dita che sembrano voler lasciare un solco sui suoi fianchi, tanto ferrea è la presa in cui li stringe. Le labbra sono incapaci di staccarsi, i corpi ancora bagnati di pioggia si asciugano nella carezza confortante delle lenzuola.
È tutto così bello e perfetto, e Jude si domanda come abbia potuto rinunciarvi tanto a lungo. Anche quando tutto è finito non riescono a smettere di annegare l’uno negli occhi dell’altro, Ray che lo tiene stretto contro il suo petto e al caldo sotto le coperte. È chiaro che non hanno più intenzione di perdersi. Sorridono entrambi, finalmente felici.
E di colpo Jude ci crede, a quel futuro assieme che tanto a lungo hanno sognato.
 

Somerville, Boston, 5th June
h. 05:17 p.m.



Caleb detesta i temporali.
Quella pioggia odiosa ha cominciato a cadere da qualche ora, intensificandosi negli ultimi momenti. Insomma, stanno andando incontro all’estate, possibile che debba ancora piovere?
Si stringe maggiormente il cappuccio attorno al capo, sbuffando sonoramente. Sta andando a casa di Camelia, ed è già terribilmente in ritardo.
Ha atteso a lungo quell’estate e beh, un temporale non è esattamente il modo migliore in cui potesse cominciare, ma non importa. Ci saranno un mare di giorni per recuperare, e sa già che li passerà accanto a Camelia, per cui saranno stupendi.
Questo basta a fargli tornare il sorriso sul volto. Non vede l’ora di organizzare una giornata alla baia come l’anno precedente, sarebbe bello tornare lì, magari anche insieme ai ragazzi.
Caleb sta per mettersi a camminare più in fretta, motivato da quei propositi, quando il suo cellulare si mette a suonare.
Non sa nemmeno come faccia a sentirlo sopra al trambusto del temporale, dev’essere un caso.
Il ragazzo sbuffa di nuovo. Recupera in fretta il telefono dalla tasca dei pantaloni, e si ferma per un momento sotto alla pioggia per rispondere. Sarà sicuramente qualcosa di breve, immagina che sia David per una delle sue solite idiozie…
Il numero che gli compare sul display è quello di Percival. È strano che lo chiami, dopotutto sa che sta per arrivare a casa loro.
Caleb decide di rispondere comunque.
«Pronto?»
Silenzio. La pioggia non si ferma. Caleb sente la voce dall’altro capo del telefono, ma dopo le prime frasi è come se non la stesse ascoltando veramente. Gli sembra che il suo cervello sia incapace di processare quell’informazione.
La pioggia continua a cadere, mischiandosi alle lacrime.




Angolo autrice


Ed eccolo qui, finalmente, l'ultimo capitolo prima dell'epilogo. Se qualcuno dovesse chiedermi se ho elaborato il fatto che tra dieci giorni posterò la conclusione di questa storia la risposta è no, non è così. Ma andiamo avanti, non è ancora il momento di parlare di questo, anche perché penso che gli dedicherò ampio spazio nelle note del prossimo capitolo, lol.
Sì, fondamentalmente questo aggiornamento si intitola ἔρως e θάνατος, concetto che mi porto dietro dalla terza media e che mi ha sempre affascinata. Perché sì, questo capitolo è di sicuro il trionfo dell'amore, ma non solo. Anyway, ci arriviamo tra un attimo.
Andiamo con ordine. Anzitutto: la cerimonia dei diplomi. Pensandoci bene è un cerchio che si chiude anche per me, perché tre anni fa ho cominciato questa storia con i ragazzi che frequentavano il liceo 
– o meglio, che a causa della banda non lo frequentavano – e adesso si sono finalmente diplomati. Sono una proud mom, potrei quasi commuovermi.
Come al solito Jude è il solito secchione e ha ottenuto i voti più alti della scuola. Sì, è anche entrato in un'università prestigiosa, ma non voglio spoilerarvi niente, ne parleremo meglio nell'epilogo.
Tra l'altro in questo capitolo abbiamo chiuso diverse sottotrame, per esempio quelle di Zoolan, Victoria e del signor Sharp. Personalmente non ne sentirò affatto la mancanza, di nessuno di loro, ma immagino lo sospettaste già.
A proposito di Victoria, spero che non vi sembri che l'abbia fatta soffrire troppo. Per quanto mi riguarda, merita questo e altro.
E siamo arrivati finalmente al punto che aspettavo. C'è la pioggia, come nella scena finale del penultimo capitolo di Dark Necessities e, a ben pensarci, non è l'unica similitudine tra i due pezzi.
Jude, prevedibilmente, ha scelto Ray, e io sinceramente non riesco a fargliene una colpa, e non tanto perché siano la mia otp, quanto piuttosto perché non riesco a immaginare l'uno vivere senza l'altro. Se Jude fosse rimasto con suo padre, d'altronde, che futuro avrebbe avuto? Infelice, e per sempre lontano dalla persona che ama? Anche su questo discorso credo che torneremo nelle note finali della long, per cui per ora mi limito a dire che sono felice che si siano finalmente ricongiunti e... yaaay!, I guess...?
La parte finale preferisco non spiegarla, anche perché temo sarebbe uno spoiler immane. L'epilogo verterà praticamente intorno ad essa, per cui credo di non poter far altro che lasciare tutto alla vostra immaginazione 
– anche se, secondo me, è tutto fin troppo chiaro, ma okay, io sono l'autrice per cui sono di parte.
Credo di aver detto tutto per oggi un applauso a me che finisco sempre per editare tutto all'ultimo nonostante i miei mille buoni propositi, ahahah. Ci vediamo domenica 27 settembre per l'epilogo
– ancora non ci credo. 

Aria
   
 
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